LA VOCAZIONE DOMENICANA PREMESSA Cercherò

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LA VOCAZIONE DOMENICANA PREMESSA Cercherò
LA VOCAZIONE DOMENICANA
PREMESSA
Cercherò nelle righe che seguono di rispondere alla questione sul laicato domenicano. Occorre
subito dire che, per quanto abbia cercato di essere preciso, i termini trattati avrebbero bisogno
del giudizio di un canonista capace di entrare nel dettaglio delle cose affermate.
Ma credo anche che la questione possa riguardare solo in parte l’aspetto canonico, perché il
divenire domenicani è anzitutto una storia d’amore tra noi e Dio. Come ogni storia d’amore
anche questa va molto oltre le regole.
L’amore però va anche dichiarato, non si può mai sottintendere e non si può, ad un certo
punto, evitarlo. L’incontro che noi facciamo con Dio ha sempre una faccia, dei corpi e delle
parole che fanno inspiegabilmente parte della nostra vicenda umana.
Essere domenicani, così come essere monaci o presbiteri, sposati o celibi, non ci rende
migliori, ma vestendoci degli abiti di Domenico noi desideriamo rivestirci una volta ancora degli
abiti di Cristo.
Ogni passo della nostra vita cristiana ha questo intento, vestirsi di Cristo, e la vita Cristiana è
fatta di “passi”, fino all’ultimo giorno. C’è una donazione graduale del cristiano che, al di la
delle forme, cerca l’unione con Dio e questa donazione non finisce mai, ci prende tutti fino
all’ultimo “fiat”. Ebbene nel nostro “oggi” Dio ci offre una forma.
Domenico, lo abbiamo detto tante volte, non desidera affatto la nascita di un “ordine
domenicano”, e in fondo l’ordine in se non può interessarci più di tanto. Domenico vuole una
fraternità che viva “come loro”, come gli apostoli.
Noi, certo, non saremo mai “come loro”, a noi è negata quella contingenza storico-materiale
della presenza di Gesù, ma il desiderio di itineranza evangelica non di meno ci prende e ci
porta via: perché questo e non altro è il senso di una vita domenicana.
Dette queste cose che secondo me sono fondamentali, passo a definire alcune questioni, sarò
un po’ didascalico e forse anche noioso, perdonatemi.
LAICO DOMENICANO
Il laico domenicano vive in una FRATERNITA (solo in casi di impossibilità ne vive al di fuori).
Sono uomini e donne uniti nello spirito di san Domenico per la PREDICAZIONE del Vangelo;
Sono LAICI in tutto e per tutto;
Vivono in un ORDINE religioso di cui condividono lo spirito, l’obbedienza e l’intento.
È necessario, a questo punto, chiarire alcune cose, per esempio cosa è un “ordine”, cosa
significa esattamente essere “laici”, cosa mai sarà questa “predicazione” e infine cosa significa
esattamente il termine “fraternita”.
Dunque ecco quattro domande a cui tenteremo di rispondere.
COS’È UN ORDINE?COSA SI INTENDE PER LAICI ? –
PERCHÉ MAI PREDICAZIONE? COSA È UNA FRATERNITA? –
Probabilmente dopo aver risolto queste quattro questioni qui sopra descritte occorrerà ancora
dire qualcosa sul perché un credente possa desiderare questo particolare cammino per la sua
vita.
Ebbene ecco le nostre piccole risposte.
