OLTRE 9 - Gennaio Aprile 2008

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OLTRE 9 - Gennaio Aprile 2008
OLTRE
Il giornale dello spazio privato del SE'
Quadrimestrale di psicologia, psicoterapia, psicoanalisi, ipnosi, sessuologia, neuropsicologia.
Num. 9 - Gennaio / Aprile 2008 - Registrazione al Tribunale Ordinario di Torino n. 5856
del 06/04/2005 - Dirett. responsabile: Dott. Ugo Langella - Psicologo, Psicoterapeuta Iscritto all'Ordine degli Psicologi ed all'Albo degli Psicoterapeuti, Posizione 01/246 al
17/07/1989 - Strada
S. Maria 13 - 10098 RIVOLI (To) - Tel. 011 95 86 167
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SOMMARIO
(Il numero indica la pagina)
1 L'assuefazione affettiva - 1 L'uomo che decise di vivere - 2 Riascoltando quella musica 2 Persone ingombranti - 3 Uno scritto eccezionale - 4 Perché molti anziani
rincoglioniscono? - 5 Altri usi dell'ipnosi - 6 Appunti sulla contraccezione - 12 Il curriculum
di Ugo Langella - 12 "OLTRE" per posta elettronica
L'ASSUEFAZIONE AFFETTIVA
Il piacere ed il benessere che gli affetti possono dare se protratti nel corso del tempo
senza interruzione, come tutte le cose possono produrre assuefazione, cioè portare gli
individui a sminuire la consapevolezza che l'averli, il goderli costituisca una insostituibile
ricchezza, l'unica vera ricchezza dell'esistenza. Eppure accade spesso che, a causa
dell'abitudine a star bene si svalorizzi lo star bene stesso, si venga a noia e si creda di
poterne fare facilmente a meno e/o si desiderino nuove prospettive relazionali ed affettive.
Pensare tutto ciò è legittimo e comprensibile, ma attenzione a non ritrovarsi poi a
rimpiangere il passato. Non è affatto detto, infatti, che la solitudine ci appaghi come
pensavamo o che altre persone, esaurito l'innamoramento ci diano non solo di più di quello
che avevamo ma forse nemmeno quello. Sarebbe troppo doloroso, conflittuale,
colpevolizzante se davvero ciò accadesse. Ma altrettanto spesso tutto ciò può accadere per
paradosso, semplicemente poiché sembrandoci di stare troppo bene, si vive nella continua
tensione che da un momento all'altro la malattia o la morte delle persone amate possano far
crollare tutto. Accade allora, che allo scopo di evitare la catastrofe del crollo depressivo, si
preferisca rovinarsi in qualche modo l'esistenza prendendo le distanze dagli affetti,
attenuandoli, sminuendoli, ponendo le premesse per un insopportabile struggimento qualora
ciò accadesse. E c'è anche chi preferisce augurarsi di morire prima. Invece occorrerebbe
avere il coraggio di amare senza riserve, tanto non è che l'evitarlo migliori le cose, mentre è
solo la consapevolezza di non aver trattenuto nulla per sè e di aver goduto e ricambiato tutto
l'amore che ci veniva dato ad addolcire la tragedia dell'eterna separazione.
L'UOMO CHE DECISE DI VIVERE...
Mi raccontava un giorno un paziente, che studiava gli uomini che si avvicinavano a sua
moglie e che lei non respingeva anche se, per carità, non faceva con loro "nulla di male."
Ciò nonostante lui era ugualmente geloso al pensiero che se lui fosse morto qualcuno di essi
l'avrebbe corteggiata e lei non avrebbe detto di no. "Si sa come sono le donne - diceva 1
hanno bisogno di un uomo poiché da sole temono di non riuscire a cavarsela." "Del resto aggiungeva - la colpa non sarebbe nemmeno sua, ma mia poiché morendo la lascerei sola, e
la farei anche soffrire." A quel punto mi venne spontaneo rispondere: "Ha solo che da
cercare di vivere più a lungo possibile!" Dopo qualche attimo di imbarazzato silenzio come
se avessi detto una sciocchezza: "Ha ragione!" mi rispose. E così iniziò a riflettere sulla vita
che faceva, lo stress della quale non gli faceva certo del bene, cominciando a passare in
rassegna il suo modo di essere con un impegno che prima non aveva mai dimostrato. E fu
l'inizio della sua trasformazione. Si rese soprattutto conto di quanto a volte ci sembri più
facile desiderare di morire che cambiare, senza invece pensare che faremmo soffrire le
persone che amiamo le quali, a buon diritto, finirebbero per consolarsi. Come dire che in
ogni caso nessuno è eterno, ma che vivere più a lungo in buona salute fisica, psichica e
mentale dipende in gran parte da noi, e porcelo come obbiettivo è un nostro dovere, anche
pensando a chi ci vuol bene. (Pubblicazione autorizzata)
RIASCOLTANDO QUELLA MUSICA...
"Carissima Ex. Riascoltando oggi, anni dopo, quella musica che tu non sopportavi poiché
ti faceva sentire gelosa di me, Dott. Zivago innamorato di un'altra, ho capito che si, avevi
ragione: ma che quell'altra di cui ero innamorato eri tu come ti avevo conosciuta, e che col
tempo avevo perduto e non riuscivo più a ritrovare. Ma tu non volevi capirlo ed io non
avevo più speranze e mi sentivo solo. Ecco perché ti ho lasciata e sono andato a cercarti in
un'altra!" (Pubblicazione autorizzata)
PERSONE INGOMBRANTI
A volte, quando muore qualcuno ci accorgiamo di provare una sorta di sollievo come se
quella persona, quando era in vita, ci avesse oppresso condizionando la nostra esistenza in
qualche modo, al punto che la sua morte ci appare come una liberazione. Questa sensazione
può essere colpevolizzante, a seconda del rapporto affettivo più o meno profondo che
avevamo con quella persona. Ma anche quando il sollievo che si prova è giustificato, rimane
comunque sempre un sottofondo di colpa.
