Aprile 2011 - Insider Magazine
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Aprile 2011 - Insider Magazine
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Founder Founder and and President President ofof WW ORLD ORLD RR EAL EAL E STATE ESTATE , Raphael , RaphaelTTHarris HarrisJrJris isananAmerican Americanwho who IMMOBILIARE IMMOBILIARE ORLD ORLD has hasmarried married&&lives livesininMessina, Messina,Sicily Sicilysince since2001. 2001.WW EAL EALE STATE ESTATEIMMOBILIARE IMMOBILIAREwas wasfounded foundedinin2004 2004byby RR Vista VistaaiaiFaragl Faraglioni ioni Raphael Raphaeland andhishiswife wifeRosaria Rosariawho whois isa native a nativeofofMessina, Messina, Sicily. Sicily.Raphael Raphaelcomes comesfrom froma three a threegeneration generationfamily familyreal real estate estatebusiness businessininAtlanta, Atlanta,GA GAand anddecided decidedtotoestablish establish hishiscompany companyininItaly Italyafter afterseeing seeingthe thebeauty beauty&&history history CAPRI CAPRI ofofthe themarket-place. market-place.Raphael Raphaelhas hasa areal realestate estatelicense license ininboth bothAmerica Americaand andItaly Italyand andalso alsoholds holdsa adegree degreeinin Financial FinancialManagement Managementfrom fromThTh e eOhio OhioState StateUniversity. University. OfOfrecent, recent,Riccardo RiccardoRRBolliger Bolligerhas hascome comeininasasa apartner partner with withRaphael Raphaelafter aftermeeting meetingononCapri Capriseveral severalyears years ago agoand andhas hastaken takenononthe thepublic publicrelations relationsfacet facetofofthis this business. business.Riccardo Riccardowas waseducated educatedatatthe theInstitut InstitutAuf AufDem Dem Rosenberg RosenbergininSt.St.Gallen, Gallen,Switzerland Switzerlandand andholds holdsa adegree degree from fromThTh e eCambridge CambridgeUniversity UniversityininEnglish EnglishLiterature. Literature. Riccardo Riccardocomes comesfrom froma afamily familyininthe theinternationally internationally TRANSPORT . .Riccardo Riccardohas has moving movingbusiness, business,BOLLIGER BOLLIGERTRANSPORT Villa VillaTimpone Timpone now nowdecided decidedtotobranch branchout outinto intothe thereal realestate estatebusiness business with withRaphael Raphaelwhen whenthe thepossibility possibilitypresented presenteditself itselfonon Capri. Capri.Riccardo Riccardolikes likespeople, people,has hascontacts contactsallallover overthe the ISOLA ISOLADI DIFILICUDI FILICUDI EOLIE EOLIE world worldand andheheliked likedthe theidea ideaofofhelping helpingtotocreate createa atruly truly international internationalluxury luxuryreal realestate estateagency agencyand andhelp helpexpand expand ORLD ORLD RR EAL EAL ESTATE ESTATEIMMOBILIARE IMMOBILIARE . . WW AMALFI AMALFICOAST COAST| |CAPRI CAPRI| |AEOLIAN AEOLIANISLANDS ISLANDS| |SICILY SICILY| |ROME ROME| |PORTOFINO PORTOFINO| |PORTO PORTOCERVO CERVO FORTE FORTEDEI DEIMARMI MARMI| |THE THELAKES LAKES| |CORTINA CORTINA| |AND ANDOTHER OTHERLUXURY LUXURYDESTINATIONS DESTINATIONSOF OFITALY ITALY Villa VillaTre TreLune Lune VIETRI VIETRISUL SULMARE MARE AMALFI AMALFICOAST COAST member member since since 2005 2005 Exclusive Exclusive ForFor Italy Italy W WR RE EI I + + @. @. . .. . Insider 6 7 Insider 9 Editore Insider Srl Largo Messico, 15 - 00198 Roma +39 0698353089 direttore editoriale Mariela A. Gizzi [email protected] SOMMARIO APRILE 2 0 1 1 direttore responsabile Francesca d’Aloja [email protected] AMMINISTRAZIONE Raimondo Cappa [email protected] redazione [email protected] Laura Pagnini [email protected] In copertina Jaguar E-Type ph Courtesy Jaguar Italia progetto grafico e impaginazione [email protected] [email protected] hanno collaborato Alberto M. Castagna Alessandra Vittoria Fanelli Alessandro Mei Angelo Troiani Antonella De Santis Aura Gnerucci Carlotta Miceli Picardi Enrico Tonali Fabrizio Lodi Francesco Mantica GianLuca Castaldi Giovanni Manfroni Laura Mocci Laura Pagnini Laura Perilli Luisa Espanet Maria Margarita Segarra Lagunes Monia Innocenti Paolo Brandimarte Roberto Volterri Valentina Falcinelli Vittoria di Venosa stampa Amadeus Srl Ariccia (Roma) www.amadeus-spa.com distribuzione Clodia Service +39 0695218700 [email protected] hotel di charme dall'anno MILLE bhutan Terra del drago jaguar e-type, 50 anni e non sentirli 6 10 20 resort ITINERARI joseph sullivan golf obiettivo scuola sport 44 motori sport don alfonso: mediterraneo di oggi intervista made for italy design i saloni di milano, 50 years young. 84 88 46 56 ANNO 3 - NUMERO 21 Periodicità mensile aprile 2011 Registrazione presso il Tribunale di Roma al n. 58/2009 del 25/2/2009 Iscrizione del marchio presso l’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti è vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari realizzati da: INSIDER Srl per la tua pubblicità +39 3358023548 - +39 0698353089 [email protected] Relazioni esterne Carlo Mondaini +39 3382749970 [email protected] le briccole di venezia mostre 76 DESIGN Thanks to www.vanni.it www.palombini.it Via Veneto, 125 - Roma Via Natale del Grande, 4 - Roma Formello - Zona Industriale Via Cassia, 1801 (La Storta) - Roma www.insidermagazine.it Corso Italia, 68 - Viterbo Piazza della Balduina, 10 - Roma Olgiata Verde Shopping Plaza www.caffeschenardi.com Insider E E hotel di charme a partire dall’anno MILLE Castello della Castelluccia Charme, sport e suggestioni antiche nel verde del Parco di Veio retto sulle rovine di una villa romana di età imperiale, il Castello della Castelluccia risale all’anno 1000, quando fu edificato il primo nucleo, il corpo centrale e la torre, ancor oggi pronti ad accogliere ospiti di ogni luogo. La struttura fu poi completata nel XIII secolo, con ampliamenti e fortificazioni e da allora, maestoso e quieto, ha accumulato storie e leggende e un indiscutibile fascino, che lo rendono meta privilegiata di chi cerca comfort, bellezza, tranquillità ed eleganza. L’accoglienza? Una vocazione! Si può ben pensare che l’ospitalità fosse il destino di questo castello, se già nel lontano 1300 i pellegrini che percorrevano la via Francigena vi trovavano ristoro alle fatiche della lunga strada. Da allora sono passati secoli di storia e si sono succeduti proprietari: Muti, Cancellieri, Cenci, Orsini, Odescalchi e Boncompagni, ma anche, in epoche più recenti, il famoso tenore Marconi e l’ultimo proprietario, il Conte Manzolini, che aveva trasformato la sala della ristorazione in una serra rigogliosa, sfruttando così l’umidità e il calore della cucina. Dopo di lui il castello cadde in un progressivo abbandono da cui riemerse solo alla soglia del nuovo millennio, quando un attento restauro lo restituì al suo splendore originario. La ristrutturazione ha riportato alla luce l’imponente struttura, impreziosita da arredi amorevolmente scelti tra pezzi di antiquariato di periodi diversi, dal XV al XIX secolo e opere d’arte del XVI secolo. Dal 2002, da quando la direzione è in mano a Fabrizio Prato, rappresenta uno dei relais più belli ed esclusivi della zona, preferito da molti personaggi del mondo dello spettacolo per l’atmosfera incantevole, ricca di suggestioni, racconti e misteri, angoli raccolti e romantici, servizi di lusso, terrazze che affacciano sul verde della vallata, una piscina olimpionica circondata da alberi e un meraviglioso giardino all’italiana che assicura relax e tranquillità. Ma come ogni castello che si rispetti porta con sé il suo carico di leggende, fantasmi e ombre del passato, come quella di Nerone che, disturbato nel suo sonno eterno da un incidente nel 1804 (per l’incoronazione di Napoleone Bonaparte a Re d’Italia), raccontano vaghi in cerca di un nuovo posto dove riposare, o l’inspiegabile rumore degli zoccoli dei cavalli che si sentono di sovente nella notte. Piccoli misteri che aumentano l’atmosfera di questo luogo che avrete forse visto abitato da donne bellissime e uomini affascinanti, in fotografie, spot e film che lo hanno scelto come set. Le camere, 24, portano i nomi delle famiglie e degli importanti personaggi che vi hanno soggiornato, come la regina di Svezia, ammaliata dall’alchimista Tiraboschi che risiedeva nella torretta, abitazione e laboratorio per i suoi esperimenti alla ricerca della formula per trasformare la materia comune in oro. Letti a baldacchino, soffitti mansardati, caminetti, affreschi caratterizzano le stanze, tutte diverse, sempre sapientemente decorate, per un’immersione nel passato, senza tralasciare i comfort più moderni: la tecnologia dei televisori al plasma, la tv satellitare, il collegamento a internet, l’impianto stereo e, in alcune camere, la piscinetta idromassaggio in maiolica per iniziare il soggiorno nel modo più rilassante. Non di rado, infatti, gli ospiti chiedono di trovare pronto il bagno per lasciarsi immediatamente alle spalle stress e stanchezza e continuare poi con la cena nella Locanda con pareti in pietra e un grande camino. Qui la cucina del territorio si unisce a una forte impronta umbra, per piatti sapidi e gustosi, che guardano alla stagionalità e alla qualità della materia prima: una proposta 13 Fabrizio Prato General Manager di raffinata semplicità dove non mancano serate con menu a tema, organizzate da Fabrizio Prato, che richiamano golosi in cerca di una serata un po’ speciale, come le prossime, il 14 e il 28 aprile (rispettivamente formaggi e risotto). Appuntamenti con la buona tavola, le migliori cantine per abbinamenti ad hoc e musica jazz dal vivo, frequentati da nomi noti e meno noti e accessibili a tutti, complice un prezzo assolutamente concorrenziale. Oggi dunque il Castello della Castelluccia è un’oasi di pace, perfetta per un week end romantico, come per una cerimonia: qui la chiesa di Santa Barbara, del ‘700, permette di riunire in un’unica location, la cerimonia e il ricevimento, la suite per la prima notte di nozze e le stanze per gli invitati, curando ogni dettaglio, dalla stampa dei menù alla musica. Uno spazio speciale da continuare a scegliere anche per gli anniversari, potendo contare su angoli bellissimi, come la suite sulla torretta, su due livelli sovrastati dalla terrazza da cui, nei giorni in cui il cielo è più terso, si riesce a vedere il mare. Perché non bisogna dimenticare che il castello si trova in quell’angolo di verde a un passo da Roma, da cui raggiungere la città o spostarsi verso la costa in un battito d’ali. Mentre gli appassionati di golf sanno bene che questa è una zona strategica per praticare questo sport, vicino ai più famosi campi, con cui ci sono accordi e rapporti privilegiati: Olgiata Golf Club, Arco di Costantino, Le Querce e Marco Simone e poco distante dal bellissimo Country Golf di Castelgandolfo, mentre prima dell’estate sarà pronto un campo pratica da golf, con 20 piazzole, un putting green di 400 mq e un pitching green di 200 mq. Il Castello della Castelluccia è diventato negli ultimi tempi, grazie alla passione dello stesso direttore, la residenza scelta dai campioni internazionali, come Costantino Rocca, Paul Lawerie, Edoardo Molinari, Nicolas Colsaert, Rhis Davies, Gary Bates e Chris Di Marco, Juan Quiros, Emilio Rodriguez, Alejandro Canizares. Ma tutti, nomi noti e gente comune, qui al Castello ricevono lo stesso trattamento, pieno di attenzioni, eleganza, cura ◆ Castello della Castelluccia Via Carlo Cavina, 40 - tel. 06.30207041 www.lacastelluccia.com Umbro di origine, nato nel 1952 sotto il segno del Toro, appassionato giocatore di golf, Fabrizio Prato comincia l’avventura nel mondo dell’hotellerie nel 1980 come direttore dell’Hotel Principe Marmolada che ha gestito per circa dieci anni allungandone la stagionalità tipica delle strutture montane. Ha diretto successivamente tre strutture di Abano Terme prima di dirigere il LLoyds Baia Hotel di Vietri sul Mare, il Park Hotel di Marina di Ravenna e il prestigioso Mazzarò Sea Palace di Taormina; significativa anche l’esperienza maturata come manager di importanti strutture di ristorazione dal Ristorante dell’Orso a Poltu Quatu in Costa Smeralda all’Antico Bottaio in via di Ripetta, per concludere con la direzione del prestigiosissimo Sans Soucì in via Veneto a Roma che sotto di lui ha conquistato la prima stella Michelin. Dal 2001 opera con il Gruppo Palenca come General Manager del Castello della Castelluccia di cui ne è l’artefice del successo fin qui ottenuto. La sua passione per il golf gli ha permesso di aprire un importante canale che ha fatto diventare il Castello della Castelluccia il “buen ritiro” di molti professionisti del Tour e il punto di riferimento di tutti gli appassionati di questo sport in transito per Roma; a lui si deve anche l’organizzazione della prima edizione della European Pro Am, gara internazionale che ha portato a Roma importanti giocatori di fama mondiale. A completare il cerchio Fabrizio Prato in accordo con i fratelli Palenca ha dato vita al Campo Pratica della Castelluccia, vera chicca per gli appassionati di golf che potranno praticare in un’area meravigliosa a poche centinaia di metri dal castello. Insider Resort Insider Itinerari 14 15 ph Lisa DeSimone Dzong a Punakha Bhutan: terra del Drago tonante C di María Margarita Segarra Lagunes C on un ristretto e accidentato territorio, il Bhutan, Paese lontano e misterioso, sembra farsi spazio, non senza fatica, tra le piegature montuose dei due immensi colossi che lo circondano, la Cina e l’India. Popolato da circa un milione di abitanti, concentrati in poche cittadine o sparsi nelle campagne, il regno del Drago tonante guarda attento a Oriente e a Occidente, cercando di resistere alla spinta irrefrenabile della globalizzazione omologante che ha già coinvolto i suoi poderosi vicini. Protetto dalle alture dell’Himalaya, il Paese mantiene infatti un calibrato distacco dal mondo contemporaneo, sotto la guida del quinto re Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, nato nel 1980 e incoronato nel 2006, che ha saputo, Haa Valley sulla strada inaugurata da suo padre, condurre il Paese in questo difficile processo di modernizzazione controllata, basata sull’originale principio di felicità interna lorda, che contrappone allo sviluppo incentrato esclusivamente sulla crescita economica, meccanismi mirati ad aumentare la felicità attraverso il miglioramento della qualità della vita, agendo e indirizzando le trasformazioni sullo sviluppo degli uomini, sul buon governo, sul progresso equilibrato ed equo, sulla conservazione del patrimonio culturale e sulla protezione dell’ambiente. Una scommessa così ambiziosa presuppone evidentemente scelte precise, in grado di equilibrare i vantaggi della modernità con i benefici della salvaguardia delle pratiche tradizionali, certamente più confacenti a quella specifica cultura e a quel particolare contesto geografico. L’introduzione del Buddismo sin dall’VIII secolo d.C., ad opera del Guru Rinpoche, significò infatti non solo il propagarsi di una religione ma, soprattutto, la diffusione di modi di vita, che attecchirono profondamente consolidando tradizioni e costumi. Pietanze, feste, vestiti, danze, colori e riti ma anche il rispetto della natura in tutte le sue manifestazioni contribuirono a formare il carattere e a rafforzare quell’identità della quale oggi i bhutanesi sono fieri. Quella natura, intatta nella maggior parte del territorio, è segnata da immense distese di boschi che invitano alla meditazione e all’isolamento mistico. In qualsiasi punto panoramico si dispiegano davanti agli occhi cinque, sei, sette piani di montagne che si allontanano e si perdono in Dochu La pass un orizzonte ondeggiante e nebbioso. Le silenziose cime innevate appaiono solcate da strettissime strade e da sentieri che collegano una valle all’altra e accompagnano le risaie, ricavate modellando pazientemente il terreno a formare terrazze incurvate che addolciscono i pendii scoscesi. Le costruzioni tradizionali si assomigliano tra di loro: a due o tre piani, hanno una struttura portante in legno e muri realizzati in terra cruda, intonacata e tinteggiata a calce. Tutti gli elementi lignei mostrano decorazioni colorate: fiori, motivi geometrici, segni augurali. Ma di questi è impossibile determinare l’età: laddove si è reso necessario, per un incendio o per il deperimento proprio dei materiali, una tradizione ininterrotta ha permesso di riprodurre quei motivi e quegli elementi costruttivi con le stesse tecniche e materiali e con la medesima qualità manuale, per consentire a quegli edifici, Bhutan Insider Itinerari Insider Itinerari 16 tappeti antichi “mille esemplari” ph explorehimalaya.com ph Retlaw Snellac Changlimithang Stadium ph explorehimalaya.com Il monastero Taktshang sacri e civili, di attraversare i secoli e giungere immutati fino ai giorni nostri. Alcuni dei più antichi monasteri buddisti sono emblematici della tenacia e dell’ostinazione dell’uomo per realizzare monumenti magnifici in luoghi inimmaginabili. Annidati nelle rocce, la loro costruzione resta un mistero della tecnica: sono ancora oggi irraggiungibili da qualsiasi veicolo e per visitarli è necessario percorrere per varie ore sentieri in salita a più di 3.000 metri di altitudine. Tra i più impressionanti è Taktshang, il monastero noto come il Nido della tigre; ma anche quello chiamato Tango, uno dei più importanti centri per lo studio del Buddismo. Nell’antica capitale estiva, Punakha, è celebre, nella confluenza di due fiumi, uno dei più bei Dzong: un complesso fortificato, nei cui cortili, animati dal