Prita Prita - TraccEdizioni

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uomo che possa creare un certo insie-
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“Incomincia a cercare una donna o un
me organico con te, una unità nella tua
vita, in modo che questa carenza costante, questo qualcosa che manca,
questo pesante senso di incompletezza
nel tuo essere venga rimosso... Ma nessuno ha mai trovato una donna o un
uomo in grado di esaudire il desiderio
di diventare un insieme completo”.
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Osho, “Sermon in stones”
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ringrazio
la professoressa Gina Gramaglia, che mi ha insegnato
a cercare il lato nascosto e più profondo delle cose;
Lidia Ravera, che mi ha incoraggiato a scrivere;
i miei colleghi di lavoro, che hanno sopportato con
pazienza l’anteprima di alcuni abbozzi di scrittura;
Manuela: “te lo dicevo che eri brava!”
Stefania e il Bar “Dolce Vita”, provvisorio ufficio mio e
di Pino Bertelli nel corso della definizione del libro;
Laura, che ha suggerito l’idea per la copertina;
Sabina, che ha corretto le bozze
con molto amore e poche critiche;
questi Luca e Laura, sempre in me;
tutti quanti apprezzeranno “due”
ISBN 88-7205-082-0
© 1999 - TraccEdizioni
C.P. 110 - 57025 Piombino (LI)
Tel. e Fax 0565/35259 • Tel. 0565/33056
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al mio capolavoro, Sarah
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FAI DI OGNI LACRIMA UNA STELLA
“Ma scriviamo anche per accrescere
la nostra consapevolezza della vita.
Scriviamo per lusingare e incantare e consolare altri.
Scriviamo per fare una serenata ai nostri amanti.
Scriviamo per gustare la vita due volte,
nell’istante presente e nel ricordo.”
Anaïs Nin
Un libro sulla dualità o sull’uguaglianza nella diversità è un
libro sull’amore. La dualità dell’amore è il mistero dove ciascuno canta le proprie radici o ritorna ai propri sogni. È la
dualità o la diversità dell’amore che fa nascere le ali e volare
tra cielo e terra, là dove i sentimenti più estremi divengono
le passioni del mondo. Fai di ogni lacrima una stella e dell’amore un fiore di vetro colorato che accompagna i tuoi sorrisi nel tempo. Consegna il tuo sogno alla sensualità delle anime belle e i tuoi silenzi inzuppati d’amore profumeranno
di dolcezza e di rosa. Amare significa cambiare per qualcuno e insieme a qualcuno.
Nella diversità, l’amore rivela ciascuno a se stesso e riscopre
il respiro del cuore. La magia dell’incontro amoroso fa dell’inafferrabile la conoscenza della gioia. L’amore divampa, rimane e cresce nel rispetto e nella stima di noi e tra noi. Chi
tocca l’amore riconosce la felicità e le carezze del cuore. Nulla è stato scritto oltre le nuvole, tutto è invece nell’amore che
riusciamo a darci. L’amore viola i limiti della sofferenza, per
fiorire sui sorrisi della libertà. L’amore si mostra solo all’amore. La dualità dell’amore afferra ciò che ci sfugge e insegna a lottare nella trasparenza dei sogni. Il coraggio di amare significa vivere anche la diversità, accettare la malinconia
blu di noi e tra noi, che si fa vita.
Pino Bertelli, 18 volte ottobre 1999
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PREFAZIONE
“Ma Luca, dove andranno a finire tutte le cose che ho voglia
di dirti e che tu non hai il tempo di ascoltare?”
“Scrivici un libro!”
“Ma se non hai il tempo di ascoltarmi, quando mai lo leggeresti, tu che non apri mai un libro?”
“Se non lo farò io, magari lo leggerà qualcuno che poi me lo
racconterà. Tu scrivilo, poi si vede …”
“Ma dai, scrivere non è diretto come parlare”.
“Meno male, se no mi sfiniresti. Almeno se leggo un libro lo
chiudo quando voglio, tu invece sei senza interruttore, Laura”.
“Sai, una grande scrittrice italiana che ho conosciuto ha detto che ha cominciato a scrivere altrimenti si buttava dalla finestra. Io invece l’ho fatto altrimenti buttavo te dalla finestra,
Luca”.
“M’è andata bene, allora! Brava ciccina, scrivi, scrivi…”.
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1° INCONTRO (Visto da lei)
C’era stato un forte temporale di fine estate quel giorno, inatteso al punto che, uscendo dal mio ufficio, ero entrata
con i miei sandalini leggeri nelle tante pozzanghere formatesi nella tarda mattinata e mi ero bagnata di pioggia la camicetta mentre cercavo di raggiungere velocemente la mia
auto.
L’appuntamento era per le 13,30 ma rischiavo di arrivare in
ritardo (cosa che io odio) per quella pioggia copiosa che costringeva tutte le auto sulla strada a rallentare per evitare che
l’acqua che scorreva a fiumi entrasse rovinosamente nei motori. Avevo già trovato varie auto ferme ai lati della variante
Aurelia e perciò, mio malgrado, rallentavo per arrivare in ogni caso, magari con un piccolo ritardo, piuttosto che perdere il mio primo appuntamento con Luca.
Luca, che strano quell’incontro...
So che tutto quello che succede ha un senso, non dico “credo”, dico “so” perché è la mia esperienza: da quando ho imparato ad essere un po’ più consapevole che c’è un perché
in ogni avvenimento della vita, è naturale che mi chieda
sempre che cosa mi accade, che analizzi i momenti importanti come quelli comuni che sto vivendo.
Quella volta il significato mi sembrava fin troppo chiaro: avevo problemi di comunicazione con un mio caro amico
(entrambi parlavamo senza che l’altro capisse o volesse capire), l’estate che stava finendo mi trovava stanca, insoddisfatta e sola. Così, quando Luca mi aveva invitato a pranzo,
mi sono detta: “Oh, bene, trascorrerò un paio d’ore spensierate con una persona gradevole, senza che ci siano complicazioni sentimentali, finalmente!”, quindi non mi ponevo il
problema se dubitare o meno della prima spiegazione, andando a cercare significati nascosti.