Rientrano nella categoria degli "oppressori" l'uno e/o l'altro dei genitori, che costituiscono
il punto di partenza e di arrivo di una catena più o meno lunga che ha come anelli i nonni,
gli zii, fratelli e sorelle, il coniuge, gli amanti, i figli, gli altri parenti, gli insegnanti, i
padroni, i capi, i preti, le autorità religiose, politiche, militari, dio stesso per chi ci crede, ma
anche quei personaggi che in qualche modo si sono imposti all'attenzione di tutti, sia nel
bene che nel male, sia per le cose importanti che per quelle leggere e non meno gli amici
quando hanno raggiunto un qualche ascendente su di noi. Pur tuttavia la loro morte, dopo
una prima sensazione più o meno grande di solitudine, di sofferenza, di lutto, ci induce a
pensare che senza di loro la vita sia diventata più facile, e che si sia aperta davanti a noi,
finalmente, la libertà. Ciò poi non sarà del tutto vero o lo sarà solo in modo apparente e
relativo, o almeno lo sarà solo sino a quando il loro ruolo di oppressori sarà preso da
qualcun altro, ma ciò basta: persone ingombranti.
Per quanto ci si sforzi di vivere in modo da non essere di ingombro a nessuno, è
impossibile evitarlo a causa dell'odio o dell'odio-amore (ambivalenza) che caratterizza tutti i
rapporti fra le persone, (dove la componente di odio riassume aspetti quali l'invidia, la
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gelosia, l'inferiorità, la competizione, etc.) per il semplice fatto che l'esistere comporta
sempre un qualche confronto, una ancorché indiretta limitazione della libertà altrui, e che la
morte sembra essere la fine di un silenzioso duello, spesso a distanza di molti chilometri.
Come dire che da molto, molto tempo nel DNA di noi umani (a causa della "evoluzione
malriuscita"?) esiste uno stato di guerra continuo e sottile per la sopravvivenza ("Mors tua
vita mea"), che le religioni, le filosofie, le ideologie non sono mai riuscite a soffocare ma
che anzi, nel tentativo di favorire l’aggregazione affettiva sotto la loro bandiera, hanno solo
aggravato. E' inutile farsi illusioni: la pace che a parole tutti diciamo di volere, non esiste
né potrà mai esistere e lo sappiamo, proprio a causa della nostra ambivalenza. Possiamo
solo fare un limitato numero di armistizi con quelle poche persone con le quali abbiamo
stabilito rapporti affettivi reciprocamente riconosciuti, alla cui morte l'odio per le quali
ricadrebbe su di noi con dei sensi di colpa più pesanti del sollievo per esserci liberati del
loro ingombro. Il resto è ipocrisia, e riconoscerlo non è solo molto onesto da parte nostra,
ma anche l'unica vera speranza per un mondo almeno teoricamente un pochino migliore.
UNO SCRITTO ECCEZIONALE
"Paula Heimann - l'autrice di questo scritto - nacque a Danzica nel 1889 da genitori russi.
Intraprese gli studi di medicina e poi si formò come psicoanalista a Berlino. Dopo l'incendio
del Reichstag venne temporaneamente arrestata in quanto ebrea, e in seguito a questo decise
di trasferirsi a Londra. Qui riprese la formazione di psicoanalista iniziando una nuova
analisi con Melanie Klein di cui divenne la sostenitrice più fedele, insieme a Susan Isaacs,
per tutto quel difficile periodo in cui il Gruppo kleiniano subì l'attacco degli analisti
freudiani emigrati da Vienna. Ad un certo punto lei e la Klein cominciarono a non andare
più d'accordo, finchè nel 1956 la Heimann uscì dal Gruppo kleiniano. Morì nel 1982. (Pearl
King)
E' assai probabile che il lettore non riesca ad apprezzare subito in pieno il contenuto di
quanto segue, tratto da: "OSSERVAZIONE SULLA TEORIA DELLE PULSIONI DI
MORTE" (1942) di Paula HEIMANN - Da: "Bambini e non più bambini" - BORLA - 1992
- Pag. 77, ma gli posso garantire che esso ha una portata incalcolabile. Lo inviterei quindi a
rileggerlo più volte ed a cercare di rifletterci sopra senza scoraggiarsi. Circa l'ISTINTO DI
MORTE, ne abbiamo parlato su OLTRE n. 4 (L'istinto di morte), (Istinto di morte: sarà poi
vero?) e n. 5 (Ancora sull'istinto di morte) che il lettore può richiedere qualora ne fosse
interessato.
Scrive Paula Heimann: "...Poichè gli istinti [di vita e di morte] sono innati, dobbiamo
concludere che una qualche forma di conflitto esista sin dal sorgere della vita. Noi
sosteniamo che l'attitudine verso i problemi psicologici derivante dall'accettazione della
teoria delle pulsioni primarie di vita e di morte ha un valore inestimabile nel nostro lavoro.
La nostra valutazione dei conflitti nei rapporti sociali risulta notevolmente influenzata
quando li affrontiamo sulla base dinamica di una perpetua lotta intrapsichica tra la vita e la
morte.
Nel nostro lavoro apprendiamo molto spesso di torti fatti a danno dei nostri pazienti dai
loro genitori, dalle loro mogli e mariti, dai colleghi di lavoro e così via, e le loro lamentele
spesso sembrano veritiere e concordi con le osservazioni generali. Eppure l'analisi dimostra
quanto spesso le esperienze dolorose vengano attivamente provocate o sfruttate da chi le
patisce. Proprio per il bisogno di flettere l'odio e la distruttività, in definitiva l'istinto di
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morte, dal sè sugli oggetti, gli oggetti (1) "cattivi" sono necessari e possono anche essere
creati, se non sono disponibili a portata di mano. Strettamente collegato a questo problema
c'è quello della frustrazione (dei bisogni corporei o dei desideri libidici), che anch'esso
appare sotto una luce diversa se considerato in rapporto all'operare delle pulsioni di vita e di
morte.
La frustrazione viene cercata perché funziona come una leva per la deflessione dal sé
dell'odio e della distruttività: infatti, un oggetto che infligge il dolore della frustrazione può
essere odiato ed annientato più giustificatamente. In tal modo la frustrazione ha una sua
precisa collocazione nello schema delle difese primitive. MA PROPRIO PER QUESTA
RAGIONE UN AMBIENTE FRUSTRANTE E LA MANCANZA DI COMPRENSIONE E
DI AMORE SONO TANTO PERICOLOSI PER IL BAMBINO.
