le forze dell`ordine, sobillate dall`informazione tendenziosa

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le forze dell`ordine, sobillate dall`informazione tendenziosa
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LE FORZE DELL'ORDINE, SOBILLATE DALL'INFORMAZIONE TENDENZIOSA,
PERSEGUITANO LE PROSTITUTE
Questa notte, intorno alle ore 02 - 02.15, stazionando sul marciapiede di
..., un'auto di pattuglia dei Carabinieri, scorgendomi, si è catapultata
verso di me.
Dal finestrino, lato del conducente, è spuntata una testa che, in modo
perentorio e minaccioso, mi ha urlato: "vai via!" (sic!).
Il conducente - altezza media, magro, indossava degli occhiali da vista e in
divisa - , sceso dall'auto, ha continuato, in crescendo, a urlarmi contro il
medesimo ordine accompagnandolo con delle espressioni triviali del tipo:
"che cazzo continui a stare lì?", "che cazzo guardi?", "vai via con quella
faccia di cazzo!" "qui tu non ci devi/puoi stare!", "sparisci che fai
schifo!" et similia.
Spaventata da quell'atteggiamento oltremodo aggressivo, - il suddetto
carabiniere, in maniera repentina e disattenta, si sbracciava mimando anche,
con le mani, il gesto volgare di "smammare" -fissavo atterrita e muta la
scenata di quello spaventevole "tutore dell'ordine". Questi, continuando a
gesticolare convulsamente ed a profferire al mio indirizzo le delicate
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espressioni testé riferite, si avvicinava sempre più alla mia persona
portando le di lui mani in direzione del mio viso, fino a giungere ad un
palmo dal mio naso, nell'inequivocabile intento di costringermi, con la
minaccia di una violenza fisica, ad "eseguire il suo ordine". Ero atterrita!
Non raccogliendo la provocazione, ho chiesto il motivo di quell'ordine e
soprattutto di quelle "modalità" espressive e gestuali. Questi, invece, mi
ha intimato di rimando di mostrargli i miei documenti, cosa che mi sono
premurata a fare portandomi verso l'auto della pattuglia. Mentre stavo
prendendo la mia carta di identità, ho dichiarato: "Sono la signora Maria
Ornella Serpa del Coordinamento Prostitute di Roma. Non mi risulta che io
debba obbedire ad alcuno di questi ordini se non c'è un giusto motivo.
Prenda pure il mio documento e vedremo". A questo punto, il carabiniere, che
non cessava di turpisproloquiare gesticolando minacciosamente, ha cambiato
atteggiamento e, in maniera meno aggressiva di prima, mi ha detto: "da qui
devi andare via perché qui non ci puoi stare" (sic!). Capendo l'antifona, ho
cercato di prendere il numero di targa dell'auto di pattuglia ma egli me lo
ha impedito portandosi repentinamente e prepotentemente tra me e la targa.
Richiesto dalla sottoscritta di spostarsi per consentirmi di prendere la
targa, egli ha insistito nella sua prepotente azione intimandomi ancora di
andare via. Gli ho altresì chiesto di prendere visione del mio documento; ma
egli, senza motivo apparente, si è rifiutato intimandomi, ancora, di andare
via.
Sembrandomi il tutto un assurdo, e reputando l'accaduto di una certa
gravità, volevo assolutamente sapere con chi avessi a che fare per cui gli
ho chiesto di accompagnarmi al Comando dei Carabinieri dato che non volevo
eseguire un ordine delle autorità ossia di andare via da quel posto. Questi
mi ha risposto ancora di andare via e che, non avendo (io) fatto nulla di
male, non c'era ragione di andare al Comando.
