Corso di Laboratorio di Multimedialità Contenuti Programma del
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Corso di Laboratorio di Multimedialità Anno Accademico 2002-2003 Docente: Claudio Sacchi PARTE 1: INTRODUZIONE AL CORSO E RIEPILOGO DEI CONCETTI DI BASE Contenuti • Programma del corso ed articolazione delle lezioni; • Riferimenti bibliografici; • Modalità di esame; • Introduzione alla trasmissione video digitale; • Tecniche di video-streaming ed applicazioni; Anno accademico 2002-2003 2 Programma del corso Programma del corso • Riepilogo dei concetti base sulla trasmissione video digitale; • Effetti degli errori su segnali videocompressi; • Tecniche congiunte di codifica di sorgente e di canale per la trasmissione di stream video su canali radio reali. • Tecniche di elaborazione in post-processing del segnale video-compresso; • Tecniche di codifica scalabile; • Trasmissione di segnali multimediali a bitrate variabile su canali radiomobili e satellitari. (continua) Anno accademico 2002-2003 3 Anno accademico 2002-2003 4 Articolazione delle lezioni • Il corso è articolato in 24 ore di lezione (3 crediti) di cui: • Lucidi del corso fatti a lezione; • Articoli e parti di libri, via via segnalate dal docente; • Manualistica del software ultilizzato nelle esercitazioni di laboratorio. – 10 ore in aula per illustrare gli strumenti teorici di base; – 14 ore in laboratorio (probabilmente a Mesiano) per l’utilizzo pratico da parte dello studente dei tool software di elaborazione del segnale video. Anno accademico 2002-2003 5 Modalità di esame • Sono previste tre modalità differenti: Anno accademico 2002-2003 6 Introduzione alla trasmissione video digitale • Obbiettivi – Lavoro di ricerca bibliografica su argomenti inerenti al corso con relazione finale (voto massimo: 27/30). Durata: 2 settimane; – Lavoro di implementazione software e di simulazione (nessun limite sul voto), con relazione finale. Durata: 3 settimane; – Integrazione con tesi di laurea specialistica, insieme ad esame di El. Trasm. Sig. Video, durata: 1 mese aggiunto all’attività della tesi di Laurea. NOTA: Limite di tempo max per lavori: 2 mesi Anno accademico 2002-2003 Riferimenti bibliografici 7 – L’obiettivo di un sistema di comunicazione digitale e’ trasferire un messaggio digitale dalla sorgente alla destinazione; – Nel caso di trasmissione di un segnale video digitale bisogna trasferire dalla sorgente alla destinazione un flusso di bit che codifica un’immagine o una sequenza di immagini. Anno accademico 2002-2003 8 Introduzione alla trasmissione video digitale • Obbiettivi Introduzione alla trasmissione video digitale • Obbiettivi – La codifica “raw” di un segnale video avviene in modalità PCM, ovvero con un doppio campionamento nel dominio delle frequenze spaziali ed in quello temporale e con relativa quantizzazione dei campioni ottenuti; – Rate di uscita di un codificatore PCM di un segnale video RGB: [(769 × 568) ∗ 8 ∗ 3]× 24 = 251.592.192 bit/sec Anno accademico 2002-2003 9 Introduzione alla trasmissione video digitale • Tecniche di codifica di sorgente Anno accademico 2002-2003 10 Introduzione alla trasmissione video digitale • Tecniche di codifica di sorgente – H.261: detta anche P.64, poiché il rate di trasmissione è multiplo di 64Kb/s. – La tecnica H261 veniva usata alcuni anni fa per trasmissione video su collegamenti ISDN (videotelefono, teleconferenza), ora è stata rimpiazzata da tecniche più efficienti. – Il meccanismo di codifica è simile (ma incompatibile) a quello dello standard MPEG. Anno accademico 2002-2003 – Per trasmettere 1 secondo di sequenza video a colori necessiterebbero circa 251Mbit. E’ evidente che nessun canale (nemmeno la fibra ottica) può garantire una simile capacità; – La codifica di sorgente, finalizzata a ridurre il numero di bit/sec necessari a trasmettere l’informazione video, è quindi un “must” nella trasmissione video digitale. 