COSE DELL`ALTRO MONDOa cura di Francesca
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COSE DELL`ALTRO MONDOa cura di Francesca
rubrica COSE DELL’ALTRO MONDO a cura di Francesca Lancini 110 più nell’Europa dell’Est, dove il legame con la tradizione è più forte. In Ucraina esiste addirittura un intero villaggio attrezzato per confezionare e vendere abiti da sposa. Gran parte delle donne, ma anche uomini, di Voloka, che conta solo 3mila abitanti, è impiegata in questo unico settore. È come se un esempio di economia pianificata fosse sopravvissuto dopo il crollo dell’Urss, quando in una sola città si concentrava una unica industria. La mono-town dei pneuma- tici, quella del cemento o degli attrezzi agricoli: tutte un ricordo del passato dopo la conversione all’economia di mercato. Tranne una, nell’ovest, non lontano dalla Romania. A Voloka si trova un negozio di abiti nuziali ogni tre edifici. I compratori vengono da ogni parte del mondo, ma soprattutto dall’Europa orientale per la qualità dei tessuti e i prezzi bassi. Certamente lo stile lascia a desiderare. Sembra fermo agli anni Ottanta, quando la casalinga Brandusha Popovych cominciò a cucire vestitini per la Comunione. Passò agli abiti adulti “bomboniera” poco dopo, suscitando l’emulazione delle vicine di casa. Oggi da un’industria di villette si è passati a un business di laboratori, bazar e botteghe. Diversi cittadini sono diventati così ricchi da poter finanziare la costruzione di strade che agevolano il trasporto degli abiti verso i mercati. I più cari costano fra i 120 e i 400 euro, cifre irrisorie per i compratori occidentali. Ma c’è anche chi cerca di lucrare illegalmente: da Russia, Bielorussia e Asia Centrale giungerebbero contrabbandieri che non pagano le tasse di esportazione grazie a funzionari locali che chiudono gli occhi provenga dall’Africa) ed è stato portato per la prima volta in Europa dalle colonie inglesi all’inizio del 1800. Dall’Inghilterra si è diffuso nel resto del Vecchio Continente, dando vita a coltivazioni importanti, tra cui c’erano anche quelle italiane. “È vero”, spiega a East l’agronomo Marco Zappino dell’ufficio acquisti Saclà, noto marchio astigiano di alimenti in barattolo. “La coltivazione di questo ortaggio era notevole in Italia, anche nella nostra zona fino a 15 anni fa. In seguito gli agricoltori locali han- no perso lo stimolo a produrre perché questa coltura richiede molta manodopera. Quindi, ci si è spostati verso altri mercati”. Anche l’azienda piemontese aveva valutato l’India, ma per difficoltà logistiche ha scelto di importare da un produttore turco. Un Oriente più vicino, dunque. “Nell’industria agricola si sono perse varie partite, per due ragioni: il decorso recente dell’economia e la scarsa capacità italiana di industrializzare le colture”, continua Zappino. Al contrario la Spagna, da cui provengono tanti ali- N. Hannes LaPresse finata, ma anche educatamente intraprendente. Se la donna corrisponde a questa descrizione, è probabile che un uomo giapponese oltre i trent’anni la chieda in sposa sebbene l’abbia vista visto solo un paio di volte per un caffè. Nel “regno dell’amore”, come canta la popstar Chris Martin nella ballata Lovers in Japan, l’ideale femminile sta mutando, ma non troppo. I single, che fra i 30 e i 34 anni sono addirittura quasi la metà della popolazione di riferimento, restano legati ai canoni tradizionali, pur lasciandosi affascinare - con moderazione - dalle influenze straniere. Come si legge in un articolo di Agnès Giard, giornalista francese di Elle, l’ideale femminile è ancora una ragazza che non supera il metro e sessanta, e che seduce curando l’igiene del corpo. Gli uomini giapponesi preferiscono prendere in moglie, però, una donna indipendente. Inoltre, non li metterebbe più a disagio la disinvoltura delle occidentali: “Oggigiorno non temono che una donna prenda l’iniziativa”, spiega Akira Igarashi, direttore del sito di incontri erotici WebSniper. “Sono talmente abituati a ragazze (giapponesi, ndr.) perennemente in attesa e che non osano respirare, da trovare più rilassante la compagnia di una straniera: lei, almeno, si esprime!”