A time for choosing. Cinquant`anni dopo, il discorso di Reagan è

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A time for choosing. Cinquant`anni dopo, il discorso di Reagan è
A time for choosing. Cinquant’anni dopo, il discorso di Reagan è ancora sbalorditivo
«A voi e a me viene detto, con sempre maggiore insistenza, che dovremo scegliere fra destra e
sinistra, ma vorrei suggerire che, in questo caso, non ci sono una destra e una sinistra. Vi è solo
un alto e un basso. Si può salire verso l’alto, elevandosi all’antichissimo sogno dell’uomo di
coniugare il massimo della libertà personale con un ordine legittimo. Oppure cadere in basso,
nel formicaio del totalitarismo». Era il 27 Ottobre 1964 quando queste parole furono
pronunciate, ma stupiscono per la loro incredibile attualità. Campagna presidenziale
americana: il presidente uscente, il democratico Lyndon Johnson, viene sfidato dal candidato
repubblicano Barry Goldwater. A prendere la parola a sostegno di Goldwater è un giovane Ronald
Reagan, attore dal passato democratico, che ha trovato nel Partito Repubblicano «un’altra via»,
anche se, lui dice, «le questioni da affrontare vanno oltre le linee di partito». Modernissimo.
Il suo discorso, uno dei più celebri che la storia possa annoverare, viene ricordato come “A
time for choosing” (“L’ora delle scelte”): e la scelta che Reagan chiede di fare al suo pubblico,
non è semplicemen fra Goldwater e Johnson, ma fra due visioni dell’America, fra coloro che
confidano nella tradizione dei Padri Fondatori, e coloro che -invece- credono nei Progressisti
e nei loro successori liberali. Chiede di scegliere l’antica lezione,
l’orientamento per lui
più
saggio.
Chiede
di
credere nell’autogoverno repubblicano poiché «i nostri Padri
Fondatori sapevano che i governi non controllano le cose. Un governo non può controllare
l’economia se non controllando le persone. E sapevano che, quando un governo si dispone a
farlo, deve usare la forza e la coercizione per ottenere quanto si propone». Un’idea di Stato
minimo quindi, in cui il popolo –e la volontà del popolo- vengono prima. Chiede di difendere
strenuamente i diritti naturali e inalienabili dell’uomo, di tenersi stretti la propria libertà,
perché «quando perderemo la libertà qui da noi, non vi sarà più un posto dove fuggire. Questo è
l’ultimo baluardo che ancora resiste sulla Terra». Il pericolo è sempre della stessa portata: ieri
l’avanzata del comunismo, oggi Isis con il suo fanatismo omicida. Cambiano dunque i
protagonisti, cambiano le dinamiche, ma «diciamocela tutta. Sulla scelta fra la pace e la guerra
non vi è da discutere; tuttavia ci sarebbe solo un modo garantito per avere la pace, e
immediatamente: la resa senza condizioni». E quale pace, ieri come oggi, veniva auspicata?
«Chi parla di "pace", intende forse che, semplicemente, vuol essere lasciato in pace? Non ci può
essere vera pace se, nel contempo, un americano sta morendo in qualche parte del mondo per il
bene di tutti noialtri». E conclude: «Se solo avessimo, voi e io, il coraggio di dire ai nostri
rappresentanti che la politica nazionale che vogliamo deve essere basata su ciò che nei nostri
cuori sappiamo essere moralmente giusto!»
Goldwater perse le elezioni, ma Reagan, fra risate e lunghi applausi, riuscì a conquistare quel
pubblico di Repubblicani che lo candidarono prima come Governatore della California, e poi come
Presidente degli Stati Uniti d’America. Il suo discorso, dannatamente onesto e ricco di pathos,
nonostante oggi compia cinquanta anni, rappresenta quel programma che gli italiani ancora stanno
aspettando.
Irene Perfetti