erp e business intelligence

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erp e business intelligence
dossier
ERP
E BUSINESS INTELLIGENCE
L’avvento di Internet ha aperto gli archivi dei software gestionali,
permettendo una profonda integrazione e scambio di dati
tra le varie componenti del sistema informativo aziendale
Tra le collaborazioni più importanti vi è quella tra l’ERP,
per cui transitano tutti i principali processi di business,
e gli strumenti di analisi dei dati
A cura della redazione di Computerworld Italia
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ERP + BI = innovazione organizzativa
Il software di ERP (enterprise resource planning) è il fulcro del sistema informativo
aziendale: custodisce le procedure con cui l’azienda determina gli approvvigionamenti,
sorveglia la produzione, remunera i fornitori e i dipendenti, registra le entrate. Tra il serio e
il faceto si può dire che sia questa l’unica parte del sistema informativo di cui tutti, anche i
meno preparati tecnicamente, comprendono l’utilità (oltre al collegamento a Internet a
banda larga), e l’unico per il quale l’ufficio IT venga automaticamente sollevato da
qualunque impegno contingente in caso di problemi.
Il ruolo strategico dell’ERP si accompagna però storicamente a una visione esclusiva delle
sue competenze, ovvero di strumento isolato dagli altri e capace di far transitare le
informazioni solo all’interno dei suoi stessi moduli. Il profondo cambiamento imposto da
Internet ai processi e ai sistemi informativi ha comportato anche l’apertura dell’ERP ad
altre soluzioni, dai sistemi di CRM a quelli di business intelligence, che ora accedono ai
suoi archivi come a una specie di miniera da cui estrarre informazioni a piene mani.
Tra tutte le combinazioni possibili di software gestionali, il dossier si concentra su quella
tra ERP e strumenti di analisi e reportistica. E’ grazie ad essi che le aziende più moderne
ottimizzano la propria efficienza, studiando in corso d’opera l’andamento delle iniziative
invece di attendere la fine dell’anno e la chiusura del bilancio per capire se le scelte degli
ultimi dodici mesi hanno pagato o meno. Non a caso dai tradizionali report, mirati
esclusivamente alla dirigenza, la business intelligence si sta rapidamente evolvendo in
direzione di modelli caratterizzati da concetti a prima vista distinti (come balanced
scorecard, ETL – extraction, transformation and loading, CPM - corporate performance
management, BAM - business activity monitoring), ma accomunati dalla stessa ricerca
dell’efficienza attraverso l’analisi sempre più immediata delle informazioni disponibili.
Una questione affatto secondaria sono i rischi impliciti nell’eccessiva estensione della
business intelligence all’interno dell’azienda: la discesa degli strumenti di analisi e
reportistica dai massimi dirigenti ai livelli inferiori della gerarchia può generare più
confusione che certezze, almeno nel personale non sufficientemente preparato. Dunque
l’introduzione degli strumenti di business intelligence va pianificata con attenzione, per
evitare che abbia effetti destabilizzanti sulla capacità dell’organizzazione di darsi e
mantenere nel tempo una chiara linea strategica.
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Le applicazioni riprendono a navigare
La bonaccia è finita: AMR prevede una crescita lenta ma costante per il mercato degli
ERP nei prossimi anni
Nel 2003 gli sviluppatori di sistemi ERP hanno continuato a ricavare la maggior parte dei
loro fatturati dai clienti già
acquisiti, ma verso la fine
I trend di spesa delle PMI italiane
dell'anno si è iniziato ad
assistere anche a una ripresa
Alcuni dati sullo scenario relativo alle PMI italiane e ai trend di spesa
dei processi di software
riferiti a differenti tipologie di offerta sono stati recentemente forniti da una
indagine effettuata dall'Osservatorio ICT/PMI dell'Asam (Associazione
selection, relativi ai package
per gli Studi Aziendali e Manageriali) dell'Università Cattolica di Milano.
gestionali integrati, messi in
Pur trattandosi di dati derivanti da una indagine che si presta a non poche
campo da diverse aziende
riserve (vedi riquadro) lo scenario che li accompagna merita di essere
comunque presentato.
utenti.
Questo scenario mostra una PMI ancora ingessata e bloccata nelle sue
Questo primo segnale
potenzialità innovative da ostacoli in gran parte di tipo culturale, con un
incoraggiante di ripresa del
atteggiamento prevalente di vecchio tipo verso gli asset ICT, visti come
un costo da gestire e tenere sotto controllo piuttosto che come una
mercato delle applicazioni
risorsa di supporto strategico, vitale per la crescita, l'apertura di nuovi
viene da un recente studio
sbocchi commerciali e una migliore 'intelligenza' dei mercati.
pubblicato dalla società di
"La propensione all'innovazione - dichiarano gli autori dell'indagine - è
molto bassa. Soltanto il settore tessile investe una parte significativa del
analisi AMR Research,
proprio budget ICT per l'implementazione di nuovi progetti". Gli altri
secondo la quale il ritorno a
settori indagati (commercio al dettaglio, all'ingrosso, alimentare, delle
una prospettiva di crescita del
attrezzature da trasporto, chimico, meccanico e metallurgico) investono
invece prevalentemente nella manutenzione dell'installato. Le previsioni
mercato è dipeso
per l'anno in corso non indicano grandi progressi, anche se nel medio
essenzialmente da due fattori.
periodo la componente innovazione dovrebbe crescere rispetto a quella
In prima istanza, spiega AMR,
di pura manutenzione; a fine 2004 gli investimenti medi in nuovi progetti
ICT per settore rappresenteranno oltre il 40% della spesa totale, con
i principali fornitori di sistemi
valori ancora più bassi per le PMI del settore meccanico.
ERP hanno esteso le loro
Venendo a qualche indicazione più di dettaglio, l'indagine fornisce una
competenze in altri settori
serie di dati (diffusione, livello di soddisfazione ecc.) relativi ai sistemi per
l'elaborazione dei dati, ai servizi tecnologici e alle soluzioni applicative.
limitrofi al comparto delle
Le soluzioni applicative assorbono circa il 40% della spesa in ICT. Nel
applicazioni gestionali 'core' 2003 la parte del leone (circa l'80%) l'hanno fatta le soluzioni gestionali,
supply chain management,
quelle integrate in modo particolare, mentre altre aree applicative
solitamente di punta (la business intelligence, in particolare) giocano
customer relationship
ancora un ruolo secondario. Le soluzioni gestionali integrate fanno da
management, procurement,
vera e propria calamita di investimenti, sia per la componente nuovi
business intelligence progetti sia per quella di manutenzione. Un forte elemento di richiamo è
dato proprio dalle caratteristiche di integrazione di queste soluzioni.
diventando, in alcune nicchie,
Insomma l'ERP (che si tratti del grande package internazionale o di una
anche dei veri e propri leader
versione 'lite') vengono visti non solo come insieme di soluzioni specifiche
di mercato.
per i differenti processi aziendali, ma anche, se non di più, come
piattaforma infrastrutturale, vero e proprio backbone su cui costruire, da
Tale ampiezza di offerta,
qui in avanti, tutte le evoluzioni del proprio Sistema Informativo aziendale.
coniugata con il desiderio di
Le previsioni per il 2004 confermano questi trend, con valori di spesa in
molte aziende utenti di
crescita, nelle PMI di 4 punti percentuali. La distribuzione della spesa
continuerà ad essere sbilanciata verso i sistemi integrati (66%) mentre le
standardizzare il più possibile
restanti soluzioni applicative (Business Intelligence, sistemi CAD ecc.)
le applicazioni nelle proprie
presentano una spesa media bassa.
organizzazioni su un numero
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molto ridotto di fornitori software, per AMR si tradurrà in significativi benefici per i vendor di
'ERP estesi' che nei prossimi anni avranno l'opportunità di aumentare la porzione di
budget IT a essi riservata dai loro clienti.
In secondo luogo, il forte ridimensionamento di nuovi progetti ERP registrato negli anni
scorsi ha prodotto le condizioni di base ottimali per innescare una domanda di sostituzione
dei vecchi sistemi ERP che, secondo le previsioni di AMR, avrà la possibilità di tradursi in
una crescita delle vendite di nuove licenze di moduli ERP 'core' (amministrazione, finanza
ecc.) a partire dalla seconda
metà del 2004 in avanti.
Un campione attendibile?
Esistono ancora molte realtà,
infatti, che mantengono attive
(Paolo Lombardi) L’indagine dell'Osservatorio ICT/PMI dell'Asam,
descritta in un altro riquadro a corredo dell’articolo princiale, è stata
vecchie applicazioni a supporto
effettuata su 50 PMI attive in otto settori. 50 è un numero che non può
totale o parziale del loro
non suscitare qualche perplessità, nel momento in cui viene ritenuto
business. Vecchie applicazioni
rappresentativo di un universo che, oltre che estremamente ampio (in
Italia ci sono milioni di PMI) è estremamente variegato per tipologie
che, seppur aggiornate all'Anno
produttive, organizzative, dimensionali e così via, a partire dalle stesse
2000 e all'euro, oggi risentono
differenze che distinguono una 'piccola' da una 'media' impresa.
comunque dell'usura del tempo
La composizione del campione di aziende che hanno risposto
all'indagine era la seguente; 10% aziende chimiche, 16% alimentari,
poiché non sono in grado di
8% tessile, 26% meccanica, 10% metallurgica, 4% attrezzature da
supportare i nuovi processi di
trasporto, 10% commercio al dettaglio, 16% commercio all'ingrosso.
business delle imprese. Un
Sulla base di queste percentuali dovremmo assumere che il
comportamento di spesa e di utilizzo riguardo all'ICT di 4 imprese del
livello di obsolescenza che non
settore tessile (settore che nel campione dell'indagine Asam pesa
permette alle aziende utenti di
infatti per l'8% sul totale delle imprese indagate che, ricordiamo, è di
partecipare adeguatamente alla
50) sarebbe rappresentativo delle decine di migliaia di imprese di
questo settore, imprese non solo numerose ma anche estremamente
nuova sfida della competitività
diversificate per dimensioni, collocazione nelle filiere produttive,
indotta dalla globalizzazione dei
tipologie proprietarie, organizzative, produttive ecc.
mercati.