canto dei monaci buddisti, si respira un’aria limpida e serena che parla di altri tempi, di altri modi di rapportarsi alla natura, per vivere in pace con essa e in armonia con gli altri uomini ◆ Tappeto Heriz a preghiera Trama e ordito di seta Disegno: “waq - waq” Dim: 160 x 120 cm Periodo: 1822 ca Provenienza: Persia www.teatappeti.com Lungotevere Flaminio, 72 - Tel. +39 063232780 - [email protected] Insider 18 Narrano antiche cronache... Cultura 19 “...Quand’ecco dai pollai sereno e nuovo il richiamo di Pasqua empie la terra con l’antica pia favola dell’ovo...” Pasqua S S imbolo di nascita, di vita e di resurrezione l’uovo ha da sempre affascinato non solo Guido Gozzano, sensibile e crepuscolare poeta di un tempo che fu, autore dei pochi versi con cui ci avventuriamo in un brevissimo viaggio alla ricerca delle origini del tradizionale ‘uovo di Pasqua’, ma esso ha affascinato anche ogni altro essere umano più sensibile alle tradizioni religiose e alle esoteriche simbologie a queste ultime legate. Omne vivum ex ovo dicevano i Romani che filosofeggiavano all’ombra di un Colosseo che stava lentamente vedendo la luce. Tutte le cose viventi provengono da un uovo: biologicamente parlando non sempre così accade, ma questo i Romani non lo sapevano ancora, né lo sapevano Greci ed Egiziani che ponevano delle uova nelle sepolture come simbolo di rinascita, di “vita eterna”… e l’antica pia favola dell’ovo... Cinquanta, era ancora abbastanza diffusa anche nel nostro Bel Paese… Risaliamo il “fiume del tempo” di molti, moltissimi secoli e vediamo come nella Germania di fine Ottocento le uova di Pasqua fungano anche da… carta d’identità! Un comune uovo pasquale viene prima tinto con un pigmento indelebile e poi il suo guscio viene inciso disegnando con un ago un simbolo e i succinti dati anagrafici di chi lo riceve. Altro che riconoscimento facciale e “sensore di riconoscimento pupillare” face detection, dell’ultratecnologico cellulare Nokia N8! Ma torniamo alle suggestive e ben più affascinanti tradizioni pasquali… di Roberto Volterri Narrano le nostre antiche cronache - qui sconfinanti in una improbabile leggenda metropolitana ambientata in Terra Santa! - che il mercante di uova conosciuto come Simone di Cirene, il “Cireneo” che aiutò il Cristo a portare la croce fin sulla sommità del Golgota, tornato a casa si accorgesse che tutto ciò che avevano deposto le sue galline fosse diventato miracolosamente variopinto. Potenza della fede! Però già dal II secolo d.C. la Chiesa inizia a celebrare sul serio la Resurrezione del Cristo con un simbolo diffusissimo e facilmente riconoscibile: l’uovo. I Vip dell’epoca iniziano a regalare uova ricoperte da polvere o foglia d’oro, mentre i contadini le colorano facendole bollire insieme a particolari foglie, legni o insetti - come la cocciniglia - in grado di conferire al simbolo pasquale una gradevole policromia. Tradizione questa che - con opportune varianti - almeno fino agli anni Alla fine del XIX secolo appaiono le più preziose uova di Pasqua mai prodotte, dovute all’orafo Peter Carl Fabergé, il quale nel 1883 riceve dallo Zar Alessandro II di Russia il compito di ideare e realizzare un dono speciale per sua moglie, la Zarina Maria Fodorovna. Il geniale orafo ci pensa un po’ e nel 1886 crea un semplice uovo pasquale lungo appena sette centimetri, con il guscio di smalto bianco senza alcuna decorazione. Ma l’interno lascia strabiliata la Zarina: apertolo, ai suoi occhi appare un tuorlo d’oro contenente a sua volta una piccola gallina - ovviamente d’oro! - con gli occhi di rubino. Incuriosita da tale meraviglia, la Zarina tocca il becco del minuscolo animale e… meraviglia delle meraviglie, esso contiene una perfetta replica della corona imperiale. Con tanto di diamanti, rubini e altre pietre preziose! Fabergè viene subito nominato “goielliere di Corte” e la consuetudine di inserire nelle uova di cioccolata una piccola sorpresa continua - molto più modestamente! - fino ai nostri giorni… ◆ Insider Cultura Insider Gioielli gioielli 20 21 lo Zaf firo, L musa ispiratrice dei gioiellieri L o Zaffiro fa parte della famiglia pregiata dei Corindoni, ha un colore blu-azzurro più o meno intenso che può mutare in varie tonalità. Le caratteristiche principali di questa pietra, oltre al suo colore, sono la brillantezza e la durezza. Sulla scala di Mosh il grado di durezza dello Zaffiro è 9, come il Rubino e quasi quanto il Diamante. Nella cristalloterapia questa pietra viene usata come efficace antidepressivo in particolar modo come coadiuvante nelle cure contro l’insonnia, inoltre sembra abbia la particolarità di rafforzare la circolazione sanguigna, di migliorare la vista e rinforzare la memoria. E’ dunque un vero toccasana! Lo Zaffiro più conosciuto e popolare è quello blu/azzurro, ma in realtà ne esistono anche di colorazioni diverse, che vanno dall’arancio al verde al rosa violaceo e persino al giallo, arricchendo con tutte le loro sfumature la gamma dei colori dello Zaffiro in maniera pressoché infinita. Per la sua versatilità è una pietra molto gradita ai gioiellieri che la possono combinare ed abbinare in svariati casi e situazioni, ottenendo incredibili sfumature. Da dove provengono? I giacimenti più conosciuti sono australiani (dai quali si estraggono Zaffiri meno pregiati), dello Sri Lanka, della Birmania e della Thailandia. Anche in Italia si trovano piccoli cristalli di zaffiro nella calcite del Terminillo. Lo Zaffiro è una pietra preziosa? Si, è tra le famiglie di pietre preziose (Smeraldo, Rubino e Zaffiro) più rare e, di conseguenza, più costose, dopo il Diamante. Quanto vale? Uno Zaffiro di un blu intenso e brillante di 3,00 Kt può costare tra i 4.000€ e i 6.000€ ma non è facile stabilire il vero prezzo di una gemma se non si è esperti, perchè in determinate qualità, una leggera sfumatura di colore potrebbe far salire il prezzo anche a più del doppio di quello di partenza. Cos’è lo Zaffiro stellato? Le gemme sfaccettate giocano coi riflessi interni per dare brillii e scintille, mentre i cabochon mirano a raccogliere la luce anziché a disperderla. Una volta raccolta, questa luce può essere restituita all’esterno in vari modi, uno dei quali genera il curioso fenomeno dell’asterismo. Certi cabochon, se illuminati da una unica fonte di luce, presentano una stella luminosa che si muove sulla loro superficie. In alcuni esemplari la stella è superficiale e in altri linee luminose assomigliano a delle lame che attraversano completamente la gemma ◆ GianLuca Castaldi Via Chiana 55a/55b • Roma • www.castaldigioielli.it Insider Insider Hi-tech 22 Il nuovo IPAD, RINNOVATO PER STUPIRE Più leggero e veloce, il futuro del computer è già presente di Fabrizio Lodi P P iù leggero, più veloce, maggiormente accessoriato, con programmi sempre più sofisticati ma al tempo stesso facili da usare. Stiamo parlando del nuovo iPad2, l’ultimo gioiellino in casa Apple, uscito in Italia il 25 marzo scorso, la nuova versione del tablet punto di riferimento per fruitori ma anche per la stessa concorrenza. Ma andiamo nel dettaglio e vediamo quali sono i suoi punti di forza. Ridotto lo spessore, portato dai 13,8 agli 8,8 millimetri, limato il peso del 15%. C’è un nuovo processore “A5” dual core (due processori all’interno di un unico involucro) e un nuovo chipset grafico dalla velocità nove molte maggiore rispetto a quella di iPad1. Tutto questo si traduce in una maggiore reattività ai comandi, più fluidità nelle operazioni contemporanee pur mantenendo la stessa autonomia di dieci ore (e lo stesso prezzo) del modello precedente. Novità strutturali invece, per quanto riguarda l’audiovideo. Il nuovo iPad2 ha due foto/video camere, come era naturale attendersi dopo il successo del software “FaceTime” con il quale si può comunicare con un’altra persona in audio e video, volendo anche usando una semplice connessione wifi, quindi a costo zero. La videocamera sul dorso può anche riprendere video a risoluzione elevata, l’apposito software di montaggio consente di creare un video coerente con le proprie idee e l’uscita HDMI, disponibile con un adattatore, permetterà di visualizzarlo sul primo televisore o monitor ad alta definizione da 1.080 linee progressive a disposizione. Le applicazioni come Pages e Numbers lavorano meglio in multitasking, e poi ci sono le due app multimediali, iMovie e Garageband, che con il nuovo hardware vanno a nozze: sono facili da usare e garantiscono prodotti semi-professionali. Geniale si può definire “Smart Cover”: una semplice “cover” per lo schermo si traduce in una struttura pieghevole, magneticamente agganciata al tablet, che può assumere la forma di un prisma a base triangolare ovvero un supporto per tenere il tablet leggermente piegato, come serve per scriverci su, oppure praticamente verticale, come è utile per visualizzare un video sul luminoso schermo retroilluminato LED da 720 linee. Ci sono poi altri accessori, come la tastiera senza fili o lo slot per le carte MicroSD, anche se quest’ultimo è dedicato soltanto al modello superiore “Wi-Fi + 3G” (l’altro modello è soltanto dotato della connessione wi-fi). Inutile dire che il modello “Wi-Fi+3G” è decisamente più funzionale del più semplice “Wi-Fi only” incorporando anche un ricevitore GPS “assistito” che aggiunge, a tutte le altre, anche la possibilità di usare il dispositivo Apple come un navigatore extralusso ◆ hi-tech 25 Insider Motori Jaguar E-Type Cover del libro sulla E-Type Jaguar E-Type, 50 anni e non sentirli La storica auto, che passando dalle mani di George Best a quelle di Steve McQueen divenne un vero e proprio cult degli anni Sessanta, festeggia quest’anno il cinquantesimo anniversario Q di Francesco Mantica Q uando debuttò al Salone dell'auto di Ginevra, esattamente il 15 marzo 1961, attirò subito l'attenzione del pubblico per quel suo abitacolo compatto, per il lungo, quasi infinito, cofano anteriore, per i grandi cerchi e, più in generale, per quella sua linea super moderna. Si capiva fin da subito, insomma, che non era un’auto come le altre, tanto che Enzo Ferrari non si morse la lingua nel definirla a breve giro di tempo “l’auto più bella mai costruita”. Stava parlando, ovviamente, della Jaguar E-Type, che proprio il mese passato ha festeggiato il mezzo secolo di vita. Per quei tempi, la E-Type era un’auto davvero molto avanzata, dotata di quattro freni a disco, struttura monoscocca e di sospensioni posteriori indipendenti, ma ciò che colpì prima di tutto fu indubbiamente la carrozzeria, disegnata dal “mago dell’aerodinamica” Malcolm Sayer. Affusolata, sinuosa e seducente, impossibile non restarne affascinati. “È impossibile amplificare l'impatto che l'E-type ebbe quando venne lanciata nel 1961", ha detto al proposito Ian Callum, Design Director di Jaguar. “Era un'auto che racchiudeva in sé lo spirito del periodo rivoluzionario che questa auto simboleggiava. La E-type ha un design che ancora oggi continua ad ispirare il nostro lavoro per le Jaguar del futuro.” La E-Type è così divenuta ben presto un vero e proprio oggetto del desiderio ed è stata prodotta in circa 70.000 esemplari, molti dei quali sono finiti nelle mani di attori e vip di ogni genere che ne hanno fatto una sorta di status symbol. Tra i proprietari della E-Type si annoverano celebrità quali George Best, Brigitte Bardot, Tony Curtis e Steve McQueen. L'E-Type, poi, diventò un simbolo della generazione degli anni Sessanta, proprio come i Beatles e la minigonna. Persino uno storico personaggio del fumetto italiano come Diabolik aveva una E-Type come sua macchina personale. Non è affatto casuale che la E-Type sia oggi esposta permanentemente al Museum of Modern Art, il MoMA di New York. Per festeggiare l'anniversario della storica auto la Casa inglese ha programmato una serie di iniziative molto particolari: al Salone dell’Auto di Ginevra di marzo, innanzitutto, è stata allestita una zona interamente dedicata alla vettura. In Italia, paese con una grande passione per la motoristica, la E-Type è stata invece protagonista, assieme ad altri modelli di auto d’epoca, della IX rievocazione storica della Coppa Milano-Sanremo svoltasi dall’11 al 13 marzo 2011. Alla manifestazione era presente un nutrito numero di Jaguar E-Type, circa 20 auto, in segno di tributo al 50° anniversario di un modello che ha fatto la storia del marchio britannico. Jaguar ha realizzato infine anche uno splendido libro da collezione intitolato "E-Type - 50 Years of a Design Icon": un volume il cui acquisto è disponibile online e che traccia l'eccezionale storia di questa vettura rivoluzionaria ◆ jaguar C C arlotta Fedeli, 19 anni, pilota, mi accoglie con un bel sorriso: “Accomodati! Ho preparato il ciambellone. Vado a vedere se è pronto, così ci prendiamo un tè mentre chiacchieriamo”. Si allontana ondeggiando sugli stivaletti tacco sette, con la sua figura aggraziata avvolta nel lungo cardigan, che copre canottiera e pantaloni aderenti. La aspetto seduta accanto al casco verde e nero con una grande stella dorata, poggiato sul divano. Intanto, giro lo sguardo tra le foto sparse un po’ ovunque, che la ritraggono in equilibrio sulla tavola da snowboard, in sella ad una moto da cross, al volante di un kart e, se non bastasse, nell’abitacolo di una vettura da corsa. Il profumo irresistibile del dolce in cottura invade la stanza. Che fantastiche creature, le donne! - penso con una punta di orgoglio e di autocelebrazione - capaci di spegnere il forno e di accendere il motore di un bolide con la stessa naturalezza. Di togliersi i guanti da cucina per infilare quelli da guida, senza dimenticare un ritocco allo smalto, prima di scendere in pista. Lei è proprio così: unghie laccate e tuta ignifuga: un perfetto compromesso tra femminilità e grinta da maschiaccio. Lo ha dimostrato nel 2007, al suo esordio nell’attività agonistica con la 100 easy kart. Lo ha ribadito chiaramente nell’ottobre 2010 sul circuito di Vallelunga quando, in coppia con Gianluca Aquilanti, ha conquistato il primo posto di categoria nel C.I.T.S. su Seat Leon, affrontando una nuova avventura. Nessuna paura, nessuna soggezione. Pochi gli avversari temibili anche in cucina, concludo, non appena rientra nel salone e mi porge una splendida e fragrante fetta di torta. CARLOTTA FEDELI sulla griglia di partenza del Campionato Italiano Turismo di Serie QUANDO SI NASCE CON LA VOGLIA DI VINCERE… di Carlotta Miceli Picardi Difficile, il passaggio dal karting all’automobilismo? “Una scelta naturale: campioni quali Schumacher, Alonso, Senna e Fisichella, hanno fatto lo stesso percorso all’inizio della loro carriera”. Una ragazza giovane e competitiva come te, avrà creato un certo scompiglio tra i colleghi uomini… “Beh, non posso negarlo, vengo spesso guardata con sospetto e sufficienza. Io, però, amo le sfide. Non mollo, non mi tiro indietro e combatto sino in fondo. Alla fine, dovranno prenderne atto e, magari, ingoiare qualche boccone amaro ”. - ride, con un lampo di provocazione negli occhi Sei esigente con te stessa? “Per ottenere dei risultati, bisogna esserlo”. Cosa spinge una donna a cimentarsi nelle prove di velocità? “La ricerca del brivido, della carica di adrenalina. O di un confronto fuori dagli schemi tradizionali, più duro e quindi più gratificante”. Immagina di essere a pochi metri dal traguardo, con la consapevolezza di avere la vittoria in pugno: sensazioni? “Suoni ovattati, respiro bloccato, salivazione zero. Un attimo dopo, il cuore esplode, ma miracolosamente, riprendo fiato…” È stato impegnativo arrivare ai livelli attuali? “Per prendere la Licenza Internazionale ho provato per un’intera settimana con gli insegnanti del Corso Federale su Mini Cooper S, Mazda RX8, Formula Abarth e Formula Renault, riuscendo a conseguire il diploma. Posso guidare tutto tranne la Formula 1, per ora”. Eppure, ti vedrei benissimo a bordo di una Ferrari. “A chi lo dici! Prima o poi…”. Tra pochi giorni inizierà il campionato: emozionata? “Un po’ in fibrillazione, ma concentrata e motivata al punto giusto. Con il desiderio di esprimermi al meglio”. Dove si svolgerà la gara di apertura? “Ad Adria, il 17 Aprile. Sarò, sempre con Aquilanti, su Mini Cooper S: un piccola bomba”. Che vuoi fare, ‘da grande’? “Dopo gli esami di maturità, penso di iscrivermi alla facoltà di Architettura e, naturalmente, di continuare con l’automobilismo”. In bocca al lupo e…metticela tutta! “Puoi contarci!” ◆ 29 FERRETTI, YACHT PER PASSIONE Storia, caratteristiche e modelli di uno dei più famosi armatori italiani di Francesco Mantica Ferretti 620 Ferretti 620 L’equilibrio trova la sua forma ideale Il Ferretti 620, presentato in anteprima al salone di Ginevra dello yacht del 2010, è una imbarcazione che si caratterizza principalmente per l’ampia vivibilità. Lo yacht offre grandi spazi per la convivialità sia sul ponte principale che all’esterno, mentre sul ponte inferiore si trovano due spaziose cabine ospiti e una cabina armatoriale a tutto baglio con grandi finestre open view, tipica di yacht di grandezza superiore. Il pozzetto, particolarmente ampio, dispone di un tavolo fisso in teak ed è stato progettato prevedendo uno spostamento della passerella a sinistra, in modo da rendere più funzionale il punto di accesso a bordo. I Ferretti 165 fly I l Gruppo Ferretti è un’azienda nata nel 1968 da un’idea dei fratelli Alessandro e Norberto Ferretti. Il Gruppo opera in un contesto internazionale con copertura a livello globale su