Aristotele nella scienza moderna
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Aristotele nella scienza moderna
Filosofia Aristotele nella scienza moderna Il metodo scientifico e la probabilità di Gianluca Caputo Quando parliamo del metodo scientifico ci riferiamo, senza citarlo, a quello classico galileiano, quasi unico metodo possibile almeno secondo l'attuale paradigma scientifico. Ma pensare che l'introduzione di un metodo possa aver eliminato e messo in disuso un metodo precedente è una semplificazione che riteniamo doveroso chiarire raccontando quanto ancora c'è di Aristotele nella scienza attuali. La filosofia aristotelica, almeno fino a Galilei, ha dominato il sapere (e non solo scientifico) dell'occidente. In particolare la scienza, che è tutto ciò di cui è occupato Aristotele, qualunque sia il suo oggetto, mira alla conoscenza delle cause dove per cause intendiamo anche (ma non solo) le essenze di ciò che è studiato e dei suoi perché. A questo proposito tradizionalmente siamo abituati a pensare, non a torto, che la ricerca delle cause in Aristotele è solo una ricerca qualitativa (che non mira a misurare i fenomeni tramite leggi matematiche), ma in realtà anche l'esperienza ha un ruolo molto importante, come vedremo tra poco. Le scienze per Aristotele, come noto, sono molte e si differenziano a seconda dell'oggetto e del fine, ma tutte, per essere etichettate come tali, devono essere saperi costruite con lo stesso strumento: la logica (o analitica, come lui la chiamava). Anche se è questo un articolo rivolto ad addetti ai lavori riassumiamo qui, per completezza, le tre categorie di scienze come tradizionalmente sono presentate nei corsi di filosofia su Aristotele: Oggetto Fine Premesse Teoretiche Essere Essere Necessarie Pratiche Uomo Felicità Probabili Produttive Oggetti - Possibili Si tratta di uno schema fin troppo semplicistico ma necessario per mettere in evidenza la terza colonna, quella che in questo approfondimento risulta più interessante: la necessitò per igni scienza di essere fondata su premesse a partire dalle quali operare, tramite la deduzione logica, il calcolo Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico - © Loescher Editore www.loescher.it/filosofiascienzeumane delle conclusioni la cui verità dipenda dalla verità delle premesse. Da un punto di vista metodologico dunque la differenza fondamentale tra un tipo di scienza e l'altra sta nel "grado" di verità delle premesse: le scienze che si fondano su leggi necessarie (proposizioni incontrovertibili) sono solo le scienze che parlano dell'essere e come tali, facendo uso dei sillogismi logici, produrranno anche conclusioni altrettanto necessarie. Altri tipi di scienza però sono possibili anche se le premesse non sono necessarie ma solo probabili o possibili (e questo un po' dovrebbe far riflettere). Le scienze teoretiche, non a caso, comprendono quelle che scienze che ancora oggi non avremmo difficoltà a definire tali: fisica, cosmologia e biologia. Scienze sono però, per Aristotele, anche discipline che oggi, dopo la rivoluzione scientifica galileiana, invece non chiameremmo più tali: etica, politica e poetica. Recuperare il valore di scientificità di queste discipline, adesso, può aiutare a mettere in luce il significato di Scienza che Aristotele utilizzava e metterlo a confronto con il significato che ne diamo oggi. LA SCIENZA OGGI Quando parliamo di scienza, oggi, tendiamo a pensare a discipline che hanno come oggetto la descrizione del mondo "quale esso è", oggettivo, che prescinda dalla cultura, dall'autorità e dai punti di vista, prescinda quindi in qualche modo dallo stesso spettatore. Se lo facciamo un po' è anche merito dello stesso Galilei quando ci parla di una natura scritta in caratteri matematici ma amiamo ricordare che lo stesso Galilei ebbe a dire che il fisico è un filosofo quando sa di dover operare, della natura, delle semplificazioni che dipenderanno dal tipo di indagine che si voglia condurre, quindi dal tipo di interrogativo che sulla natura stessa si pone e quindi dal fine che si assume e dal modello che si adotta per rispondere a quell'interrogativo e in vista di quel fine. Detto in maniera più snella: è cosciente lo stesso Galilei che della natura si fa indagine per modelli e anche se non necessariamente i modelli possono essere tra loro in contrasto (come una certa filosofia della scienza post positivista sembra assumere), indubbiamente possono