Ripetiamo, l'universo delle PMI comprende una tale enorme quantità e
varietà di imprese da rendere davvero difficile (se non impossibile)
AMR crede che questi due trend
ricondurre a unità significativamente valida i risultati delle indagini,
determineranno, a partire già da
tanto più se queste sono basate su campioni numericamente poco
quest'anno e in quelli successivi,
significativi in valori assoluti. Secondo il nostro modesto parere l'unica
possibilità che rimane per avere qualche fotografia utile dei fenomeni
una crescita costante del
che caratterizzano il mondo delle PMI italiane è quella di indagare
mercato delle soluzioni ERP e
(come hanno fatto molte altre indagini) cluster o raggruppamenti di
una nuova messe di opportunità
imprese in qualche modo assimilabili (per motivi geografici,
dimensionali, di tipologia produttiva o organizzativa, per collocazione
che potranno essere colte dai
all'interno di filiere produttive più complesse o per altro ancora) e su
vendor del settore
campioni decisamente più significativi in valori assoluti.
particolarmente nel segmento
Si tratta di una questione metodologica di una certa importanza visto
che il comparto delle piccole medie imprese, decisivo per le sorti
delle piattaforme applicative
dell'economia italiana, è anche il maggior bacino di domanda IT
dedicate alle medie aziende.
ancora inespressa e quindi, di riflesso, quello che attira maggiormente
l'attenzione di tutti i vendor di IT. Quindi, un ambito di osservazione
davvero allettante anche per il business della ricerca di mercato...
I processi di concentrazione
dell'offerta
La concentrazione degli
operatori dell'offerta del mercato ERP ha portato i tre principali fornitori del settore - ovvero
SAP, PeopleSoft e Oracle - a controllare oggi il 64% di tutto il fatturato a livello mondiale
del settore e il 69% dei ricavi da licenze. Questo dominio è stato determinato inoltre dalla
capacità dei tre principali operatori di essere presenti con la loro offerta ERP in tutte le
aree geografiche del mondo, in decine di segmenti verticali e nelle diverse fasce delle
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medie, grandi e grandissime aziende, e per alcuni di questi da poco tempo anche in quella
delle piccole imprese. Inoltre bisogna tener conto del fatto che le grandi aziende utenti
hanno comunque continuato a investire in ERP nel corso del 2003, mentre le imprese di
fascia media, medio-bassa e piccola hanno frenato molto di più gli investimenti ICT in
generale, ma soprattutto nel settore delle applicazioni. La quota di mercato dei tre primi
player è stata quindi alimentata dalla spesa dei 'big spender globali' che difficilmente ormai
si rivolgono ai fornitori ERP più piccoli o comunque che agiscono solo su alcune regioni e
non a livello mondiale.
Le prospettive future
Per AMR il mercato ERP nei prossimi due anni sarà caratterizzato da tre elementi: la
ripresa dei processi di fusione e acquisizione tra operatori, la differenziazione 'geografica'
della clientela e una lenta ripresa del mercato.
Le acquisizioni che hanno caratterizzato la seconda metà del 2003 hanno dimostrato che
ormai gli operatori più importanti sono in grado di mettere in campo una variegata
combinazione di strumenti finanziari in grado di 'portare a casa' in poco tempo importanti
quote di mercato o in nicchie di mercato, funzionalità specifiche e presenza geografica che
risultano 'mancanti' alle loro strategie. Proprio in coerenza con una politica definibile di
'presenza globale', AMR prevede che il processo di consolidamento nel settore ERP,
scontata una pausa di qualche mese dopo le grandi operazioni del 2003, sia destinato a
riprendere molto presto e a proseguire nei prossimi due anni, per inizitaiva non più solo dei
primi tre vendor, ma anche dei 'follower', come per esempio Microsoft.
Dal punto di vista geografico, invece, il mercato ERP si 'spezzerà' in due. Nelle aree più
mature, ovvero il Nord America e l'Europa Occidentale, i vendor punteranno
principalmente su un mercato di sostituzione e tenteranno di aggredire il segmento delle
medie aziende. Mentre, i nuovi clienti delle soluzioni ERP arriveranno invece
principalmente dai mercati emergenti: Cina, India ed Europa Orientale.
Infine, le politiche di investimento ICT messe in atto negli anni passati dalle aziende utenti,
dopo aver provocato non poche difficoltà anche ai vendor ERP, cominceranno a dare i
primi benefici anche agli attori dell'offerta. La politica degli investimenti incrementali che ha
preso forma dal 2001 in poi, inizierà a dare un effetto positivo sul valore medio dei contratti
di acquisizione di soluzioni ERP e, di conseguenza, sul fatturato dei relativi vendor. A
lungo termine, la strategia del passo dopo passo adottata dalle aziende utenti aiuterà i
fornitori ERP a sostenere i flussi di fatturato nel tempo, ma questa stessa politica nel breve
termine determinerà una ripresa del mercato, anche se questa sarà molto lenta.
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Gestire e pianificare, ma con un solo applicativo
Tecnologia innovativa per gli schedulatori
di Emiliano Brunetti
La pianificazione della produzione è un argomento piuttosto vasto. Se è facile enunciare il
problema teorico (si devono produre degli oggetti e dunque è necessario disporre le
materie prime su un numero finito di macchine di produzione), calarlo nella realtà pratica
può diventare molto complicato. La pianificazione, infatti, si articola in diverse fasi, delle
quali la vera e propria schedulazione (disposizione del materiale sulle macchine) è solo
una parte. Le esigenze di produzione, inoltre, sono soggette ai vincoli imposti dalla
congiuntura economica: oggi più che mai è necessario risparmiare e, dopo che molti
settori industriali sono stati colpiti da ristrutturazioni anche molto pesanti, l'unica via
possibile sembra quella di tagliare, o almeno ottimizzare, i costi di produzione. Con una
programmazione più accurata forse si possono evitare anche i più piccoli fermi macchina,
in situazioni in cui una macchina ferma per un'ora può modificare sensibilmente il piano di
ammortamento della macchina stessa.
Segnali di convergenza
Sono diversi i technology provider che stanno cercando strumenti in grado di risolvere
questa complessità. Da una parte i produttori di gestionali verticali, ormai consci del fatto
della necessità di una parte di 'intelligenza' capace di affrontare il problema della
schedulazione: le sole funzioni di gestione acquisti, vendite e parte amministrativa da sole
non garantiscono la vendita del prodotto. Dall'altra, una nicchia di mercato specializzata
nella produzione di schedulatori si sta rendendo conto che all'utente finale non basta il
solo schedulatore. "L'era del best of breed - ci ha detto Anilkumar Dave, esperto di
produzione industriale e coordinatore del progetto Penelope, uno schedulatore per il
mondo tessile parte del progetto Eutist-Ami dell'Unione Europea - è passata. È troppo
costoso far dialogare sistemi diversi e ci sono problemi di scalabilità. Solo le aziende molto
grandi possono acquistare prodotti di EAI, come per esempio Tibco. Le piccole realtà,
soprattutto nel mondo del tessile, non se lo possono permettere". Dunque per evitare i
costi spesso proibitivi dell'EAI i produttori di gestionali e schedulatori stanno in un certo
senso convergendo. Anzi, secondo Dave "i produttori di schedulatori puri ormai sono
pochi", ed è nata tutta una serie di "applicazioni che sconfinano dalla schedulazione nel
gestionale ma che non sono esattamente dei gestionali".
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Acquisizioni o partnership?
Se 'convergenza' è la parola più adatta, questo non necessariamente significa
consolidamento del mercato. In un panorama in cui chi produce gestionali spesso non è in
grado di gestire anche la parte di schedulazione, mentre chi fa schedulatori non ha la forza
per gestire tutto il resto, la scelta delle
sinergie può essere interessante. Dato
La pianificazione nel tessile
per scontato che scrivere un gestionale
da zero oggi è impensabile, secondo
Penelope (www.penelopeproject.org) è uno schedulatore
Dave "chi produce buoni gestionali e
ad alta tecnologia per il mondo del tessile, erogato sotto
conosce
bene
il
suo
mestiere,
forma di applicativo Web-based. Il progetto ormai è
terminato e attualmente è a disposizione del consorzio
difficilmente acquisisce rapidamente le
TQR (textile quick response, nato per realizzare una
competenze necessarie per produrre
piattaforma comune di intesrcambio dati in XML per il
anche un buon schedulatore. Per questo
mondo tessile e finanziato nel 2002 dal Ministero per le
Attività Produttive), che conta oggi circa 70 aziende. Lo
esistono gruppi localizzati per distretti
schedulatore c'è, ma mancano gli altri elementi
industriali, come in Veneto per le
fondamentali per un'azienda tessile, come la gestione delle
confezioni o in Lombardia per la chimica,
disponibilità di magazzino. Va detto che Penelope è in
grado di scambiare dati con altri programmi anche
che unendo il gestionale con il
attraverso Web services, ma evidentemente progetti di
pianificatore e lo schedulatore possono
integrazione di questo tipo per il settore tessile non sono
fare offerte interessanti ai propri clienti".
ancora economicamente praticabili.