Europa, USA, Medio ed Estremo Oriente. Il cantiere forlivese è approdato ai vertici mondiali nella progettazione, costruzione e commercializzazione di motoryacht di lusso attraverso un portafoglio unico di nove marchi esclusivi: Ferretti Yachts, Pershing, Itama, Bertram, Riva, Apreamare, Mochi Craft, CRN e Custom Line. I modelli della Ferretti hanno uno stile elegante e allo stesso tempo sportivo, caratterizzato da una forte attenzione al design, sia per quanto riguarda l’esterno sia l’interno delle imbarcazioni. Ecco alcuni dei modelli che hanno reso e rendono famosa l’azienda in tutto il mondo. Ferretti 620 Ferretti 500 Ferretti 500 L’ingresso al mondo Ferretti yachts Ferretti 500 Il Ferretti 500 è uno yacht che si caratterizza per il forte equilibrio tra spazi esterni e interni: la superficie del pozzetto è molto vasta e consente un’ottima vivibilità dell’ambiente, mentre le decorazioni interne conferiscono alla yacht un senso di classicità contemporanea, in linea con l’intera gamma. Esternamente il profilo è filante e sportivo. A prua si trovano due grandi finestre con oblò apribile, che donano luce naturale alla cabina armatoriale, mentre due finestre ovali con doppio oblò illuminano le cabine ospiti. Nella zona notte si trovano, inoltre, tre comode cabine, due per gli ospiti e una per l’Armatore, a prua, con grande sala bagno, mentre per la vita all’aperto il flybridge offre ampi spazi per godere del sole. Insider Nautica Insider Nautica 30 31 Ferretti Altura 840 Ferretti Altura 840 Uno stile inconfondibile per una villa sul mare Ferretti 800 Ferretti 800 L’innovazione amplia gli orizzonti del design Il Ferretti 800 è uno yacht caratterizzato dalla generosità degli spazi interni, dal layout caratteristico di imbarcazioni di dimensioni superiori, combinate con una linea esterna accattivante, arricchita dall’uso del colore e dove le ampie superfici vetrate costituiscono un elemento caratterizzante del design esterno garantendo anche un‘eccezionale luminosità interna. Il profilo esterno del Ferretti 800 presenta due sostanziali novità: l’utilizzo del colore bronzo per il cupolino e linee grafiche delle vetrate caratterizzate dall’alternanza tra sinuose curve e “tagli” decisi. Yacht elegante e particolarmente curato, il Ferretti Altura 840 è uno dei modelli che, in assoluto, massimizzano gli spazi, tanto che può essere considerato come una vera e propria “casa sul mare”. Salendo a bordo, il pozzetto, rivestito in teak come tutto il pavimento esterno, rivela immediatamente l’attenzione dedicata alla massimizzazione degli spazi per la convivialità: un grande tavolo rettangolare in teak, una panca fissa e tre poltrone permettono di accomodare fino a otto ospiti. Gli interni, come per gli altri ambienti, sono realizzati in teak con boiserie che riveste tutte le pareti, mentre il rivestimento della parte alta è stato invece utilizzato un tessuto di colore chiaro. Il salone è molto luminoso grazie a due grandi finestre rettangolari ed è composto da una zona living pensata per vivere gli spazi in totale relax. Proseguendo verso prua si sviluppa la zona notte per gli ospiti con tre cabine con bagno privato. Sottocoperta, la zona più speciale di Altura 840 si trova a poppa, dove è stata collocata la cabina armatoriale, spaziosissima e molto luminosa grazie a grandi finestroni laterali e all’ampia vetrata posta sopra la testata del letto che si affaccia sullo spoiler offrendo una stupenda vista sul mare ◆ Paul Cayard - World Champion Sailor Ferretti Altura 840 Acquafilette.it Insider Insider Fashion 32 BRUNELLO CUCINELLI IMPRENDITORIA AD ALTO VALORE UMANO di Luisa Espanet I I l brand Brunello Cucinelli non è solo sinonimo di cashmere e stile, significa anche un modo di fare imprenditoria. Tutto inizia nel 1974 quando Brunello Cucinelli, di Castel Rigone (Perugia) classe 1953, abbandona gli studi di ingegneria per dedicarsi alla lavorazione del cashmere. Intuisce come sia importante proporre il colore e ben presto diventa famoso anche all’estero, soprattutto in Germania e negli Stati Uniti, che sceglie come primi mercati d’esportazione per la stabilità. Ora l’azienda conta 500 dipendenti, un migliaio di collaboratori esterni, un fatturato di oltre 160 milioni di euro, di cui il 65% viene dall’esportazione. Ha una rete distributiva di un migliaio di negozi, 50 boutique monomarca e moltissimi “shop in shop” nei più accreditati department store del mondo e, da metà marzo, è entrato nell’ e-commerce con Yoox Group. Raccontata così la storia del marchio non è diversa da quella di altri esempi di made in Italy di successo. E invece lo è, in quanto rappresenta un modello di imprenditoria illuminata, citato in dibattiti e convegni. Proprio per questo Brunello Cucinelli nel novembre del 2010 ha ricevuto la laurea honoris Causa in Filosofia ed Etica delle relazioni all’Università degli Studi di Perugia. Nell’Aula Magna dello storico ateneo, alla presenza del rettore e dei docenti e di un foltissimo pubblico di giornalisti, collaboratori, clienti, arrivato da ogni parte del mondo, ha pronunciato la sua lectio doctoralis sul tema “La dignità come forma dello spirito”. Perché proprio nel rispetto del lavoratore e della sua attività, Cucinelli ha concepito e sempre condotto la sua azienda, da quando nel 1985 ha acquistato il Castello Trecentesco di Solomeo a qualche chilometro da Perugia, restaurato il borgo intorno con la Chiesa Parrocchiale e Villa Antinori e trasferito qui la piccola impresa da Ellera di Corciano. Un’altra sede viene aperta subito dopo alle porte di Solomeo. È una struttura contemporanea, ma il parco di cedri e pini con frutteto da cui è circondata la rendono molto gradevole e particolare. Anche in questa mensa aziendale, come in quella del borgo, i pranzi sono preparati dalla massaie di Solomeo con i prodotti locali e secondo le ricette della cucina tradizionale umbra. Non esistono cartellini o altre forme burocratiche di controllo, ma tutto è nel rispetto dei valori umani e ciò significa, anche, rispetto di quell’artigianato che ha decretato la fortuna del marchio. Non a caso accanto al teatro costruito nel borgo e ispirato ai teatri tardo-rinascimentali di Sabbioneta e Farnese di Parma, Cucinelli ha restaurato la vecchia Accademia Neoumanistica per farne una casa-laboratorio per giovani ◆ 35 FANTASIE AL POTERE C di Luisa Espanet Albino Just Cavalli Alviero Martini 1a Classe C i sono degli anni in cui se ne vedono di più, anni in cui se ne vedono di meno, comunque gli stampati e i tessuti fantasia continuano a essere un punto fisso nella moda per la primavera- estate. Per questa stagione non c’è nessun disegno o motivo prevalente. Si può dire che ci sono dei filoni dominanti. Ci sono stilisti che ne seguono diversi, altri che si concentrano su uno solo, ma tutti li alternano alle tinte unite. Escluso Giorgio Armani che per la prima linea ha proposto capi sia da giorno che da sera rigorosamente tinta unita ed esclusivamente in blu. Ha invece utilizzato stampati per l’Emporio. Sono disegni geometrici, anche vagamente floreali, sui toni del bianco, del grigio e del verde mela per abiti e blazer. La riga, pezzo forte dell’estate, è stata presa in considerazione, ovviamente riveduta, da molti. A parte da Missoni, che è da sempre un cultore delle righe rivisitate, si sono viste da Moschino, da Kenzo, da Prada che le ha accostate a stampe con banane. O da Vivienne Westwood, che per l’abito di chiffon ha abbinato le righe della gonna a una fantasia pseudo-orientale del top. Viktor & Rolf, imprevedibili come sempre, hanno creato delle righe azzurre e blu con le ruches per il surreale abito con maniche dai quattro polsini. Anche il quadretto genere cotone Vichy di Bardottiana memoria, è stato recuperato da D & G e da Vivienne Westwood per la collezione Red Label. Tra i fumetti manga e i mosaici bizantini gli stampati dei tubini e delle fascianti tute per le futuribili creature Byblos. Non mancano i fiori. Ci sono, ma non nelle dosi massicce dello scorso anno. Di varie dimensioni, più o meno stilizzati giocano spesso sul tono su tono. Come negli abitini da jeune fille (appunto) en fleur di Kristina Ti. Sono invece grandi, quasi iperrealistici i fiori rossi con le foglie verdi dei pantaloni stile Capri di Milly, che ha sfilato sulle passerelle di New York. Sembrano usciti da un tessuto Kashmir e poi ingigantiti invece i fiori che ha usato per la gonna negli stessi colori verde, bianco e nero delle righe della giacca coordinata. Fiori coloratissimi e più reali, invece, su fondo bianco, da D & G che li ha stampati perfino sulle belle borse a soffietto. Ipercolorati, ma stilizzati i fiori sui bikini e sui copricostume di Fisico. Diventano quasi un motivo geometrico i boccioli del completo pantalone in seta a fondo giallo di Rochas. Ricorda una tappezzeria inglese la stampa beige su bianco dell’abito bain de soleil di Albino. Insieme a un certo recupero dei Sixties e del gipsy look non poteva mancare il genere afro. Stampe di questo tipo si sono viste sulla passerella newyorkese di Diana Von Furstenberg. Insider Fashion D&G Viktor & Rolf Tibi Emporio Armani Bynlos Marrone e bianco le tonalità scelte per i graffiti della tuta, per la lunga giacca, per il top in cotone, per l’abito da cocktail in seta con generosa scollatura. Molti i riferimenti afro anche nei vaporosi e fluttuanti lunghi di 1ª Classe Alviero Martini. Sempre attualissima, anche se non più protagonista, la stampa maculata. Dal leopardo al ghepardo, dalla zebra alla giraffa, fino al pitone e al coccodrillo tutte “le macchie” sono contemplate. Stampa pitone e stampa ocelot si alternano per gli abiti in chiffon e per le giacche in pelle di Burberry Prorsum. Classico, perché leopardo, ma imprevedibile per il colore, il maculato degli svolazzanti e sensuali abiti di Blumarine. Interrotto il maculato nei lunghi abiti sottoveste di Just Cavalli. Presenti, ma con pochi flash gli stampati bianco e nero. Come nel completo giacca e shorts di Tibi ◆ Cristopher Kane A Cerruti 1881 per lui 38 A Xacus Insider Fashion nche per l’uomo la stampa c’è, ovviamente appena accennata. A parte le righe onnipresenti, di tutte le dimensioni e i colori. Dalla maglia da lupo di mare al blazer da città. Il quadretto è sempre attuale così come lo scozzese, soprattutto versione Madras. In auge anche la stampa mimetica. Cerruti 1881 la usa per la classica giacca destrutturata in cotone. E perfino la stampa a fiori è presente. Xacus, guru delle camicie, ne propone un modello con rose rosso e fondo blu e per chi non osa in tessuto Oxford con interno polsi e collo nella floreale fantasia. Si ispira alla pittura informale Cristopher Kane per le sue canotte e le sue T-shirt ◆ Piazza del Parlamento, 8 - 00186 Roma Tel\fax +39 0668192661 - Cell +39 3927883245 [email protected] - www.sartoria-al-corso.roma.it Parrot Miss Blumarine li stampati sono da sempre i preferiti per la moda dei bambini. Miss Blumarine per le su romantiche ragazzine adotta, oltre le consuete stampe con rose, boccioli di rose e papaveri, anche la stampa animalier in colori a sorpresa. Parrot sceglie le fantasie forti: grandi fiori fucsia e rosa, ma anche stampe pop per le T-shirt. Ki6? vede un ritorno al classico con stampati a fiorellini o quadrettati anni 50 per le bambine, check, camioncini e ancora quadrettati per i maschi ◆ Ki6 G G Ki6 bimbi 40 Miss Blumarine Insider Fashion Insider Sport 42 43 Un allenamento di endurance nella campagna umbra Insider Sport Il campione del mondo 2005 Gianluca Laliscia nel deserto del Dubai La partenza della più importante manifestazione italiana MARATONA A CAVALLO La long-distance dell’equitazione, l’endurance, nasce dal servizio postale a cavallo dell’Impero Romano. La prima gara si è tenuta in California nel 1954, sui precorsi dei pony-express americani. Le competizioni si disputano su distanze che arrivano a 160 km in un giorno, ma con grande attenzione alla salute del cavallo. L’Italia quattro volte sul podio mondiale di Enrico Tonali È È la disciplina del deserto e delle grandi praterie, di cavalli e cavalieri instancabili, capaci di coprire in sol giorno anche 200 km, galoppando da Roma a Napoli dall’alba al tramonto. L’endurance non è però uno sport-massacro, al contrario. Severi e ripetuti controlli veterinari impediscono che il partner a quattro gambe continui la gara se non è in perfetta forma, tanto che uno dei premi più ambiti è la “best condition”, la miglior condizione a fine percorso. La storia dell’endurance, la long-distance dell’equitazione, è antica e recente. Quella ultrasecolare si rifà a una delle attività più importanti e impegnative dell’Impero Romano, il servizio postale, che era svolto da staffette a cavallo che percorrevano non più di una trentina di km tra una stazione di posta e l’altra, riuscendo a far arrivare anche in un paio di giorni nell’Urbe una missiva spedita dai più remoti angoli Due cavalieri arabi in allenamento nel deserto L'amazzone azzurra Cinzia Iacchelli d’Europa. Il sistema si estese pure al Nuovo Continente, il Nord America, attraverso i pony-express. Fu proprio lungo la Western States Trail - il percorso usato dai portalettere californiani tra il 1860 e il 1861 - che si svolsero le prima gare di endurance nel 1954, le quali si diffusero poi rapidamente in Francia e Spagna. Nel 1986 - nei dintorni di Roma, ai Pratoni del Vivaro (Rocca di Papa) - si disputò il primo Campionato del Mondo vinto dalla statunitense Sandy Shuler, ma l’Italia ormai inserita in pieno nel nuovo sport. La crescita esponenziale della super-maratona equestre si ebbe però con l’interessamento degli sceicchi di Dubai e Abu Dhabi a fine Anni Novanta, galvanizzati dalla notevole attitudine dei cavalli di razza araba all’endurance. I popoli del deserto hanno un rapporto mistico con le loro cavalcature che ritengono create da Allah, il quale un giorno prese una manciata del Vento del Sud e vi alitò sopra, creando il cavallo. In realtà l’arabo è un quadrupede di notevole frugalità e resistenza nelle condizioni ambientali più difficili, come constatarono le truppe napoleoniche durante la disastrosa ritirata da Mosca nell’inverno 1812. Oggi i membri delle famiglie reali degli Emirati Arabi, gli Al Maktoum e Al Nahjan, sono tra i migliori cavalieri al mondo di endurance. Le competizioni consistono in corse di resistenza su percorsi di varia natura e un chilometraggio che varia dai 20 ai 160 km, a seconda delle categorie. Una delle peculiarità della disciplina è l’attenzione alla salute del cavallo. Ogni 30/35 km l’animale viene sottoposto a un accurata visita veterinaria in cui vengono controllati battito cardiaco, movimento intestinale, respiro e tutti quei parametri metabolici e meccanici che permettono di valutare se le condizioni dell’equino sono idonee per il prosieguo della gara. Qualora uno di questi fosse fuori norma, il cavallo verrebbe eliminato dalla competizione. Lo stesso ultimo controllo, a conclusione del percorso, può determinarne l’esclusione dalla classifica finale. L’Italia ha conquistato quattro medaglie nei più recenti Campionati del Mondo: Dubai 1998 - argento individuale (Fausto Fiorucci). Spagna 2002 - argento individuale (Antonio Rosi) e argento a squadre (Antonio Rosi, Fausto Fiorucci, Roberto Busi, Mario Cutolo). Dubai 2005 - oro a squadre (Diana Origgi, Angela Origgi, Gianluca Laliscia, Pietro Moneta) ◆ 45 C.O.N.I. F.I.S.E. Insider Sport C.I. Casale San Nicola Società Sportiva Dilettantistica a R.L. Mastery e Lanfranco Dettori vincitori del Derby 2009 - ph Grasso GALOPPO DI PRIMAVERA Nel 1923 il Derby si corse nello scomparso ippodromo dei Parioli sotto Villa Glori, dove ora c’è il Villaggio Olimpico È iniziata la grande stagione del galoppo romano che avrà il momento clou sabato 7 maggio: si correrà il 128° Derby Italiano, l’appuntamento sportivo e mondano voluto da re Umberto I di Savoia Migliaia gli spettatori attesi a Capannelle, la storica pista di Via Appia Nuova “R “R di Enrico Tonali Scuola Cavalli Scuola Pony Pony games a partire dai 4 anni con Animatori Pony qualificati con Istruttori Federali principianti preagonistica e agonistica 2 campi coperti illuminati Via del Casale di San Nicola, 232 - 00123 Roma t Tel. 06 30892884 - Tel. e Fax 06 30892990 www.casalesannicola.com - [email protected] [email protected] - Tel. 348 6577889 oma ce semo!”