Le decadi della Rivoluzione francese

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Le decadi della Rivoluzione francese
Diocesi di Cuneo
Ufficio Beni culturali ecclesiastici
Servizio di Custodia della Memoria “ A. M. Riberi”
Biblioteca Diocesana - Cuneo
Le decadi della
Rivoluzione
francese,
e il mito di una
nuova era
A cura del Servizio di Custodia della Memoria AM Riberi
Biblioteca Diocesana
c/o Seminario Vescovile - via A. Rossi, 28 – 12100 Cuneo
tel. 0171 649336 - e_mail [email protected]
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L’abolizione del riposo settimanale
come terribile preannuncio:
“il lavoro rende liberi!”
Vari
elementi
confluirono
nell’anticlericalismo
della
Rivoluzione francese, ma una delle
molle più potenti che ne guidarono
lo sviluppo furono gli interessi
economici della borghesia. In
questo quadro era assai importante
liberare il nuovo impulso del lavoro
artigianale ed industriale dai ritmi
religiosi del vecchio regime su cui
pesava il numero esorbitante delle feste religiose.
Infatti, alla fine del medioevo le ricorrenze festive erano arrivate
a oltre 200 giorni all’anno! Vi furono vari interventi pontifici,
fino a quello più drastico di Urbano VIII nel 1682, che ne fissa
36 oltre le domeniche. A queste si aggiungano quelle locali o
quelle concesse da re e principi per compleanni e lieti eventi!
Mentre per i lavoratori della campagna questo ritmo poteva
essere un sollievo, senza gravi inconvenienti, per le industrie in
pieno sviluppo non era pensabile lavorare a singhiozzo,
fermando gli impianti più volte alla settimana. La drastica
adozione delle decadi e dei giorni di festa a fine anno, in
settembre, riduceva le perdite di tempo a 40 giorni all’anno!
Le reazioni contadine e le abitudini radicate anche nella
borghesia resero vano il progetto del calendario rivoluzionario,
ma il capitalismo industriale fece il suo corso, imponendo i suoi
tempi in modo indiscutibile e crescente, senza eccessivi intoppi e
tacciando di oscurantismo i
richiami al riposo settimanale fatto
dalla Chiesa.
Il legame sottile posto tra la libertà
ed il lavoro venne abilmente
coltivato dal progresso industriale,
fino alle sue più aberranti
conclusioni, scritte all’ingresso dei
lager: “il lavoro rende liberi”!
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L’era della repubblica
Gli inizi delle varie ere
Ogni civiltà di un certo peso storico ha
fatto riferimento ad un personaggio o
avvenimento da cui iniziare a contare
gli anni, della propria storia.
Per alcuni grandi imperi del passato si
scandiscono i tempi con i re, i faraoni,
gli imperatori e con le loro dinastie:
questo vale ad esempio per l’Egitto o
per la Cina.
Altri popoli considerano gli
avvenimenti come inizio della loro era:
così i Greci iniziarono dalle olimpiadi,
Gesù Cristo illuminava tutto
con un computo che comprendeva 4 anni,
l’anno liturgico
indicando il numero dell’Olimpiade, seguita
da quello intermedio; nel 250 circa a.C. si fece iniziare l’era delle
Olimpiade nel 776 a.C. con inizio dell’anno dal 1° luglio; i Romani
adottarono come punto di partenza la fondazione di Roma,
stabilita al 753 a.C. e con inizio d’anno al 21 aprile.
Solo nel VI secolo d.C. si iniziò a calcolare la storia a partire da
Gesù Cristo; ma il monaco Dionigi il Piccolo, che fissò la nascita di
Gesù al 754 anno di Roma, fece un errore di sei o sette anni da
altri avvenimenti più certi della vita di Gesù.
Gli Ebrei, solo dall’epoca dopo l’esilio, si rifanno direttamente alla
creazione del mondo, posta 1760 anni prima dell’era cristiana.
Il calendario massonico, detto della
“Vera Luce” è anch’esso vicino a quello
ebraico, poiché aggiunge 4000 anni a
quello cristiano.
La Rivoluzione francese fece diversi
tentativi di inizio di una propria era: il
14 luglio 1789, con la proposta dell’era
della
libertà;
poi
dell’era
dell’uguaglianza; infine, per la felice
coincidenza dell’inizio della repubblica
con il 21 settembre, si decise di partire
con l’era della repubblica francese. Essa
durò legalmente dal 5 ottobre 1793 fino
Il calendario repubblicano era
al 31 dicembre 1805.
sorto alla luce della scienza
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Dalla settimana alla decade
La Rivoluzione francese,
e il mito di una nuova era
Il 22 settembre 1792, in
Francia si verificò
la coincidenza quasi miracolosa
tra la proclamazione della
repubblica
con il giorno dell’equinozio di
autunno:
i rivoluzionari più avveduti
riconobbero la concordanza tra
rivoluzione e natura;
quale segno più evidente
Cuneo, Vescovado: meridiana
per una nuova era?