Ho ritenuto quindi di ritornare sul mio posto ma, mentre stavo per farlo, il
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carabiniere ha ripreso ad intimarmi di non ritornare "lì" nel suo, oramai,
consueto tono aggressivo. Oltremodo provocata, ho quindi reagito dicendo:
"smetta di trattarmi così. Non può farlo. Mi chieda scusa" e, bloccandomi di
fronte al medesimo, ho mostrato l'intenzione di non muovermi finché non
avessi ricevute le debite scuse. Ottenutele, e sicura che ero stata vittima
di un atto arbitrario, un abuso, sono tornata sul mio posto dicendo:
"ritorno lì e, se dovete, cacciatemi via".
Intanto la pattuglia stava controllando, credo, i documenti di un
automobilista che si era fermato nei miei pressi; non conosco il soggetto né
ho con questi conferito.
Stamani mi sono recata al Comando dei Carabinieri di Piazza Dante,
competente per territorio sia dell'accaduto che della mia residenza. Qui,
raccontato l'accaduto, sono stata tratta con sufficienza e scetticismo dal
graduato di servizio. Questi mi ha detto, in modo spiccio, che avrei dovuto
stendere io stessa la querela, dato che non era compito loro, e,
testualmente, "si rivolga pure al suo legale che poi ci parlato io con lui!"
(sic!). Inoltre mi ha riferito che il carabiniere della pattuglia aveva
ragione in quanto, in base ad una non ben specificata norma del TULPS, io
non potevo continuare a stazionare in Piazzale Labicano senza un
giustificato motivo nonostante io abbia riferito, ad entrambi, che lì mi
guadagno di che vivere prostituendomi. Mentre raccontavo il fatto al
graduato di servizio, spiegando il fare aggressivo del carabiniere che con
le mani vicino al mio viso avrebbe potuto provocare una reazione di difesa
da parte mia, questi mi ha testualmente detto: "e perché non l'ha picchiato?
Avrebbe potuto!". Notando il ghigno sarcastico del mio interlocutore, ho
ritenuto che questo era un vero e proprio dileggio della mia brutta vicenda.
Notevole è stato il tentativo del graduato di servizio di farmi desistere
dal procedere giudizialmente in quanto la querela sarebbe stata contro
ignoti visto che mi era stato impedito di qualificare i miei aggressori in
divisa. Ho quindi chiesto ed insistito se non fosse stato il caso di
prendere nota immediatamente dell'accaduto per potere rintracciare il
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carabiniere di cui sopra; dovrà pur esserci un ordine di servizio! Ma egli
mi ha risposto che, senza la querela, non era possibile. Atteggiamento
incredibile!
Pressappoco le medesime cose, anche se con tono un tantino più serio ed
attento al mio stato emotivo, mi sono state riferite dal poliziotto della
Stazione di Polizia adiacente Piazza Dante cui mi sono rivolta in
alternativa.
Ritengo che l'atteggiamento del carabiniere su strada sia stato oltremodo
discutibile e censurabile
avendo, egli, tentato di impormi arbitrariamente un ordine illegittimo
(imperizia? prepotenza?); ritengo ancora di essere stata lesa nei miei
diritti fondamentali alla libertà di circolazione ed alla rispettabilità
della persona (sono stata insultata e provocata con parole triviali oltre
che con gesti ingiustificatamente aggressivi) con l'aggravante che questi ha
perpetrato tali abusi nello svolgimento di pubbliche funzioni afferenti al
mantenimento dell'ordine pubblico.
Ritengo, inoltre, che il trattamento di sufficienza subito nel Comando dei
Carabinieri di Piazza Dante, ad opera del graduato di servizio, sia stato
lesivo del mio diritto alla difesa oltre che frustrante delle legittime
aspettative di accoglienza che le forze dell'ordine debbono a chi si rivolge
loro per la tutela dei propri diritti tanto più se sprovvisti di adeguata
tutela legale e in stato emotivo visibilmente provato.
Ho riportato a cagione di questo un disturbo del sonno che mi ha impedita di
dormire, uno stato emotivo alquanto convulso ed uno stato di profonda e
deprimente desolazione.
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Maria Ornella Serpa
Co.Di.Pe.P. - ROMA
(Coordinamento per la Difesa delle Persone Prostitute)
Info: [email protected]
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