I grandi vendor di gestionali, come SAP
per esempio, hanno quasi sempre un
pianificatore interno che in parte risolve il problema dell'integrazione. "Purtroppo - ci ha
detto Dave - spesso questi pianificatori si basano su metodi deterministici e non si può
certo parlare di prodotti tecnologicamente all'avanguardia. Però il guadagno è che un
grande gestionale ha sicuramente la forza per gestire tutto ciò che ruota intorno alla
pianificazione".
Dalla ricerca pura all'industria
La tecnologia per la pianificazione
A parte le questioni di offerta e
Gli algoritmi genetici (GA, dall'inglese genetic algorithms)
integrazione
tra
prodotti,
bisogna
sono un paradigma computazionale, ispirato dalla
meccanica della selezione naturale, che può essere
considerare anche gli aspetti più
utilizzato per risolvere una lunga serie di problemi pratici.
puramente
tecnologici
della
Le origini dei GA risalgono ai primi Anni '60 e al lavoro di
schedulazione. In questo caso la
John H. Holland che per primo intuì che se la selezione
naturale aveva funzionato così bene con gli esseri viventi,
differenza tra 'buono' e 'cattivo'
opportunamente formulata avrebbe potuto funzionare
schedulatore è il tempo impiegato a
altrettanto bene con i programmi di computer. Attualmente i
raggiungere la disposizione ottimale sulle
GA sono oggetto di studio e ricerca e sono utilizzati di
diversi campi, dall'intelligenza artificiale all'economia.
macchine. Il mondo della pianificazione,
però, è estremamente vario e uno
schedulatore che si dimostra ottimo per
l'industria chimica potrebbe essere inutilizzabile per i confezionisti. "In generale - ci ha
detto Dave - non esistono schedulatori generalisti. Sono troppo diversi i dettagli
implementativi a seconda dei settori industriali". Tuttavia gli schedulatori possono essere
divisi tra quelli che utilizzano metodi deterministici e quelli che invece utilizzano algoritmi
diversi, spesso algoritmi genetici.
I motori di schedulazione basati su metodi deterministici sono storicamente i primi
schedulatori che siano stati utilizzati. Si basano sul 'solito' metodo dei polinomi di
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Lagrange da minimizzare, dunque una serie, magari piuttosto complessa, di equazioni da
risolvere con la presenza di N vincoli che rappresentano le esigenze di produzione.
Tuttavia al crescere del numero di equazioni il problema diventa sempre più difficile da
risolvere. Per questo il trend evolutivo di queste tecnologie è stato forte in questi anni. "I
metodi deterministici - ci ha detto Dave - si sono raffinati con l'introduzione di un carattere
euristico. Un motore piuttosto utilizzato si basa sui cosiddetti surrogati di Lagrange: alle
equazioni che rappresentano i vincoli si applica un'analisi storica, che nel caso il prodotto
sia integrato con un gestionale si ottiene abbastanza facilmente, che riduce la complessità
d'analisi". Ovvero riduce i tempi per ottenere la soluzione e cominciare la produzione.
Sebbene rinnovati, i metodi deterministici hanno il problema della personalizzazione:
aggiungere equazioni al modello significherebbe modificare completamente il motore dello
schedulatore.
Sistemi che 'imparano'
L'utilizzo di sistemi di autoapprendimento, come potrebbero essere gli algoritmi genetici o i
metodi cosiddetti delle 'ant colonies', è invece il filone matematicamente più raffinato. "In
realtà gli algoritmi genetici - ci ha detto Dave - sono sempre gli stessi: l'algoritmo di per sé
non cambia molto. Ciò che cambia tra uno schedulatore buono e uno meno buono è il
tempo impiegato per trovare la soluzione ottimale, che comunque sarà molto simile".
Tuttavia in questi casi è molto importante il modello di simulazione, quello che permette al
sistema di 'imparare'. "L'algoritmo genetico infatti non valuta tutte le possibili disposizioni.
Attraverso le tecniche di cross-over e delle mutazioni genetiche trova una stringa che in
quel momento rappresenta la soluzione. Una soluzione, però, che bisogna valutare se per
l'azienda sia buona o cattiva. Per questo serve un modello in grado di dare un voto alla
soluzione". Dunque strumenti più facili da adattare, forse anche più veloci, ma
matematicamente più delicati e per i quali un modello di simulazione è fondamentale. "Per
realizzare il modello - ci ha detto Dave - serve lo strumento adatto. Il problema è proprio
trovare lo strumento e fare il modello più giusto per il caso specifico. La sfida è realizzare
un modello che si automodifica volta per volta. E forse non è nemmeno così lontano:
magari, sotto un'altra forma, è sepolto nel cassetto di qualche università".
Un percorso a ostacoli per gli ERP nella produzione
Gli strumenti per schedulazione e pianificazione cedono spesso il passo ai macchinari...
di Giuseppe Goglio
Nonostante i responsabili IT incontrino ancora difficoltà nel convincere i propri vertici
amministrativi a investire in strumenti informatici, le ultime evoluzioni dei mercati
favoriscono una crescita dei software di schedulazione e pianificazione della produzione, a
partire dalle grandi aziende. Gli stretti contatti in ambito supply chain e informatizzazione
delle procedure provocano un effetto 'a cascata' anche sulle medie e piccole imprese,
chiamate a estendere la portata delle proprie soluzioni ERP per non restare tagliate fuori
dal mercato.
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Sul fronte dell'offerta, i fornitori di soluzioni hanno da qualche tempo potenziato il proprio
catalogo, presentando sul mercato moduli dichiarati come capaci di adattarsi alle singole
esigenze senza richiedere uno stravolgimento dei processi, e di integrarsi con gli altri
applicativi.
La necessità di restare in corsa
Più che di una vera e propria esigenza di pianificazione e di innovazione, gli investimenti in
software delle aziende manifatturiere sono attualmente conseguenza di molteplici
esigenze che negli ultimi tempi si manifestano in misura crescente, risultando sempre
meno procrastinabili. "Oggi, a fronte di un generalizzato eccesso di capacità produttiva e di
una forte variabilità della domanda - afferma Francesco Cantatore, solution consultant di
PeopleSoft -, sistemi di pianificazione e schedulazione reattivi a tale variabilità sono
imprescindibili per non creare un eccesso di semilavorati o prodotti finiti obsoleti". La
riduzione dei costi di gestione del magazzino, in quanto evidente, può certamente
rappresentare una 'leva' importante per l'evoluzione di un sistema ERP, ma non è l'unico
vantaggio in termini di costi di produzione che è possibile raggiungere: "La forbice che si è
creata fra lead time di mercato e lead time tecnici di sviluppo del prodotto si è
progressivamente allargata - spiega Enrico Gamba, product manager media grande
impresa di Esa Software -, creando la necessità di affidarsi a sempre più precisi strumenti
di pianificazione e di compiere sempre più sforzi per ridurre i tempi di produzione".
La semplice adozione di nuovi strumenti software non è però sufficiente a garantire a
un'azienda i benefici promessi dai fornitori di soluzioni. L'ottimizzazione dell'intera catena
produttiva richiede infatti un'attenta attività preliminare di analisi e una successiva di
messa a punto degli applicativi. Rispettando i tempi dei vari passaggi non è però escluso
che i risultati possano essere addirittura migliori delle previsioni: "Sotto l'aspetto
finanziario, le performance possono migliorare anche in misura maggiore di quanto
un'azienda possa immaginare - afferma Giancarlo Brondetta, sales manager di Adonix -.
Una buona pianificazione infatti non solo migliora la qualità del lavoro e il time to market,
ma innesca un ciclo virtuoso in tutta la catena del valore e, tra le altre cose, abbassa i
costi degli approvvigionamenti".
Gli ostacoli da superare
Dal lato utente spesso la situazione appare però meno fluida. Anche nelle aziende
manifatturiere la disponibilità di un software non implica necessariamente il suo impiego:
"Spesso notiamo un cattivo sfruttamento delle funzioni di gestione industriale dei sistemi in
uso - spiega Giancarlo Brondetta -. Questo è a nostro avviso dovuto al fatto che le aziende
si sono generalmente adeguate dal punto di vista informatico e tecnologico, ma non hanno
fatto altrettanto dal punto di vista organizzativo".
"Ogni azienda di produzione deve avere un sistema di pianificazione e di schedulazione,
ma la situazione attuale è molto lontana dallo scenario ideale - riprende Tiziana Valzelli,
product marketing manager di Oracle -. Esistono infatti aziende con sistemi di produzione
molto sofisticati e piattaforme gestionali molto tradizionali; spesso si utilizzano sistemi
diversi a seconda delle isole produttive e i sistemi di fabbrica parlano poco o niente con il
gestionale".
Secondo il punto di vista delle software house, nel mondo manifatturiero c'è ancora molto
da fare, a partire dalla fase di 'evangelizzazione'. "Anche se può sembrare paradossale,
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persino nelle PMI con una buona informatizzazione generale, strumenti di pianificazione e
schedulazione non sono così usati - afferma Fabio Vennettilli, direttore generale di Cata
Gruppo Byte -. Il motivo fondamentale è che molte aziende non sono ancora inserite in un
contesto di 'distretto industriale' e quindi di supply chain, lavorando spesso in funzione
dell'ordine dell'ultimo momento".
