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I FUNGHI MEDICINALI
Dall’antica tradizione orientale alla moderna epigenetica un rimedio contro il cancro
di Jessica Savogin Pezzetta
Da tempi remoti il Maitake, che in giapponese significa “fungo danzante” e che in Italia è
conosciuto come Grifola Frondosa, è parte integrante non solo della cucina orientale, ma anche
della medicina tradizionale. Il Maitake appartiene al quartetto fungino fondamentale per le
ricette dei cuochi giapponesi, insieme ai funghi Shiitake, Enokj e Shimeji, quartetto di cui è
l’ingrediente più importante, tanto da essere considerato da molti addirittura il “re dei funghi”. Gli
antichi erboristi nipponici e cinesi ritenevano che questo fungo migliorasse significativamente il
sistema immunitario e, a quanto risulterebbe da ricerche condotte in merito alla sua efficacia,
sembra avessero ragione. Infatti, da uno studio del 2009 diretto dal dottor Sensuke Konno,
condotto dal New York Medical Centre e pubblicato sul British Journal of Urology, sarebbe
emerso che il Maitake riduce la crescita di cellule tumorali fino al 75%. L’équipe del dottor
Konno ha condotto lo studio su pazienti affetti da cancro alla vescica e alla prostata che sono
stati trattati con un mix costituito da estratto di Maitake e interferone-alfa - una proteina
anti-cancro - a basse dosi. I medici ritengono che proprio grazie all’unione di questi due
elementi vi sia l’attivazione di un enzima che controlla la crescita delle cellule tumorali. Per il
dottor Konno tale scoperta è “molto importante” poiché “non solo migliora l’efficacia del
trattamento, ma anche la qualità della vita dei pazienti, riducendo la dose di terapie
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convenzionali in maniera significativa”. Secondo i ricercatori, questi funghi sarebbero in grado
anche di abbattere addirittura di due terzi la possibilità di sviluppare il cancro al seno, oltre che
di ridurre il rischio di malattie cardiache.
Grazie all’epigenetica - una branca della biologia molecolare che studia i meccanismi molecolari
attraverso i quali l’ambiente altera il grado di attività dei geni senza però modificarne
l’informazione contenuta, ovvero senza modificare le sequenze di DNA. L’epigenetica ci
dimostra che i geni non si auto-controllano, ma sono controllati dall’ambiente -, oggi si
conoscono molto bene le proprietà medicinali dei funghi, che, tra le altre cose, migliorano e
correggono la sintesi del DNA, l’espressione genica, nonché l’integrità della membrana
biologica. Quando ricreiamo l’integrità della membrana biologica cellulare, miglioriamo la
comunicazione con la matrice che è quel tessuto che unisce tutte le cellule, permettendo il
trasferimento dei mediatori chimici. Pertanto, per ridurre il rischio di sviluppare malattie
degenerative o oncologiche, è necessario lavorare su tre fattori, quali: la regolazione
dell’espressione del DNA, ottenibile, oltre che con i funghi, anche avvalendosi delle piante e
attraverso un’alimentazione corretta; il recupero di una buona funzionalità cellulare; la capacità
di comunicare con l’ambiente extracellulare.
Sotto stress o in condizioni di tossicità, poiché il nostro sistema nervoso è particolarmente
disturbato, i livelli di cortisolo sono molto elevati e la membrana biologica perde la propria
integrità e, pertanto, non è più in grado di comunicare adeguatamente con le altre cellule, cioè il
nostro organismo perde la sua capacità di interazione. Ciò costituisce una delle caratteristiche
dell’evoluzione patologica. Grazie all’utilizzo dei funghi, in sole tre settimane l’integrità di
membrana viene ripristinata. In tre settimane, infatti, il nostro sistema neurologico è in grado di
adottare delle opzioni neurologiche diverse e il nostro organismo può cambiare le proprie
abitudini. Oltre al Maitake, vi sono altri funghi noti per le loro straordinarie proprietà. Il
Ganoderma Lucidum o Lingh Zhi, meglio conosciuto come Reishi, è il cosiddetto “fungo
dell’immortalità”: è un nutraceutico che molti medici consigliano per le sue proprietà benefiche,
conosciute in Cina da oltre 4.000 anni. I monaci taoisti lo utilizzavano per la centratura, ma era
noto anche per migliorare le funzioni cognitive, per l’equilibro mente-corpo e con l’ambiente,
nonché per aiutare coloro che praticavano arti marziali. Gli esperti di micoterapia sanno che i
suoi principi attivi, tra cui in particolare polisaccaridi come i beta-glucani e i triterpeni come gli
acidi ganoderici, rendono il Reishi un potente antinfiammatorio, un antiossidante e un
adattogeno contro stress, debolezza, fatica e stanchezza. Peraltro, questo fungo riequilibra la
pressione sanguigna, inibisce l’aggregazione piastrinica, regola il colesterolo, riduce la glicemia,
protegge il fegato, modula la reattività dell’organismo in caso di allergie e di malattie
autoimmuni, è un antivirale (per esempio nei confronti dell’influenza e dell’herpes), un
antibatterico e un antifungino (come nei confronti della candida albicans). Così come avviene
per altri funghi medicinali, il Reishi è molto studiato poiché sembra sia in grado di rinforzare le
difese immunitarie dell’organismo e, inoltre, stando alle ricerche scientifiche, sembrerebbe che,
grazie all’attuazione di meccanismi di inibizione dell’angiogenesi e di induzione dell’apoptosi
delle cellule tumorali, possa aiutare a prevenire e a contrastare alcuni tipi di tumore.
