Buzzi Unicem - Market Insight

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Buzzi Unicem - Market Insight
Buzzi Unicem, Ebitda 2011 in crescita del 9% a 420
milioni
23 gennaio 2012 - 14:47:50
Il gruppo si appresta a chiudere il 2011 con un utile tendente a 70 milioni e un giro d’affari in
progresso di circa il 2% a poco più di 2,7 miliardi. Si attendono progressi anche per il 2012 con una
crescita nell’ordine del 4% del fatturato, atteso in prossimità di 2,8 miliardi, mentre l’Ebitda
dovrebbe varcare la soglia dei 440 milioni con debiti che potrebbero scendere al di sotto del
miliardo.
“La crisi che ha investito le principali economie occidentali a partire dalla primavera del 2007 ha
avuto una pesante ricaduta nella metà del 2011 e ciò ha vanificato molte delle politiche di sviluppo
predisposte nel passato. La priorità si è così posizionata su alcuni Paesi maturi, fra i quali l’Italia, e
in particolare sulla ricerca di una maggiore redditività. Questo anche perché i principali Paesi
emergenti presentano a tutt’oggi spunti interessanti sia sul versante della crescita dei volumi che
della redditività”.
Un contesto complesso al cui interno, precisa Pietro Buzzi, amministratore delegato dell’omonimo
gruppo, “abbiamo ritagliato una strategia basata su tre pilastri: migliorare costantemente la
bisettrice capacità/efficienza delle singole unità produttive; consolidare, rafforzandolo, il positivo
trend dei paesi emergenti ove siamo presenti; ricercare un recupero della redditività nelle aree di
presenza storica, agendo sul binomio volumi/prezzi per evitare di ricadere nel trend che ha
caratterizzato anche l’Italia dal 2009 e cioè una caduta dei volumi accompagnata da un crollo dei
prezzi; tenere sotto controllo l’andamento del debito per riportarlo al più presto al di sotto di due
volte l’Ebitda come negli anni pre-crisi”.
Struttura del vertice
Organigramma del Gruppo
Stato patrimoniale e grado di copertura
Conto economico e dati per azione
Dati storici
Dati Buzzi Unicem
La ricetta di Buzzi per uscire dalla crisi
È doveroso ricordare al riguardo che il debito attuale, pari a poco più di 1.100 milioni, “è
compatibile e sostenibile, ma richiede una certa cura” poiché il crollo dell’ebitda da oltre un miliardo
del 2007 ai 542 del 2009, quando si è manifestato il contraccolpo del blocco di ordini e attività
manifestatosi nel quarto trimestre del 2008. E le difficoltà sono state confermate anche al 2010,
quando il margine operativo lordo è scivolato a 387 milioni determinando un deciso peggioramento
della copertura, con il rapporto debiti Ebitda balzato ben al di sopra di tre. Picco destinato
comunque a ridimensionarsi presto poiché già nel 2002 dovrebbe avvicinarsi a due per poi
scendere al di sotto di due il prossimo anno, nel 2013.
E la flessione della redditività è ben rappresentata dall’andamento della marginalità espressa dal
rapporto fra Ebitda e ricavi netti. Un rapporto migliorato sino al 2007, quando ha toccato il picco del
decennio al 29,9% per poi flettere al 26,2% nel 2008, al 20,3% del 2009 e al 14,5% nel 2010
quando si è registrato il punto di minimo con un valore sostanzialmente dimezzato rispetto a tre
anni prima, il 2007. Questo anche perché nel periodo considerato il fatturato è sceso dalla vetta di
3.520 milioni del 2008 ai 2.648 milioni del 2010, con una riduzione del 25 per cento, mentre
l’Ebitda ha raggiunto il massimo nel 2007 a 1.046 milioni per poi scendere a 923 milioni nel 2008,
scivolare a 542 milioni nel 2009 e crollare al minimo di 387 milioni del 2010, quando la marginalità
è scesa al di sotto del 15 per cento come ricordato sopra.
Da segnalare inoltre che il gruppo ha realizzato negli ultimi sette anni 2.738 milioni di investimenti,
con un trend crescente sino al 2008, quando hanno raggiunto il picco di 853 milioni per poi
ridimensionarsi progressivamente sino ai 268 milioni del 2010; un valore sostanzialmente simile a
quello del biennio 2005-2006. Un trend che dovrebbe confermarsi nel biennio in corso poiché nel
2011 gli investimenti dovrebbero ridursi ulteriormente in quanto quelli di potenziamento sono
conclusi e lo scenario della domanda è tale da non richiederne altri nel breve termine dopo i
recenti avvii dei nuovi impianti in Messico e nell’est. La multinazionale di Casale si limiterà quindi
ora agli interventi di mantenimento ed efficientamento, incluso quello energetico/ambientale.