Quando l'ambiente risponde ai suoi primitivi bisogni di deflessione dei suoi impulsi
distruttivi venendogli incontro con freddezza, rifiuto ed ostilità, si viene a creare un circolo
vizioso. IL BAMBINO CRESCE PIENO DI ASPETTATIVE NEGATIVE e, quando le sue
paure trovano conferma nel mondo esterno, i suoi impulsi crudeli e negativistici si
perpetuano e si intensificano. [Pare che succeda così anche per gli animali.] La nostra
comprensione dell'individuo acquisisce in acutezza e profondità, se teniamo presenti le
profonde origini biologiche della sua distruttività, del suo bisogno difensivo di infelicità e
delle sue angosce; e anche la nostra capacità di venire a capo di problemi tecnici complicati
quali il sadomasochismo, i deliri di persecuzione o le reazioni terapeutiche negative sarà
accresciuta dal contributo di chiarezza offerto dal concetto freudiano delle pulsioni di vita e
di morte".
NOTE
(1) - In psicoanalisi gli oggetti sono quasi sempre persone, parti di persone o simboli relativi
a persone. (Rycroft)
PERCHE' MOLTI ANZIANI RINCOGLIONISCONO?
Che ciò avvenga, è sotto gli occhi di tutti. Per giustificarlo si ricorre a definizioni tipo:
demenza senile e, oggi, a torto o a ragione: Alzheimer. Naturalmente c'è dell'uno e dell'altro,
ma qui vogliamo riferirci a quegli anziani che hanno mantenuto una certa lucidità sino ad
una età elevata, perdendola successivamente. Se si trattasse di demenza senile o Alzheimer,
tali patologie si sarebbero sicuramente manifestate prima. Certo è determinante il
mantenimento dell'attività mentale, ma non meno di quella fisica, cioè della funzionalità del
sistema nervoso centrale e periferico, al fine di garantirsi il controllo e la coordinazione
neuro-muscolari, anche per motivi igienici. Pur tuttavia se ci stiamo occupando
dell'argomento, è perchè c'è dell'altro.
Gli elementi scatenanti di questo "rincoglionimento" dell'anziano potrebbero essere:
- il non aver nulla di interessante e/o di coinvolgente da fare che tenga alto il livello di
autostima;
- il pensiero che resta ancora poco tempo per vivere
- l'angoscia per la morte che si avvicina, come evento sconosciuto. "E' l'ignoto che temiamo,
quando guardiamo la morte e il buio, nient'altro", dice Silente ad Harry Potter (J. K.
Rowling - Vol. 6) pensiero così incombente ed ineludibile, come un'ossessione, da
impegnare sempre di più la mente, al punto da distoglierla gradualmente dalla vita;
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- il graduale ritiro dalle persone amate, per attenuare la sofferenza straziante al pensiero
della imminente definitiva separazione;
- il graduale ritiro in sè stessi per diminuire ogni relazione con i più giovani, a causa
dell'invidia verso di loro, "spensierati" in quanto più distanti dalla morte;
- il graduale ritiro "affettivo" dalle cose, per attenuare la sofferenza al pensiero del loro
abbandono per il trattamento che potranno subire e la fine che faranno, ma anche per
l'invidia di chi potrà goderle senza "aver sudato" per guadagnarsele;
- il graduale disinteresse verso la realtà in tutti i suoi aspetti, allo scopo di attenuare il
rimpianto per non poter partecipare alla futura evoluzione delle cose, dei costumi, dei
popoli. In sostanza, al pensiero di essere tagliati fuori per sempre da tutto diventando solo
più tomba, e nel tempo nemmeno più quella, come se non fossimo mai esistiti. Comunque lo
si chiami, il rincoglionimento è la conseguenza di una chiusura difensiva a sua volta
responsabile di ulteriore rincoglionimento, sino all'isolamento totale e definitivo, che facilita
la morte dell'interessato ed aiuta le persone amate a sopportare meglio pena e separazione,
poiché anche loro avranno gradualmente e difensivamente emarginato nella loro mente e
negli affetti l'anziano che si è autoemarginato. Tutto questo è molto triste non solo per
l'anziano lasciato così solo, ma anche per chi resta, e bisognerebbe lottare per cercare di
evitarlo.
Certo, tutto dipende dall'anziano, cioè da noi immaginandoci gradualmente sempre più
anziani, ed in questa prospettiva occupa un posto centrale il darci una ragione della morte
stessa, da affrontare a viso aperto senza farci intimidire né indebolire, continuando a fare
ogni giorno quello che dobbiamo o vogliamo fare e, soprattutto, senza ritirarci in noi stessi
a livello affettivo. Dobbiamo avere il coraggio di sfidare la morte, ma anche evitare di
affrettarla, sapendo che tanto un giorno verrà e che facilitarle il lavoro sarebbe un
tradimento verso noi stessi e le persone amate, quand'anche fossimo rimasti soli.
ALTRI USI DELL'IPNOSI
A parte quando mi servo dell'ipnosi per gli usi indicati negli articoli: "Note sull'uso
dell'ipnosi" (OLTRE n. 7), "Interventi chirurgici: importanza della preparazione psicologica
del paziente" (OLTRE n. 0), "La paura della chirurgia" (OLTRE n. 8), è sempre molto
interessante vedere come i diversi individui rispondono alle suggestioni, sia singolarmente
che a gruppi. L'esercizio dell'ipnosi richiede creatività, cioè un adattamento continuo delle
suggestioni in funzione delle specifiche reazioni del soggetto, e ciò è mentalmente
stimolante. Non so se avvenga ancora oggi, ma negli anni 80 nei conservatori dei paesi
dell'Est l'introduzione all'uso degli strumenti musicali avveniva in stato di trance ipnotica,
riducendo drasticamente il tempo altrimenti solitamente necessario. Fra gli altri scopi di cui
mi sono servito dell'ipnosi, ricordo l'addestramento della campionessa nazionale di una
specialità agonistica, che voleva riprendere le gare ma sentiva la necessità di aumentare la
concentrazione e rilassarsi maggiormente fra una gara e l'altra. Nella prima gara successiva
vinse una medaglia d'oro di cui mi fece omaggio. Nelle scuole superiori ho addestrato
diversi gruppi di studenti a servirsi della trance ipnotica per concentrarsi nello studio.