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Vi sono molti tipi di funghi medicinali, tra le cui proprietà, come avviene per il Cordyceps
Sinensis, un fungo che cresce in Tibet a 5.000 metri di altezza e il cui utilizzo nell’antica Cina
era destinato esclusivamente alla famiglia reale, troviamo anche quella di aumentare l’energia
vitale, o jing - come viene chiamata in Medicina Tradizionale Cinese - , che è la nostra energia
genetica, la base di tutta la nostra vitalità e che ci viene donata dai nostri genitori (quando il jing
si esaurisce si muore), tanto che questi funghi vengono utilizzati anche nelle malattie genetiche
per migliorare l’espressione genica e la sintomatologia associata. In effetti, grazie al Cordyceps
Sinensis, i livelli di ATP (adenosina trifosfato) nell’organismo aumentano di quasi il ventotto per
cento: l’ATP rappresenta la fonte di energia del corpo, fondamentale per tutti i processi
enzimatici.
Il Cordyceps Sinensis, di cui si è ampiamente occupato il dottor Georges Halpern, medico e
professore emerito presso l’Università di Hong Kong, è anche particolarmente efficace contro
leucemia, tubercolosi e lebbra, ma risulta di grande aiuto anche nel migliorare la funzione
respiratoria, nell’incrementare l’assorbimento di ossigeno, nell’incrementare la resistenza fisica,
nel migliorare la funzione cardiaca. Inoltre, contribuisce a migliorare le funzioni epatiche e
renali, a mantenere livelli di colesterolo ottimali, ad incrementare l’immunità e la produzione di
cellule-T (Natural Killer), a riparare il DNA, a proteggere dai danni dei radicali liberi e,
certamente non meno importante, ad invertire l’HIV, come risulterebbe da uno studio condotto
in Ghana nel 2004. Da questo studio, nel corso del quale è stato somministrato a 3.000 soggetti
affetti da HIV in fase iniziale un preparato il cui ingrediente principale era proprio il Cordyceps
sinensis. Al termine della sperimentazione, sei mesi più tardi, nessuno dei 3.000 soggetti in
esame presentava più “alcuna presenza di HIV nel sangue”.
Tra le altre particolarità del Cordyceps vi è anche quella di essere estremamente efficace
contro tutti quei batteri che hanno sviluppato resistenza agli antibiotici più comuni (come la
penicillina), grazie alla cordicepina in esso contenuta.
Questi funghi, dal Maitake sino al Cordyceps Sinensis, sono ricchissimi di beta-glucani, noti per
essere di ausilio contro il cancro, nonché di polisaccaridi, lunghe catene di zuccheri al cui
interno vi sono numerose sezioni di ossigeno; quando i polisaccaridi vengono scomposti
dall’organismo, le numerose molecole di ossigeno vengono rilasciate e assorbite a livello
cellulare ed il risultato è che i materiali cancerosi vengono velocemente distrutti. E il cancro,
come è noto, non è in grado di proliferare in un ambiente ricco di ossigeno, mentre il nostro
organismo, qualora privato di adeguati livelli di ossigeno, cade in stati degenerativi che
favoriscono, oltre il cancro, diabete, disordini immunitari e cardiopatie, e consente a malattie
quali, per esempio, il morbo di Lyme e l’epatite C, di attecchire.
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Per concludere, va sottolineato che i funghi sono organismi chelanti ed è pertanto
fondamentale che crescano in condizioni biologiche e non in presenza di inquinanti, di metalli
pesanti o di radioattività, data la loro grande capacità di ripulire l’ambiente intossicato. Quindi è
chiaro che quando si parla delle proprietà benefiche dei funghi si intendono quelli medicinali,
cresciuti in ambiente biologico e controllato, che abbiano una genetica e sistemi di
processazione dell’essicazione controllati, dato che anche la stessa umidità che
contraddistingue questi organismi favorisce la formazione di micotossine e di muffe con
conseguente epatotossicità. I soli funghi che si possono mangiare sono quelli raccolti in alta
montagna, magari in mezzo ad un bosco, dove la filtrazione dell’aria è buona - poiché i funghi
filtrano anche l’aria - e dove il terreno non è inquinato. Spesso, invece, si consumano funghi
coltivati, per i quali, per favorirne una crescita veloce, vengono utilizzati pesticidi che poi noi
mangiamo. Tuttavia, se i funghi sono sani, come era ben risaputo nella Medicina Tradizionale
Cinese, vanno a proteggere proprio il fegato ed i reni, ripulendo il corpo dalle tossine e, inoltre,
oltre ad essere privi di zuccheri, grassi e sale, sono ricchi di fibre alimentari e possono
contenere, proprio come nel caso del maitake, nutrienti molto importanti per la nostra salute,
come il potassio, il fosforo, il rame ed il ferro, nonché cinque importanti vitamine del gruppo B.
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© Copyright 2012 Jessica Savogin Pezzetta, Giornalista Scientifica, Editore e Presidente A. C.
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