“lesbiche di merda, bruciate!” e la gente intorno non reagisce
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“lesbiche di merda, bruciate!” e la gente intorno non reagisce
pagina 10 Venerdì 22 aprile 2011 ITALIANI “LESBICHE DI MERDA, BRUCIATE!” E LA GENTE INTORNO NON REAGISCE Paola Concia e la sua compagna aggredite a Roma di Paola Zanca econdo voi sono troppo vecchia per andare a vedere il concerto di Patty Smith e Carmen Consoli oggi a Roma?”. Alle undici e mezzo del mattino, Anna Paola Concia, sondava il terreno su Facebook. Un coro di “nooooo”, “ma quale vecchia!”, “vai e divertiti”. Ma a divertirsi, mercoledì sera, la deputata del Pd non ci è potuta andare. Non perché sia vecchia. Perché é lesbica. Quando stava andando a prendere la macchina per raggiungere Villa Borghese, intorno alle 19.30, un uomo l'ha insultata mentre camminava mano nella mano con la sua compagna, Ricarda Trautmann. “Lesbiche di merda, vi dovevano mandare nei forni. Ti ho riconosciuta e non mi frega nulla che sei una deputata. Sei lesbica e guadagni tutti quei soldì”. Così, in pieno centro a Roma, a due passi da Monteci- “S torio, la serata è andata a rotoli. Non solo per un'aggressione vigliacca. Ma per il silenzio che le si è fatto attorno. Quando la Concia ha reagito (“Come ti permetti?”) “solo una signora si è fermata. Per il resto indifferenza e qualcuno alla mia reazione di protesta si è anche risentito, rimproverandomi”. SEDUTO AL TAVOLINO di un bar c'era il finiano Antonino Lo Presti: “Ho sentito Paola Concia gridare – racconta –. Mi sono avvicinato per capire cosa stava succedendo e ho visto la collega visibilmente scossa che mi ha raccontato di essere stata aggredita verbalmente da uno che si era poi allontanato”. Ma anche per Lo Presti la cosa più sconvolgente è stata la rabbia dei cittadini: “Mentre lei era ancora agitata per lo scontro verbale appena subito, c'erano altri passanti che la stavano attaccando, invece di difenderla. La invitavano a stare zitta e CASO TEDESCO “Sono un vero perseguitato” intento persecutorio c'è, e non è solo contro di me, ma “L’ contro tutto il Senato. L’ordinanza del Riesame sostiene che è lo status di parlamentare che mi rende potenzialmente criminogeno. E questo per me è troppo”. Così il senatore Alberto Tedesco ha commentato la decisione del Tribunale del Riesame di Bari che ha tramutato la richiesta di custodia cautelare in carcere in arresti domiciliari. L’ex assessore della sanità pugliese attenderà in casa le decisioni che lo riguardano. Anche se il relatore del Caso Tedesco in Giunta autorizzazioni, l’Idv Luigi Li Gotti, ha già idee chiare: “La richiesta di autorizzazione non dovrebbe tornare alla Giunta, perché non è cambiato il provvedimento sul quale siamo chiamati a votare, ma la modalità di esecuzione, vale a dire dal carcere ai domiciliari. Sarà il presidente Schifani a decidere, però sarebbe meglio parlarne in aula. Comunque, per l’Idv, non c’è fumus”. Sopra, l’onorevole Paola Concia. Sotto, il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani (FOTO ANSA) Solidarietà di Carfagna, Meloni e Alfano. Marino dice: legge contro l’omofobia ora si era creato un clima di tensione e di odio sia nei confronti della Concia e della sua compagna in quanto gay, sia perchè si era capito che eravamo dei parlamentari”. Non è la prima volta che la deputata Pd incappa in episodi di omofobia, ma “questa volta - dice - è stato più violento, ho sentito il disprezzo”. Appena rientrata a casa, la Concia aggiorna gli amici: “Che siamo diventati”, scrive su Facebook. E a mezzanotte, digerita almeno un po' la rabbia, aggiunge: “Ho chiesto scusa a Ricarda a nome degli italiani dopo che quel signore stasera ci ha aggredite, lei con un sorriso dolce mi ha detto "quante volte, io tedesca, dovrò ancora chiedervi scusa?" Grazie Ricarda per lo stile”. DOPO DI LEI, un diluvio di commenti. “Mamma mia che paese di merda! - sbotta Natascia –. Mi dispiace davvero per te e la tua compagna ma mi dispiace anche per me che