Un corso di laurea a Caltagirone
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Un corso di laurea a Caltagirone
università e territorio Un corso di laurea a Caltagirone A colloquio con Francesco Pignataro, Salvatore Barbagallo e Antonino Failla a cura di Carmelo Rapisarda I l processo di decentralizzazione che da alcuni anni sta modificando l’offerta didattica e la stessa struttura organizzativa del nostro ateneo, modellandone i rapporti con il territorio verso schemi più flessibili e dinamici, non soltanto coinvolge sedi ubicate in province limitrofe a quella catanese (quali Enna, Ragusa o Siracusa), ma comporta anche un’ottimale utilizzazione e una valorizzazione delle ricchezze e delle tradizioni culturali che sono profondamente radicate nel tessuto sociale di vari centri della stessa provincia di Catania. Tra questi, Caltagirone possiede una documentata storia culturale, per molti aspetti non inferiore a quella del capoluogo. Al di là della ricca tradizione artistica, abbondano pregevoli espressioni in vari settori del sapere, che si concretizzano nella presenza di importanti centri di formazione e circoli intellettuali; ed è a tutti noto come Caltagirone abbia dato al Paese figure di grande spessore culturale e politico. Non stupisce dunque che Caltagirone sia, già da diversi anni, sede di un corso di diploma universitario, afferente alla facoltà di Agraria, che dall’a.a. in corso (2002-2003) si è trasformato in un corso di laurea di primo livello: quello di Progettazione e gestione di aree a verde, parchi e giardini. Strategica è la scelta della tematica del corso, non soltanto per la sua pressoché unicità in tutta l’Italia meridionale ma anche per la valenza prospettica delle professionalità che esso si prefigge di creare. Il concetto di ’verde’, infatti, ha subito negli ultimi decenni profonde e radicali trasformazioni, tendenti ad adattarlo in misura crescente alla sua funzione catalizzatrice 18 nella creazione di un rapporto sempre più intimo fra la collettività urbana e la natura. Nel tempo si sono quindi affermate diverse tipologie di ‘verde’, che nel campo di nostro interesse possono differenziarsi in parchi urbani e suburbani, parchi storici, verde di quartiere, verde di arredo, verde sportivo e ricreazionale, per finire alle semplici alberature stradali. La stessa concezione di ‘verde urbano’ è stata pressoché diametralmente variata, sicché oggi sempre più vanno affermandosi le teorie progettuali che promuovono la creazione di ‘città nel verde’, piuttosto che di ‘verde nelle città’. In un quadro evolutivo così nuovo e talmente complesso, il ‘verde’, con la sua progettazione, gestione e manutenzione, coinvolge molteplici competenze e professionalità, fra le quali emergono quelle di tipo agronomico. Così, per es., in fase progettuale saranno di estrema utilità le conoscenze sulle caratteristiche biologiche delle singole essenze vegetali da un lato e sull’ecosistema urbano dall’altro, al fine di orientare la scelta delle specie in funzione estetica e, soprattutto, igienico-sanitaria. Non vanno inoltre sottovalutati gli alti livelli di professionalità che dovranno esprimersi nell’ancora più preliminare fase di pianificazione territoriale, allorquando debba essere assicurato un giusto ed equilibrato rapporto fra aree edificate e aree verdi, con una più idonea e funzionale fruizione di queste ultime. Ma è soprattutto in fase gestionale e manutentiva che vengono richieste specifiche competenze ed elevati livelli di qualificazione, per la proposta di idonee cure colturali da applicare alle piante. A tali esigenze conoscitive, quindi, fa riscontro la necessità università e territorio di una formazione specialistica, che investe in primo luogo la facoltà di Agraria e cui l’ateneo catanese ha dato precisa risposta con l’istituzione di questo nuovo corso di studi. Sull’argomento, discutiamo con chi, fra i principali attori di questa nuova iniziativa formativa, è oggi primariamente coinvolto nella sua gestione con diverse funzioni e responsabilità, Francesco Pignataro, Sindaco di Caltagirone, Salvatore Barbagallo, preside della facoltà di Agraria, e Antonino Failla, presidente delegato del corso di laurea in Progettazione e gestione di aree a verde, parchi e giardini. Prof. Pignataro, l’amministrazione da Lei presieduta ha mostrato da diversi anni una forte volontà di accogliere una presenza universitaria a Caltagirone. Oltre alle indubbie motivazioni culturali, esistono ricadute in termini di crescita economica e turistica collegate alla presenza dell’università? Caltagirone non può che avvantaggiarsi della presenza universitaria, da cui possono indubbiamente scaturire effetti