Quando ripresi gli studi di medicina, somministrai l'ipnosi a compagni che volevano
attenuare la tensione degli esami, oltre che concentrarsi di più nello studio. In alcuni casi,
attraverso la regressione d'età fu facile far rivivere ai soggetti momenti della loro infanzia
assolutamente dimenticati, ma anche epoche relativamente recenti, soprattutto allo scopo di
ricordare determinati situazioni. Avrei sperato di avere richieste di somministrazione
dell'ipnosi per favorire la creatività artistica, ma sin'ora non è mai accaduto. Ho avuto anche
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la possibilità di addestrare un'addetta alle casse di un centro commerciale, allo scopo di
aiutarla a resistere alle suggestioni ipnotiche a scopo di rapina, addestramento che a scopo
preventivo dovrebbero fare oggi tutti coloro che lavorano in condizioni simili.
APPUNTI SULLA CONTRACCEZIONE
Su OLTRE n. 3 avevo pubblicato un articolo dal titolo: "A proposito di aborto". In esso
avevo descritto la mia personale non approvazione di esso, ma se richiesto di un parere, mi
dichiaravo disponibile ad aiutare l'interessata a fare chiarezza sulla migliore decisione da
prendere, assolutamente senza alcuna prevenzione. Sottolineavo che né la Legge e né la
religione possono costringere una mamma ad amare il bambino che si è insediato nel suo
utero molto spesso in modo del tutto casuale, e che il costringerla a farlo avrebbe potuto
costituire non solo il presupposto per possibili patologie, ma anche la premessa per una vita
infernale del bambino dentro e fuori da lei, e assai probabilmente per tutta la vita. Per
contrapposizione, constatavo di quanta vitalità siano ricchi i bambini voluti e desiderati,
soprattutto se figli dell'attrazione, dell'amore, della passione anche fuori dai legami del
matrimonio.
Ma l'aborto, quali ne siano le motivazioni, è comunque un dramma per la donna che vi si
sottopone; un dramma che le lascerà dentro per molto tempo, o forse per sempre, una
cicatrice bruciante, assai probabilmente dovuta in primo luogo alla scoperta dei limiti circa
le sue potenzialità materne, ed in secondo, alla fastidiosa presa di coscienza del non essere
stata del tutto consapevole circa le conseguenze delle proprie azioni…..
Considerato che, in alternativa, la repressione totale della sessualità se non per procreare è
una battaglia persa, e che chiunque la conduca è destinato al ridicolo, non rimane che una
soluzione: la prevenzione del concepimento, a migliorare notevolmente la quale
basterebbero ripetute campagne di espliciti ed incisivi spot da parte del Ministero della
salute sulle reti televisive di Stato, solo che i vari Governi non temessero la disapprovazione
della Chiesa Cattolica preferendo piuttosto che si continui ad abortire pur di non suscitarne
le ire. Non va dimenticato che fu Palmiro Togliatti nel 1946, allorchè era ministro di grazia e
giustizia del primo governo De Gasperi, a varare "...una legge che proibiva le informazioni
sui mezzi anticoncezionali" (M. L. Zardini De marchi - Pag. 64), assai probabilmente per
due motivi, il secondo dei quali, se non il primo - l'altro preferiamo dimenticarlo - è lo
stesso che impedisce di fatto ancora oggi tale propaganda, anche se il farla non è più reato.
E’ semplicemente ritenuto inopportuno. E così si preferisce che si continui ad abortire ed
a...scandalizzarsi se si abortisce, come allo stesso modo ci si scandalizza ipocritamente
quando i neonati vengono gettati nei cassonetti. Se però vengono abbandonati nei reparti di
maternità allora va tutto bene poiché così qualcuno può sentirsi “buono” nell'adottarli. Ma
non è forse ugualmente un abbandono, con tutto quello che ne consegue per il neonato?
Il paradosso è che si è portata avanti la Legge sull'aborto, la si difende con
determinazione, ma praticamente si fa molto poco e/o in modo scarsamente appariscente,
quindi non determinante, per educare alla prevenzione delle gravidanze indesiderate.
Sembra quasi che l'aborto, almeno uno, costituisca il confine fra l'emancipazione e la
non emancipazione della donna dal maschilismo confessionale e politico. Ma se è così, e
sembra, è psicologicamente inaccettabile. Un tempo c'erano i consultori. Oggi allo scopo di
risparmiare...... ne sono rimasti pochi, e quei pochi sono gestiti dai Cattolici e si può intuire
in che modo. In ogni caso i consultori sono strutture che burocratizzano un problema che
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invece dovrebbe essere risolto dalle interessate, grazie ad un'ampia e libera informazione.
Tutti quelli che parlano di contraccezione sembrano farlo come se rompessero un segreto di
stato, o con sofferenza come se condividessero un potere. Del resto, anche i ginecologi sono
restii a parlarne se non limitatamente ai mezzi più diffusi e prescrivibili da loro.
