La Parola di Dio é DONO per tutti
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La Parola di Dio é DONO per tutti
MAGGIO 2 0 1 1 ANNO IX • N°2 P La arola di Dio é DONO per tutti Con l'apostolo Paolo possiamo affermare: "Guai alla chiesa se non predica il vangelo!" (cf 1Cor 9,16). Gesù ha annunciato al mondo il regno di Dio con le parole e le opere. Alla scuola del Maestro, la chiesa deve oggi cercare i modi più opportuni ed efficaci per fare lo stesso. Il Regno è il vangelo da predicare fino ai confini della terra. L'ascolto e l'annuncio sono la verifica di una fede autentica. Non si tratta, però, di far passare una semplice informazione, ma di mettersi al servizio del vangelo per il bene dell'umanità. Oggi questo servizio è ancora più urgente: vi sono tanti che non hanno mai ascoltato il vangelo, specie nei continenti di Africa e Asia; vi sono anche tanti che il vangelo l'hanno dimenticato; e tanti altri che sono in attesa dell'annuncio. Per svolgere bene questa missione, occorrono alcuni requisiti: la fiducia che la Parola riesce a trasformare il cuore di chi l'ascolta; testimoniare che la Parola è sorgente di conversione e di pace, di giustizia e di fraternità; il coraggio e l'umiltà, la coerenza e la cordialità di chi serve la Parola in mezzo agli uomini. Papa Benedetto collega l'annuncio con la carità: "Ricevendo la Parola di Dio, che è amore, ne consegue che non si può annunciare veramente la Parola senza praticare l'amore, senza esercitare la giustizia". Anche Sant'Agostino è molto attuale: "Chi crede di aver compreso le Scritture, o almeno una parte di esse, senza impegnarsi a costruire il duplice amore di Dio e del prossimo, dimostra di non averle ancora comprese". Nonostante gli sforzi nella catechesi e nella predicazione e le molte pubblicazioni bibliche oggi disponibili, la maggioranza dei cristiani non ha ancora un contatto effettivo e personale con la Scrittura. Tanti altri che il contatto lo hanno, corrono il rischio di considerare la Bibbia come una devozione privata 1 o un proprio punto di orgoglio, senza vera comunione con la chiesa. "Buona Notizia". Verso tutti la chiesa è debitrice del dono della Parola che salva. Nel confronto della Bibbia con i Testi sacri delle altre religioni, dobbiamo ricordare che per noi cristiani la Parola non è solo un Libro, ma è soprattutto Cristo, il Verbo fatto uomo. Occorre evitare gli accostamenti superficiali e i miscugli che deformano la verità. Ma c'è anche un'esigenza molto interessan te e piena di sorprese per tutti: conoscere le religioni non cristiane e le rispettive culture, per discernere i semi del Verbo che vi sono presenti. Nel mondo attuale, poi, è importante insistere che ci mettiamo in ascolto del Dio della pace, per superare ogni forma di violenza e promuovere insieme la giustizia e la solidarietà. La Parola di Dio si incontra anche con le varie culture e filosofie di vita, a volte influenzate da tendenze secolaristiche o antireligiose, rilanciate anche dai mass-media. Per quanto sia difficile, il dialogo è ancora più necessario e stimolante. Nessuno può essere privato dell'annuncio della Parola di Dio che restituisce il senso a tutte le realtà umane. Parola e missione hanno un'unica sorte Per queste situazioni, anche la missione di testimoniare il vangelo al mondo di oggi rimane difficile e debole. Portare la Parola è una missione forte, che richiede una profonda e convinta sensibilità ecclesiale. Si può affermare che più la Parola di Dio è accolta nel cuore e nella vita dei credenti, più la missione diventa universale e più aumentano i missionari del vangelo in tutti gli ambienti di vita. Ed è vero anche il contrario. Un'altra grande difficoltà per la missione è la divisione tra le chiese cristiane, che permane nonostante i cent'anni di preghiera per l'unità. - Quanto ci vorrà ancora? Tutti i cristiani sono uniti a Cristo Salvatore con il battesimo e la Parola di Dio. Ma le diverse tradizioni ecclesiali ci mantengono "fratelli separati".. È sempre una grave contro-testimonianza, specialmente tra i popoli dove viene annunciato il vangelo. La Bibbia oggi è, grazie a Dio, il miglior luogo di incontro ecumenico per la preghiera e il dialogo tra le chiese. Lo riafferma ancora papa Benedetto: "L'ascolto della Parola di Dio è prioritario per il nostro impegno