PROGETTO SOLIDARIETA` : ” LA SCUOLA IN OSPEDALE “

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PROGETTO SOLIDARIETA` : ” LA SCUOLA IN OSPEDALE “
IN ATTESA DI RIPRENDERE LE ATTIVITA’ SI
PRESENTANO LE FASI DEI PROGETTI SVOLTE
L’ANNO SCORSO.
PROGETTO SOLIDARIETA':
MEDICI SENZA FRONTIERE
Martedì 21 ottobre Laura Latina, ostetrica, volontaria di Medici senza frontiere, ha incontrato
alcune classi del liceo Copernico per raccontare cosa vuol dire svolgere attività di sostegno sanitario
in situazioni di guerra ed emergenza. Ringraziandola per la sua preziosa testimonianza di coraggio e
solidarietà, gli studenti rimarranno in contatto con lei, ora che è in partenza per l'Afghanistan, dove
coordinerà un centro maternità! A lei un grande abbraccio da parte di tutta la scuola!
Articolo degli studenti
Foto con Laura Latina
PROGETTO SOLIDARIETA’ :
” LA SCUOLA IN OSPEDALE “
Ecco gli interventi dei ragazzi e ragazze del Liceo nell'ambito del Progetto coordinato dalla Prof.ssa
Cristina Giacometti
Da “Il Sottobanco” il giornalino d’Istituto
Salve a tutti! Siete pronti per immergervi in una lettura che vi farà aprire la mente e cambiare il
modo di relazionarvi con le persone accanto a voi … ? se avete proseguito con l’articolo vuol dire
che la vostra risposta è stata, evidentemente, affermativa; per cui, senza perderci in ulteriori giri di
parole vi dico subito che vi voglio parlare di un progetto molto importante che la nostra scuola sta
portando avanti in collaborazione con il policlinico “ G.B. Rossi “ di Borgo Roma e a cui alcuni di
voi partecipano periodicamente: si tratta del progetto “ scuola in ospedale “.
Così, come una vera e propria giornalista, ho deciso di recarmi personalmente al quinto piano del
policlinico e conoscere queste persone, insegnanti e ragazzi, per capire bene in che cosa consistesse
tale attività ma, soprattutto, per annotare pareri e commenti di entrambi.
Prima di tutto però ho fatto una piccola ricerca e raccolto alcune informazioni generali … L’idea di
istituire una vera e propria scuola con personale qualificato all’interno dell’ospedale risale agli anni
’80, ma la scelta di istituire formalmente per legge questo servizio è del 1998. La “scuola in
ospedale” è riuscita a garantire la presenza di alcuni insegnanti di scuola primaria e secondaria
all’interno dell’ospedale , aiutando così in modo concreto tutti quegli alunni impossibilitati a
frequentare la scuola per periodi più o meno lunghi.
Se a Borgo Roma si vuole, quindi, si può fare un disegno, leggere un libro, tenere la mente occupata
facendo esercizi di matematica o chiarire qualche dubbio di storia oppure approfondire qualche
argomento mediante le apposite postazioni internet, il tutto, con l’aiuto di insegnanti disponibili che
cercano di rendere meno pesante la routine giornaliera delle terapie e i lunghi periodi di inattività
legati alle varie tipologie di cura o alle diverse patologie.
Le prime domande le abbiamo poste all’insegnante della scuola secondaria di primo grado la
prof.ssa Mirta Comerlati:
Buongiorno prof.ssa. Quando ha iniziato questa attività?
Ho iniziato due anni fa, trasferendomi da un altro istituto desiderosa di affrontare un tipo di
esperienza diversa. Devo dire che questo tipo di scuola mi ha permesso di venire a contatto con una
realtà molto diversa da quella a cui ero abituata ma , indubbiamente molto coinvolgente dal punto di
vista personale. Questi ragazzi sono “speciali” e ogni giorno che passa sono sempre più affezionata
a loro.
Quali sono gli scopi di questo tipo di scuola?
