erp e business intelligence
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erp e business intelligence
dossier ERP E BUSINESS INTELLIGENCE L’avvento di Internet ha aperto gli archivi dei software gestionali, permettendo una profonda integrazione e scambio di dati tra le varie componenti del sistema informativo aziendale Tra le collaborazioni più importanti vi è quella tra l’ERP, per cui transitano tutti i principali processi di business, e gli strumenti di analisi dei dati A cura della redazione di Computerworld Italia Pagina 1 di 1 ERP + BI = innovazione organizzativa Il software di ERP (enterprise resource planning) è il fulcro del sistema informativo aziendale: custodisce le procedure con cui l’azienda determina gli approvvigionamenti, sorveglia la produzione, remunera i fornitori e i dipendenti, registra le entrate. Tra il serio e il faceto si può dire che sia questa l’unica parte del sistema informativo di cui tutti, anche i meno preparati tecnicamente, comprendono l’utilità (oltre al collegamento a Internet a banda larga), e l’unico per il quale l’ufficio IT venga automaticamente sollevato da qualunque impegno contingente in caso di problemi. Il ruolo strategico dell’ERP si accompagna però storicamente a una visione esclusiva delle sue competenze, ovvero di strumento isolato dagli altri e capace di far transitare le informazioni solo all’interno dei suoi stessi moduli. Il profondo cambiamento imposto da Internet ai processi e ai sistemi informativi ha comportato anche l’apertura dell’ERP ad altre soluzioni, dai sistemi di CRM a quelli di business intelligence, che ora accedono ai suoi archivi come a una specie di miniera da cui estrarre informazioni a piene mani. Tra tutte le combinazioni possibili di software gestionali, il dossier si concentra su quella tra ERP e strumenti di analisi e reportistica. E’ grazie ad essi che le aziende più moderne ottimizzano la propria efficienza, studiando in corso d’opera l’andamento delle iniziative invece di attendere la fine dell’anno e la chiusura del bilancio per capire se le scelte degli ultimi dodici mesi hanno pagato o meno. Non a caso dai tradizionali report, mirati esclusivamente alla dirigenza, la business intelligence si sta rapidamente evolvendo in direzione di modelli caratterizzati da concetti a prima vista distinti (come balanced scorecard, ETL – extraction, transformation and loading, CPM - corporate performance management, BAM - business activity monitoring), ma accomunati dalla stessa ricerca dell’efficienza attraverso l’analisi sempre più immediata delle informazioni disponibili. Una questione affatto secondaria sono i rischi impliciti nell’eccessiva estensione della business intelligence all’interno dell’azienda: la discesa degli strumenti di analisi e reportistica dai massimi dirigenti ai livelli inferiori della gerarchia può generare più confusione che certezze, almeno nel personale non sufficientemente preparato. Dunque l’introduzione degli strumenti di business intelligence va pianificata con attenzione, per evitare che abbia effetti destabilizzanti sulla capacità dell’organizzazione di darsi e mantenere nel tempo una chiara linea strategica. Pagina 2 di 2 Le applicazioni riprendono a navigare La bonaccia è finita: AMR prevede una crescita lenta ma costante per il mercato degli ERP nei prossimi anni Nel 2003 gli sviluppatori di sistemi ERP hanno continuato a ricavare la maggior parte dei loro fatturati dai clienti già acquisiti, ma verso la fine I trend di spesa delle PMI italiane dell'anno si è iniziato ad assistere anche a una ripresa Alcuni dati sullo scenario relativo alle PMI italiane e ai trend di spesa dei processi di software riferiti a differenti tipologie di offerta sono stati recentemente forniti da una indagine effettuata dall'Osservatorio ICT/PMI dell'Asam (Associazione selection, relativi ai package per gli Studi Aziendali e Manageriali) dell'Università Cattolica di Milano. gestionali integrati, messi in Pur trattandosi di dati derivanti da una indagine che si presta a non poche campo da diverse aziende riserve (vedi riquadro) lo scenario che li accompagna merita di essere comunque presentato. utenti. Questo scenario mostra una PMI ancora ingessata e bloccata nelle sue Questo primo segnale potenzialità innovative da ostacoli in gran parte di tipo culturale, con un incoraggiante di ripresa del atteggiamento prevalente di vecchio tipo verso gli asset ICT, visti come un costo da gestire e tenere sotto controllo piuttosto che come una mercato delle applicazioni risorsa di supporto strategico, vitale per la crescita, l'apertura di nuovi viene da un recente studio sbocchi commerciali e una migliore 'intelligenza' dei mercati. pubblicato dalla società di "La propensione all'innovazione - dichiarano gli autori dell'indagine - è molto bassa. Soltanto il settore tessile investe una parte significativa del analisi AMR Research, proprio budget ICT per l'implementazione di nuovi progetti". Gli altri secondo la quale il ritorno a settori indagati (commercio al dettaglio, all'ingrosso, alimentare, delle una prospettiva di crescita del attrezzature da trasporto, chimico, meccanico e metallurgico) investono invece prevalentemente nella manutenzione dell'installato. Le previsioni mercato è dipeso per l'anno in corso non indicano grandi progressi, anche se nel medio essenzialmente da due fattori. periodo la componente innovazione dovrebbe crescere rispetto a quella In prima istanza, spiega AMR, di pura manutenzione; a fine 2004 gli investimenti medi in nuovi progetti ICT per settore rappresenteranno oltre il 40% della spesa totale, con i principali fornitori di sistemi valori ancora più bassi per le PMI del settore meccanico. ERP hanno esteso le loro Venendo a qualche indicazione più di dettaglio, l'indagine fornisce una competenze in altri settori serie di dati (diffusione, livello di soddisfazione ecc.) relativi ai sistemi per l'elaborazione dei dati, ai servizi tecnologici e alle soluzioni applicative. limitrofi al comparto delle Le soluzioni applicative assorbono circa il 40% della spesa in ICT. Nel applicazioni gestionali 'core' 2003 la parte del leone (circa l'80%) l'hanno fatta le soluzioni gestionali, supply chain management, quelle integrate in modo particolare, mentre altre aree applicative solitamente di punta (la business intelligence, in particolare) giocano customer relationship ancora un ruolo secondario. Le soluzioni gestionali integrate fanno da management, procurement, vera e propria calamita di investimenti, sia per la componente nuovi business intelligence progetti sia per quella di manutenzione. Un forte elemento di richiamo è dato proprio dalle caratteristiche di integrazione di queste soluzioni. diventando, in alcune nicchie, Insomma l'ERP (che si tratti del grande package internazionale o di una anche dei veri e propri leader versione 'lite') vengono visti non solo come insieme di soluzioni specifiche di mercato. per i differenti processi aziendali, ma anche, se non di più, come piattaforma infrastrutturale, vero e proprio backbone su cui costruire, da Tale ampiezza di offerta, qui in avanti, tutte le evoluzioni del proprio Sistema Informativo aziendale. coniugata con il desiderio di Le previsioni per il 2004 confermano questi trend, con valori di spesa in molte aziende utenti di crescita, nelle PMI di 4 punti percentuali. La distribuzione della spesa continuerà ad essere sbilanciata verso i sistemi integrati (66%) mentre le standardizzare il più possibile restanti soluzioni applicative (Business Intelligence, sistemi CAD ecc.) le applicazioni nelle proprie presentano una spesa media bassa. organizzazioni su un numero Pagina 3 di 3 molto ridotto di fornitori software, per AMR si tradurrà in significativi benefici per i vendor di 'ERP estesi' che nei prossimi anni avranno l'opportunità di aumentare la porzione di budget IT a essi riservata dai loro clienti. In secondo luogo, il forte ridimensionamento di nuovi progetti ERP registrato negli anni scorsi ha prodotto le condizioni di base ottimali per innescare una domanda di sostituzione dei vecchi sistemi ERP che, secondo le previsioni di AMR, avrà la possibilità di tradursi in una crescita delle vendite di nuove licenze di moduli ERP 'core' (amministrazione, finanza ecc.) a partire dalla seconda metà del 2004 in avanti. Un campione attendibile? Esistono ancora molte realtà, infatti, che mantengono attive (Paolo Lombardi) L’indagine dell'Osservatorio ICT/PMI dell'Asam, descritta in un altro riquadro a corredo dell’articolo princiale, è stata vecchie applicazioni a supporto effettuata su 50 PMI attive in otto settori. 