LUNATICA FESTIVAL 2015 - Provincia di Massa
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LUNATICA FESTIVAL 2015 - Provincia di Massa
LUNATICA FESTIVAL 2015 R-ESISTERE, in direzione ostinata e contraria XXI edizione, 18 luglio - 2 agosto danza arte teatro e musica “Quando il gioco si fa duro i duri continuano a giocare”. Parafrasando i mitici Blues Brothers, si può così esprimere lo stato d'animo con cui ci apprestiamo a varare questa XXI edizione del Festival Lunatica. Un Festival che avrebbe dovuto essere perso insieme all'esperienza delle Province e che invece, tenacemente, orgogliosamente RESISTE. L'edizione di quest'anno non poteva quindi non affrontare il tema della RESISTENZA come nucleo centrale della sua programmazione. Innanzitutto il Festival coglie l'occasione del 70° anniversario della liberazione per narrare storie normalissime e straordinarie di uomini e donne liberi. E poi il tema della r-esistenza ci tocca da vicino, visto che la Provincia di Massa-Carrara, creatrice ed organizzatrice di quello che, giunto alla sua XXI edizione, si configura come uno dei più longevi Festival toscani e a come l'unico che persiste in un territorio dove la frammentazione (quando non la contrapposizione) ha costituito un elemento di debolezza, sta affrontando ormai da tempo una sorta di “morte annunciata”, dove continuare ad esistere significa di per sé RESISTERE, non al cambiamento necessario, ma all’annullamento ingiusto. E allora mentre si resiste e si ricorda chi lo ha fatto, non si può non ripensare ed entrare in contatto con tutte le forme di resistenza che agiscono oggi e qui, facendo tesoro di tutte quelle esperienze di ostinata contrapposizione all'omologazione, all'indifferenza, alla mercificazione che oggi si esprimono nel mondo della cultura e dello spettacolo. Proprio Lunatica quindi, uno dei primi Festival a coniugare programmaticamente cultura e turismo, spettacolo e conoscenza del territorio, musica e cibo, quest’anno, pur mantenendo ed ampliando quell’identità che poi molti altri Festival hanno mutuato, prova a giocare le sue carte puntando sull’irriducibilità della creatività, aprendo la sua programmazione a titoli e temi che raccontano autori il cui pensiero divergente continua a seminare il dubbio contro l’ovvietà; compagnie, musicisti e attori che coltivano una ricerca continua senza percorrere terre facili. Operazione quanto mai necessaria anche e soprattutto in un territorio che, pur avendo 4 teatri aperti e ben funzionanti, raramente osa proporre qualcosa che non garantisca il consenso del pubblico pagante. Lunatica, brand conosciuto e riconosciuto a livello nazionale, può e deve permettersi invece la valorizzazione anche di giovani compagnie, la proposta di temi e testi non scontati, l’apertura ai nuovi linguaggi della danza e dell’arte, operando come sempre intense contaminazioni e reciproche scoperte. Lunatica è un Festival che r-esiste come spazio di libertà, come possibilità per gli artisti di essere accolti da un pubblico che apre occhi, orecchie e cuori senza pregiudizi, un pubblico che sceglie di esserci. Del resto la cultura si nutre di pensiero divergente, di dubbio metodico, di sperimentazione, di ricerca: si muove in direzione ostinata e contraria, utilizzando ancora una volta l'immagine folgorante di Fabrizio De André. Trovato il fil rouge, tutto è stato inaspettatamente facile: nel costruire il cartellone mi si sono squadernati spettacoli, performance, autori, testi che si muovono tutti in quel senso. E allora è stato emozionante dialogare su questi temi con tanti artisti sia famosi che emergenti, scoprire consonanze e progetti, vedere come altri/e stessero pensando a quello a cui stavo pensando io, emozionarmi di fronte a volontà e tenerezza. Partner necessaria e complice è stata Fondazione Toscana Spettacolo, a cui mi lega una lunga esperienza di collaborazione, ma che soprattutto ha saputo essere da stimolo, accettando la sfida di essere compagni di strada in un percorso non scontato e allargando con le sue proposte l'orizzonte mio personale e quello di tutto il Festival. Un ringraziamento non solo dovuto, ma profondamente sentito per una rara consonanza d'intenti, per un sostegno ideale ancor prima che materiale. Per quel che riguarda il programma, basterebbe il richiamo a grandi resistenti ed eretici come De André e le sue cattive strade raccontate da Scanzi e Casale, l’omaggio dei Teatri del Vento ad Alda Merini o quello del Teatroocra e di Archivio Zeta a Pierpaolo Pasolini per dare il senso di Lunatica 2015. Ma mentre costruivo il cartellone sono arrivate suggestioni nuove come lo spettacolo di Sabina Guzzanti, le proposte di amiche ritrovate come Laura Curino, Lella Costa, il sensazionale ritorno dello spettacolo Bella Ciao, Elisabetta Salvatori che racconta un “diverso” per antonomasia come Antonio Ligabue, giovani musicisti straordinari che scelgono repertori non usuali, Marco Rovelli, presenza abituale del Festival, che