Oggi, anche grazie ai rotocalchi femminili, la pillola, quella studiata da Pincus e altri,
sperimentata per la prima volta nel 1956 e successivamente perfezionata, tanto per
intenderci, è di dominio pubblico. Ma parlare di altro non fa fine, e si stenta a dare alle
persone un'informazione globale, soprattutto per gestire le "emergenze" che costituiscono
proprio la causa principale delle gravidanze indesiderate e quindi degli aborti. E dire che a
volerlo, di consigli spiccioli se ne potrebbero dare. Le nostre nonne non avevano la pillola
ma usavano subito dopo il coito l'irrigatore con un litro e mezzo d'acqua e alcuni cucchiai
di aceto oppure mezzo limone, materiale che avevano già preparato prima. L'irrigatore è
stato il principale mezzo di prevenzione delle gravidanze delle prostitute, prima ancora del
preservativo, a tutte le latitudini (Norman E. Himes). In Africa, prima dell'amplesso molte
donne introducevano foglie in vagina. (Himes)
Oggi al limite, se il desiderio di accoppiamento esplode in modo imprevisto fuori casa e
non si dispone nemmeno di preservativi, si potrebbe ricorrere all'introduzione preventiva
all'ultimo momento, ben in fondo alla vagina, di un battuffolone di cotone intriso di acqua
ossigenata o di superalcoolico (funzionerebbe anche da antibatterico...), o anche di alcuni
fazzoletti di stoffa, o un pugno di fazzolettini di carta, al limite una buona quantità di carta
igienica, se possibile intrisi di sapone liquido, praticando l'irrigazione appena possibile con
un'abbondante quantità d'acqua mescolata ai preparati venduti in farmacia, o in caso
contrario tenendo questo tappo in situ per almeno 36/48 ore. In molti casi un lavaggio
interno molto abbondante anche di sola acqua fatto subito dopo, tanto più se si è provveduto
ad una certa ostruzione dell'apertura vaginale dell'utero, sarebbe già notevolmente efficace.
Un'abbondante dose di sapone liquido introdotta in vagina subito prima, attenuerebbe il
muco cervicale, autostrada degli spermatozoi, paralizzandoli in modo notevole, e poi il
lavaggio tirerebbe via tutto! Un certo numero di dischetti struccanti intrisisi di sapone
liquido ed introdotti ben in fondo, costituisce già una buona barriera. E a casa, un
abbondante lavaggio! Ma attenzione: non prima togliere il tappo e poi lavare, ma togliere il
tappo con il lavaggio! Rimedi - va detto - non sicuri o con alta percentuale di insicurezza,
dipendenti dalla tempestività e dall'accuratezza, ma preferibili al nulla soprattutto se non si
ha altro a disposizione e lui è un pò ubriaco per cui si hanno dubbi che riesca a tirarsi
indietro per tempo o anche solo a tirarsi indietro. Certo si vorrebbe un fare sesso di qualità
diversa, ma sarebbe preferibile che l'informazione e l'educazione non seguissero un: "Te
l'avevo detto!" poiché assumerebbero un significato punitivo. Del resto, non tenendo conto
delle prediche di chi ha fatto il voto di castità, non facciamo gli ipocriti: il nostro fare sesso
è sempre stato come vorremmo che lo facessero i giovani? Allora non siamo mai stati
giovani!
A leggere "Il Controllo delle nascite dalle origini ad oggi" dell'Himes, c'è da rimanere
sorpresi: "Il desiderio di effettuare un controllo delle nascite è una caratteristica universale:
universale, potremmo dire, nel tempo e nello spazio. Anche quando la fisiologia della
concezione non veniva capita, o quando, come presso i popoli primitivi, nella teoria della
concezione entrava ancora la magia, spesso si ebbe il sospetto che il coito vi sostenesse una
parte importante... Troviamo indicazioni contraccettive presso i popoli primitivi, i Romani, i
Greci, gli Arabi, i Persiani..." E noi, nel terzo millennio, con tutto il nostro progresso
parliamo ancora di aborto! Visto che non si vuole quest'ultimo, non si può evitare la
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prevenzione. Bisogna che anche i moralisti si convincano che non è possibile ottenere tutto,
e che è preferibile scegliere il male minore.
Lo psicologo, avendo di mira il benessere degli individui, non intendendo sacrificarli nè
alle questioni di religione e nè di partito, non può non difendere la sessualità come diritto
individuale senza ricadute psicologiche che ne pregiudichino il soddisfacimento. Ciò allo
scopo di evitare sia la soluzione estrema dell'aborto che per favorire la procreazione
responsabile, se non addirittura la sua entusiastica realizzazione laddove voluta e ricercata,
quale stupenda e non solo romantica sfida alla morte, comunque all'interno della più estesa
consapevolezza degli impegni che la maternità comporta, al di fuori della quale per il bene
di tutti è preferibile scongiurarla.
Dopo 36 anni di lavoro con tanti adulti, maschi e femmine, essendo le domande in campo
sessuale parte integrante di ogni colloquio psicologico, ho constatato che i metodi
anticoncezionali più usati sono: il coito interrotto, il preservativo, la pillola
anticoncezionale. Seguono, a notevole distanza le supposte vaginali, la spirale, la
penetrazione anale, la sterilizzazione femminile, il diaframma, il cappuccio cervicale,
l'Ogino-Knaus; il metodo della temperatura corporea; il metodo Billings; la sterilizzazione
femminile, i computer portatili ad uso specifico; la sterilizzazione maschile. Adesso si parla
anche della pillola del giorno dopo.
Il coito interrotto mi è sembrato essere in assoluto la tecnica anticoncezionale più diffusa
a tutti i livelli culturali pur essendo stato, nel corso del tempo, oggetto di perplessità sia per
le sue possibili ripercussioni sulla prostata, sia per l'insoddisfazione che può derivarne alla
femmina. Il maschio sembra preferirlo poichè durante il coito, essendo massimo lo stato di
contrazione della muscolatura in generale per consentire la pronta estrazione del pene dalla
vagina un attimo prima dell'eiaculazione, ed essendo di conseguenza il muscolo elevatore
del pene, che assolve anche la funzione di muscolo elevatore dell'ano, ancora più contratto,
il rilasciamento eiaculatorio si riflette dal primo organo al secondo, producendogli il
massimo piacere d'organo, come una masturbazione ben riuscita. Pur essendo stato
giudicato da S. Freud la causa principale della nevrosi d'angoscia nelle donne, non sembra
nemmeno vero che tutte lo disdegnino, come spesso si scrive. Vi sono femmine che anzi
raggiungono un buon orgasmo per gli stessi motivi fisiologici del maschio, orgasmo che
sembra scattare allorché l'uomo estrae il pene, anche perché in tale momento il glande ha
raggiunto il massimo turgore. Questa lunga descrizione dovrebbe servire a spiegare perché
questa tecnica anticoncezionale è così diffusa e radicata nei maschi, utilizzata per intuizione
anche da soggetti che non ne hanno mai sentito parlare e comunque facilmente trasmessa
per via confidenziale da uomo a uomo. Inoltre non è del tutto sgradita alla donna poiché
consente un totale contatto col pene che il preservativo impedisce, e può far l'amore anche
nel periodo fecondo, quello in cui prova il massimo desiderio. Dal punto di vista
anticoncezionale, però, è uno dei metodi più a rischio, poiché è molto facile che al
momento dell'eiaculazione, prima che estragga il pene, il maschio perda anche solo una
goccia di eiaculato, cioè qualcosa come... qualche milione di spermatozoi, per cui se si
vogliono davvero evitare rischi, almeno un lavaggio immediato sarebbe sempre
consigliabile. Come non è meno a rischio, sempre per via del muco cervicale che fuoriesce
dalla vagina e che consente agli spermatozoi di salire verso l'utero, la convinzione che
eiaculare in prossimità delle grandi labbra senza penetrazione sia una cosa sicura. Ciò
accade quando lei resiste al coito per pudore o per paura di una gravidanza, ma
accondiscende al gioco erotico. Sono frequenti i casi di donne rimaste incinte pur essendo
ancora vergini. In un coito soddisfacente dove non viene fatto ricorso al coito interrotto, il
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ruolo del maschio è passivamente attivo, mentre quello della femmina: attivamente passivo,
ed è la femmina nel momento dell'orgasmo a scatenare nel maschio l'eiaculazione.
