Cinema e psicoanalisi
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Cinema e psicoanalisi
Cinema e psicoanalisi Relazione unitre 2011 del dott. Casali Gabriele 1 ) cinema e psicoanalisi sono contemporanei 2) Sulla vita dei più famosi psicoanalisti sono stati girati diversi film 3) Spesso sono stati rappresentati casi clinici 4) Nella trama di molti film, la psicoanalisi ha costituito una parte importante 5) L’interpretazione psicoanalitica è stata utilizzata nella critica cinematografica 6) Diversi punti di vista sono stati espressi da autori di orientamento psicoanalitico differente; questi hanno influenzato la produzione cinematografica. 7) Holliwood è stata definita la “fabbrica dei sogni” 8) Il linguaggio dell’Inconscio e i suoi meccanismi 9) L’organizzazione primaria e secondaria : dal principio di piacere a quello di realtà 10) Le possibilità espressive del cinema 11) Analogie e differenze tra cinema e sogno 12) Fine del film e disidentificazione. Il cinema e la psicoanalisi sono nati nello stesso periodo; nel 1895 viene proiettato il primo film dei fratelli Lumière , mentre Freud a Vienna esegue la prima interpretazione di un sogno. Tra cinema e psicoanalisi si sono creati diversi collegamenti. La vita di Sigmund Freud e di altri noti psicoanalisti è stata spesso oggetto di rappresentazioni cinematografiche. Ad esempio nel film “ prendimi l’anima” di Faenza è stata narrata la storia del giovane Youngh e della sua paziente Sabine Spielrein. Spesso i casi clinici sono diventati la trama di un film; Ad esempio : “ Mi chiamavo Sabine Spielrein “ di Andrew Marton ; “diario di una schizofrenica”( lettura in chiave Kleiniana di un caso clinico della psicologa Ginevrina Marguerite Sechehaye, che presenta nel film il suo metodo clinico ). La psicoanalisi già dai primordi è stata associata ad un dramma teatrale: “L’Edipo re” di Sofocle. Freud scopre che il motore che anima e motiva l’essere umano, si trova nel “calderone ribollente delle passioni “ che hanno sede nella parte più profonda dell’Inconscio che chiama Es. Il teatro aveva già scoperto l’effetto curativo della catarsi che il pubblico viveva nel partecipare emotivamente ai drammi teatrali; si partecipava emotivamente perché ci si identificava con le passioni e con i sentimenti provati dai protagonisti e ciò produceva una scarica emotiva liberatoria; all’inizio, anche la psicoanalisi era considerata un metodo catartico che attraverso la suggestione permetteva di rivivere nel ricordo e nel sentimento un trauma subito nel passato ed in seguito rimosso, riportandolo nella coscienza ed abreandolo. Le scoperte di Freud offrivano una nuova chiave di lettura molto suggestiva nel modo di interpretare i conflitti delle persone, essendovi implicati oscuri eventi del passato dove la sessualità la faceva da padrone; Non poteva esserci un boccone più prelibato per chi si occupava di spettacolo. La psicoanalisi è un tema importante nella trama di molti film e anche le sceneggiature sono state spesso impostate con un taglio psicoanalitico . Ricordiamo Hitchcock, Bergmann, Bunuel, Fellini, Moretti, Woody Allen, ecc. Quello che rincresce constatare è che sovente , tuttavia, ci si è rifatti a periodi prepsicoanalitici ( vedi la teoria catartica ) o della prima fase della psicoanalisi ( teoria del trauma psichico ) La psicoanalisi è anche stata utilizzata nella critica cinematografica. Hollywood è stata definita “la fabbrica dei sogni”. Diversi punti di vista sono stati espressi da autori di differente orientamento psicoanalitico. Christian Metz, di orientamento Lacaniano,nel suo libro Le signifiant imaginaire: psycanalyse et Cinema (1977) ritiene che la condensazione e lo spostamento siano i meccanismi comuni a cinema e sogno. Nell’ottica di Lacan, il bambino tra i sei e i diciotto mesi, attraversa la “fase dello specchio”. Egli dapprima confonde la realtà con l’immagine riflessa; in seguito capisce che essa non è quella reale e infine percepisce l’immagine riflessa come altra da sé. Se questo processo porta alla percezione di un Io come soggetto separato, essendo anche separazione tra immaginario e simbolico, per i Lacaniani costituisce la base dell’alienazione umana. Per Metz il film è come lo specchio, ma esso differisce in un punto essenziale: per quanto, come nello specchio si possa proiettare di tutto, c’è una cosa che non vi si riflette mai: il corpo dello spettatore. Ciò costituisce già una importante differenza tra film e specchio. Anche Cesare Musatti si è occupato del cinema riconoscendo similitudini e differenze rispetto al sogno. L’identificazione e la proiezione sono i meccanismi più importanti che probabilmente costituiscono la ragione principale dell’interesse che il cinema ha suscitato nella gente. Cosa cerca la gente nel cinema? Ignazio Senatore, autore di “analista in celluloide”, pensa che: “si va al cinema per ascoltare delle storie, per piangere, per ridere, per lasciarsi andare all’immaginazione, per essere avvolti nel buio della sala e a volte