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ORDINE
Cos’è mai un Ordine religioso
Un Ordine religioso è una istituzione della Chiesa che gode di una speciale autonomia in
funzione della sua missione. L’Ordine religioso è un istituto di vita consacrata, ovvero una
comunità in cui membri emettono i voti in forma solenne, donandosi per la costruzione del
Regno di Dio. Questa loro professione “solenne” (Regola del laicato, art 10 c II) è sempre un
atto pubblico e unisce la persona all’Ordine. La professione solenne, sebbene con impegni
diversi, riguarda tutti i suoi membri. Un Ordine dunque non è una semplice associazione, una
congregazione o una società, non ci sono tessere, ne censimenti, essere in un ordine significa
essere in una “religione”, secondo il significato etimologico che dà sant’Agostino, ovvero essere
“legati a”. È un patto che richiama l'idea di vincolare gli uomini nella comunità, sotto le stesse
leggi e lo stesso culto. Ma l’Ordine è soprattutto un organismo vivo, fatto di uomini e donne
che partecipano ad una missione riconosciuta dalla Chiesa, ognuno in modo speciale secondo
la sua condizione. Appartenere ad un Ordine dunque significa avere fratelli e sorelle nello
Spirito a cui si è legati per sempre. Questo legame non è un mero privilegio, bensì è funzionale
alla missione, in un progetto che ha una radice lontana nei secoli e si proietta nel futuro sotto
la guida dello Spirito. Nella Chiesa esistono alcuni ordini, per la verità sono assai pochi, che
operano per il Regno secondo modi propri. Il nostro Ordine particolare e l’”ORDINE DEI
PREDICATORI”, si chiama in questo modo perché è del tutto volto alla predicazione del
Vangelo, ma è anche noto come ORDINE DOMENICANO. Ogni uomo e ogni donna dell’ordine
dunque vive questa missione e vi sono così sacerdoti, religiosi cooperatori, monache e laici che
in diverso modo, come un corpo solo, agiscono sotto la guida del maestro generale per la
“buona battaglia” conservando la Fede e diffondendo il Verbo.
L’ordine dei predicatori è presente nel mondo, con forze diverse, ma con un solo scopo:
l’annuncio della Speranza.
LAICI
Cosa si intende esattamente con il termine laico
"Laico" è il fedele non ordinato, il termine deriva dal greco "laos", popolo, per noi cristiani
significa “colui che appartiene al Santo Popolo di Dio”. Nella Chiesa il termine laico si distingue
dal termine "Chierico" che è colui che ha ricevuto l'Ordine Sacro (vescovo, prete, diacono).
Abbiamo così due parole, laico e chierico, che distinguono diverse funzioni nella Chiesa, a
queste aggiungiamo il termine "Religioso". "Religioso" è chi vive sotto una regola, in una
comunità ed ha emesso i tre voti di povertà, castità ed obbedienza. E' ovvio che un "religioso"
può essere sia "chierico" che "laico".
Il fatto che quasi tutti gli ordini religiosi siano oggi composti da chierici, non può far
dimenticare che nel passato non era così (San Benedetto, ad esempio, era un laico) e che
ancora oggi c'è qualche ordine religioso "laicale" in cui non solo la maggioranza è composta da
"laici", ma dove gli uffici dell'ordine sono ricoperti solo da "laici".
Il laico nell’Ordine Domenicano, pur conducendo una vita religiosa e appartenendo ad un
Ordine religioso, non è un religioso. Non è infatti tenuto ad vivere in una comunità e, dovendo
vivere nel mondo, non emette il voto di povertà e di castità. Dunque esso è unito all’ordine da
un vincolo di solidarietà e di obbedienza ed è nel mondo vivendo la spiritualità propria del
lavoro. La fraternita non è quasi mai infatti una comunità di vita, ma è comunità di formazione
e di servizio.
Per inciso occorre aggiungere che nella lingua corrente il termine laico è usato per indicare una
visione delle cose non cristiana, in contrapposizione al modo religioso di concepire le cose del
mondo, ma in questo caso si tratta di un uso del termine diverso dal nostro.
PREDICAZIONE
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perché mai concentrare la propria vita sulla predicazione
Il primo dovere di ogni cristiano dovrebbe essere la predicazione del Vangelo, ma bisogna
riconoscere che la consapevolezza di questa fondamentale missione non è scontata. Spesso si
ritiene la predicazione del Vangelo spetti esclusivamente ai chierici, i preti, e alla maggior parte
dei battezzati spetti al massimo il compito di non dare troppo scandalo. Ma non è così! La
comunicazione della buona novella è un dovere imprescindibile di tutti, anche i muti devono
farlo, e non basta un generico buon esempio occorre anche poter comunicare chiaramente la
Speranza che è in noi.
Nei secoli di vita della Chiesa questa predicazione è avvenuta in moltissime forme, con grandi
atti di eroismo e di fedeltà all’ideale cristiano, ma la predicazione del Vangelo non è affatto
scontata. Molte volte la predicazione non è stata (e non è) il cuore pulsante della Chiesa e vi
sono stati dei vuoti dolorosi che hanno generato momenti oscuri e difficili. L’ordine dei
predicatori nasce e vive in questa precisa volontà, quella di mettere al centro della propria
esistenza la predicazione. Gesù non parla se non attraverso la nostra lingua e noi dobbiamo
offrire al Verbo divino le parole del tempo corrente, giorno dopo giorno, secolo dopo secolo
perché il Vangelo possa compiersi oggi e domani.
