Documento PDF circa 128 Kb
Transcript
Documento PDF circa 128 Kb
Spunti di riflessione sulla Madonna col Bambino. Presentiamo alcuni spunti di riflessione sulla "Madonna col bambino" di Nicolò da Venezia del XV secolo situata nella parrocchiale di Lerino, attualmente posta nella navata a sinistra (entrando nella porta principale e dirigendosi verso l'altare maggiore). L'analisi dei caratteri estetici e simbolici, rende evidente come siano riconducibili a moduli che s'ispirano a quelli bizantini oltreché quelli tradizionali del suo tempo. Proviamo a vederne alcuni…e lasciarci rapire dal raccoglimento: bello sarebbe porsi davanti alla statua e con questa prima traccia, pregare: una frase, una orazione, una riflessione! Ora, un'attenta osservazione e meditazione, ci permette di accedere a quel linguaggio iconografico che rappresenta l'ideale, la perfezione, il prototipo, la rappresentazione del divino, impossibile da cogliere nell’immediato e nella sua interezza. Le forme sono parti del mondo materiale (si prende dalla realtà la forma umana), ma solo successivamente emerge la loro essenza spirituale ed escatologica. L'immagine che vi è rappresentata è quella di Maria di Nazareth con in braccio Gesù. Si provi a sottoporre la figura ad un sistema geometrico, ritmico e cromatico che sia adatto a suggerirne gli aspetti contemplativi… Cominciamo ad osservare la posizione seduta della Madonna: se dividiamo la figura in otto quadrati possiamo notare il lieve spostamento del busto, indietro e leggermente mosso. Tale accenno del busto, sposta l'asse verticale dell'opera, mettendo lo sguardo sulla via verso il bimbo posto sulle ginocchia: in questo modo si focalizza l'attenzione verso il "vero fulcro" dell'opera che è Gesù, e che è l’evidente espressione della visione teologicamente corretta (porre Cristo al centro). Dal punto di vista artistico, si può osservare come lo spostamento del corpo permetta pure di bilanciare la composizione dalla possente mano e dalla presenza della figura del bambino: infatti, ne deriva che la composizione sia alleggerita e si sviluppi una certa verticalità (pensiamo di tracciare un ideale triangolo avente come apice nella corona di Maria, in chiaro accenno stilistico riconducibile al tardo gotico, in uso a Vicenza in quel periodo). Un aspetto simbolico interessante è rappresentato pure dalla dipintura della pietra com'era in uso in quel tempo con colori smaglianti (rosso e blu), e dall'uso di decorazioni in foglia oro. 1 Altra suggestione che ci rapisce l’attenzione è lo spettacolo che sta nel gioco che si sviluppa tra le mani: è la tipica simbologia delle Madonne del quattrocento alludente alla maternità, rappresentata dal fiore che si tramuta in frutto. E' il melograno che racchiude dentro la sua dura scorza numerosi chicchi, così da richiamare alla memoria alcuni simbolismi come: - prosperità e fertilità, emblemi naturali della maternità; - unità tra i diversi, raffigurazione allegorica della chiesa, capace di unire in una sola fede molti popoli e culture; - scambio dialettico che avviene tra fiore e frutto, tra madre e figlio, tra una e l'altra mano, e che richiama alla comunicazione, alla conversazione, così da saldare l’unione tra le parti - resurrezione, comunemente il frutto è legato al mito di Prosperina da parte di Plutone, dio dell’Ade, così che nel medioevo in virtù di questo mito, tale frutto in mano a Gesù Bambino è assunto a simbolo di resurrezione; - eucaristia, infatti, quel frutto è spesso raffigurato accanto alla mela e ai simboli eucaristici sulle tavole imbandite. Passiamo ad osservare Maria, Le tue guance son come scorza di melagrana, la madre di Dio, che qui Senza ciò che in te si nasconde. rappresentata, è seduta su un Cantico dei Cantici 6,6 trono e ha la corona in testa: il suo atteggiamento è solenne e nobile. Proviamo a scrutarne il viso. Il volto mostra gli occhi a forma di mandorla, con un accenno ad una velata tristezza: è lo sguardo riflessivo per ricordare la profezia di Simone, che "Ella medita nel suo