Norma Fantini. La Tosca? - Obiettivo Sicurezza
Transcript
Norma Fantini. La Tosca? - Obiettivo Sicurezza
INTERVISTA Luca Cari La Tosca? E’ figlia di un vigile del fuoco Incontro con la soprano Norma Fantini Ho conosciuto Norma Fantini al Festival Pucciniano di Torre del Lago, al termine di una rappresentazione della Tosca. E avrei dovuto capirlo subito, senza aspettare che lei me lo dicesse. Avrei dovuto capirlo nell’attimo in cui l’ho vista gettarsi nel vuoto di quel castel sant’Angelo di scena, nella raffigurazione del suicidio dell’eroina pucciniana. Perché in quello slancio, che a Torre del Lago giurano che nessuna altra Tosca ha mai avuto, c’erano tutti i segni di un DNA che somigliava proprio tanto a quello di un vigile del fuoco. E infatti: “sono figlia e nipote di un pompiere”, mi dice Norma Fantini quando ci incontriamo; e allora tutto mi diventa chiaro. Norma Fantini, con una bellissima voce da soprano, è orgogliosa del suo passato familiare e la prima cosa che mi racconta, d’acchito, prima ancora dell’inter vista, è di quell’inter vento che ha fatto durante un nubifragio a Bordighera, quando ha seguito passo passo le indicazioni che i vigili del fuoco le hanno dato al telefono, risolvendo lei stessa la situazione; e di quell’altro a Madrid, quando s’è tuffata dentro ad una macchina priva di controllo in una discesa e, tirando il freno a mano, ha evitato che finisse nella Gran Via piena di gente a passeggio. È proprio qualcosa che ha nel sangue: “se non avessi fatto la cantante lirica, avrei di sicuro fatto il vigile del fuoco”, dice. E si capisce subito che non scherza. Ci vuole parlare di questo suo legame con i vigili del fuoco? Nasce da una tradizione di famiglia. Mio nonno fece parte per otto anni del Corpo dei pompieri di Cuneo. Partecipò a missioni di soccorsi in tutta Italia: Messina, Genova, Boves, Mazara del Vallo, Palermo. Mio padre intraprese la stessa carriera, anche se dopo alcuni anni cambiò lavoro, avviando una società di piastrellisti sempre con mio nonno. L’affetto per i vigili del fuoco viene dunque da questi trascorsi familiari, in modo particolare dai racconti che mi faceva mio nonno quando ero bambina. Cosa ricorda delle storie di suo nonno? Innanzi tutto che mi piaceva molto starle a sentire. Quello che mi è rimasto impresso è il suo racconto di quando era andato a recuperare i morti nei campi di concentramento tedeschi, perché là dentro solo i carri dei pompieri potevano entrare. E poi i tanti inter venti, 11 obiettivo sicurezza INTERVISTA La Tosca? E’ figlia di un vigile del fuoco Le immagini sono tratte dalla “Tosca” rappresentata il 4 agosto al Festival Pucciniano di Torre del Lago, Lucca di come una volta, durante un incendio in un casolare, era rimasto accerchiato dalle fiamme e si era salvato per miracolo. Queste esperienze mi hanno aiutato a capire quanto sia grande il Corpo dei vigili del fuoco. Per salvare delle vite umane i vigili del fuoco vanno incontro al pericolo e la cosa straordinaria è che lo fanno con consapevolezza, ben sapendo il rischio che corrono. 12 obiettivo sicurezza È dunque un legame forte quello che ha con i vigili del fuoco. È molto profondo, perché i vigili fanno parte della mia vita. Per questo ovunque li incontro, e in teatro accade spesso, stabilisco con loro un ottimo rapporto. Li vado sempre a cercare, perché ci tengo a raccontargli dei miei precedenti in famiglia. A New York ho abitato per un periodo proprio vicino alla loro caserma e li ho conosciuti bene. Mi ricordo che quando passavo facevano suonare quella loro sirena strana, che pare un po’ il verso della mucca, per salutarmi e forse un po’ anche per spaventarmi. Quando l’11 settembre del 2001 c’è stata la tragedia delle Torri di New York sono andata a trovarli ed è stato durissimo vedere tutti quegli elmetti in fila, coi nomi dei caduti. Così, la sera del mio debutto al Metropolitan i fiori li ho portati a loro e ci siamo commossi fino alle lacrime. Poi INTERVISTA La Tosca? E’ figlia di un