Maria, guidaci ad adorare il Bambino!

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Maria, guidaci ad adorare il Bambino!
Poste Italiane S.p.a. Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)
art. 1, comma 2, DCB Rovigo - Trimestrale
Contiene I.R.
PERIODICO
DEL CENTRO MARIA BOLOGNESI
ATTORE DELLA CAUSA
DI CANONIZZAZIONE
DELLA SERVA DI DIO
MARIA BOLOGNESI
INTERNET: www.mariabolognesi.it
ANNO XIII N. 4
OTTOBRE - NOVEMBRE - DICEMBRE 2004
E-mail: [email protected]
Maria,
guidaci
ad adorare
il Bambino!
SOMMARIO
Editoriale
Seguiamo la cometa per ritrovare Gesù ..........pag. 2
80 candeline per Maria Bolognesi ..................pag. 6
Aperto il processo per una guarigione
prodigiosa attribuita a Maria Bolognesi.......... »
Un dono, una preghiera .................................. » 11
3
Degli auguri speciali........................................ »
5
La posta di Maria ............................................ » 10
Appuntamenti S. Messe
26 Dicembre 2004 e 29 Gennaio 2005 .......... » 12
S. Natale 2004
SEGUIAMO LA COMETA
PER RITROVARE GESÙ
“Ed ecco: la stella che avevano vista in
Oriente li precedeva” (Mt 2,1-12)
Nel Presepe non manca mai, di
cartone tempestata di brillantini o di
plastica fluorescente. Spesso l’umidità la fa staccare dalla capanna, ma
basta un po’ di nastro adesivo per
riattaccarla. Sto parlando della stella
cometa che ritroviamo nel Vangelo
di Matteo.
Non è però un racconto romantico, quello dell’Evangelista Matteo,
dove la stella aggiunge magia alla
scenografia; al contrario, si tratta di
un testo pregno di simbologie, che ci
offre una chiave di approfondimento. Così non ci soffermeremo, come
hanno fatto già tanti astronomi, a
disquisire sull’entità di quella manifestazione celeste, ma tenteremo di
assimilarne il messaggio più spirituale.
Noi come i Magi
La raffigurazione di una stella
nell’iconografia cristiana indica un
evento divino proprio per la sua qualità di “dare luce” e nel Vecchio
Testamento con il nome di stella è
chiamato l’atteso Messia.
Dunque i Magi, sapienti e colti
ma capaci di far emergere quel
bambinesco entusiasmo per il
mistero, furono pronti a raccogliere l’invito della stella e a lasciare
tutto per andare ad adorare il RE
dei Giudei (Rif. discorso di Papa
Giovanni Paolo II, del 5 gennaio
2001 durante l’incontro di festa
con i bambini a conclusione del
Giubileo 2000).
Noi siamo in grado di vedere
quella stella, di usarla come bussola per giungere ad adorare il Bambino? Forse se stacchiamo lo
sguardo dalla terra e iniziamo a
contemplare il cielo costellato del2
l’Amore di Dio. E quali doni Gli porteremo? Potremmo offrirGli la nostra
fiducia totale, come l’oro che simboleggia la perfezione; le nostre preghiere che saranno l’incenso, emblema di “odore di santità”, e tutte le
nostre sofferenze che porteranno il
vessillo profetico della mirra.
Maria Bolognesi,“chiomata” d’amore
(cometa dal latino “chiomata”)
Come amici della Serva di Dio, in
questi ultimi mesi, abbiamo avuto il
dono di vivere momenti pregni di
religiosità. Il 23 settembre scorso si è
aperto nella diocesi di Padova il processo per una guarigione prodigiosa
attribuita a Maria Bolognesi e proprio
nella Cappella patavina degli Scrovegni, datata 1301, è presente la prima
opera pittorica contenente l’immagine della cometa. Giotto, infatti,
influenzato dal passaggio della cometa Halley nel dicembre di quello stesso anno, dipinse l’Epifania inserendo
sopra la capanna la cometa.
La Serva di Dio si svela, quindi,
ai nostri occhi come una delle
“comete” più vicine a noi, un segno
del cielo, semplice ma sfolgorante,
che ci aiuta a non smarrire la strada
della fede. Una stella con il suo strascico d’amore.
La celebrazione della S. Messa
per l’ottantesimo della sua nascita ci
ha dato poi modo di pulire le ultime
macchie del luogo comune rimaste
sulla lente del binocolo, svelando l’inedita sentenza, che 56 anni fa assolveva Maria Bolognesi dalle accuse
per cui fu processata nel 1948. Ora
non ci sono più “ditate” della storia e
la Serva di Dio può essere osservata
in tutta la sua luminosità.
“Al vedere la stella furono ripieni
di straordinaria allegrezza” (Mt 2,10)
Ritroviamo il simbolo della
cometa nel logo ufficiale della XX
Giornata della Gioventù 2005 a
Colonia, nel cui duomo si venerano
da secoli le reliquie dei Re Magi.
L’intenzione di questo S. Natale,
dove rischia di predominare il rosso
del sangue più del rosso delle decorazioni, è proprio di seguire quella
luce e come i Magi, dopo un lungo
pellegrinaggio, prostrarci ai piedi del
Signore e vivere la “trasformazione”
dell’Epifania. Abbandoniamo il
ruolo di Salomè, la levatrice incredula (Protoevangelo di Giacomo), e
non ci sentiremo più “paralizzati”
nell’amare.
In un tempo dove si spreca la
luce sintetica, ma dove si indossano gli occhiali scuri per sfuggire
alla luce di Dio, risplendono esempi di vita come Maria Bolognesi:
appuntiamola come una cometa
alla capanna del nostro cuore e
lasciamo che il Signore rinasca
dentro di noi!