ecumenico. Non siamo infatti noi a fare o a organizzare l'unità della chiesa. La chiesa non fa se stessa e non vive di se stessa, ma della Parola creatrice di Dio. Ascoltare insieme la Parola e praticare la lectio divina; lasciarci sorprendere dalla novità, che mai invecchia e mai si esaurisce della Parola; superare la nostra sordità per quelle parole che non si accordano con i nostri pregiudizi e le nostre opinioni; ascoltare e studiare nella comunione dei credenti di tutti i tempi: tutto ciò costituisce un cammino da percorrere per raggiungere l'unità della fede". La Parola umile e potente La Parola di Dio, infatti, "chiede di entrare come fermento in un mondo pluralista e secolarizzato, negli areopaghi moderni dell'arte e della scienza, della politica e della comunicazione, portando la forza del vangelo nel cuore delle culture per purificarle, elevarle e renderle strumenti del Regno di Dio. Non è una questione da affrontare con superficialità, ma con adeguata preparazione e grande fiducia, perché "nulla è impossibile a Dio". "Elemento fondamentale per l'incontro dell'uomo con Dio è l'ascolto religioso. Si vive la vita secondo lo Spirito in proporzione alla capacità di fare spazio alla Parola, di far nascere il Verbo di Dio nel cuore dell'uomo. Infatti, non è l'uomo che può penetrare la Parola di Dio, ma solo la Parola può conquistarlo e convertirlo, facendogli scoprire le sue ricchezze e i suoi segreti e aprendogli orizzonti di senso, proposte di libertà e di piena maturazione umana. Il confronto con le religioni e le culture Compito della chiesa è portare il vangelo a ogni creatura (cf. Mc 16,15). Facendo questo, essa incontra i credenti di altre fedi e religioni, con i loro Libri sacri e il loro modo di conoscere e adorare Dio; incontra ovunque tante persone che sono alla ricerca o in attesa della (Marcello Storgato) 2 M. Paola Vismara grande missionaria della Cina M. Paola Vismara nacque in Milano il 29 Giugno 1847 da famiglia benestante e di ottimi costumi. Crebbe secondo il cuore di Dio. Fin da bambina spiccava in lei una tenera pietà d’animo e specialmente l’esercizio della virtù che le faceva accettare lietamente e in silenzio qualsiasi rimprovero senza scusarsi, anche quando sapeva che non era colpa sua. La virtù crebbe insieme a lei e, a causa della sua propensione al silenzio, ebbe sempre molto a soffrire anche quando venne messa in collegio per gli studi. Quasi come fosse nata per patire, non trovò né nella sua infanzia, né nella sua gioventù, un cammino facile da seguire. Ricevette invece un’ educazione piuttosto severa che a volte arrivava fino al maltrattamento. Malintesi di maestre e compagne, rigidità nel trattamento … tutto questo faceva di Paola, che aveva animo sensibilissimo, una piccola martire. A questo si aggiungeva la sofferenza fisica. Essendo nata con una malformazione al cuore ebbe sempre una salute debolissima e delicata. In questo modo, Paola incominciava così fin d’allora, ad esercitare quella pazienza eroica, che fu la virtù caratteristica di tutta la sua vita mentre il Signore, con compiacenza, poneva già gli occhi su di lei, chiamandola a donarsi totalmente a Lui. Intanto, i suoi genitori si accorsero del graduale deperimento della sua salute e decisero di ritirarla dal collegio. Rimase pertanto in famiglia dove divideva il tempo tra preghiera, meditazione, cura dei fratellini e l’esercizio delle opere di carità. In particolare l’elemosina era la gioia del suo cuore. In quegli anni, il Signore continuava a farle sentire la sua chiamata, ma il problema era come dirlo ai suoi genitori anche perché era appena quindicenne… Paola usò allora uno stratagemma…. Chiese di poter terminare i suoi studi rimasti incompiuti, ma questa sarebbe stata solo una scusa per poter poi realizzare la sua vocazione. I genitori, che capirono le sue intenzioni conoscendo bene la loro figlia, opposero un po’ di resistenza ma alla fine diedero il loro assenso. Paola entrò quindi come educanda nel convento delle Canossiane di Monza con la ferma volontà di non tornare più a casa. Nel nuovo ambiente, come educanda, fu di consolazione alla Maestra, di edificazione alle compagne e di aiuto a tutti. In quella circostanza, ebbe modo di mostrare il suo amore alla missione. Infatti, avendo don Biagio Verri condotto nella casa di Monza due sue