E la leva degli investimenti diventa essenziale anche per conseguire il “riequilibrio
patrimoniale/reddituale” poiché i debiti netti dovrebbero ridursi di circa 100 milioni all’anno pur in
presenza di una congiuntura che resta difficile in molte delle aree di operatività, seppur con spunti
di significativo miglioramento dopo gli anni bui del recente passato. Questo anche perché
l’autofinanziamento negli ultimi sette anni ha generato 3.746 milioni con ritmi crescenti sino al
2007, quando ha raggiunto 747 milioni (quale sommatoria fra utili, ammortamenti e svalutazioni),
ma poi si è rapidamente ridimensionato sino a fissarsi a 345 milioni nel 2010. Un valore che però
da ora dovrebbe migliorare, seppur leggermente, contribuendo al ridimensionamento del debito
congiuntamente alla crescita dell’Ebitda.
Buzzi, l’anno appena passato e la visione sul futuro
Un percorso impegnativo, ma compatibile, grazie anche al contributo atteso dalle iniziative in corso
sul fronte dell’efficienza e sul controllo dei costi oltreché dall’andamento dei principali Paesi ove il
gruppo è attivo. È doveroso ricordare al riguardo che il 2011 dovrebbe presentare risultati in linea o
in lieve progresso rispetto all’andamento dei primi nove mesi anche perché il quarto trimestre 2011
è stato migliore del quarto trimestre dello scorso anno sia in termini climatici, con temperature
meno rigide, sia in termini di prezzi in Italia, che sono stati molto più elevati anche se permane
incertezza sulla capacità di confermare il trend per il prossimo futuro.
Il 2011 dovrebbe così presentare un giro d’affari in crescita di circa il 2% a poco più di 2,7 miliardi
mentre l’Ebitda dovrebbe presentare una crescita vicina al 9% e collocarsi in prossimità dei 420
milioni permettendo al gruppo di chiudere l’esercizio con un utile tendente a 70 milioni nonostante
il minor apporto della cessione della cosiddetta CO2 e grazie anche al venir meno degli oneri
straordinari che hanno colpito il 2010.
Uno scenario che lascia intravvedere nuovi progressi, seppur lievi, anche per l’esercizio in corso. Il
2012 dovrebbe infatti presentare una crescita nell’ordine del 4% del fatturato, atteso in prossimità
di 2,8 miliardi, mentre l’Ebitda dovrebbe varcare la soglia dei 440 milioni con debiti che potrebbero
scendere al di sotto del miliardo portando il rapporto debiti Ebitda a circa 2,2 volte avvalorando
l’ipotesi di collocare l’indicatore sotto quota due già nella prima parte del 2013.
E tutto ciò grazie al consolidamento del trend in atto sui principali mercati di riferimento.
Ricordiamo al riguardo che Germania, Italia e Usa rappresentano una quota sostanzialmente
simile, pari complessivamente al 65% circa, mentre l’Est Europa si colloca nell’intorno del 20 per
cento, Russia inclusa, e il Messico si avvicina sempre più al 10 per cento.
Mercati caratterizzati da un doppio binario; crescita nelle aree emergenti, con il peggio alle spalle
nei Paesi avanzati. E una buona testimonianza giunge dell’Italia poiché il Paese che più ha sofferto
in questi ultimi tre anni sembra aver superato il punto di minimo: la contrazione dei volumi
dovrebbe essere sostanzialmente finita, mentre i prezzi dovrebbero confermare il trend crescente
manifestatosi nel 2011 con un progresso dell’8 per cento. Da rilevare che oggi il prezzo medio di
vendita è superiore di circa quattro euro per tonnellata alla media del 2011 lungo un percorso che
potrebbe portarli al di sopra dei 60 euro e cioè al prezzo minimo per coprire i costi diretti di
produzione e quelli generali-amministrativi, includendo pure gli ammortamenti connessi agli
investimenti per adeguamento ambientale. Questo significa che se verranno rispettate le ipotesi di
crescita dei listini indicati dai principali operatori i prezzi dovrebbero aumentare in misura
significativa, in linea con lo scorso anno, avvicinandosi al prezzo di equilibrio come sopra indicato.
Un passo avanti importante dopo tre anni di forti sofferenze.