"Queste sacche di 'non adozione' si spiegano nel differente approccio al mercato che
hanno le imprese: quello dell'azienda 'follower' e quello dell'azienda 'leader' - riprende
Giorgio Rastrelli, direttore tecnico di Axioma -. Le prime sono troppo occupate a far
fronte alla quotidianità e finiscono per
perdere progressivamente terreno e
Il vantaggio di previsioni affidabili
competitività,
mentre
le
seconde
approfittano dei momenti di scarsa
Perché uno strumento di pianificazione della produzione
attività per migliorare a investire in
sia in grado di considerare tutte le variabili in gioco, sia
interne sia esterne all'azienda, deve essere in grado di
processi operativi e produttivi interni
simulare e confrontare tra lodo diversi scenari produttivi
attraverso l'adozione di una soluzione
prima che gli stessi si realizzino. Questa è una delle
gestionale all'avanguardia".
principali motivazioni che, nello sviluppo della più recente
versione di Diap@son, ha indotto Formula a dedicare
Spesso però, la propensione ad adottare
particolare attenzione alle componenti di APS (Advanced
nuove tecnologie non è solo questione di
Planning System).
buona volontà e visione di mercato:
Tali sistemi consentono di affrontare i problemi di
pianificazione e di logistica a diversi livelli operativi
"Esiste un'ampia fascia di mercato che, a
utilizzando modelli per ogni situazione, dalla singola linea
causa della mancanza di disponibilità
di prodotti e al singolo impianto fino ad una catena
finanziaria e di risorse umane, non è
complessa con molteplici 'varianti'.
Grazie agli strumenti di APS è possibile migliorare la
aperta a valutare l'adozione di nuove
produttività in tutti i reparti per arrivare a una totale
tecnologie - precisa Marco Sacco,
soddisfazione del cliente con il minor livello di scorte
responsabile comunicazione di Poker -;
possibili. Anticipare i problemi e non subirli quando è
troppo tardi per porvi rimedio consente anche una linearità
le aziende di piccole e medie dimensioni
di spedizione in quanto il flusso dei prodotti diventa molto
sono più propense a investire in
più coerente.
macchinari, ossia beni durevoli, che
offrono un ROI più evidente".
È a questo punto che diventa decisiva l'opera del fornitore, chiamato a dimostrare senza
incertezze i benefici delle soluzioni proposte: "Possiamo ritenere compiuta la diffusione dei
sistemi gestionali in aziende di qualsiasi dimensione, anche se rileviamo alcune
perplessità da parte delle piccole imprese - sottolinea Enrico Itri, amministratore unico di
Microarea -. È nostro compito dissipare queste perplessità, attraverso valutazioni
dettagliate del ROI".
Soluzione modulare o integrata?
La conquista del mercato manifatturiero con le nuove soluzioni di schedulazione e
pianificazione della produzione non prescinde da problematiche più generiche per l'ambito
ERP. Secondo i fornitori di soluzioni resta infatti indispensabile saper proporre applicativi
in grado di inserirsi facilmente in un contesto produttivo e integrarsi con i moduli esistenti,
gestionali prima di tutto. Diverse le strategie adottate, spesso in relazione con la tipologia
di offerta: più portate all'integrazione le piccole software house e con competenze
specifiche, più orientati alla modularità i fornitori di soluzioni complete.
"Oggi qualsiasi azienda dà per scontato che tutti i software gestionali includano funzioni
base (contabilità, magazzino, produzione, ecc.) - afferma Marco Sacco -. Sono invece
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considerati reali 'plus' funzionalità sofisticate quali moduli specifici per il supporto delle
scelte strategiche dei manager, la gestione globale dell'informazione e la produzione
intesa come integrazione con la filiera produttiva".
All'offerta più completa e modulare delle grandi software house, i progettisti specializzati
replicano con applicazioni più 'vicine' all'ambito specifico: "Presentiamo un prodotto
realizzato da una media azienda italiana per la media azienda italiana, che ne comprende
tutte le esigenze e i processi tipici - dichiara Giorgio Rastrelli di Axioma -. Molto spesso
invece l'offerta di fascia alta è l'adattamento alla realtà italiana di una soluzione nata e
pensata per un contesto internazionale".
D'altra parte, non è possibile ignorare come la scelta di aggiungere all'ERP il modulo
specifico per la schedulazione proposto dallo stesso fornitore riduca in maniera sensibile
le problematiche di integrazione: "Una soluzione modulare garantisce un ampio spazio di
sviluppo - ribatte Marcello Siliano, senior business executive si SSA Global -, consentendo
quindi di accompagnare la crescita dell'azienda".
"Se vogliamo, il nostro plus è proprio una soluzione modulare ma completamente integrata
- aggiunge Tiziana Valzelli -, che permette così grossa uniformità che si traduce in
maggiore efficienza e controllo operativo".
A prescindere dal tipo di prodotto verso cui si indirizza un'azienda utente, spesso i benefici
ottenibili grazie all'impiego di soluzioni di schedulazione e pianificazione della produzione
sono conseguenza della capacità del singolo venditore di proporre la propria soluzione e
fornire assistenza: "Per affrontare la criticità dei processi e dei flussi delle imprese
manifatturiere occorrono sì soluzioni adeguate, ma anche la competenza e la capacità di
fornire consulenza applicativa e organizzativa - conclude Enrico Gamba -. Per questo
motivo siamo impegnati ad affiancare l'azienda utente sia in fase di individuazione delle
esigenze sia in fase di implementazione".
Integrazione: un problema che non va sottovalutato
Nella scelta di un ERP, resta determinante la capacità di adattarsi a un contesto esistente
di Giuseppe Goglio
Le implicazioni economiche e le modalità di utilizzo di strumenti software per la
schedulazione e pianificazione della produzione rappresentano solamente alcuni degli
aspetti principali che concorrono a determinare la decisione di estendere un sistema ERP.
Anche in presenza della disponibilità a investire, l'installazione delle applicazioni può
rivelarsi problematica. "L'attuale panorama industriale è principalmente costituito da
aziende che spesso hanno sviluppato una piattaforma informatica in maniera
disomogenea, per cui ci troviamo di fronte a un'assoluta frammentazione delle soluzioni
APS/SCM - afferma Marcello Siliano, senior business executive di SSA Global -. La
capacità dell'azienda fornitrice di soluzioni si misura quindi anche dalla capacità di
analizzare lo scenario IT esistente e creare un flusso integrato di informazioni con i nuovi
moduli tutelando quelli esistenti".
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Spesso sottovalutato, il problema dell'integrazione si manifesta invece ogni qualvolta un
utente opta per l'estensione del proprio sistema informativo.
Quando, per ragioni tecniche o economiche, la strada del fornitore unico non è
percorribile, la capacità per un nuovo software di integrarsi con quelli esistenti diventa una
peculiarità in fase decisionale. "La maggior parte delle richieste avviene nell'ambito del
collegamento con i sistemi di rilevamento dell'avanzamento della produzione (MES) e con
il mondo del procurement e del ciclo attivo della supply chain di appartenenza", spiega
Fabio Vennettilli, direttore generale di Cata Gruppo Byte.
Mentre le grandi aziende sono generalmente più disposte a strategie di più ampia portata
e quindi a prevenire i problemi legati all'integrazione, nelle PMI e nelle aziende in rapida
crescita nel corso degli anni la situazione si è fatta più complicata. "In Italia, nelle PMI è
spesso frequente la compresenza di una soluzione ERP e di una o più soluzioni
specializzate - spiega Francesco Cantatore, solution consultant di Peoplesoft -. Si
procede allora a un'integrazione di tipo punto a punto, mentre invece per le aziende medio
grandi, più sensibili al problema dell'integrazione real-time dei processi, seguiamo
l'approccio di una nostra soluzione di EAI".
BI alle masse: più intelligenza o più confusione?
Oggi che gli strumenti di analisi vengono usati anche da utenti meno esperti, i benefici
derivanti dalla maggiore produttività e soddisfazione del cliente supereranno i rischi legati
alla cattiva interpretazione dei dati?
La business intelligence non è più uno strumento a uso esclusivo di statistici e analisti
aziendali; la sua diffusione coinvolge ormai tutte le parti dell’organizzazione aziendale, e
informazioni considerate di importanza critica vengono affidate a qualsiasi utente ne abbia
bisogno per poter svolgere il proprio lavoro.
Tra i potenziali benefici della distribuzione di funzionalità di BI a un numero maggiore di
utenti vi sono l’aumento della produttività e quello dell’operatività. L’aumento di produttività
è dovuto alla più efficiente distribuzione dei dati, in quanto le informazioni vengono inviate
agli utenti giusti al momento giusto. Attualmente, molte aziende impiegano un sacco di
tempo per aggregare i dati e per dare loro una forma che sia accessibile per gli utenti
finali, e poi a inviarli.
Evitare disastri
Altri benefici includono il miglioramento dei processi di business, la maggiore
soddisfazione del cliente e la riduzione dei costi in aree quali il marketing e le vendite; le
organizzazioni che utilizzano ampiamente soluzioni di BI stanno già registrando alcuni di
questi benefici. Insieme ai potenziali benefici, però, vi sono anche dei potenziali rischi. In
primo luogo, gli utenti potrebbero caricare nei database dati sbagliati e non comprendere
l’importanza dei dati di BI; è importante quindi che gli utenti vengano istruiti in modo
corretto e che abbiano una buona padronanza della tecnologia Le aziende devono
assicurarsi che i lavoratori sappiano come utilizzare le applicazioni di business
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intelligence, così da non trarre dai dati le conclusioni sbagliate soltanto perchè le query da
loro sottoposte non erano corrette, oppure perchè i risultati sono stati utilizzati in modo
inadeguato..