morette, Paola chiese con insistenza di potersene occupare e lo fece con un amore e dedizione veramente speciali. Arrivata all’età di 17 anni, seguendo i consigli del suo Direttore Spirituale, pensò fosse giunto il momento del grande passo… ma nuove lotte e nuovi strazi l’attendevano per riuscire a convincere i suoi genitori. Essi desideravano che rimanesse a casa almeno per qualche tempo, ma Paola pensando a quanto le sarebbe stato difficile poi ripartire, rimase salda nella sua decisione e al papà che le diceva: “Avresti tanto coraggio d’abbandonarmi”? Ella con il cuore affranto, perché lo amava teneramente, ma intrepida rispondeva: “Dio lo vuole, Dio lo vuole, non resistete alla volontà di Dio”! Così, i bravi genitori commossi conclusero: “Sia fatta la tua volontà; il Cielo ti benedica”! Il giorno 8 Settembre 1864 la Superiora l’ammise al Noviziato. Durante gli anni della formazione, si distinse per la sua generosità e prontezza ad aiutare tutti, malgrado la sua delicata salute. Il 29 Giugno 1867 festa del Sacro Cuore, fece la sua professione. In cuore serbava un desiderio segreto: la missione. In quell’anno, 1867, Monsi3 gnor Zanoli, Vicario Apostolico dell’ Hupe in Cina, a conoscenza del bene che le Figlie della Carità Canossiane facevano in Hong Kong, venne in Italia per chiedere le Canossiane per una fondazione in Hankow. In quell’occasione M. Paola pensò che fosse giunto il momento di manifestare la sua vocazione missionaria. Non avendone però mai parlato prima, cosciente della sua poca salute, la sua vocazione missionaria venne contrastata dalle Superiore, che però alla fine, compresero che era volontà di Dio e acconsentirono. Restava ora il problema di parlarne in famiglia e questo, conoscendo i legami che c’erano tra loro, le costò immensamente. Sapeva che avrebbe causato sofferenza ai suoi amati genitori. Infatti, per la mamma la notizia fu come un colpo di fulmine e il papà ne ebbe un dolore così forte, che per un anno intero sembrava aver perduto l’uso della ragione. Paola si preparò così a lasciare Monza e lo fece di notte, lasciando un profondo ricordo delle sue squisite virtù. Aveva vent’anni. La richiesta di Monsignor Zanoli, ricevette sei Sorelle: 2 di Monza, 2 di Pavia, una di Milano e una di Brescia; le radunò a Milano dove si recarono con le loro rispettive Superiore, contente di cooperare alla dilatazione dell’ Istituto e di inviare alla Cina quelle loro Figlie, sotto la scorta del loro Pastore. Benedette dall’Arcivescovo partirono da Milano il 15 Ottobre1867. Arrivate ad Hong Kong, la poca salute di Madre Paola, ma anche delle altre Sorelle, delle quali una morì in brevissimo tempo, fece sì che la piccola comitiva si fermasse nella Casa Madre delle nostre missioni, per otto mesi, durante i quali, M. Paola, fece tutto il possibile per perfezionarsi nello studio delle lingue e in ogni sorta di lavori, per poter rendersi poi utile nella sua Missione. Finalmente verso la fine di Luglio 1868, quattro Sorelle accompagnate da M. Lucia Cupis, Superiora di Hong Kong, partirono per Hankow. Il Signore, che sembrava voler iniziare quella fondazione con la Croce, permise che in quel momento la situazione economica della Missione si trovasse in grande ristrettezza. Così, Monsignor Zanoli, non poté preparare per loro un’ abitazione conveniente ma esse furono ben felici di rifugiarsi in una povera casa diroccata e cadente, dove si cominciò subito a raccogliere le orfanelle. Questa prima casa sarà testimone di tante eroiche virtù, di tante privazioni e anche del necessario, di un lavoro indefesso, di un soffrire costante, di una soave letizia, anche in mezzo al più grande patire. Qui, M. Paola, quasi miracolosamente, si trovò senza alcuna difficoltà di salute, al punto da poter fare due istruzioni al giorno alle donne dell’Hupe radunate da Monsignor Zanoli per gli Esercizi spirituali. Dopo cinque mesi la comunità si spostò in una casetta cinese un po’ migliore. Anche qui però, le Sorelle ebbero molto da soffrire, sia a causa di continue inondazioni, sia per la mancanza assoluta di tutte quelle comodità necessarie alla vita di ogni giorno. Nella nuova abitazione, l’attività principale era una scuoletta per le bambine e per le giovani, inoltre si accoglievano le anziane e abbandonate. Madre Paola si occupava di tutte e di ciascuna