scuola primaria “S. Vigilio” Vela – IC TN6 IN AULA
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scuola primaria “S. Vigilio” Vela – IC TN6 IN AULA
DALLE SCUOLE scuola primaria “S. Vigilio” Vela – I. C. TN6 IN AULA COL BACO L’esperienza col Museo di scienze I bambini aspettano guardando fuori dalla finestra del primo piano. Sono molto emozionati perché stanno per concludere un progetto sperimentale “Dal baco al filo di seta”che è iniziato in settembre e in cui hanno allevato, in collaborazione con il Museo Tridentino di Scienze Naturali, il baco da seta, anzi tanti bachi da seta. Quando Maria Vittoria Zucchelli, l’esperta del museo, ha avviato il progetto affidando ai bambini di seconda e terza elementare e alle loro insegnanti le uova di Bombyx mori, nome scientifico del baco da seta, non ci si aspettava fosse così bello, né così impegnativo. Collaborando tutti assieme sono riusciti ad allevare il baco da seta, assistere al suo ciclo vitale, conoscendo le caratteristiche anatomiche degli stessi, le malattie, osservando lo sfarfallamento fino ad arrivare all’estrazione della seta dal bozzolo. In classe Il progetto sperimentale ha coinvolto le due classi di seconda e terza elementare del plesso della Vela. Erica, una bambina estroversa, prova a raccontare tutte le varie fasi del loro lavoro cercando, di tanto in tanto, conferma per i termini specifici sia nello sguardo delle maestre che in quello di Maria Vittoria, l’esperta del museo, mentre Andrea l’aiuta. Insieme si entusiasmano ripercorrendo le varie fasi, n.3 marzo 2010 la consegna delle uova, la comparsa delle prime larve voracissime di foglie di gelso bianco, l’osservazione al microscopio di quei vermetti bianchi che, se all’inizio sembravano un po’ disgustosi, poi sono diventati simpatici. Per i bambini erano quasi cuccioli da proteggere, con lo stupore di certe mamme, come quella di Arianna che di avere quegli strani ospiti nel fine settimana non se l’è proprio sentita. Già ospiti, perché aderire a questo progetto sui bachi da seta significa prendere in consegna le uova, aspettare che nascano le larve, procurare le foglie di gelso bianco fresche tutti i giorni cercando nei boschetti vicino a casa o chiedendo ai vicini di casa. Poi arriva il momento in cui le larve cominciano a bozzolare e allora cominci veramente ad emozionarti, raccontano le maestre, vedendo cosa è capace di fare questo piccolo invertebrato. Se capita poi che questo succeda nel fine settimana in cui ti sono stati affidati i bachi come è successo a Luca non rimane che spedire mail a tutti i compagni di classe per condividere la novità. Allevare i bachi Naturalmente non è facile prendersi cura di esseri viventi soprattutto per i bambini che trascorrono tante ore a scuola, infatti i bruchi mangiano ben 5 volte al giorno foglie fresche di gelso che deve, possibilmente, essere della qualità bianca perchè le foglie sono più tenere. I bachi inoltre non possono essere lasciati incustoditi perché morirebbero dopo poco. Ogni giorno quindi, a turno, un bambino si è portato a casa la bacheca con gli insetti, avvolgendola in una calda coperta di lana e con la responsabilità di far sopravvivere il prezioso tesoro in custodia. In realtà qualche piccolo incidente c’è stato: qualche baco è morto e alcuni si sono ammalati, così come accade anche agli esseri umani spiegano i bambini, ma tutto è stato portato a termine nel migliore dei modi tenendo presente che anche questo fa parte del ciclo della vita. Importante si è rivelato essere il coinvolgimento con i genitori, che hanno contribuito non solo al reperimento delle foglie di gelso, ma alla fine delle lezioni, soprattutto quelle tenute dall’esperta, venivano resi partecipi dei progressi dei bachi e invitati in classe a vedere di persona i progressi dell’allevamento. 