Luca è un rappresentante che viene da 10 anni circa nell’azienda dove lavoro, non si rivolge quasi mai al mio ufficio e
in questi anni ci siamo incontrati solo di tanto in tanto. Ogni
volta, comunque, è stato carino con me, attento al mio abbigliamento o al mio nuovo taglio di capelli, sempre rispetto-
so, cordiale, divertente, un signore insomma, con quell’aria
un po’ retrò anche se solo quarantenne. È vero, non ci vedevamo di solito che una o due volte l’anno, ma in questo agosto era stato tutto un incontro. Inoltre l’ufficio Acquisti mi
aveva autorizzato ad ordinare direttamente alla sua ditta i dischetti che mi servivano per il computer. “Sai” aveva detto il
Responsabile, “siamo in agosto, stanno per chiudere, perché
non telefoni in modo che possano portarli a te direttamente?” Quando avevo chiamato Luca era in ufficio -e non in giro per clienti come suo solito- e, dopo aver preso l’ordine,
mi aveva fatto ridere con le sue battute, mi aveva chiesto di
me e mi aveva promesso che mi avrebbe consegnato personalmente al più presto i dischetti in questione.
Così infatti era stato: l’indomani avevo indovinato la sua sagoma dietro la porta a vetri opachi del mio ufficio ed era entrato col pacchetto tra le mani e col sorriso più affascinante
che gli avessi mai visto sulle labbra. Per questo, dopo pochi
minuti di chiacchiere allegre, quando mi aveva chiesto se
pranzavamo insieme uno dei giorni successivi, mi era sembrato naturale accettare per conoscerlo meglio.
Dopo due giorni ho telefonato (e ancora l’ho trovato subito)
per dire “Ok, per me va bene giovedi”. Lui ha fissato l’ora e
il luogo dell’appuntamento, oltre il ristorante, naturalmente.
Mentre andavo ad incontrarlo, guidando con prudenza, mi
dicevo che cercavo solo un paio di ore spensierate, con la sicurezza che nessuna complicazione sentimentale sarebbe
sorta, ma una voce dentro di me -la voce del mio istinto, del
mio intuito?- mi diceva: “Sei proprio sicura o ti stai prendendo in giro?” La parte razionale, già impegnata a guidare senza far spegnere il motore, faceva finta di non sentire e a me
stava bene ignorare un inizio di conflitto interiore.
Sono arrivata all’appuntamento in un grande parcheggio
quasi puntuale: ho realizzato che non sapevo nemmeno che
auto avesse, ma Luca, dalla sua BMW scura (elegante come
lui) mi ha fatto un cenno invitandomi a salire. Mi sono accorta che ero imbarazzata, la mente che mi ripeteva quanto
non fosse importante quell’incontro e la vocina che insinuava il contrario.
Sono salita e lui, sorridente, si è avvicinato per baciarmi dritto sulle labbra, io le ho spostate all’ultimo momento dando-
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gli la guancia, lui ha fatto finta di non notare le mie manovre
e ha iniziato a guidare dicendo “bella giornata oggi, vero?” e
abbiamo riso del fatto che proprio la prima volta che uscivamo insieme era venuto giù un mezzo diluvio. Comunque,
man mano che ci avvicinavamo al ristorante percorrendo la
strada nella pineta che porta al mare, le nuvole si diradavano e, quando siamo arrivati, il sole era tornato a brillare, come se fosse stata solo un sogno la pioggia di prima, addirittura abbiamo scelto di mangiare in terrazza, ormai tranquillizzati sul tempo.
Non ricordo esattamente le tante cose di cui abbiamo parlato nelle due ore trascorse al tavolo di quel ristorante frequentato dagli ultimi turisti della stagione, credo che ci siamo raccontati tutta o quasi la nostra vita, sorvolando io sulle storie sentimentali vissute dopo la separazione da mio marito (troppo “mie” per parlarne ad un quasi sconosciuto, carino si, ma sempre estraneo) e lui sul suo matrimonio, solamente accennato quando non poteva farne a meno. Mi ha
parlato invece del figlio (e i suoi occhi brillavano di una luce particolare che mi toccava), della sua passione per il biliardo, dei suoi amici coi quali condivideva cene, palestra,
gite in montagna, discoteca; mi ha raccontato barzellette e
storie divertenti ed ha ascoltato con attenzione quello che
anch’io dicevo. C’era solo un certo imbarazzo ogni tanto, come se anche lui sentisse le mie voci interiori che non hanno
smesso di giudicare per tutto il tempo, e allora uno dei due
iniziava a parlare velocemente, come a coprire tutto con una battuta o una risata.
Quello che ricordo nitidamente, però, era il suo essere cavaliere con me: ha scelto lui il vino più adatto (e costosissimo!)
e ha lasciato a me la scelta dei piatti, tutti a base di pesce, così abbiamo scoperto di avere gusti molto simili anche per
quanto riguarda il cibo.
In realtà non abbiamo mangiato molto, era più nutriente imparare a conoscerci attraverso il raccontare dell’altro; io avevo davanti un uomo da scoprire, mi rendevo conto, rispetto
al quasi sconosciuto gentile rappresentante che incrociavo
di tanto in tanto. Oltre al suo essere signorile, educato, divertente, percepivo in lui qualcosa che mi attirava inevitabilmente: è quello che io chiamo “effetto calamita”, quella at-
trazione come se fossimo un pezzo di ferro e, appunto, una
calamita, che non si chiedono il perché‚ si attraggono e basta. Riconoscevo in lui qualcosa di familiare, era come se, attraverso le parole, conoscessi in quel momento la sua personalità, e col linguaggio non verbale del suo corpo lo ritrovassi sempre più simile a me.
Non dovevo attendere molto per la conferma.
Una volta usciti dal ristorante, dove lui aveva insistito per pagare un conto per me salatissimo che mi aveva shockata, siamo ritornati alla sua BMW e, fatti pochi chilometri, gli ho
chiesto se potevo guidarla. Lui ha accettato tranquillamente
(solo dopo diversi mesi mi ha detto che non la cede a nessuno, nemmeno quando si sente male!) e vedevo con la coda dell’occhio che mi guardava con ammirazione, con stima,
e io gli stavo dimostrando la mia abilità nel guidare un’auto
per me nuova –e a me faceva così piacere apparire al meglio
ai suoi occhi!