50 è un numero che non può totale o parziale del loro non suscitare qualche perplessità, nel momento in cui viene ritenuto business. Vecchie applicazioni rappresentativo di un universo che, oltre che estremamente ampio (in Italia ci sono milioni di PMI) è estremamente variegato per tipologie che, seppur aggiornate all'Anno produttive, organizzative, dimensionali e così via, a partire dalle stesse 2000 e all'euro, oggi risentono differenze che distinguono una 'piccola' da una 'media' impresa. comunque dell'usura del tempo La composizione del campione di aziende che hanno risposto all'indagine era la seguente; 10% aziende chimiche, 16% alimentari, poiché non sono in grado di 8% tessile, 26% meccanica, 10% metallurgica, 4% attrezzature da supportare i nuovi processi di trasporto, 10% commercio al dettaglio, 16% commercio all'ingrosso. business delle imprese. Un Sulla base di queste percentuali dovremmo assumere che il comportamento di spesa e di utilizzo riguardo all'ICT di 4 imprese del livello di obsolescenza che non settore tessile (settore che nel campione dell'indagine Asam pesa permette alle aziende utenti di infatti per l'8% sul totale delle imprese indagate che, ricordiamo, è di partecipare adeguatamente alla 50) sarebbe rappresentativo delle decine di migliaia di imprese di questo settore, imprese non solo numerose ma anche estremamente nuova sfida della competitività diversificate per dimensioni, collocazione nelle filiere produttive, indotta dalla globalizzazione dei tipologie proprietarie, organizzative, produttive ecc. mercati. Ripetiamo, l'universo delle PMI comprende una tale enorme quantità e varietà di imprese da rendere davvero difficile (se non impossibile) AMR crede che questi due trend ricondurre a unità significativamente valida i risultati delle indagini, determineranno, a partire già da tanto più se queste sono basate su campioni numericamente poco quest'anno e in quelli successivi, significativi in valori assoluti. Secondo il nostro modesto parere l'unica possibilità che rimane per avere qualche fotografia utile dei fenomeni una crescita costante del che caratterizzano il mondo delle PMI italiane è quella di indagare mercato delle soluzioni ERP e (come hanno fatto molte altre indagini) cluster o raggruppamenti di una nuova messe di opportunità imprese in qualche modo assimilabili (per motivi geografici, dimensionali, di tipologia produttiva o organizzativa, per collocazione che potranno essere colte dai all'interno di filiere produttive più complesse o per altro ancora) e su vendor del settore campioni decisamente più significativi in valori assoluti. particolarmente nel segmento Si tratta di una questione metodologica di una certa importanza visto che il comparto delle piccole medie imprese, decisivo per le sorti delle piattaforme applicative dell'economia italiana, è anche il maggior bacino di domanda IT dedicate alle medie aziende. ancora inespressa e quindi, di riflesso, quello che attira maggiormente l'attenzione di tutti i vendor di IT. Quindi, un ambito di osservazione davvero allettante anche per il business della ricerca di mercato... I processi di concentrazione dell'offerta La concentrazione degli operatori dell'offerta del mercato ERP ha portato i tre principali fornitori del settore - ovvero SAP, PeopleSoft e Oracle - a controllare oggi il 64% di tutto il fatturato a livello mondiale del settore e il 69% dei ricavi da licenze. Questo dominio è stato determinato inoltre dalla capacità dei tre principali operatori di essere presenti con la loro offerta ERP in tutte le aree geografiche del mondo, in decine di segmenti verticali e nelle diverse fasce delle Pagina 4 di 4 medie, grandi e grandissime aziende, e per alcuni di questi da poco tempo anche in quella delle piccole imprese. Inoltre bisogna tener conto del fatto che le grandi aziende utenti hanno comunque continuato a investire in ERP nel corso del 2003, mentre le imprese di fascia media, medio-bassa e piccola hanno frenato molto di più gli investimenti ICT in generale, ma soprattutto nel settore delle applicazioni. La quota di mercato dei tre primi player è stata quindi alimentata dalla spesa dei 'big spender globali' che difficilmente ormai si rivolgono ai fornitori ERP più piccoli o comunque che agiscono solo su alcune regioni e non a livello mondiale. Le prospettive future Per AMR il mercato ERP nei prossimi due anni sarà caratterizzato da tre elementi: la ripresa dei processi di fusione e acquisizione tra operatori, la differenziazione 'geografica' della clientela e una lenta ripresa del mercato. Le acquisizioni che hanno caratterizzato la seconda metà del 2003 hanno dimostrato che ormai gli operatori più importanti sono in grado di mettere in campo una variegata combinazione di strumenti finanziari in grado di 'portare a casa' in poco tempo importanti quote di mercato o in nicchie di mercato, funzionalità specifiche e presenza geografica che risultano 'mancanti' alle loro strategie. Proprio in coerenza con una politica definibile di 'presenza globale', AMR prevede che il processo di consolidamento nel settore ERP, scontata una pausa di qualche mese dopo le grandi operazioni del 2003, sia destinato a riprendere molto presto e a proseguire nei prossimi due anni, per inizitaiva non più solo dei primi tre vendor, ma anche dei 'follower', come per esempio Microsoft. Dal punto di vista geografico, invece, il mercato ERP si 'spezzerà' in due. Nelle aree più mature, ovvero il Nord America e l'Europa Occidentale, i vendor punteranno principalmente su un mercato di sostituzione e tenteranno di aggredire il segmento delle medie aziende. Mentre, i nuovi clienti delle soluzioni ERP arriveranno invece principalmente dai mercati emergenti: Cina, India ed Europa Orientale. Infine, le politiche di investimento ICT messe in atto negli anni passati dalle aziende utenti, dopo aver provocato non poche difficoltà anche ai vendor ERP, cominceranno a dare i primi benefici anche agli attori dell'offerta. La politica degli investimenti incrementali che ha preso forma dal 2001 in poi, inizierà a dare un effetto positivo sul valore medio dei contratti di acquisizione di soluzioni ERP e, di conseguenza, sul fatturato dei relativi vendor. A lungo termine, la strategia del passo dopo passo adottata dalle aziende utenti aiuterà i fornitori ERP a sostenere i flussi di fatturato nel tempo, ma questa stessa politica nel breve termine determinerà una ripresa del mercato, anche se questa sarà molto lenta. Pagina 5 di 5 Gestire e pianificare, ma con un solo applicativo Tecnologia innovativa per gli schedulatori di Emiliano Brunetti La pianificazione della produzione è un argomento piuttosto vasto. Se è facile enunciare il problema teorico (si devono produre degli oggetti e dunque è necessario disporre le materie prime su un numero finito di macchine di produzione), calarlo nella realtà pratica può diventare molto complicato. La pianificazione, infatti, si articola in diverse fasi, delle quali la vera e propria schedulazione (disposizione del materiale sulle macchine) è solo una parte. Le esigenze di produzione, inoltre, sono soggette ai vincoli imposti dalla congiuntura economica: oggi più che mai è necessario risparmiare e, dopo che molti settori industriali sono stati colpiti da ristrutturazioni anche molto pesanti, l'unica via possibile sembra quella di tagliare, o almeno ottimizzare, i costi di produzione. Con una programmazione più accurata forse si possono evitare anche i più piccoli fermi macchina, in situazioni in cui una macchina ferma per un'ora può modificare sensibilmente il piano di ammortamento della macchina stessa. Segnali di convergenza Sono diversi i technology provider che stanno cercando strumenti in grado di risolvere questa complessità. Da una parte i produttori di gestionali verticali, ormai consci del fatto della necessità di una parte di 'intelligenza' capace di affrontare il problema della schedulazione: le sole funzioni di gestione acquisti, vendite e parte amministrativa da sole non garantiscono la vendita del prodotto. Dall'altra, una nicchia di mercato specializzata nella produzione di schedulatori si sta rendendo conto che all'utente finale non basta il solo schedulatore. "L'era del best of breed - ci ha detto Anilkumar Dave, esperto di produzione industriale e coordinatore del progetto Penelope, uno schedulatore per il mondo tessile parte del progetto Eutist-Ami dell'Unione Europea - è passata. È troppo costoso far dialogare sistemi diversi e ci sono problemi di scalabilità. Solo le aziende molto grandi possono acquistare prodotti di EAI, come per esempio Tibco. Le piccole realtà, soprattutto nel mondo del tessile, non se lo possono permettere". Dunque per evitare i costi spesso proibitivi dell'EAI i produttori di gestionali e schedulatori stanno in un certo senso convergendo. Anzi, secondo Dave "i produttori di schedulatori puri ormai sono pochi", ed è nata tutta una serie di "applicazioni che sconfinano dalla schedulazione nel gestionale ma che non sono esattamente dei gestionali". Pagina 6 di 6 Acquisizioni o partnership? Se 'convergenza' è la parola più adatta, questo non necessariamente significa consolidamento del mercato. In un panorama in cui chi produce gestionali spesso non è in grado di gestire anche la parte di schedulazione, mentre chi fa schedulatori non ha la forza per gestire tutto il resto, la scelta delle sinergie può essere interessante. Dato La pianificazione nel tessile per scontato che scrivere un gestionale da zero oggi è impensabile, secondo Penelope (www.penelopeproject.org) è uno schedulatore Dave "chi produce buoni gestionali e ad alta tecnologia per il mondo del tessile, erogato sotto conosce bene il suo mestiere, forma di applicativo Web-based. Il progetto ormai è terminato e attualmente è a disposizione del consorzio difficilmente acquisisce rapidamente le TQR (textile quick response, nato per realizzare una competenze necessarie per produrre piattaforma comune di intesrcambio dati in XML per il anche un buon schedulatore. Per questo mondo tessile e finanziato nel 2002 dal Ministero per le Attività Produttive), che conta oggi circa 70 aziende. Lo esistono gruppi localizzati per distretti schedulatore c'è, ma mancano gli altri elementi industriali, come in Veneto per le fondamentali per un'azienda tessile, come la gestione delle confezioni o in Lombardia per la chimica, disponibilità di magazzino. Va detto che Penelope è in grado di scambiare dati con altri programmi anche che unendo il gestionale con