Presumendo il coito interrotto un ruolo attivamente attivo, a non pochi uomini la normale
condizione passivamente attiva innesca paure di diverso tipo, che si traducono in situazioni
che vanno dalla eiaculazione precoce alla caduta dell'erezione. Quindi, per molti di essi
abbandonare la modalità "coito interrotto" può implicare un insostenibile cambiamento del
modo di fare sesso, al quale potrebbero essere psicologicamente impreparati, per cui
andrebbero “rieducati”.
Il preservativo è uno strumento oggi utilizzato più per la prevenzione delle infezioni di
vario tipo negli incontri occasionali che per prevenire la natalità, tant'è che viene preferito
anche negli incontri sessuali dove lei già utilizza il contraccettivo orale. Il suo uso all'interno
del matrimonio piace a non pochi maschi poiché immaginare la moglie come una puttana
(con la quale talvolta vanno o sono andati) diventa più eccitante. Allo stesso modo è
avversato in quanto costituisce una barriera fra il pene e la vagina, attenuando il piacere del
contatto diretto fra i due organi. Le donne lo amano sicuramente meno; semplicemente lo
sopportano come il male minore, sia a causa di quegli schifosi liquidi lubrificanti non facili
da asportare con il lavaggio e che per la loro untuosità spesso proteggono per lungo tempo i
batteri anerobici in vagina, che per le conseguenze dello sfregamento prolungato del pene
così ricoperto, tanto più se il preservativo è di bassa qualità, anche a causa del ritardo
dell'eiaculazione che il preservativo favorisce. Le coppie che si amano, riescono comunque
ad andare oltre a questi aspetti. Se però da parte della coppia vi fosse un certo impegno
conoscitivo circa la fisiologia della femmina, l'uso del preservativo potrebbe essere ridotto.
Invece ci sono delle coppie che, vuoi per ignoranza, vuoi per non stare troppo a pensarci, lo
usano in ogni rapporto. In ogni caso, un po' di sapone liquido per igiene intima sopra il
preservativo prima dell'introduzione, diluirebbe il liquido lubrificante e favorirebbe il
raffreddamento del tessuto interno della vagina, proteggendolo dalle abrasioni destinate a
trasformarsi presto in ulcere dolorose, maleodoranti e di lenta guarigione. Queste
trasformano un atto che dovrebbe essere di reciproco amore in un supplizio prolungato per
la femmina, anche perché lui non vuole aspettare che lei guarisca. Spesso però lei trascura
volutamente queste vulviti e vulvovaginiti proprio per avere il pretesto per non fare sesso,
quale che sia il motivo. Su "OLTRE" n. 1 avevo pubblicato un articolo dal titolo: "Quello
che gli uomini non sanno", dove venivano descritti i vantaggi del sapone liquido nell'atto
sessuale sia per una penetrazione non dolorosa della donna in menopausa o un pochino
restia, che per evitare patologie dei tessuti nella cavità vaginale a tutte le età, facendo
presente che nelle donne fertili una schiuma abbondante all'interno della vagina potrebbe
anche ostacolare la gravidanza.
La pillola anticoncezionale (di Pincus e successive modificazioni), sembrerebbe risolvere
tutti i problemi poiché garantisce la non fecondabilità al 100% ma, a parte i rischi per la
salute della donna, dal punto di vista psicologico ha purtroppo una fastidiosa conseguenza:
la femmina, finalmente liberata dall'incubo della gravidanza indesiderata, si trova ad
avere...meno desiderio sessuale, per cui i suoi orgasmi non sono più intensi come prima,
cosa che i maschi più attenti notano con segreta preoccupazione. Anzi: alcune donne hanno
un vero e proprio crollo del desiderio, e l'eccitazione scaturisce più dal poter liberamente
godere della penetrazione che dall'intensità del piacere che ne consegue. Se la pillola è presa
troppo presto il calo di desiderio di cui è responsabile per ovvii motivi, poiché sopprime
l'ovulazione con tutto il processo ormonale che la precede, introduce nella ragazza un
segreto e inconfessato senso di delusione circa la sessualità, che la spinge talvolta a cercare
lo psicologo ritenendosi in qualche modo anormale rispetto a quello che sente raccontare
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dalle amiche. Comunque, milioni di donne nel mondo prediligono questa tecnica
anticoncezionale per la sua praticità. Ma praticità non vuol dire innocuità, ed infatti le
controindicazioni circa il suo uso sono molteplici. Le case farmaceutiche stanno lavorando
intensamente su tutti i fronti, allo scopo di attenuare sia la caduta del desiderio che la
drastica modificazione del quadro ormonale, ricerche che hanno consentito l'immissione sul
mercato di nuovi prodotti chiamati minipillola e pillola mensile. Comunque, se per una serie
di motivi viene fatto sesso solo qualche volta nel corso del mese, ci si chiede se convenga
stravolgere a tal punto la fisiologia femminile o se sia preferibile adottare qualche altro
metodo meno invasivo, ricorrendo alla pillola in modo più elastico (non all'interno del
mese!) ad esempio in previsione di periodi di ferie, viaggi, vacanze, etc. Ciò attenuerebbe
gli effetti negativi di cui parlavamo prima. Se la pillola non sopprime del tutto sia
l'atteggiamento seduttivo che il desiderio, è solo poichè razionalmente la donna sa di godere
in tal modo la libertà teorica di possedere tutti i maschi che vuole senza essere punita con
una gravidanza. Quanto descritto, è stato da me verificato nel corso degli anni nelle pazienti
che facevano ricorso al contraccettivo orale. La supposta vaginale è un dispositivo con
un'elevata percentuale di efficacia, che potrebbe essere utilizzato nei giorni in cui un
rapporto intimo non protetto appare solo in parte a rischio. In sè sia tale supposta che i
prodotti spermicidi, secondo chi li produce avrebbero oggi un'efficacia teorica del 100% o
quasi. Cosa li rende insicuri è la percentuale di inaffidabilità individuale nel loro uso.