occuparsi di porzioni della natura diverse e quindi offrire non certezze ma solo probabilità. Questo ultimo punto merita di essere spiegato meglio: per ottenere verità incontrovertibili dall'indagine sulla natura, già i primi filosofi affermano, è necessario avere una visione globale del tutto, che non lasci fuori niente, perché niente possa contraddire o falsificare le mie proposizioni. Qualsiasi modello, quindi, per definizione, può essere soggetto a falsificazione o comunque a essere migliorato o complicato da modelli diversi o superiori. Assumendo questo punto di vista di premesse necessarie, in qualsiasi scienza, non ve ne sono, ma al più le premesse possono essere probabili (come nelle scienze pratiche di Aristotele). Ma allora la scienza perde la sua caratteristica di necessità? Assolutamente no: essa si trova nel metodo, la necessità sta nella conservazione della verità che eventualmente si trovano nelle premesse, le quali possono essere assunte al più come ipotesi. Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico - © Loescher Editore www.loescher.it/filosofiascienzeumane IL METODO Il termine metodo viene utilizzato, ed è stato utilizzato, in varie accezioni sia nel linguaggio comune sia in quello scientifico ed è l’arte di porre, in una sequenza corretta, una successione di passi da compiere per conoscere la realtà. “Ars bene disponendi seriem plurimarum cogitationum” (Logica di Port Royal, Arnauld e Nicole 1662) La sequenza corretta, che conserva il valore di verità delle premesse, in Aristotele, si chiama sillogismo e un discorso logico sarà dunque una catena di sillogismi che a partire da un insieme di premesse o leggi già argomentate giunge a nuove conclusioni che saranno a loro volta premesse di altre sequenze. Aristotele apporta dunque un enorme contributo, sistematizzando la scienza fino ad allora conosciuta e identificando nel sillogismo il principio per determinare la verità. Aristotele dice: «Ebbene, sillogismo è un discorso nel quale, poste alcune cose, qualcosa di diverso da ciò che è stabilito segue di necessità in forza di ciò che è stabilito. Vi è dunque una dimostrazione quando il sillogismo proceda da asserzioni vere e prime, oppure da asserzioni tali che hanno assunto il principio della conoscenza ad esse relativa in forza di certe asserzioni vere e prime; dialettico è invece il sillogismo che argomenta da opinioni notevoli». (Aristotele, Topici, in M. Zanatta, Organon di Aristotele, Torino, 1996, vol. II, pp. 115–117). Il sillogismo è una costruzione logica formata da una o più proposizioni precedenti (se...) dalle quale nasce una proposizione conseguente (allora...). La necessità è dunque carattere fondante del metodo e non del contenuto giacché i contenuti, le proposizioni, possono anche non essere necessarie. Da dove dunque prenderò le proposizioni che assumo per vere e prime? Dall'esperienza tramite l'induzione. SCIENZE UMANE Questo modo di intendere la scienza spiegherebbe, forse, perché oggi tendiamo a dare il connotato di scienza anche a discipline che di leggi o principi oggettivi ne sono prive: le cosiddette scienze umane. Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico - © Loescher Editore www.loescher.it/filosofiascienzeumane CONCLUSIONI: ESPERIENZA E NECESSITÀ La tesi di un Aristotele empirista-induttivista sembra emergere là dove egli afferma: «Orbene, la dimostrazione parte da proposizioni universali, mentre l'induzione si fonda su proposizioni particolari; non è tuttavia possibile cogliere le proposizioni universali, se non attraverso l'induzione, poiché anche le nozioni ottenute per astrazione saranno rese note mediante l'induzione» (Aristotele, Analitici Secondi I, 18, 81b). «È dunque necessario che noi giungiamo a conoscere gli elementi primi con l'induzione». (Aristotele, Analitici Secondi II, 19, l00b.). Possiamo infine concludere da tutte queste premesse che scienza, per Aristotele, è tutto ciò che, assunto per vero anche a partire dall'esperienza, segue da esso per procedimenti logici che ne garantiscano la conservazione della verità. Detto in altre parole: il contenuto di una dimostrazione è dato dall'esperienza (ovvero dalla natura) ma la necessità è dato dal soggetto che la indaga e che, costruito della natura un modello, procede all'interno di esso tramite procedimenti logici. Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico - © Loescher Editore www.loescher.it/filosofiascienzeumane