Positivo anche il quadro sulla Germania, ove i volumi dovrebbero stabilizzarsi sui valori del 2011,
quando sono aumentati a due cifre rispetto al 2009, mentre i prezzi dovrebbero migliorare di circa il
4% dopo alcuni anni di stabilità, contribuendo ai progressi reddituali attesi salvo il sopraggiungere
di sorprese ad oggi non ipotizzabili salvo crolli congiunturali connessi all’attacco della speculazione
all’euro.
Buone notizie anche dagli Usa, dove il confronto elettorale dovrebbe dare un contributo positivo
alla dinamica occupazionale e quindi all’andamento della domanda di abitazioni; fattori essenziali
per poter riagguantare quella ripresa del mercato che tutti si attendono, ma che viene rinviata di
anno in anno dopo la forte contrazione conseguente alla crisi dei mutui sub-prime e a tutto ciò che
ne è seguito. Da rilevare inoltre che sul mercato del cemento in Usa permane l’incognita
dell’applicazione della norma ambientale denominata Neshap; legge che richiederà alla
multinazionale di Casale investimenti aggiuntivi per oltre 70 milioni di dollari entro il 2013 per
adeguare i propri impianti. Un impegno importante, ma anche interessante poiché la nuova norma
dovrebbe migliorare lo scenario complessivo in quanto dovrebbe collocare fuori mercato circa il
10% della capacità produttiva attuale.
Continua invece il buon andamento dell’Europa dell’Est, Russia inclusa, oltreché del Messico. In
Russia, nel 2011, il progresso dei volumi è stato di oltre il 30% con prezzi in crescita e il trend
dovrebbe confermarsi pure nel 2012, anche se a valori più contenuti ma sempre a due cifre come
in Ucraina, che lo scorso anno è cresciuta di oltre il 20% a volumi con prezzi in recupero. In
ulteriore progresso pure il trend messicano, ove la domanda dovrebbe continuare a crescere in
modo robusto con margini in ulteriore progresso anche perché migliorerà progressivamente il
livello di utilizzo del nuovo impianto da 1,3 tonnellate avviato lo scorso anno e fino ad ora utilizzato
solo per un terzo delle proprie capacità. Un impianto fra i più efficienti al mondo, che darà grandi
soddisfazioni e redditività crescente man mano si avvicinerà al pieno utilizzo poiché oggi c’è un
potenziale inespresso di 800.000 tonnellate all’anno; capacità che potrebbe essere presto
assorbita se non subentreranno sorprese.
Lo scenario nel suo complesso sembra quindi destinato a migliorare, anche se il condizionale è
d’obbligo considerando il permanere delle difficoltà congiunturali e delle numerose incognite
presenti nel mondo intero.
Le opinioni degli analisti su Buzzi Unicem
Dei 19 gli analisti che seguono Buzzi sei suggeriscono di acquistare, dieci di mantenere le azioni in
portafoglio e solo tre di venderle.
Kepler mantiene l’hold con target a 6,9 euro perché “siamo cauti sul settore, anche se
apprezziamo la diversificazione nell’Est Europa”. Nel contempo, aggiungono, “il titolo continuerà a
soffrire in Borsa per la forte esposizione agli Usa e per la mancanza di un preciso piano per
l’efficientamento e la riduzione dei costi”.
Intermonte conferma l’underperform con target a 5,6 euro perché “ci aspettiamo un 2012 ancora
debole con riduzione di volumi in Italia e Usa, dove il calo sarà però più contenuto, mentre i titoli
trattano a multipli che incorporano aspettative di una ripresa che secondo noi non sarà immediata,
ma si manifesterà solo più avanti”. La cautela è necessaria anche perché, concludono, “i mercati
dell’Est Europa hanno sorretto volumi e redditività nel 2011, ma tali mercati sono molto volatili e
non è certo che nel 2012 la positiva dinamica che ha caratterizzato lo scorso anno sarà
confermata”.
Mediobanca rilancia l’outperform con prezzo obiettivo a 8,8 euro perché “è sottovalutata e può
fare leva su un posizionamento ove l’area Centro-Est Europa svolge un ruolo trainante e quindi ci
aspettiamo uno sviluppo interessante”. Siamo positivi anche perché, concludono, “il gruppo non
necessita di ulteriori investimenti di espansione poiché ha raggiunto un posizionamento eccellente
ed ora gli sforzi saranno concentrati solo sul mantenimento dell’eccellenza produttiva e
sull’efficientamento”.
Fidentiis resta in hold con target a 9 euro perché “è correttamente valutata in presenza di uno
scenario congiunturale difficile e nonostante il positivo andamento dell’Est Europa, Russia e
Messico”. Questo anche perché, aggiungono, “permangono le criticità in Usa e in Italia, ove i
margini sono più che risicati, mentre le performance della Germania saranno connesse alla
dinamica dei prezzi e dovranno essere monitorate”.