. Ma attenzione, aggiunge la Giard, bisogna essere dirette senza emanare negatività né dimenticare di sorridere, perché i maschi del Sol Levante fuggirebbero dalle situazioni conflittuali. Altra linea rossa: evitare di essere troppo esplicite in tema di sessualità, dato che il macho nipponico vuole sentirsi predatore anche se porta i capelli lunghi, una t-shirt rosa e un bauletto firmato al braccio. E, per un appuntamento, non va data per scontata una cena romantica. Potrebbe Un love hotel a Hosaka. essere proposto un karaoke assordante o un luccicante “love hotel” addobbato a parco dei divertimenti. Ai giapponesi di ogni età piace soprattutto giocare. Abito da sposa cercasi Il vestito di nozze non passa mai di moda. Lo dimostrano i tanti reality a esso dedicati e il fatto che anche la single più convinta, quando accetta una proposta di matrimonio, può finire col cedere a ruges e lustrini. Ciò accade ancor di Sottaceti globali I legami con l’Oriente diventano sempre più stretti a partire dalle nostre tavole. Sono sempre di più i prodotti dell’industria alimentare che vengono dall’est, attraverso la nuova via della globalizzazione. Grazie a un recente documentario, i francesi hanno scoperto che i loro cetriolini sottaceto crescono e sono confezionati in terre indiane. In un certo senso, però, si tratta di un ritorno alle origini. Il cetriolo nasce in India (probabilmente in Himalaya, anche se alcuni sostengono east . rivista europea di geopolitica numero 45 . dicembre 2012 in cambio di tangenti. Anche questo forse è un segno che le nozze rimangono un grande affare. pore. Grattacieli, parchi e luoghi per favorire la coesione sociale sono stati pensati per rendere più felice la vita di circa 3 milioni di persone che, secondo le previsioni, si insedieranno entro il 2025. L’ultra-moderna Iskandar, dunque, sarebbe la risposta dei politici malesiani e dei tanti investitori stranieri (un terzo dei 30 miliardi di dollari promessi viene da altri paesi) alla sovrappopolazione urbana. Nel 2007 gli abitanti delle città hanno superato per la prima volta nella storia quelli delle campagne e la prossima crescita della popolazione riguarderà soprattutto le aree urbane asiatiche. Qualcosa, però, non torna. Finora le zone più popolose sono state le periferie delle metropoli, ovvero immense estensioni di baracche e povertà. Come potrà quindi Iskandar accogliere nei suoi spazi raffinati e lussuosi coloro che vivono con un dollaro al giorno? La classe media sta crescendo in Asia, ma questo sogno malesiano – con le sue università internazionali e con i suoi centri finanziari – pare più a misura dei ricchi del continente e di tutti quelli convinti che il futuro benessere economico sia in Oriente. Città intelligenti Dopo che per secoli si è provata a costruire la città ideale, l’ultimo tentativo si sta facendo nel regno equatoriale immaginato da Salgari, la Malesia. Di fronte a Singapore, dall’altra parte dello Stretto di Johor, dovrebbe nascere Iskandar, dal nome di un amato sultano morto due anni fa. Il progetto rientra nella concezione in auge delle smart cities (‘città intelligenti’), che finora dalla Cina agli Stati Uniti ha prodotto più dibattiti che realizzazioni concrete. Eppure il governo di Kuala Lumpur è sicuro che questa volta Iskandar sarà la prima megalopoli verde ad avere tutto “smart”: economia, mobilità, ambiente, abitanti, amministrazione. I suoi realizzatori sperano che questa metropoli, estesa come il Lussemburgo, diventi il modello del futuro urbano nel Sud Est Asiatico. Sarà alimentata da energia rinnovabile, senza produrre l’inquinamento che affligge quasi tutte le città asiatiche, tra le quali la stessa Singa- menti, ha resistito meglio, ma deve ora fronteggiare la concorrenza di altri paesi M. McClain for the Washington Post Lovers in Japan Esile, gentile, raf- Cetriolini sott’aceto. in via di sviluppo, come l’Egitto. Da tempo si dice che il futuro è in Asia e nel sud del mondo. Il documentario di Olivier Sarrazin mostra forse un solo aspetto di questa vicenda: campi abbandonati e operai licenziati che manifestano. Ma si tratta di una questione di consapevolezza più generale. Dietro alla farcitura di un panino ci sono storie umane complesse, di nuove manodopere un tempo senza impiego, di altre in difficoltà e di imprenditori spesso lasciati soli a rispondere alla sfida dei tempi 111