Per quanto la potenzialità anticoncezionale della spirale (IUD - Intra uterine devices) sia
altissima senza incidere sulla fisiologia del ciclo ovulatorio (numerose donne al sentir
parlare di ciclo confondono il ciclo mestruale di 4/5 giorni con il ciclo ovulare della durata
media di circa 28 giorni), essa è assai poco diffusa, non perchè la Chiesa Cattolica la
consideri un abortivo in quanto impedisce all'ovulo fecondato di annidarsi nell'utero particolare interessante poiché la maggior parte delle donne che desiderano adottare metodi
anticoncezionali pur essendo credenti e praticanti ignorano volutamente i dettami delle
gerarchie - quanto poiché in primo luogo produce mestruazioni abbondanti, spesso
precedute e seguite da perdite ematiche durante tutto il mese. Inoltre, alcune donne che vi
hanno fatto ricorso hanno avvertito la presenza di questo corpo estraneo e ne sono rimaste
infastidite, senza contare che l'ingiustificato dubbio circa la sua efficacia non fuga il timore
di gravidanze indesiderate. Il diaframma ed il cappuccio cervicale se correttamente
utilizzati sono elevatamente efficaci. Essi però richiedono nella femmina una grande
confidenza con il proprio corpo, confidenza che incredibilmente troppe donne non hanno,
avendo letteralmente paura di toccarsi "dentro", premessa indispensabile per servirsi di tali
strumenti. Se si pensa che devono però essere accompagnati da spermicidi e lasciati in situ
per almeno 8 ore dopo il rapporto e non più di 24, che la crema spermicida deve essere
riapplicata nel caso di un nuovo rapporto in quello spazio di tempo, c'è di che per giudicarli
poco pratici per la maggior percentuale di femmine, cosa che ne spiega la scarsa diffusione.
In ogni caso per essere efficaci richiedono una corretta applicazione, frutto di un'adeguata
preparazione preferibilmente effettuata da un ginecologo.
L'Ogino-Knaus, il metodo della temperatura corporea, il metodo Billings costituiscono
quelli che sono definiti metodi naturali, poichè sfruttano in chiave anticoncezionale la
conoscenza non solo della fisiologia femminile della riproduzione, ma anche la specificità
di essa in ogni donna. Il metodo Ogino-Knaus andrebbe bene se la femmina fosse una
macchina. Abbandonato come tecnica antifecondativa, è rimasto come modello teorico di
riferimento circa i periodi non fertili prima e dopo l'ovulazione. Il metodo della temperatura
corporea e il Billings, quest'ultimo dal nome dell'australiano Dott. John Billings si rifanno a
quello, con la differenza che non si basano su di un parametro numerico standard nel
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conteggio dei giorni pre e post, ma il primo sulle variazioni della temperatura basale
nell'arco dei 28 teorici giorni ed il secondo sulla "sensazione che il muco cervicale produce
al tatto ed all'aspetto." (E. Billings & Westmore - pag. 8). "Il concepimento è possibile
quando il muco ha raggiunto la massima fluidità, è limpido e trasparente, ed ha quasi la
consistenza del bianco d'uovo crudo." (Idem - pag. 14) Ai fini del nostro discorso, è ovvio
che questo è proprio il periodo meno adatto per l'intimità sessuale non protetta.
Prima di proseguire vorrei inserire alcune riflessioni contenute nel testo citato. La prima e
la seconda costituiscono la premessa generale. "Il Metodo soddisfa quelle coppie che
considerano il controllo della fecondità una responsabilità da condividere, e che quindi
ritengono che nessuno dei due partner dovrebbe correre il rischio di subire un danno alla
salute." "Un altro beneficio del Metodo è il senso di meraviglia e di profonda soddisfazione
che deriva dal mettersi in sintonia con i ritmi naturali del proprio corpo." (Idem - pag. 11)
L'altra è fondamentale in tutti i casi i cui la coppia è impegnata sulla prevenzione basata sui
metodi naturali. "I metodi naturali di regolazione della famiglia sembrano dare risultati
migliori quando le coppie sono sicure di volere o non volere un bambino. Se esiste
ambivalenza su questo punto, può darsi che la coppia faccia uso della fase fertile e quindi si
esponga al rischio di un probabile concepimento." (Idem - pag. 10) Il che è come dire: se
proprio avete piacere di fare solo sesso in quel periodo, detto senza perifrasi,
comportamento legittimo fra due persone adulte consenzienti, nel periodo ovulatorio usate
qualcos'altro. Molto più spesso di quanto si creda, anche se non desiderati i concepimenti
avvengono per le cause più disparate, il che significa che non sempre hanno valenze
positive e poi a figlio cresciuto che comincia a mostrarsi per quello che è, ci si chiede cosa
non abbia funzionato e si va dallo psicologo! Non essendo però giusto che a rimetterci sia il
figlio sia che nasca che se venga abortito, occorre prendere provvedimenti affinchè se
proprio non lo si vuole, ciò non avvenga. Purtroppo non posso dilungarmi a descrivere in
queste pagine nè il metodo della temperatura corporea e nè il Billings, , rinviando il lettore
interessato alla bibliografia. Su internet è possibile trovare diversi siti che parlano in modo
esteso sia dell'uno che dell'altro, nè mancano in libreria trattati specifici. Il Billings è
osannato dai Cattolici i quali, si sa, accettano solo la prevenzione del concepimento
attraverso i metodi naturali. Diversi siti in cui se ne parla sono gestiti da loro.