5 Impegno ma tanta emozione Perché è stato proposto questo progetto? Cosa hanno imparato questi bambini di seconda e terza elementare da questo progetto affascinante ma anche faticoso e impegnativo? La cosa migliore era chiederlo agli stessi protagonisti. All’inizio bambini erano spaesati, non capivano cosa dovevano dire di preciso…poi hanno cominciato a raccontare le loro emozioni con la semplicità che può essere solo dei piccoli. Per prima cosa hanno imparato a conoscere gli animali invertebrati e vertebrati, a classificare gli animali, riconoscerne la morfologia e quindi dove sono le zampe, come sono, quanto vedono, quanto mangiano, come muoiono. Luca racconta di come è stato bello allevare tutti insieme, collaborando tra di loro per dare il cibo ai bachi, per pulire gli escrementi o per portarli a casa sia tutti i giorni che nel fine settimana, preoccupandosi di non farli morire dal freddo. Prendendosi cura di insetti vivi i bambini hanno capito che ogni essere vivente va rispettato e apprezzato, tanto che se all’inizio prendevano i bachi con la pinzetta successivamente questa operazione veniva fatta direttamente con le mani. Non solo seta Da queste esperienza i bambini della Vela hanno imparato a fidarsi l’uno dell’altro, quando era ora di portare a casa l’allevamento dei bachi; ad aiutarsi reciprocamente nel recuperare le foglie di gelso; ad avere pazienza, aspettando giorno per giorno il succedersi delle varie fasi del ciclo vitale: le uova, le larve, la muta, la fabbricazione del bozzolo, la crisalide; il senso di responsabilità nei confronti di insetti vivi, che han6 no bisogno di nutrimento e cure continue. La pazienza nell’aspettare l’evoluzione dei bachi in bozzoli fino alla loro trasformazione in farfalle e l’esperienza della morte, non fine a se stessa ma che lascia qualcosa di tangibile, prezioso prodotto dei bachi, il bozzolo con all’interno il filo di seta (da cui si farà poi la trattura). Dal punto di vista didattico i bambini hanno sviluppato abilità manuali, hanno imparato l’osservazione attraverso semplici strumenti di laboratorio, hanno approfondito la conoscenza degli invertebrati e l’ecologia del baco da seta, hanno acquisito conoscenze sulla bachicoltura e riconosciuto l’ importanza di questo particolare allevamento in Trentino in un passato molto recente. Un progetto quindi che ha anche lo scopo di alimentare la memoria per non perdere le proprie radici oltre che la sua importanza dal punto di vista storico ed etnografico. A scuola Dal punto di vista delle materie è grandissima la trasversalità: le scienze con l’analisi degli invertebrati e loro morfologia ma anche con il riconoscimento delle foglie di gelso necessarie per il nutrimento dei bombi e la segnalazione dei luoghi dove ritrovare le piante (geografia), oltre all’interesse scientifico per l’essere vivente; l’italiano con il racconto giornaliero delle varie fasi di vita dei bachi e la produzione di documentazione fotografica; l’educazione all’immagine con cartelloni con foto e spiegazio- ni e pannelli in cui è stata realizzata una piccola collezione contenente elementi prodotti durante le varie fasi dell’allevamento; il punto di vista storico e la ricerca di persone anziane che ricordano come venivano adattate le abitazioni per affrontare l’allevamento del baco da seta e gli strumenti utilizzati dai bachicoltori. La trattura Dopo tanti mesi di lavoro, dopo aver allevato i bachi con tanta dedizione il 28 gennaio è arrivata la fase finale, la conclusione del lavoro: la trattura, cioè l’estrazione della seta dal bozzolo. Maria Vittoria, l’esperta che ormai i bambini adorano, prepara un pentolino di rame in cui inserisce 6 bozzoli che andranno a creare un unico filo di seta. Dopo aver portato l’acqua con i bozzoli galleggianti alla temperatura di 90 gradi con uno scopino particolare fa impigliare nelle setole un po’ di seta presenti sugli stessi in modo da ricavarne il capobava. All’inizio sembra di non vedere nulla, ma poi a guardare bene si vede un sottilissimo filo, il filo di seta. I bambini si agitano e a uno a uno si avvicinano per vedere bene. I fili vengono uniti assieme e collocati in uno strumento che Maria Vittoria si è fatto ricostruire da un esperto su disegno di un antico modello. Girando una manovella i bambini a turno cominciano a srotolare i quasi 300 metri di seta che produce ogni bozzolo. Sono agitati, sono contenti, ma anche silenziosi sia perchè percepiscono che il momento è magico sia perché si rendono conto