con grande amore. Le istruiva nella religione cattolica, le iniziava nei lavori d’ago e nelle attività manuali. Nel medesimo tempo era pure portinaia, preparava gli stipendi mensili alle nutrici e, con la sua profonda conoscenza della lingua e la sua perspicacia, seppe organizzare tutto con ordine ed onestà. M. Paola era una Sorella molto umile, obbediente e piena di carità verso tutti. Eccelleva in particolare nello spirito di orazione, per la quale spendeva anche gran parte della notte. Anche in mezzo a tanto lavoro e a difficoltà che mai mancavano, M. Paola era sempre allegra e faceva di tutto per mantenere allegra la comunità. Il Signore intanto, le stava preparando una sorpresa … La Superiora che era stata data dalla Casa di Hong Kong al momento della fondazione di Hankow, Madre Rachele Tronconi, vi rimase per nove anni. In 4 questo tempo sofferse molto: malattie, privazioni e stenti di ogni genere. Così, nel 1878, ritornò in Hong Kong per cui ad Hankow si dovette procedere all’elezione della nuova Superiora. Madre Tronconi conoscendo molto bene la M. Paola, aveva riposto in lei molta fiducia e in quel tempo moltiplicava le sue preghiere e si offriva vittima per quella poverina a cui sarebbe toccato prendere il suo posto. Al momento dell’elezione, mentre M. Paola sentiva ripetutamente leggere il suo nome, il suo corpo e la sua anima, si sprofondavano fino a terra. Alla fine cadde avvenuta, mentre tutte gioivano d’averla come Superiora. Aveva allora solo 33 anni e così si dovette scrivere a Roma per averne la dovuta licenza. Per la sua umiltà, M. Paola tanto rimase afflitta e annientata, quanto con energia e generosità si caricò della sua croce, dicendo: “Signore, accetto questo servizio purché tu non permetta che faccia debiti e non mi lasci mancare il necessario per nutrire le orfane e le ricoverate. Da parte mia, ti prometto che non rifiuterò mai nessuno che chieda ospitalità nella nostra casa”. La cara Superiora mantenne la sua promesse e Dio non fu da meno in generosità. Quante volte infatti si toccarono con mano i suoi prodigi! Quante volte si verificò la moltiplicazione dell’odio e delle granaglie specie in tempo di carestia! Il Signore fu davvero sempre presente nel momento del bisogno. Non vi sono parole che esprimano la delicatezza e la creatività della sua carità. Tutto si prendeva a cuore aiutando e vigilando ovunque. La salute delle Sorelle era la sua maggior premura. Volle recarsi ella stessa in cucina per preparare alle Sorelle cibi sostanziosi, in particolare per quelle di salute fragile. Siccome le opere andavano crescendo, affidò a ciascuna Sorella il proprio compito, tenendo presente l’età e le capacità. Ogni attività aveva un suo proprio regolamento che la Madre stessa si era premurata di preparare. Edificò un nuovo ospedale, che ogni anno andava ampliandosi ed era lei stessa che preparava i disegni di ampliamento in modo da ottenere l’ammirazione dei più bravi architetti. Piano piano, introdusse varie industrie: lavorazione del cotone, filatura, fabbricazione della tela, tinteggiatura della medesima, confezione di abiti e scarpe, di nastri e cordoni e scuola di ricamo. Introdusse macchine e mulini per macinare il riso e il frumento. Lei stessa sorvegliava le coltivazioni servendosi anche dell’aiuto dei Catecumeni ai quali dava una ricompensa per il loro lavoro e soprattutto li nutriva del pane dell’istruzione religiosa. Non contenta di tutte queste attività, si adoperò per coinvolgere nel suo zelo apostolico anche le Terziarie Cinesi. Essa stessa le aveva ben preparate alla vita cristiana per inviarle in fondazioni dove le Sorelle Canossiane non potevano arrivare. Nel 1888 Monsignor Vincenzo Epifanio Carlassare chiese le Canossiane per Uciam e la Madre aderì alla richiesta. Nel 1890, M. Paola partì per l’ Italia, andò poi in Francia, in Inghilterra e in Germania per cercare aiuti per la sua Missione. Ritornò con un gruppetto di Sorelle avute dalle varie Case d’Europa e subito si occupò con disinteressato amore e generosità alle due Fondazioni del Chensy e dell’Honan. Alle Sorelle di queste nuove fondazioni, M. Paola mandava scorte di tutto ciò che potesse render loro meno pesanti i sacrifici annessi agli inizi di una nuova Fondazione, continuando poi sempre a soccorrerle ed aiutarle in tutto ciò che le era