CORRIEREFC_NAZIONALE_WEB(2016_02_11)
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CRONACHE Corriere della Sera Giovedì 11 Febbraio 2016 25 # Il Tar annulla le benedizioni pasquali a scuola Bologna, il giudice accoglie il ricorso di docenti e genitori. Un’insegnante: affermato il principio della laicità L’acqua santa a scuola non deve entrare. La parola fine alla «crociata» di un gruppo di genitori e insegnanti di una scuola elementare bolognese che, insieme al comitato Scuola e Costituzione, si battè contro le benedizioni tra le mura scolastiche, l’ha messa , un anno e quasi una Pasqua dopo, il Tar dell’Emilia-Romagna. Il caso, che finì sul New York Times, scoppiò a gennaio dell’anno scorso nell’Istituto comprensivo 20 del capoluogo emiliano su cui gravitano due scuole elementari e una media di uno dei quartieri-bene della Sul Nyt La polemica sulla scuola bolognese era stata ripresa anche dal New York Times L’articolo era titolato «Un Paese cattolico discute la preghiera pasquale» città. Alla richiesta dei parroci di poter fare la consueta benedizione pasquale filò tutto liscio in due istituti ma si alzò un fronte pro laicità nelle scuole elementari Fortuzzi. Undici insegnanti e 7 genitori si schierarono apertamente contro la richiesta dei sacerdoti e contro la decisione del consiglio d’istituto di autorizzare la benedizione: «La laicità così è a rischio». E in un ricorso, firmato anche dall’ex assessore alla Scuola della giunta Cofferati, chiesero al Tar di intervenire con urgenza per sospendere la delibera licen- ziata dalla scuola. La benedizione si fece lo stesso: il consiglio d’istituto, presieduto da Giovanni Prodi, nipote dell’ex presidente di Palazzo Chigi, decise per l’autorizzazione, ma fuori dall’orario scolastico. Alla preghiera presenziarono solo 9 genitori e 7 alunni. Ieri i giudici (estensore Italo Caso, presidente Giuseppe Di Nunzio) hanno messo nero su bianco le loro motivazioni. «Il principio costituzionale della laicità non significa indifferenza di fronte all’esperienza religiosa, ma comporta piuttosto equidistanza e imparzialità rispetto a tutte le confessioni religiose. La scuola non può essere coinvolta nella celebrazione di riti religiosi che sono attinenti unicamente alla sfera individuale di ciascuno — secondo scelte private di natura incomprimibile — e si rivelano quindi estranei ad un ambito pubblico che deve di per sé evitare discriminazioni». «Era stato fatto tutto secondo le leggi, ma evidentemente ci sono nuove leggi», ha detto Daniela Turci, preside della scuola. Esultano invece i ricorrenti: «È stato affermato un principio della Costituzione. A 11 Gli insegnanti dell’Istituto comprensivo che con 7 genitori e il comitato Scuola e Costituzione hanno presentato ricorso al Tar © RIPRODUZIONE RISERVATA Affittopoli Il documentario a «Matrix» Ustica, i familiari delle vittime: «Dalla Francia verità sul missile» di Sergio Rizzo L’appello è rivolto al premier Matteo Renzi. Perché a 36 anni dalla strage di Ustica il nodo è «politico». Almeno di questo sono convinti i parenti delle vittime di quella tragedia che ancora oggi si battono per conoscere la verità: «Il problema è tutto politico, bisogna pretendere dai Paesi coinvolti una spiegazione sulla presenza degli aerei in volo la sera della strage». L’appello è lanciato da Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione delle vittime della strage di Ustica, nel corso della presentazione di «Ustica. Il missile francese», il documentario di Canal Plus acquistato da Mediaset che mette a fuoco le responsabilità del governo di Parigi (la trasmissione andata in onda ieri su Canale 5 alle 23.30 con uno speciale di Matrix e in replica domenica SEGUE DALLA PRIMA Nell’elenco che sta facendo tremare la Capitale, e forse non solo, il contratto di quell’appartamento di piazza Trevi 86 occupato dal ministero di Alfano risulta ora disdettato, senza altre precisazioni circa l’autore della disdetta: l’amministrazione dell’Interno oppure il proprietario dello stabile, cioè il Comune di Roma? Sul fatto che la pigione sia irrisoria la lista non lascia invece dubbi: 285 euro al mese. A che cosa (o a chi) serve (o serviva) l’alloggio? Alla scuola superiore di polizia, come dicono? Una scuola superiore di polizia davanti alla fontana di Trevi a 285 euro al mese? Comunque sia, è oggettivamente singolare trovare anche lo Stato fra i beneficiari della generosità alloggiativa capitolina. Così singolare da chiedersi se il governo e il Parlamento possano continuare a osservare dalla finestra questa vicenda come se riguardasse un Comune qualsiasi e non la Capitale d’Italia. Senza assumersi le proprie responsabilità di fronte al trattamento folle riservato al patrimonio dei contribuenti, che si configura ormai non più come uno scandaletto di portata urbana. Tanto che sarebbe necessaria una indagine nazionale sulla gestione di tutte le proprietà immobiliari pubbliche. Si sono fatte commissioni parlamentari d’inchiesta per molto meno di questo. La verità è che nessuno può chiamarsi fuori. Di sicuro non chi ha gestito le case popolari di Milano con investimenti folli come l’acquisto degli orribili edifici di Pieve Emanuele, costati 70 milioni e che ora cadono a pezzi. Non chi ha avuto in mano i patrimoni degli enti assistenziali, distribuiti clientelarmente