Con calma ho preso la strada per la collina; sempre parlando e ridendo siamo arrivati in un paesino caratteristico, ho
cercato un punto dal quale si vedesse il bellissimo panorama e ho spento il motore.
Luca mi ha fatto i complimenti per la guida, poi lentamente
mi ha accarezzato un braccio, poi un guancia e, come se fosse sempre stato così, mi ha attirata a sé e mi ha baciata.
Dentro di me è successo di tutto: la vocina solita che diceva:
“una giornata spensierata senza coinvolgimenti, eh?” la mente che ribatteva: “ma è solo un bacio!” come se non sapessi
che a nessun uomo avevo permesso di farlo senza che poi
non ne fosse nata una storia, ma la reazione più importante
in quel momento era quella del mio corpo: aderiva perfettamente al suo, il sapore del suo bacio era come già conosciuto, era il mio sapore, era un prolungamento della mia
bocca e non due labbra sconosciute quelle che sentivo sulle
mie, insomma mi piaceva tantissimo!
Lui era stupito quanto me, non so se della rapidità della conquista (ma dovevo sconvolgerlo ancora di più su questo!) o
della familiarità dei nostri sapori, mi ha guardato ed ha detto: “Hai visto?” dimostrandomi che anche un chiacchierone
come lui può rimanere senza argomenti in certe situazioni e
pur di non stare in silenzio, dice la prima banalità che gli sa-
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le alle labbra. Ha continuato poi a tenermi stretta, dolcemente, chiamandomi “ciccina” (non mi piace, ma mi sembrava indelicato dirglielo al primo incontro, al secondo però
l’ho fatto e lui, da persona attenta qual è, evita quasi sempre
questo termine da amante senza nemmeno l’impegno di ricordare il nome) e dicendomi quanto gli piacevo dalle prime volte che ci incontravamo in ufficio.
In effetti le mie colleghe mi facevano sempre notare lo
sguardo particolarmente amoroso che riservava solo a me,
ma non mi interessava allora, era un complimento che veniva dimenticato in poche ore, che fossi o meno in periodi di
carenza d’affetto.
Quel giorno no, sentivo il mio grande piacere nel ricevere le
sue attenzioni e lui sembrava scegliere le frasi giuste per farmi sentire attraente, desiderata, oserei dire amata, anche se
la parte razionale era lì a dirmi: “Amore al primo incontro? E
fino ad ora perché non è scattato il click tra voi? Come ha fatto a vivere senza di te fino ad oggi se sei così splendida per
lui?”
Naturalmente preferivo ascoltare la voce dell’istinto che diceva: “Godiamoci questo momento di intimità, di naturalezza e al diavolo i ragionamenti!”
Luca ha aperto il cruscotto della sua BMW e ha preso un Bacio. “Quelli con le frasi d’amore!” ho detto io, e lui: “Si, dai,
leggi!”
La frase di un anonimo era un segno del destino per noi, diceva: “Il bacio è un dolce trovarsi dopo essersi a lungo cercati” ed era proprio quello che entrambi sentivamo, come se
finalmente due metà avessero riformato un tutt’uno meraviglioso, come se il nostro vivere fino a quel momento fosse
stato solo una preparazione per l’incontro più importante e
significativo della nostra vita.
Cosa importa se entrambi abbiamo amato altre volte con intensità, con abbandono, se siamo già stati attratti da corpi,
sguardi, intimità, passioni, se abbiamo riso e pianto con le
persone più disparate, cosa significa se entrambi abbiamo
nel passato sentito quel qualcosa in più che ci ha spinti a
sposarci, a dire sì per sempre ad una sola donna, ad un solo
uomo; ora l’unica cosa che sentivamo era quel momento,
quel desiderio di passare l’eternità su quelle labbra, con
quella sensazione così rilassante di essere finalmente “a casa”. Mi sembrava di avere atteso tutta la vita quell’incontro,
lo trovavo così naturale che mi veniva da dire: “Va bene, sei
stato lontano da me, ma adesso recuperiamo il tempo perso,
cosa hai intenzione di fare della nostra vita d’ora in avanti?”.
Dentro di me delegavo già tutto a lui, mi mettevo tra le sue
mani in piena fiducia, lo eleggevo già dal primo momento –e
me ne rendo conto a distanza di tempo con sorpresa e meraviglia- padrone della mia vita.
So che è nella mia natura più profonda di cercare un uomo
amoroso che si prenda cura di me, col quale in piena fiducia
mi possa finalmente rilassare perché so che qualsiasi cosa
decida è la migliore per me. Tutta la vita ho cercato uno così e Luca, fin dal primo giorno, sembrava esserlo o almeno
volevo che lo fosse. Un padre incestuoso? Il complesso di Elettra per la gioia della psicologia moderna? Non lo so ora e
non me lo chiedevo allora, quello che so è di essere diventata importante per lui, anche se, a volte, gli dico che mi sento come una ciliegina sulla torta della sua vita e lui mi risponde: “Ma la torta non sarebbe altrettanto buona senza
quella ciliegina!”
Io voglio crederci anche se talvolta, nei momenti di pessimismo ne dubito, ma dal mio spazio di bisogno anche le briciole di tempo che ci diamo mi sembrano pagliuzze dorate.
E va bene così. Almeno per ora.
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1° INCONTRO (Visto da lui)
Ragazzi che roba! Era tanto che non mi capitava una cosa così! L’ho detto anche a lei, “Brava, mi fa proprio bene una storia con te, dopo tanto tempo che facevo solo il bravo marito, mi ci voleva proprio”. Lei è rimasta a guardarmi con quegli occhi incantati, già cotta di me, (lo so riconoscere quello
sguardo) e mi ha dato un leggero bacio sulle labbra, senza
parlare, appagata di quello che era successo.
Forse non se lo aspettava, io si me lo aspettavo, o almeno lo
speravo; sono anni che la conosco, ma solo in questi ultimi
mesi ho avuto modo di incontrarla sempre più spesso e
quando, parlando del più e del meno e facendola ridere con
le mie battute, l’ho invitata a pranzo mi sono detto: “Vai,
questa è la volta buona che la conquisto!” ed infatti è stato
facile, proprio da copione, direi; con la mia esperienza ho
capito subito come muovermi con lei, cosa dire, come dirlo,
come guardarla dritto negli occhi ogni volta che alludevo a
qualcosa di sessuale per farle capire che mi piaceva anche
più di quanto non dicessi a parole... ma con lo sguardo!! Ho
fatto finta di non notare lo spostamento veloce del suo viso
quando ho cercato di baciarla sulle labbra appena entrata in
macchina, di sicuro lei ha apprezzato il fatto che non ne ho
parlato per non metterla in imbarazzo, in realtà io ci ho provato, poteva anche andarmi bene al primo colpo!