. Il sospiro di Rugantino, che aspetta ansioso l’incontro con Rosetta, è quello degli appassionati di ippica alla vigilia della primavera capitolina del grande galoppo, un fascio di inebrianti appuntamenti a Capannelle, di notevole valore storico oltre che agonistico. Corse nate quando auto e aerei erano un sogno più che un lusso e la scintillante mondanità a Roma era raccontata da un giovane cronista abruzzese, Gabriele D’Annunzio. C’è però un avvenimento ancora più nobile e carico di anni, ma mai tanto bistrattato dai parrucconi che guidano il turf mondiale. Il Derby Italiano. Nel 1880 Roma e il mondo guardavano al futuro. Lo stesso Vaticano - con il nuovo Papa Leone XIII Pecci, succeduto a quel Pio IX Mastai Ferretti sotto il quale erano nate le riunioni di galoppo nell’Urbe - avrebbe da lì a qualche anno pubblicato l’enciclica “Rerum Novarum”, un notevole passo nella dottrina sociale della Chiesa. Al di là dell’Atlantico, il trentatreenne telegrafista quasi sordo Thomas Edison brevettava, negli Stati Uniti, la prima lampadina a incandescenza. Nei saloni del Quirinale, re Umberto I fremeva. Da irriducibile “cavallaro” - come l’augusto genitore Vittorio Emanale II che in sella aveva persino unificato l’Italia - voleva incrementare sia le corse che l’allevamento dei purosangue, ma era guardato a vista dal Parlamento che non aveva nessuna intenzione di aumentare il budget reale per dar sfogo alla passionaccia di Casa Savoia. Umberto alla fine però trovò un escamotage inattaccabile: anche la giovane Nazione tricolore doveva avere un suo Derby come tutti i rispettabili Paesi della vecchia Europa. E dalle sue tasche cavò pure il premio, 24 mila lire (quasi 90 mila euro di oggi) tutto sommato una bella cifretta, destinata al cavallo di tre anni vincitore. Il primo Derby Reale si tenne il 24 aprile 1884, un giovedì (giorno in cui il Nastro Azzurro fu assegnato per quasi un secolo, poi si passò alla domenica) sotto la pioggia ma con le tribune stracolme e i giornalisti a caccia di pettegolezzi. Quello più intrigante lo sparò - il giorno dopo sul “Corriere di Roma” - il ventunenne D’Annunzio: Andreina, la baia pisana vincitrice, aveva corso per i colori dell’anglo-toscano Thomas Rook ma in realtà apparteneva allo stesso re Umberto. Ora il Derby - sabato (questo il nuovo Nastro Azzurro-day) 7 maggio si disputerà la 128.a edizione - è ancora la più importante (e ricca, 814 mila euro) corsa del galoppo italiano. Purtroppo recentemente ha subito un paio di dolorose sforbiciate, una casareccia e l’altra straniera. Angosciato da una partecipazione ritenuta scadente dalle immancabili teste d’uovo dell’ippica peninsulare, nel 2008 è stato portato dai canonici 2400 agli attuali 2002 metri; ma il taglio non è bastato al Comitato Pattern Europeo (e al suo presidente, l’irlandese Brian Kavanagh) che l’anno successivo lo faceva scendere dal gruppo 1 al gruppo 2, in pratica dalle serie A alla B. A Kavanagh (che in un’audizione a Roma nel 2009 ha sparato a zero sull’UNIRE, l’ente statale che gestisce il pianeta cavalli in Italia) e soci non è ovviamente bastato che il vincitore del Derby 2009 - il dubaiano Mastery con in sella il top-jockey mondiale Lanfranco Dettori - vincesse lo scorso dicembre uno dei più importanti trofei del globo (il Cathay Pacific International Vase di Hong Kong) per riportare il Nastro Azzurro di Capannelle in gruppo 1. Fortunatamente al pubblico di Kavanagh e della sua miopia anglofona gliene importa poco e arriva a migliaia il giorno del Derby nello storico ippodromo romano di Via Appia Nuova. Lo stesso che, con grande trepidazione della regina Margherita, il baffuto Umberto raggiungeva a cavallo, alla testa del suo squadrone di Corazzieri ◆ 47 dragone, classe reale di Alessandro Mei È È stata la gloriosa barca con cui Re Costantino di Grecia, oggi membro onorario del Comitato Olimpico Internazionale, vinse le Olimpiadi di Roma nel 1960. Il Dragone, imbarcazione a chiglia di quasi 9 metri di lunghezza, con oltre 18 metri quadrati di randa, 10,70 di fiocco e uno spinnaker di 32,80 metri quadrati, venne progettata a fine anni Venti per poi divenire classe olimpica dal 1948 al 1972. I primi esemplari, dalle linee slanciate, con un pozzetto centrale in grado di ospitare tre o quattro membri d’equipaggio, furono realizzati in legno, ma oggi la sua costruzione avviene in vetroresina, prevalentemente dal cantiere inglese Petticrows e dal tedesco Glas. Per decenni è stata la classe preferita di principi e regnanti: oltre a Costantino di Grecia, infatti, su questa barca abbiamo visto salire Elisabetta e Filippo d’Inghilterra, all’epoca semplici fidanzati, il principe Carlo e i Borboni di Spagna. È proprio per questo che ancora oggi la classe Dragone viene indicata come la King’s Class, classe dei re. Nonostante l’età, resta una delle imbarcazioni preferite dagli appassionati di vela tanto da raccogliere sessanta esemplari in occasione delle manifestazioni veliche che ogni anno si disputano in tutta Europa. L’ultima è stata l’Internazionale d’Italia con 56 imbarcazioni al via che, per quattro giorni, si sono date battaglia sul campo di regata antistante la città ligure di Sanremo. L’evento rappresenta un momento di ritrovo per molti regatanti e amici che vedono la regata come un momento per stare insieme e divertirsi. Ed è questo il vero spirito che guida chi ama la vela! ◆ Insider Sport Sport 48 “ 49 Insider Sport Così ho battuto i giganti di Giovanni Manfroni “ Insider Sul podio ai mondiali di Karapiro, Sullivan è il terzo da sinistra accanto al suo compagno di squadra Cohen, con la medaglia d’oro al collo La straordinaria storia di Joseph Sullivan, un metro e settantotto di altezza ma infinita forza di carattere. Il neozelandese, campione iridato in doppio, ha conquistato il mondo, superando “immensi” rivali, in uno sport duro come il canottaggio, dove il fisico è fondamentale Ma dove conta anche la testa. “Ho lottato sin da giovane per smentire chi non credeva in me, e finalmente ci sono riuscito. Questo non è solo un grande sport, ma uno stile di vita” C C inquecento metri, mille, millecinquecento, duemila. Le braccia si alzano in cielo, poi l’urlo liberatorio, il pugno che spezza l’acqua. Quell’acqua che Joseph Sullivan ricorderà tutta la vita. È l’acqua del lago di Karapiro in Nuova Zelanda, quella “dorata” che l’ha portato, in doppio, insieme col compagno di remi Nathan Cohen, sul tetto del mondo del canottaggio: “È stato il momento più bello della mia carriera”, dice senza indugi Joseph. Un successo sudato fino all’ultima goccia “visto che abbiamo vinto in rimonta”, aggiunge ripensando a una gara iniziata al terzo posto ai 500 metri, poi secondi ai 1000 e ai 1500, prima del definitivo sorpasso con cui i neozelandesi hanno messo dietro Inghilterra e Francia. “Per me il canottaggio non è solo uno sport - afferma il campione del mondo - è uno stile di vita, una comunità. Richiede molto allenamento con tante persone che ti stanno attorno e che sono pronte ad aiutarti”. È un ragazzo semplice Joseph. Umile quanto basta per dire che “in vista delle Olimpiadi di Londra 2012 non ci dobbiamo aspettare nulla”, anche se non riesce a nascondere “che l’oro è l’obiettivo”. è iniziata presto la carriera di Sullivan nel canottaggio: “Non è stata proprio una scelta. Quando ho cominciato la scuola secondaria - ricorda - ero bravo in diversi sport, ma uno Joseph Sullivan capovoga nel doppio con Nathan Cohen degli anziani del team di canottaggio decise che dovevo ‘remare’ e mi diede un appuntamento al club alle quattro del pomeriggio. Ci andai, e così ho cominciato”. Un inizio non facile per quello che oggi è da tutti definito come un campione: “Ero impaurito. Ho avuto subito un gran successo in tutte le regate scolastiche ma ci sono voluti molti anni per entrare nella squadra juniores della Nuova Zelanda dalla quale sono stato escluso per 3 anni di seguito. Poi finalmente ho partecipato ai mondiali di Brandeburgo nel doppio insieme a Daniel Karena e siamo arrivati terzi. L’inizio non è stato semplice, tanto che ricordo come i momenti più brutti della mia carriera quelle ripetute esclusioni dal team”. Più di una volta Joseph si è trovato a dover combattere con un avversario “invisibile” come l’ignoranza: “Molti pensavano che siccome ero basso non fossi adatto per questo sport. Ho passato momenti davvero difficili, ma grazie alla mia testardaggine e al grande lavoro ho dimostrato insieme a Nathan che tutto è possibile”. E lo spiega con un aforisma di Mark Twain: “It’s not the size of the dog in the fight, it’s the size of the fight in the dog”. Davide può battere Golia, e la foto del podio di Karapiro è la dimostrazione. Accanto a Joseph, alto 1,78, c’è il compagno Nathan, 1,81, e quattro colossi: 1,90 (Julien Bahain), 1,91 (Cedric Berrest), 1,89 (Matthew Wells), 1,98 (Marcus Bateman). “Quando mi sono trovato in mezzo a quei giganti - racconta Joseph - è stato fantastico pensare a tutte quelle persone che non avevano creduto in me. Gli ho dimostrato che si erano sbagliate a credere che uno con il mio fisico non potesse vincere. Con quella medaglia d’oro al collo ho provato un sentimento che non è secondo a niente”. Si può vincere. Si può vincere anche quando tutto sembra dire il contrario. Ma per farlo serve il duro lavoro: “Per uno della mia altezza l’allenamento è sicuramente duro, ma lo sarebbe comunque anche se fossi stato più alto. Fin da piccolo ho dovuto rinunciare a tanti eventi sociali per dedicare tutto il mio tempo all’allenamento”. Lavoro, lavoro, lavoro. Per uno sport che è tutto per Joseph: “Credo che il canottaggio sia uno degli sport più completi e duri. Ti insegna la disciplina e il self control, ma anche la gestione del tempo visto che ti devi dividere tra allenamenti e studio”. E le giornate di Joseph sono scandite dai remi, in una nazione che lui adora: “Ho sempre vissuto in questo paese, e non ho mai pensato di andare a vivere lontano dalla Nuova Zelanda. È un posto fantastico che ti dà tante opportunità. La mia giornata tipo? Alle 7,00 sono già in acqua e faccio 18-24 chilometri. Verso le 9,30-10 torno a casa e faccio colazione. Prima di pranzo studio e provo a riposarmi. Dopo torno ad allenarmi e faccio altri 16-20 km. Poi cena, ancora studio e mi rilasso magari guardando un film prima di andare a letto”. Joseph è un ragazzo di 24 anni che ama il canottaggio e la vita. Quando non si allena va in bicicletta, nuota o “vola” con il suo kite surf come si vede nelle foto che lui ha caricato sul suo profilo di facebook. Tra i suoi obiettivi c’è quello di visitare Roma, “È una priorità, appena avrò tempo voglio assolutamente visitarla”. E l’altra grande priorità è vincere un’Olimpiade. “Una frase che mi descriva? Quando comincio qualcosa la devo assolutamente finire, non importa quanto tempo ci vorrà”. Gli avversari sono avvisati ◆ www.canottaggio.org Diana Luna Matteo Manassero Golf, obiettivo scuola A di Francesco Mantica - ph Scaccini Casotti A scuola con il golf. La Federazione dà il via a un progetto che ha l’obiettivo di far conoscere questo sport ai più piccoli partendo dalle scuole e che avrà come testimonial Matteo Manassero e Diana Luna. Centinaia di circoli dislocati sull’intero territorio parteciperanno alla prima fase di avviamento, denominata “Prova il golf” e che avrà una durata variabile da 4 a 6 ore. Si stima che ciascun circolo riceverà la visita di 4-6 classi, per gruppi di 100-120 ragazzi. In base all’esperienza dello scorso anno, l’organizzazione della FIG prevede perciò che - a causa delle difficoltà logistiche e delle successive rinunce - saranno all’incirca 12.000 i giovani studenti italiani che faranno conoscenza quest’anno con bastoni e palline. Con lo sviluppo del “Progetto Scuola”, in collaborazione con Kinder+Sport, la Federazione Italiana Golf conta di triplicare quest’anno il numero degli alunni delle classi elementari e medie, compresi fra i 9 e i 16 anni, che entreranno per la prima volta in un campo da golf: dai 4.500 circa del 2010 a oltre 12.000 nel 2011. “Questa scelta ha dichiarato Matteo Manassero in conferenza stampa - mi fa golf La Federazione, in collaborazione con Kinder+Sport, dà il via a un progetto per far conoscere il golf ai più piccoli. Matteo Manassero e Diana Luna saranno i testimonial di una attività che mira a scoprire le giovani promesse del futuro sentire tutta la responsabilità di rappresentare un modello per i ragazzi che guardano a me come io guardavo i campioni con cui ora mi ritrovo a giocare”. In un breve videomessaggio registrato, anche la Luna - impegnata in gara all’estero - s’è detta “onorata” per la decisione della Federazione. Insieme a Manassero, il presidente della Fig Franco Chimenti ha voluto citare l’esempio dei fratelli Edoardo e Francesco Molinari: “Senza le loro prestazioni e i loro successi, il nostro impegno organizzativo non avrebbe lo stesso effetto. Crediamo profondamente nel Progetto Scuola, ma sono soprattutto questi campioni nazionali che alimentano lo sviluppo del golf italiano all’interno del nostro Paese e la crescita della sua credibilità anche all’estero”. In alcune regioni già impegnate in questo programma, a cominciare dal Piemonte, si svolgerà anche la fase “Gioca il golf”, riservata ai gruppi sportivi scolastici: circa 100-120 per un totale intorno ai 1.500 ragazzi. Su questa base, con l’intervento dei professionisti indicati dai Comitati regionali verrà attivato l’“Osservatorio talenti” per individuare le promesse più giovani del golf italiano ◆ 53 www.villastuart.it Servizio di Dermatologia STOP AGLI INESTETISMI. CON LA LASERTERAPIA Miglioramenti visibili, sedute più brevi e risultati tangibili: la laserterapia permette di trattare inestetismi ed imperfezioni DVUBOFFDPNFBOHJPNJNBDDIJFDVUBOFFQFMJTVQFSmVJFDPVQFSPTF4FO[BDPOUSPJOEJDB[JPOJx di Paolo Brandimarte Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse nei confronti dei laser da parte EJPQJOJPOFQVCCMJDBDPNVOJU¸TDJFOUJlDBFQPQPMB[JPOF-BTDFTBEJ tali strumenti, soprattutto in ambito dermatologico ed estetico, è strettamente correlata alla loro capacità di far fronte ad una gran varietà EJJOFTUFUJTNJFEJNQFSGF[JPOJDVUBOFF%JGBUUJTGSVUUBOEPMBQSBUJDJU¸ EJVUJMJ[[PEJEVFTPSHFOUJ/FPEJNJP:BHFMVDFQVMTBUBHMJTQFDJBMJTUJ sono in grado di trattare lesioni di origine vascolare e lesioni pigmenUBUFBDVJTJBHHJVOHPOPMFQJMB[JPOFNFEJDBQSPHSFTTJWBNFOUFQFSNBOFOUFFEJMGPUPSJOHJPWBOJNFOUPEJWJTPDPMMPFE¼DPMMFU¼ %JWFSTJJWBOUBHHJDPOOFTTJBMMVUJMJ[[PEFMMBMBTFSUFSBQJBVOBNFUPEJca versatile quanto precisa: miglioramenti tangibili, sedute più brevi, SJTVMUBUJWJTJCJMJFOFTTVOBDPOUSPJOEJDB[JPOF Il trattamento è quasi indolore e ben tollerato dalla maggior parte dei QB[JFOUJJRVBMJTJTPUUPQPOHPOPBEVOBPQJÍTFEVUFFSPHBUFBEJTUBO[B EJRVBMDIFTFUUJNBOBMVOBEBMMBMUSB/FMMPTQFDJlDPJMOVNFSPEFMMF sedute e la durata di ciascuna di esse, vengono modulate sulla base EFMUJQPEJUSBUUBNFOUPEBFTFHVJSF 1FSRVBOUPSJHVBSEBHMJBNCJUJEJBQQMJDB[JPOFMBMBTFSUFSBQJBSJTVMUB BTTBJFGlDBDFDPOUSPBOHJPNJDBQJMMBSJNBDDIJFDVUBOFFQFMJTVQFSmVJFGPMMJDPMJUJDSPOJDIFEFMMFHBNCF *OlOFPDDPSSFNFO[JPOBSFMBDPVQFSPTFJOFTUFUJTNPDBVTBUPEBMMB WBTPEJMBUB[JPOFEFMNJDSPDJSDPMPFQJEFSNJDPndr 4JUSBUUBEJVOB problematica facilmente risolvibile con il laser: il raggio attraversa MFQJEFSNJEFFDPMQJTDFJMDBQJMMBSFSPTTPGBWPSFOEPOFMBTDPNQBSTB 1FSEJSFBEEJPBHMJJOFTUFUJTNJ Per info e appuntamenti: 06.35528324 - 06.355281 $BTBEJ$VSB7JMMB4UVBSU7JB5SJPOGBMF3PNB Insider È stato per anni il ristorante di quartiere, dove le famiglie andavano insieme la domenica a pranzo: nonni, nipoti e genitori riuniti intorno a un tavolo. È nato così e così è rimasto per anni, fino a che le mode hanno premuto sull'acceleratore e le gestioni si sono avvicendate. Oggi, dopo anni di alti e bassi, dopo stagioni volte all'inseguimento delle tendenze gastronomiche, degli arredi minimalisti, Celestina celebra un ritorno alle origini. Torna indietro puntando a essere ancora una volta l'indirizzo di riferimento dei Parioli. Dismessi gli abiti modaioli di ristorante trendy, ha saputo, nei pochi mesi della nuova gestione, trovare la giusta misura tra tradizione e modernità. Confortevole, caldo luminoso, curato: con un'ampia veranda chiusa e cucina a vista, pareti dai toni chiari, soprattutto un fresco celeste e legno al pavimento, accoglie senza inutili formalità, invitando da subito a sentirsi a proprio agio ricreando l'atmosfera delle origini, di quel lontano 1926 in cui è nata la storia di questo locale e degli anni a seguire. Oggi come allora la cucina è semplice e genuina e per quanto alleggerita e adattata ai gusti attuali, è un susseguirsi di piatti classici romani, con qualche piccola novità, proprio per stupire sempre i propri clienti. Il ritorno della pizza offre ai giovani un'ottima alternativa per cene veloci. Celestina vi aspetta! CELESTINA AI PARIOLI - VIALE PARIOLI, 184 - TEL. 068078242 - WWW.RISTORANTECELESTINAAIPARIOLI.COM sempre aperto, anche dopo teatro 57 Tra Roma e Napoli percorsi del buon gusto Per chi si fosse appassionato alla meraviglia della cucina di Don Alfonso a Sant’Agata ai Due Golfi, proponiamo un piccolo percorso di avvicinamento alla cucina campana. Da Roma a Napoli dunque, passando per le suggestioni di mare delle isole pontine. Il tutto, rigorosamente, senza uscire dal Grande Raccordo Anulare MEGLIO LE ERBETTE IN CROSTA DI PANE... L’Ortica Virno e cucina a casa Il Sanlorenzo Non fatevi ingannare: il bel locale di Enrico ed Elena Pierri si trova a un passo da Campo de’ Fiori, ma nell’insegna rende omaggio al quartiere che ha ospitato il loro vecchio ristorante, accanto al Pastificio Cerere, con gli artisti della “scuola di San Lorenzo”. Svelata l’origine del nome, non resta che dichiarare quella del pesce, che arriva prevalentemente da Ponza, grazie alla collaborazione con Gino Pesce (un destino nel nome), patron dell’Acquapazza. Come ormai accade nei ristoranti migliori (sotto tutti i punti di vista), il tonno rosso si trova poco, qui solo da maggio a settembre, per scongiurare il rischio estinzione, ma il resto dell’anno saranno altri pesci a creare la magia del mare. Cotture semplici e veloci, sapori nitidi, piatti raffinati che richiamano l’aroma inconfondibile della migliore cucina di pesce e poi crudi, naturalmente. Vongole veraci di Sabaudia, diverse qualità di ostriche dalla Bretagna, spaghetti di farro con acciughe di Ponza, briciole di pane e peperoni cotti alla cenere, tagliatelle di seppie con olio, limone e carciofi alla mentuccia, gamberi rossi di Ponza alla brace con crudo di porcini e consommé di guanciale, filetto S. Pietro con succo di zuppa di pesce, finocchio brasato e cipollotto allo zafferano Navelli. Grande cantina: circa 900 etichette, italiane e francesi. Attenzione alla materia prima (Verrigni, Felicetti, Roscioli per fare qualche nome). Infine vi è la possibilità di acquistare il pesce come in una vera pescheria. È stato un punto di riferimento per Roma Nord e non solo: Vittorio Virno, col suo ristorante L’Ortica, è stato per anni il portavoce di una cucina veracemente napoletana, rigorosa e succulenta. Da qualche tempo Virno si è spostato in un piccolo locale in centro, elegante e accogliente, fitto di oggetti della memoria e con una grande cucina a vista, vero cuore del locale, così come era nelle case di una volta. Un indirizzo-bomboniera, come ama definirlo, dove invitare gli amici come in casa propria, studiare un menù e un servizio su misura e, volendo, contribuire alla preparazione dei piatti, per poter poi dire “questo l’ho fatto io”, imparando così insieme a lui i segreti della tradizione gastronomica partenopea, inossidabile punta di diamante dell’infaticabile Vittorio. Questo è il suo regno, dove propone una cucina fatta di ricordi oltre che di ingredienti, di piatti rigogliosi, di una tradizione napoletana “alta e bassa” mescolata insieme: sartù di riso e gattò di patate, genovese, aeree pizzelle di pasta cresciuta, paccheri con i purpetielli affogati, pizze di scarola o con il polpo alla gaetana, pesce al piatto (secondo l’antica cucina dei pizzaioli). E, in chiusura, le classiche tentazioni napoletane: babà, pastiera, caprese (rivisitata), sfogliatelle e melanzane al cioccolato (secondo l’antica ricetta), tutti fatti in casa dal bravo pasticcere. Via del Vantaggio, 39A - tel. 06.3338709 www.lorticavirnoecucina.it BÊ7HJ;:;BF7D; GdbVK^VBZgjaVcV!