11 – H.263: è uno standard, tuttora largamente utilizzato, per trasmissione video a basso bit-rate in canali a banda stretta. – Il sistema di codifica è simile a quello dello standard H261, con alcune caratteristiche aggiunte per incrementarne l’efficienza e la capacità di recupero di errori di trasmissione. – Le applicazioni sono le stesse dell’H.261. Anno accademico 2002-2003 12 Introduzione alla trasmissione video digitale • Tecniche di codifica di sorgente • Tecniche di codifica di sorgente – M-JPEG: in realtà non è un vero standard, ma è solo l’applicazione a sequenze di immagini della codifica JPEG standard (in pratica: codifica JPEG dei singoli frames); – Consente bassi rapporti di compressione (tipici valori: 10:1, 15:1), ma offre un’ottima qualità visuale e si utilizza in applicazioni dove tale qualità è espressamente richiesta. Anno accademico 2002-2003 – MPEG-1: il codificatore MPEG1 produce uno stream video ad una bit-rate di 1-1.5Mb/s, offrendo una qualità VHS, alla risoluzione CIF (352x288) e ad una frame-rate di 30 fps; – MPEG1 non consente scalabilità della risoluzione e la decodifica richiede elevati tempi di latenza. Consente, tuttavia la scalabilità temporale eliminando frames di tipo B. 13 Introduzione alla trasmissione video digitale Anno accademico 2002-2003 14 Introduzione alla trasmissione video digitale • Tecniche di codifica di sorgente • Tecniche di codifica di sorgente – MPEG-2: è un’estensione di MPEG1 che consente maggiore flessibilità e possibilità di integrazione con la codifica audio. E’ per questo utilizzata per applicazioni TV digitale; – Il coder MPEG2 produce uno stream video con bit-rate compreso tra 2 e 15Mb/s, con scalabilità a tre livelli: temporale, di qualità (PSNR) e di risoluzione. Anno accademico 2002-2003 Introduzione alla trasmissione video digitale 15 – MPEG-4: è lo standard di compressione video di nuova generazione che consente la trasmissione di video a basso bit-rate (<64Kb/s), ma con buona qualità percettuale; – MPEG-4 si basa sulla segmentazione della sequenza A/V in Audio-Visual Objects (AVO), che possono essere trasmessi in modalità multiplexata, ottenendo grande flessibilità e scalabilità. Anno accademico 2002-2003 16 Introduzione alla trasmissione video digitale • Tecniche di codifica di sorgente • Tecniche di codifica di sorgente – Il codec MPEG-4 si basa su un linguaggio di definizione chiamato MSDL (MPEG-4 syntatic description language); – MSDL consente di costruire nuovi codecs, componendo diverse primitive di questo linguaggio, consentendo il downloading dinamico di queste componenti da Internet (meccanismo simile alle API di Java). Anno accademico 2002-2003 17 Introduzione alla trasmissione video digitale Uscita video Codificatore di forma d’onda Decodificatore di forma d’onda Codificatore entropico Decodificatore entropico Codificatore di sorgente Decoder di sorgente Codificatore di trasporto Canale Anno accademico 2002-2003 – JPEG-2000: è lo standard di nuova generazione per la codifica di immagini fisse; – Basato sulla trasformata wavelet, esso consente scalabilità di risoluzione e scalabilità di qualità, con rapporti di compressione assai migliori (a parità di qualità), rispetto al JPEG classico. Anno accademico 2002-2003 18 Introduzione alla trasmissione video digitale • Sistema di trasmissione video digitale • Sistema di trasmissione video digitale Ingresso video Introduzione alla trasmissione video digitale – Il segnale video viene compresso dal codificatore di sorgente al desiderato bit-rate; – Il transport coder rappresenta un insieme di dispositivi che eseguono la codifica di canale , la pacchettizzazione, la modulazione ed il controllo a livello di trasporto. Converte il bitstream in uscita dal codificatore di sorgente in unità-dati atte alla trasmissione sul canale. Decodificatore di trasporto 19 Anno accademico 2002-2003 20 Introduzione alla trasmissione video digitale • Protocolli di trasporto • Protocolli di trasporto (TCP/IP) – La scelta del protocollo di trasporto ha un’influenza decisiva sulle prestazioni del sistema di trasmissione video digitale; – Il tradeoff che si pone è in termini di robustezza vs. real-time; – I principali protocolli di trasporto utilizzati nella trasmissione video digitale sono: TCP/IP, UDP, RTP, VDP, RTSP, RSVP. Anno accademico 2002-2003 21 Introduzione alla trasmissione video digitale • Protocolli di trasporto (TCP/IP) – TCP/IP: è utilizzato nelle applicazioni http per lo scaricamento affidabile dei documenti da Internet; – Se un pacchetto è danneggiato (a causa di bit errati) o eccessivamente ritardato (a causa di congestioni nella rete), se ne ordina la ritrasmissione. Anno accademico 2002-2003 22 Introduzione alla