L’auspicio di molti uomini dei Lumi
per una rigenerazione dell’umanità,
liberata dalle schiavitù del potere
e dall’oscurantismo religioso,
si poteva realizzare
con l’era francese!
Un progetto ambizioso
tra scienza, per adattare il sistema decimale al tempo,
e rigenerazione culturale universale,
con la scristianizzazione del calendario,
finì con risultati di breve durata,
resi ridicoli dalle loro esagerazioni
ed odiosi per l’imposizione che se ne fece.
Il 1 gennaio 1806, l’imperatore Napoleone
ne decretava la fine senza grandi rimpianti.
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Le ore del giorno: immagine della vita
motti dipinti sulle meridiane
erano pillole di sapienza
popolare non solo sullo scorrere
del tempo, ma anche inviti a
meditare sulla destino della vita.
Fin dall’antichità era invalso l’uso di
scandire la giornata con i tre
momenti culminanti
dell’alba, del
mezzogiorno e del tramonto. Se il
culmine del sole era più stabile e più
facilmente rilevabile, non così facile
era fissare i tempi del sorgere e
tramontare del sole, che variava con
le stagioni, ma anche con la
posizione dei paesi, rispetto a monti
e a collocazione geografica diversa.
Cuneo Biblioteca
Diocesana:
Libro delle Ore
La tradizione cristiana aveva privilegiato il mattino e la sera:
con la preghiera delle Lodi di ringraziamento per la vita e per
il sole nascente, che è Cristo risorto, e la preghiera dei
Vespri, tutta intessuta di speranza nel riposo in Dio, che è
luce più duratura del sole, e di attesa del giorno senza
tramonto.
La sera era l’inizio del giorno seguente.
La notte era il tempo delle “vigilie”, per scrutare con le
Scritture i segni della Luce eterna.
Privilegiando la misurazione scientifica delle ore, la
Rivoluzione mirava anche a togliere ogni connotazione
religiosa alle fasi della giornata.
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Il capodanno
Uno dei punti caratterizzanti il
calendario è il capodanno, cioè il
riferimento al momento stagionale
da cui far partire il computo dei
mesi, oscillando tra l’equinozio di
primavera o di autunno o dal
solstizio estivo o invernale. Il
calendario romano dal 153 a. C.
aveva scelto come inizio il 1
gennaio. Le feste per l’inizio del
nuovo anno sono state assai
diffuse in molti popoli, soprattutto
in collegamento al ciclo solare,
come momento di festa della luce.
Il Cristianesimo mantenne il
calendario romano, anche se la
festa cardine era la Pasqua, nel
ricordo della morte e risurrezione
di Gesù, da celebrare secondo la
Il calendario ecclesiastico
guidava le preghiere e le feste cadenza della Pasqua ebraica, che si
di ogni giorno dell’anno
celebrava il 14 giorno del primo mese
dell’anno, corrispondente al mese di marzo.
A poco a poco la liturgia organizzò nel corso dell’anno una
sintesi di avvenimenti della vita di Gesù, in modo da
celebrare ogni anno le tappe salienti della sua opera di
Salvatore.
Il calendario della Rivoluzione cercò di evidenziare un bel
ciclo di feste annuali nei 5 o 6 giorni “sanculottidi”, che
integravano i dodici mesi e che si celebravano dal 22
settembre, come fulcro dell’anno, giorni di vacanze e di
eventi: sono stati un po’ l’anticipo delle ferie moderne.
Nonostante leggi e
disposizioni per le feste del
“Décadè”, il calendario
repubblicano non attecchì
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I mesi dell’anno
“Dal disgustoso carnaio dei preti” all’erbario odorifero
Sono due le impostazioni principali
delle sequenze dei mesi per formare
dei cicli più ampi di tempo: il ritmo
lunare, di 12 mesi, che, per lo più,
ne alterna uno di 29 giorni ed uno di
trenta, per complessivi 354 giorni; e
l’anno solare di 365 giorni, distribuiti
anch’essi in dodici mesi, ma di
durata diversa, tra 28 e 31
I nomi dei mesi repubblicani facevano riferimento
giorni, che ovviamente non
alle stagioni, ravvivate con figure mitologiche
seguono più le fasi lunari. I più
diffusi calendari
lunari
sono
quello cinese e
q u e l l o
mussulmano.
Per collegare i
due ritmi solare
e
lunare,
colmare
il
divario di circa
11 giorni esistenti tra i due sistemi, correggere le eccedenze di
ore e minuti, che ognuno dei due cicli manifesta, vi sono state
riforme storiche importanti: così Giulio Cesare nel 45 a. C.
decretò un anno di 445 giorni, stabilendo poi la successione di
un anno bisestile ogni quattro anni, dando inizio al calendario
giuliano; ma per correggere la differenza di quasi 12 minuti
annuali di scarto, non calcolati nel calendario giuliano, nel 1582
si eliminarono 11 giorni, passando dal 4 al 15 ottobre.