Ludovica Mazzuccato
Giotto, Cappella degli Scrovegni
FINESTRE APERTE
Padova, 23 Settembre 2004
APERTO IL PROCESSO
PER UNA GUARIGIONE PRODIGIOSA
ATTRIBUITA A MARIA BOLOGNESI
Cari Amici Lettori,
in questo numero di Finestre Aperte cogliamo l’occasione di far giungere una “buona novella” a quanti di voi
ancora non ne siano venuti a conoscenza: l’apertura del processo per
una guarigione prodigiosa attribuita
alla Serva di Dio Maria Bolognesi. Un
momento “storico” che desideriamo
condividere e rivivere con voi, cercando di assaporarne ogni suo aspetto.
CRONACA DI UNA
GIORNATA EMOZIONANTE
Ci siamo ritrovati in molti in Piazza del Duomo a Padova, alle 17 di giovedì 23 settembre c.a., per partecipare
alla sessione di apertura del processo
canonico sul presunto miracolo attribuito alla Serva di Dio; e nell’aria
mentre guardavamo i bambini rincorrere i piccioni, inconsciamente già
respiravamo l’intensità di un momento
che avrebbe lasciato un segno indelebile nei nostri cuori. Cuori giunti da
diverse parti d’Italia, cuori già contagiati dall’amore di Maria Bolognesi,
ma anime fedeli alla Verità e consapevoli che l’apertura di questo processo
rappresentava un momento storico per
tutta la Chiesa. Concetto sviscerato
dalle parole incisive e conclusive di S.
E. Mons. Antonio Mattiazzo, Vescovo
della Diocesi di Padova: essendo tutti
membra di uno stesso corpo, la Chiesa,
il bene dei Santi è bene di nostra “proprietà”, proprio attraverso la Comunione dei Santi.
Ogni volta che si apre un processo
per un presunto miracolo è motivo di
speranza affinché la coscienza di ogni
cristiano venga scossa, in particolar
modo di fronte a figure come quella
della Serva di Dio, in completa antitesi
con il bisogno di apparenza che sta
riempiendo il nostro mondo di immagini e svuotandolo dai valori. La cerimonia, che pur essendo in sintesi un
FINESTRE APERTE
iter burocratico, portava nel suo nocciolo un seme molto speciale, si è svolta in una sala del vescovado di Padova.
Dopo aver intonato insieme il “Veni
Creator” e recitato una preghiera,
Mons. Pietro Brazzale, Responsabile
dell’Ufficio per le Cause dei Santi
della Diocesi di Padova, ha illustrato il
senso della sessione di apertura di tale
processo: scoprire se nella guarigione
di Marco, avvenuta nel 1994, quando
aveva poco più di due anni, è chiaramente presente l’intervento divino.
Mons. Pietro Brazzale ha poi presentato i componenti del Tribunale, il
cui scrupoloso lavoro finale sarà inviato a Roma presso la Congregazione
delle Cause dei Santi. Il Tribunale è
così composto: Mons. Giorgio Veronese, Giudice delegato; Mons. Daniele
Prosdocimo, Promotore di Giustizia,
Dott. Leano Lanceri, Notaio Attuario;
Don Elia Maroso, Notaio aggiunto che
curerà la prima sessione; Dott. Gianni
Cristante, Perito medico.
La sessione ha visto il suo prosieguo
con l’intervento di Padre Tito M. Sartori O.S.M., Postulatore della Causa di
Canonizzazione di Maria Bolognesi,
che dopo aver dato lettura del mandato
procuratorio avuto dal Centro Maria
Bolognesi, ha illustrato il percorso
compiuto fino ad ora dalla Causa stessa
e dipinto un’immagine nitida e luminosa della Serva di Dio. Le parole di Padre
Tito non erano dettate solo dalla
profonda conoscenza della biografia
della Bolognesi, ma dall’interiorizzazione di quella vita esemplare, materialmente tanto povera, quanto ricchissima
spiritualmente.
“Il processo che si sta per iniziare ha
lo scopo di accertare, nel caso di Marco,
se vi sia stato intervento divino ottenuto per intercessione della Serva di Dio
Maria Bolognesi, il cui apostolato tra i
bimbi fu la prima delle caratteristiche
apostoliche dell’azione di lei a S. Cassiano nel Comune di Crespino (RO).
Nutriamo profondamente la speranza
che il giudizio positivo sul fatto ora
accaduto spalanchi le porte alla beatificazione di questa figura di popolana, di
contadina, di quasi analfabeta, che si
staglia dinanzi ai nostri occhi con lo
splendore che Dio infonde nelle anime
umili piene di fede e di amore soprannaturale”, ha concluso il Postulatore.
Il notaio della Curia Vescovile di
Padova, Don Luciano Barin ha dato
lettura della petizione fatta al Vescovo
di Padova e del decreto con cui S. E.
Mons. Antonio Mattiazzo ha costituito
il Tribunale.
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Particolarmente toccante il giuramento del Vescovo e dei componenti
del Tribunale, infatti, nella formula
compare la frase “Che Dio mi assista e
che mi aiutino questi S. Vangeli”.
È seguito il giuramento del Postulatore e del Vice Postulatore Mons. Daniele Peretto, la consegna della lista dei
testimoni e la firma dei verbali di tale
sessione. In questi frangenti, strettamente burocratici, la mente di chi ha assistito, inevitabilmente, si posava sul dipinto
dell’Ultima Cena che faceva da sfondo
ai membri del Tribunale. Era come fare
un salto nel Vangelo e dal ricordo del
figlio della vedova resuscitato da Gesù
nel villaggio di Nain, gli occhi correvano fedeli a Marco, lì tra noi, ora ragazzino sorridente e pieno di vita, tra i suoi
genitori e le due sorelline. Come ha
fatto notare il Vescovo S. E. Mons.
Antonio Mattiazzo è già stupendo sapere che Marco sta bene e costatare una
così consistente partecipazione ad un
avvenimento di tale importanza.
La cerimonia si è conclusa con la
benedizione del Vescovo e la recita
della preghiera per la glorificazione
della Serva di Dio.