Devo dire che con lei sto proprio bene, il pranzo è stato perfetto, non solo per il cibo, ma proprio per la sua compagnia;
oddio, è vero che con me stanno tutte molto bene, per cui
riescono ad essere divertenti anche loro, ma lei ha qualcosa
di particolare che ha fatto volare il tempo trascorso, ed è
strano per me che di solito non reggo gli incontri più lunghi
di due ore.
Le ho fatto guidare la mia BMW (anche questo è insolito,
non lo permetto nemmeno a mia moglie) e devo dire che è
stata brava, considerando che non la conosce. Tutto sommato è una donna divertente, il che non è poco, intelligente, ed anche questo ha il suo peso, ma soprattutto sono rimasto sorpreso quando ci siamo finalmente baciati: sembra-
va di averlo sempre fatto, era così naturale che sono rimasto
senza parole, stupidamente ho detto: “Hai visto?” ma mi sono accorto prima di lei che era una scemata, tanto per dire
qualcosa.
Le ho chiesto cosa provava (fa sempre colpo sulle donne) e
lei ha confermato la naturalezza del nostro primo contatto,
mi si è quasi sdraiata contro il petto, con le mie braccia intorno alla sua vita, respiravo il profumo dei suoi capelli, sentivo la pienezza del suo corpo caldo e tutto questo mi eccitava come davanti al nudo della più bella donna del mondo;
mi è venuto da cantarle una canzone negli orecchi, lei sorrideva tutta contenta, per un po’ il mondo si è fermato e non
avevo più fretta di andare al bar dove mi aspettavano gli amici, stavo bene lì.
Quando le ho chiesto di sbottonarsi un po’ la camicetta perché potessi vederle l’attaccatura del seno, con mia grande
sorpresa l’ha fatto, forse avrebbe fatto anche di più se l’avessi chiesto, ma per la prima volta che uscivamo mi è sembrato abbastanza, ho continuato a baciarla per un po’ ed ogni volta era sempre più bello, sempre più in intimità, eravamo come una cosa sola, ma nel contempo percepivo perfettamente il suo corpo contro il mio, i suoi seni splendidi,
grossi come piacciono a me, i suoi fianchi contro i miei e
non mi preoccupavo minimamente di controllare la mia erezione, percepivo che non è il tipo che si scandalizza, anzi lo
prende come un complimento, un omaggio al suo sex-appeal e questo mi permetteva di lasciarmi andare a quello che
sentivo. Quando l’ho riaccompagnata alla sua auto le ho
chiesto il numero di telefono di casa e lei non solo me l’ha
dato ma ha tenuto a precisare come trovarlo sull’elenco del
telefono, nel caso perdessi il biglietto dove l’avevo scritto.
Prima di scendere mi ha detto: “Sono contenta che ci siamo
visti di giovedì, perché è il giorno dedicato a Giove, il pianeta -tra le altre cose- del piacere” (è un po’ fissata con l’astrologia, ne ha parlato spesso durante il pranzo). Ed io: “E
venerdì che giorno è?”
“È il giorno dedicato a Venere, il pianeta dell’amore”.
“Allora voglio vederti anche domani” ho aggiunto io. Lei è rimasta un attimo perplessa ma poi ha detto: “Va bene, chiamami in ufficio” ed io: “Rimaniamo d’accordo subito che se
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non senti niente ti aspetto qui domani alle 14” (a me non piace telefonare). È scesa dopo un leggero bacio sulle labbra, è
salita sulla sua auto e se ne è andata facendo “ciao” con la
mano. Io ho sorriso (non so se mi ha visto) ma non ho risposto al suo saluto con cenni che avrebbero potuto compromettermi. (È vero, se qualcuno che mi conosce mi avesse visto un attimo prima mentre la baciavo era anche peggio,
ma in quel momento era più forte di me, dopo invece ero
tornato pienamente padrone del mio autocontrollo e ho evitato gesti pericolosi). Ho guidato con un senso di freschezza
e di leggerezza che non provavo da anni: fino a poco prima
avevo avuto tra le braccia una bellissima donna con cui è
scattata subito intimità e confidenza e tutto faceva pensare
che l’indomani il pomeriggio non sarebbe stato da meno.
Sono arrivato al bar dove sono solito andare e appena ho visto il “fido Tommaso” -il mio amico del cuore- gli ho detto:
“La sai la novità? C’ho una!”.
Lui ha voluto sapere chi era, gli ho spiegato che era quella
bella mora che a volte abbiamo incontrato al bar vicino all’azienda dove lavora, carina, cordiale, dalla battuta pronta,
che dà l’impressione di una ragazza spensierata e libera, più
che di una donna divorziata come in effetti è. Ha risposto di
non ricordarla molto bene e subito dopo ha chiesto: “Ma le
tette come ce l’ha?”
E qui lo volevo! È morto di rabbia e di invidia quando gli ho
detto che era roba da non credere, che lui ci si sarebbe fatto
d’oro tra quei seni gonfi e morbidi, ma ero arrivato prima io,
era la mia preda e stavolta non gliela cedevo come invece a
volte è accaduto quando uno di noi rimorchiava qualche ragazza facile e magari disponibile allo scambio con naturalezza. Mi sentivo orgoglioso della nuova conquista, io che
fin da ragazzo ho seguito i suggerimenti di Tommaso e a volte mi sono preso le ragazze che lui aveva scaricato. Stavolta
no, ero soddisfatto e avevo anche voglia di fargliela conoscere, tanto avevo visto negli occhi di lei quel qualcosa di
particolare, di dolce e già di appartenenza che mi faceva essere sicuro anche di un eventuale confronto col “grande”
Tommaso. Così ho proposto, prima o poi, senza fretta! una
cena a quattro: di sicuro lei ha un’amica disponibile per il
mio migliore amico!