vivo in un paese dove certe cose succedono e non vengono punite”. Shari riprende un celebre slogan del presidente del consiglio: “Assurdo come l'odio vuole vincere l'amore”. Mirko racconta cosa è successo a lui: “Aggrediti e accerchiati. Solo perché chiaccheravo con il mio compagno. Nessuno è intervenuto. Per fortuna sono andati via e non ci hanno picchiati. Ed eravamo in centro a Milano. Senza leggi che condannano un simile atto non ho potuto denunciare. Ne deduco che lo Stato protegga loro. Non noi”. La legge che manca è quella sull'omofobia. Il senatore Pd Ignazio Marino ieri ha chiesto al presidente della Camera Fini di calendarizzare “il disegno di legge presentato proprio da Paola Concia e ancora fermo in Commissione Giustizia. Io martedì presenterò lo stesso testo al Senato”. Fini non ha ancora preso impegni, ma ha pubblicamente condannato “l’increscioso episodio di omofobia e di intolleranza”. Tra i ministri, si sono sentite le voci di Alfano, Meloni e Carfagna. Il capogruppo Pd alla Camera Franceschini ha chiesto a tutti di “trasformare le parole in atti coerenti, portando subito in Aula la legge contro l'omofobia, pronta da tempo. Spero che la maggioranza non dica di no”. Si può fare. Lo dice Patti Smith: People have the power. Figuriamoci i potenti. Referendum last minute su acqua e nucleare CORSA CONTRO IL TEMPO DELLA MAGGIORANZA PER FAR SALTARE I QUESITI. CHE PER ORA REGGONO di Chiara Paolin governo ce la sta mettendo tutta. IvelMa, per ora, i referendum sono vivi e geti. Dopo aver invaso la stampa nazionale al grido di “il quesito sul nucleare ormai non serve più”, il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani ha puntato un nuovo obiettivo: l’acqua. Nella lunga intervista concessa ieri ai microfoni di Radio anch’io, il passaggio - benché liquido - non è passato inosservato: “Anche su questo tema di grande rilevanza probabilmente sarebbe meglio fare un approfondimento legislativo". GIUSTE DUNQUE le preoccupazioni dell’Idv Massimo Donadi, che da qualche giorno paventava manovre sul quesito anti privatizzazione: “Ancora non è chiaro cosa abbiano in mente spiega Donadi -, potrebbe trattarsi di un’altra moratoria last minute: dopo il nucleare, l’acqua. Ma noi teniamo duro, puntando soprattutto sulla sentenza 68/1978 della Corte Costituzionale”. Sentenza che, come spiega il costituzionalista Gaetano Azzariti, dice grosso modo così: la modifica legislativa intervenuta nel corso del procedimento referendario non è in grado di impedire lo svolgimento del referendum qualora l’abrogazione non colpisca i principi ispiratori della complessiva disciplina preesistente oppure i contenuti normativi essenziali dei singoli precetti. PIÙ SEMPLICE la spiegazione di Alessandro Pace, docente di diritto costituzionale e curatore dei quesiti per l’Idv: “O il governo cancella in tutto e per tutto il nucleare dal futuro italiano, o noi andiamo avanti”. Tecnicamente la questione si gioca tra una legge e un decreto legge: l’emendamento-blitz del governo interviene abrogando (parzialmente) la legge 99/2009 che delegava il governo a decidere dove costruire le centrali e i siti di stoccaggio, mentre il referendum si concentra sul decreto legge 112/2008, norma precedente e più sistematica nel concepire il rilancio del nucleare. Dunque, secondo i comitati, la consultazione popolare serve a Se andasse a buon fine la consultazione, nessuna legge pro atomo per cinque anni bloccare la norma quadro, mentre l’emendamento governativo interviene su specifici aspetti logistico-gestionali consentendo di sospendere momentaneamente il progetto per ripartire coll’entusiasmo atomico al momento giusto. MA, ALLA FINE, chi decide se il referendum si farà davvero? L’Ufficio centrale della Cassazione, cui toccherà l’arduo compito di interpretare le reali conseguenze dell’intervento legislativo già approvato al Senato e ancora in attesa di trovare posto nell’affollato calendario della Camera (già prenotatissima per la prossima settimana). “Senza l’ok