il attraverso Web services, ma evidentemente progetti di pianificatore e lo schedulatore possono integrazione di questo tipo per il settore tessile non sono fare offerte interessanti ai propri clienti". ancora economicamente praticabili. I grandi vendor di gestionali, come SAP per esempio, hanno quasi sempre un pianificatore interno che in parte risolve il problema dell'integrazione. "Purtroppo - ci ha detto Dave - spesso questi pianificatori si basano su metodi deterministici e non si può certo parlare di prodotti tecnologicamente all'avanguardia. Però il guadagno è che un grande gestionale ha sicuramente la forza per gestire tutto ciò che ruota intorno alla pianificazione". Dalla ricerca pura all'industria La tecnologia per la pianificazione A parte le questioni di offerta e Gli algoritmi genetici (GA, dall'inglese genetic algorithms) integrazione tra prodotti, bisogna sono un paradigma computazionale, ispirato dalla meccanica della selezione naturale, che può essere considerare anche gli aspetti più utilizzato per risolvere una lunga serie di problemi pratici. puramente tecnologici della Le origini dei GA risalgono ai primi Anni '60 e al lavoro di schedulazione. In questo caso la John H. Holland che per primo intuì che se la selezione naturale aveva funzionato così bene con gli esseri viventi, differenza tra 'buono' e 'cattivo' opportunamente formulata avrebbe potuto funzionare schedulatore è il tempo impiegato a altrettanto bene con i programmi di computer. Attualmente i raggiungere la disposizione ottimale sulle GA sono oggetto di studio e ricerca e sono utilizzati di diversi campi, dall'intelligenza artificiale all'economia. macchine. Il mondo della pianificazione, però, è estremamente vario e uno schedulatore che si dimostra ottimo per l'industria chimica potrebbe essere inutilizzabile per i confezionisti. "In generale - ci ha detto Dave - non esistono schedulatori generalisti. Sono troppo diversi i dettagli implementativi a seconda dei settori industriali". Tuttavia gli schedulatori possono essere divisi tra quelli che utilizzano metodi deterministici e quelli che invece utilizzano algoritmi diversi, spesso algoritmi genetici. I motori di schedulazione basati su metodi deterministici sono storicamente i primi schedulatori che siano stati utilizzati. Si basano sul 'solito' metodo dei polinomi di Pagina 7 di 7 Lagrange da minimizzare, dunque una serie, magari piuttosto complessa, di equazioni da risolvere con la presenza di N vincoli che rappresentano le esigenze di produzione. Tuttavia al crescere del numero di equazioni il problema diventa sempre più difficile da risolvere. Per questo il trend evolutivo di queste tecnologie è stato forte in questi anni. "I metodi deterministici - ci ha detto Dave - si sono raffinati con l'introduzione di un carattere euristico. Un motore piuttosto utilizzato si basa sui cosiddetti surrogati di Lagrange: alle equazioni che rappresentano i vincoli si applica un'analisi storica, che nel caso il prodotto sia integrato con un gestionale si ottiene abbastanza facilmente, che riduce la complessità d'analisi". Ovvero riduce i tempi per ottenere la soluzione e cominciare la produzione. Sebbene rinnovati, i metodi deterministici hanno il problema della personalizzazione: aggiungere equazioni al modello significherebbe modificare completamente il motore dello schedulatore. Sistemi che 'imparano' L'utilizzo di sistemi di autoapprendimento, come potrebbero essere gli algoritmi genetici o i metodi cosiddetti delle 'ant colonies', è invece il filone matematicamente più raffinato. "In realtà gli algoritmi genetici - ci ha detto Dave - sono sempre gli stessi: l'algoritmo di per sé non cambia molto. Ciò che cambia tra uno schedulatore buono e uno meno buono è il tempo impiegato per trovare la soluzione ottimale, che comunque sarà molto simile". Tuttavia in questi casi è molto importante il modello di simulazione, quello che permette al sistema di 'imparare'. "L'algoritmo genetico infatti non valuta tutte le possibili disposizioni. Attraverso le tecniche di cross-over e delle mutazioni genetiche trova una stringa che in quel momento rappresenta la soluzione. Una soluzione, però, che bisogna valutare se per l'azienda sia buona o cattiva. Per questo serve un modello in grado di dare un voto alla soluzione". Dunque strumenti più facili da adattare, forse anche più veloci, ma matematicamente più delicati e per i quali un modello di simulazione è fondamentale. "Per realizzare il modello - ci ha detto Dave - serve lo strumento adatto. Il problema è proprio trovare lo strumento e fare il modello più giusto per il caso specifico. La sfida è realizzare un modello che si automodifica volta per volta. E forse non è nemmeno così lontano: magari, sotto un'altra forma, è sepolto nel cassetto di qualche università". Un percorso a ostacoli per gli ERP nella produzione Gli strumenti per schedulazione e pianificazione cedono spesso il passo ai macchinari... di Giuseppe Goglio Nonostante i responsabili IT incontrino ancora difficoltà nel convincere i propri vertici amministrativi a investire in strumenti informatici, le ultime evoluzioni dei mercati favoriscono una crescita dei software di schedulazione e pianificazione della produzione, a partire dalle grandi aziende. Gli stretti contatti in ambito supply chain e informatizzazione delle procedure provocano un effetto 'a cascata' anche sulle medie e piccole imprese, chiamate a estendere la portata delle proprie soluzioni ERP per non restare tagliate fuori dal mercato. Pagina 8 di 8 Sul fronte dell'offerta, i fornitori di soluzioni hanno da qualche tempo potenziato il proprio catalogo, presentando sul mercato moduli dichiarati come capaci di adattarsi alle singole esigenze senza richiedere uno stravolgimento dei processi, e di integrarsi con gli altri applicativi. La necessità di restare in corsa Più che di una vera e propria esigenza di pianificazione e di innovazione, gli investimenti in software delle aziende manifatturiere sono attualmente conseguenza di molteplici esigenze che negli ultimi tempi si manifestano in misura crescente, risultando sempre meno procrastinabili. "Oggi, a fronte di un generalizzato eccesso di capacità produttiva e di una forte variabilità della domanda - afferma Francesco Cantatore, solution consultant di PeopleSoft -, sistemi di pianificazione e schedulazione reattivi a tale variabilità sono imprescindibili per non creare un eccesso di semilavorati o prodotti finiti obsoleti". La riduzione dei costi di gestione del magazzino, in quanto evidente, può certamente rappresentare una 'leva' importante per l'evoluzione di un sistema ERP, ma non è l'unico vantaggio in termini di costi di produzione che è possibile raggiungere: "La forbice che si è creata fra lead time di mercato e lead time tecnici di sviluppo del prodotto si è progressivamente allargata - spiega Enrico Gamba, product manager media grande impresa di Esa Software -, creando la necessità di affidarsi a sempre più precisi strumenti di pianificazione e di compiere sempre più sforzi per ridurre i tempi di produzione". La semplice adozione di nuovi strumenti software non è però sufficiente a garantire a un'azienda i benefici promessi dai fornitori di soluzioni. L'ottimizzazione dell'intera catena produttiva richiede infatti un'attenta attività preliminare di analisi e una successiva di messa a punto degli applicativi. Rispettando i tempi dei vari passaggi non è però escluso che i risultati possano essere addirittura migliori delle previsioni: "Sotto l'aspetto finanziario, le performance possono migliorare anche in misura maggiore di quanto un'azienda possa immaginare - afferma Giancarlo Brondetta, sales manager di Adonix -. Una buona pianificazione infatti non solo migliora la qualità del lavoro e il time to market, ma innesca un ciclo virtuoso in tutta la catena del valore e, tra le altre cose, abbassa i costi degli approvvigionamenti". Gli ostacoli da superare Dal lato utente spesso la situazione appare però meno fluida. Anche nelle aziende manifatturiere la disponibilità di un software non implica necessariamente il suo impiego: "Spesso notiamo un cattivo sfruttamento delle funzioni di gestione industriale dei sistemi in uso - spiega Giancarlo Brondetta -. Questo è a nostro avviso dovuto al fatto che le aziende si sono generalmente adeguate dal punto di vista informatico e tecnologico, ma non hanno fatto altrettanto dal punto di vista organizzativo". "Ogni azienda di produzione deve avere un sistema di pianificazione e di schedulazione, ma la situazione attuale è molto lontana dallo scenario ideale - riprende Tiziana Valzelli, product marketing manager di Oracle -. Esistono infatti aziende con sistemi di produzione molto sofisticati e piattaforme gestionali molto tradizionali; spesso si utilizzano sistemi diversi a seconda delle isole produttive e i sistemi di fabbrica parlano poco o niente con il gestionale". Secondo il punto di vista delle software house, nel mondo manifatturiero c'è ancora molto da fare, a partire dalla fase di 'evangelizzazione'. "Anche se può sembrare paradossale, Pagina 9 di 9 persino nelle PMI con una buona informatizzazione generale, strumenti di pianificazione e schedulazione non sono così usati - afferma Fabio Vennettilli, direttore generale di Cata Gruppo Byte -. Il motivo fondamentale è che molte aziende non sono ancora inserite in un contesto di 'distretto industriale' e quindi di supply chain, lavorando spesso in funzione dell'ordine dell'ultimo momento". "Queste sacche di 'non adozione' si spiegano nel differente