Predicazione per l’ordine è l’orientamento della intera esistenza alla comunicazione del
Vangelo.
Non si tratta solo di parlare agli uomini di Dio, occorre costruire questa parola sul Signore
partendo da una vita di preghiera, di contemplazione, formando la mente nello studio e
dunque predicando in ogni atto della vita.
FRATERNITA
cosa è una fraternita?
Abbiamo detto molte cose, forse persino troppe, rimane ora da chiarire l’idea di fraternita. Non
è difficile, dal momento che la fraternita domenicana è un luogo di vita molto semplice in cui
periodicamente le persone che sono legate come laici all’ordine si riuniscono per confortarsi e
per formarsi.
La fraternita dunque non è una comunità di vita, dal momento che ognuno ha una sua casa,
ma è una comunità di ricerca (formazione) e di servizio in cui si affrontano temi comuni, si
preparano le nuove leve, ci si confronta e ci si coregge fraternamente e si pratica la
misericordia reciproca e la Carità che il Signore concede.
La fraternita elegge democraticamente fratelli addetti ai vari servizi, come quello di maestro
della formazione o di priore, di segretario, di bibliotecario etc.
Ogni fraternita conta su un assistente spirituale dell’ordine a cui fa riferimento, ma è anche
vero che ogni fraternita vive interamente l’autonomia propria del laico assumendo iniziative in
piena indipendenza secondo il carattere specifico del laico.
Ci sono fraternità che hanno ospedali, scuole, ci sono confratelli che si sono associati per
l’educazione dei fanciulli, altre che vivono in comunità con religiosi, tutto secondo una varietà
di attuazioni dello spirito domenicano molto difficili da precisare.
Laici nell’ordine dei predicatori sono dunque battezzati che partecipano alla missione apostolica
dell’ordine con lo studio, la preghiera e la predicazione.
Sono uomini e donne sposati o celibi, che vivono soli o in famiglie, a volte consacrati da
speciali voti, che attuano nella vita domestica e pubblica il servizio di Dio e del prossimo.
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Essi fanno parte dell’Ordine domenicano e si raggruppano in fraternite o comunità e, con gli
altri ceti dell’Ordine (congregazioni di suore e affiliazioni), costituiscono un’unica famiglia, la
famiglia domenicana.
CONCLUSIONE
perché domenicano?
La tensione a migliorare la propria esistenza cristiana è una necessità continua, propria del
battezzato, che, come dicevamo, non finisce mai. Ci sono molti modi di conformarsi
maggiormente a Cristo e probabilmente sono tutti santi.
Dunque la vocazione ad essere domenicani non è che un modo tra i tanti di vestirsi di Cristo.
Ogni uomo e ogni donna sinceramente orientati a Cristo devono prestare attenzione
all’evolversi della propria crescita spirituale e cercando nei segni della propria storia quegli
stimoli di crescita continua che fanno autentica la vita cristiana. Occorre così scoprire in se ciò
che si è, ad ogni età della vita e fino alla fine.
Ecco così che molti di noi, magari dopo un lungo cammino di credenti, scoprono di essere
attirati dall’ideale di vita di Domenico di Guzman, di essere loro stessi domenicani.
Ma cosa significa essere domenicani?
Credo che la cosa più significativa del carattere domenicano sia l’attenzione all’anima. Non alle
anime in senso generico, alla massa o al numero, ma ad ogni singola anima. Se la Speranza è
uno sguardo verso la “possibilità” ebbene noi desideriamo considerare la concreta possibilità
che ogni persona possa realmente incontrare Cristo e in questo incontro trovare ciò che di più
vero c’è nella vita umana. Essere domenicani significa cercare un’anima, farsene carico,
incontrarla e ascoltarla, predicando la Buona Notizia di Gesù.
Pregare, studiare e predicare sono le cose che ogni cristiano deve fare anzitutto, come per il
contadino è necessario arare, seminare e raccogliere.