La BI non è eccessivamente complessa, ma è così potente da dover essere utilizzata con
estrema attenzione. Vi sono delle fasi di apprendimento che gli utenti devono attraversare
per essere certi di ottenere le informazioni effettivamente loro necessarie.
Per esempio, se un utente nel campo dei servizi finanziari non interpretasse correttamente
i dati relativi al segmento della base clienti che potrebbe essere maggiormente interessato
a un dato servizio, il rischio di perdere tempo e denaro in una campagna marketing
destinata ai clienti sbagliati sarebbe molto elevato.
Aspettatevi un’inondazione di richieste
Una delle imprese più difficili è la gestione delle aspettative degli utenti aziendali. Quando
si porta la business intelligence tra le masse e il personale aziendale inizia a intravvederne
le potenzialità, iniziano anche a piovere le richieste per una quantità sempre maggiore di
informazioni e di strumenti analitici. In alcuni casi, la struttura IT dell’azienda non è in
grado di far fronte a tutte le richieste, soprattutto quando vi sono troppi ostacoli tecnici da
superare, come per esempio l’integrazione delle applicazioni di BI con i sistemi di business
già esistenti.
Le organizzazioni devono anche guardarsi dall’affidare troppi strumenti di BI a un numero
eccessivo di persone; se troppi utenti utilizzano un sistema, è possibile che sorgano
problemi nell’ambito della manutenzione delle risorse e del monitoraggio delle prestazioni
e dell’utilizzo.
Attenzione alla sicurezza
Non bisogna poi dimenticare l’aspetto della sicurezza, tra cui la possibilità che vengano
compromessi dati relativi alla clientela. Una volta che le informazioni vengono rese
disponibili alle masse, senza i necessari controlli vi è il rischio che i dati finiscano nelle
mani sbagliate. Attraverso Internet, le informazioni potrebbero essere utilizzate in modo
non corretto, quindi bisogna stare estremamente attenti. Nel momento in cui molte
persone possono accedervi, le aziende devono fare attenzione al fatto che informazioni di
importanza critica non finiscano alla concorrenza.
Più vantaggi che svantaggi
La popolarità della BI aumenterà sempre più, via via che i fornitori ne introdurranno le
capacità all’interno di strumenti già familiari, come per esempio i fogli elettronici: se si
vuole offrire qualcosa alle masse, è necessario sapere che cosa le masse stanno già
utilizzando.
Le aziende che decidono di implementare la business intelligence su vasta scala possono
ragionevolmente aspettarsi costi ridotti, maggiori guadagni e maggiori livelli di fedeltà da
parte dei clienti. Un funzionario di vendita che utilizza la BI è in grado di determinare quali
clienti hanno più probabilità di acquistare determinati prodotti, mentre gli sviluppatori di
prodotti hanno idee più chiare riguardo ai prodotti e alle caratteristiche che possono
generare maggiori guadagni.
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I progressi nel campo degli strumenti di BI
I fornitori di software stanno cercando di facilitare la diffusione della business intelligence alle masse attraverso lo
sviluppo di applicazioni più facili da utilizzare e da scalare per centinaia o persino migliaia di utenti. Ecco alcuni
esempi.
- Business Objects ha lanciato lo scorso anno una nuova versione della sua suite di BI con varie migliorie, tra cui la
semplificata personalizzazione della dashboard e una nuova interfaccia grafica. L’obiettivo è quello di rendere il
software più semplice da utilizzare. Nel luglio 2003, Business Objects ha acquisito il fornitore di BI Crystal Decisions,
specializzato in prodotti di BI in grado di scalare a migliaia di utenti.
- Cognos ha introdotto, nel settembre 2003, un software di reportistica basato su Web che permette agli utenti di
creare, modificare e distribuire con facilità documenti quali le vendite settimanali o gli inventari. Il software è stato
progettato per supportare centinaia di migliaia di utenti e per integrarsi con qualsiasi tipo di applicazione o ambiente,
ed è inoltre in grado di funzionare con altri componenti di BI più sofisticati prodotti da Cognos, al fine di offrire
funzionalità di reportistica ancora più avanzate.
- MicroStrategy ha lanciato in aprile un prodotto che permette agli utenti di business di accedere alle capacità della
sua piattaforma di BI dalle applicazioni Microsoft Office, tra cui Word, PowerPoint, Excel e Outlook. Il software
consente agli utenti di accedere ai dati aziendali, creare report e dashboard, e condividere informazioni con i colleghi.
Nel novembre 2003, MicroStrategy aveva inoltre rilasciato una tecnologia di reportistica in grado di semplificare
l’utilizzo delle applicazioni di BI all’interno delle grandi organizzazioni e presso clienti e fornitori.
- SAS ha recentemente lanciato sul mercato SAS9, la nuova piattaforma di Business Intelligence basata su
un’architettura enterprise aperta e integrata; gli utenti abilitati di ogni livello e area aziendale possono accedere ai
dati, analizzarli e condividerne risultati usando un’infrastruttura comune. L’architettura di SAS9 è basata su tre server
integrabili: un server ETL per l’estrazione dei dati da tutti i database e ERP, un server di storage, per progettare,
gestire e mantenere un data warehouse, e un server BI per la distribuzione delle informazioni agli utenti. I tre server
funzionano anche separatamente e possono essere inseriti in architetture multifornitore.
I possibili rischi rallenteranno la diffusione della BI alle masse? Secondo gli esperti, i
potenziali benefici offerti dalla diffusione di informazioni strategiche a un numero sempre
maggiore di utenti aziendali sembrano superare i potenziali rischi.
In passato, soltanto pochi privilegiati avevano accesso alla business intelligence; oggi
stiamo invece assistendo alla nascita della democrazia delle informazioni.
L’azienda arriva sullo schermo in tempo reale
Il business activity monitoring fonde tecnologie diverse per realizzare il controllo dei
processi
di Emiliano Brunetti
Chi non è in grado di rispondere in tempo reale, o quasi, ormai è destinato a pagarne le
conseguenze. Soprattutto in un mercato come il finance, in cui un ritardo di qualche ora
per rispondere a un evento specifico può costare decine di migliaia di euro. Senza contare
la spinta che le nuove regole, come la Sarbanes-Oxley che richiede di creare report sugli
eventi di business più significativi (come per esempio gli ordini d’acquisto multimilionari)
entro 48 ore, stanno fornendo in questo senso. Per questo molte grandi aziende stanno
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implementando soluzioni di Business Activity Monitoring (BAM), che nelle opinioni degli
analisti sarà la risposta tecnologica a questo tipo di problemi di business.
Tutto in tempo reale
Il termine BAM è stato coniato nel 2001, in un momento in cui l’attenzione era molto
concentrata sui temi dell’enterprise application integration (EAI). In realtà non c’è una
definizione rigorosa e accettata da tutti: il BAM incorpora diverse tecnologie e si integra
con tutto il panorama di strumenti tipici dei sistemi informativi. Alcune volte si tratta di
soluzioni costruite sopra pacchetti di ERP, altre volte sono parte di suite di Business
Intelligence (BI) o ancora possono far parte di più ampi progetti di EAI.
La prima cosa da chiarire è che il BAM non è un sinonimo di BI. La BI è una vista a
posteriori di quanto è accaduto in un dato intervallo di tempo, mentre il BAM si occupa di
recuperare e presentare in tempo reale le informazioni più importanti per il business. La BI
normalmente preleva insiemi di dati da un datawarehouse, compie analisi ad ampio raggio
e cerca di interpretare i risultati. Il BAM al contrario si collega direttamente alle varie fonti
di informazione ed è molto focalizzata su argomenti specifici. Anche gli utenti di solito sono
figure aziendali diverse: mentre l’utente di BI di solito è un analista, un esperto di numeri,
chi sfrutta le soluzioni BAM è invece un quadro o un manager dell’azienda.
Dunque si può dire che il BAM è il controllo in tempo reale o quasi reale dei processi di
business e dei key performance indicator (KPI), e assolve questo compito estraendo
informazioni da una grande varietà di applicazioni o fonti dati. Presenta i risultati all’utente
sottoforma di ‘dashboard’ con indicatori, grafici di vario tipo, mappe e tabelle. Il BAM filtra
anche le informazioni che controlla basandosi su una serie di regole definite dall’utente, e
manda notifiche quando un parametro supera una soglia fissata (per esempio, le scorte di
magazzino sotto il livello richiesto oppure l’assenza di risposta da un fornitore dopo un
certo tempo dalla spedizione dell’ordine).
Dall’EAI alla BI
Dal punto di vista tecnologico una soluzione simile ha bisogno di alcuni strumenti tipici
dell’EAI. Per esempio un bus di informazioni, un message broker o un repository di dati a
bassissima latenza - qualsiasi soluzione che permetta di recuperare dati in tempo reale.
Anche l’output delle soluzioni di BAM può essere molto variegato: dashboard, posta
elettronica, alert, report convenzionali. Tutto collegato insieme in modo da fornire in tempo
reale l’informazione giusta alla scrivania giusta.
Sebbene le componenti siano tutte ormai piuttosto consolidate, l’idea del BAM è nuova e il
mercato del BAM è giovane e non proprio maturo. Spesso le soluzioni di BAM sono
ancora poco sofisticate, soluzioni che potrebbero fornire molte più informazioni e invece
sono focalizzate su specifici aspetti verticali. Alcune volte fin troppo specifici. Inoltre
l’incontro tra tecnologie diverse rende tutta la questione un po’ più delicata da affrontare.
