Siena - superiorisesto

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SIENA
Siena è un comune italiano di 52.774 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Toscana.
La città è universalmente conosciuta per il suo ingente patrimonio storico, artistico, paesaggistico e
per la sua sostanziale unità stilistica dell'arredo urbano medievale, nonché per il celebre Palio.
Per tali meriti, nel 1995 il suo centro storico è stato insignito dall'UNESCO del titolo di Patrimonio
dell'Umanità.
Nella città ha sede la Banca Monte dei Paschi di Siena, fondata nel 1472 e dunque la più antica
banca in attività nonché la più longeva al mondo.
SIMBOLI DELLA CITTA
Lo stemma di Siena è detto "balzana". È uno scudo diviso in due porzioni orizzontali: quella
superiore è argento, quella inferiore nera. Secondo la leggenda, starebbe a simboleggiare il fumo
nero e bianco scaturito dalla pira augurale che i leggendari fondatori della città, Senio e Ascanio,
figli di Remo, avrebbero acceso per ringraziare gli dei dopo la fondazione della città di Siena.
Un'altra leggenda riporta che la balzana derivi dai colori dei cavalli, uno bianco ed uno nero, che i
due fratelli usarono nella fuga dallo zio Romolo che li voleva uccidere e con i quali giunsero a
Siena.
Per il loro presunto carattere focoso che, si dice, rasenta la pazzia, anche i senesi sono definiti
spesso "balzani”.
BASILICA DI SAN DOMENICO
La basilica di San Domenico è una delle più importanti chiese di Siena e si trova tra il piazzale di
San Domenico e via della Sapienza. Eretta nel XIII secolo, fu ingrandita nel secolo successivo.
Contiene la testa-reliquia di santa Caterina da Siena, entro una splendida cappella rinascimentale
costruita per l’occasione.
I domenicani arrivarono a Siena nel 1220, un anno prima della morte del loro fondatore Domenico
di Guzman. Nel 1225 ricevettero un terreno in donazione da Fortebraccio Malavolti. La chiesa fu
quindi innalzata nel 1226-1265, ma nel corso del Trecento il complesso fu ampliato nelle forme
gotiche che vediamo ancora oggi. Fu costruita a più riprese e terminata nel 1465; subì incendi e
terremoti. Nel corso del Seicento e Settecento il complesso subì numerosi rimaneggiamenti
barocchi, con l’aggiunta di altari barocchi laterali.
Dopo il terremoto del 1798 il campanile, già malridotto, fu abbassato al livello odierno e fu dotato
del coronamento merlato attuale. Per analoghi motivi di stabilità, furono chiusi l’occhio centrale
della facciata e le finestre laterali. L'ultimo intervento è del 1941-1963, in occasione del quale
furono tolte le sovrapposizioni barocche, ripristinate in parte le forme gotiche antiche e aggiunte le
vetrate con le Storie di santa Caterina.
La basilica sorge sul sommo del poggio tufaceo di Camporegio e domina il piano di Fontebranda;
dall'altura si gode un'ottima vista della Duomo e della Torre del Mangia.
La basilica ha un aspetto severo e massiccio nella sua architettura in mattoni, tipica degli ordini
mendicanti che ricercavano materiali umili per la costruzione delle loro chiese. Lo stile è gotico
cistercense, soprattutto nella parte absidale. La vista dalla piazza offre il fianco sinistro della
basilica, dove si trova il portale di accesso. Il fianco destro è invece coperto dai locali del convento.
La facciata è a capanna, liscia e priva di decorazioni, se si eccettua l’alto occhio che le fa da rosone.
È oltretutto coperta in larga parte dalla cappella delle volte, cui si accede dall’interno della chiesa e
che è sporgente rispetto alla superficie della facciata. Ciò rende la facciata anomala e ha fatto sì che
l’accesso della chiesa avvenisse dal fianco sinistro, proprio perché in facciata non vi era alcuno
spazio disponibile.
L'edificio presenta una pianta a croce egizia, con unica navata ampia coperta a capriate a vista, un
transetto anch'esso coperto a capriate e molte cappelle voltate a crociera ricavate entro la parete di
fondo, tutte terminanti con una parete piatta. La cappella centrale è simile alle altre del transetto
nella forma, ma con maggiore altezza, larghezza e profondità. Tale pianta cistercense era un
modello architettonico degli ordini mendicanti, che mirava sia a creare un ambiente di estese
dimensioni, adatto alla predicazione a ingenti masse di fedeli, sia a eliminare gli eccessi decorativi.