Certo non tocca all’uomo far sorgere il sole, far venire la pioggia e dare la vita ai semi, così
come la Fede, la Speranza e la Carità vengono a noi come doni gratuiti del cielo. Ma questi
doni non ci esonerano dal creare le condizioni migliori perché questo avvenga, proprio come
l’arare del contadino.
Ebbene si è domenicani per questo, per vivere nella preghiera, per fondare la propria parola
nello studio e per annunciare il Vangelo: tutto questo è predicare, tutto questo è essere
domenicani.
Oggi poi la presenza cristiana è mutata, forse si è assottigliata, sono ormai rarissimi i sacerdoti
e per quel che ci è dato sapere, saranno sempre meno. Questa situazione non può essere letta
come una semplice sciagura e nemmeno possiamo continuare a dire a Dio quello che deve fare
per assecondare le nostre abitudini, occorre invece sapere individuare il segno dello Spirito che
ci chiama a crescere, ad accogliere la novità, anche a cambiare modi di fare: questo frangente
ci chiama dunque a raccogliere le nostre forze e a concentrarci sul cuore pulsante della Chiesa
che è appunto la predicazione. Perché la Chiesa non è sulla terra per avere falangi di sacerdoti,
grandi edifici o magnifiche cerimonie, la Chiesa esiste essenzialmente per la predicazione del
Vangelo. Per la predicazione occorrono uomini e donne semplici, gente qualsiasi, in case
qualsiasi con lavori qualsiasi che semplicemente annuncino ad ogni singola anima la vera, la
sola Speranza che è Gesù Cristo.
Ecco dunque che proprio questa immediatezza della vocazione cristiana è il carisma
domenicano, laici che vengono alla fraternita sono dunque persone normali, povere, quando
sono povere, ricche, quando sono ricche, ignoranti o coltissime secondo le loro diverse fortune,
ma tutti accesi dalla voglia di migliorare per adeguarsi alla predicazione di Cristo. Gente
normale, dunque, ma capaci di un sogno: quello di non abbandonare la linea della
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predicazione, costi quello che costi. Per diventare domenicani occorrono sostanzialmente
quattro cose:
DESIDERIO DI PROGREDIRE NELLA PERFEZIONE EVANGELICA;
MATURITÀ PSICOLOGICA E MORALE;
CONSAPEVOLEZZA DELLA VOCAZIONE A VIVERE IL PROGETTO DI DOMENICO;
INTERESSE PER L’ACQUISIZIONE DELLA SPIRITUALITÀ DELL’ORDINE.
Chiamati a vivere la missione di Domenico restiamo però nella condizione in cui siamo stati
trovati, così come sembra dire l’apostolo Paolo.
1ª Cor 7, 17 – 24 … ciascuno continui a vivere secondo la condizione che gli ha assegnato il
Signore, così come Dio lo ha chiamato; così dispongo in tutte le chiese. Qualcuno è stato
chiamato quando era circonciso? Non lo nasconda! È stato chiamato quando non era ancora
circonciso? Non si faccia circoncidere! La circoncisione non conta nulla, e la non circoncisione
non conta nulla; conta invece l’osservanza dei comandamenti di Dio. Ciascuno rimanga nella
condizione in cui era quando fu chiamato. Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare;
ma anche se puoi diventare libero, profitta piuttosto della tua condizione! Perché lo schiavo che
è stato chiamato nel Signore, è un liberto affrancato del Signore! Similmente chi è stato
chiamato da libero, è schiavo di Cristo. Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi
degli uomini! Ciascuno, fratelli, rimanga davanti a Dio in quella condizione in cui era quando è
stato chiamato.
In un certo modo dobbiamo riconoscere una chiamata, si diventa domenicani dunque per
rispondere ad una chiamata. Dio non ci telefona, non ci manda un fax o una mail, la sua Parola
nella nostra vita agisce con una discrezione estrema, lasciando sempre un grande spazio alla
libertà. Dunque è solo nella nostra volontà, in una assoluta e totale libertà che possiamo
rispondere perché l’amore è un atto della volontà ovvero è un atto libero. Posso solo
aggiungere le parole di Frassati: “Sono contentissimo che tu voglia far parte della grande
famiglia di San Domenico, dove, come dice Dante, ben s’impingua se non si vaneggia. Gli
obblighi sono piccolissimi, altrimenti io non potrei appartenervi”.
Ecco vi dico le stesse parole, In Domino e in Dominico, un abbraccio.
Fabio M. Bodi o.p.
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