Contrariamente a quanto affermato dagli scopritori del metodo, i Cattolici affermano che
non si può impararlo da soli. Il che significa che se una donna vuole adottarlo deve
sottostare alla dipendenza sia da centri che da singole tutors, quest'ultime spesso a
pagamento, cosa non giustificata poichè va al di là della necessità e che sicuramente,
conoscendo bene i Cattolici, finisce nel proselitismo. E invece imparare da sole il Billngs si
può, a patto di conoscere bene il metodo della temperatura corporea. Qualsiasi donna, da
sola, partendo dalla rilevazione della temperatura corporea effettuata al mattino prima di
alzarsi con lo specifico termometro, esplorando il suo muco cervicale può imparare a
conoscere le caratteristiche di esso in ogni giorno del suo ciclo mensile, le annotazioni circa
il quale potrà confrontarle con quelle dei cicli seguenti, sino ad arrivare a determinare dal
solo esame del muco l'esatto periodo del ciclo in cui si trova. Tale insieme temperaturaBillings viene chiamato metodo sintotermico. La necessità di stabilire dei parametri di
riferimento impone che almeno per il primo mese non venga fatto sesso, al fine di arrivare a
definire con esattezza le caratteristiche del muco cervicale - che è prodotto dalle cellule che
rivestono internamente il collo dell'utero o cervice - rispetto alle normali secrezioni
vaginali, al liquido secreto dalle ghiandole del Bartolini (quello che favorisce la
penetrazione), e l'eiaculato del maschio. Solo il muco cervicale dalle caratteristiche più
sopra descritte è il muco del periodo fertile. Le autrici del testo citato, la Billings e collega,
forniscono una serie molto dettagliata di indicazioni sul metodo che è consigliabile
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conoscere, fra le quali, ad esempio, che malattie o farmaci alterano le caratteristiche del
muco cervicale, rendendolo meno interpretabile. Se si pensa che anche la temperatura
corporea potrebbe salire o scendere per gli stessi motivi, ciò equivale a navigare di notte,
senza bussola e con il cielo coperto! Infine c'è la pillola del giorno dopo, che si può anche
prendere il giorno prima e che potrebbe risolvere situazioni come quelle appena descritte,
purché non si cerchi di impedirne la diffusione in Italia anche invocando l'obiezione di
coscienza dei farmacisti. Di questo passo, ci si chiede quando si comincerà a piangere per
ogni ovulo non fecondato espulso con le mestruazioni. Mentre la spirale impedisce
l'annidamento nell'utero dell'ovulo fecondato, "...la pillola del giorno dopo sembra favorire
un'accelerazione della peristalsi salpingea, per cui l'ovulo eventualmente fecondato
giungerebbe nell'utero ad uno stadio precoce, immaturo per l'annidamento." (Grande
enciclopedia universale Rizzoli-Larousse 2007)
CONCLUSIONE - Se fossi una donna ricorrerei al metodo della temperatura corporea ed al
Billings, proteggendomi nei giorni a rischio magari allargati, con l'introduzione subito prima
di 3 fogli di carta Scottex ognuno piegato in 4 e impregnati di sapone liquido. Subito dopo
andrei in doccia e mi introdurrei un tubo di gomma da 1/4 di pollice collegato all'impianto
idrico, ben lubrificato di sapone liquido allo scopo di favorirne l'introduzione, e darei una
buona lavata con acqua tiepida per togliere tutto. No, non è una provocazione. Spero con
queste pagine di essere riuscito a dimostrare come, con un po' di buona volontà e di fantasia,
la prevenzione dell'aborto sia possibile anche senza ingurgitare troppi pasticci. Se no, altro
che salvare il soldato Ryan! Qui, fra la pillola, le sigarette, i cosmetici, le tinture per capelli,
lo stress, temo che fra un po' bisognerà gridare: "Salviamo Giuseppina!"
Bibliografia essenziale.
- Evelyn Billings & Ann Westmore - Il metodo Billings - Per controllare la fecondità nel
modo più naturale e sicuro - Arnoldo Mondadori 1980
- Derek Llewellyn-Jones - Fondamenti di ostetricia e ginecologia - Universo 1979
- Norman E. Himes - Il controllo delle nascite dalle origini ad oggi - Sugar 1965
- A.C.Kinsey - Il comportamento sessuale della donna - Bompiani 1955
- Nuovo dizionario di sessuologia - Longanesi 1969
- Schmidt Thews - Fisiologia umana (2 volumi) - Idelson 1985
- Siti internet alle varie voci qui descritte
- Maria Luisa Zardini De Marchi - Inumane vite - Sugar 1969
IL CURRICULUM DI UGO LANGELLA
Ugo Langella e' nato ad Alba (Cuneo) il 25/6/1943. A Torino dal 1964, nell'estate 1994
ha trasferito studio e abitazione all'attuale indirizzo. Laureato in Pedagogia a Torino nel
1971, nel 1979 si e' laureato in Psicologia a Padova. In analisi dal 1975 al 1981 a Milano
dalla Dott. Myriam Fusini Doddoli della Societa' Psicoanalitica Italiana, negli anni 78 e
79 ha partecipato ai suoi gruppi di formazione e supervisione, quest'ultima continuata a
Torino nel 79 con il Dott. Flegenheimer e dall'80 all'82 con il Dott. Levi, analisti della
Societa' Psicoanalitica Italiana. Nel 1989 ha conseguito l'attestato di ipnotista presso il
Centro Italiano di Ipnosi Clinica Sperimentale C.I.I.C.S. del Prof. Franco Granone. E'
iscritto all'Ordine degli Psicologi (posizione 01/246 - al 17/07/1989, data di prima
costituzione) ed all'Albo degli Psicoterapeuti.
"OLTRE" PER POSTA ELETTRONICA? Chiedilo scrivendo a: [email protected]
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