Equita è passata da hold a buy a novembre perché “ci attendiamo un ulteriore miglioramento dello
scenario sui prezzi in Italia, Germania e Russia; tre mercati che rappresentano oltre il 60% della
capacità installata”. Siamo positivi anche perché, concludono, “nel 2012 i conti dovrebbero
beneficiare anche della riduzione dei costi di produzione, a partire dai combustibili”.
Cheuvreux ha iniziato la copertura a settembre con un underperform e target a 7 euro perché “è
sopravvalutata sui multipli rispetto al settore in Europa e lo scenario macro resterà debole in molte
delle aree ove il gruppo è attivo. Non ci attendiamo quindi crescite significative nei volumi, anche
se la dinamica dei prezzi appare più favorevole in Italia, Est Europa e tendenzialmente anche in
Germania”. La cautela è d’obbligo anche perché, concludono, “permane incertezza sull’evoluzione
degli Usa, mentre la posizione finanziaria appare tirata nell’attuale scenario macro e le agenzie di
rating hanno rivisitato al ribasso il merito di credito con possibili effetti sul costo del
rifinanziamento”.
Banca Imi è ancora positiva e ripropone l’add con prezzo obiettivo a 7,5 euro perché “è uno dei
titoli che preferiamo nel comparto e presenta una esposizione geografica più che soddisfacente,
con presenza importante nel Centro-Est Europa oltreché in Russia e Messico; aree caratterizzate
da una evoluzione decisamente positiva, mentre in Italia ci attendiamo un significativo
miglioramento merito essenzialmente il riequilibrio dei prezzi”. Restiamo positivi anche perché,
concludono, “ci attendiamo una generazione di cassa interessante anche per il 2012 e questo ci
conforta sulla congruità dei piani di riduzione del debito”.
ICBPI mantiene il neutral con target a 7,8 euro perché “continuerà a risentire della debolezza di
Italia e Usa, mentre il settore non presenta visibilità sull’evoluzione dei principali aggregati nel
prossimo futuro”. Questo anche se, concludono, “la diversificazione geografica è migliore rispetto
ai competitor italiani grazie alla maggiore esposizione nell’Europa dell’Est e in Russia”.
Il titolo subisce l’andamento della congiuntura anche se inizia a risalire.
Il titolo si è riposizionato a 7,675 euro nella mattinata di martedì 14 gennaio e ha guadagnato un
altro 1,72% rispetto alle quotazioni di lunedì, dopo il balzo del 5,37% di venerdì 13, quando i prezzi
di Borsa della multinazionale del cemento di Casale Monferrato hanno segnato 7,65 euro.
Una dinamica grazie la quale il gruppo ha cumulato una performance dell’8,87% in una settimana
e del 18,54% rispetto alle quotazioni di un mese fa. Performance che si posiziona al 12,95% sulla
distanza di tre mesi, ma che diventa negativa dell’8,55% sui sei mesi e sale all’11,39% sulla
distanza di 12 mesi.
Risultati che nella sostanza ripropongono l’andamento del settore di appartenenza e del mercato.
Questo anche perché Buzzi Unicem è un titolo ciclico per eccellenza e come tale strettamente
correlato all’andamento della congiuntura e più in particolare all’evoluzione del mercato
immobiliare, delle costruzioni e delle opere pubbliche; tre variabili che determinano i consumi di
cemento e quindi i ricavi della multinazionale piemontese.
Da rilevare al riguardo che le azioni della Buzzi Unicem hanno registrato il massimo in Borsa a
26,33 euro il primo di giugno del 2007, evidenziando un lieve ritardo rispetto all’andamento degli
indicatori del mercato e più in particolare dei titoli finanziari, che per primi hanno subito gli effetti
dello tsunami che si è scaricato sui mercati finanziari mondiali a seguito della crisi dei mutui sub
prime americani; crisi manifestatasi nella tarda primavera di cinque anni fa.
Una crisi che si è trasformata in sistemica anche perché le differenti autorità attive nei diversi
mercati si sono dimostrate incapaci di arginare gli effetti di una speculazione cinica e
spregiudicata. Una speculazione che ha continuato a imperare indisturbata sino ad oggi, come
dimostrano pure le problematiche relative al merito di credito dei principali Paesi europei, Italia
inclusa, e anche le dissennate valutazioni delle principali società di rating, che nei giorni scorsi
hanno downgradato una lunga serie di Paesi europei, Francia inclusa. Una crisi, quella originata
dai mutui sub prime, che si è scaricata sull’economia reale a partire dal quarto trimestre del 2008
causando un vero e proprio blocco degli ordini con gravi conseguenze sull’evoluzione di fatturato,
che nel 2009 è crollato per quasi tutte le società del mondo occidentale.