Come ha sempre fatto con totale
fiducia Maria Bolognesi, rimettiamo
nelle mani di Gesù, tutte le nostre speranze e il nostro primario bisogno di
sentirci vicini a Lui, anche attraverso la
Serva di Dio, come un filo di seta, dove
i nodi sono sofferenze da donare.
DAI LORO FRUTTI LI POTRETE
RICONOSCERE (Mt 7,20)
Il termine "miracolo", così com’è
scritto nei Vangeli, deriva dal greco
paradoxon, da cui proviene il nostro
"paradosso". Dunque credere ad un
miracolo è annientare la propria intelligenza?
Consultando il Catechismo della
Chiesa Cattolica, nel capitolo “La
risposta dell’uomo a Dio”, troviamo
una risposta esauriente: “Nella fede,
l’intelligenza e la volontà umana cooperano con la grazia divina (...). Dio ha
voluto che agli interiori aiuti dello Spirito Santo si accompagnassero anche
prove esteriori della sua Rivelazione.
Così i miracoli di Cristo e dei santi, le
profezie, la diffusione e la santità della
Chiesa, la sua fecondità e la sua stabilità sono segni certissimi della divina
Rivelazione, adatti ad ogni intelligenza, sono motivi di credibilità i quali
mostrano che l’assenso della fede non
è affatto un cieco moto dello spirito”.
Ai nostri giorni spesso il “miracolo” sembra diventare una forma di
“riduzionismo” della nostra fede, sulla
quale vigila attentissima la Chiesa.
Sembra diventato più facile pregare
davanti ad una statuetta che piange e
sbalordisce che un Santo come Padre
Pio da Pietrelcina si sia fatto operare
invece di guarire se stesso da un’umanissima ernia.
Abbiamo bisogno di credere, ma
contemporaneamente, abbiamo paura
di credere perché ciò implica il riconoscimento della nostra “piccolezza”.
Quella piccolezza che ha reso grande
Maria Bolognesi, come testimoniano
queste poche parole riportate nel suo
Diario: “Non voglio cercare che Te
attraverso le ombre della terra, per trovarti alla fine negli splendori del cielo.
Più i cuori saranno freddi, increduli e
ribelli, più Ti amerò. Rendimi umile e
semplice nel mondo come innanzi a
Te, allontanami da tutto ciò che può
dispiacerti…”.
E BEATO COLUI CHE NON SI
SCANDALIZZA (Lc 7,23)
Ci sembra doveroso chiarire il
nostro atteggiamento nei confronti di
questo argomento: nella guarigione di
Marco c’è Miracolo?
Un articolo apparso sul settimanale
Diocesano, La Settimana, scritto dal
Vice Postulatore Mons. Daniele Peretto
ci offre una nitida visione: “Il Centro
Domenico Fiasella, Cristo resuscita
il figlio della vedova di Nain
Maria Bolognesi, attraverso il suo
Postulatore, mette questo evento nelle
mani della Chiesa e attende dalla Chiesa una risposta; l’evento, straordinario
nei suoi contenuti, al momento è solo
evento straordinario; sarà la Chiesa a
dire se esso sarà qualcosa di più, perché
Dio si è fatto protagonista di primo
piano, modificando una situazione; solo
dopo questo cammino, che la Chiesa
locale di Padova si è impegnata a compiere, si potrà qualificare quell’evento”.
Non ci resta dunque, che vivere
l’attesa, con il conforto che la Serva di
Dio è per molti fucina di speranza, proprio come lo è stato per la nonna di
Marco, la quale, consapevole della
situazione irreversibile del nipote, per
prima ha pregato Maria per chiederle
intercessione.
***
Noi crediamo, alle volte, che i grandi
movimenti spirituali, le grandi conversioni, le svolte della storia siano dovute a
predicazioni, a organizzazioni, a strategie,
a bravure di papi, vescovi, preti. Nel
mondo delle anime non c’è strategia.
L’unica strategia è l’amore, la santità.
Don Giovanni Barra
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FINESTRE APERTE
Degli Auguri Speciali
In occasione dell’apertura del processo canonico del 23 settembre scorso, abbiamo ricevuto degli auguri
“speciali”, di cui riteniamo opportuno pubblicare alcuni stralci per dimostrare quanto li abbiamo graditi e a testimonianza di come Maria Bolognesi sia custodita in tanti cuori, con quella discrezione umile tipica della sua opera.
Sotto il Monte Giovanni XXIII, 14 ottobre 2004
Sarmeola, 15 settembre 2004
La notizia dell’evento di Padova (23.IX.2004) mi
commuove e mi allieta. L’onore reso al Vescovo
di Padova dilata i confini della devozione a
Maria Bolognesi e sospinge l’avviata procedura
verso la sua positiva conclusione.
Preghiamo e speriamo.
Si avvera la parola di Maria SS.ma nel Magnificat: il Signore esalta gli umili. La solidarietà
verso il prossimo della Serva di Dio viene computata da Gesù, venuto al mondo per servire,
non per essere servito.
Assicuro la mia memore preghiera perché si
compia la divina volontà, fonte di merito e di
consolante Speranza.
† Loris Francesco Capovilla
† Martino Gomiero
Siena, 5 ottobre 2004
Gorizia, 20 settembre 2004
È sempre un momento solenne riconoscere come
il messaggio del Vangelo possa essere vissuto
nella straordinarietà della vita di ogni giorno.
Assicuro la mia preghiera e la mia benedizione.
Cordialmente.
† Dino De Antoni
Esulto con lei e con tutti gli amici del Centro per
il miracolo attribuito all’intercessione di Maria
Bolognesi e ormai documentato dal processo
realizzato per ordine di S.E. Mattiazzo. Ne ringrazio il Signore, che con questo “segno” fa
capire che vuole la beatificazione della Serva di
Dio. Sia lode a Gesù che esalta gli umili e rende
gloria alla sua Sposa.
Maria Bolognesi ci protegga tutti dal cielo.