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L’ALBERGO (visto da lei)
Devo essere impazzita, si, di sicuro lo sono, io che faccio
questo! Mai successo: ma sono proprio io la donna che ha
invitato un semi-sconosciuto in albergo?
Quando l’ho proposto a Luca, ieri, non credevo alle mie orecchie, io che tranquillamente dicevo: “Ho degli amici che
gestiscono un albergo carinissimo in collina, un posto splendido, fuori dal mondo, ti andrebbe di andare a trovarli domani?”
Lui ha risposto subito di sì, mi è sembrato un po’ confuso,
veramente, ma io ero così tranquilla! Per me era tutto perfettamente naturale: dopo il primo pranzo insieme e l’incontro
del giorno dopo (passeggiata romantica in pineta fino al mare, bacetti e abbracci tra risate e coccole, eccitazione fisica
per entrambi lasciata sfumare non senza averla notata con
stupore e orgoglio, però senza imbarazzo o falso moralismo,
per fortuna!), ieri ci siamo incontrati per la terza volta in sette giorni e quando ho visto che il contatto corporeo si faceva sempre più bollente mi è uscita quella proposta così naturale e consequenziale: d’altra parte abbiamo quarant’anni,
non possiamo continuare a produrre acrobazie in auto o in
pineta che rischiano di far saltare i bottoni dei suoi pantaloni e i ganci del mio reggiseno, no, non è cosa da noi.
Così ieri sera ho telefonato ai miei amici dicendo che oggi
sarei andata a trovarli con un tipo un po’ speciale e al mio:
“Ah, avreste mica una camera libera, per caso?” Mi sono sembrati molto tranquilli e anche felici per me (sono conosciuta
come una quasi asessuata, tutta presa dai miei interessi culturali ma poco dedita ai piaceri più terreni della vita) e mi
hanno promesso la camera più carina del loro piccolo albergo.
E adesso sono sulla sua BMW, che mi piace sempre di più, e
stiamo andando in collina.
C’è tra noi quell’intimità che viene bene in auto: la sua mano destra sulla mia gamba e il mio braccio sinistro sulle sue,
la mia testa di tanto in tanto appoggiata alla sua spalla, mentre cantiamo insieme le canzoni che più ci piacciono tra
quelle trasmesse dalla radio, ricordandone il periodo e agganciandoci ognuno i propri ricordi.
È curioso che, pur avendo la stessa età, il nostro vissuto sia
stato così diverso, così lontano, mai un incontro sebbene abbiamo vissuto relativamente vicini, mai frequentato le stesse
spiagge, locali, amicizie, come due binari paralleli che, fino
ad oggi, non si sono mai toccati.
Ma ora lo stanno per fare. In questo albergo. In una camera
sconosciuta.
Oddio, ma come sono arrivata fin qui?
Eppure, perché‚ no? È tutto così naturale! Mi sembra di averlo sempre conosciuto, a volte so prevedere come si muove,
quello che sta per dire, e quando invece agisce con gesti o
parole inaspettate mi sorprende quanto mi piaccia il suo modo di fare.
Somiglia a mio padre, inutile negarlo, e a mio marito, moltissimo, ma, naturalmente, è unico, ha un’impronta tutta sua
nel fare semplici gesti, nel guardarmi con quell’eccitazione
che lui cerca di mascherare ma che è palese per me, nel dire battute divertentissime con l’aria più seria possibile, è affascinante, se fossi un uomo vorrei essere come lui e questo
significa che una parte di me (la mia energia maschile, il mio
uomo interiore il mio “animus”, secondo Jung) assomiglia a
lui tantissimo.
Ma queste sono considerazioni, pensieri, spiegazioni logiche
che in questo momento, mentre sto varcando la soglia della
“nostra” camera, non servono proprio a nulla. Adesso serve
solo essere presente a quello che sentiamo, e cioè impazienza di “scoprirci” in ogni senso, eccitazione quando il suo
corpo sfiora il mio, allegria e senso di sazietà per lo splendido pranzo che si è svolto tra piatti insoliti e ricercati e le sue
battute, così ironiche ed intelligenti.
Ma, adesso, non più tempo per pensare, non disquisizioni
da fare, non paure, non freni, mentre mi sbottona la camicetta di cotone, mentre mi sgancia il reggiseno e si abbassa
a baciarmi proprio lì, sul cuore che batte a mille sotto il calore delle sue labbra delicate e affamate al tempo stesso, non
pensieri, solo sensazioni, stordimento, calore dappertutto,
voglia di osare sempre di più e, come se lui leggesse i miei
pensieri, tutto diventa reale, accade davvero qui, su questo
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letto con la testata dipinta che raffigura due cuscini gialli su
uno sfondo di cielo azzurro dove volano farfalle e uccellini
verso un sole grande e caldo.
E ora è qui, quel sole caldo, è sopra di me; attraverso il suo
corpo mi arriva quel calore tanto atteso, tanto desiderato, finalmente così, come se adesso finalmente fossi completa,
così, come se questo fosse il mio compito in questa vita, così, dare e ricevere piacere, così e così e così.
Luca si muove su di me e intorno a me con grande maestria:
si vede che è esperto di queste cose, un “tecnico” direi, sa
cosa fare e quando farlo, non so se è qualcosa di standard
per lui, ma so che con me va benissimo, ci muoviamo all’unisono, come in una danza preparata da anni, come se non
avessimo fatto altro per tutta la nostra vita, come se questa
non fosse la nostra prima volta.
Fuori ci sono alcuni puledri nel prato che nitriscono ogni
tanto, il vento muove le foglie degli alti alberi che circondano l’albergo a formare un boschetto scuro e fitto tutt’intorno,
“la natura è dalla nostra parte” è il solo pensiero che riesce a
farsi strada fino alla mia mente, non riesco ad articolare nient’altro che abbia un minimo di logica ma, d’altra parte, a che
serve la logica in questo momento, adesso serve un minimo
di agilità, tanto fiato, occhi aperti per gustarsi la meraviglia
negli occhi dell’altro e per scoprire finalmente quel corpo,
così atletico e armonioso, vestito fino a poco prima quando,
educatamente seduti nella sala da pranzo, circondati da altri
clienti, immaginavamo e fantasticavamo su quello che adesso si sta rivelando superiore ad ogni aspettativa, ad ogni più
rosea previsione.