*)"**Vc\#aVg\dAZdeVgY^IZa#%+$)-,'())")(*"+*&;Vm%+$)-,'()) 7F;HJEJKJJ??=?EHD?:7BB;.$&&7BB;(*$&&" F7IGK7;F7IGK;JJ77F;HJE:7BB;.$)&7BB;'*$&& Via dei Chiavari, 4-5 - tel. 066865097 www.ilsanlorenzo.it PANELLA IN PIAZZA A PASQUA A.D.S. Insider Insider Gusto 58 Alici, che bontà La colatura è un prodotto che affonda le sue origini nel garum romano, un condimento usato dal cuoco Apicio e di cui ci riporta testimonianza Plinio di Antonella De Santis Cetara, caratteristico paesino della Costiera Amalfitana Povero è bello Nata dall’esigenza di usare al massimo i frutti del mare, la colatuta di alici oggi è una specialità recuperata, un incantesimo sapido e profumato, perfetto condimento di un piatto di spaghetti nato all’impronta, o raffinato ingrediente di piatti gourmet. Cosa è la colatura di alici? Un “olio” di colore ambrato prodotto dalle alici messe sotto sale. Nel golfo di Salerno, tra il 25 marzo, festa dell’Annunciazione e il 22 luglio, giorno di Santa Maria Maddalena, le alici sono nel periodo migliore della loro maturazione, particolarmente povere di grassi. Appena pescate con la lampara (la tecnica detta del cianciolo) vengono pulite a mano dalla testa e dalle interiora (lì si dice “scapezzate”) e tenute per 24 ore in contenitori con abbondante sale marino, per poi essere poste, alternate a strati di sale, nei terzigni, piccole botti (un terzo di una botte per la precisione) di castagno o rovere, coperte da un disco di legno sotto il peso di pietre marine, in misura sempre minore col passare dei giorni. Il pesce matura facendo affiorare in superficie un liquido (che viene rimosso quando si preparano le alici sotto sale) poi conservato per 4 o 5 mesi in recipienti di vetro esposti alla luce del sole, gusto Cucina ristorante Acqua Pazza che lo fa evaporare e concentrare. Tra ottobre e novembre il liquido passa nuovamente nelle botti dove sono state lasciate le alici e fatto colare tra gli strati di pesce, per prenderne ancora di più il sapore e le caratteristiche organolettiche più nobili. Finito questo processo il liquido viene filtrato in teli di lino, i cappucci. Pronto agli inizi di dicembre, costituisce la base di uno dei piatti tradizionali della vigila di Natale della zona: la pasta (cotta rigorosamente in acqua non salata) con la colatura. Oggi la colatura ha una sua rigida procedura tramandata di padre in figlio in questo piccolo e affascinate borgo costiero e viene tutelata dal Ministero per le politiche agricole e forestali e fa parte dei presidi Slow Food. Si potrebbe pensare alla colatura come a un distillato di questo pesce azzurro, quest’olio meraviglioso, limpido, sapido e dal sapore deciso che conserva l’aroma e il sapore delle alici salate e che mantiene vivo il legame delle genti del posto con la loro grande storia di popolo marinaro. L’ingrediente semplice ma non certo banale, la colatura di alici potrebbe sembrare di difficile utilizzo, ma non è così: vi lasciamo di seguito una ricetta firmata da Gennaro Castiello del ristorante Acquapazza, proprio a Cetara... ◆ Spaghetti con colatura di alici secondo Gennaro Ingredienti per 4 persone 400 g di spaghetti 2 cucchiai di colatura di alici 1 spicchio di aglio tritato olio extravergine di oliva prezzemolo e peperoncino q.b. Preparate in una zuppiera da portata tutti gli ingredienti: l’olio di oliva, il prezzemolo e l’aglio tritati, la colatura di alici e il peperoncino a piacere. Fate cuocere gli spaghetti al dente e, una volta scolati, aggiungeteli al sughetto con un cucchiaio dell’acqua di cottura della pasta. Saltateli a crudo e decorate con una spruzzatina di prezzemolo fresco. Ristorante Acquapazza www.acquapazza.it Insider Intervista Il Vesuvio di rigatoni Chef Alfonso Iaccarino in cucina 61 H H Don Alfonso: mediterraneo di oggi Per il New York Times il Don Alfonso dal 1890 è uno dei 10 migliori ristoranti nel mondo. Incontriamo il suo patron e chef, Alfonso Iaccarino per un’intervista a cuore aperto di Antonella De Santis a viaggiato, studiato, conosciuto le altre cucine e le altre tradizioni, Alfonso Iaccarino e poi tornato qui, a Sant’Agata ai Due Golfi per rinnovare la cucina mediterranea nel segno della continuità della qualità e dell’identità. Nasce così Don Alfonso: dall’amore per una tradizione che non si tradisce, ma si rinnova e diventa punto di riferimento per gourmet di tutto il mondo. Lo contattiamo telefonicamente e ci troviamo a conversare con un uomo disponibile, appassionato, di una gentilezza estrema, che non lesina lodi per colleghi e si rifiuta categoricamente di fare nomi riguardo ai suoi ristoranti preferiti. Per rispetto al lavoro di tutti, dice. Un segno di stile inequivocabile. La sua, un’attività familiare: con i suoi figli siamo alla 5a generazione, mentre la sesta si è appena affacciata alla vita. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi del lavorare in famiglia? C’è grande armonia al Don Alfonso e grande amore per questa vita che, se pur piena di sacrifici, regala grandi soddisfazioni. Rendere speciale una serata o un soggiorno ai nostri ospiti è una grande gioia, per la quale vale la pena investire tempo e denaro. Ora siamo al cambio generazionale, in un momento molto fortunato, ci sono sempre io alla guida, insieme ai miei figli che sono molto più preparati di me: Ernesto dopo la laurea in economia e commercio è voluto entrare in cucina, è la mente pensante di questa attività, segue le 20 persone che lavorano ai fornelli, crea nuovi progetti; Mario, dopo anni di esperienza internazionale nel campo dell’accoglienza di alto livello, è l’organizzatore di tutto (qui lavorano ben 40 persone per 50 coperti), in sala con Livia, mia moglie. Livia segue il rapporto con i clienti e con i media, senza mai tralasciare il suo ruolo di mamma. La nostra è una scelta di vita condivisa. Naturalmente è tutto molto diverso rispetto a quando abbiamo iniziato, la società si è trasformata e la nuova generazione, che pur ha sempre respirato l’aria del Don Alfonso, è molto più al dentro di questo mondo così veloce, dove nuovi media, internet e tecnologia sono fondamentali. Per noi la tradizione di famiglia, la condivisione di un progetto comune è fondamentale. Sua moglie Livia è in sala, appunto, ma in cucina il ruolo femminile è sempre molto ridotto. Ci sono casi, vero, di grandi chef donne, Valeria Piccini, Nadia Santini o la Bowerman, per esempio, ma sono in minoranza. Secondo lei perché? Tradizionalmente il ruolo della donna in cucina è ridotto a realtà più familiari, mentre nell’alta ristorazione il predominio maschile è sempre stato innegabile. Ma i tempi stanno cambiando. Ora per stare in cucina serve una laurea, servono maturità e cultura per poter competere nel panorama internazionale. Ora tutto è cambiato e le donne stanno conquistando il loro spazio. Parliamo della sua cucina: come conciliare tradizione e innovazione? La tradizione è la base, ma l’innovazione è necessaria: non bisogna mai rimanere indietro. In cucina la tecnologia è fondamentale, basti pensare ai macchinari che abbiamo oggi a disposizione: pacojet, abbattitori, forni di ultima generazione. Senza mai trascurare le origini si deve continuare una ricerca di attrezzature innovative, che possano essere d’ausilio a una cucina che deve mantenere la propria identità. Materia prima, creatività tecnica: in che misura contano in cucina? Gli ingredienti sono la base: c’è bisogno innanzitutto di una cucina sana, dove i prodotti possano esprimere il massimo, in termini di sapore e di valori nutritivi. In una vita come quella di oggi, in cui tutto è più complicato, si deve cercare di avere il meglio dai nostri piatti. Guardiamo alla salute dei La grande cucina si fa nel campo, clienti, alle loro esigenze, lavorando sulla ricerca insieme alle università ma senza mai trascurare il piacere, che passa attraverso il gusto, la vista, l’olfatto. Ho grande rispetto per le esperienze come quelle di Ferran Adrià e Blumenthal per la cucina molecolare, ma da me la ricerca nasce e porta alla materia prima, attraverso la strada indicata dalla natura. Nella società di oggi l’obesità, soprattutto quella infantile, è un problema molto pressante. Ricordo i sapori dei prodotti cui ero abituato da ragazzo, ricordo il pollo dalle carni meno bianche, più tenaci e gustose, questi sono i prodotti che voglio nella mia tavola e nella mia cucina. Sapori veri e cibi sani, per una cucina che sia allineata con le esigenze di oggi. Perché bisogna sempre avere presente la qualità della vita. Cucina di alto livello, attenta alle preparazioni, curata e bella, ma soprattutto sana. Dal 1990 ha la sua azienda agricola, le Peracciole, che produce ottimo olio extravergine d’oliva, verdura, erbe e frutta. Un lavoro sul biologico e il Km0 che ha anticipato di molto le tendenze di oggi. Siamo partiti tanti anni fa, investendo molto, per primi abbiamo proposto l’alta ristorazione qui al sud. Allora era difficilissimo trovare una materia prima di livello, che raccontasse questa terra, la parola biodiversità non esisteva ancora! Abbiamo perciò iniziato a produrcela da soli, i sapori, gli aromi e le consistenze di una materia prima d’eccellenza sono alla base del nostro successo professionale e me ne accorgo ogni volta che torno da un viaggio, assaporando i miei prodotti ritrovo la parte più preziosa della mia storia lavorativa e personale. Questa è la strada che abbiamo intrapreso in quasi 40 anni di attività, un percorso serio, etico, morale. Lei è stato anche a Roma, alla guida del Baby dell’Hotel Aldrovandi. Come è stata quell’esperienza? È stata una verifica e una grande sfida: portare il Don Alfonso a Roma. Si era creata un’atmosfera molto bella, durata per sei anni. Dopo un periodo di incertezza il Baby pare abbia finalmente trovato una nuova guida in cucina (Oliver Glowig, dal 6 aprile, ndr), mi auguro riesca a ricreare quell’ambiente stimolante. Con Roma si è inoltre instaurato un rapporto speciale: molti clienti ci vengono a trovare ancora oggi, qui a Sant’Agata ai Due Golfi. Come vede la ristorazione oggi? Siamo in un periodo di grande crescita generale: c’è attenzione per la materia prima e molta cultura nei nuovi chef. Magari nel resto della nostra società ci fosse stata la crescita che ha vissuto il mondo dell’enogastronomia! Don Alfonso va a cena fuori? Che genere di ristoranti frequenta? Soprattutto all’estero, in Italia ho meno occasioni. Se mi trovo in una città e ho tempo, voglio un buon ristorante, in cui non fare solo una cena, ma anche un’esperienza a tutto tondo, se mi trovo al mare un ristorantino sulla spiaggia, dove gustare una buona frittura e un bicchiere di vino, è l’ideale. Vede nuovi validi eredi? Ne vedo molti: nel nostro gruppo di lavoro ci sono moltissimi giovani al di sotto dei 30 anni, nel ristorante di Macao o in quello di Marrakech abbiamo grandissimi chef. Il lavoro di consulenza funziona alla perfezione fin tanto che c’è lo stesso impegno e gli stessi obbiettivi, che sono e rimangono, la qualità assoluta nella materia prima, nella cucina, nell’accoglienza ◆ Corso Sant’Agata, 11/13 Sant’Agata Sui Due Golfi, Napoli 081.8780026 - www.donalfonso.com Per saperne di più Appena uscito il volume “La cucina del cuore” ed. Mondadori. Un libro di storia e di saperi, oltre che di cucina. Dove Dormire Il Don Alfonso è anche un albergo, nel centro della Penisola Sorrentina, spartiacque tra il Golfo di Napoli e il Golfo di Salerno. Arrampicato su un promontorio che regala una vista mozzafiato, il Relais & Chateaux è incastonato in un panorama spettacolare: la macchia mediterranea, con vigne, ulivi, limonaie e il meraviglioso mare della zona, fitto di spiaggette incantevoli, poco distante dall’area marina protetta di Punta Campanella. come i grandi vini si fanno in vigna il lillà di Angelo Troiani P P ochi arbusti raggiungono l’intensità inebriante della Syringa vulgaris, comunemente conosciuta come lillà. Nel pieno della fioritura, le vaporose infiorescenze celebrano il tripudio alla primavera e per due brevi settimane riempiono il giardino e il terrazzo con il loro inconfondibile profumo. Le connotazione romantiche attribuite al Lillà si ritrovano nel linguaggio dei fiori, che eleva quello bianco a simbolo della purezza e quello porpora a rappresentante delle prime emozioni dell’amore. Contrariamente a quello che si pensa, non tutti i Lillà possiedono la stessa fragranza e tradizionalmente solo i fiori delle specie più odorose vengono utilizzati per ottenere le preparazioni per profumi e cosmetici, tra cui “l’olio di lillà”. Vari individui di Syringa vulgaris hanno profumazioni diverse da quella classica e tra queste suscita particolare interesse la syringa persica. Coltivata nei giardini persiani, cinesi e indiani sin da tempi remoti, è una specie di grande bellezza che si sviluppa bene anche in Italia e si ricopre completamente di fiori di colore lillà tra aprile e maggio. Il genere Syringa comprende circa trenta varietà, tra cui la più diffusa è proprio la vulgaris, originaria della Turchia. Tra le migliori a fiore doppio ricordiamo la syringa madame le moine, fiore bianco di metà primavera, dal profumo intenso e la syringa katherine havemayer, dal particolare colore azzurro - lavanda. A fiore semplice ricordiamo la Syringa souvenir de louis spaeth, di colore rubino e la syringa marechal foch di colore rosa carminio. Il Lillà o serenella è nota per avere un effetto febbrifugo, grazie al glucoside syringoide che si trova nella corteccia. Le foglie, dal sapore molto amaro, sono usate per preparare un infuso dalle proprietà antidiuretiche e digestive. Il fiore del Lillà è un fiore che contiene farnerolo, vitamina c e tannini. La medicina popolare utilizza il fiore di Lillà per preparare un olio essenziale che ha la proprietà di alleviare i dolori reumatici e articolari. Infine, la syringa un tempo era nota come pipa azzurra, in virtù dei suoi steli cavi che venivano usati per fare delle pipe ◆ PERGOLE E STRUTTURE PER ESTERNI Via di Santa Cornelia, 5 - Zona Industriale Formello (RM) Tel. 06 90400430 - Fax 06 90405016 [email protected] - www.sunshop2.it rivenditore autorizzato La ditta Sun Shop dal 1987 opera nel settore delle tende da sole, strutture per esterno in legno, ferro e alluminio, tende tecniche e arredo per esterni. Maturata grande esperienza, sempre alla ricerca di soluzioni innovative, è oggi in grado di proporre e consigliare i migliori prodotti del mercato, in quanto affianca all’alta qualità, la sicurezza e la durata nel tempo. Valutando le vostre esigenze e le dimensioni degli ambienti da proteggere, riesce a trovare la soluzione più soddisfacente, tenendo conto che alla cura dei rapporti esterni è addetto personale qualificato. I Fiori del Lago I Fiori del Lago progettazione e realizzazione di spazi verdi pubblici e privati, piante esemplari e olivi secolari, piante da giardino perenni e stagionali, arredo giardino, installazione piscine e barbecue Via Monterosi 113 - 00069 Trevignano Romano tel e fax 06 99825559 - [email protected] I MILLE DI CIOCCOLATÒ I 150 anni dell’Unità d’Italia celebrati a CioccolaTò Perugina firma la grande penisola interamente di cioccolato Tree of Life CANNES DELLE MERAVIGLIE, L’ITALIA sogna LA PALMA D’ORO LE ANTICIPAZIONI SUL FESTIVAL CINEMATOGRAFICO PIÙ PRESTIGIOSO DEL MONDO: WOODY ALLEN INAUGURA, DE NIRO È PRESIDENTE DI GIURIA E C’È GRANDE ATTESA PER I NUOVI FILM DI NANNI MORETTI E PAOLO SORRENTINO, ENTRAMBI IN LIZZA PER IL MASSIMO PREMIO S S e le previsioni degli addetti ai lavori si rivelassero esatte, la prossima edizione del Festival di Cannes (la 64ª, dall’11 al 22 maggio 2011) sarà una delle più ricche ed