† M.I. Castellano
IL VOLTO DELLA COMETA
Come avete potuto notare dalla copertina, nella cometa il volto di
Maria Bolognesi è “inedito”, ossia di una fotografia mai pubblicata prima su Finestre Aperte. Così la cometa, oltre al messaggio natalizio, porta l’annuncio di una novità: con l’anno
nuovo questo “viso” di Maria sostituirà l’attuale sulla
nostra testata. Crediamo che questo cambiamento sia
importante per far “crescere” l’immagine della Serva di Dio
e ci auguriamo che giunga gradito a tutti voi.
La Redazione
FINESTRE APERTE
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Celebrato l’Anniversario della nascita
80 CANDELINE
PER MARIA BOLOGNESI
Giovedì 21 ottobre 2004, alle ore
10.30, ci siamo ritrovati nel Tempio La
Rotonda di Rovigo per celebrare l’ottantesimo genetliaco di Maria Bolognesi. Proprio nel mese dedicato alla
presenza del senso missionario nella
nostra vita, questa S. Messa è stata
preceduta dalla recita del Rosario in
modo che i cuori dell’assemblea fossero ancora
più aperti all’incontro con
Gesù nell’Eucaristia. Dunque un momento di preghiera e di rivelazione:
Dio si rivela attraverso la
lettura delle Sacre Scritture e per mezzo dello Spirito Santo la liturgia
diventa “azione” di “Christus totus” (Cristo tutto
intero), ma in questa
occasione si è trattato
anche di “verità rivelate”
riguardanti la vita di Maria
Bolognesi.
L’accoglienza ha espresso una
riflessione importante: “Nel 1924,
quando Maria è nata, le pagine di storia scritte ci dicono che il rispetto
della persona e della sua dignità non
erano per niente di conforto e non
aprivano alla speranza. Oggi, in un
mondo che conosce progresso nella
scienza e nella tecnica, avvertiamo
che la cronaca, che viene scritta, contiene pagine di sofferenza, e che l’ingiustizia produce incomprensione,
discordia e profonde conflittualità.
Maria, ancora tenera nella sua età,
tracciava un percorso nel quale come in un giardino - erano presenti
fiori della umiltà, della disponibilità,
della pazienza, della donazione e
soprattutto della familiare relazione
personale con Gesù. Maria ha continuato a scandire tutti i momenti della
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sua vita nella coerente fedeltà; aveva
compreso cosa Gesù voleva da lei, e
aveva pure capito ciò di cui aveva
bisogno il mondo in cui essa si trovava a vivere: le è costato e spesso le è
costato tanto. Quanto ha vissuto
Maria e come Maria l’ha vissuto è il
testamento che lei ha messo nelle
nostre mani, perché abbiamo da
prenderlo con amore e da testimoniarlo con dedizione. La nostra preghiera di oggi vuole dire grazie al
Signore di averci dato Maria, ma vuole
essere anche condizione perché l’operato di Maria possa essere la passione che sostiene ed anima tutta la
nostra vita”.
Dopo la lettura del Vangelo di
Luca, dove Gesù dice di aver portato
il fuoco sulla terra, cioè il suo amore,
e di dover ricevere un battesimo, cioè
la sua Passione e morte, doni di salvezza e di grazia che porteranno divisione perché non tutti li riceveranno,
Padre Tito M. Sartori, Postulatore
della Causa di Canonizzazione ci ha
regalato la sua omelia.
Un’omelia che se valutata con
superficialità potrebbe sembrare un
semplice reportage storico, ma in
realtà essa trasuda della fede radiosa
di Maria Bolognesi e oltre a togliere
polvere da un fatto capitato 56 anni
fa, ci ricorda che spesso il nostro presente non è influenzato da ciò che è
accaduto ma da ciò che gli uomini
credono che sia accaduto. Padre Tito
ha, infatti, dato lettura della
sentenza pubblica ma inedita, con cui nel 1948 la
Serva di Dio è stata assolta dalle accuse per cui era
stata processata nello stesso anno. Trattandosi di un
argomento delicato e che
coinvolge anche la materia
giuridica, abbiamo ritenuto
opportuno proporvi l’omelia integrale in modo
che giunga ad ognuno di
voi nella sua forma più
chiara.
Nell’ascoltare le parole
di Padre Tito è inevitabile
aggiungere particolari al ritratto di
Maria Bolognesi: anche nell’affrontare
questa vicenda dolorosa che la vede
due volte vittima, Maria impugna il
testimone di Gesù, percorrendo il
suo calvario con coraggio, senza mai
vacillare nella fede. La sua forza di spirito ricorda Giovanna d’Arco che alla
subdola domanda dei giudici ecclesiastici, se sapesse di essere in grazia di
Dio, risponde: “Se non vi sono, Dio mi
vuole mettere; se vi sono, Dio mi
vuole custodire in essa”.
Siamo grati a Padre Tito, ai sacerdoti concelebranti e a quanti si sono uniti
con noi in preghiera, in modo da sentirci membra vive del corpo Chiesa.
La S. Messa si è conclusa con la
recita della preghiera di glorificazione
della Serva di Dio.
Ma Lu
FINESTRE APERTE
Nella Eucarestia celebrata per conoscere, con verità, Maria
UN EVENTO: COLPEVOLEZZA O INNOCENZA?
L’Omelia di Padre Tito M. Sartori
C
ontrariamente alla consueta
prassi di parlare a braccio sia pure
seguendo uno schema prestabilito,
oggi, 80mo anniversario della nascita
di Maria Bolognesi, ho deciso di leggere il discorso commemorativo, data
la delicatezza dell’argomento che
intendo affrontare. Si tratta infatti di
far conoscere per la prima volta la
sentenza emanata dal magistrato Dott.
Buono Antonio il 25 ottobre 1948.
Premetto che non accuserò alcuno, mi
limiterò soltanto a poche notizie atte a
lumeggiare la sunnominata sentenza.
Perché questa omelia?