La proiezione verticale della navata è a due piani con altari al primo piano e finestre gotiche con
vetrate al secondo piano.
Entro la parete destra della navata si apre la pregevole Cappella di Santa Caterina, che raccoglie la
testa-reliquia della santa oltre a rappresentare uno scrigno di arte rinascimentale.
La Cappella delle Volteè accessibile dalla controfacciata della chiesa tramite due ampie arcate su
pilastri ed è sopraelevata rispetto al pavimento della basilica. È l’antico luogo di preghiera delle
Terziarie Domenicane dette Mantellate e risale al Trecento.
In questa cappella santa Caterina da Siena ricevette la tunica della Mantellate, fu vista più volte in
estasi, disse di aver recitato più volte i Salmi insieme a Gesù Cristo, di aver scambiato con questi il
suo cuore e di avergli donato la veste nelle sembianze di pellegrino.
Tra i dipinti presenti, di particolare interesse è l'affresco sulla parete di fondo risalente all’ultimo
quarto del XIV secolo e raffigurante Caterina e una devota; è ritenuto un ritratto veritiero della
santa in quanto il suo autore (Andrea Vanni) era un discepolo della santa che ebbe sicuramente
occasione di vederla più volte. Le restanti tele risalgono tutte al XVII secolo e descrivono episodi
della vita di santa Caterina o comunque fatti o miracoli riconducibili alla santa.
Nella prima campata, opposta alla parete di fondo, si trova la Canonizzazione di santa Caterina di
Mattia Preti (1672-1673), affiancata da due dipinti raffiguranti Santa Caterina dona l'abito a Gesù
in veste di pellegrino e Gesù restituisce alla santa la crocetta che aveva ricevuto da lei in veste di
pellegrino firmati e datati 1602 da Crescenzio Gambarelli.
Sulla parete laterale della cappella si può ammirare, al centro, l’Apparizione di Caterina a santa
Rosa da Lima che lavora al tombolo di Deifebo Burbarini (XVII secolo), e ai lati la Morte di santa
Caterina e Santa Caterina che recita l'uffizio con Cristo, entrambe di Crescenzio Gambarelli e
datate anch’esse 1602.
PALAZZO DEL MONTE DEI PASCHI o PALAZZO SALIMBENI
Palazzo Salimbeni o Rocca Salimbeni o Castellare Salimbeni è un edificio storico del centro di
Siena, sede centrale della banca Monte dei Paschi di Siena. È situato in piazza Salimbeni 1 a Siena.
Il palazzo fu edificato nel XIV secolo, ampliando un castellare della famiglia Salimbeni preesistente
del XII o XIII secolo, appoggiato alle mura altomedievali nei pressi della chiesa di San Donato. La
parte posteriore del palazzo mostra i segni più vistosi della sua edificazione medievale. Delle due
torri originarie ne è rimasta una sola e si è conservato anche l'originario Fondaco dei Salimbeni.
Nel 1419 fu confiscato dalla Repubblica senese e in parte adibito a Dogana del Sale e ufficio di
Gabella. Dal 1472 vi ebbe sede anche il Monte Pio (Monte di Pietà), istituito per porre un freno alla
diffusa pratica dell'usura. Nel 1866 il Monte Pio fu incorporato da un'altra istituzione, il Monte dei
Paschi (cioè dei pascoli), che concedeva prestiti tenendo a garanzia delle sue operazioni le rendite
pubbliche annue dei pascoli di Maremma, controllati appunto dal demanio senese.
Nel 1866 il palazzo fu acquistato dal Monte dei Paschi, che ne fece la sua sede centrale. Fu quindi
restaurato e rimaneggiato in stile neogotico dal 1877, ad opera di Giuseppe Partini, che demolì
alcuni corpi e ne sopraelevò altri, aggiungendo strutture e paramenti in stile antico. Ancora nel
Novecento fu condotto un restauro da Carlo Ariotti e Vittorio Mariani, quando furono rimaneggiati
anche i palazzi laterali della piazza, che assunsero l’aspetto attuale.
Nel 1959 il Monte dei Paschi di Siena decise di dare un nuovo assetto alla sua sede storica,
ipotizzando anche la costruzione di un nuovo edificio alla Lizza nel quale trasferire parte dei
servizi. Pierluigi Spadolini viene incaricato di questo 'progetto generale di restauro e riordino'.