entusiasmanti degli ultimi anni. Non solo per la compagine italiana che si annuncia quanto mai prestigiosa: è data pressoché per certa la presenza dei film di Nanni Moretti (Habemus Papam) e Paolo Sorrentino (This Must Be the Place) ma potrebbero esserci anche le ultime prove di Emanuele Crialese (Terraferma) e Gianni Amelio (Il primo uomo). Ma anche perché i nomi dei registi e dei film che circolano in questi giorni - e per la cui conferma bisognerà aspettare la conferenza stampa prevista per il 14 aprile - sono davvero quanto di meglio si possa avere concentrati in una unica kermesse. È certo che ad aprire il Festival sarà Woody Allen con il suo Midnight in Paris Habemus Papam Carla Bruni, dalle passerelle alla croisette di Alberto M. Castagna (vedi box) e che a guidare la Giuria sarà nientemeno che Robert De Niro, per il resto i “rumours” danno per sicura la presenza di uno dei film più attesi dell’anno, quel Tree of Life di Terrence Malick (con Brad Pitt e Sean Penn) che era già in predicato per la scorsa edizione del festival e poi ancora per Venezia e la cui uscita internazionale è ora finalmente fissata per il 27 maggio. Vi saranno poi, con buone probabilità, i fratelli Luc e Jean-Pierre Dardenne che a Cannes hanno già vinto due volte la Palma d’Oro (oltre a diversi altri premi) e che quest’anno possono ambire a un record assoluto con il loro ultimo Delivrez-moi, lo “scandaloso” Lars Von Trier con il fantascientifico Melancholia, il grande Pedro Almodovar con il ritrovato Antonio Banderas, rispettivamente regista e protagonista di Le piel que abito. Su quest'ultimo, però, ha puntato gli occhi anche Venezia ◆ I M ille di Cioccolatò This Must Be the Place Raramente si era tanto parlato di un film di Woody Allen in fase di riprese, tanto più per la proverbiale riservatezza del regista americano che non ama intrusioni sui suoi set. Nel caso di Midnight in Paris - girato, come da titolo, a Parigi - l’attenzione dei media ha sfiorato la morbosità e non a caso: nel cast che ha come protagonisti Owen Wilson, Adrien Brody e Marion Cotillard ha trovato posto anche la ‘premiere dame’ di Francia, ovvero Carla Bruni, alla sua prima apparizione cinematografica (se si eccettua un ‘cameo’, nella parte di se stessa, in Paparazzi, un film francese del 1998). A un certo punto, ha circolato la voce che la sua parte fosse stata tagliata in fase di montaggio e lo stesso Allen si è dovuto precipitare a smentire anche per evitare un “incidente diplomatico”. Resta ora da vedere se la signora Sarkozy sfilerà sulla croisette l’11 maggio, quando il film inaugurerà la 64ª edizione del Festival di Cannes... È con una grande Italia interamente in cioccolato, lunga oltre 13 metri e dal peso di 14 tonnellate, che Cioccolatò - in programma dal 25 Marzo al 3 Aprile a Torino - ha festeggiato il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia. La grande Italia in cioccolato, firmata dalla Scuola del Cioccolato Perugina, è stata esposta dal 16 Marzo al 3 Aprile in Piazza Vittorio Veneto insieme a 20 dei suoi principali monumenti, fra cui la Mole Antonelliana di Torino, il Duomo di Milano, il Campanile di San Marco di Venezia, la Lanterna di Genova, la Fontana Maggiore di Perugia, il Colosseo di Roma e il Maschio Angioino di Napoli. Tra le altre golosità inoltre è stato realizzato il 45 giri di cioccolato, perfettamente funzionante e commestibile, con inciso l’Inno di Mameli. Infine la mostra Gli Italiani e il Cioccolato ha ripercorso, attraverso racconti e immagini, gli ultimi 150 anni della storia del cioccolato nel nostro Paese e la sua evoluzione da cibo di lusso disponibile solo per l’élite a prodotto di massa e di auto consumo, con un focus particolare sulla tradizione cioccolatiera di Torino e del Piemonte. L’Italia del Cioccolato sarà in tour da Settembre 2011 fino ad Aprile 2012 in tutte le Città italiane che ne faranno richiesta. Per candidarsi ad ospitarla il Sindaco dovrà scrivere a: [email protected] 68 69 Leggiamo in dolce relax Insider PUNTI VENDITA SUPERCOSE Via Cassia, 2019 - Tel. 0630884600/9 Via A. G. Bragaglia, 100 (zona Olgiata) - Tel. 0630888390/3 www.supercose.it Arte a bordo La Collezione in viaggio di Costa Crociere Il volume, graficamente ed esteticamente raffinato, presenta la ricca collezione d’arte (sculture, dipinti, pannelli, cicli decorativi, oggetti) a bordo delle quattordici navi della flotta di Costa Crociere, comprendente opere di grandi maestri, famosi in tutto il mondo (Arman, Botero, Pomodoro) e giovani artisti esordienti. Una panoramica sulla collezione d’arte a bordo della flotta Costa Crociere che rende caratterizzante e unica ogni nave da crociera Costa: ciascuna di esse infatti è inimitabile poiché offre ai passeggeri un ‘paesaggio’e un ‘teatro totale’ fatto di emozioni estetiche e storiche che incorniciano quelle naturali del paesaggio/viaggio della crociera. Autore: Martina Corgnati Editore: Skira www.skira.net Design in Italia L’esperienza del quotidiano Tavoli, automobili, abiti, lampade, sedie ma anche barattoli di Nutella, Tetrapak, macchinari per la risonanza magnetica, attrezzature sportive … Il design italiano si colloca ai vertici della creatività internazionale: a partire dalla seconda metà del Novecento gli oggetti made in Italy si insediano nelle case di tutto il mondo, ma anche nelle scuole, negli uffici, nelle strade, negli ospedali ... Un successo determinato da quattro elementi fondamentali: funzionalità, gusto, cura dei materiali e innovazione dei processi produttivi, che attira sui nostri progettisti e imprenditori l’attenzione dei principali musei del mondo. Il volume ‘Design in Italia’, concepito graficamente come un oggetto di design con grande attenzione all’efficacia delle illustrazioni, è stato curato dal direttore di Ottagono e dello IED, Aldo Colonetti e scritto con grande perizia dalle autrici Valentina Croci e Porzia Bergamasco, analizza le origini, lo sviluppo e l’attuale identità del made in Italy con un approccio inedito: senza separazioni gerarchiche e mai rivolto soltanto all’oggetto in sé, isolato dal proprio contesto d’uso. Autore: Aldo Colonnetti con Valentina Croci e Porzia Bergamasco Editore: Giunti www.giuntistore.org Scavolini 1961 > 2011 La più amata dagli italiani Un libro che racconta e celebra attraverso una minuziosa documentazione storica e iconografica, il mezzo secolo della cucina Scavolini, ‘la più amata dagli italiani’. Una storia che inizia nel 1961 quando i fratelli Elvino e Valter Scavolini decidono che è tempo di impiegare l’esperienza accumulata lavorando come artigiani nel ramo del mobile per avviare a Pesaro una loro autonoma attività imprenditoriale. La strada scelta è quella delle cucine componibili, sogno ed emblema della stagione del boom economico. Nel 2011: sempre fedele al principio di realizzare cucine, cinquant’anni dopo Scavolini è una delle più solide realtà industriali del settore, “la più amata dagli italiani” a livello nazionale e con una forte e radicata presenza sui mercati esteri dei cinque continenti. L’intero percorso evolutivo dai primi passi negli anni Sessanta al coinvolgimento delle celebri testimonial pubblicitarie, Raffaella Carrà e Lorella Cuccarini, dai successi commerciali degli anni Ottanta all’interesse per la sperimentazione formale e il design degli ultimi decenni, il volume ‘Scavolini 1961-2011, illustrato dai grandi fotografi Gabriele Basilico e Filippo Romano, racconta i primi cinquant’anni di Scavolini, testimoniando con efficacia un capitolo esemplare della cultura e lo sviluppo del “made in Italy”. Autore: Massimo Martignoni Editore: Skira (2011, edizione italiana e inglese) www.skira.net a cura di Alessandra Vittoria Fanelli Insider Libri Insider Vini 70 L’AMORE A PRIMA VISTA O MEGLIO, AL PRIMO SORSO I di Monia Innocenti I vini Icardi fanno innamorare. Saranno le Langhe e il Monferrato, sarà la personalità di chi ci si dedica con tanto amore da anni, sarà il rispetto dei cicli naturali. Assaggiare per credere. L’amore a prima vista, non si può definire in altro modo: Icardi non è solo “vino” o “azienda”. Icardi è passione, fantasia, impegno, professionalità, ricerca, studio, assiduità e costanza. Icardi è saper ridere, scherzare, divertirsi con ciò che si ama fare e amare davvero ciò che si fa, avendo la capacità di trasmetterlo a tutti. L’azienda nasce nel 1914, al confine tra due terroirs noti a tutto il mondo: Langa e Monferrato. Lo scenario è favoloso: il Tanaro attraversa queste zone attribuendogli caratteristiche storiche e culturali diverse; le colline ripetute regalano agli occhi una pacifica sensazione di benessere, non ci si stancherebbe mai di guardarle. Sono aree calcaree e argillose che donano a questi terreni la loro famosa vocazione vinicola. Castiglione Tinella, sede dell’azienda, divide queste ampie aree dando la possibilità a Icardi di produrre una grande varietà di vini: cortese, dolcetto, grignolino, barbera e barbaresco, nebbiolo, barolo, moscato, brachetto. Nei primi anni di vita dell’azienda, il Cav. Pierino, con la moglie Rosanna, decidono di vinificare le uve di proprietà e di non venderle all’industria per favorire la ricerca della qualità. I figli, Claudio e Mariagrazia, continuano ancora oggi il lavoro del padre in modo distinto ma complementare. Claudio riesce ad ampliare l’azienda facendola arrivare a 75 ettari e 10 di biodinamico. Mariagrazia lavora, con successo, al commercio internazionale. Il punto di forza di Icardi è, insieme alla travolgente simpatia dei due fratelli, avere una terra sana “com’era cent’anni fa” e proteggere le caratteristiche dell’uva. I vini, apprezzabili già nel breve periodo, sono realizzati con sistemi biologici e biodinamici che richiedono cure e attenzioni particolari e un rispetto totale per la natura e i suoi tempi. Il Pafoj Rosso ne è un grande esempio. Nebbiolo con vendemmia manuale, elevato in barriques nuove per circa 8 mesi, è di un rosso rubino deciso e il colore è solo un’anticipazione dell’intensità del profumo e del sapore. Elegante, pulito, ricorda more e mirtilli. Può essere abbinato a primi piatti e carni rosse ma anche brasati e formaggi stagionati ◆ vini È possibile visitare l’azienda e organizzare degustazioni contattando il numero 0141.855159 [email protected]. Per altri dettagli www.icardivini.it Insider Mostre 72 LA MONETA DELL’ITALIA UNITA. DALLA LIRA ALL’EURO Roma, Palazzo delle Esposizioni Fino al 3 luglio 2011 Promossa dalla Banca d’Italia, in occasione del 150° anniversario dell’Unità nazionale, la mostra sulla storia della moneta italiana, illustra uno degli aspetti meno noti del nostro processo di unificazione. La nascita della lira avviò l’integrazione economica della penisola e aprì la strada alla partecipazione dell’Italia alle grandi trasformazioni europee e mondiali, ponendo le basi per il futuro dello sviluppo della nazione. Documenti d’archivio, collezioni di monete (da segnalare quella del Museo Nazionale Romano), banconote antiche e moderne ci aiutano a capire il passaggio all’euro e alla moneta elettronica. Partendo dai primi provvedimenti napoleonici che, nel 1796, vedono la nascita della lira, fino alla sua affermazione nel 1862 come moneta dell’Italia unita, si ripercorre la storia nazionale su una strada insolita e affascinate che vede la nascita della Banca d’Italia nel 1893 e l’unificazione monetaria europea nel 2002. MOSTRE di Laura M o c ci TAMARA DE LEMPICKA. LA REGINA DEL MODERNO Roma, Complesso del Vittoriano Fino al 10 luglio 2011 L’arte di Tamara De Lempicka, icona delle novità degli anni Venti e Trenta, è a Roma al Complesso del Vittoriano. Curata da Gioia Mori, la mostra raccoglie disegni, dipinti, foto d’epoca di una delle donne più rappresentative del periodo Déco che, con la sua arte, fu capace di unire pittura, fotografia, moda e pubblicità in un’ottica di modernità. Polacca, nata nel 1898 a Varsavia, la De Lempicka si trasferì prima in Russia e poi, dopo la prima guerra mondiale, a Parigi. Ai dipinti del periodo francese, come Maternità, seguono i successi degli anni Venti, i ritratti della figlia e dei suoi amori. Passata in Germania, l’artista si trasferì negli Stati Uniti dove, recuperando uno stile netto e volumetrico, rese omaggio alla tradizione rinascimentale europea. www.comunicareorganizzando.it NERONE Roma, Colosseo Fino al 18 settembre 2011 Nero Claudius Drudus Germanicus, più noto come Nerone, è il protagonista della mostra allestita tra il Colosseo, la Curia Iulia, il Criptoportico Neroniano e il Tempio di Romolo. Passato alla storia come colui che incendiò Roma, che uccise la madre Agrippina e il fratellastro Britannico, Nerone fu amante delle arti, della musica, della poesia e del teatro, autore di importanti riforme tributarie, finanziarie e sostenitore della realizzazione del canale di Corinto e del rinnovamento del Porto di Ostia. La mostra, il cui obiettivo è quello di riuscire a dare un’immagine completa dell’imperatore, unisce aspetti spettacolari, didattici e scientifici. Grazie a modellini, plastici e immagini virtuali lo spettatore rivive l’incendio del 64 d.C. e la rinascita della città che ne seguì, testimoniata dai materiali recuperati durante circa un trentennio di scavi nell’area del Palatino e del Colosseo. 75 Insider Mostre GIACOMETTI L’anima Del Novecento Gallarate, Museo Maga 5 marzo - 5 giugno 2011 Sculture, dipinti e disegni di Alberto Giacometti, uno degli artisti più influenti dell’arte del Novecento è ospitata al Maga di Gallarate, il museo d’arte moderna inaugurato lo scorso anno, con opere scelte che coprono l’intero percorso della ricerca artistica di Giacometti. La mostra, curata da Michael Peppiatt, uno dei massimi esperti dell’opera di Giacometti (autore, tra l’altro, del libro ‘Giacometti’s Studio’ che documenta la ricognizione da lui compiuta nell’archivio, prima inesplorato, di uno dei rami della famiglia, ricognizione che è alla base di questa preziosa rassegna) è organizzata e prodotta dalla Fondazione Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Silvio Zanella, presieduta da Angelo Crespi e diretta da Emma Zanella e curata negli allestimenti da Maurizio Sabatini. Un’ampia sezione documentaristica e fotografica racconta il percorso dell’artista facendo rivivere questa forte personalità artistica ma ricca di contraddizioni. www.museomaga.it Giacometti Mere et fille MOSTRE di Alessa n LE FABBRICHE DEI SOGNI Uomini, idee imprese e paradossi delle fabbriche del design italiano Milano, Triennale Design Museum, 5 aprile 2011 - 26 febbraio 2012 In occasione del cinquantesimo anniversario del Salone del Mobile, Triennale Design Museum dedica la sua quarta edizioni agli uomini e alle aziende che con la loro attività hanno contribuito a creare il ‘sistema’ del design italiano. Attraverso una carrellata di oggetti iconici, si sviluppa un racconto che vuole, da una parte, illustrare la peculiare attività e la natura profonda delle ‘fabbriche del design italiano’ e dall’altra la grande capacità e abilità di questi ‘laboratori di ricerca’ tali da attrarre anche i designer stranieri, che scelgono di lavorare in Italia riconoscendone l’eccellenza nella produzione. Il progetto di allestimento di Martí Guixé è concepito come una delle avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie: gli oggetti entrano in dialogo con i progettisti e le storie dei grandi uomini di impresa si intrecciano con le loro biografie personali in un’atmosfera giocosa e ricca di emozioni e suggestioni. Un’occasione straordinaria per scoprire attraverso nuovi punti di vista alcuni fra i più celebri oggetti del design italiano www.triennaledesignmuseum.it dra Vitto DICIAMOLO CON I FIORI… EUROFLORA 2011 ria Fanell i Hayez Famiglia Borri FRANCESCO HAYEZ Milano, Pinacoteca di Brera 12 aprile - 25 settembre 2011 Nell’ambito delle iniziative dedicate alle celebrazioni per l’Unità, la Pinacoteca di Brera con Skira editore dedica una mostra a Francesco Hayez e al contesto artistico e culturale di Milano nei decenni cruciali per la storia dell’Italia. Milano non è stata, come Torino, Firenze e Roma, capitale dell’Italia, unificata nel 1861, di cui ricorre quest’anno il centocinquantenario. Ma quella che venne considerata la “capitale morale” ha avuto un ruolo, superiore a qualsiasi altra città italiana, decisivo per l’unità culturale del nostro paese. Milano è stata nell’Ottocento il più importante centro per l’editoria, per la produzione artistica, il mercato dell’arte e il collezionismo, per l’attività musicale in riferimento soprattutto al melodramma destinato ad una ininterrotta fortuna internazionale. Tre protagonisti, appartenuti a tre generazioni diverse, Alessandro Manzoni (1785-1873), Francesco Hayez (17911882) e Giuseppe Verdi (1813-1901), hanno rappresentato il primato milanese nell’ambito letterario, della pittura e della musica, fornendo rispettivamente con la tragedia (Carmagnola e Adelchi) e il romanzo moderni (I Promessi Sposi), la grande pittura storica e il ritratto, il melodramma, i modelli in cui la nuova nazione potesse riconoscersi, qui ben espressa attraverso una serie di capolavori di Hayez, nella mostra a lui dedicata. www.brera.beniculturali.it Fiera di Genova Dal 21 aprile al 1° maggio di Laura Pagnini A Genova torna in Fiera Euroflora, la manifestazione internazionale quinquennale riconosciuta dall’AIPH Association Internationale des Producteurs Horticoles e aderente ad AIF, Association of International