approccio al mercato che hanno le imprese: quello dell'azienda 'follower' e quello dell'azienda 'leader' - riprende Giorgio Rastrelli, direttore tecnico di Axioma -. Le prime sono troppo occupate a far fronte alla quotidianità e finiscono per perdere progressivamente terreno e Il vantaggio di previsioni affidabili competitività, mentre le seconde approfittano dei momenti di scarsa Perché uno strumento di pianificazione della produzione attività per migliorare a investire in sia in grado di considerare tutte le variabili in gioco, sia interne sia esterne all'azienda, deve essere in grado di processi operativi e produttivi interni simulare e confrontare tra lodo diversi scenari produttivi attraverso l'adozione di una soluzione prima che gli stessi si realizzino. Questa è una delle gestionale all'avanguardia". principali motivazioni che, nello sviluppo della più recente versione di Diap@son, ha indotto Formula a dedicare Spesso però, la propensione ad adottare particolare attenzione alle componenti di APS (Advanced nuove tecnologie non è solo questione di Planning System). buona volontà e visione di mercato: Tali sistemi consentono di affrontare i problemi di pianificazione e di logistica a diversi livelli operativi "Esiste un'ampia fascia di mercato che, a utilizzando modelli per ogni situazione, dalla singola linea causa della mancanza di disponibilità di prodotti e al singolo impianto fino ad una catena finanziaria e di risorse umane, non è complessa con molteplici 'varianti'. Grazie agli strumenti di APS è possibile migliorare la aperta a valutare l'adozione di nuove produttività in tutti i reparti per arrivare a una totale tecnologie - precisa Marco Sacco, soddisfazione del cliente con il minor livello di scorte responsabile comunicazione di Poker -; possibili. Anticipare i problemi e non subirli quando è troppo tardi per porvi rimedio consente anche una linearità le aziende di piccole e medie dimensioni di spedizione in quanto il flusso dei prodotti diventa molto sono più propense a investire in più coerente. macchinari, ossia beni durevoli, che offrono un ROI più evidente". È a questo punto che diventa decisiva l'opera del fornitore, chiamato a dimostrare senza incertezze i benefici delle soluzioni proposte: "Possiamo ritenere compiuta la diffusione dei sistemi gestionali in aziende di qualsiasi dimensione, anche se rileviamo alcune perplessità da parte delle piccole imprese - sottolinea Enrico Itri, amministratore unico di Microarea -. È nostro compito dissipare queste perplessità, attraverso valutazioni dettagliate del ROI". Soluzione modulare o integrata? La conquista del mercato manifatturiero con le nuove soluzioni di schedulazione e pianificazione della produzione non prescinde da problematiche più generiche per l'ambito ERP. Secondo i fornitori di soluzioni resta infatti indispensabile saper proporre applicativi in grado di inserirsi facilmente in un contesto produttivo e integrarsi con i moduli esistenti, gestionali prima di tutto. Diverse le strategie adottate, spesso in relazione con la tipologia di offerta: più portate all'integrazione le piccole software house e con competenze specifiche, più orientati alla modularità i fornitori di soluzioni complete. "Oggi qualsiasi azienda dà per scontato che tutti i software gestionali includano funzioni base (contabilità, magazzino, produzione, ecc.) - afferma Marco Sacco -. Sono invece Pagina 10 di 10 considerati reali 'plus' funzionalità sofisticate quali moduli specifici per il supporto delle scelte strategiche dei manager, la gestione globale dell'informazione e la produzione intesa come integrazione con la filiera produttiva". All'offerta più completa e modulare delle grandi software house, i progettisti specializzati replicano con applicazioni più 'vicine' all'ambito specifico: "Presentiamo un prodotto realizzato da una media azienda italiana per la media azienda italiana, che ne comprende tutte le esigenze e i processi tipici - dichiara Giorgio Rastrelli di Axioma -. Molto spesso invece l'offerta di fascia alta è l'adattamento alla realtà italiana di una soluzione nata e pensata per un contesto internazionale". D'altra parte, non è possibile ignorare come la scelta di aggiungere all'ERP il modulo specifico per la schedulazione proposto dallo stesso fornitore riduca in maniera sensibile le problematiche di integrazione: "Una soluzione modulare garantisce un ampio spazio di sviluppo - ribatte Marcello Siliano, senior business executive si SSA Global -, consentendo quindi di accompagnare la crescita dell'azienda". "Se vogliamo, il nostro plus è proprio una soluzione modulare ma completamente integrata - aggiunge Tiziana Valzelli -, che permette così grossa uniformità che si traduce in maggiore efficienza e controllo operativo". A prescindere dal tipo di prodotto verso cui si indirizza un'azienda utente, spesso i benefici ottenibili grazie all'impiego di soluzioni di schedulazione e pianificazione della produzione sono conseguenza della capacità del singolo venditore di proporre la propria soluzione e fornire assistenza: "Per affrontare la criticità dei processi e dei flussi delle imprese manifatturiere occorrono sì soluzioni adeguate, ma anche la competenza e la capacità di fornire consulenza applicativa e organizzativa - conclude Enrico Gamba -. Per questo motivo siamo impegnati ad affiancare l'azienda utente sia in fase di individuazione delle esigenze sia in fase di implementazione". Integrazione: un problema che non va sottovalutato Nella scelta di un ERP, resta determinante la capacità di adattarsi a un contesto esistente di Giuseppe Goglio Le implicazioni economiche e le modalità di utilizzo di strumenti software per la schedulazione e pianificazione della produzione rappresentano solamente alcuni degli aspetti principali che concorrono a determinare la decisione di estendere un sistema ERP. Anche in presenza della disponibilità a investire, l'installazione delle applicazioni può rivelarsi problematica. "L'attuale panorama industriale è principalmente costituito da aziende che spesso hanno sviluppato una piattaforma informatica in maniera disomogenea, per cui ci troviamo di fronte a un'assoluta frammentazione delle soluzioni APS/SCM - afferma Marcello Siliano, senior business executive di SSA Global -. La capacità dell'azienda fornitrice di soluzioni si misura quindi anche dalla capacità di analizzare lo scenario IT esistente e creare un flusso integrato di informazioni con i nuovi moduli tutelando quelli esistenti". Pagina 11 di 11 Spesso sottovalutato, il problema dell'integrazione si manifesta invece ogni qualvolta un utente opta per l'estensione del proprio sistema informativo. Quando, per ragioni tecniche o economiche, la strada del fornitore unico non è percorribile, la capacità per un nuovo software di integrarsi con quelli esistenti diventa una peculiarità in fase decisionale. "La maggior parte delle richieste avviene nell'ambito del collegamento con i sistemi di rilevamento dell'avanzamento della produzione (MES) e con il mondo del procurement e del ciclo attivo della supply chain di appartenenza", spiega Fabio Vennettilli, direttore generale di Cata Gruppo Byte. Mentre le grandi aziende sono generalmente più disposte a strategie di più ampia portata e quindi a prevenire i problemi legati all'integrazione, nelle PMI e nelle aziende in rapida crescita nel corso degli anni la situazione si è fatta più complicata. "In Italia, nelle PMI è spesso frequente la compresenza di una soluzione ERP e di una o più soluzioni specializzate - spiega Francesco Cantatore, solution consultant di Peoplesoft -. Si procede allora a un'integrazione di tipo punto a punto, mentre invece per le aziende medio grandi, più sensibili al problema dell'integrazione real-time dei processi, seguiamo l'approccio di una nostra soluzione di EAI". BI alle masse: più intelligenza o più confusione? Oggi che gli strumenti di analisi vengono usati anche da utenti meno esperti, i benefici derivanti dalla maggiore produttività e soddisfazione del cliente supereranno i rischi legati alla cattiva interpretazione dei dati? La business intelligence non è più uno strumento a uso esclusivo di statistici e analisti aziendali; la sua diffusione coinvolge ormai tutte le parti dell’organizzazione aziendale, e informazioni considerate di importanza critica vengono affidate a qualsiasi utente ne abbia bisogno per poter svolgere il proprio lavoro. Tra i potenziali benefici della distribuzione di funzionalità di BI a un numero maggiore di utenti vi sono l’aumento della produttività e quello dell’operatività. L’aumento di produttività è dovuto alla più efficiente distribuzione dei dati, in quanto le informazioni vengono inviate agli utenti giusti al momento giusto. Attualmente, molte aziende impiegano un sacco di tempo per aggregare i dati e per dare loro una forma che sia accessibile per gli utenti finali, e poi a inviarli. Evitare disastri Altri benefici includono il miglioramento dei processi di business, la maggiore soddisfazione del cliente e la riduzione dei costi in aree quali il marketing e le vendite; le organizzazioni che utilizzano ampiamente soluzioni di BI stanno già registrando alcuni di questi benefici. Insieme ai potenziali benefici, però, vi sono anche dei potenziali rischi. In primo luogo, gli utenti potrebbero caricare nei database dati sbagliati e non comprendere l’importanza dei dati di BI; è importante quindi che gli utenti vengano istruiti in modo corretto e che abbiano una buona padronanza della tecnologia Le aziende devono assicurarsi che i