Il palazzo è in stile gotico senese. I rimaneggiamenti ottocenteschi e novecenteschi in stile
neogotico hanno cercato di riprodurre lo stile della Siena del Trecento, con le trifore sotto archi a
sesto acuto, la merlatura in alto e la fila ininterrotta di archi ciechi sotto di essa, tutti elementi che
ricordano quelli del trecentesco palazzo Pubblico della stessa città.
La facciata posteriore del palazzo, raggiungibile da via dell'Abbadia, è in cotto e serrata tra due
poderosi torrioni.
PIAZZA DEL CAMPO
Piazza del Campo è la piazza principale della città di Siena. Unica per la sua particolare e
originalissima forma a conchiglia, è rinomata in tutto il mondo per la sua bellezza e integrità
architettonica, nonché per essere il luogo in cui due volte l'anno si svolge il Palio di Siena. Per
un'antica convenzione, la piazza e il Palazzo Pubblico non appartengono ad alcuna contrada.
Lo spazio che sarebbe diventato la piazza attuale era, alle origini di Siena, un terreno bonificato per
consentire il deflusso delle acque piovane, come testata semicircolare della valle di Montone, tra il
colle Santa Maria e il crinale che va verso Porta Romana. Il nucleo della città in formazione si
trovava più in alto, nella zona di Castelvecchio e il futuro "Campo" era uno spazio per i mercati,
appena laterale rispetto alle principali strade di comunicazione che passavano per la città e situato
esattamente a un crocevia. Qui si incontrano ancora oggi le direttrici per Roma a sud-est, per il mare
a sud-ovest e verso Firenze a nord.
La storia della piazza si intreccia fortemente con quella della costruzione del palazzo Comunale, o
palazzo Pubblico, che vi si affaccia.
La piazza si trova nel punto nodale dove si diramano le tre principali vie cittadine, spine dorsali dei
Terzi, distinguendosi come un punto unitario di sublime armonia, frutto più alto della passione
senese per la bellezza, manifestata precocemente dal popolo ancora prima del celebre statuto del
1262 dedicato all'urbanistica e all'estetica cittadina. Ciò ne fa una delle più alte creazioni
dell'urbanistica medievale.
La forma della piazza è emiciclica, rassomigliante a una valva di conchiglia inclinata verso
mezzogiorno, con nove spicchi definiti da fasce bianche sulla pavimentazione in cotto. Racchiusa
dalla cortina quasi continua di edifici, vi si diramano undici varchi (un tempo dodici), mascherati
sapientemente dall'uso delle volte e dalla disposizione su più livelli dell'abitato. La geometria
appare coniugata sapientemente con la forma del territorio, arrivando a tradurre le peculiarità del
luogo in un ambiente progettato. Il fulcro dell'intera piazza è il palazzo Pubblico, che chiude
scenograficamente lo spazio a valle e verso il quale convergono tutte le linee visive, dei dislivelli,
delle cortine edilizie e della pavimentazione, esaltandone il valore simbolico.
La circonferenza della piazza è 333 metri ed è articolata in due aree: "di basso", l'invaso centrale e a
sud, pavimentato con mattoni disposti "a coltello" e divisa in nove spicchi, e la cortina attorno,
lastricata. Il numero nove evocherebbe il Governo dei Nove.
Nella piazza si trovano molti monumenti importanti quali il Palazzo comunale e la Torre del
Mangia.
IL PALIO
La piazza è famosa anche perché accoglie due volte all'anno, esattamente il 2 luglio e il 16 agosto, il
Palio delle Contrade. Si tratta di una corsa di cavalli unica al mondo che vede confrontarsi le
diciassette storiche contrade che compongono la città toscana.
La corsa è composta da tre giri intorno alla pista che circonda la piazza, pavimentata con lastre di
pietra serena, che viene cosparsa di uno strato di polvere di tufo di opportuno spessore, tale da
consentire ai cavalli di correre, non senza plateali scivolate in corrispondenza delle curve. Fra
queste, una delle più critiche è la "curva di San Martino". La corsa, che si svolge in modo sfrenato e
spesso senza riserve di colpi bassi, talvolta cruenta, porta alla vittoria una sola contrada.
Ingredienti fondamentali per un Palio ‘perfetto’ sono la coppia formata dal cavallo e dal relativo
fantino che ciascuna contrada riesce a mettere insieme, uniti sempre ad una indispensabile dose di
fortuna e ad una folla sempre entusiasta e partecipe.