Floralies. Giunta alla sua X edizione, Euroflora è divenuta un evento spettacolare, il più visto in Europa nel settore. Piante e fiori arrivano da tutto il mondo, accompagnati dallo straordinario impegno degli espositori ai quali sono riservati numerosi concorsi tecnici ed estetici, giudicati da esperti internazionali. La grande competizione tra florovivaisti, motore di Euroflora, esalta e promuove l’orgoglio di appartenere a una categoria di operatori economici che dalla passione per il bello, dall’amore per i fiori e le piante, dall’abilità creativa e tecnica ha creato una meravigliosa professione. Gli espositori di Euroflora sono innanzitutto i produttori, floricoltori e florovivaisti che partecipano a titolo individuale o riuniti in associazioni sotto l’egida delle Camere di commercio, delle Province e delle Regioni. Ma sono anche i Comuni, presenti con aiuole istituzionali e i Paesi esteri, la cui partecipazione dà lustro alla rassegna, ponendo in risalto il confronto fra le diverse produzioni nazionali Questa edizione, in particolare, fornirà lo spunto per discutere sulla biodiversità, il rispetto dell’ambiente, la capacità dell’uomo di mantenere quotidianamente un rapporto equilibrato con la natura e sulla pacifica convivenza tra gli uomini, nel rispetto per le diversità dei popoli e delle culture ◆ GALLERIA RUSSO: una dinastia per l’arte 1897 di Laura Perilli 1897 , un anno importante per la cultura della città di Roma: apre in via del Babuino, per volere di Pasquale Addeo, una galleria antiquaria che sviluppata in seguito dal genero Franco Russo, si occuperà anche di arte moderna e contemporanea, giungendo alla quarta generazione. Il testimone è stato raccolto, nel 1984, da Fabrizio Russo, di cui Pasquale Addeo era bisnonno. Se l’attenzione di Franco Russo era rivolta principalmente ai dipinti antichi e dell’Ottocento, i suoi fratelli, Ettore ed Antonio, pur coadiuvandolo, aprirono in Piazza di Spagna la sede della Barcaccia, divenuta famosa per la capacità di tessere rapporti privilegiati con i maggiori artisti dell’arte italiana e internazionale: tra i tanti emerge Giorgio De Chirico. Nel frattempo, Franco Russo e il figlio Salvatore, pur continuando a occuparsi di artisti del calibro di Tiziano, Caravaggio, Bellini, volgono l’attenzione agli allora emergenti Carrà, Morandi e Sironi. Proprio Salvatore aprirà la famosa sede dello Scalino in via Capo Le Case. Siamo ormai a quel citato 1984 in cui l’allora ventenne figlio di Salvatore, Fabrizio Russo, avvia ed amplia, in via d’Alibert, uno spazio espositivo che, nel panorama delle gallerie e del collezionismo italiano e internazionale, è un sicuro punto di riferimento, oggi dotato di un appendice, altrettanto prestigiosa, a Milano in zona Brera. L’imprinting non è certo più quello delle vecchie gallerie o botteghe antiquarie. La ventata giovanile è palpabile nell’aria, negli arredi, nei particolari che sottolineano una nuova organizzazione di taglio spiccatamente imprenditoriale. Il concetto della vecchia bottega d’arte è ormai del tutto superato, quasi annullato dall’innesto, nella vita di galleria, di nuove tecnologie e di nuovi modi di tessere rapporti. Fabrizio Russo fa comunque intendere che un legame storico con la bottega deve pur rimanere, un legame umano basato sulla capacità del gallerista di dialogare con collezionisti e appassionati d’arte, pur nell’ambito di una quotidianità’ vorticosa, al fine di continuare a cogliere gli umori vivi e più reconditi del mondo dell’arte. La visione dell’arte attuale di Russo è lontana dalle facili mode, forse per questo filamento umano che lo lega anche al rispetto del passato. In una intervista concessa ad ‘Arte In’ afferma: “la mia visione dell’arte attuale è abbastanza disincantata. È in voga il sensazionalismo, tuttavia la moda passa. Non concordo con chi sostiene che la pittura sia finita.” La sua attenzione è per quegli artisti contemporanei che edificano per gradi, con professionalità, con distacco dai giochi economici, il loro percorso. È il coraggio del gallerista che sa investire su giovani di talento e che contribuisce così a costruire quella storia dell’arte vera e non fondata sulla variabilità dei risultati d’asta. L’arte, per Fabrizio Russo, non può essere relegata a fenomeno borsistico o a puro marketing. Le scelte devono essere sostenute dalla passione e dall’analisi culturale e non dal parametro economico; le soddisfazioni saranno allora immediate e aumenteranno nel tempo, offrendo anche un sicuro riscontro economico. C’è il rifiuto evidente di considerare il parametro economico come elemento di giudizio del valore estetico di un’opera; non a caso egli considera tale atteggiamento, oggi particolarmente diffuso, “estremamente fuorviante”. A tutto ciò affianca la viva preoccupazione circa la durabilità dell’opera d’arte e al riguardo afferma: “È una questione etica: personalmente ritengo sia necessario e importante garantire la longevità dell’opera. Il motivo per cui la mia azienda non propone arte fotografica è dovuto alla impossibilità di assicurare nel tempo il mantenimento dei rapporti cromatici: un dipinto antico di secoli, infatti, si restaura e si recupera facilmente. Sarei curioso di capire come si potrebbe fare per la fotografia.” Tutto ciò, in un mondo dove quotidianamente emergono degli improvvisati, è rassicurante per la sua visione altamente professionale. Si può ritenere, senza tema di essere smentiti, che c’è in Fabrizio Russo la capacità di trovare quell’equilibrio dinamico che diviene punto armonico di conciliazione tra tradizione e sfide future ◆ Insider 78 79 Insider 80 Mostra a Venezia Le Briccole di Venezia L di Aura Gnerucci L e “briccole”, pali in legno di rovere lunghi almeno 10 metri, caratterizzano il paesaggio lagunare veneziano, servendo sia come traccia per la navigazione, sia per l’attracco delle gondole. Dopo essere state piantate sul fondo della laguna, hanno una vita media che può variare tra i 5 ed i 10 anni; una volta corrose nel tratto in corrispondenza dell’escursione delle maree, dove trovano il loro habitat naturale microrganismi, flora e fauna marina, vengono sostituite. La RIVA 1920 con il progetto “Briccole Venezia” dimostra il proprio impegno nel campo della sostenibilità, portando avanti la sfida consistente nel coniugare la propria vocazione ad utilizzare elementi naturali ed ecologici, con la ricerca formale ai massimi livelli. Coltivando il concetto di materiale di riuso, i fratelli Riva scelgono di prolungare la vita delle “briccole”, rendendole materia prima da plasmare per produrre elementi di design dalle alte qualità estetiche e funzionali. I risultati formali di questa ricerca sono stati presentati in una serie di mostre, l’ultima delle quali, “Tra le Briccole di Venezia”, tenutasi al MAKK di Colonia, si è conclusa lo scorso 13 Marzo. Stendardo Enzo Mari Mostre Briccolone, libreria - Michele De Lucchi Insider L’unicità di questo progetto, non risiede solo nella scelta del materiale di riuso, ricco di storia e di rimandi alla città di Venezia, ma anche nei 29 grandi nomi del design, dell’arte e della moda chiamati a confrontarsi con questo affascinante tema: Antonio Citterio (separé), Terry Dwan (consolle), Michele De Lucchi (libreria), Mario Botta (tavolino), Matteo Thun (tavolo), Pininfarina (modellino di Cisitalia 202, autovettura d’epoca), Luca Scacchetti (tavolo), Helidon Xhixha (tavolo), Aldo Cibic (tavolo), Enzo Mari (scultura), Erasmo Figini (lampada), Paola Navone (installazione), Karim Rashid (divanetto), David Chipperfield (libreria), Pierluigi Cerri (tavolo), Marc Sadler (totem), Franco e Matteo Origoni (sgabello), Riccardo Arbizzoni (panca), Elio Fiorucci (pala con gambe di donna), Luisa Castiglioni (mensola), Missoni (amaca), Davide e Maurizio Riva (sgabello), Claudio Bellini (consolle), Thomas Herzog (tavolo), Aldo Spinelli (tavolo), Carlo Colombo (tavolo), Philippe Starck (installazione), Paolo Piva (consolle), Pinuccio Sciola (totem - scultura). I risultati scaturiti da questa ricerca formale, esplorano le diverse modalità di confronto con le “briccole”, riuscendo ad interpretarle ogni volta in modo estremamente personale. La libreria “Il Briccolone” di Michele De Lucchi, che ha la forma di una grande “briccola”, valorizza la parte più interessante e ricca di storia delle “briccole”, quella esterna corrosa dal tempo, dall’acqua, dal sale e dai vari molluschi. Enzo Mari si chiede quale sia il giusto modo di comportarsi con la parte più rovinata delle briccole, che allo stesso tempo è la più significativa. In ultima analisi sceglie di confrontarsi con il tema realizzando un’opera concettuale, una scultura costituita da una “briccola” non ripulita dalla quale fuoriescono tre tavole di quercia semilavorate in attesa di essere utilizzate, ponendo l’attenzione sulle possibilità di riuso di questo materiale. Mostra a Milano Claudio Bellini, nella sua istallazione “Venice”, ripropone il paesaggio lagunare veneziano attraverso una lastra d’acciaio specchiato, metafora del mare, sulla quale si riflettono, in una ritmica composizione, alcune “briccole”. Lo sgabello “Bricola di Venezia”, di Maurizio e Davide Riva, ricavato dalla forma originale del palo in legno della “briccola”, costituisce l’elemento “base” della Collezione “Briccole di Venezia” ed è ricavato dalla forma originale del palo della “briccola”, lasciando la superficie verticale così come il mare l’ha modellata, mentre l’estremità superiore e quella inferiore vengono levigate. Ogni prodotto viene infine timbrato “a fuoco” con la scritta in dialetto veneziano “Bricola Venezia” ◆ Bricola di Venezia - Maurizio e Davide Riva Venice - Claudio Bellini 85 MUSEO DEL NOVECENTO Nuovo spazio espositivo nel cuore di Milano di Alessandra Vittoria Fanelli N ph Gianni Congiu N ato dalla trasformazione del Palazzo dell’Arengario, storico edificio costruito negli anni Cinquanta su progetto degli architetti Portaluppi, Muzio, Magistretti e Griffini e decorato in facciata con i bassorilievi di Arturo Martini, il Museo del Novecento è ora un museo dedicato all’arte del XX secolo. Situato in piazza del Duomo, cuore pulsante del capoluogo lombardo, dominato dall’imponente Duomo, monumentosimbolo della città, il Museo del Novecento, inaugurato lo scorso dicembre, dopo un intervento di riqualificazione ad opera degli architetti Italo Rota e Fabio Fornasari, a pochi mesi dalla sua apertura, è ora un punto di riferimento per i milanesi e turisti e ha rafforzato l’identità culturale, a livello internazionale, della città di Milano. Un luogo, parola dell’architetto Italo Rota, che diventa un brano della città che incanta, seduce e ammalia e dove, finalmente l’Arte Contemporanea ha trovato la sua giusta collocazione: una custodia di opere che raccontano la storia del Novecento, il cosiddetto ‘Secolo breve’. Il Museo del Novecento che si estende su una superficie di 8.200 metri quadrati di cui 4mila dedicati allo spazio espositivo, prevedeva una modifica, la riorganizzazione e il restauro del Palazzo dell’Arengario in perfetta armonia con le opere, modellando gli spazi in funzione del grande patrimonio della città. Mentre la facciata esterna del Palazzo dell’Arengario è rimasta inalterata, la riorganizzazione dello spazio interno è rilevata da una importante rampa elicoidale realizzata al centro del palazzo: una rampa a spirale che non è solo un elemento funzionale che collega i diversi piani della torre, dal livello della metropolitana alla mirabile terrazza sul Duomo, ma anche un elemento artistico che ha reso l’Arengario universalmente riconoscibile. Sala Fontana - ph Paolo Rosselli ph Gianni Congiu Insider Musei Insider Musei 86 Pellizza da Volpedo - Il quarto stato 1898-1901 olio su tela cm 560x283 Al suo interno è stata installata una delle opere più rappresentative del Novecento: il Quarto Stato, celebre quadro realizzato dal pittore Giuseppe Pellizza di Volpedo, inizialmente intitolato ‘Il Cammino dei Lavoratori’, opera simbolo del XX secolo che rappresenta una scena di vita sociale e lo sciopero dei lavoratori. Il percorso artistico, che si sviluppa in chiave cronologica, attraversa tutte le avanguardie del secolo scorso e si articola su tre livelli allungandosi fino al Palazzo Reale. Prima della grande sala dedicata al Futurismo, si entra in un’ampia sezione dedicata alla Avanguardie Internazionali della collezione Jucker, tra cui figura la bellissima ‘Femme nue’ di Picasso dipinta nel 1907. Si prosegue nelle sezioni dedicate al Futurismo, il movimento artistico -letterario che ebbe inizio proprio nel capoluogo lombardo che si apre sulla Sala delle Colonne dove, con criterio monografico, è ospitata la collezione, unica al mondo, di Umberto Boccioni che comprende il manifesto pittorico ‘Elasticità’ realizzato nel 1912 . La mostra sul Futurismo prosegue con opere di Giacomo Balla, Carlo Carrà, Gino Severini, Ardengo Soffici, Fausto Melotti, Mario Sironi e Fortunato Depero, un vero futurista oltre il futuro. Dopo essersi immersi nel Novecento italiano con le sale monografiche dedicate a Giorgio Morandi, Arturo Martini, Fausto Melotti, Luciano Fontana, Piero Manzoni e Marino Marini, si arriva alla Torre dell’Arengario, con vista mozzafiato sul Duomo e sulla piazza omonima, dedicata a Lucio Fontana con la grande installazione ‘Neon’ del 1951 che sovrasta, illuminandola, tutta la sala. Alle opere dei grandi maestri italiani degli anni Cinquanta, tra cui spicca il quadro ‘Rosso e Nero’ di Alberto Burri (1953) è stata dedicata una sala del terzo piano. Infine un’ultima sezione di 1.200 metri quadri, situata al secondo piano del Palazzo Reale e collegata all’Arengario attraverso una passerella, è dedicata agli anni Sessanta, all’arte cinetica, al realismo esistenziale, alla pittura analitica e, per concludere, Passerella esterna - ph Gianni Congiu all’arte povera dedicata, tra gli altri, ad Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto e a Jannis Kounellis. A lato è stata collocata la collezione dello scultore Marino Marini, trasferita dalla Galleria d’Arte Moderna di Villa Reale all’Arengario, in coerenza con il patrimonio artistico novecentesco valorizzato nel Museo del Novecento. Destinato a diventare luogo e punto d’incontro per i milanesi e i turisti al Museo del Novecento non poteva mancare il Bookshop e il ristorante gestito dal noto chef Giacomo Bulleri, già proprietario a Milano dello storico locale Da Giacomo. Il Bookshop, uno spazio progettato da Michele De Lucchi, si estende su una superficie totale di 170 metri quadrati Una sala espositiva - ph Gianni Congiu Una sala espositiva - ph Gianni Congiu delimitato da grandi e luminose vetrate ed è distribuito su due piani collegati da una scala a forma elicoidale con ingresso indipendente dalla piazza. Il ristorante invece porta la firma di Laura Sartori e Roberto Peregalli e rimane aperto fino a tarda sera, così come il Bookshop. Fiore all’occhiello del museo il ristorante, che si estende su una superficie di oltre 220 metri quadrati, realizzato in metallo dorato, marmo e legno lucidato che gode di una vista mozzafiato proiettandosi sulla piazza e sulla Galleria antistante. E ora anche Milano, con questo muovo museo ‘della città per la città’, entra di diritto tra le capitali internazionali della cultura contemporanea ◆ Insider Design 88 Sessantuna tavolo Italia 2011 no. 36 Made for Italy I 150 dell’Unità d’Italia celebrati all’insegna del design tricolore I design di Valentina Falcinelli I l 17 marzo si sono festeggiati i 150 anni dell’Unità d’Italia e in tutto il Paese si è celebrato questo evento all’insegna del colore. Anzi, del tricolore. Come potevano i designer italiani non mostrare il loro attaccamento alla nazione in un’occasione così particolare? Proprio per questo, da nord a sud, alcuni creativi hanno omaggiato la madre patria con i loro splendidi progetti. Alcuni più ambiziosi, altri più commerciali: tutti comunque rigorosamente made for Italy. Aggiungi “Sessantuna” posti a tavola 61 tavoli, in onore dell’anno dell’Unità, il 1861. 