lavoratori sappiano come utilizzare le applicazioni di business Pagina 12 di 12 intelligence, così da non trarre dai dati le conclusioni sbagliate soltanto perchè le query da loro sottoposte non erano corrette, oppure perchè i risultati sono stati utilizzati in modo inadeguato.. La BI non è eccessivamente complessa, ma è così potente da dover essere utilizzata con estrema attenzione. Vi sono delle fasi di apprendimento che gli utenti devono attraversare per essere certi di ottenere le informazioni effettivamente loro necessarie. Per esempio, se un utente nel campo dei servizi finanziari non interpretasse correttamente i dati relativi al segmento della base clienti che potrebbe essere maggiormente interessato a un dato servizio, il rischio di perdere tempo e denaro in una campagna marketing destinata ai clienti sbagliati sarebbe molto elevato. Aspettatevi un’inondazione di richieste Una delle imprese più difficili è la gestione delle aspettative degli utenti aziendali. Quando si porta la business intelligence tra le masse e il personale aziendale inizia a intravvederne le potenzialità, iniziano anche a piovere le richieste per una quantità sempre maggiore di informazioni e di strumenti analitici. In alcuni casi, la struttura IT dell’azienda non è in grado di far fronte a tutte le richieste, soprattutto quando vi sono troppi ostacoli tecnici da superare, come per esempio l’integrazione delle applicazioni di BI con i sistemi di business già esistenti. Le organizzazioni devono anche guardarsi dall’affidare troppi strumenti di BI a un numero eccessivo di persone; se troppi utenti utilizzano un sistema, è possibile che sorgano problemi nell’ambito della manutenzione delle risorse e del monitoraggio delle prestazioni e dell’utilizzo. Attenzione alla sicurezza Non bisogna poi dimenticare l’aspetto della sicurezza, tra cui la possibilità che vengano compromessi dati relativi alla clientela. Una volta che le informazioni vengono rese disponibili alle masse, senza i necessari controlli vi è il rischio che i dati finiscano nelle mani sbagliate. Attraverso Internet, le informazioni potrebbero essere utilizzate in modo non corretto, quindi bisogna stare estremamente attenti. Nel momento in cui molte persone possono accedervi, le aziende devono fare attenzione al fatto che informazioni di importanza critica non finiscano alla concorrenza. Più vantaggi che svantaggi La popolarità della BI aumenterà sempre più, via via che i fornitori ne introdurranno le capacità all’interno di strumenti già familiari, come per esempio i fogli elettronici: se si vuole offrire qualcosa alle masse, è necessario sapere che cosa le masse stanno già utilizzando. Le aziende che decidono di implementare la business intelligence su vasta scala possono ragionevolmente aspettarsi costi ridotti, maggiori guadagni e maggiori livelli di fedeltà da parte dei clienti. Un funzionario di vendita che utilizza la BI è in grado di determinare quali clienti hanno più probabilità di acquistare determinati prodotti, mentre gli sviluppatori di prodotti hanno idee più chiare riguardo ai prodotti e alle caratteristiche che possono generare maggiori guadagni. Pagina 13 di 13 I progressi nel campo degli strumenti di BI I fornitori di software stanno cercando di facilitare la diffusione della business intelligence alle masse attraverso lo sviluppo di applicazioni più facili da utilizzare e da scalare per centinaia o persino migliaia di utenti. Ecco alcuni esempi. - Business Objects ha lanciato lo scorso anno una nuova versione della sua suite di BI con varie migliorie, tra cui la semplificata personalizzazione della dashboard e una nuova interfaccia grafica. L’obiettivo è quello di rendere il software più semplice da utilizzare. Nel luglio 2003, Business Objects ha acquisito il fornitore di BI Crystal Decisions, specializzato in prodotti di BI in grado di scalare a migliaia di utenti. - Cognos ha introdotto, nel settembre 2003, un software di reportistica basato su Web che permette agli utenti di creare, modificare e distribuire con facilità documenti quali le vendite settimanali o gli inventari. Il software è stato progettato per supportare centinaia di migliaia di utenti e per integrarsi con qualsiasi tipo di applicazione o ambiente, ed è inoltre in grado di funzionare con altri componenti di BI più sofisticati prodotti da Cognos, al fine di offrire funzionalità di reportistica ancora più avanzate. - MicroStrategy ha lanciato in aprile un prodotto che permette agli utenti di business di accedere alle capacità della sua piattaforma di BI dalle applicazioni Microsoft Office, tra cui Word, PowerPoint, Excel e Outlook. Il software consente agli utenti di accedere ai dati aziendali, creare report e dashboard, e condividere informazioni con i colleghi. Nel novembre 2003, MicroStrategy aveva inoltre rilasciato una tecnologia di reportistica in grado di semplificare l’utilizzo delle applicazioni di BI all’interno delle grandi organizzazioni e presso clienti e fornitori. - SAS ha recentemente lanciato sul mercato SAS9, la nuova piattaforma di Business Intelligence basata su un’architettura enterprise aperta e integrata; gli utenti abilitati di ogni livello e area aziendale possono accedere ai dati, analizzarli e condividerne risultati usando un’infrastruttura comune. L’architettura di SAS9 è basata su tre server integrabili: un server ETL per l’estrazione dei dati da tutti i database e ERP, un server di storage, per progettare, gestire e mantenere un data warehouse, e un server BI per la distribuzione delle informazioni agli utenti. I tre server funzionano anche separatamente e possono essere inseriti in architetture multifornitore. I possibili rischi rallenteranno la diffusione della BI alle masse? Secondo gli esperti, i potenziali benefici offerti dalla diffusione di informazioni strategiche a un numero sempre maggiore di utenti aziendali sembrano superare i potenziali rischi. In passato, soltanto pochi privilegiati avevano accesso alla business intelligence; oggi stiamo invece assistendo alla nascita della democrazia delle informazioni. L’azienda arriva sullo schermo in tempo reale Il business activity monitoring fonde tecnologie diverse per realizzare il controllo dei processi di Emiliano Brunetti Chi non è in grado di rispondere in tempo reale, o quasi, ormai è destinato a pagarne le conseguenze. Soprattutto in un mercato come il finance, in cui un ritardo di qualche ora per rispondere a un evento specifico può costare decine di migliaia di euro. Senza contare la spinta che le nuove regole, come la Sarbanes-Oxley che richiede di creare report sugli eventi di business più significativi (come per esempio gli ordini d’acquisto multimilionari) entro 48 ore, stanno fornendo in questo senso. Per questo molte grandi aziende stanno Pagina 14 di 14 implementando soluzioni di Business Activity Monitoring (BAM), che nelle opinioni degli analisti sarà la risposta tecnologica a questo tipo di problemi di business. Tutto in tempo reale Il termine BAM è stato coniato nel 2001, in un momento in cui l’attenzione era molto concentrata sui temi dell’enterprise application integration (EAI). In realtà non c’è una definizione rigorosa e accettata da tutti: il BAM incorpora diverse tecnologie e si integra con tutto il panorama di strumenti tipici dei sistemi informativi. Alcune volte si tratta di soluzioni costruite sopra pacchetti di ERP, altre volte sono parte di suite di Business Intelligence (BI) o ancora possono far parte di più ampi progetti di EAI. La prima cosa da chiarire è che il BAM non è un sinonimo di BI. La BI è una vista a posteriori di quanto è accaduto in un dato intervallo di tempo, mentre il BAM si occupa di recuperare e presentare in tempo reale le informazioni più importanti per il business. La BI normalmente preleva insiemi di dati da un datawarehouse, compie analisi ad ampio raggio e cerca di interpretare i risultati. Il BAM al contrario si collega direttamente alle varie fonti di informazione ed è molto focalizzata su argomenti specifici. Anche gli utenti di solito sono figure aziendali diverse: mentre l’utente di BI di solito è un analista, un esperto di numeri, chi sfrutta le soluzioni BAM è invece un quadro o un manager dell’azienda. Dunque si può dire che il BAM è il controllo in tempo reale o quasi reale dei processi di business e dei key performance indicator (KPI), e assolve questo compito estraendo informazioni da una grande varietà di applicazioni o fonti dati. Presenta i risultati all’utente sottoforma di ‘dashboard’ con indicatori, grafici di vario tipo, mappe e tabelle. Il BAM filtra anche le informazioni che controlla basandosi su una serie di regole definite dall’utente, e manda notifiche quando un parametro supera una soglia fissata (per esempio, le scorte di magazzino sotto il livello richiesto oppure l’assenza di risposta da un fornitore dopo un certo tempo dalla spedizione dell’ordine). Dall’EAI alla BI Dal punto di vista tecnologico una soluzione simile ha bisogno di alcuni strumenti tipici dell’EAI. Per esempio un bus di informazioni, un message broker o un repository di dati a bassissima latenza - qualsiasi soluzione che permetta di recuperare dati in tempo reale. Anche l’output delle soluzioni di BAM può essere molto variegato: dashboard, posta elettronica, alert, report convenzionali. Tutto collegato insieme in modo da fornire in tempo reale l’informazione giusta alla scrivania giusta. Sebbene le componenti siano tutte ormai piuttosto consolidate, l’idea del BAM è nuova e il mercato del BAM è giovane e non proprio maturo. Spesso