Ma da dove è arrivata tutta questa intimità?
Fino ad una settimana prima non avrei creduto possibile
quello che invece sta accadendo, io tra le braccia di Luca, lui
così meraviglioso, così sorprendentemente “giusto” per me,
niente da cambiare, niente da migliorare, è perfetto così!
Il “dopo” è fatto di piccoli gesti, di vestiti cercati per tutta la
stanza e, una volta trovati, buttati al proprietario, di baci che
corrono sugli ultimi centimetri di pelle ancora nuda, di
sguardi appagati e ancora un po’ sorpresi, di pizzicotti in qua
e in là che servono forse a verificare che non si è trattato di
un sogno, che io sono realmente qui, che è proprio lui tra le
mie braccia che canticchia una canzone lenta e mi fa ballare
dolcemente e, anche in questo, ci muoviamo all’unisono,
ballando come un corpo solo o come una di quelle coppie
di ballerini affiatati dopo anni di allenamenti.
Dispiace lasciare quella che in due ore è già diventata “la nostra stanza”. Ci promettiamo di tornare presto, come a tranquillizzarci e creare una continuità in questa storia appena
nata.
Per le scale la foto di un gattino che dorme placido e tranquillo sulla terra di un vaso di fiori ci ricorda che “Home is
everywere”. “La propria casa è ovunque”, traduco io, e Luca,
abbracciandomi, dice: “Si, la mia è dentro di te”.
Ora, Esistenza, portami via ora, ora posso anche morire, sono completamente appagata, non chiedo altro dalla vita!
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L’ALBERGO (visto da lui)
Ah, che bel pomeriggio! Questa donna è davvero incredibile, non avrei mai pensato avesse tutta questa inventiva e fantasia.
E me l’ha dimostrato proprio oggi: mi ha portato in albergo!
Non che la cosa mi scandalizzi, ma è sempre toccato a me
pensare a queste cose: cercare quello giusto, prenotare e,
soprattutto, convincere la ragazza di turno ad accettare di
vederci proprio in un “albergo a ore”, giustificandomi: “Ma
cosa dici, non ti tratto da puttana, dai!”.
Con lei invece non c’è stato bisogno di pensare a niente, lei
decide, propone, organizza, e anzi, sono sicuro che l’avrebbe presa male se io non avessi accettato la sua idea. Lei dice
che non l’ha mai fatto, mah, forse è vero, ma per me non ha
importanza, quello che conta è che siamo stati proprio bene
oggi.
Sono andato a prenderla in quello che ormai è diventato il
nostro “solito posto” e, dopo i complimenti per come era vestita, pettinata e truccata, ho guidato dolcemente fino all’albergo-ristorante su in collina. Non è lontano dalla mia zona
ma non c’ero mai stato, è stata una buona occasione per conoscere un altro ottimo posto dove tornare con i miei amici
nelle nostre serate brave.
Appena arrivati ho visto che è di casa con i proprietari, le
hanno chiesto di amici comuni, hanno detto che la trovavano meravigliosamente bene (per forza, era con me!) e hanno trattato anche me con cordialità. A tavola, come sempre,
ho fatto un figurone abbinando vini pregiati con le pietanze
giuste, lei non nota queste cose perché è astemia e non se
ne intende, ma il gestore ha apprezzato le mie scelte.
“Io penso che scegliere le cose più buone e, perché no, le
più costose, dia soddisfazione a chi gestisce un ristorante e
poi, di conseguenza, ti trattano meglio spontaneamente” ho
detto. Lei mi ha guardato, come altre volte del resto, come se
dicessi delle grandi verità, ma con chi è stata fino ad ora?
Questa è classe, possibile che nessuno le abbia mai parlato
di queste cose? Ma forse è semplicemente ammirazione nei
miei confronti, qualsiasi cosa io dica. “È stupore nel sentirti
parlare di quelle piccole e grandi cose che mi fa piacere ascoltare da un uomo”, dice lei.
Mah, a me sembrano cose normali; io sono così, sono un
“grande” lo so, non ne sono rimasti tanti di veri signori come
me, soprattutto nei quarantenni, questa è classe dei vecchi
tempi, che ho imparato da uomini della generazione precedente, altri hanno avuto le mie stesse occasioni ma non le
hanno sapute cogliere, io invece sono sempre stato attento
ad abbeverarmi del buon saper vivere dai veri signori che ho
conosciuto nella mia vita fino a qualche anno fa.
Adesso non ne ho più bisogno, adesso io potrei insegnare ai
più giovani come si sta al mondo, ma le nuove generazioni
per lo più hanno perso il gusto per quelle cose che contano
e conteranno sempre: la classe, il successo, gli amici, le donne, i divertimenti e, naturalmente, il denaro necessario a raggiungere tutto questo.
Le spiego questo mio concetto per farle subito capire quello
che conta per me ed anche, ma senza dirlo per ora, perché
non voglio che si metta mai tra me e la mia vita, adesso lei
sembra diventare importante ma se dovessi accorgermi che
è troppo, non esiterei un attimo a fare retro front. Di donne
ce ne sono tante in giro, gratis o a pagamento, non ho mai
avuto problemi, quindi patti chiari e amicizia lunga. Ma queste sono cose da dire semmai più avanti, per ora mi godo
questo pranzo squisito, questa bella donna divertente e spigliata seduta davanti a me, pregusto quello che accadrà dopo quando lei (perché fa tutto lei, che bello!) chiederà la
chiave di una camera e mi porterà di sopra.
I suoi amici sono discreti, quando vado a pagare, nell’includere anche il prezzo della camera nel conto senza sottolinearlo affatto, ci danno le chiavi e, finalmente, saliamo sù.
La stanza è un gioiellino, con la testata del letto dipinta, il
piccolo bagno tutto bianco e molto pulito (io tengo moltissimo all’igiene), la finestra che dà sul davanti dell’albergo, di
fronte a un prato dove alcuni puledri passeggiano in libertà.
Tutto è da copione, lo sfondo adatto per la nostra prima volta.