E il crollo dei ricavi ha portato con sé la forte riduzione dei margini reddituali determinando il
peggioramento dei rating delle aziende coinvolte nel fenomeno. Una crisi che è stata
particolarmente forte per il mondo immobiliare e delle costruzioni, oltreché delle grandi opere, con
ricadute determinanti sul fatturato delle società che producono cemento e affini come Buzzi
Unicem (vedere servizi in pagina). Questo anche se la diversificazione geografica conseguita negli
ultimi lustri ha permesso alla multinazionale piemontese di contenere gli effetti della grave crisi che
ha coinvolto pressoché tutto il globo terrestre, con esclusione dei paesi emergenti del Bric (Brasile,
Russia, India e Cina) ma non solo. E’ doveroso ricordare al riguardo che Buzzi, come precisano gli
operatori, ha conquistato una diversificazione geografica considerata di eccellenza poiché
presenta un’esposizione importante all’Est Europa, Russia inclusa, oltreché al Messico, Paesi
caratterizzati da un’evoluzione positiva della domanda di cemento, mentre è solo marginalmente
attiva nei Paesi coinvolti dalla cosiddetta “Primavera Araba”, ove i consumi in questa fase sono
molto riflessivi. E tutto ciò mentre emergono alcuni segnali di miglioramento, seppur lievi, nei paesi
maturi quali Germania, Usa e Italia (vedere servizi in pagina).
Ed è anche per questo che le indicazioni di alleggerire le posizioni sul titolo si sono
progressivamente assottigliate poiché dei 19 analisti che seguono l’azienda ben sei suggeriscono
di acquistare, dieci di mantenere le azioni in portafoglio e solo tre di venderle a dimostrazione della
fiducia che gli operatori assegnano alle strategie predisposte dal gruppo per arginare le difficoltà e
creare le condizioni per agguantare il rilancio quando la fase congiunturale volgerà al bello.
Consensus e Stime Analisti
Criticità - La crisi del mercato immobiliare e il business del cemento
La crisi che ha investito le economie occidentali negli ultimi cinque anni si è abbattuta come un
uragano sul mercato immobiliare, e in particolare sul residenziale, determinando una forte
contrazione degli investimenti nelle costruzioni, che sono stati contrastati dagli investimenti
infrastrutturali solo in parte e solo in alcuni Paesi. Il consumo di cemento si è quindi fortemente
ridotto in molte delle aree di operatività del gruppo, anche se ciò è stato bilanciato dalla tenuta del
Messico e dal buon andamento dell’Est Europa oltreché della Russia.
Congiuntura e rischio recessione pesano come macigni sulle aspettative di sviluppo, anche se il
punto di minimo, quello di maggiore criticità, dovrebbe essere alle nostre spalle. Lo scenario si
conferma però difficile in molte delle aree di operatività del gruppo, a partire da Italia e Usa, ove la
ripresa viene rinviata di anno in anno anche se gli ultimi dati sull’occupazione e sull’andamento del
mercato residenziale sono più confortanti.
L’erosione della redditività è stata decisamente forte e ci vorrà molto tempo per ridurre il divario
che separa i conti attuali dal picco del 2007, tanto che l’Ebitda atteso nel 2012 sarà ancora ben al
di sotto della metà di quello eccellente pre-crisi. Questo anche se dovrebbe essere confermato il
buon andamento dell’Est e del Messico, mentre il recupero dei prezzi in Italia dovrebbe consentire
di ridurre le perdite nel Paese e quello atteso in Germania dovrebbe dare un ulteriore contributo
(vedere servizi in pagina).
La dinamica dei prezzi dei combustibili dovrebbe essere meno penalizzante del passato e le
iniziative sul’efficienza e sulla diversificazione delle fonti dovrebbero dare un ulteriore contributo,
anche se i mercati restano molto volatili e permane incertezza sul valore dei certificati attinenti alla
co2 che nel recente passato hanno dato un contributo importante ai conti del gruppo in Italia.
L’indebitamento non è preoccupante ed è compatibile oltreché sostenibile, ma la riduzione della
redditività ha inciso sui rapporti e il downgrade sul merito di credito potrebbe rappresentare un
vincolo se lo scenario macro continuerà a peggiorare.
