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Enuresi ed encopresi
Edy Trazzi
Enuresi ed encopresi sono disturbi dell’evacuazione. Si parla di disturbi dell’evacuazione, quando il
bambino non ha un controllo sfinterico adeguato all’età.
L’Enuresi si caratterizza per una ripetuta ed incontrollata minzione durante il giorno nei vestiti, e la
notte durante il sonno, nel letto. Spesso si presenta solo la notte, in questo caso si parla di enuresi
notturna. Il disturbo è molto diffuso, circa il 20% dei bambini di 5 anni ne soffre, andando
gradualmente a decrescere salendo con gli anni, colpisce prevalentemente i maschi piuttosto che le
femmine. Il comportamento è clinicamente significativo, e viene posta diagnosi di enuresi, quando
il bambino ha raggiunto i 5 anni di età, gli episodi si ripetono più volte nella settimana e il disturbo
persiste da almeno 3 mesi, interferendo pesantemente con la vita del bambino. La maggioranza dei
bambini con enuresi guarisce spontaneamente entro l’adolescenza, ma nel 1% dei casi il disturbo
persiste nell’età adulta.
Dal punto di vista clinico, l’enuresi può essere primaria, se il bambino non ha mai raggiunto il
controllo della minzione, secondaria se il bambino ha raggiunto il controllo e successivamente lo ha
perso.
L’encopresi è, come l’enuresi, un disturbo dovuto al mancato controllo sfinterico, si caratterizza per
la ripetuta defecazione in luoghi non consoni.
A differenza dell’enuresi, l’encopresi è quasi sempre diurna. Coinvolge circa l’1% dei bambini di 5
anni ed è più frequente tra i maschi che tra le femmine. E’ posta diagnosi di encopresi se il bambino
ha già compiuto 4 anni e il disturbo si manifesta almeno una volta al mese da più di 3 mesi.
Generalmente l’evacuazione è involontaria, ma può anche essere volontaria (disturbo oppositivo
provocatorio o disturbo della condotta). Quando l’evacuazione è involontaria è spesso associata a
costipazione, intasamento e ritenzione; in questi casi si ha come conseguenza, un’incontinenza da
eccessivo accumulo di feci. Il continuo contatto con le pareti del retto causa l’assuefazione del
sistema sensoriale propriocettivo viscerale e determina nel bambino l’incapacità di percepire la
sensazione di riempimento del retto e l’impossibilità di controllarsi.
Raramente diventa cronica, ma può persistere anche in modo intermittente per anni. L’encopresi è
primaria, se il bambino non hai mai raggiunto il controllo fecale, secondaria, se ha raggiunto il
controllo fecale e successivamente l’ha perso.
I disturbi dell’evacuazione hanno spesso un’origine di natura psicologica, ma occorre prima di tutto
sottoporre il bambino ad un esame medico approfondito ed escludere tutte le possibili cause
organiche e funzionali. Anche il fattore ereditario e la predisposizione genetica sembrano avere un
peso, alcuni studi dimostrano che un bambino ha il 40% o 80% di possibilità di avere l’enuresi se
uno o entrambi i genitori l’hanno avuta da piccoli.
La pratica clinica ci dice che soprattutto le forme secondarie, sia per l’enuresi che per l’encopresi,
sono frequentemente da ricondurre ad ansia o tensioni emotive dovute ad eventi stressanti che
sopraggiungono nella vita del bambino, per esempio la nascita di un fratellino o il trasferimento in
un’altra città. In molti casi, situazioni del genere evolvono positivamente, se affrontate con la
necessaria comprensione e rassicurazione affettiva da parte della famiglia.
Tuttavia è necessario tenere presente che se i disturbi persistono nel tempo possono caricare il
bambino di altra ansia oltre a quella che è all’origine del problema. Basti pensare alle privazioni cui
il bambino deve sottostare a causa dell’incontinenza, per esempio non andrà a dormire a casa
dell’amico pur desiderandolo tanto, allo stesso modo, eviterà molte situazioni sociali per paura di
non controllare il problema, vivrà in un costante stato di allarme al pensiero che gli altri “se ne
potrebbero accorgere”, proverà vergogna, rabbia, tristezza, senso di inadeguatezza, tenderà a
chiudersi e ad isolarsi e la sua autostima sarà messa a dura prova. In questi casi occorre intervenire
rapidamente. A volte i genitori cadono nello sconforto e fanno diversi tentativi cercando di risolvere
il problema. Tali tentativi si rivelano però molto spesso controproducenti e rischiano di scoraggiare
il bambino. In ogni caso il bambino non deve essere mai colpevolizzato e punito. E’fondamentale,
invece, mostrargli comprensione e volontà di affrontare insieme il problema.
Quando un bambino manifesta questo disturbo occorre per prima cosa, rivolgersi al proprio pediatra
e richiedere un accertamento medico approfondito. Esami clinici mirati potranno verificare se siano
presenti patologie che giustifichino il problema. In assenza di patologie mediche, è bene rivolgersi
ad un terapeuta dell’età evolutiva, che attraverso la valutazione psicodiagnostica e l’analisi
funzionale, potrà pianificare un trattamento mirato.