Devo dire che mi fa un certo effetto trovarmi qui con lei, non
la conosco molto, e questo non dovrebbe essere un proble-
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ma: quante volte ho rimorchiato ragazze conosciute a ballare con cui è capitato di far l’amore dopo poche ore, ma stavolta è diverso, questo sembra essere l’inizio di qualcosa di
duraturo, un porto dove approdare ogni volta che ne ho bisogno, quando le tempeste della vita diventano insopportabili e mi viene voglia di pace, di distrazione, e quindi bisogna fare la cosa giusta: indovinare il come, il quando, il
quanto fare.
È come una partita a poker, bisogna studiare l’avversario,
senza lasciar trapelare niente di quello che si prova, e, nel
contempo, cercare di intuire tutto quello che c’è di là, perché lo scopo sia la sua soddisfazione, affinché io possa conquistarla e tenermela per tutto il tempo che voglio.
Lei è facile da gestire, come mi accorgo subito, è trasparente e spontanea, non ha secondi scopi, non ha, inoltre, remore o tabù da “prima volta”, è come se lo avessimo sempre fatto, questo è un po’ strano, non l’ho mai provato prima. Per
questo anch’io mi allento un poco, mi permetto di godermi
questa donna che mi guarda negli occhi senza abbassarli,
che li chiude solo quando abbandona la testa indietro e mi
sussurra una serie infinita di “si” sempre più forte.
“Ciccina, ma così ti sentono!” le dico per frenarla un po’, lei
mi guarda e ride, pensa sia una battuta, ma in realtà io sono
una persona discreta e ci tengo a che nessuno conosca le
mie cose più intime e private.
Tutto fila liscio come se ogni gesto portasse con se’ il successivo; a volte non penso nemmeno a quello che sto facendo, viene spontaneo ogni bacio (e come mi piace, me la
mangerei!), ogni carezza, ogni movimento del mio corpo sopra e dentro il suo.
È pericolosa, questa donna, devo stare attento.
Io non perdo mai il controllo delle mie emozioni, a volte
penso anche di non provarle mentre faccio l’amore, mi entusiasma molto di più fare una partita a biliardo o trascorrere una serata tra amici a raccontare cose buffe per farli ridere e vedere l’ammirazione nei loro occhi, questo si che mi
piace, ma con lei è proprio bello farlo, forse non è solo la
nostra prima volta insieme, ma anche la mia prima volta in
questo modo.
Dopo, mentre lei è in bagno, mi viene di pensare che ades-
so sarà più difficile farlo di nuovo con mia moglie, rientrare
nel tran-tran facendo finta che il sesso sia solo qualcosa di
meccanico, di fisico, che mi permette di immaginarmi in
quei momenti qualsiasi fantasia erotica in cui non è lei la
protagonista, lei mi serve solo a stuzzicarmi fisicamente, mi
dà quell’eccitazione fisica che serve a dare energia al film
che la mia mente sta proiettando dentro di me, e lì, finalmente, sono solo, libero di godere come voglio, di esprimere la mia sessualità senza la paura dei giudizi di chi potrebbe ridicolizzare il mio piacere.
Adesso non accade più, fuori niente traspare, sono un meccanismo perfetto senza debolezze; dentro, nel mio film, sono l’amante che si esprime e viene accettato per qualsiasi
“stranezza”. Questo conta, che mia moglie non si intrometta
nei miei film, per questo voglio che stia zitta, possibilmente
ad occhi chiusi; io li tengo sempre chiusi con lei, non voglio
interrompere il mio film meraviglioso con la visione della
cruda realtà, sarebbe traumatizzante.
Quando lei torna ha l’aspetto appagato e felice della donna
innamorata. Bene, è andato tutto come volevo, l’ho conquistata, adesso è proprio mia.
Mi dice: “È stato meraviglioso, Luca, ti sembrerà strano ma io
ti voglio veramente bene, non è un’avventura per me, sento
che è qualcosa di molto importante, anche se questa fosse la
prima ed ultima volta che facciamo l’amore”.
In quel momento i puledri nitriscono e io le dico: “Sentito?
Hai fatto ridere anche loro. L’ultima volta tra noi? Ma io non
ti lascio più, come potrei, soprattutto ora? È stato molto bello anche per me come non lo è sempre, credimi, è strano
quello che mi succede ma tengo moltissimo a te, non te lo
so spiegare, ma so che è così, amore”.
Mi sembra rassicurata, possiamo andare.
Per le scale le dico qualcosa che le arriva al cuore; potrei dire che è tattica ma -stranamente- è venuto spontaneo un senso di dolcezza profonda quando mi ha tradotto una frase
dall’inglese che dice: “La propria casa è ovunque”. Ho sentito la mia voce dire: “Si, la mia è dentro di te”. Sono bravo a
dire frasi che vanno a segno, ma questa non era studiata,
chissà da dove è venuta...
In auto riacquisto il mio controllo, le parlo di politica, di e-
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conomia, di alberghi carini che conosco nelle zone che praticavo un tempo quando andavo sempre a ballare a Viareggio e dintorni, ma lei non partecipa alla conversazione, sembra così felice per il solo fatto di starmi accanto, mi mette la
mano sulla gamba, mi guarda mentre parlo, accarezza la mia
mano quando la poso sulle sue cosce abbronzate, ha l’aria
appagata ma nel contempo pronta a ricominciare, io faccio
finta di non accorgermene, ho gli amici che mi aspettano al
bar per una partita a biliardo, non posso certo ritardare!
La riaccompagno alla sua auto e mi faccio promettere che
domani mi telefonerà, mi assicura che non vede l’ora che sia
domattina, la bacio ancora, è davvero adorabile, mah, speriamo bene!
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LA CENA (vista da lei)
Mi ha invitata a cena! Finalmente, dopo qualche pranzo di
fretta a casa mia, stavolta usciamo di sera.
Ho chiesto alla mia amica Federica se aveva voglia di conoscerlo in una cena a quattro e lei ha accettato di buon grado:
è una ragazza sportiva, manager in una azienda, una che ha
a che fare con contabili, avvocati, tecnici, e che con tutti usa
le sue qualità maschili per imporre le idee dettate dal suo istinto femminile. Io la stimo molto anche se a volte la prendo in giro per quel suo piglio così maschile che mostra ogni
volta che serve la decisione pronta, l’azione o la forza bruta.