Gradualmente invalse l’uso di ricordare anche il giorno della
morte di santi, specialmente martiri, nei vari giorni di ogni
mese.
Il calendario della rivoluzione cercò di togliere questo
“disgustoso carnaio dei preti” , cioè le memorie dei martiri, con
la proposta di dedicare i giorni ai grandi filosofi o agli eroi della
rivoluzione, ma alla fine si preferì un grande rilancio della
natura con “l’erbario odorifero”, con cui si indicarono i giorni
del mese.
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Meridiane ed orologi:
ora d’Italia e ora di Francia
Nel medioevo si erano diffuse
le meridiane, dipinte su
pareti,
sottese
ad
un
gnomone, la cui ombra
indicava lo scorrere del
tempo dal mezzogiorno con
la ripartizione in dodici ore.
Nei
monasteri
e
nelle
cattedrali si svilupparono fin
dal 1300 anche orologi
meccanici, capaci di scandire
anche le ore della notte, per
le vigilie.
Cuneo, ex convento della Madonna degli
Angeli: meridiana nel chiostro interno
Con la diffusione degli orologi,
specie a pendolo, si potè indicare
con
precisione
anche
la
mezzanotte. Questa conquista
tecnica portò l’uso di iniziare il
conto dello ore no più dalla sera,
ma dalla mezzanotte, stile
adottato dai Francesi.
La capacità di calcolare lo scorrere
del tempo con strumenti tecnici,
superando l’oscurità della notte,
era un bel segno della supremazia
della scienza contro l’oscurantismo
della religione, ferma ai ritmi della
natura!
Nel tentativo di razionalizzare
anche il computo del tempo si
suddivise il giorno in 10 ore, a loro
volta scandite in decimi e
centesimi di minuti. Ogni ora
repubblicana corrispondeva quindi
alle precedenti 2 ore e 24 minuti.
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Cuneo, (collezione privata):
orologio neoclassico
I giorni del mese:
dalla settimana alla decade
Dal silenzio delle campane
al ballo della “Carmagnole”
Sono varie le ipotesi sulle origini del computo del susseguirsi
dei giorni, in riferimento al ciclo della luna, di 29 giorni e
mezzo, e quello del sole con le stagioni, un po’ capricciose.
Nell’antichità prevalse in molti popoli il riferimento al ritmo
lunare, più immediato. La scansione intermedia delle sue fasi
variò: in 3 decadi, come in Egitto; in 4 settimane, a Babilonia
e poi tra gli Ebrei; in 6 periodi di cinque giorni. In molti popoli
la scansione del tempo era guidata dai sacerdoti, che ne
indicavano le feste ed i giorni propizi per le varie attività
umane, per le feste e per il riposo.
Il
Cristian esi mo
fece
riferimento alla settimana,
ereditandola della tradizione
ebraica,
ma
spostando
l’accentuazione dal sabato,
di ascendenza babilonese, al
giorno
seguente,
quello
della risurrezione di Gesù,
indicato già come “giorno
del Signore” nel primo
secolo
dopo
Cristo.
L’estensione a questo giorno
del riposo, e poi dell’obbligo
per i credenti a partecipare
alla messa, avvenne solo tra
i secoli III e VI.
Per
forte
reazione
anticristiana dei giacobini si
cercò di sopprimere la
domenica,
spostando
il
ritmo settimanale a quello
delle decadi.
I giorni dell decade erano indicati con i soli
numeri: Primedì,Duodì ...
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Cuneo, Madonna dell’Olmo: il campanile
Tra le prime imposizioni per
sopprimere la domenica vi fu il
divieto
del
suono
delle
c a m p an e.
Motivi
p r at ic i
avevano imposto il sequestro di
esse per farne cannoni, cosa
già fatta anche da governi di
regni cristiani, come i Savoia.
La
Rivoluzione
cercò
di
inculcare il “decadì” come
giorno delle feste popolari,
delle passeggiate nella natura e
nei viali e boschetti, vanto di
salubrità per ogni paese. Ma
nonostante le pressioni e la
fantasia
di
iniziative
di
spettacoli e eventi attraenti le
decadi non ebbero grande
attrattiva.
Il successo maggiore si
ottenne con i balli, che
divennero
uno
degli
emblemi del diffondersi
dello spirito rivoluzionario
della libertà. Tra queste
danze popolari divenne
famosa “la carmagnole”,
ballata attorno all’albero
della libertà ed usata
soprattutto nel periodo del
Terrore. Anche per questo
Napoleone nel 1806 arrivò
a proibire la “carmagnole”!
Stampa popolare: ballo della “carmagnole”
attorno all’albero della libertà
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