cuore”. “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di E’ la consapevolezza della molti in Israele, segno di contraddizione Passione di Cristo e del peso della perché siano svelati i pensieri di molti cuori. sua missione di Madre. Lo E anche a te una spada trafiggerà l’anima” sguardo è rivolto allo spettatore e si perde nella lontananza: è lo (LC 2.33-35) sguardo che c'interpella, ci sta ad indicare il perenne suo porgersi verso i nostri bisogni spirituali, dei Cristiani, dell'umanità, è l’espressione del suo amore materno per tutti gli uomini. Sugli archi sopracciliari flessi, che rafforzano l’espressione dello sguardo, si eleva la fronte, molto alta, bombata e sferica, sede della sapienza e dell’intelligenza, la quale esprime la forza dello spirito e della scienza degli uomini di Dio. Il naso stretto e dritto è segno di nobiltà, le narici sottili e discrete esprimono la padronanza e il dominio delle passioni. Le gote né paffute, né magre, irradiano luce interiore, le labbra geometriche e Un giardino tu sei, o sorella mia sposa, Un giardino chiuso, una fonte sigillata. Ciò che germoglia da te forma un giardino di melagrani, Cantico dei Cantici 4,12-13 2 chiuse sono nel silenzio della contemplazione, le orecchie impercettibili sono tese all’ascolto della parola divina. Il bambino è sul ginocchio destro, in posizione frontale, ma leggermente rivolto verso la Madre. Il Suo volto è già quello dell’adulto ben formato, la cui ampia fronte rispecchia l’intelligenza divina. La sua veste è rosso porpora, con tratteggio in oro, come conviene a Dio, e sta ad indicare la luce del sole senza tramonto. Nella sua totalità si raffigura il Giudice Misericordioso, bimbo già con le fattezze e gli abiti dell'adulto, simbolo della sua divina sapienza e del proprio destino. La mano destra benedicente, è il segno dell'autorità sacerdotale, mentre la sinistra con in mano il melograno dorato indica la potenza regale ed è simbolo della resurrezione, potenza sulla morte, caratteristica appartenente solo a Dio. Presso gli Ebrei si benediceva o con l'imposizione delle mani o con la loro elevazione. Nell'arte come nella pratica si distingue frattanto tra benedizione latina (pollice, indice e medio sono tesi, le altre due dita sono piegate verso l'interno) e benedizione greca (indice, medio e mignolo sono tesi, pollice e anulare sono piegati). Inoltre si può incontrare la benedizione con indice e medio, in cui pollice, anulare e mignolo sono ripiegati, Come si rappresenta la mano che benedice. e la benedizione con indice e Quando raffigurate la mano che benedice, non mignolo distesi, in cui pollice, unite le tre dita insieme, ma incrociate il anulare e medio si sfiorano, pollice col quarto dito in modo che il secondo, curvati verso l'interno. La chiamato indice, resti diritto, e il terzo resti un posizione delle mani è molto po’ piegato, e formino insieme il nome di Gesù importante, infatti, come si è (IHCOYC) IC. Il secondo dito, restando aperto accennato, una tiene il simbolo indica lo I (iota) e il terzo, forma con la curva del melagrano, l’altra è levata e un C (sigma). Il pollice si pone attraverso il fa il gesto di benedizione. quarto dito, il quinto è anch’esso un po’ curvo, L’azione benedicente e la e questo forma l’indicazione (XPICTOC), disposizione delle dita, ha un perché l’unione del pollice e del quarto dito profondo significato teologico e forma una X (CHI) e il mignolo fa, col la sua cristologico. Un manuale del curva, un C (sigma).Queste due lettere sono Monte Athos lo spiega: il l’abbreviazione di Christos. secondo dito, restando aperto Monte Athos indica lo I e il terzo un po’ piegato il C. L’unione del pollice e del quarto dito forma una X e il mignolo fa, col la sua curva, una C. Questa è l’indicazione abbreviata dal greco “Jesous Christos”, che nelle icone è indicata in alfabeto cirillico con ICXC. Queste lettere sono così per divina provvidenza del Creatore le dita della mano dell’uomo disposte da poter raffigurare il nome di Cristo. Franco Zarantonello 3