trasmissione video digitale • Protocolli di trasporto (UDP) – Il protocollo TCP/IP è inadatto per applicazioni audio/video in tempo-reale poiché: • Il TCP impone il suo controllo di flusso dei pacchetti e la sua temporizzazione, distruggendo le relazioni temporali esistenti tra frame video e pacchetti audio; • Il TCP parte dal concetto-base di non perdere mai pacchetti, a costo di introdurre ritardi e cali del throughput. Nelle applicazioni video è invece preferibile perdere pacchetti piuttosto che introdurre ritardi e diminuzioni della velocità di trasmissione. Anno accademico 2002-2003 Introduzione alla trasmissione video digitale 23 – UDP: (User Datagram Protocol) è il protocollo preferito per le applicazioni di video streaming in tempo reale; – Viene usato dagli applicativi di video-streaming più comuni (RealPlayer, StreamWork etc.), spesso in alternativa al TCP/IP (RealPlayer può, ad esempio, usare entrambi). Anno accademico 2002-2003 24 Introduzione alla trasmissione video digitale • Protocolli di trasporto (UDP) • Protocolli di trasporto (UDP) – UDP non prevede correzione e/o ritrasmissione di pacchetti. Se un pacchetto risulta danneggiato, viene perduto, ovvero non ricevuto; – L’operazione di decodifica di sorgente, quindi, procede facendo a meno dei pacchetti persi. Ovviamente l’utente si accorgerà di questa perdita. Ma potrebbe non soffrirne molto. Anno accademico 2002-2003 25 Introduzione alla trasmissione video digitale • Protocolli di trasporto (RTP) – In un broadcast TV digitale, se un frame isolato risultasse pesantemente corrotto a causa della mancanza di uno o più pacchetti, l’effetto potrebbe anche essere inavvertibile; – Mentre invece, un ritardo introdotto dalla ritrasmissione di pacchetti corrotti, o una desincronizzazione audio-video (tipici effetti del TCP/IP) potrebbero essere avvertiti. Anno accademico 2002-2003 26 Introduzione alla trasmissione video digitale • Protocolli di trasporto (VDP) – RTP (Real-Time Protocol): è un’estensione robusta del protocollo UDP, con meccanismi di recupero del sincronismo audio-video, detezione della perdita di pacchetti, sicurezza, ed identificazione dei contenuti dei diversi utenti; – RTP è un protocollo utilizzato, in particolare, per applicazioni di videoconferenza di gruppo, con identificazione dei singoli membri. Anno accademico 2002-2003 Introduzione alla trasmissione video digitale 27 – VDP (Video Datagram Protocol): è una versione migliorata di RTP; – VDP sfrutta due canali virtuali separati tra client e server: un canale per il video streaming ed un canale di controllo; – Il canale di controllo serve a coordinare, previa opportuna segnalazione, la trasmissione di informazione sul canale di streaming. Anno accademico 2002-2003 28 Introduzione alla trasmissione video digitale • Protocolli di trasporto (RSVP) • Applicativi commerciali – RSVP: è un protocollo di trasporto standard per lo streaming multimediale in tempo reale, che intende garantire una precisa qualità del servizio su reti IP; – Vengono definite classi diverse di QoS: una classe di servizi “best-effort” ed una classe a “Qos garantita”, quest’ultima sia a livello di larghezza di banda, sia a livello di ritardi. Anno accademico 2002-2003 – Esistono moltissimi applicativi commerciali per il video streaming su reti IP; – Alcuni applicativi effettuano il semplice playback di stream video MPEG o AVI, richiedendo il caricamento del file prima dell’operazione di visualizzazione (MACROMEDIA FLASH, ad esempio). 29 Tecniche di video streaming ed applicazioni • Applicativi commerciali Anno accademico 2002-2003 30 Tecniche di video streaming ed applicazioni • Applicazioni – Altri applicativi, invece, effettuano lo streaming in tempo reale (ad esempio REALPLAYER, STREAMWORK). Essi utilizzano, in genere, il protocollo UDP, o protocolli derivati; – E’ possibile per alcuni di questi applicativi (REALPLAYER) impiegare anche il protocollo TCP/IP in alternativa all’UDP. Anno accademico 2002-2003 Tecniche di video streaming ed applicazioni 31 – Broadcast TV digitale; – Teleconferenza interattiva; – Video su reti IP: film in DVD, programmi televisivi, animazioni, videoclips (settore molto fiorente, ma caratterizzato da problemi infiniti di carattere legale); – Video controllo per applicazioni di sicurezza. Anno accademico 2002-2003 32