Mi sono deciso a compiere questo
passo per le seguenti ragioni: 1) perché le sentenze dei magistrati dei tribunali penali sono di natura pubblica;
2) perché tale sentenza non è mai
stata fatta conoscere ad alcuno; 3)
perché in essa le maggiori accuse
contro la Bolognesi vigenti nel 1948,
sono tutt’oggi ritenute valide presso
una considerevole percentuale di persone residenti a Rovigo e dintorni
come risulta dalla documentazione
processuale.
FINESTRE APERTE
Ovvio l’interrogativo: “Perché
soltanto oggi si fa conoscere detta
sentenza e non la si è fatta conoscere
prima?”. Perché il verdetto orale pronunciato dal giudice dr. Buono Antonio il 25 ottobre 1948 alla fine dell’udienza pomeridiana, venne, come di
prassi, seguito dalla stesura della sentenza depositata presso la Cancelleria
del Tribunale l’8 novembre dello stesso anno. Il verdetto assolutorio fu
subito perciò notificato, ma la corrispondente sentenza non fu mai fatta
conoscere nemmeno alla Bolognesi,
che per ben due volte, prima il 7 aprile 1958 e poi nel novembre dello stesso anno - ossia a dieci anni dalla celebrazione del processo - la fece cercare senza alcun esito, perché le ricerche furono indirizzate al casellario
giudiziario, dove, essendo rimasta
assolta la Bolognesi per non aver
commesso il fatto, nulla poteva esserci. Infatti la documentazione attinente
all’Istruttoria venne depositata presso
l’Archivio di Stato e la sentenza fu
consegnata dal Pretore Buono Antonio alla Cancelleria del Tribunale,
dove si conservano le sentenze emanate. Tali documenti furono rinvenuti
rispettivamente in data 4 giugno e 29
maggio 2003.
L’avvenimento...
nel Diario di Maria
Il fatto, descritto nel diario e confermato sia nell’Istruttoria del 17
marzo 1948, sia nel dibattimento del
25 ottobre di quell’anno, riguarda lei
che alle 17,40 del 5 marzo 1948, mentre si recava nella chiesa parrocchiale
di Crespino per sentire la predica quaresimale, venne aggredita da tre individui mascherati, colpita con un
pugno alla tempia, trascinata dietro
dei cespugli. Le venne chiesto a quale
partito appartenesse (si era in piena
campagna elettorale per le elezioni
del 18 aprile), e lei rispose: “Io non
sono di nessun partito, solo cristiana”.
“Imbavagliata - continua la
Bolognesi -, sentii tre voci. Mio Dio.
Non ebbi neppure il tempo di vedere. Ho sentito questo schiamazzo,
non ho visto persone, perché c’era
una gran siepe fitta fitta, rimasi al
suolo tramortita. Mi hanno levato
le calze, mi sentii morire, non posso
farmi un’idea con che oggetto fossi
stata scarnificata, gambe e mani,
mi hanno quasi levato le due unghie
dalle dita dei piedi. Legata com’ero
non potei muovermi. “Sono nelle
mani di Gesù”, ho detto fra me e
me. Sentii una voce: “Pensaci bene
di che partito sei”. Rimasi sola
abbandonata in mezzo alla neve
senza potermi muovere. Mi sembrava essere in mezzo alle fiamme
con le gambe e mani. Il freddo mi
agghiacciava, battevo i denti, balbettavo poche parole, non potrò più
ritornare a casa. Con la bocca
imbavagliata mi sembrava di soffocare. Mi sembra si spezzasse la
schiena tra la neve, il corpo era
bagnato tra il sudore e lo spasimo.
Il tempo non passa mai, qui morirò.
Gesù abbia pietà di me. Sento camminare. Chissà che sia il padrone
della campagna. “Cosa hai pensato? te lo diamo noi l’aiuto”. Non
avevo più voce ero sfinita. “Gesù,
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Gesù!”. “Te lo daremo noi Gesù, il
Cristo, la Chiesa”. Tentarono contro la purezza. “Gesù, meglio la
morte” [dissi] fra me stessa. I sudori erano come una pioggia, lo spasimo cruento da non poter resistere.
“Peliamola bene, almeno senta il
tormento e starà a letto”. “Gesù, sia
fatta la Tua volontà” [dissi]dentro
di me. Quale agonia! mio Dio!
Raschiarono ancora mani e piedi.
Rimasi sfinita. Non pensavo più né
casa e né fratelli. Gesù solo poteva
salvarmi. Sentivo allontanarsi dei
passi. Mi slegavano le mani, piedi e
bocca, uno mascherato. “Prendi
questa, è la tua roba e fila diritta”.
Mio Dio, freddo e sudata, era buio,
buio, mi allontanai un pochino, non
ebbi la forza. Trepidante dalla
paura che mi seguissero, caddi a
terra. A stento ripresi il cammino,
mi sembrava essere nel fuoco, mi
trovai a terra, non avendo più
forza, il sangue usciva dalle mani e
piedi. A furia di stenti, con cadute
arrivai a casa senza incontrare
anima viva. La predica quaresimale era stata lunga. Ho fatto tutto il
tratto di strada scalza. Mio Dio,
non posso resistere dallo spasimo.
La famiglia Piva rimasero stupiti e
non avevano coraggio. In casa vi
era un fratello di Ferdinando. Chiesi a stenti di andare a letto, tutta
bagnata infangata, con quelle ferite
mi sentii morire. Con un filo di voce
chiesi il Confessore, rimasi senza
forze”.
Questo è il fatto. Accusata di autolesionismo, la Bolognesi fu prima
interrogata dal Pretore, dott. Buono
Antonio, nell’Istruttoria del 17 marzo
1948; e quindi processata il 25 ottobre dello stesso anno con due udienze: una al mattino e una seconda nel
pomeriggio.
L’avvenimento...
letto dal Giudice
La sentenza depositata presso la
cancelleria del Tribunale di Rovigo
l’8 novembre 1948 porta la data del
25 ottobre ed è del seguente tenore:
Il Pretore in fatto ed in diritto osserva:
I Carabinieri di Crespino, in data
sei marzo 1948, riferivano che alle
ore 11 di detto giorno era pervenuta
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in caserma la voce di un aggressione
subita il giorno avanti da certa Bolognesi Maria di Giuseppe. Recatisi in
casa di costei i verbalizzanti apprendevano che la stessa era stata il giorno prima colpita improvvisamente
con un pugno alla testa mentre percorreva una strada di campagna.