61 opere unitarie che si vanno a combinare fino a formare un’Italia di 25 per 20 metri. Tutti i tavoli che compongo la collezione Sessantuna, idea partorita e realizzata da Gaetano Pesce per il brand Cassina, sono numerati nell’ordine storico in cui i singoli territori entrano a far parte del nuovo Stato e composti con resine colate nei tre colori della bandiera italiana. A giugno 2011 si terrà a Londra, nella Casa d’Aste Phillips de Pury, un’asta per l’assegnazione di un’edizione speciale di 5 tavoli. Tutti gli altri, personalizzabili con una frase scelta dall’acquirente e serigrafata dal maestro Pesce, potranno essere acquistati, direttamente o con offerte (aperte fino al 2 giugno 2011), presso i punti vendita Cassina o sul sito www. sessantuna.cassina.com. Baboll 150, per festeggiare comodi comodi In occasione di questa importante ricorrenza, Altamoda Italia cambia look alla sua poltrona di punta, tingendo il suo morbido velluto di rivestimento nei colori della bandiera. La seduta in legno di Baboll 150 è imbottita con schiuma di gomma; le gambe laccate sono disponibili in tante varianti cromatiche, personalizzabili come il tessuto. Sito: www.altamodaitalia.it 90 91 Insider Design Flap: futuristica seduta tricolore Il tricolore che fa moda... al collo Il brand Eties, per celebrare il 150° dell’Unità d’Italia, ha lanciato la sua cravatta tricolore. Dedicata a tutti colori che vogliono rendere pubblico il loro attaccamento all’Italia, questo elegante accessorio maschile rappresenta un vero e proprio simbolo d’amore per il Bel Paese. La cravatta tricolore di Eties è in vendita in esclusiva nella web boutique www.eties.it Sinuosa nelle forme, con piano imbottito e parti reclinabili secondo sei differenti angolature, Flap è un progetto firmato Francesco Binfarè per Edra. La struttura è in tubolare di metallo; il basamento in metallo spazzolato e cromato mentre l’imbottitura è realizzata a mano, con oltre 180 pezzi diversi di poliuretano elastico e traspirante. In versione tricolore, Flap è il perfetto complemento d’arredo per loft... patriottici. Sito: www.edra.com design Insider Amare l’Italia è... Easy! ... e sul polso Il giovane brand CaCo Design propone un’idea davvero originale: il bracciale Stiamo uniti. Questo piccolo gioiello di bigiotteria artigianale si compone di tre figure di bambini realizzate in plexiglass colorato. Stiamo uniti è acquistabile online, all’indirizzo www.cacodesignshop.com. Sound Tricolore, una musica… per gli occhi Icona di stile e comfort, Sound Tricolore è la poltrona con sistema audio integrato lanciata dal brand Natuzzi in onore dell’Italia. Oltre a essere comodissima, con il suo cuscinetto poggiatesta tricolore, questa particolare seduta permette di collegare il lettore mp3 al cavo minijack e ascoltare in stereofonia la propria musica preferita. Magari, per l’occasione, l’Inno di Mameli. Sound Tricolore è disponibile solo su richiesta presso i punti vendita Divani & Divani By Natuzzi. www.divaniedivani.it L’amore si sa, scalda il cuore. E l’amore per il proprio paese non è certo da meno. Proprio per questo motivo il Gruppo Piazzetta, azienda trevigiana specializzata nella produzione di stufe e caminetti, ha presentato il Caminetto Easy Anniversary. Caratterizzato dalla particolare cornice tricolore in maioliche fatte a mano, disponibili in tantissime varianti cromatiche, Easy è presente in due versioni: con monoblocco a gas o con interno legna ◆ Sito: www.piazzetta.it Insider Design 92 I SALONI DI MILANO, 50 YEARS YOUNG. di Alessandra Vittoria Fanelli Tavolo Venticinque - Desalto Letto Rosamunda - Ego, design by Leonardo Dainelli C C Letto Argan - Flou Letto Mats - Orizzonti, design Ilaria Marelli on questo claim il Salone Internazionale del Mobile festeggia la sua 50esima edizione e presenta nei padiglioni di Fiera Milano-Rho, da martedì 12 a domenica 17 aprile, insieme al SaloneSatellite e ai saloni biennali del Complemento d’Arredo, Euroluce e SaloneUfficio, le tendenze e le novità dell’arredo domestico, dei sistemi di illuminazione e degli arredamenti per ufficio, tra tradizione e innovazione nel nome della qualità. Un traguardo importante che sottolinea l’impegno di questi 50 anni ‘portati bene’ grazie al progetto di un gruppo di imprenditori che nel 1961 hanno dato vita al primo Salone del Mobile diventato ora tout court ‘iSaloni’ che a livello internazionale è il portavoce del design Made in Italy. Entrare nei padiglioni della grande fiera di Milano-Rho progettata da Massimiliano Fuksas è come entrare nella ‘casa delle meraviglie’ per le diverse e affascinanti proposte che gli espositori (siamo nell’ordine di circa 2.500) presentano su questo palcoscenico. Il percorso tra i padiglioni inizia nell’area destinata a vivere la casa, un luogo dove accogliere gli amici ma anche rilassarsi e prendersi cura di sé su un comodo divano o su un letto ‘king size’ come quelli proposti, ad esempio da Flou, indiscusso Libreria Randomito - MDF leader del settore, che presenta il letto matrimoniale Argan realizzato a doghe regolabili con base e testata totalmente sfoderabile; da Ego con Rosamunda disegnata da Leonardo Dainelli la testata imbottita simula un sovrapporsi di petali di rosa mentre la leggera e impalpabile testata del nuovo letto Mariposa di Adele-C ci porta oltre la dimensione metafisica dei sogni. E sempre, per continuare a sognare, ecco Mats il matrimoniale disegnato da Ilaria Marelli per Orizzonti dove i due elementi trapuntati alla francese fungono da base d’appoggio e da tastiera. Relax anche con l’accogliente divano Magnum Large proposto da Flexform nella nuova versione con profondità di 111cm, con imbottitura in poliuretano rivestito in tessuto protettivo dove sprofondarsi e coccolarsi. Per organizzare lo spazio living ecco l’icona delle librerie: la libreria-scultura Randomito di Mdf Italia by Neuland Industriedesign realizzata in pannelli modulari in fibra di vetro che accostati parallelamente creano sulla parete un piacevole segno grafico. Anche la libreria Spazio di Pianca è un programma libero, modulare, giocato con eleganza per vivere con creatività lo spazio quotidiano. Ancora il piacere di vivere la casa si ottiene con l’elegante tavolo Venticinque di assoluta essenzialità disegnato Slamp Faretto Doppio - Nigel Coates e brevettato da Bruno Fattorini e Partners per Desalto, realizzato in solid surface di colore bianco dal sottilissimo spessore del piano e della gamba di 25 mm. Un tavolo di classe che ben si inserisce nella collezione sobria e raffinata di Desalto. A Euroluce, il Salone Internazionale dell’Illuminazione, ritorna un nuovo mondo di luce per illuminare la casa, l’ufficio, il contract e l’outdoor con proposte di altissima qualità. Sorgenti luminose e sistemi di controllo di ultima generazioni, oltre che lampade decorative, sono raggruppate in 4 padiglioni mono - planari espressamente dedicati. Da Leucos, ad esempio, troviamo, tra i suoi nuovi prodotti dal design unico e inconfondibile Aporia, una lampada che veste la luce di forme impalpabili dove le trasparenze di vetro e cristallo diventano l’anima dell’abito stesso. Lolli e Memmoli invece rivestono la lampada a sospensione Aires disegnata con una innovativa trama di cristalli che forma una rete cilindrica elastica e sinuosa intrappolando e diffondendo una morbida luce d’ambiente. Anche Slamp, giovane e dinamica azienda romana che ha come slogan ‘the leading light’ presenta Faretto, una lampada da scrivania disegnata da Nigel Coates che diffonde la luce in un mix perfetto di funzione ed emozione. design Insider Design 94 Buzzi & Buzzi Nimbus Gallotti Radice Air desk Console design Flexform divano Magnum large componibile Provasi - Sagi binomio perfetto Newform direzionale Tower Controllo totale dell’emissione luminosa si raggiunge invece con il sistema Nimbus di Buzzi & Buzzi, altamente versatile, ideale per quegli ambienti dove si vuole ottenere un effetto di luce schermato. Per pensare, progettare e arredare gli spazi di lavoro ritorna, dopo tre anni di assenza, il SaloneUfficio che in binomio con Euroluce completa l’offerta sinergica di questi due comparti. Vetrina incontrastata della produzione dell’eccellenza, al SaloneUfficio si possono ammirare, tra l’altro due proposte particolarmente interessanti: la Air Desk Console di Gallotti & Radice, disegnata da Pinuccio Borgonovo, realizzata in cristallo trasparente temperato abbinata a Air Desk Wheel, un piccolo mobile contenitore di complemento rivestito in cristallo retro verniciato montato su pratiche ruote. Da Newform invece protagoniste sono l’ergonomia, il design e la schematica Leucos Aporia lampada a sospensione razionalità di Tower, un sistema pensato per aumentare l’efficacia dei gesti e quindi l’efficienza del lavoro. Anche Danese con Ambiente Umido di Pierlugi Nicolini, una vaschetta che ricrea diverse declinazioni di microambienti da liquido a secco ha pensato ad un nuovo modo di prendersi cura di sé davanti al computer. In fiera Milano-Rho iSaloni ’50 years young’ offrono quindi agli operatori uno spaccato sull’industria, sulla creatività e sulla cultura del design mentre in città alcuni luoghi simbolo come la Triennale, il Duomo si aprono al cittadino comune e al turista con diversi eventi tra cui segnaliamo ‘Cuore Bosco’ un virtuale bosco che anima la zona tra piazza della Scala e piazza Santo Stefano con alberi avvolti nella nebbia padana sottolineati dal cinguettio dei cardellini e che, proprio grazie alla tecnologia, ci permette di riascoltare i fruscii e i canti gioiosi della natura come i tempi passati ◆ Provasi Sorta a Cabiate nel 1970 Provasi, che espone al Salone del Mobile, è oggi universalmente riconosciuta come uno dei marchi storici dell’arredamento di lusso italiano. Sinonimo di qualità i mobili, gli imbottiti, i complementi e gli accessori, praticamente tutto quanto rientra nel concetto di lifestyle, è per Provasi una sfida in termini qualitativi che si esprime a 360° dopo la nascita di “Home Collection”, l’esclusiva linea di accessori e complementi per la tavola e la camera da letto, realizzata con materiali preziosi in grado di valorizzare tutti gli ambienti della casa. Già presente sui mercati esteri quali Russia, Paesi Arabi e l’intero Oriente, Provasi, con l’obiettivo di valorizzare le tendenze attuali, ha inaugurato il suo primo flagshipstore italiano a Maglie, incantevole cittadina barocca del Salento in provincia di Lecce, in concerto con Sagi Design, altra eccellenza di pregio dell’arredamento classico italiano. E la sofistica cornice dello showroom Sagi situato in posizione strategica a Maglie è certamente il contesto ideale per promuovere l’eccellenza di Provasi in tutta l’area pugliese. www.provasi.com - www.sagi-design.it Provasi B&B Italia Charles outdoor by Antonio Citterio Meritalia Matrix by Karim Rashid MILANO DESIGN WEEK, UN VIAGGIO TRA L’UTILE E IL DILETTEVOLE I di Vittoria Di Venosa I Manzoni 30) che invita tutti ad ‘Un ballo in maschera’ per l FuoriSalone, evento parallelo e altrettanto indovinare, dietro la maschera, i suoi nuovi e affascinanti significativo al Salone Internazionale del prodotti. Mobile in corso nel quartiere espositivo di Sul lato opposto troviamo Armani (sì, proprio il grande Rho-Pero (11/17 aprile), sta coinvolgendo praticamente tutta George) che firma la linea Checkers per Dada, divisione la città di Milano che in questi giorni è la capitale mondiale cucine di Molteni & C., che in perfetta armonia con il suo del design. lavoro di stilista, ha concepito un progetto basato su un Districarsi tra i vari eventi disseminate negli angoli più linguaggio semplice, sobrio e lineare. disparati della città diventa un’operazione algebrica: bisogna Moda e design anche in via Durini dove si trovano i grandi organizzarsi a seconda degli interessi prevalenti nel campo produttori del Made in Italy: Cassina, del design, della moda, del food, dell’arte B&B Italia, Poltrona Frau, Gervasoni e ma soprattutto bisogna esserci. altri ancora in un tripudio di proposte E allora iniziamo dall’evento-clou che eleganti che hanno contribuito alla apre la Settimana Milanese del Design. diffusione del design italiano nel Si tratta di Interni Mutant Architecture mondo. Ecco ad esempio il divano & Design, curato dalla rivista Interni sfoderabile Matrix prodotto da Meritalia che ‘occupa’ tutti i cortili dell’Università firmato dall’eclettico designer Karim Statale di Milano. Il tema scelto di Rashid che nella texture ricorda le sue quest’anno è quello della sostenibilità origini egiziane e la vibrante vetrinadivenuta ormai un obbligo per ogni gioiello di Barovier & Toso che presenta dimensione progettuale. In quest’ambito un prezioso allestimento con lampadari sono stati invitati progettisti e aziende declinati nelle diverse sfumature tra le più importanti con soluzioni che dell’oro. coinvolgono l’intero mondo che ci Dal quadrilatero si entra nel vivo del circonda: la casa, la città, il paesaggio quartiere Brera dove la fanno da padroni e il territorio. Tra questi le interessanti gli showroom di Boffi che dalle sue ‘isole’ interpretate dal giovane designer ampie vetrate/vetrine propone bagni e Lorenzo Palmeri e dalle due archistar cucine che ‘vivono la casa’ come fosse giapponesi Setsu & Shinobu Ito. un living senza soluzione di continuità Lasciata la Statale, si prosegue per il come la sala da bagno Swan C firmata quadrilatero della moda (ora declinato da Piero Lissoni, mentre da Moroso, che al design) dove troviamo Driade (via Sicis mosaico by Christian Lacroix Boffi vasca Swin C by Piero Lissoni dal 1952 progetta divani, poltrone e complementi d’arredo divenuti icone del design, presenta la collezione Button Down firmata dal designer Edward Van Vliet rivestita con tessuti dai motivi eleganti per creare opportunità infinite. Proseguendo per via Fatebenefratelli ecco lo sfaccettato showroom di Sicis, leggenda dell’arte del mosaico che ha iniziato una nuova collaborazione con un altro acclamato genio della moda: Christian Lacroix, artista dall’estro unico e originale che firma una collezione di interior design irriverente e magica allo stesso tempo. Dopo Brera si passa all’altra zona alternativa chiamata Tortona District dove un altro fuori salone domina le giornate del design milanese. Si tratta della terza edizione di Home & Spa Design, uno degli appuntamenti più attesi della Armani Dada cucina Checkers settimana: una mostra/contenitore di tendenze legate alla casa, al bagno, all’outdoor e al benessere in corso presso la prestigiosa location di Superstudio 13 (in via Forcella 13) dove autorevoli firme dell’architettura e del design hanno interpretato 12 installazioni/progetto di Indoor & Outdoor design come Aaetherea Private Spa, una piccola spa-suite per coppia, progettata dallo studio Bizzarro & Partners, che invita a perdersi nell’abbraccio dei sensi. Altro concept creativo globale è Trees of Life pensato da Maurizio Favetta, architetto internazionale che con il suo studio Kingsize opera prevalentemente negli Emirati (Dubai/ Doha/Abu Dhabi), dove nei suoi spazi di via Tortona 26 racconta il valore dei materiali, l’amore della natura e le emozioni che sono alla radice del design. design Aaetherea Private Spa by Studio Bizzarro Trees of Life Lounge by Maurizio Favetta Panchina Bamboo bench by Gal Ben Aral Un percorso che racconta, insieme al suo segno creativo, gli allestimenti site specific realizzati con l’intervento di alcune importanti aziende del settore dell’arredamento, dell’illuminazione, dei rivestimenti quali Lafano, Mosaico Digitale e Tabu. Infine, ancora molta creatività da due artisti-designer internazionali: Pausa Musicale realizzata da Behnam Ali Farahzad, un’originale panchina in ferro battuto per sedersi, riflettere, leggere e ascoltare suoni e frammenti musicali dentro e fuori di noi e la Bench Bamboo realizzata con fascine intrecciate di bamboo dalla designer israeliana Gail Ben Aral che invita a sedersi allegramente e stabilire un contatto diretto con la natura. Un tour extra salone intenso e faticoso che termina, ovviamente, su una… seduta! ◆ Panchina Pausa Musicale by Benham Ali Farahzad 101 Dunque, vediamo… 15 Verticale… C di Roberto Volterri C orre l’anno 1913 e un solerte collaboratore dell’edizione domenicale del New York World, in particolare del supplemento Fun dedicati ai giochi - tale Arthur Wynne - durante un freddo mese di Dicembre passa ore e ore a tavolino alla ricerca di un nuovo ‘rebus’, di una complicata ‘sciarada’ che possa impegnare ancor di più i bravi cittadini della Grande Mela durante i week-end… Pensa e ripensa, alla fine il buon Arthur si ricorda che suo padre, molti anni prima, lo ha impegnato in una sorta di ‘rompicapo’ addirittura risalente all’epoca della Regina Vittoria, rompicapo chiamato Magic Square. Perchè non averci pensato prima? Magic Square consisteva in una serie di parole che dovevano essere inserite in una sorta di ‘griglia’, di schema ‘a quadretti’, in modo che potessero essere lette sia dall’alto in basso, sia da sinistra a destra. Erano insomma nati… il 15 verticale, il 12 orizzontale e tutte le varie definizioni con le quali la ‘sempre imitata ma mai eguagliata’ Settimana Enigmistica prospera da decenni! Esce in edicola l’edizione del 21 Dicembre del New York World e quando lo svogliato yankee, immerso quasi totalmente nel suo divano, in compagnia della agognata birra, apre il Fun si Scopri l’eleganza e la magia del casinò trova davanti alle prime - non difficilissime, confessiamolo! ‘Parole Incrociate’ della storia. Il nostro yankee ci si impegna a fondo, resuscita, tra i suoi annoiati neuroni, facili nozioni imparate decenni prima a scuola e le inserisce nelle caselle bianche del neonato cruciverba. Poi il solito “ma lo sai che…” fa il resto, un po’ come è accaduto di recente con la Sudokumania… All’inizio degli anni Venti quasi tutti i quotidiani ‘made in USA’ inseriscono le ‘Parole Incrociate’ nella pagina dedicata allo svago, al tempo libero, al divertimento del sospirato e sacrosanto week-end, mentre i libri dedicati ai ‘Cruciverba’ nascono appena più tardi ad opera della Casa Editrice Simon & Schuster e diventano subito dei best sellers . I ‘cugini’ della Perfida Albione, gli Inglesi, soccombono anch’essi alla dilagante mania che ben presto si diffonde in tutta Europa. Fanno eccezione la Cina, il Giappone e altre aree asiatiche dove appare quasi impossibile una sorta di costruzione verbale lettera per lettera, verticale e orizzontale! Poteva la moda non ispirarsi al neonato ‘gioco’? Ovviamente no e allora nascono quasi subito scarpe, borse, gioielli, abiti ispirati allo schema ‘quadrettato’ delle ‘Parole Incrociate’. E - fortunatamente! - non ce ne siamo ‘liberati’ ancor oggi! ◆ Narrano antiche cronache… Via Cassia, 2040 - 00123 Roma Olgiata Insider