vigile del fuoco sono anche la madrina dei vigili del fuoco di Cuneo, che è il mio paese natale. In tutti questi anni le è mai capitato di assistere ad un intervento dei vigili del fuoco in teatro? A me personalmente mai. Mi raccontavano però di una mia collega alla quale durante una rappresentazione della Tosca, mentre si avvicinava con il candelabro a Scarpia, è andata a fuoco la parrucca. Lei non se n’era neppure accorta, ma il vigile del fuoco che stava dietro le quinte sì e così è accorso spegnendo le fiamme. Parliamo ora di Norma Fantini cantante lirica. Certo che con un nome come il suo, quello di cantare è stato quasi un destino. In realtà no. Mi chiamo Norma, che è il nome di un’opera, ma i miei non erano esperti di lirica, non avevano perciò ambizioni in questo senso. Non mi hanno spinto a seguire questa strada, anche se ne sono stati felicissimi. Come è nata allora la sua passione per il canto? Direi quasi per caso. L’amore per il canto l’ho sempre avuto. Quando ero bambina ho partecipato anche allo Zecchino d’Oro. Crescendo ho coltivato questo interesse, solo che la mia intenzione era quella di fare musicoterapia per aiutare con la musica le persone con determinati problemi. Poi invece sono arrivata alla lirica: ho vinto un concorso, perdendo la scommessa che avevo fatto con la mia insegnante di canto, perché io dicevo che non ce l’avrei fatta, mentre lei era sicura di sì. Quando è stato il suo esordio? Una passione nata per caso, che ha portato Norma Fantini ad avere, oggi, un calendario di impegni fino al 2010 Ho debuttato a Spoleto, nell’estate del 1987, nel Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi, interpretando il ruolo di Amelia. Adesso è una delle grandi protagoniste della lirica mondiale. Cosa prova? Sono soddisfatta di quello che ho fatto, anche se sono consapevole che molto ancora devo fare. Se guardo avanti vedo un calendario pieno fino al 2009, con alcuni impegni già fissati per il 2010. questo significa grossi sacrifici, perché la vita di una cantante è come quella di un atleta, devi sempre farti trovare pronta a tutti gli appuntamenti. Non la intimorisce il sapere che per tre, quattro anni la sua vita professionale è già stabilita? All’inizio questo modo di programmare a così lungo termine mi spaventava. Non è semplice concepire una pianificazione del genere per una che invece amerebbe vivere alla giornata. Poi ho capito che non c’erano altre possibilità, perché il mondo della lirica funziona in questo modo e alla fine mi sono abituata. Come vede il suo futuro artistico? Se devo dire la verità, non vedo una carriera lunghissima. Non ho intenzione di andare avanti per sempre. Finora la mia vita l’ho dedicata interamente al canto, ma ci sono anche altre cose che voglio fare, come dedicarmi ai bambini. E poi mi piacerebbe tornare al mio primo amore, quello della musicoterapia. Dopo l’inter vista, sento nuovamente Norma Fantini alla vigilia del suo impegno all’Oper di Francoforte. La chiamo al telefono e lei mi dice di trovarsi dal suo maestro di musica a Torino e che ci andrà tutti i giorni, prima di par tire per la Germania. Un po’ mi sorprende, il contrasto dico, quello della grande ar tista che continua a studiare, ad esercitarsi, ad impegnarsi per ottenere il meglio. Penso allora a quella filosofia del tutto, subito e senza affaticarsi che si vuole spacciare oggi a ogni costo come fosse roba buona. Quella dei reality in tv che poi ti fanno diventare un divo dei talk show e magari del cinema senza aver mai fatto uno straccio di corso di recitazione; quella dei gratta e vinci e delle lotterie che alludono a facili guadagni, che uno si sveglia la mattina ed ha risolto i problemi della vita senza aver speso una goccia di sudore. Penso a tutto questo e mi sorride il cuore a vedere che c’è chi non arriva per caso al successo e se lo guadagna giorno dopo giorno lavorando. Proprio come Norma Fantini. E anche questo è un altro legame che lei ha con i vigili del fuoco. 13 obiettivo sicurezza