positivi per l’economia della nostra città. Il fatto che un gruppo crescente di studenti fuori sede viva a Caltagirone comporta la possibilità concreta che la nostra città venga da loro conosciuta ed apprezzata, con le positive conseguenze in termini turistici che ne derivano. Ma ciò innesca, più complessivamente, un circuito virtuoso, perché rende più fluido e ampio il mercato immobiliare, determina un incremento delle presenze nei locali pubblici legati al tempo libero, ma anche in vari altri esercizi commerciali, e contribuisce a ravvivare la vita cittadina. Penso che Caltagirone, con i suoi 39.400 abitanti e con le sue caratteristiche strutturali e urbanistiche, si presti molto ad ospitare una sempre più folta presenza universitaria, che può costituire un ulteriore stimolo per potenziare le capacità ricettive e, più in generale, di accoglienza della città, obiettivo, questo, al cui conseguimento l’amministrazione è già concretamente impegnata. E per quanto riguarda il reperimento delle necessarie risorse, quale meccanismo è attualmente in funzione e qual è il ruolo rivestito dall’amministrazione comunale calatina? La nascita del corso di laurea è stata resa possibile grazie alla partnership fra università, Provincia regionale di Catania e Comune di Caltagirone, che hanno stipulato un apposito protocollo d’intesa. Ma lo strumento che s’intende mettere in campo per reperire le risorse necessarie ad incrementare la presenza universitaria a Caltagirone e negli altri centri del comprensorio, è il consorzio universitario. L’iter è già a buon punto, essendosi già registrate le adesioni di quasi tutti i Comuni del Calatino-Sud Simeto, della Provincia e del consorzio Asi e la disponibilità in sede regionale ad attivare i meccanismi previsti dalla legge. L'inaugurazione del corso di laurea. Da sinistra: Francesco Pignataro, Ferdinando Latteri, Salvatore Barbagallo, Antonino Failla Ma veniamo agli aspetti più specificamente legati al nuovo corso di laurea. Preside Barbagallo, qual è stato, nell’anno accademico attuale, il numero di iscritti al neonato corso e quali i suoi rapporti percentuali con gli altri corsi di studio istituiti dalla facoltà di Agraria? Il corso di laurea ha registrato complessivamente 68 iscritti. Tenuto conto del ritardo verificatosi nella definizione dell’intesa con la Provincia di Catania e con il Comune di Caltagirone, la facoltà ritiene soddisfacente il risultato ottenuto. Infatti, il numero di immatricolati rappresenta poco meno del 10% del numero complessivo di immatricolati della facoltà. Qualche dato sulla provenienza di tali studenti? Gli studenti iscritti provengono prevalentemente dalla provincia etnea, anche a causa del tempo insufficiente per diffondere adeguatamente l’iniziativa nel territorio regionale e nelle altre regioni meridionali. Una più estesa informazione potrà certamente coinvolgere bacini di utenza più ampi. Sindaco, la città come sta accogliendo i giovani che vi si recano per studiare e quali sono le sue prospettive nella recettività di un numero auspicabilmente crescente di studenti, anche in rapporto all’incremento di questo corso di laurea e all’eventuale istituzione di altri corsi di studio? La città sta sempre più sviluppando la propria vocazione turistica e sta potenziando la propria capacità ricettiva, come dimostra la crescita degli affittacamere e degli alloggi abilitati a dare ospitalità agli studenti e non solo. In questi anni gli strumenti della programmazione negoziata, a partire dal Patto territoriale, ma 19 università e territorio anche altri provvedimenti di matrice comunale (per es., quello per il rifacimento delle facciate del centro storico) e provinciale (Paese albergo) hanno determinato tangibili effetti positivi. Accanto ai privati supportati dagli enti pubblici e alle misure da essi promosse, si pongono alcune strutture pubbliche che hanno le carte in regola per dare la migliore ospitalità anche agli universitari. Una fra queste è il convitto Inpdap, che sta già sperimentando positivamente questa sua attitudine, essendo la sede del master per esperti in hi-tech. Il nuovo corso di laurea sostituisce di fatto l’omonimo corso di diploma universitario, di cui Lei, prof. Failla, è stato coordinatore. Quali sono state le motivazioni di tale trasformazione? Occorre, prima di tutto, precisare che il corso di diploma universitario in Progettazione e gestione di aree a verde, parchi e giardini ha rappresentato un’esperienza ampiamente positiva, imponendo, sin dalla sua attivazione e a causa dell’elevato e crescente numero di richieste di iscrizione, lo svolgimento di esami di ammissione. Tutto ciò è certamente da imputare alla spiccata