Approfondimenti - Massimo Toso spiega gli interventi sul business italiano
Aumentare la redditività e rafforzare la presenza sui principali mercati di riferimento per giungere
con le carte in regola all’attesa ripresa dei mercati. Un obiettivo che verrà perseguito grazie anche
a una precisa politica di investimenti, molti dei quali hanno un effetto immediato anche sul fronte
della riduzione dei costi per migliorarne la redditività.
“Il nostro obiettivo primario per il 2012 rimane il miglioramento della redditività. Infatti il prezzo di
vendita del cemento in Italia da alcuni anni risulta significativamente inferiore a quello praticato nei
principali paesi europei e non sufficiente ad accogliere gli incrementi dei costi dei fattori di
produzione, in primo luogo combustibile ed energia elettrica”.
Le direttrici degli interventi di controllo/riduzione dei costi di produzione faranno riferimento,
puntualizza Massimo Toso, responsabile area cemento Italia, “all’estensione dell’uso di sistemi
all’avanguardia nelle sale comando degli impianti, alla ricerca di nuovi materiali di manutenzione,
all’incremento dell’uso di analisi predittive e termografiche per l’ottimizzazione degli impianti, alla
centralizzazione e ottimizzazione del livello delle scorte ed al maggiore utilizzo dell’e-purchasing,
dove lo sforzo della struttura commerciale sarà orientato alla ricerca di un prezzo di vendita più
equilibrato rispetto al livello dei costi operativi e a una selezione qualitativa della clientela”.
Ma c’è pure altro poiché, dato l’aumento dei costi dei fattori di produzione, “il risparmio energetico
è diventato uno degli obiettivi prioritari e oggetto di particolari ricerche tecniche e di importanti
investimenti”. E un esempio è rappresentato dal progetto Carbo NeXT, “che potrebbe passare
dalla fase di studio e ricerca alla prima realizzazione pratica già nel corso dell’anno, e che
rappresenta una conferma del forte impegno aziendale in questa direzione”.
In pratica, spiega Toso “si tratta di un nuovo sistema per trasformare i rifiuti solidi urbani
indifferenziati (RSU), unendoli ai rifiuti assimilabili, in un combustibile di qualità in grado di
sostituire il polverino di carbone in grandi percentuali”. Il Carbo NeXT è quindi “un nuovo
combustibile derivante per il 65% da rifiuti solidi urbani indifferenziati e bio essiccati con processo
aerobico, con forte riduzione dell’umidità e della flora batterica, e per il 35% da rifiuti assimilabili
dotati di maggiore potere calorifico che verrebbe utilizzato come combustibile alternativo rispetto ai
combustibili non rinnovabili”.
E la messa in esercizio di questo nuovo progetto, prosegue il responsabile area Italia, “porterebbe
a una riduzione dei rifiuti urbani indifferenziati da trattare in discarica per unità comprese tra 50 e
100.000 tonnellate l’anno, oltre che ridurre la quantità di combustibile non rinnovabile altrimenti
utilizzato nelle cementerie, con evidente beneficio ambientale, risparmio energetico e minori costi
di produzione”.
Ci sono poi altri fronti in cui il gruppo Buzzi è particolarmente attivo in Italia, come quello del
calcestruzzo preconfezionato ove, spiega Toso, “anche il 2011 è stato un anno di sofferenza, con
una perdita operativa causata della diminuzione dei volumi di vendita, dall’aumento del costo delle
materie prime e per le accresciute sofferenze sui crediti”. E lo scenario per l’esercizio in corso
potrebbe essere pure peggiorato, “anche se noi abbiamo obiettivi sfidanti, ma compatibili”.
Per il 2012, puntualizza, “vorremmo conseguire perlomeno il pareggio operativo ottenibile grazie
alla prosecuzione della modalità operativa ‘H2NO”’unitamente alla riorganizzazione dei siti
produttivi, che renderà necessario anche procedere alla chiusura di alcuni di essi”. Il progetto
H2NO, conclude Toso, “è un nuovo modo di progettare e sviluppare i prodotti che associa ad ogni
tipologia di calcestruzzo le caratteristiche aggiuntive che ne influenzano il comportamento quali le
modalità di getto, la destinazione d’uso, il tipo di finitura superficiale, le condizioni atmosferiche ed i
tempi di trasporto; è anche un sistema integrato di controllo della consistenza dalla fase di carico in
autobetoniera sino alla consegna in cantiere garantito da appositi equipaggiamenti e
strumentazioni. Il servizio di assistenza tecnica in cantiere completa il sistema, garantendo la posa
in opera ed il controllo del calcestruzzo”.