si va per essere rassicurati sul vecchio cliché dell’analista in celluloide, un personaggio più folle dei pazienti che ha in cura, un ciarlatano che vende chiacchiere, un infelice che miete insuccessi sia nella vita affettiva che professionale, un seduttore di ingenue fanciulle. Il cinema è falsificazione o specchio della realtà? “. Vi sono film dove la realtà viene rappresentata in modo fedele, come nei documentari o i film storici, altri dove il regista si lascia andare ad una libera interpretazione della vicenda narrata per arrivare all’estremo opposto dei film di pura fantasia ; vi sono film dove si cerca di estremizzare l’effetto paura, “L’esorcista” “lo squalo” ecc. che attraggono particolarmente gli adolescenti che cercano di esorcizzare le loro paure; film thriller : “Il silenzio degli innocenti” “Analisi finale” ecc. dove lo scopo è di mantenere sospesa la scoperta della rivelazione del finale; film drammatici, “L’avvocato del diavolo”, “Il cacciatore”, film sentimentali, solo per citarne alcuni. Secondo Musatti il cinema parla all’inconscio perché le immagini suscitano emozioni nello spettatore; avendo la possibilità di esprimersi attraverso immagini visive in movimento, grazie anche all’utilizzo di effetti speciali , permette allo spettatore di identificarsi nei vari personaggi e di operare proiezioni su di essi. E’ anche un mezzo di evasione : soddisfa desideri latenti che possono in seguito venire rimossi, ma comunque rimangono sedimentati nella memoria come esperienze culturali. Vi sono rispetto al sogno similitudini e differenze: come il sogno si esprime secondo i meccanismi del processo primario : per immagini visive, usa il simbolismo e sia nel sogno che nei film trovano posto la condensazione e lo spostamento, ( formazione di personaggi misti , passaggi repentini da una situazione ad un’altra, sovrapposizione di immagini ) ed altri effetti che ci fanno vivere come in un sogno. A volte addirittura entriamo nel sogno di un personaggio : l’artifizio più comune è quello del protagonista che si addormenta o che si sveglia, per farci comprendere che si tratta di un sogno. In altri casi tutto il film è costruito come un sogno (“ La città delle donne” di Fellini) o comunque è difficilmente distinguibile dalla realtà (Sixt sens). Il cinema ha spesso messo in scena la follia, il delirio, l’allucinazione, con effetti molto simili alle situazioni reali per immediatezza ed efficacia della comunicazione. Vi sono però anche evidenti differenze tra il sogno, che è costruito dal sognatore e il cui vero significato è conosciuto solo da lui, e il cinema dove noi assistiamo ad un sogno costruito da altri. Mentre il sogno segue l’organizzazione primaria e quindi le regole della logica non sono necessarie, il cinema ci propone sempre una trama che può essere interpretata alla luce dell’organizzazione secondaria, e cioè di un punto di vista più evoluto, più adulto. Il film , come il sogno, deve essere creduto, deve avvincere e quindi deve essere convincente per permettere allo spettatore di identificarsi ; sono fondamentali per il risultato la capacità del regista e la recitazione degli attori; quando viene meno la verosimiglianza tra rappresentazione e realtà, anche nelle situazioni che dovrebbero risultare più coinvolgenti, come una scena passionale o erotica, si può rompere la credulità dello spettatore, che scoppia in una fragorosa risata determinando una stroncatura dell’ effetto scenico e del successo del film. Si spengono le luci nella sala, (come nel sogno si chiudono gli occhi) = caduta nell’inconscio, si illumina lo schermo e si incomincia a sognare…tutto diventa possibile : siamo trasportati nel tempo, nella storia, in altri mondi possibili e presto diventiamo tutt’uno con i personaggi, come se li conoscessimo da sempre; viviamo intense emozioni, soffriamo e gioiamo con loro. Poi la storia si conclude; si riaccendono le luci e noi ci troviamo di nuovo sbalzati nella realtà; a volte abbiamo bisogno di un po’ di tempo per riprenderci. Poi usciamo dalla sala cinematografica e l’Io traccia di nuovo i confini tra realtà e fantasia e a poco a poco la quotidianità riprende il soppravvento. Se il film ci ha colpito, qualche cosa resterà per sempre dentro di noi. Bibliografia Christian Metz, psicoanalisi e cinema, Marsilio, Venezia 1977 Giancarlo Grossini, Cinema e follia: stati di psicopatologia sullo schermo (1948-1982), Dedalo, Bari 1984 Ignazio Senatore, L’analista in celluloide: la figura dello psicoterapeuta al cinema dal 1986 al 1993, presentazione di Camillo Loriedo, Franco Angeli , Milano 1994 Salvatore Cesario, La psicoanalisi e Hitchcook: che cosa la psicoanalisi può imparare da Hitchcook, Franco Angeli Milano 1996 Cesare Musatti, Scritti sul cinema, a cura di Dario F. Romano, Testo e immagine, Torino 2000 Glenn O. Gabbard, cinema e psichiatria, a cura di Paolo Pancheri, Raffaello Cortina, Milano 2000 Riccardo Strada, Il buio oltre lo schermo. Gli archetipi del cinema di paura, Zephiro Edizioni, Milano 2005