Con questa scuola viene data ai ragazzi la possibilità, non solo di mantenere una certa continuità
didattica ma anche di limitare l’abbandono scolastico; inoltre ha anche la funzione di lenire
parzialmente il trauma del ricovero e di far superare le ansie e le paure che in queste circostanze
possono portare all’isolamento dagli altri
Come è nato il progetto di collaborazione con il nostro Liceo?
Il progetto è nato da un’idea che è venuta un po’ ad entrambe, io e la prof.ssa Giacometti, durante
una chiacchierata.
La prof.ssa prosegue il suo racconto di come è nata l’idea … che vi riassumo brevemente:
Le docenti hanno pensato di organizzare dei laboratori di scienze che coinvolgessero da un lato, i
ragazzi degenti in ospedale e, dall’altro gli studenti del nostro Liceo. La collaborazione si realizza
in questo modo: viene individuato di volta in volta un argomento a livello del quale si progetta una
esperienza pratica di laboratorio. Durante gli incontri, le docenti forniscono una breve spiegazione
teorica sull’argomento e gli obiettivi che si andranno a verificare con l’esperimento proposto. Gli
alunni del nostro Liceo affiancano e guidano i loro “amici” ricoverati nell’esecuzione
dell’esperimento stesso. Quasi sempre l’incontro si trasforma alla fine, in una chiacchierata tra
amici che rende questi momenti molto speciali per chi li vive, come alcuni di voi hanno avuto l’
occasione di raccontarmi.
Ho poi avuto il piacere di incontrare il primario del reparto di onco-ematologia dott. Simone Césaro
Buongiorno dottor Cesaro, che tipo di patologie presentano coloro che vengono a curarsi in
questo reparto?
Sostanzialmente i ragazzi che sono ricoverati qui sono affetti da malattie tumorali , nello specifico
legate al sangue o ,in generale malattie ematologiche non tumorali ( come per esempio emofilie,
anemie ecc ).
Come vede il progetto “scuola in ospedale” e la collaborazione con il Liceo Copernico?
Il progetto è molto positivo soprattutto perché coinvolge attivamente i pazienti che hanno una
particolare necessità di rimanere in contatto con la realtà “al di fuori” dell’ospedale.
In passato l’ammalato era ghettizzato, cioè isolato dal mondo esterno. Oggi questa linea di
comportamento non è più ritenuta valida e anzi, si cerca di rendere l’ospedale il più vicino possibile
alla realtà quotidiana.
Come è organizzata una giornata tipo nell’ospedale per i ragazzi?
Solitamente inizia con il risveglio delle 8:30 che, però, non è molto solare dal momento che subito i
ragazzi devono sottoporsi ad un primo prelievo del sangue; successivamente nel corso della
mattinata ognuno fa le proprie cure e trattamenti fino a quando possono svagarsi e/o divertirsi a
scuola e nelle altre salette ricreative dedicate alla lettura o a qualsiasi altra attività che non comporti
l’uso della televisione ( infatti si predilige la comunicazione diretta ).
A volte accade che i pazienti rimangano in ospedale solo il tempo necessario per sottoporsi alle
cure: è quello che si definisce day hospital ( quindi non rimangono a dormire ma ritornano a casa )
un tipo di gestione della patologia molto più apprezzata dai piccoli pazienti e che negli anni è stata
sempre più spesso adottata per, come si è detto prima, non isolare il malato dalla realtà quotidiana .
Finisce così la mia indagine all’ospedale, sperando di avervi aiutato a scoprire qualcosa in più
riguardo al mondo circostante.
Matilde Leso
Progetto solidarietà: Raccolta fondi per
aiutare bambini affetti da Fibrosi Cistica
Nell’ambito del Progetto Solidarietà, la nostra scuola, come è ormai “tradizione”sarà impegnata
prossimamente nella raccolta fondi per sostenere il Progetto Fibrosi Cistica in Bielorussia.
Quest’anno le iniziative saranno due:
da lunedì 18 marzo alcuni alunni inizieranno la vendita dei biglietti della Lotteria di Pasqua.
I premio: un uovo di cioccolato da 3 kg a cui seguiranno secondi e terzi premi sempre
“dolci”.
giovedì 18 e venerdì 19 aprile (ricevimenti generali dei genitori) alcuni ragazzi del nostro
istituto saranno presenti ai piani con un piccolo stand per la vendita di torte e oggetti vari.