possibile. Per quanto riguarda la preparazione apostolica delle Sorelle, M. Paola era molto esigente perché voleva che venissero preparate le bambine al Battesimo, alla Cresima e alla Comunione, con la 5 più diligenza possibile. Era inoltre importante per lei, che le Sorelle facessero conoscere ed amare Dio da un sempre maggior numero di persone, proprio come voleva la Fondatrice per la quale lei aveva un amore speciale. Infatti, proprio per questo suo amore verso la Venerabile nostra Fondatrice, più volte inviò grosse offerte, per cooperare all’opera della sua beatificazione. Della vita in generale di M. Paola, si può dire che sia stata un prolungato martirio ma sempre vissuta con la più profonda pazienza della quale è inutile volerne dare un’idea. Basta dire che fu paziente fino all’eroismo. La pazienza infatti, fu la virtù che principalmente la caratterizzò. Sostenne malattie lunghe e penose; soffrì tanto da far pensare ai medici, che il suo corpo fosse la sede di tutti i mali! Essa stessa disse che non poteva ricordare d’aver avuto nella sua vita, una sola ora senza patimenti e, negli ultimi anni, di non avere nessuna parte del corpo che non soffrisse di un qualche dolore particolare. Benché tormentata da continue sofferenze, Madre Paola continuò sempre ad occuparsi di tutto ciò che il suo servizio richiedeva. In particolare, dopo il miracolo ottenuto il 18 Ottobre 1879 dalla Venerabile Fondatrice, Madre Paola apparve dotata di energia e forza sorprendenti al punto che lei stessa si occupava della cucina e dei lavori più umili e pesanti. Se dopo tanti anni le forze fisiche cominciarono ad abbandonarla, non l’abbandonò invece mai, l’energia e la passione missionaria. Era bello vederla sapersi intrattenere con tanta dignità con i grandi, con i Principi e Sovrani, e nello stesso tempo occuparsi con tanta amabilità e soavità della bambina più piccola e del più miserabile dei poveri. sime ma incisive “pennellate”, anche la statura missionaria di M. Paola. Di lei sci dice: “… intelligente e colta, M. Paola fin dai primi anni della sua permanenza in missione, era riuscita ad impadronirsi della lingua cinese, cosa importantissima in terra di missione. Ma soprattutto aveva saputo capire e penetrare il carattere locale, con una profondità e precisione difficilmente sorpassata. Nei suoi ventidue anni di superiorato, M. Vismara, dedicò tutte le sue energie alle opere di carità da fare della casa di Hankow, “la cittadella della carità”, dove tutti potevano trovare un rifugio …” (M. Vincenzina Bellocchio p. 40) Queste poche righe sono sufficienti per farci maggiormente capire che figura di missionaria era M. Paola. Certamente aveva capito l’essenza dell’essere missionari. Infatti, aveva fatto ogni sforzo possibile per imparare alla perfezione una lingua così difficile come il cinese, perché sapeva che la lingua è la sola e sicura strada per arrivare al cuore della gente che la parla. E’ ancora attraverso la lingua che si può conoscere usi e costumi e parlare loro del Regno dei cieli … Non solo, ma l’apprendimento della lingua è anche uno dei principali modi di inculturarsi nel nuovo ambiente. Da M. Paola possiamo inoltre attingere un profondo insegnamento che ci aiuta a vivere decentrate … Con la salute fragilissima che si ritrovava, non è mai rimasta ripiegata su sé stessa con la preoccupazione di salvaguardarsi, al contrario, non ha mai risparmiato tempo, forze, sonno, capacità intellettive, creatività… ma è rimasta costantemente proiettata verso l’altro nel dono senza misura di tutta sé stessa. Grazie M. Paola per la tua vita spesa per il Regno. Grazie per non aver mai pensato a te stessa, né misurato la possibilità di donarti. Il tuo cuore, anche se malato, era troppo grande per ridurre i confini del tuo amore… Se si volesse continuare a descrivere vita e opere di questa grande missionaria, ci sarebbe certamente ancora tanto da dire. Nella biografia di M. Vincenzina Bellocchio, scritta da M. Angelina Rivetta, viene descritta con brevis- CAMIC ad Gentes è una pubblicazione trimestrale, strumento di informazione, formazione e scambio missionario tra il Centro Missionario Canossiano e le sorelle ‘ad Gentes’. Preparato e curato dal CAMIC Via Aurelia Antica, 180 • 00165 ROMA • e-mail [email protected] • tel. ++39 06 39366914 • fax ++39 06 6385885 6