Subito dopo era stata imbavagliata e
bendata e richiesta di dire a quale
partito si appartenesse da una voce
sconosciuta, La Bolognesi aveva
risposto di appartenere al partito
della fede ed allora gli aggressori le
conficcavano sul dorso del piede sinistro un oggetto che la vittima ritenne
essere un ferro appuntito. Quindi la
lasciavano sola invitandola a ripensare bene sulla sua professione di
fede perché sarebbero ritornati, cosa
che fecero dopo circa due ore durante le quali la Bolognesi rimase legata
ed imbavagliata. Persistendo la
donna nella sua confessione gli
aggressori la torturavano producendole lesioni al dorso degli arti. Quindi la liberavano ingiungendole di
ritornare a casa.
Il dr. Patergnani accertò che la
Bolognesi presentava abrasioni al
dorso delle mani e dei piedi, prodotti
dallo strisciamento di un corpo ruvido, guaribili in otto giorni.
I Carabinieri pensavano senz’altro ad una simulazione. La Bolognesi,
secondo loro, aveva dato sempre
segni evidenti di esaltazione religiosa
a sfondo isterico. Le autorità religiose avevano dovuto proibirle di vestire
l’abito monacale che essa tuttavia
indossa privo di distintivi. In epoca
non lontana la Bolognesi avea dovuto
subire degli esorcismi perché asseriva
di essere indemoniata. Da ultimo pretendeva di essudare sangue e di presentare le stigmati della passione cristiana, venerata dalla religione dello
stato.
All’odierno dibattimento, come
già in periodo istruttorio, la Bolognesi ha protestato la sua innocenza,
confermando l’aggressione subita e
che in forma vaga le sarebbe stata
preannunziata da un angelo. Il verbalizzante brigadiere ha soggiunto che
le indagini fatte sul luogo della presunta aggressione non avevano portato a nessun risultato. Sono stati
escussi numerosi testi, tra cui il par-
roco attuale e quello cessato di Crespino e la padrona di casa della Bolognesi.
Osserva il giudice che prima di
entrare nel merito della causa occorre superare una questione esclusivamente di diritto prospettata dalla difesa. La Bolognesi, si è detto, non ha
fatto alcuna denuncia di reato ai
Carabinieri. Non sussiste pertanto il
delitto contestatole. La tesi è infondata. Ed invero l’art. 367 (e che può
definirsi calunnia contro ignoti) prevede due ipotesi nettamente distinte di
reato: una formale, l’altra materiale.
La prima si realizza per il fatto dell’iniziativa del reo che, con vero o falso
nome o in modo anonimo si rivolge
all’autorità giudiziaria o ad altra che
a quella abbia obbligo di riferire; la
seconda si verifica quando il reo
simula le tracce di un reato in modo
che si possa iniziare procedimento
penale per accertarlo. Ora non vi è
dubbio che la Bolognesi, se colpevole,
s’è messa su questo secondo iter criminoso. Ed è vano affermare che la
Bolognesi non aveva alcuna intenzione di far seguire un procedimento
penale, essendo questa possibilità una
condizione obiettiva (non già un elemento del reato) alla quale non è
necessario che si estenda la volontà
del reo. È sufficiente cioè il dato soggettivo (volontario) della simulazione
delle tracce e la possibilità obbiettiva
dell’inizio di un procedimento. E poiché in questo sono compresi gli accertamenti di polizia che i carabinieri,
anche se increduli, nella specie compirono, sussisterebbero entrambi gli
elementi per affermare la responsabilità della Bolognesi.
Ma costei merita, sotto altro
riflesso logico, di essere assolta. Non
vi è infatti alcuna prova che l’aggressione non abbia avuto luogo. E questa prova negativa doveva essere fornita dall’accusa. Né basta a surrogarla la “sensazione” del verbalizzante ed il fatto che, recatosi il giorno
dopo sul luogo indicato dalla donna
(in aperta campagna) detto verbalizzante non abbia riscontrato tracce.
Innanzi tutto questa versione è smentita da una teste (Bassani Angelina)
che recatasi subito sul posto rilevò
delle “pecche” di piedi oltre all’orma
di un corpo abbandonato. Precisò
FINESTRE APERTE
anzi che una delle “pecche” era di
piede scalzo. Inoltre dopo un giorno il
verbalizzante non poteva illudersi di
trovare gran che, essendo più che
possibile che per effetto delle condizioni atmosferiche (guazza notturna
ecc.) le “pecche” rilevate dalla Bassani si fossero dileguate. Un’altra circostanza di sommo interesse è stata
riferita da Barban Angelina, padrona
di casa della Bolognesi. Costei a dire
della prima presentava lividure ai
polsi come quando si è stati legati. Si
dovrebbe dunque ritenere che la
Bolognesi dopo essersi procurate non
lievi lesioni alle mani e ai piedi si sia
poi legata da sé, circostanza non
impossibile ma estremamente improbabile.
A questo punto il giudicante ha
ritenuto di prendere in seria considerazione la personalità dell’imputata,
esame reso doppiamente necessario
dalla natura del reato e dall’evanescenza della prova. La Bolognesi si è
difesa con pacatezza e lucidità. È
stata sempre calma ed ha affermato
con chiarezza le circostanze dell’avvenuta aggressione. Veste, è vero, un
abito affatto analogo a quello monastico; ha asserito, sì, di aver avuto
visioni di aver sudato sangue ma
anche dimostrato di essere perfettamente normale dal punto di vista psichico. Sia nel periodo istruttorio che
in quello dibattimentale il giudicante
non ha potuto rilevare alcun dato
riferibile ad una sindrome isterica. La
Bolognesi è ritenuta normale da due
sacerdoti che hanno deposto; uno di
essi conserva gelosamente un fazzoletto che, imposto dalla Barban sul
costato della Bolognesi, fu abbondantemente coperto di essudativi sanguigni provenienti (come attesta un certificato dell’Istituto di analisi di Rovigo) da corpo umano. La donna ha
mostrato di avere sempre sufficiente
controllo della propria personalità
interiore. Lo stato crepuscolare isterico, che ripete su scala minore quello
epilettico, sarebbe dovuto affiorare
nel lungo dibattimento protrattosi per
un intero giorno con l’insofferenza e
l’inquietudine propri dell’isterico.