Per esempio, il BAM non può fare a meno della BI. Da un lato per confrontare i dati forniti
in tempo reale con le analisi storiche, dall’altro per capire tramite analisi dettagliate quali
sono i processi di business che vanno controllati in tempo reale. Ma lavora anche fianco a
fianco con il Business Process Management (BPM), che fornisce gli strumenti per
sviluppare processi di business ‘end-to- end’ attraverso un’ampia serie di applicazioni
aziendali. Una soluzione molto interessante sarebbe un sistema di risposta automatica
che integra BAM e BPM. Per esempio, il BAM segnala con un alert o una notifica che un
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agente di vendita non ha realizzato il numero prestabilito di contatti, mentre il BPM sposta
automaticamente la coda di lavoro da un agente di vendita all’altro. Dunque per affrontare
un tema come il BAM serve una visione
tecnologica
e
di
business
molto
I fornitori stanno investendo
approfondita,
una
comprensione
Proprio per la loro natura interdisciplinare, le soluzioni di
interdisciplinare che alle volte è difficile da
BAM rappresentano un mercato emergente che fa gola a
realizzare concretamente: le tecnologie di
diverse tipologie di vendor. In prima linea ci sono i fornitori
così alto livello, dalle nuove alle più recenti,
di EAI, in particolar modo i fornitori ‘classici’ con un’offerta
ancora in parte basata su tecnologie proprietarie. Tibco,
tendono ad essere compartimentate e
Seebeyond e WebMethods sono entrate nel mercato del
oggetto di studio e utilizzo dei soli
BAM e hanno tutte una propria soluzione. Ma ci sono
specialisti.
offerte simili anche dai fornitori di applicazioni e data
integration, come Ascential Software o Informatica. I
grandi nomi, come IBM e Microsoft, non sono da meno. La
prima è entrata nel mercato del BAM grazie
all’acquisizione di Holosofx nel 2002, il cui software è poi
stato integrato in WebSphere Business Integration
Monitor; la seconda ha rilasciato nel marzo 2004 la prima
versione di BizTalk Server 2004 con funzioni di BAM. Nel
frattempo i fornitori puri di BAM, come iSphere e
Celequest, si rivolgono a quelle aziende che potrebbero
non avere la necessaria capacità di investimento per una
soluzione di EAI. iSphere ha un proprio insieme di adapter
ed è specializzata nella correlazione di molti eventi
asincroni in tempo reale.
Ovviamente i giganti del mondo delle applicazioni non
stanno fermi a guardare. PeopleSoft, SAP e Oracle
offrono soluzioni di tipo BAM con la capacità di controllare
in tempo reale alcune caratteristiche del business.
Tuttavia tendono a essere soluzioni di BAM più semplici e
meno flessibili delle altre, spesso troppo focalizzate
soltanto su alcuni aspetti del mondo ERP. Anche i vendor
di strumenti di management e IT governance, come
Micromuse, Computer Associates e BMC Software,
stanno entrando nel mercato del BAM - anche se, al
momento, con soluzioni forse ancora troppo concentrate
sulla parte IT del problema.
In ogni caso, ciò che più conta per orientarsi nella scelta di
una soluzione di BAM è capire che il BAM non è
un’applicazione nel senso classico del termine, ma è una
funzione che sembra destinata a diffondersi ovunque.
Online con il BAM
Come sempre in questi casi, è meglio
partire con piccoli progetti. Un modello
rilevante di un processo di business noto,
pochi ma importanti KPI e un piccolo
gruppo che riesca a fondere competenze di
business e di IT.
Indubbiamente la parte di integrazione, al
momento, è quella più importante in un
progetto di BAM, dunque quelle aziende
che hanno già realizzato progetti di EAI
funzionanti sono avvantaggiate. In qualche
caso, quindi, scegliere la soluzione di BAM
fornita dal vendor di EAI può essere
comodo o conveniente. Se, però,
l’integrazione non c’è, non è questo il
momento migliore per partire con un
progetto di EAI che potrà rivelarsi lungo,
troppo costoso e difficile. In questo caso
può essere utile guardare ai player ‘puri’ di
tecnologia BAM, o ai fornitori di soluzioni
verticali.
Qualsiasi sia la scelta tecnologica o di
prodotto, per portare a termine con successo un progetto di BAM serve una forte
collaborazione tra il reparto IT e chi decide il business dell’azienda. Non che, in generale,
ormai qualcuno possa farne a meno. Tuttavia, nel caso del BAM, come nel caso dell’EAI o
dei progetti di portale importanti, la collaborazione tra reparto IT e business dell’azienda è
fondamentale. Visto che si vanno a controllare in tempo reale dei processi di business, è il
supervisore di quel processo che sa esattamente in quali punti vuole maggiore visibilità e
dove nascono i problemi, ma è il personale del reparto IT che può aiutarlo a capire che
cosa si può fare e che cosa non si può proprio fare. Il reparto IT ha il ruolo importantissimo
di aiutare la persona di business a usare la dashboard con la quale poi controllerà in
tempo reale lo stato operativo. Infatti anche se la dashboard è l’ultimo anello di una catena
tecnologicamente complicata, è quello che renderà il BAM utile.
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Balanced scorecard, Italia avanti con giudizio
L'adozione del modello è inferiore agli standard europei. "Ma col tempo si diffonderà
anche qui"
di Daniele Lazzarin
Con un certo ritardo, ma anche le imprese italiane si stanno avvicinando alla Balanced
Scorecard. Questo in sintesi il responso principale di un'indagine dell'Università LIUC di
Castellanza su un campione di un centinaio di aziende. Nel dettaglio, si tratta della prima
fase di una ricerca condotta dal BPM Lab (BPMsta per Business Performance
Management), un osservatorio sulle pratiche manageriali delle imprese italiane a cura di
Alberto Bubbio e Massimo Solbiati, docenti della LIUC, e sponsorizzato da OutlookSoft
(che però non ha clienti nel panel).
Le altre parti della ricerca studieranno rispettivamente i rapporti tra pianificazione
strategica, controllo di gestione e corporate governance, e le strategie di preparazione ai
principi di Basilea II. Già questa prima fase, però, è molto interessante, sia perché è uno
dei primi bilanci sull'uso del noto modello manageriale di Kaplan e Norton nel nostro
Paese, sia perché fornisce diversi spunti di riflessione al di là dei dati di diffusione.
"Gli indici economico-finanziari? Ormai sono molto carenti"
Il campione della ricerca, spiega Alberto Bubbio, comprende realtà di tutte le dimensioni,
che operano prevalentemente in settori
maturi, hanno strutture organizzative
Il campione
'classiche' (in gran parte funzionali o
Il 'panel' del BPM Lab dell'Università di Castellanza
divisionali) e per lo più non sono quotate
comprende circa 250 aziende, di cui 40 quotate e 210 non
in Borsa (solo il 12% lo è). Il dato
quotate; tra esse vi sono 171 realtà manifatturiere, 55 di
principale che emerge è che le aziende
servizi e 24 della grande distribuzione. Ecco alcuni nomi:
Agfa Gevaert, Akzo Nobel, Banca Intesa, Banca Popolare
che utilizzano la Balanced Scorecard
Lodi,
Bartolini, Boehringer, Erg, Gruppo Coin, Lever
(d'ora in poi per comodità BSC, ndr)
Fabergè Italia, Lindt, Liquigas, Lavazza, Campari,
sono il 18% del campione, senza
Sammontana, Shell Italia, Sorin, Star, Total, Zucchi,
Wyeth. Alla ricerca sulla Balanced Scorecard, che è stata
differenziazioni per dimensioni, e un altro
fatta tutta negli ultimi 3-4 mesi, hanno partecipato 106
8% si dice interessato al modello. Le
aziende.
motivazioni? Avere un sistema di
controllo strategico da affiancare alle
misure economico-finanziarie (21%), allineare strategia e attività operative (16%),
introdurre indici di sintesi nelle diverse aree aziendali (11%).
"In tutto, insomma, abbiamo un 26% di aziende che usano o intendono usare la BSC, che
è un dato piuttosto basso rispetto ad altri Paesi europei; va detto che molte usano indici al
di là di quelli economico-finanziari classici, quelli di bilancio per intenderci, ma il problema
in questi casi è di collegarli tutti in un rapporto di cause ed effetti".
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Il vantaggio della Balanced Scorecard infatti è che misura le performance aziendali
basandosi non solo sugli indici di budget e bilancio, ma anche su altre tre dimensioni processi gestionali interni, capacità di soddisfare e fidelizzare i clienti, gestione di
apprendimento e innovazione -, e mettendo il tutto in relazione con missione e strategia
competitiva.
"Per esempio si parla tanto di aziende customer centric, ma del cliente spesso si sa ben
poco - rimarca Bubbio -. Con la BSC invece si tiene conto davvero del cliente, nel senso
che non solo si misurano la customer satisfaction e la fidelizzazione, ma si cercano anche
i motivi per cui il cliente è soddisfatto e fedele: senza conoscerli non è possibile decidere
azioni coordinate e strategicamente valide, eppure in genere c'è grande ignoranza nelle
aziende su questi temi".