le soluzioni di BAM sono ancora poco sofisticate, soluzioni che potrebbero fornire molte più informazioni e invece sono focalizzate su specifici aspetti verticali. Alcune volte fin troppo specifici. Inoltre l’incontro tra tecnologie diverse rende tutta la questione un po’ più delicata da affrontare. Per esempio, il BAM non può fare a meno della BI. Da un lato per confrontare i dati forniti in tempo reale con le analisi storiche, dall’altro per capire tramite analisi dettagliate quali sono i processi di business che vanno controllati in tempo reale. Ma lavora anche fianco a fianco con il Business Process Management (BPM), che fornisce gli strumenti per sviluppare processi di business ‘end-to- end’ attraverso un’ampia serie di applicazioni aziendali. Una soluzione molto interessante sarebbe un sistema di risposta automatica che integra BAM e BPM. Per esempio, il BAM segnala con un alert o una notifica che un Pagina 15 di 15 agente di vendita non ha realizzato il numero prestabilito di contatti, mentre il BPM sposta automaticamente la coda di lavoro da un agente di vendita all’altro. Dunque per affrontare un tema come il BAM serve una visione tecnologica e di business molto I fornitori stanno investendo approfondita, una comprensione Proprio per la loro natura interdisciplinare, le soluzioni di interdisciplinare che alle volte è difficile da BAM rappresentano un mercato emergente che fa gola a realizzare concretamente: le tecnologie di diverse tipologie di vendor. In prima linea ci sono i fornitori così alto livello, dalle nuove alle più recenti, di EAI, in particolar modo i fornitori ‘classici’ con un’offerta ancora in parte basata su tecnologie proprietarie. Tibco, tendono ad essere compartimentate e Seebeyond e WebMethods sono entrate nel mercato del oggetto di studio e utilizzo dei soli BAM e hanno tutte una propria soluzione. Ma ci sono specialisti. offerte simili anche dai fornitori di applicazioni e data integration, come Ascential Software o Informatica. I grandi nomi, come IBM e Microsoft, non sono da meno. La prima è entrata nel mercato del BAM grazie all’acquisizione di Holosofx nel 2002, il cui software è poi stato integrato in WebSphere Business Integration Monitor; la seconda ha rilasciato nel marzo 2004 la prima versione di BizTalk Server 2004 con funzioni di BAM. Nel frattempo i fornitori puri di BAM, come iSphere e Celequest, si rivolgono a quelle aziende che potrebbero non avere la necessaria capacità di investimento per una soluzione di EAI. iSphere ha un proprio insieme di adapter ed è specializzata nella correlazione di molti eventi asincroni in tempo reale. Ovviamente i giganti del mondo delle applicazioni non stanno fermi a guardare. PeopleSoft, SAP e Oracle offrono soluzioni di tipo BAM con la capacità di controllare in tempo reale alcune caratteristiche del business. Tuttavia tendono a essere soluzioni di BAM più semplici e meno flessibili delle altre, spesso troppo focalizzate soltanto su alcuni aspetti del mondo ERP. Anche i vendor di strumenti di management e IT governance, come Micromuse, Computer Associates e BMC Software, stanno entrando nel mercato del BAM - anche se, al momento, con soluzioni forse ancora troppo concentrate sulla parte IT del problema. In ogni caso, ciò che più conta per orientarsi nella scelta di una soluzione di BAM è capire che il BAM non è un’applicazione nel senso classico del termine, ma è una funzione che sembra destinata a diffondersi ovunque. Online con il BAM Come sempre in questi casi, è meglio partire con piccoli progetti. Un modello rilevante di un processo di business noto, pochi ma importanti KPI e un piccolo gruppo che riesca a fondere competenze di business e di IT. Indubbiamente la parte di integrazione, al momento, è quella più importante in un progetto di BAM, dunque quelle aziende che hanno già realizzato progetti di EAI funzionanti sono avvantaggiate. In qualche caso, quindi, scegliere la soluzione di BAM fornita dal vendor di EAI può essere comodo o conveniente. Se, però, l’integrazione non c’è, non è questo il momento migliore per partire con un progetto di EAI che potrà rivelarsi lungo, troppo costoso e difficile. In questo caso può essere utile guardare ai player ‘puri’ di tecnologia BAM, o ai fornitori di soluzioni verticali. Qualsiasi sia la scelta tecnologica o di prodotto, per portare a termine con successo un progetto di BAM serve una forte collaborazione tra il reparto IT e chi decide il business dell’azienda. Non che, in generale, ormai qualcuno possa farne a meno. Tuttavia, nel caso del BAM, come nel caso dell’EAI o dei progetti di portale importanti, la collaborazione tra reparto IT e business dell’azienda è fondamentale. Visto che si vanno a controllare in tempo reale dei processi di business, è il supervisore di quel processo che sa esattamente in quali punti vuole maggiore visibilità e dove nascono i problemi, ma è il personale del reparto IT che può aiutarlo a capire che cosa si può fare e che cosa non si può proprio fare. Il reparto IT ha il ruolo importantissimo di aiutare la persona di business a usare la dashboard con la quale poi controllerà in tempo reale lo stato operativo. Infatti anche se la dashboard è l’ultimo anello di una catena tecnologicamente complicata, è quello che renderà il BAM utile. Pagina 16 di 16 Balanced scorecard, Italia avanti con giudizio L'adozione del modello è inferiore agli standard europei. "Ma col tempo si diffonderà anche qui" di Daniele Lazzarin Con un certo ritardo, ma anche le imprese italiane si stanno avvicinando alla Balanced Scorecard. Questo in sintesi il responso principale di un'indagine dell'Università LIUC di Castellanza su un campione di un centinaio di aziende. Nel dettaglio, si tratta della prima fase di una ricerca condotta dal BPM Lab (BPMsta per Business Performance Management), un osservatorio sulle pratiche manageriali delle imprese italiane a cura di Alberto Bubbio e Massimo Solbiati, docenti della LIUC, e sponsorizzato da OutlookSoft (che però non ha clienti nel panel). Le altre parti della ricerca studieranno rispettivamente i rapporti tra pianificazione strategica, controllo di gestione e corporate governance, e le strategie di preparazione ai principi di Basilea II. Già questa prima fase, però, è molto interessante, sia perché è uno dei primi bilanci sull'uso del noto modello manageriale di Kaplan e Norton nel nostro Paese, sia perché fornisce diversi spunti di riflessione al di là dei dati di diffusione. "Gli indici economico-finanziari? Ormai sono molto carenti" Il campione della ricerca, spiega Alberto Bubbio, comprende realtà di tutte le dimensioni, che operano prevalentemente in settori maturi, hanno strutture organizzative Il campione 'classiche' (in gran parte funzionali o Il 'panel' del BPM Lab dell'Università di Castellanza divisionali) e per lo più non sono quotate comprende circa 250 aziende, di cui 40 quotate e 210 non in Borsa (solo il 12% lo è). Il dato quotate; tra esse vi sono 171 realtà manifatturiere, 55 di principale che emerge è che le aziende servizi e 24 della grande distribuzione. Ecco alcuni nomi: Agfa Gevaert, Akzo Nobel, Banca Intesa, Banca Popolare che utilizzano la Balanced Scorecard Lodi, Bartolini, Boehringer, Erg, Gruppo Coin, Lever (d'ora in poi per comodità BSC, ndr) Fabergè Italia, Lindt, Liquigas, Lavazza, Campari, sono il 18% del campione, senza Sammontana, Shell Italia, Sorin, Star, Total, Zucchi, Wyeth. Alla ricerca sulla Balanced Scorecard, che è stata differenziazioni per dimensioni, e un altro fatta tutta negli ultimi 3-4 mesi, hanno partecipato 106 8% si dice interessato al modello. Le aziende. motivazioni? Avere un sistema di controllo strategico da affiancare alle misure economico-finanziarie (21%), allineare strategia e attività operative (16%), introdurre indici di sintesi nelle diverse aree aziendali (11%). "In tutto, insomma, abbiamo un 26% di aziende che usano o intendono usare la BSC, che è un dato piuttosto basso rispetto ad altri Paesi europei; va detto che molte usano indici al di là di quelli economico-finanziari classici, quelli di bilancio per intenderci, ma il problema in questi casi è di collegarli tutti in un rapporto di cause ed effetti". Pagina 17 di 17 Il vantaggio della Balanced Scorecard infatti è che misura le performance aziendali basandosi non solo sugli indici di budget e bilancio, ma anche su altre tre dimensioni processi gestionali interni, capacità di soddisfare e fidelizzare i clienti, gestione di apprendimento e innovazione -, e mettendo il tutto in relazione con missione e strategia competitiva. "Per esempio si parla tanto di aziende customer centric, ma del cliente spesso si sa ben poco - rimarca Bubbio -. Con la BSC invece si tiene conto davvero del cliente, nel senso che non solo si misurano la customer satisfaction e la fidelizzazione, ma si cercano anche i motivi per cui il cliente è soddisfatto e fedele: senza conoscerli non è possibile decidere azioni coordinate e strategicamente valide, eppure in genere c'è grande ignoranza nelle aziende su questi temi". L'antidoto per due grossi problemi Per Bubbio comunque è solo un problema di tempi: "Per tecniche manageriali come il budget o sistemi software enterprise come gli ERP il problema è stato lo stesso, occorre dare il tempo alle aziende italiane di 'metabolizzare' anche il concetto di Balanced Scorecard". D'altra parte anche le realtà che nell'indagine si sono dette 'non interessate' non sono scettiche sulla BSC in sé, ma parlano di "scarsa conoscenza del modello", "uso di altri indicatori", e "inadeguatezza per