finale del Parlamento, l’alta corte non potrebbe comunque pronunciarsi - spiega Azzariti -. Oltretutto il referen- dum, se andasse a buon fine, impedirebbe alle Camere di approvare per i successivi cinque anni una norma contraria alla volontà espressa dai cittadini”. Un bel rischio, che il ministro Romani esorcizza con litanie costanti: il referendum sull’atomo non s’ha da fare, l’Agenzia per la Sicurezza dovrà occuparsi solo di scorie radiattive, e sull’acqua mente spudoratamente chi racconta agli italiani che privatizzando spenderanno di più. “Il movimento che ha portato alla firma di 1 milione 400 mila persone fa paura al governo” commenta Rossella Miracapillo del Movimento Consumatori. “Questa modalità di inventarsi un emendamento all’ennesimo omnibus per non far pronunciare gli elettori è lesiva della democrazia” rincara Susanna Camusso, segretaria Cgil. FORSE LA QUESTIONE vera è sempre la stessa: il legittimo impedimento. “Strano che il governo non s’inventi una moratoria pure su quello, vero?” ironizza Donadi. Aggiungendo: “Ormai è chiaro che, acqua o nucleare che sia, Berlusconi ha un solo interesse: far fallire i referendum e continuare a schivare i processi. Ma chissà che a palazzo Grazioli abbiano fatto le pentole e non i coperchi”. Per ora, il pentolone radioattivo continua a bollire. Sgomberi dei rom: Sant’ Egidio attacca Alemanno La “preoccupazione” e il “disappunto” della comunità di Sant’ Egidio “per le recenti scelte dell’ amministrazione di Roma Capitale nei confronti dei rom e dei profughi giunti in questi giorni dal nord Africa”. Così, con un comunicato, vengono espresse pesanti critiche sugli sgomberi gestiti dal sindaco Alemanno e spesso sconosciuti all’opinione pubblica. “Non si intravede una politica - prosegue la nota -, e di certo una politica di accoglienza e umanità all’altezza del ruolo di Roma e delle sue responsabilità nazionali e internazionali”. Tutto è iniziato dallo sgombero di piccoli insediamenti proseguendo negli ultimi giorni all’interno di campi più grandi: da Lungotevere San Paolo a via Severini, fino all’ ex Mira Lanza. MERCOLEDÌ È STATO sgomberato un campo con 270 persone a via del Flauto. L’agenzia ripercorre le tappe degli allontanamenti delle comunità iniziati ad aprile mentre la Commissione europea varava un documento per l’ inclusione dei rom. Nella nota vengono definiti “sgomberi quotidiani e ripetuti di famiglie che vivevano in insediamenti spontanei”. Immediata la risposta del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che prende le distanze: “Mi dispiace, ma noi dobbiamo andare avanti - spiega una comunicazione ufficiale del Campidoglio -. Comprendo le motivazioni umane e la sensibilità della comunità di Sant’Egidio, ma ritengo lontane dalla realtà le loro valutazioni sulla nostra azione nei confronti degli immigrati e dei nomadi presenti a Roma”. ALEMANNO DIFENDE quindi le politiche adottate in quanto ispirate “a un percorso realistico sostenibile e di buon senso per realizzare solidarietà e integrazione nel rispetto della legalità. Secondo il sindaco questa è l’unica politica in grado di evitare “il completo collasso del sistema di assistenza sociale a Roma e il nuovo diffondersi di sentimenti di intolleranza e di discriminazione nei confronti di nomadi e immigrati. Siamo disponibili - aggiunge a confrontarci su queste scelte con la comunità di Sant’Egidio e con chiunque altro non le condivida: per questo rinnoviamo ancora una volta la disponibilità, che fino ad ora non ha trovato riscontro, a organizzare incontri e confronti sistematici per individuare azioni concrete e realistiche”. SECONDO LA COMUNITÀ di Sant’Egidio molti rom sarebbero senza alternative e messi davanti all’ unica proposta di dividere la famiglia. “Come cristiani e come cittadini crediamo che questo non possa essere il volto di Roma. E’ un segnale grave, di assenza di idee, di incapacità di visione, di errato messaggio inviato alla cittadinanza, che incoraggia chiusura e durezza immotivate”.