Tanto meno si sono riscontrati quei
sintomi (bolo isterico, convulsioni,
escandescenze) che permettono di
percepire clinicamente l’affezione.
FINESTRE APERTE
Né la Bolognesi aveva motivi di
lucro per inscenare simile commedia.
Tanto meno ragioni pubblicitarie perché la stessa non denunciò il fatto, né
lo fece denunciare. Il fatto poi di aver
preveduto una prova dolorosa non
esclude che questa sia effettivamente
avvenuta perché, se é vero, come è
vero, che la Bolognesi ostentava la
sua fede cristiana ed esagerava le
pratiche religiose relative, al punto
da essere ritenuta visionaria e maniaca, niente di più facile che uno scherzo malvagio, o una crudele rappresaglia potesse essere architettata nei
suoi confronti da persone di diversa
fede religiosa o addirittura senza
alcuna fede religiosa.
Per questi motivi il Pretore, visto
l’art. 479 c.p.p. assolve Bolognesi
Maria dal reato ascrittole per non
aver commesso il fatto.
Rovigo 25 ottobre 1948
IL PRETORE
Dott. Buono Antonio
Le ragioni di una comunicazione
Ho ritenuto mio dovere portare a
conoscenza di tutti una sentenza di
natura pubblica, una sentenza che
avrebbe dovuto essere conosciuta fin
dall’8 novembre 1948, ossia 56 anni fa!
Anche se appare quanto mai
improbabile che la tempestiva conoscenza della stessa avrebbe potuto
cambiare opinione a qualcuno circa la
personalità della Bolognesi, tuttavia,
ora che lei è Serva di Dio, che la sua
causa di beatificazione giace nel dicastero romano in attesa di essere
discussa, che un fatto ritenuto prodigioso è sotto inchiesta processuale e
potrebbe spalancare le porte alla sua
beatificazione, venire a conoscere che
56 anni fa un magistrato laico, al
quale furono sottoposte le peggiori
accuse contro di lei, le respinse con
quella sicurezza che proviene da
lunga esperienza giudiziaria, a tutti
può recare tranquillità e serenità di
spirito. Si dovrebbero aggiungere altri
aspetti che per ragioni di brevità non
ho voluto accludere a conferma dell’assistenza divina di Colui che, negli
umili, compie meraviglie di grazia
inimmaginabili, capaci di confondere
i sapienti e i dotti della terra.
La triste vicenda giudiziaria produsse nella Bolognesi una ancor maggiore spinta a perdonare e a pregare
per coloro che l’avevano afflitta e
umiliata, certa che donando al Signore il proprio patire, avrebbe ottenuto
da Lui di poter spalancare nel cuore
dei fratelli, orizzonti di grazia e di
amore divino, come di fatto poi accadrà. Nella sua vicenda terrena appare
evidente che nel perdere evangelicamente la propria vita, la si ritrova e
che nelle sconfitte sopportate con
fede, è nascosta l’alba di un giorno
nuovo e radioso.
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45100 ROVIGO
Cari Lettori,
vi voglio fare partecipi di un’esperienza molto bella che ho vissuto, raccontandovi di una persona straordinaria che ho incontrato.
Tutto nasce da una terribile tragedia familiare accaduta 15 anni fa; l’unico figlio di una coppia di amici
muore in un incidente stradale e i
genitori, invece di rattrappirsi nel loro
dolore, decidono di compiere un atto
d’amore e così “adottano a distanza”
un giovane ragazzo indiano, sostenendo economicamente i suoi studi di
teologia in un seminario di Calcutta
fino alla sua ordinazione a sacerdote.
Alphonso, questo il nome del
ragazzo indiano, non sa parlare italiano, ma solo inglese e alcuni dialetti
della sua terra; Anna e Vittorino invece l’inglese non lo sanno proprio,
mentre io qualcosa mi arrangio e con
il mio poco ho contribuito a tradurre
la corrispondenza tra Alphonso, Anna
e Vittorino. Con il trascorrere degli
anni il semplice legame epistolare è
maturato in un profondo sentimento
di affetto e il desiderio di potersi un
giorno incontrare diventava sempre
più forte.
Finalmente, dopo l’ordinazione a
sacerdote, l’Arcivescovo di Calcutta
ha ritenuto che fosse giunto il
momento per la formazione pastorale
di Padre Alphonso di venire in Italia e
incontrare i suoi benefattori.
Dopo quindici anni di corrispondenza, l’emozione dell’incontro era
davvero incontenibile.
Padre Alphonso si è rivelato una
persona ricca di sentimenti puri, di
fervida fede, di premure per i malati,
gli anziani, i bisognosi e gli afflitti. Ci
ha raccontato del suo incontro con
Madre Teresa già nell’infanzia e della
gioia di averla alla sua cerimonia di
ordinazione a sacerdote durante la
quale gli disse: “Non sei stato chiamato per avere successo, ma per avere
fede”.
10
LA POSTA
DI MARIA
Di Calcutta, chiamata “la città
della gioia”, ci ha invece portato l’immagine di una città dove, pur non
mancando la ricchezza, si muore di
stenti e malattie, dove alto è l’analfabetismo soprattutto tra le donne, mentre tra gli uomini è diffusissimo l’alcolismo.
Alphonso, nelle due Parrocchie in
cui lavorava, si occupava, tra le altre
cose, delle attività a sostegno delle
famiglie povere, quali ad esempio
l’organizzazione di seminari per insegnare alle madri come educare i figli
e ai mariti come risparmiare il denaro
per non sperperarlo con l’alcol.