L'antidoto per due grossi problemi
Per Bubbio comunque è solo un problema di tempi: "Per tecniche manageriali come il
budget o sistemi software enterprise come gli ERP il problema è stato lo stesso, occorre
dare il tempo alle aziende italiane di 'metabolizzare' anche il concetto di Balanced
Scorecard". D'altra parte anche le realtà che nell'indagine si sono dette 'non interessate'
non sono scettiche sulla BSC in sé, ma parlano di "scarsa conoscenza del modello", "uso
di altri indicatori", e "inadeguatezza per la loro specifica azienda". Sulla validità della BSC
in sé, insomma, non si discute: "Alla fine si diffonderà anche in Italia, perché è una
strategia originale che supera due grossi limiti: la difficoltà a rendere condivisibile la
strategia e a tradurla in azioni operative, e l'assoluta carenza delle misure economicofinanziarie a esprimere precisamente le performance delle aziende, come dimostrano le
recenti crisi di alcune imprese italiane, non percepite in tempo nelle loro reali cause, ed
evidenziate in ritardo dai tradizionali indici".
In questo senso, sottolinea il docente della LIUC, il dato forse più sconfortante della
ricerca è il solo 12,5% di aziende quotate che utilizza la BSC: "Ha ragione Borsa Italiana a
preoccuparsi di rendere oggetto di 'due diligence' i sistemi di controllo delle società
quotande". La carenza degli indici tradizionali si evidenzia in particolare per le imprese ad
alta professionalità, dotate di forti patrimoni di risorse intangibili che ormai sono sempre
più determinanti per il successo: "È per questo - spiega Bubbio - che la BSC è più diffusa
tra le imprese di servizi e della grande distribuzione, e meno nelle manifatturiere, come
emerge anche dalla nostra ricerca".
Altra risultanza dell'indagine è che chi ha introdotto la Balanced Scorecard lo ha fatto con
un lavoro di team che ha coinvolto un po' tutte le aree funzionali: le aree direzione,
amministrazione e controllo ci sono sempre, mentre risorse umane,vendite, marketing e
produzione partecipano nel 60-70% dei casi. "I benefici più citati sono l'allineamento della
gestione operativa con gli obiettivi strategici, che da solo è un grande risultato, e poi la
diffusa condivisione della strategia e lo stimolo al lavoro di team".
Luoghi comuni da sfatare
Un luogo comune da sfatare, comunque, è che la BSC sia un metodo adatto solo alle
grandi realtà: "Per le piccole aziende possono cambiare i tipi di indici, ma la discriminante
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non è la dimensione, bensì l'incidenza delle risorse intangibili: per esempio tutte le società
di software dovrebbero usare la BSC". A proposito di software, dalla ricerca emerge che
solo il 53% delle aziende ha utilizzato una soluzione applicativa per implementare la BSC:
"Non sempre si usano sistemi software evoluti a sostegno della BSC, spesso predominano
i fogli Excel: chi ha già un ERP e un data warehouse, ha già i dati per alimentare un
software specifico di BSC e magari lo compra, per gli altri è molto difficile che succeda".
Alcuni inoltre, sottolinea Bubbio, accusano la BSC di scarsa originalità, sostenendo che
"non è altro che il vecchio tableau de bord", ma essa porta un contributo realmente
originale, anche se pochi finora lo hanno capito: "Fa ragionare il management su poche
variabili chiave legate da relazioni di causa-effetto, ovvero spinge a elaborare la mappa
strategica, e quindi a cercare le relazioni causali tra missione, strategia e tutte le variabili
di gestione: questo è un lavoro che può essere fatto solo dal vertice aziendale, nessun
consulente o controller lo può fare al posto suo".
ETL: uno strumento per dare valore ai dati
Cos’è e come funziona la tecnologia che permette agli strumenti aziendali di lavorare
anche con fonti di dati eterogenee
Sono molti i dati che le aziende devono spostare da un posto a un altro, come per
esempio da un'applicazione di business a
un'altra, oppure a un data warehouse.
I manager italiani studiano poco...
L'unico problema è che questi dati si
trovano sparsi su sistemi eterogenei di
Come già detto nell'articolo principale, delle aziende che
hanno partecipato all'indagine il 18% utilizza la Balanced
ogni tipo e hanno, quindi, formati disparati;
Scorecard e l'8% è interessata. Delle altre realtà, il 19%
per esempio, un sistema di CRM può
non è interessata, ma soprattutto il 55% non ne ha mai
definire un cliente in un modo, mentre un
sentito parlare: "Abbiamo intervistato persone che sono
direttori amministrativi, finanziari e controllori di gestione di
sistema di contabilità di back-end può
aziende che, grandi o piccole, hanno marchi molto noti definire questo stesso cliente in modo
spiega Massimo Solbiati, docente di programmazione e
diverso.
controllo alla LIUC di Castellanza -. Eppure non hanno
mai sentito neanche parlare di quello che è forse il più
importante modello manageriale degli ultimi anni". Al dato
del 55% tra l'altro si aggiunge una quota di 'non
interessati' perché non conoscono bene il modello :
"Questa è una dimostrazione lampante del fondamentale
problema italiano della carenza di aggiornamento dopo
l'entrata nel mondo del lavoro".
Per risolvere questo problema, esistono i
software ETL (extract, transform and load),
che permettono di leggere i dati dalla loro
fonte, ripulirli e formattarli in modo
uniforme, e poi caricarli nel repository di
destinazione per l'uso. I dati utilizzati nei
processi di ETL possono provenire da
qualsiasi tipo di fonte: un'applicazione di mainframe, un'applicazione ERP, un file di testo,
un foglio elettronico Excel o persino una coda di messaggi.
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Estrarre i dati
L'estrazione dei dati può avvenire
attraverso Java Database Connectivity,
la
tecnologia
Open
Database
Connectivity di Microsoft, del codice di
tipo proprietario, oppure attraverso la
creazione di flat file. Dopo l'estrazione, i
dati vengono trasformati o modificati a
seconda della specifica logica di
business coinvolta, così da poter essere
inviati al repository di destinazione.
Approccio build or buy
L'ETL consente ai gruppi di utenti che si trovano all'interno
di un'azienda di lavorare con una sola versione dei dati
che rappresentano la 'verità'. L'ETL ha permesso a una
grande azienda come Motorola di raccogliere informazioni
provenienti da trenta sistemi diversi di
approvvigionamento e di inviarle al proprio data
warehouse globale per la gestione della supply chain, al
fine di analizzare ciò che l'azienda stava spendendo in
totale.
In passato, spiegano i responsabili, le aziende impegnate
in progetti di data warehousing utilizzavano spesso del
codice di tipo proprietario per supportare i processi di ETL.
Anche quelle che sono state capaci di portare a termine
implementazioni di successo, si sono accorte che i formati
dei file di dati originali e le regole di validazione applicate
sono in continua evoluzione. Situazione che ha imposto
interventi di modifica e manutenzione sul codice ETL.
Queste aziende hanno riscontrato problemi via via
crescenti con il crescere dei sistemi e la quantità dei dati
presenti. Un aspetto fondamentale di una infrastruttura
ETL è infatti la scalabilità.
Esistono diversi modi per eseguire
questa trasformazione e la mole di lavoro
necessaria varia da un caso all'altro. I
dati potrebbero richiedere soltanto una
riformattazione, ma la maggior parte
delle operazioni di ETL richiede anche la
pulizia dei dati al fine di rimuovere le voci
doppie
e
migliorare
quindi
la
consistenza. Parte di ciò che questo
software fa è esaminare i singoli campi di
dati e applicare delle regole per convertirne i contenuti in modo compatibile con il formato
richiesto dal repository di destinazione o dall'applicazione finale. Per fare un esempio, la
categoria di distinzione uomo/donna potrebbe essere rappresentata con 'U/D', un flag
digitale 0/1 o altro; il software ETL è in grado di riconoscere che i dati hanno lo stesso
significato e convertirli nel formato di destinazione. Oltre a ciò, il processo di ETL potrebbe
anche standardizzare i campi nome e indirizzo, verificare i numeri di telefono o espandere
i record con campi aggiuntivi contenenti informazioni di tipo demografico oppure dati
provenienti da altri sistemi.
I problemi affrontabili con l'ETL possono
essere molto più complessi. Si immagini,
Tra i fornitori di sistemi di ETL pacchettizzati vi è Microsoft,
per esempio una azienda utente che
che offre servizi per la trasformazione dei dati all'interno del
utilizzi software Oracle per la parte
database SQL Server. Anche Oracle ha incluso alcune
finanziaria, software PeopleSoft per le
funzionalità ETL nel proprio database, mentre IBM offre un
componente DB2 Information Integrator da utilizzare con i
risorse umane e applicazioni SAP per la
suoi prodotti di warehousing.
produzione, e che debba accedere ai
A fianco dei vendor di motori database esistono anche dei
dati di ognuno di questi sistemi per
fornitori specializzati che offrono piattaforme ETL di più
elevate prestazioni integrabili con differenti database. Tra
applicazioni di governance. Questa
queste vi sono Informatica, Ascential Software e
operazione richiederebbe l'utilizzo del
Hummingbird. Il software prodotto da terze parti è in grado
software ETL per estrarre i dati dai
di consentire l'integrazione con un'ampia varietà di
applicazioni e strutture di dati di tipo eterogeneo.
sistemi d'origine, il che in alcuni casi non
è semplice come può sembrare. Per
esempio,
per
estrarre
i
dati
dall'applicazione SAP utilizzata in produzione, sarebbe necessario generare del codice
I fornitori
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proprietario ABAP di SAP al fine di ottenere le informazioni relative alle spedizioni e agli
ordini di acquisto aperti. La trasformazione avviene quando i dati provenienti dalle varie
fonti vengono mappati, puliti e riconciliati in modo da poterli collegare tra di loro, per
esempio con i crediti legati alle fatture e così via. Dopo la riconciliazione, i dati vengono
trasportati e caricati nel data warehouse per l'analisi di aspetti quali i tempi dei cicli di
produzione o il totale dei crediti da clienti.