racconta, in Eravamo come voi, la moralità della scelta dei partigiani. Tanto, persino troppo materiale su cui riflettere e da impaginare seguendo le suggestioni di un luogo, la vocazione di un altro, dialogando di continuo con i sindaci dei Comuni, con i loro collaboratori per dare a ciascuno non uno, ma LO spettacolo, quello più affine o quello più divergente. Poter utilizzare l'intero territorio della provincia come un unico grande palcoscenico, trovare fili e dissonanze, empatie e distonicità è un grande privilegio di libertà artistica che la Provincia ed i suoi amministratori mi hanno dato. Collaborare anche quest'anno col Festival Gaber è stata un'opportunità di continuare a dare voce ad un pensiero straordinariamente preveggente e proprio per questo urticante come quello di Giorgio Gaber: con la Fondazione che porta il suo nome ci siamo inventati due discussioni spettacolari specialissime che permetteranno, tra l'altro, di tornare a gemellarci col Festival Fino al cuore della Rivolta per un'iniziativa spettacolo con Mario capanna. E parlare a Carrara di Anarchia come ideologia di libertà: Pietro Gori, anarchico, giornalista, avvocato, poeta, scrittore e compositore italiano, ricordato come autore di alcune tra le più famose canzoni anarchiche della fine del XIX secolo tra cui: Addio a Lugano, Stornelli d'esilio e La ballata di Sante Caserio ispirerà una riflessione con Paolo Finzi (direttore di “A”), Claudia Pinelli (figlia di Giuseppe Pinelli) sul tema dell'anarchia e della resistenza, partendo dalla sua figura. Les Anarchistes suoneranno brani musicali dal vivo dagli e verranno proiettati alcuni filmati molto suggestivi di Giorgio Gaber, Pietro Gori e Giuseppe Pinelli. E sempre a Carrara quest'anno, dopo una fortunata esperienza nello scorso anno, sarà centrale nella programmazione del Festival l'utilizzo dell'antico e perfettamente restaurato Ospedale S. Giacomo, ubicato in un quartiere popolare della città. Sotto il nome di S. Giacomo's Factory, va in scena un'attività senza soluzione di continuità che vedrà ben 4 spettacoli di compagnie emergenti, tutte in coproduzione Lunatica e tutte destinate a far parlare di sé per la ricchezza dei linguaggi e per l'innovazione di temi e modalità espressive. Una “Factory” rivolta in modo particolare ai giovani, ma anche a chi continua a ricercare e non si accontenta del già visto. Una modalità di utilizzo di una struttura che si rivela una grande opportunità per una città e la sua politica culturale. E se si parla di resistenza e di resistenti non si possono non nominare le donne, la loro straordinaria resilienza che permette di far sopravvivere e tramandare il concetto di differenza. Frutto dell’incontro con il progetto Liber* Tutt*, anch'esso finanziato dalla Regione Toscana a valere sulla L.R. 16, Lunatica propone alcuni spettacoli che parlano di donne straordinarie eppure ordinarie, nella difficoltà di vivere, capaci di atti di libertà e di ribellione inusitati: donne che hanno lottato contro le convezioni sociali, rivendicando libertà di pensiero e di critica nei confronti dei dogmi della cultura maschile e soprattutto libertà di inventare un modello femminile alternativo a quello che da sempre gli uomini attribuivano all’altra metà dell’umanità. Non a caso le storie delle donne che in vario modo, in periodi diversi ed in differenti parti del mondo, hanno decido di resistere sono storie eterogenee di donne che trovano però motivazioni ideali comuni che le conducono a scelte coraggiose ed orgogliose, mai scontate o rinnegate È la scelta di donne che smettono improvvisamente di sentirsi solo madri o figlie, che decidono di lottare non solo contro l’occupante, la dittatura o l’oppressore, ma per liberare loro stesse dai pregiudizi morali e dalle discriminazioni imposte dalla cultura maschile. Dalla Babette di Karen Blixen, straordinario esempio di integrazione, alle Scintille che incendiarono le lavoratrici di una fabbrica tessile (e quale più pregnante luogo che la Filanda di Forno), alla partigiana Maria, alla Svergognata dei giorni nostri. E alla fine una grande festa popolare, in un luogo da rendere vivo e sociale, un grande ballo per tutti/e: un omaggio all'identità intesa come capacità di comunicare, di includere, di aprirsi a tutte le differenze. Perché la piazza rende liberi e dopo 16 serate passate in 52 luoghi differenti, torneremo alla cosiddetta normalità, stremati, ma felici di aver progettato e gestito un progetto culturale di straordinaria vitalità e necessità, di aver accolto il pubblico con rispetto, di aver fatto un'esperienza che ci ha comunque cambiato: perché Lunatica è anche questo. Una speciale squadra di uomini e donne che credono nella cultura come servizio pubblico essenziale, che non si arrendono alla dissipazione di un patrimonio come quello rappresentato dal lavoro pubblico, che sanno sacrificarsi per ottenere un grande risultato individuale e collettivo. Marina Babboni Direttrice del Festival