Quando è arrivato in Italia è rimasto stordito dal frastuono del nostro
benessere, dalla fragilità della nostra
fede, dall’imperare del nostro egoismo.
Qui a Ceregnano, dove era ospite,
rivolgeva le sue attenzioni agli anziani e agli ammalati, che andava a visitare spesso portando la comunione a
chi non poteva muoversi.
E spesso, guardandosi attorno, mi
chiedeva perché con tutto il benessere
che ostentiamo, c’è tanta povertà nei
nostri cuori, tante chiese maestose,
ma vuote… E mi raccontava che nella
sua città di Calcutta la gente è tanto
povera, ma partecipa sempre numerosa e festosa alla Messa, che non si
celebra in grandi e sontuose cattedrali ma in umili chiese. La messa è una
festa che nasce prima di tutto dalla
gioia di sentirsi figli di Dio ovunque e
comunque. Il nostro benessere occidentale ha soffocato questa semplice
gioia e ricerchiamo invece la felicità
nel possesso delle cose materiali e
alla fine inutili.
Come non potevamo fargli conoscere Maria Bolognesi? E subito ha
amato questa Serva di Dio, questa
umile figura, tanto che si è impegnato
a diffonderne la vita nel suo Paese,
attraverso anche un impegno concreto
e cioè chiedendo al suo Vescovo di
imporre l’Imprimatur per la preghiera
della glorificazione di Maria non solo
nella traduzione inglese ma anche in
quattro dialetti indiani.
Da qualche mese Padre Alphonso
è stato trasferito in una parrocchia di
circa 10.000 persone vicino a Calcutta. Tra queste persone c’e chi non ha
nemmeno il cibo per potersi sfamare
quotidianamente, non ha un tetto
sotto cui ripararsi, vestiti con cui
coprirsi. Padre Alphonso visita gli
ammalati e gli anziani, porta loro la
Comunione, incita i giovani a partecipare alle attività della Parrocchia e
promuove iniziative per cercare cibo
e coperte per i più bisognosi. La sua
dedizione per questa gente nasce dal
grande amore che prova per loro, nel
riconoscere la loro dignità di uomini e
donne.
Da lui ho imparato molto, ho
riscoperto il valore dei piccoli gesti e
sono stata scossa dalla forza della sua
fede, che mi ha riportato al coraggio
di Madre Teresa e all’umiltà di Maria
Bolognesi.
Nicoletta
FINESTRE APERTE
Un dono, una preghiera
AMARO SORRISO DI ANGELI
La tristezza di questi Natali, Signore, ti muova a pietà.
Luminarie a fiumane, ghirlande di false costellazioni oscurano il cielo di tutte le città.
Nessuno più appare all’orizzonte: nulla che indichi l’incontro con la carovana del Pellegrino;
non uno che dica in tutto l’Occidente: “Nel mio albergo, sì, c’è un posto!”.
Non un segno di cercare oltre, un segno che almeno qualcuno creda,
uno che attenda ancora colui che deve venire…
Non è vero che l’attendiamo: non attendiamo più nessuno!
Tutto è immoto, pure se dentro un inarrestabile vortice:
pur esso segno di fatale fissità.
E così, è Destino, più non ci sono ritorni, né ricorsi:
è inutile che venga!
Tale è questa civiltà gravida del nulla!
Ora tu, anche se illuso di credere o figlio dell’ateo Occidente,
segui pure la tua stella - così è gridato per tutta la città dai
vessilli - segui, dico, la stella e troverai non altro
che spiritati manichini di mode folli in volo dalle vetrine…
Poiché falso è questo tuo donare (è Natale), falso perfino
stringerci la mano avanti la comunione, e trovarci assiepati
nella Notte a cantare “Gloria nei cieli…”
Un amaro riso di angeli obnubila lo sfavillio
dei nostri presepi, Francesco cantore di perfette,
tragiche letizie: pure se un Dio continuerà a nascere,
a irrompere da insospettati recessi:
là dove umanità alligna ancora silenziosa e desolata:
dal sorriso forse di un fanciullo dalla casba a Dacca,
o a Calcutta…
Nessuno conosce solitudine come il Dio del Cristo:
un Dio che meno di tutti può vivere solo
pure se sia la dorata solitudine di paradiso.
Certo verrà, continuerà a venire, a nascere ma altrove, altrove…
Davide Maria Turoldo
S. Natale 2004
Raccolti attorno al Presepio,
tanto amato da Maria Bolognesi,
giunga a noi la voce incoraggiante
del profeta Isaia che si fa augurio:
“Il popolo che camminava
nelle tenebre vide una grande luce,
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse” (Is 9,1).
Gesù Bambino
di Maria Bolognesi
FINESTRE APERTE
La Redazione e il Centro Maria Bolognesi
11
DOMENICA
26 DICEMBRE 2004
ore 16.00
S. Messa
SABATO
29 GENNAIO 2005
ore 10.30
in ricordo
del Battesimo
della Serva di Dio
Maria Bolognesi
nella Chiesa
di S. Sebastiano
di Bosaro (Rovigo)
S. Messa
per il
25° Anniversario
della nascita al cielo
della Serva di Dio
Maria Bolognesi
nella Chiesa
dei S.S. Francesco e Giustina
di Rovigo
Presiede
Padre Tito M. Sartori
O.S.M.
Postulatore della Causa di Canonizzazione
Ogni mese, il giorno 30, alle ore 9.00 (se festivo ore 10.30), viene celebrata una S. Messa
per la Serva di Dio Maria Bolognesi presso il Tempio cittadino “La Rotonda” di Rovigo
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a quanto di straordinario è narrato in
questo giornale altra fede se non
umana e di non voler prevenire il
giudizio definitivo della Chiesa, al
quale la Redazione intende sottomettere in tutto il suo.
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Aut. Trib.: Rovigo n. 8/92
del 30/07/1992
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