Il software ETL è usato non solo per il data warehousing e le attività di business
intelligence, ma anche per spostare dati tra applicazioni di business, come per esempio da
un sistema ERP a un'applicazione di CRM.
Il mercato della BI torna in buona salute
Crescita a due cifre per il data mining, ma anche i comparti più tradizionali dimostrano
vivacità
di Elena Vaciago
(Associate consultant, local research - IDC Italia)
Il settore della business intelligence si è dimostrato negli ultimi due anni, caratterizzati da
una perdurante situazione di stagnazione degli investimenti ICT, un segmento tutto
sommato in buona salute, in grado di evidenziare una crescita nell’adozione di soluzioni,
seppure limitata, comunque costante. A livello europeo, analisi IDC mostrano che il
mercato del software BI ha registrato nel 2003 una performance addirittura superiore a
quella attesa, raggiungendo il valore di 1,3 miliardi di dollari nel 2003, con una crescita del
7,3% rispetto al 2002 (da confrontare con la crescita dell’1,9% che era stata registrata nel
2002 rispetto al 2001).
La spiegazione viene in gran parte attribuita a un migliore contesto macroeconomico che
ha rilanciato gli investimenti in quest’area, soprattutto associati a iniziative volte a
migliorare la customer satisfaction o a migliorare la misurazione delle performance
aziendali. Le stesse analisi mostrano che esistono differenze di performance fra i tre
segmenti in cui IDC suddivide il mercato della business intelligence: strumenti di query,
reporting e analisi; data mining; data mart/data warehouse.
Il segmento a registrare la maggiore crescita è stato quello delle soluzioni di data mining
(+15,7%) mentre il segmento più maturo degli strumenti di query, reporting e analysis ha
registrato una crescita del 6,2% e quello delle soluzioni package di data mart/warehouse
del 4,5%. In parte questi numeri sono legati al fatto che molte funzionalità ‘tradizionali’ di
business intelligence vengono oggi fornite ‘embedded’ nel software DBMS, un fatto che
obbliga i vendor della business intelligence a progettare la propria offerta sul fronte
dell’innovazione e dell’allineamento con gli obiettivi di business delle aziende.
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Per quanto riguarda invece la propensione dei diversi settori verticali, tutti mostrano oggi
una forte propensione a investire in business intelligence, dai settori tradizionalmente già
operativi da tempo in questo campo (finanza, TLC, retail), che continuano comunque a
fare investimenti in BI, a settori che stanno muovendosi oggi maggiormente in quest’area
(PA centrale, assicurazioni, sanità, utilities).
Previsioni e trend di mercato
Per i prossimi anni, IDC non prevede cambiamenti strutturali nel segmento della business
intelligence, che continuerà a registrare un tasso di crescita sempre a una cifra. I fattori
che guideranno l’adozione di questi strumenti, e che i vendor dovranno tenere in attenta
considerazione in un contesto molto competitivo e di pressione sui prezzi, saranno:
- La domanda di software di business intelligence completo nelle funzionalità e crossplatform. Soluzioni quindi in grado di supportare ambienti molto complessi nel favorire la
circolazione di informazioni e l’analisi delle stesse, per raggiungere obiettivi di
performance management dell’impresa. L’insieme di elementi infrastrutturali (ETL,
metadata, strumenti analitici), di best practices e di applicazioni ad-hoc per le diverse aree
o strategie aziendali (CRM analitico, analisi predittive, BPM) rappresenta oggi un punto di
forza dei vendor, perché li mette in grado di rispondere in modo più conforme alle reali
esigenze delle aziende.
- Un’offerta di strumenti di business intelligence competitiva dal punto di vista tecnologico.
Un punto di forza importante sarà la capacità del vendor di offrire una strada evolutiva
della propria offerta verso target avanzati in termini di performance, scalabilità, migliori
strumenti di amministrazione dei sistemi, portabilità dei processi su differenti piattaforme,
interoperabilità (sia in termini di accesso alle strutture dati sia in termini di apertura agli
standard), semplicità nell’interscambio dei dati, utilizzo dei Web services e di sistemi di
middleware per la gestione del ‘message queuing’.
Queste evoluzioni spingono tra l’altro la base utenti a migrare verso soluzioni più avanzate
ed efficienti di business intelligence.
- Un’integrazione della BI con gli ambienti ERP, data oggi per scontata dalle aziende. Gli
stessi ingenti investimenti in queste piattaforme spingono oggi gli utenti verso un migliore
sfruttamento delle informazioni prodotte. Inoltre, poiché spesso gli utenti di applicazioni BI
non hanno particolare dimestichezza con gli strumenti informatici, sarà favorita la
realizzazione di intuitive interfacce Web-based, con prodotti che non influenzano le
infrastrutture esistenti nelle aziende, multi lingua, multi piattaforma e con accesso a dati
provenienti da sorgenti eterogenee. Le soluzioni dovranno essere facilmente e
rapidamente integrabili nei portali aziendali, che diverranno l’ambiente preferenziale per
accedere ai dati, condividere le informazioni e interagire con le applicazioni di business
intelligence.
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Inoltre,
elementi
che
potrebbero
condizionare questo mercato sono la
continua domanda di soluzioni volte a
incrementare l’efficacia di investimenti
CRM e SCM già effettuati, oltre alla
pressione
attuata
da
nuove
regolamentazioni (come per esempio
Basilea II), che possono portare le
aziende nella direzione di un migliore
controllo dei processi finanziari e di risk
management, e di conseguenza di tutte
le informazioni associate ai processi di
business.
Così si divide la business intelligence
In dettaglio i tre segmenti in cui IDC suddivide il mercato
della business intelligence:
- Strumenti di query, reporting e analisi. Questo segmento
include il software che supporta gli utenti finali nell’accesso
ai dati, le interrogazioni e la costruzione di report, oltre che
i tool per le analisi multidimensionali OLAP.
- Data mining. Comprende tecnologie, quali le reti neurali e
il clustering, sviluppate allo scopo di creare/scoprire le
relazioni fra i dati ed estrapolare informazioni predittive in
base a modelli statistici.
A frenare ancora questi investimenti
saranno invece:
La tendenza delle imprese a rimandare gli investimenti, o a preferire progetti di
piccola taglia, modulari e con ritorni certi, elementi che continueranno a esercitare una
pressione al ribasso sui prezzi del software.
La possibilità per le aziende di accedere a funzionalità di business intelligence
anche dai nuovi prodotti DBMS (vendor come Microsoft, Oracle e IBM continuano infatti a
incrementare le funzionalità di business intelligence all’interno dei propri database).
La tendenza comunque delle imprese a continuare a sviluppare internamente
(principalmente su fogli elettronici Excel) le funzionalità di analisi e reporting.
Un possibile consolidamento del settore in seguito a operazioni di acquisizione e
fusione, che potrebbe rallentarne per qualche anno la crescita.
La tendenza degli stessi vendor (ad esempio Business Objects, Cognos, Hyperion,
e SAS) a produrre pacchetti applicativi partendo dagli strumenti di base BI, e quindi di
vendere ai clienti prodotti finiti (il che si traduce in una crescita maggiore del mercato delle
applications che ‘cannibalizza’ il mercato specifico della business intelligence).
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Glossario
Business intelligence: è l’insieme di attività e strumenti usati per analizzare una quantità di dati
singoli al fine di trarne conclusioni di carattere strategico e generale. Prevede diverse componenti
tecnologiche, tra cui database, data warehouse, data mart e sistema di query & reporting.
ERP (enterprise resource planning): coniato all'inizio degli anni Novanta, l’acronimo riassume le
attività supportate da applicazioni software con le quali si realizza la gestione integrata delle risorse
coinvolte nella creazione dei prodotti e servizi dell’azienda. I vantaggi apportati da un sistema ERP
sono numerosi, dalla qualità dei dati alla tempestività dell'analisi, visibilità sui risultati della gestione e
sulla proprietà dei processi.
ETL (extraction, transformation and loading): è l’insieme delle attività e strumenti con cui dati
collocati all’interno di fonti eterogenee (ad esempio database standard e non standard) vengono letti,
omogeneizzati e trasferiti ad altre applicazioni per l’elaborazione. Lo strumento di ETL funge dunque
da schermo nei confronti delle applicazioni a cui trasferisce i dati, mascherando le specificità e le
disomogeneità sottostanti.
Reporting: attività di sintesi delle informazioni provenienti da indagini condotte sui dati aziendali.
L’obiettivo è generare documenti facilmente comprensibili dai destinatari e comprensivi di statistiche,
grafici etc.
Web services: Applicazioni caratterizzate da dimensioni molto ridotte e funzionalità specifiche.
Rappresentano un modo innovativo, in via di affermazione sul mercato, di concepire la progettazione
del software: invece di avere applicazioni multifunzionali, che per lavorare richiedono una rilevante
potenza di calcolo, i singoli Web services sono indipendenti l’uno dall’altro ed entrano in funzione solo
in caso di bisogno.
Documento reperibile, assieme ad altre monografie, nella sezione dossier del sito www.sanpaoloimprese.com
Documento pubblicato su licenza di IDG Communications Italia – Copyright IDG Communications Italia
Fonte: Computerworld Italia, settimanale di informatica per le aziende italiane – IDG Communications Italia
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