Flavio Tosi, la foto con l`indagato. Opposizione: “Diceva di non

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Flavio Tosi, la foto con l`indagato. Opposizione: “Diceva di non
IlFattoQuotidiano.it / Cronaca
Flavio Tosi, la foto con l’indagato.
Opposizione: “Diceva di non
conoscerlo”. La replica: “Non me ne
frega un cavolo”
Cronaca
Il sindaco ex leghista abbracciato, nella campagna elettorale
delle ultime regionali, all'imprenditore Antonio Giardino,
coinvolto in un'inchiesta giudiziaria con diversi membri della sua
famiglia. Finiti in un'indagine antimafia in Calabria e che
secondo un'informativa dei carabinieri di Crotone,
"festeggiarono" la sua elezione. Il fratello Alfonso arrestato per
estorsione. L'ufficio stampa del Comune: "Fate quello che dovete,
buonanotte"
di Andrea Tornago | 29 luglio 2016
COMMENTI (33)
Più informazioni su: 'ndrangheta, Crotone, Flavio Tosi, Verona
“Il sindaco di Verona, Flavio Tosi, ha sempre detto di non
conoscere nessun membro della famiglia Giardino. Eppure ha
chiuso la sua ultima campagna elettorale abbracciato a uno di loro”.
La denuncia arriva dall’avvocato veronese Michele Croce, ex
presidente dell’Agec (Azienda gestione edifici comunali) ora alla
guida del movimento di opposizione Verona Pulita. “Non sta a
me valutare cosa significhi quell’abbraccio con Antonio
Giardinoindagato a piede libero dalla Procura di Verona –
prosegue Croce – Ho consegnato il materiale alla magistratura e ora
spetta a loro e ai cittadini giudicare”.
È dal lembo sud­est della provincia veronese, a Sommacampagna,
che spunta l’ultima foto che imbarazza il sindaco ex leghista Tosi.
Uno scatto che risale alla campagna elettorale del 2015 per le
regionali in Veneto, e pone nuovamente al centro la domanda
(sollevata nell’aprile 2014 dalla trasmissione di Rai 3 Report) sui
rapporti del primo cittadino con gli imprenditori calabresi della
famiglia Giardino, crotonesi residenti a Verona che secondo
un’informativa dei carabinieri di Crotone “festeggiarono” la vittoria
di Tosi alle ultime elezioni comunali. Nella fotografia che
ilfattoquotidiano.it pubblica a corredo di questo articolo, scattata
durante un incontro elettorale nel maggio 2015, il primo cittadino
di Verona figura abbracciato a un membro della famiglia Giardino
insieme al presidente di Acque Veronesi, il tosiano Niko
Cordioli.
È il 29 maggio 2015, due giorni prima del voto che incoronerà
l’attuale governatore leghista Luca Zaia. Il sindaco Tosi è atteso al
caffè “Mi Vida” di Sommacampagna per la chiusura della campagna
elettorale delle regionali, in cui ha corso con la lista Tosi. Nella foto
scattata dietro al bancone del bar che ospita l’incontro, Flavio Tosi e
il compagno di lista Niko Cordioli compaiono abbracciati ad
Antonio Giardino (al centro nella foto), imprenditore 39enne di
origini crotonesi, il cui nome risulta fra i 25 indagati in un’inchiesta
della Procura di Verona: un procedimento in cui diversi esponenti
della famiglia Giardino sono accusati a vario titolo di estorsione,
truffa e riciclaggio ai danni di un assicuratore veronese, e
nell’ambito del quale nei giorni scorsi Alfonso Giardino, fratello
della persona che compare nella fotografia, è stato arrestato dalla
Guardia di finanza di Verona dopo un mese di latitanza.
La fotografia certo non prova che i due si conoscano, ma documenta
l’incontro, avvenuto tra Tosi e Giardino, in occasione di un
importante evento elettorale. Da noi contattato per un commento
sulla fotografia del sindaco con Antonio Giardino, il responsabile
dell’ufficio stampa del Comune di Verona, Roberto Bolis, ha
risposto così: “Non so chi sia e non me ne frega un cavolo. Fate
quello che dovete fare e buonanotte. Siccome conosco benissimo il
vostro modo di fare il giornale, le dirò che abbiamo anche delle foto
con quello che vi ha dato quella fotografia. Punto. Arrivederci”.