Approfondimenti - Wolfgang Bauer illustra gli investimenti Buzzi nel mondo
La multinazionale di Casale Monferrato sta completando il ciclo di investimenti avviato nel passato
con l’obiettivo di aumentare la capacità produttiva e l’efficienza nei mercati a più alto potenziale di
sviluppo quali Est Europa, Russia inclusa, e Messico. Un esempio è fornito dal nuovo impianto
messicano di Apazapan che porta la capacità produttiva del gruppo nel Paese a 6,3 milioni di
tonnellate all’anno.
“Nel primo semestre del 2011, grazie a un impegno di oltre 200 milioni di euro, è entrata in
funzione a pieno regime la nuova linea produttiva a via secca a Suchoi Log ai piedi del versante
asiatico della catena montuosa degli Urali, sul confine geografico che separa Europa ed Asia, con
capacità produttiva di 1,1 milioni di tonnellate”.
La nuova linea, spiega Wolfgang Bauer, responsabile area Europa dell’Est, “si contraddistingue
per il recupero di macchinari non in utilizzo provenienti da altri impianti del gruppo trasportati in
Russia a bordo di autotreni e navi e poi integrati nella linea di produzione riducendo i costi del
progetto e comprende tra l’altro un forno a 5 stadi con precalcinazione”. La produzione a secco del
cemento, prosegue il responsabile dell’Est Europa, “permette di ridurre in modo significativo il
costo dei combustibili e di conseguenza le emissioni di CO2. Più in particolare, il nuovo impianto
permetterà risparmi di energia elettrica stimabili in circa il 40% accanto alla riduzione di circa il
40% sulle emissioni di CO2, mentre i filtri installati consentono di abbassare del 30% le emissioni
di polvere”.
Nell’esercizio in corso, prosegue Bauer, “dovrebbe inoltre proseguire l’intensa crescita
dell’economia russa che ha caratterizzato il 2011 e questo dovrebbe permetterci di incrementare
ulteriormente volumi e prezzi poiché il consumo di cemento dovrebbe avvicinarsi ai livelli ante
crisi”.
Novità significative anche in Ucraina, “dove gli stabilimenti produttivi di Volyn hanno festeggiato i
135 anni di attività, mentre in quelli di Yug è entrata in funzione la modalità produttiva che utilizza il
carbone al posto del gas naturale per il processo di combustione dei clinker”. Una scelta vincente
poiché, ricorda Bauer, “siamo riusciti a eliminare le perdite causate dal drastico aumento del costo
del gas naturale”. Più in particolare abbiamo realizzato un investimento di oltre 90 milioni di euro
per la costruzione del sistema di impianti per l’utilizzo del carbone e la sua messa in azione,
sottolinea Bauer, “ci ha permesso di riportare in utile operativo le attività già nel 2011”.
Ma c’è pure altro poiché, prosegue, “la struttura impiantistica è stata costruita in modo molto simile
nelle due cementerei e questo ci ha permesso risparmi sui costi di progettazione e negli acquisti”.
Nel contempo “i mulini per la macinazione del carbone sono stati equipaggiati con moderni
dispositivi tecnologici di depolverizzazione, sicurezza e monitoraggio dei processi, mentre i nuovi
bruciatori dei forni garantiscono la combustione ottimale del polverino di carbone e permetteranno
anche l’utilizzo di combustibili secondari, come il ‘Fluff’, composto da rifiuti selezionati che
contengono principalmente carta, cartone, tessili e plastica”.
E ora, spiega il responsabile dell’Europa dell’Est, “oltre al beneficio conseguente l’uso del carbone
si attendiamo la prosecuzione del favorevole momento economico del paese. La crescita dei
volumi nel 2011 è risultata superiore al 20%, ed i prezzi hanno mantenuto una progressiva
crescita; un trend positivo che si attende anche nel 2012, grazie anche agli investimenti in
infrastrutture per gli Europei di calcio che si terranno proprio nel 2011”.
Da rilevare inoltre che, sempre sul fronte internazionale, è entrata in funzione la nuova cementeria
di Apazapan , nello stato di Veracruz sul Golfo del Messico. La cementeria ha una capacità
produttiva di 1,3 milioni di tonnellate, si rivolge al mercato del centro e del sud del Messico, si
affianca alle due esistenti di Tepetzinco e Cerritos e porta la produzione complessiva della
Corporacion Moctezuma, controllata al 50% da Buzzi Unicem, a 6,3 milioni di tonnellate anno.