Sarà possibile dare il proprio sostegno anche facendo “piccoli” acquisti che però avranno un
grande valore per chi sta aspettando un aiuto.
Qualche notizia sulle finalità del Progetto e sull’associazione “ALBA” Onlus con la quale
collaboriamo:
¨
L’associazione ha sede in via Berbera, 3 - 37131 Verona, - www.alfibrosicisticavr.com
¨
La Fibrosi Cistica è una malattia genetica ciò significa che viene trasmessa dai genitori ai
figli. Si tratta di una malattia autosomica recessiva, ad esito mortale. E’ molto diffusa nelle
popolazioni europee (colpisce 1 neonato su 2500). Tra gli individui di origine europea 1:25 è
portatore dell’allele per la F.C. ( 1 italiano su 20 è portatore). E’ la conseguenza di un'anomalia
della proteina chiamata CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Conductance Regulator)
localizzata nella membrana apicale delle cellule degli epiteli; la sua funzione è quella di regolare gli
scambi degli ioni e dell’acqua nelle cellule. Il gene che codifica questa proteina è stato localizzato
nel 1989 sul braccio lungo del cromosoma 7. All'alterazione della proteina consegue un'anomalia
del trasporto di sali che determina principalmente una produzione di secrezioni per così dire
"disidratate": il sudore è molto ricco in sodio e cloro, il muco è denso e vischioso e tende ad ostruire
i dotti nei quali viene a trovarsi da cui, il nome diffuso di Mucoviscidosi. L’ostruzione per esempio
dei bronchi favorisce l’instaurarsi di frequenti infezioni batteriche broncopolmonari (che tendono a
ripetersi, ecco perché servono continue cure con antibiotici). Anche le cellule intestinaliproducono
un muco viscoso per cui il transito può essere ridotto ed il materiale fecale ristagnando nelle ultime
anse dell’intestino più piccolo, ostruisce il canale. Spesso a ciò si aggiungono problemi anche al
pancreas e al fegato. Il pancreas presenta una riduzione importante della sua funzione, da cui deriva
una maldigestione del cibo, in circa l’85% dei soggetti. I sintomi della maldigestione sono: addome
prominente, perché l’intestino è dilatato da gas; feci maldigerite ed unte, più molli o semiliquide,
evacuate più spesso del normale ciò porta all’arresto o al rallentamento della crescita in peso e
statura. Il fegato produce una bile più densa, che può ostruire i dotti. In questi casi è necessario
assumere (ad ogni pasto) per bocca un sale biliare, che ha lo scopo di permettere lo svolgersi delle
normali funzioni di “digestione” dei lipidi. In circa il 20-30% dei soggetti con fibrosi cistica la bile
più densa si concentra nella cistifellea e può dare origine a calcoli. La terapia della fibrosi cistica è
perciò una terapia che è indirizzata ai sintomi. Non si hanno ancora a disposizione farmaci specifici
che hanno lo scopo di correggere la proteina o il gene CFTR. La terapia odierna ha consentito dei
progressi evidenti : l’aspettativa di vita è oggi di 40 anni (in Italia la metà dei pazienti ha una età
superiore ai 18 anni ed un terzo ha una età superiore ai 30 anni) ed anche la qualità di vita è
migliorata !
Finalità del Progetto
L’associazione si prefigge di raccogliere fondi per:
1.
2.
3.
4.
Inviare farmaci (specialmente antibiotici)
Inviare attrezzature, anche semplici come un aerosol, per la terapia a domicilio.
Formare nuovi medici, in loco, in grado di diagnosticare e curare la malattia.
Dotare l’ospedale pediatrico di riferimento di ogni regione, di una stanza di degenza (per il
bambino e la sua mamma) per la cura nei momenti più critici. (Per chi volesse maggiori
informazioni sul progetto già realizzato rimandiamo al sito dell’associazione.)
5. Sostenere le spese per lo screening sui prematuri (nascono più di 5000 bambini l’anno).