I Giardino erano già finiti al centro delle cronache veronesi nel
2015. Dalle carte dell’inchiesta Kyterion della Dda di Catanzaro
era emerso, secondo i carabinieri del nucleo investigativo di
Crotone che indagavano sulla ‘ndrangheta di Cutro, un presunto
“sostegno elettorale (dei Giardino, ndr) fornito all’attuale
amministrazione comunale facente capo al sindaco Tosi” (mai
indagato nell’inchiesta). Per gli investigatori dell’Arma di Crotone,
“dal complesso delle intercettazioni” effettuate nell’inchiesta erano
emersi presunti “rapporti tra i Giardino ed amministratori locali di
Verona”. Elementi che nel marzo 2014 i carabinieri hanno segnalato
alla Dda di Catanzaro, ma che al momento non hanno trovato
ulteriori riscontri nell’indagine Kyterion, in cui la procura
catanzarese procedeva con l’ipotesi di associazione mafiosa.
L’inchiesta per estorsione
Due dei soggetti indagati in Kyterion, Alfonso Giardino e Rosario
Capicchiano, sono stati arrestati nel giugno scorso nell’ambito
dell’indagine della Procura di Verona coordinata dal pm Beatrice
Zanotti che coinvolge una decina di esponenti della famiglia
Giardino. L’inchiesta era partita nel gennaio del 2015 dalla
denuncia di un assicuratore scaligero, il cui investimento di 30 mila
euro in un’asta fallimentare, effettuato su proposta di un cliente
calabrese, si è trasformato in un incubo. L’assicuratore non ha più
rivisto i suoi soldi, scomparsi in una spirale infinita di estorsioni e
ricatti che l’hanno portato a dover sborsare fino a 687 mila euro per
ripianare i debiti con i creditori, a partire da Marco “che sa fare lo
strozzino”, fino a Pasquale, “pezzo grosso della Calabria”. Del resto,
gli uomini con cui s’era messo in affari non erano imprenditori
qualunque.
Sia Alfonso Giardino che Rosario Capicchiano, nell’informativa del
9 marzo 2014 dei carabinieri di Crotone, vengono ricondotti dagli
investigatori alla famiglia Giardino di Isola di Capo Rizzuto: su
Alfonso Giardino – si legge nell’informativa – sarebbe emerso “il
pieno coinvolgimento in dinamiche che riguardano la ‘ndrangheta
di Isola Capo Rizzuto”, mentre su Capicchiano, “legato da vincoli
di parentela ai Giardino”, l’Arma di Crotone ricordava come il
cugino Salvatore fosse stato “condannato a morte nella faida in
corso a Isola Capo Rizzuto (Kr) tra le famiglie Arena e Nicoscia”.
Risultanze investigative che certo necessitano di verifica e conferma
da parte della magistratura, ma che delineano un quadro
inquietante.
Michele Croce: “Chiedo una commissione comunale
antimafia”
L’avvocato Croce, leader di Verona Pulita, attacca il sindaco Tosi:
“Le fotografie non hanno bisogno di commenti – sostiene Croce a
ilfattoquotidiano.it – Ognuno è libero di prestare attenzione
o meno quando abbraccia qualcuno. Credo che Verona meriti
amministratori diversi e per questo chiedo con forza l’istituzione di
una Commissione comunale antimafia affinché la verità venga a
galla”. Nella più recente inchiesta veronese, Alfonso Giardino (il
fratello dell’uomo abbracciato con Tosi) e Rosario Capicchiano
avrebbero avuto, secondo gli inquirenti, un ruolo di rilievo nelle
vicende legate all’estorsione ai danni dell’assicuratore: Giardino
avrebbe minacciato la vittima con una pistola, mentre Capicchiano
avrebbe fatto parte di quel gruppo di calabresi “che entrano di forza
in scena – scrive il gip di Verona Laura Donati nell’ordinanza di
custodia cautelare – tutti apparentemente mossi dall’intenzione di
agevolare la persona offesa (l’assicuratore, ndr), di fatto, al
contrario, accerchiandola e passando alle maniere forti per vincere
la sua resistenza e spolparla ulteriormente”. Una situazione che
diventa sempre più imbarazzante per il sindaco di Verona.