che il loro progetto è terminato e uno di loro commenta: “proprio come tutti noi bambini insieme abbiamo fatto un bel lavoro, così anche tanti bozzoli fanno un bel filo”. Norma Borgogno n.3 marzo 2010 7 BOMBIX MORI Il racconto delle insegnanti “BOMBYX MORI : la farfalla dal filo prezioso” progetto in collaborazione con il Museo di Scienze Naturali di Trento e le insegnanti della Scuola Primaria S. Vigilio di Vela. Coinvolte le classi seconda e terza, guidate dall’esperta Maria Vittoria Zucchelli; l’esperienza è durata da settembre a gennaio. La proposta di allevare i bachi da seta in classe, pur con qualche titubanza iniziale, è sembrata un’opportunità da non scartare sia per le insegnanti che per i piccoli alunni. Con questo progetto si è approfondito dal punto di vista scientifico lo studio dei bachi da seta e il loro ciclo vitale fino alla produzione di una matassa di seta. A scuola Molti i collegamenti trasversali con tutti gli ambiti disciplinari: dallo studio scientifico allo studio storico-geografico, dalla produzione linguistica alla produzione iconica, alle competenze relative al metodo di lavoro e di studio. L’esperienza è ricaduta positivamente su tutti bambini che hanno potuto: confrontare le proprie idee con quelle degli altri, individuare problemi e domande, fare ipotesi per la ricerca di soluzioni, consultare materiale scientifico e trarne conclusioni; inoltre sperimentare a classi aperte il lavoro di gruppo, con i compagni di età e di lingua diverse e sviluppare modalità di buona convivenza come l’ascoltarsi, l’aiutarsi, portare il proprio contributo al gruppo, aspettare il proprio turno, usare un tono di voce adeguato. I “Bombyx mori” allevatori L’impegno è stato notevole e il coinvolgimento da parte nostra e dei bambini nella crescita e nell’allevamento di questi piccoli esseri ci ha portato soddisfazioni ed emozioni impensate. I bambini 8 sono stati avviati all’uso di strumenti scientifici e di uso comune come: lo stereomicroscopio e la lente d’ingrandimento per l’osservazione degli aspetti morfologici dei Bombyx , il termometro per la misurazione della temperatura, l’orologio perchè i bachi mangiavano inizialmente ogni due ore, poi a circa metà della loro crescita ogni quattro ore, il righello per misurare tutto ciò che era misurabile. Il reperimento delle foglie di gelso bianco è stato un impegno costante per garantire l’alimentazione quotidiana visto che i bachi gradivano solo foglie fresche. C’è stato un momento in cui i bambini hanno fatto richiesta di accudire personalmente i bachi a casa nelle ore serali. Questo ha provocato fermento nelle varie famiglie, ma i bambini con il loro entusiasmo hanno saputo coinvolgere anche i genitori più riluttanti. Ogni giorno a turno venivano portati a casa i particolari ”ospiti” assicurando loro un’alimentazione serale, una cura appropriata e dando l’opportunità di osservare i quotidiani mutamenti. Ciò ha portato i bambini a utilizzare il computer: comunicando in tempo reale, tramite posta elettronica, gli avveni- menti più salienti, come la nascita della prima farfalla. Un mondo di emozioni Grande l’entusiasmo che lo sviluppo dei bachi ha provocato in tutti noi: la nascita delle larve, il ritrovamento delle mute, la tavolozza di colori che i fili dei bozzoli (arancione, bianco, rosa, verde chiaro) andavano formando, la nascita delle farfalle e il tenero mistero della riproduzione. Non sono mancati momenti di apprensione. La malattia che ha provocato la morte di alcuni bachi ha portato gli alunni a non scoraggiarsi e ad attivarsi per garantire agli altri bachi la sopravvivenza. Le foglie in autunno non davano più il giusto apporto nutrivo per la formazione del filo di seta e quindi alcuni bachi non hanno formato un adeguato bozzolo atto allo sviluppo della crisalide in farfalla. Anche il “parto “ è stato un momento delicato: i bambini hanno aiutato alcune farfalle ad uscire dal bozzolo. Sia i momenti di entusiasmo che quelli di apprensione sono stati comunque momenti di crescita personale, di arricchimento culturale e soprattutto di condivisione di esperienza. Marilena Degasperi, Mariapaula Mazzalai n.3 marzo 2010