recettività culturale della sede calatina, ma è senza dubbio connesso anche all’interesse suscitato dalla tematica, frutto della crescente attenzione verso l’ambiente, in generale, e gli spazi verdi, in particolare. In conseguenza, quindi, della forte richiesta di professionisti dotati di una preparazione orientata nel settore e considerando la notevole carenza di corsi di laurea specifici in Sicilia e nel Meridione d’Italia, è stata colta, da parte della nostra università, l’occasione della recente riforma degli ordinamenti didattici universitari per promuovere un’azione formativa più incisiva verso tale tipo di nuova professionalità. Quali, quindi, gli obiettivi di questo corso di laurea, secondo il parere di chi, come Lei, per avere orientato il processo di trasformazione da d.u. a c.d.l. e per essere in atto delegato del Preside al coordinamento di questo nuovo corso di studi, ha certamente una visione completa della valenza didattica del corso stesso? Obiettivo primario è quello di continuare la positiva esperienza maturata nel precedente corso di diploma universitario, mirando alla formazione di professionisti in grado di progettare, realizzare e gestire gli impianti a verde. Sottolineo, in particolare, l’importanza degli aspetti gestionali, la cui conoscenza (fondamentale per assicurare il mantenimento e la durata di ogni impianto a verde) è caratteristica di una preparazione di tipo agronomico. Il livello formativo più elevato, tuttavia, impone tutte le opportune integrazioni che si rendono necessarie per qualificare e finalizzare ulteriormente questo corso di studi. È, quindi, nostra intenzione quella di attivare collegamenti e scambi didattico-formativi con corsi corrispondenti sia in Italia che all’estero, al fine di fare di Caltagirone un centro di cultura e documentazione per l’ambiente, per i parchi 20 e per i giardini. Ma quali sono, Prof. Failla, le linee formative di tale corso di laurea e quali le principali tematiche e aree disciplinari coinvolte? La formazione della nuova figura professionale si articola attraverso l’approfondimento di svariate discipline, in diversi campi del sapere. Il laureato, infatti, oltre alla necessaria preparazione di base nei settori della biologia, chimica, matematica, fisica, informatica, statistica ed economia, dovrà caratterizzare la propria formazione nell’ambito di tre aree disciplinari prioritarie: quella delle produzioni vegetali (con studi di agronomia, arboricoltura, orticoltura e floricoltura), della difesa delle piante dalle avversità (soprattutto attraverso lo studio dei sistemi di controllo eco-compatibili e a basso impatto ambientale e tossicologico), dell’ingegneria agraria (con qualificazione specifica in vari campi, utili a conferirgli competenze sugli aspetti connessi alla pianificazione territoriale e all’utilizzazione delle risorse ambientali). La sua formazione sarà arricchita e integrata da varie altre discipline, fra cui quelle di botanica ambientale, di ecologia, di assestamento forestale, di architettura del paesaggio, per molte delle quali è previsto l’apporto culturale derivante da altre facoltà, soprattutto quella di Architettura. Si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad un corso di laurea che mira alla formazione di una figura professionale assai precisa e delineata. Preside Barbagallo, quali sono i possibili sbocchi occupazionali? Le competenze professionali create col nuovo corso di studi consentiranno l’inserimento dei laureati in svariati settori. A parte la libera professione, specificamente orientata verso la progettazione e la gestione di aree a verde, parchi e giardini – attività che trova committenti pubblici e privati – i laureati avranno possibilità di inserimento anche in aziende e amministrazioni varie, in qualità di esperti per la gestione ambientale presso gli uffici tecnici degli enti territoriali o quali tecnici qualificati per la gestione di parchi, riserve e aree protette; potranno altresì accedere alla direzione tecnica di imprese vivaistiche, turistico-ricreative di vario livello (villaggi turistici, impianti sportivi, parchi per l’infanzia, ecc.). A Lei, Sindaco, il compito di concludere il nostro colloquio. La già avviata esperienza universitaria calatina non rimarrà certo isolata; quali sono i prevedibili sviluppi futuri? Gli sviluppi futuri dell’avviata esperienza universitaria calatina sono legati soprattutto alla costituzione del consorzio universitario, che rappresenta un obiettivo ineludibile. In questi anni abbiamo lavorato in tale direzione e negli ultimi mesi abbiamo intensificato gli sforzi. Credo che questo risultato possa essere raggiunto entro un paio di mesi.