agli amici degli amici. Né gli stessi enti previdenziali, a vedere quello che accade sempre a Roma, dove decine di locali commerciali che l’Inps potrebbe concedere in affitto ricavandone un reddito più che dignitoso sono stati occupati abusivamente da gente che li abita da anni, senza che nessuno sia intervenuto per impedirlo. Dimostrazione ancora più lampante, quest’ultima, dell’offesa inferta da decenni a questa parte a chi paga le tasse. Con modalità fra le più varie. A cominciare dagli affitti a prezzi stracciati, finiti ora nel scuola si insegna a vivere insieme, le pratiche religiose restano fuori», ha detto ieri l’insegnante bolognese Monica Fontanelli. Non ci sta il nuovo arcivescovo, Matteo Zuppi, chiamato a Bologna da papa Francesco: «Non credo sia questa la laicità, così come non è laico vietare la croce al cimitero. In Italia la laicità è anche data dal grande umanesimo che sta nel dialogo e nel confronto, non certo nella loro assenza». Daniela Corneo [email protected] I 285 euro per la casa del Viminale con vista sulla Fontana di Trevi Ora come interverrà il governo? mirino di chi sta amministrando la Capitale. Per continuare con la tolleranza assoluta nei confronti delle occupazioni abusive a tappeto: non certo per quieto vivere, bensì tutta a scopo elettorale. E concludere con i meccanismi scellerati utilizzati per vendere il patrimonio degli enti previdenziali. Una operazione motivata con la necessità di abbattere un debito pubblico che però non è stato scalfito di L’ex sindaco «Verifiche su 50 note spese» Si allarga l’inchiesta su Marino ROMA Cinquanta note spese per 15 mila euro totali circa. L’inchiesta che vede Ignazio Marino indagato per peculato si allarga con il deposito in Procura di una nuova informativa della Guardia di Finanza. Dopo le sette «cene istituzionali» senza riscontri dalle quali sono partite le indagini, il pm Roberto Felici e il procuratore aggiunto Francesco Caporale contestano all’ex sindaco altri incontri in ristoranti e i viaggi negli Usa. (Fulvio Fiano) © RIPRODUZIONE RISERVATA un solo euro: e sorvoliamo su quanti si sono arricchiti indebitamente grazie a questo sistema. Negli elenchi del patrimonio di proprietà pubblica affittato a canoni da fame sono numerosi anche gli immobili a uso commerciale: negozi, uffici, locali. Una micidiale cartina al tornasole del metodo con cui è stato gestito: non esattamente da buon padre di famiglia. Perché se nel caso delle abitazioni determinate circostanze specifiche, per esempio cause sociali, possono anche spiegare la modestia di certe pigioni (per quanto comunque non sia accettabile che quelle pigioni siano applicate agli appartamenti di piazza Navona o fontana di Trevi), nessuna motivazione può invece giustificare i canoni lontani anni luce dai prezzi di mercato che continuano a pagare le attività commerciali. Ancora il caso di Roma ci offre alcuni esempi, presi a caso dalla lista Tronca. È possibile che un negozio di ottica in via Chiana, nel prestigioso quartiere Trieste, paghi al Campidoglio una pigione di 611 euro al mese, quanto forse costerebbe una vetrinetta in estrema periferia? Ed è altrettanto normale che i locali di Teatro Centrale, Entertainment, restaurant & nightlife, in via Celsa, fra Piazza Venezia e Torre Argentina, siano affittati a 336 euro mensili? Certo, per quanto se ne sa il personale del dipartimento del patrimonio del Comune di Roma è sempre stato molto scarso. E magari i ritmi di lavoro non sono stati in passato così frenetici come in questi giorni. Mettiamo pure che ci siano state delle inefficienze, che la mole di carte abbia causato qualche confusione, che l’errore materiale sempre in agguato abbia tradito un solerte impiegato. Capita. Anche se non può non venire il sospetto che la scarsità di risorse assegnate a quel dipartimento avesse invece una ragione. Ricordate una delle frasi famose di Giulio Andreotti, il più romano dei politici romani? «A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca». L’immobile La Fontana di Trevi e al suo fianco, al civico 86 della piazza, il palazzo del Comune finito al centro delle polemiche per i suoi canoni di locazione a prezzi davvero ridotti rispetto al valore di mercato della zona. Uno degli appartamenti dell’immobile è stato affittato a 285 euro al mese al Viminale (foto Benvegnù - Guaitoli Panegrossi) I resti L’aereo DC-9 dell’Itavia (Ap) alle 21.30 su TgCom24). «Dopo le parole di Francesco Cossiga e le rogatorie dei magistrati e tutte le prove emerse negli anni, serve che la diplomazia si metta in moto per imporre la verità». Bonfietti fa un parallelo con la vicenda dell’italiano Giulio Regeni, ucciso in Egitto. «È come quello che sta accadendo in quel Paese: vogliamo dire che è stato davvero un incidente stradale? È tutto così. La forza per arrivare alla verità non possiamo averla noi parenti delle vittime, serve un sussulto». Scossa «politica» che pretende anche un altro parente, Francesco Pinocchio, fratello di ben due vittime della strage: «Siamo come pugili che continuano a prenderle ma nonostante tutto restano in piedi. Quello che serve è che Renzi chieda la verità quando si incontrerà con Hollande. Bisogna andare avanti, perché vivere senza la verità è atroce». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Codice cliente: 8727381