L’investimento per la costruzione della cementeria, spiegano dal quartier generale della
multinazionale di Casale, “è stato di oltre 260 milioni di dollari. I giacimenti di cava che forniscono
le materie prime hanno riserve certe di argilla e calcare per oltre 150 anni di produzione; per la
coltivazione delle cave sono state effettuate opere minerarie con circa 2,9 chilometri di tunnel per
permettere l’alimentazione con nastro trasportatore in galleria. Nel 2011, conclude il responsabile,
“l’utilizzo della capacità produttiva è stato di circa il 30 per cento, ma se le condizioni di mercato
saranno positive ed in crescita così come ritenuto possibile già dal 2012, l’incremento della
produzione comporterà miglioramenti significativi della redditività già nell’esercizio in corso”.
Wolfgang Bauer, CEO della controllata
Approfondimenti - Bernardo Arecco presenta le politiche di Risparmio Energetico
Il gruppo Buzzi Unicem ha sempre salvaguardato gli investimenti in ricerca e sviluppo con
l’obiettivo di migliorare la qualità del prodotto offerto e soddisfare le esigenze sempre più
sofisticate dei clienti. Una politica perseguita anche nei momenti più difficili.
“La ricerca e lo sviluppo hanno un ruolo centrale nella nostra azienda anche per la messa a punto
di nuovi cementi innovativi utilizzando gli Mcs (materiali cementizi sostitutivi). Questo anche perché
grazie allo sviluppo dei cementi compositi è possibile conseguire significative riduzioni dei costi di
produzione”.
Quando si sviluppano nuovi prodotti, spiega Bernardo Arecco, responsabile dell’area Risparmio
Energetico, “si mette sempre al primo posto la riduzione delle emissioni di co2. E riutilizzando
materiali quali loppe d’altoforno, calcare, ceneri volanti e pozzolana come sostitutivi del clinker nel
cemento si diminuisce il consumo di combustibile, risparmiando risorse e riducendo le emissioni”.
Nel contempo, aggiunge, “abbiamo utilizzato i risultati dei progetti per i compositi e siamo riusciti a
mantenere le prestazioni riconosciute del cemento Portland anche in presenza di un elevata
percentuale di Mcs”.
Ma c’è pure altro poiché, prosegue Arecco, siamo alla costante ricerca di nuove formule per ridurre
i costi e ottimizzare l’utilizzo di combustibili e di energia elettrica, che costituiscono una delle voci di
costo più importanti. Per questo, sempre nell’ottica della creazione di valore aggiunto, “abbiamo
realizzato un investimento importante in Ucraina per passare dal gas al carbone e ciò ci ha
permesso di riportare i conti in utile già nel 2011 grazie pure ai risparmi ottenuti riutilizzando i
macchinari in eccesso provenienti da due stabilimenti in Germania; componenti ricondizionati e
preparati per la loro nuova destinazione”. Abbiamo inoltre “sviluppato un sistema che ci permette di
sfruttare nel migliore dei modi le infrastrutture ferroviarie presenti nel paese”.
Il passaggio al carbone ha comportato anche la sostituzione dei bruciatori. I nuovi macchinari,
continua il responsabile, “sono idonei per adattarsi in futuro anche a combustibili di diversa natura,
e sono caratterizzati da una configurazione più avanzata dei canali di ingresso e di uscita dell’aria
che ottimizzano l’utilizzo del carburante e assicurano una riduzione dei costi di esercizio”. Da
rilevare poi che “innovazione e sperimentazione garantiscono un miglioramento dell’efficienza
energetica, permettendo di limitare limiti e problemi derivanti dalla volatilità dei prezzi, dalla
dipendenza dalle contingenze politiche dei paesi produttori e dal contributo nell’emissione di gas
serra”.
Le legislazioni in molti paesi europei, ma nono solo, “hanno infatti introdotto da alcuni anni un
meccanismo di riconoscimento ed incentivazione degli interventi di miglioramento dell’efficienza
energetica. Lo schema costituisce il cosiddetto meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica o
TEE. L’autorità competente pone a carico dei maggiori distributori di energia elettrica e di gas
determinati obiettivi di risparmio di energia primaria e riconoscendo poi i risparmi ottenuti mediante
l’emissione di TEE (simili ai TEP, tonnellata equivalente di petrolio). Titoli che possono essere
scambiati sul mercato”.
Un terreno su cui Buzzi Unicem, conclude Arecco, “ha visto riconosciuta la validità della propria
scelta di installare, negli anni scorsi, impianti di macinazione ad elevata efficienza energetica
(Augusta e Trino) indicati dal World Business Council for Sustainable Development come
importante esempio di innovazione tecnologica orientata al miglioramento dell’efficienza energetica
dei processi industriali”.