la loro specifica azienda". Sulla validità della BSC in sé, insomma, non si discute: "Alla fine si diffonderà anche in Italia, perché è una strategia originale che supera due grossi limiti: la difficoltà a rendere condivisibile la strategia e a tradurla in azioni operative, e l'assoluta carenza delle misure economicofinanziarie a esprimere precisamente le performance delle aziende, come dimostrano le recenti crisi di alcune imprese italiane, non percepite in tempo nelle loro reali cause, ed evidenziate in ritardo dai tradizionali indici". In questo senso, sottolinea il docente della LIUC, il dato forse più sconfortante della ricerca è il solo 12,5% di aziende quotate che utilizza la BSC: "Ha ragione Borsa Italiana a preoccuparsi di rendere oggetto di 'due diligence' i sistemi di controllo delle società quotande". La carenza degli indici tradizionali si evidenzia in particolare per le imprese ad alta professionalità, dotate di forti patrimoni di risorse intangibili che ormai sono sempre più determinanti per il successo: "È per questo - spiega Bubbio - che la BSC è più diffusa tra le imprese di servizi e della grande distribuzione, e meno nelle manifatturiere, come emerge anche dalla nostra ricerca". Altra risultanza dell'indagine è che chi ha introdotto la Balanced Scorecard lo ha fatto con un lavoro di team che ha coinvolto un po' tutte le aree funzionali: le aree direzione, amministrazione e controllo ci sono sempre, mentre risorse umane,vendite, marketing e produzione partecipano nel 60-70% dei casi. "I benefici più citati sono l'allineamento della gestione operativa con gli obiettivi strategici, che da solo è un grande risultato, e poi la diffusa condivisione della strategia e lo stimolo al lavoro di team". Luoghi comuni da sfatare Un luogo comune da sfatare, comunque, è che la BSC sia un metodo adatto solo alle grandi realtà: "Per le piccole aziende possono cambiare i tipi di indici, ma la discriminante Pagina 18 di 18 non è la dimensione, bensì l'incidenza delle risorse intangibili: per esempio tutte le società di software dovrebbero usare la BSC". A proposito di software, dalla ricerca emerge che solo il 53% delle aziende ha utilizzato una soluzione applicativa per implementare la BSC: "Non sempre si usano sistemi software evoluti a sostegno della BSC, spesso predominano i fogli Excel: chi ha già un ERP e un data warehouse, ha già i dati per alimentare un software specifico di BSC e magari lo compra, per gli altri è molto difficile che succeda". Alcuni inoltre, sottolinea Bubbio, accusano la BSC di scarsa originalità, sostenendo che "non è altro che il vecchio tableau de bord", ma essa porta un contributo realmente originale, anche se pochi finora lo hanno capito: "Fa ragionare il management su poche variabili chiave legate da relazioni di causa-effetto, ovvero spinge a elaborare la mappa strategica, e quindi a cercare le relazioni causali tra missione, strategia e tutte le variabili di gestione: questo è un lavoro che può essere fatto solo dal vertice aziendale, nessun consulente o controller lo può fare al posto suo". ETL: uno strumento per dare valore ai dati Cos’è e come funziona la tecnologia che permette agli strumenti aziendali di lavorare anche con fonti di dati eterogenee Sono molti i dati che le aziende devono spostare da un posto a un altro, come per esempio da un'applicazione di business a un'altra, oppure a un data warehouse. I manager italiani studiano poco... L'unico problema è che questi dati si trovano sparsi su sistemi eterogenei di Come già detto nell'articolo principale, delle aziende che hanno partecipato all'indagine il 18% utilizza la Balanced ogni tipo e hanno, quindi, formati disparati; Scorecard e l'8% è interessata. Delle altre realtà, il 19% per esempio, un sistema di CRM può non è interessata, ma soprattutto il 55% non ne ha mai definire un cliente in un modo, mentre un sentito parlare: "Abbiamo intervistato persone che sono direttori amministrativi, finanziari e controllori di gestione di sistema di contabilità di back-end può aziende che, grandi o piccole, hanno marchi molto noti definire questo stesso cliente in modo spiega Massimo Solbiati, docente di programmazione e diverso. controllo alla LIUC di Castellanza -. Eppure non hanno mai sentito neanche parlare di quello che è forse il più importante modello manageriale degli ultimi anni". Al dato del 55% tra l'altro si aggiunge una quota di 'non interessati' perché non conoscono bene il modello : "Questa è una dimostrazione lampante del fondamentale problema italiano della carenza di aggiornamento dopo l'entrata nel mondo del lavoro". Per risolvere questo problema, esistono i software ETL (extract, transform and load), che permettono di leggere i dati dalla loro fonte, ripulirli e formattarli in modo uniforme, e poi caricarli nel repository di destinazione per l'uso. I dati utilizzati nei processi di ETL possono provenire da qualsiasi tipo di fonte: un'applicazione di mainframe, un'applicazione ERP, un file di testo, un foglio elettronico Excel o persino una coda di messaggi. Pagina 19 di 19 Estrarre i dati L'estrazione dei dati può avvenire attraverso Java Database Connectivity, la tecnologia Open Database Connectivity di Microsoft, del codice di tipo proprietario, oppure attraverso la creazione di flat file. Dopo l'estrazione, i dati vengono trasformati o modificati a seconda della specifica logica di business coinvolta, così da poter essere inviati al repository di destinazione. Approccio build or buy L'ETL consente ai gruppi di utenti che si trovano all'interno di un'azienda di lavorare con una sola versione dei dati che rappresentano la 'verità'. L'ETL ha permesso a una grande azienda come Motorola di raccogliere informazioni provenienti da trenta sistemi diversi di approvvigionamento e di inviarle al proprio data warehouse globale per la gestione della supply chain, al fine di analizzare ciò che l'azienda stava spendendo in totale. In passato, spiegano i responsabili, le aziende impegnate in progetti di data warehousing utilizzavano spesso del codice di tipo proprietario per supportare i processi di ETL. Anche quelle che sono state capaci di portare a termine implementazioni di successo, si sono accorte che i formati dei file di dati originali e le regole di validazione applicate sono in continua evoluzione. Situazione che ha imposto interventi di modifica e manutenzione sul codice ETL. Queste aziende hanno riscontrato problemi via via crescenti con il crescere dei sistemi e la quantità dei dati presenti. Un aspetto fondamentale di una infrastruttura ETL è infatti la scalabilità. Esistono diversi modi per eseguire questa trasformazione e la mole di lavoro necessaria varia da un caso all'altro. I dati potrebbero richiedere soltanto una riformattazione, ma la maggior parte delle operazioni di ETL richiede anche la pulizia dei dati al fine di rimuovere le voci doppie e migliorare quindi la consistenza. Parte di ciò che questo software fa è esaminare i singoli campi di dati e applicare delle regole per convertirne i contenuti in modo compatibile con il formato richiesto dal repository di destinazione o dall'applicazione finale. Per fare un esempio, la categoria di distinzione uomo/donna potrebbe essere rappresentata con 'U/D', un flag digitale 0/1 o altro; il software ETL è in grado di riconoscere che i dati hanno lo stesso significato e convertirli nel formato di destinazione. Oltre a ciò, il processo di ETL potrebbe anche standardizzare i campi nome e indirizzo, verificare i numeri di telefono o espandere i record con campi aggiuntivi contenenti informazioni di tipo demografico oppure dati provenienti da altri sistemi. I problemi affrontabili con l'ETL possono essere molto più complessi. Si immagini, Tra i fornitori di sistemi di ETL pacchettizzati vi è Microsoft, per esempio una azienda utente che che offre servizi per la trasformazione dei dati all'interno del utilizzi software Oracle per la parte database SQL Server. Anche Oracle ha incluso alcune finanziaria, software PeopleSoft per le funzionalità ETL nel proprio database, mentre IBM offre un componente DB2 Information Integrator da utilizzare con i risorse umane e applicazioni SAP per la suoi prodotti di warehousing. produzione, e che debba accedere ai A fianco dei vendor di motori database esistono anche dei dati di ognuno di questi sistemi per fornitori specializzati che offrono piattaforme ETL di più elevate prestazioni integrabili con differenti database. Tra applicazioni di governance. Questa queste vi sono Informatica, Ascential Software e operazione richiederebbe l'utilizzo del Hummingbird. Il software prodotto da terze parti è in grado software ETL per estrarre i dati dai di consentire l'integrazione con un'ampia varietà di applicazioni e strutture di dati di tipo eterogeneo. sistemi d'origine, il che in alcuni casi non è semplice come può sembrare. Per esempio, per estrarre i dati dall'applicazione SAP utilizzata in produzione, sarebbe necessario generare del codice I fornitori Pagina 20 di 20 proprietario ABAP di SAP al fine di ottenere le informazioni relative alle spedizioni e agli ordini di acquisto aperti. La trasformazione avviene quando i dati provenienti dalle varie fonti vengono mappati, puliti e riconciliati in modo da poterli collegare tra di loro, per esempio con i crediti legati alle fatture e così via. Dopo la riconciliazione, i dati vengono trasportati e caricati nel data warehouse per l'analisi di aspetti quali i tempi dei cicli di produzione o il totale dei crediti da clienti. Il software ETL è usato non solo per il data warehousing e le attività di business intelligence, ma anche per spostare dati tra applicazioni di business, come per esempio da un sistema ERP a un'applicazione di CRM. Il mercato della BI torna in buona salute Crescita a due cifre per il data mining, ma anche i comparti più tradizionali dimostrano vivacità di Elena Vaciago (Associate consultant, local research - IDC Italia) Il settore della business intelligence si è dimostrato negli ultimi due anni, caratterizzati da una perdurante situazione di stagnazione degli investimenti ICT, un segmento tutto sommato in buona salute, in grado di evidenziare una crescita nell’adozione di soluzioni, seppure limitata, comunque costante. A livello europeo, analisi IDC mostrano che il mercato del software BI ha registrato nel 2003 una performance addirittura superiore a quella attesa, raggiungendo il valore di 1,3 miliardi di dollari nel 2003, con una crescita del 7,3% rispetto al 2002 (da confrontare con la crescita dell’1,9% che era stata registrata nel 2002 rispetto al 2001). La spiegazione viene in gran parte attribuita a un migliore contesto macroeconomico che ha rilanciato gli investimenti in quest’area, soprattutto associati a iniziative volte a migliorare la customer satisfaction o a migliorare la misurazione delle performance aziendali. Le stesse analisi mostrano che esistono differenze di performance fra i tre segmenti in cui IDC suddivide il mercato della business intelligence: strumenti di query, reporting e analisi; data mining; data mart/data warehouse. Il segmento a registrare la maggiore crescita è stato quello delle soluzioni di data mining (+15,7%) mentre il segmento più maturo degli strumenti di query, reporting e analysis ha registrato una crescita del 6,2% e quello delle soluzioni package di data mart/warehouse del 4,5%. In parte questi numeri sono legati al fatto che molte funzionalità ‘tradizionali’ di business intelligence vengono oggi fornite ‘embedded’ nel software DBMS, un fatto che obbliga i vendor della business intelligence a progettare la propria offerta sul fronte dell’innovazione e dell’allineamento con gli obiettivi di business delle aziende. Pagina 21 di 21 Per quanto riguarda invece la propensione dei diversi settori verticali, tutti mostrano oggi una forte propensione a investire in business intelligence, dai settori tradizionalmente già operativi da tempo in questo campo (finanza, TLC, retail), che continuano comunque a fare investimenti in BI, a settori che stanno muovendosi oggi maggiormente in quest’area (PA centrale, assicurazioni, sanità, utilities). Previsioni e trend di mercato Per i prossimi anni, IDC non prevede cambiamenti strutturali nel segmento della business intelligence, che continuerà a registrare un tasso di crescita sempre a una cifra. I fattori che guideranno l’adozione di questi strumenti, e che i vendor dovranno tenere in attenta considerazione in un contesto molto competitivo e di pressione sui prezzi, saranno: - La domanda di software di business intelligence completo nelle funzionalità e crossplatform. Soluzioni quindi in grado di supportare ambienti molto complessi nel favorire la circolazione di informazioni e l’analisi delle stesse, per raggiungere obiettivi di performance management dell’impresa. L’insieme di elementi infrastrutturali (ETL, metadata, strumenti analitici), di best practices e di applicazioni ad-hoc per le diverse aree o strategie aziendali (CRM analitico, analisi predittive, BPM) rappresenta oggi un punto di forza dei vendor, perché li mette in grado di rispondere in modo più conforme alle reali esigenze delle aziende. - Un’offerta di strumenti di business intelligence competitiva dal punto di vista tecnologico. Un punto di forza importante sarà la capacità del vendor di offrire una strada evolutiva della propria offerta verso target avanzati in termini di performance, scalabilità, migliori strumenti di amministrazione dei sistemi, portabilità dei processi su differenti piattaforme, interoperabilità (sia in termini di accesso alle strutture dati sia in termini di apertura agli standard), semplicità nell’interscambio dei dati, utilizzo dei Web services e di sistemi di middleware per la gestione del ‘message queuing’. Queste evoluzioni spingono tra l’altro la base utenti a migrare verso soluzioni più avanzate ed efficienti di business intelligence. - Un’integrazione della BI con gli ambienti ERP, data oggi per scontata dalle aziende. Gli stessi ingenti investimenti in queste piattaforme spingono oggi gli utenti verso un migliore sfruttamento delle informazioni prodotte. Inoltre, poiché spesso gli utenti di applicazioni BI non hanno particolare dimestichezza con gli strumenti informatici, sarà favorita la realizzazione di intuitive interfacce Web-based, con prodotti che non influenzano le infrastrutture esistenti nelle aziende, multi lingua, multi piattaforma e con accesso a dati provenienti da sorgenti eterogenee. Le soluzioni dovranno essere facilmente e rapidamente integrabili nei portali aziendali, che diverranno l’ambiente preferenziale per accedere ai dati, condividere le informazioni e interagire con le applicazioni di business intelligence. Pagina 22 di 22 Inoltre, elementi che potrebbero condizionare questo mercato sono la continua domanda di soluzioni volte a incrementare l’efficacia di investimenti CRM e SCM già effettuati, oltre alla pressione attuata da nuove regolamentazioni (come per esempio Basilea II), che possono portare le aziende nella direzione di un migliore controllo dei processi finanziari e di risk management, e di conseguenza di tutte le informazioni associate ai processi di business. Così si divide la business intelligence In dettaglio i tre segmenti in cui IDC suddivide il mercato della business intelligence: - Strumenti di query, reporting e analisi. Questo segmento include il software che supporta gli utenti finali nell’accesso ai dati, le interrogazioni e la costruzione di report, oltre che i tool per le analisi multidimensionali OLAP. - Data mining. Comprende tecnologie, quali le reti neurali e il clustering, sviluppate allo scopo di creare/scoprire le relazioni fra i dati ed estrapolare informazioni predittive in base a modelli statistici. A frenare ancora questi investimenti saranno invece: La tendenza delle imprese a rimandare gli investimenti, o a preferire progetti di piccola taglia, modulari e con ritorni certi, elementi che continueranno a esercitare una pressione al ribasso sui prezzi del software. La possibilità per le aziende di accedere a funzionalità di business intelligence anche dai nuovi prodotti DBMS (vendor come Microsoft, Oracle e IBM continuano infatti a incrementare le funzionalità di business intelligence all’interno dei propri database). La tendenza comunque delle imprese a continuare a sviluppare internamente (principalmente su fogli elettronici Excel) le funzionalità di analisi e reporting. Un possibile consolidamento del settore in seguito a operazioni di acquisizione e fusione, che potrebbe rallentarne per qualche anno la crescita. La tendenza degli stessi vendor (ad esempio Business Objects, Cognos, Hyperion, e SAS) a produrre pacchetti applicativi partendo dagli strumenti di base BI, e quindi di vendere ai clienti prodotti finiti (il che si traduce in una crescita maggiore del mercato delle applications che ‘cannibalizza’ il mercato specifico della business intelligence). Pagina 23 di 23 Glossario Business intelligence: è l’insieme di attività e strumenti usati per analizzare una quantità di dati singoli al fine di trarne conclusioni di carattere strategico e generale. Prevede diverse componenti tecnologiche, tra cui database, data warehouse, data mart e sistema di query & reporting. ERP (enterprise resource planning): coniato all'inizio degli anni Novanta, l’acronimo riassume le attività supportate da applicazioni software con le quali si realizza la gestione integrata delle risorse coinvolte nella creazione dei prodotti e servizi dell’azienda. I vantaggi apportati da un sistema ERP sono numerosi, dalla qualità dei dati alla tempestività dell'analisi, visibilità sui risultati della gestione e sulla proprietà dei processi. ETL (extraction, transformation and loading): è l’insieme delle attività e strumenti con cui dati collocati all’interno di fonti eterogenee (ad esempio database standard e non standard) vengono letti, omogeneizzati e trasferiti ad altre applicazioni per l’elaborazione. Lo strumento di ETL funge dunque da schermo nei confronti delle applicazioni a cui trasferisce i dati, mascherando le specificità e le disomogeneità sottostanti. Reporting: attività di sintesi delle informazioni provenienti da indagini condotte sui dati aziendali. L’obiettivo è generare documenti facilmente comprensibili dai destinatari e comprensivi di statistiche, grafici etc. Web services: Applicazioni caratterizzate da dimensioni molto ridotte e funzionalità specifiche. Rappresentano un modo innovativo, in via di affermazione sul mercato, di concepire la progettazione del software: invece di avere applicazioni multifunzionali, che per lavorare richiedono una rilevante potenza di calcolo, i singoli Web services sono indipendenti l’uno dall’altro ed entrano in funzione solo in caso di bisogno. Documento reperibile, assieme ad altre monografie, nella sezione dossier del sito www.sanpaoloimprese.com Documento pubblicato su licenza di IDG Communications Italia – Copyright IDG Communications Italia Fonte: Computerworld Italia, settimanale di informatica per le aziende italiane – IDG Communications Italia Pagina 24 di 24