Capita, ad esempio di essere con degli amici a casa mia e, se
devo aprire un barattolo, o una bottiglia di vino, o alzare un
peso, io mi volto verso tutti e dico: “Ho bisogno di un uomo,
vieni Federica”. Lei fa finta di arrabbiarsi, ma sa che è uno
scherzo e che a tutti noi fa piacere sapere che c’è lei alla quale appoggiarsi nelle circostanze difficili.
Così ci siamo fatte belle per questi uomini: Luca, il mio amore, e Tommaso, il migliore amico di Luca, un “appuntamento al buio” per lei. Io mi trucco rare volte ma questa volta è stata una di quelle, inoltre ho messo una minigonna nera aderente e una camicetta rossa sbottonata quel tanto da
far indovinare senza vedere troppo. Di questo avevamo
scherzato con Luca perché anche a Tommaso piacciono da
impazzire le tette e lui non voleva che si vedessero troppo le
mie, ma io, da donna, ho messo questa camicetta che può
essere o meno provocante, dipende da un movimento “involontario”, o da un bottone che si apre inavvertitamente...
chissà, vedremo.
Federica è sobria e sexy, come a lei riesce bene: gonna nera
al ginocchio e camicetta bianca svolazzante sul suo bel seno
prosperoso, trucco deciso, adatto al suo viso, e un cappotto
utile e pratico come lei.
I due ci aspettavano al nostro “solito posto”, il nostro ritardo
era “da donne” ma non troppo: cinque minuti esatti, del che
i due si sono stupiti e ci hanno fatto i complimenti (Luca mi
ha detto di avere aspettato a volte anche un’ora ... però, sa-
rebbe interessante vedere se lo farebbe anche per me). Federica si è offerta di andare con la sua auto (lo dico sempre
che sembra un uomo!) e noi siamo saliti: Tommaso accanto
a lei e Luca dietro con me. Durante il viaggio mi teneva il
braccio intorno alle spalle, e quando Tommaso si girava per
parlargli io ero felice di vedere che sembrava a tutti naturale
il nostro abbraccio, come una conferma che io ero la “sua”
donna.
Il ristorante era lo stesso dove ho portato Luca una volta per
il suo quarantesimo compleanno ed il fatto che lo avesse
scelto anche lui mi ha convinto che avevo avuto allora un’ottima idea.
Oltretutto è nel paesino in collina che ha fatto da sfondo al
nostro primo bacio, alle nostre prime intimità. Altre sono seguite ma la prima volta tra le sue braccia rimane un ricordo
indelebile per me.
Federica era a suo agio con questi due: Luca di cui aveva
sentito parlare fino allo sfinimento da me, e Tommaso che
parlava, scherzava e rideva, perfettamente in sintonia con
tutti. Di professione fa il consulente finanziario e mi sembra
proprio un lavoro adatto a lui, mancava poco che, se lo proponeva, sottoscrivessimo qualsiasi investimento ci offrisse.
Arrivati al ristorante i nostri due cavalieri hanno fatto sfoggio
di tutta la loro conoscenza in fatto di vini, penso che, oltre
che intenditori, siano anche grandi bevitori, soprattutto
Tommaso che se ne è scolato da solo un litro abbondante,
Luca invece annusa, sorseggia, gusta con calma, non si fa
prendere la mano dal bere, gli piace far vedere che è un fine conoscitore di vini, come già aveva fatto durante il primo
pranzo insieme.
Io lo seguo poco in questo, ma ho assaggiato diligentemente il vino del quale mi decantava le doti, la rarità, e il giusto
abbinamento con i piatti che avevamo ordinato. Mi piace
quando è così, fa il protagonista ed io sono felice di far parte del suo pubblico.
La cena è stata, naturalmente, ottima: cibi e risate, battute e
controbattute, ironia intelligente e qualche sfondone hanno
fatto da ingredienti a questa serata da me tanto attesa.
Quando infine siamo tornati in auto eravamo come quattro
vecchi amici che hanno appena trascorso insieme una bella
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serata. Sulla strada del ritorno Luca ha continuato ad abbracciarmi e non solo, mi ha baciato, mi ha sussurrato dolcezze nell’orecchio, io ho fatto fatica a non andare oltre ma
se l’avesse fatto lui non sarei stata capace di fermarlo.
Purtroppo, a dispetto delle mie attese, una volta arrivati alle
nostre auto, ho visto Luca frettoloso nel voler andare via con
Tommaso e non disposto a rimanere un attimo di più, oltretutto erano con la stessa macchina, il che mi ha confermato
che non aveva progettato nessun “dopo cena” con me.
A quel punto anch’io non ho insistito, un po’ di orgoglio ce
l’ho! Ci siamo salutati con la solita promessa di telefonarci
l’indomani, ma una nuvoletta grigia ha oscurato la felicità di
questa serata, pazienza, niente è perfetto!
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LA CENA (vista da lui)
“Dai, Tommaso, per una sera lascia perdere gli altri amici, mi
devi fare un piacere: usciamo con la mia donna e una sua amica, chissà che non ci scappi una storia anche per te!”
“Guarda che mi bastano le storie che ho: già è peso avere
mia moglie (sai che caratterino ha!) con i suoi controlli ogni
volta che esco con voi o da solo per fatti miei con donne occasionali, figurati mettere altra carne al fuoco! Per fortuna
questo lavoro è un buon alibi: non ha orari fissi, mi porta ovunque, e a volte quando dormo fuori lei non sa se sono dall’altra parte dell’Italia o a pochi chilometri. Comunque va bene, andiamo a cena con queste due!”
“Bravo Tommaso, vedrai, se non altro ti porto in un buon ristorante dove si mangia bene e si beve meglio: hanno una
scelta di vini degna di te, caro sommelier dei miei stivali!”
“Ma che dici, ho il diploma, io! Piuttosto, com’è la sua amica? È una che eventualmente ci sta se allungo un po’ la mano o si scandalizza se facciamo qualche battuta delle nostre,
non avrà mica la puzza al naso, vero?”
“Non credo, la mia è spiritosa, a volte mi sorprende lei, intendiamoci, non è volgare, sai che non sopporto donne
squallide, non ci andrei a letto nemmeno se fossero le ultime sulla faccia della Terra, ma ha un’intelligenza che la porta ad essere sincera, quindi se le va di ridere per una battuta
pesante lo fa, non si crea falsi moralismi, non è da lei, e poi
è spiritosa, mi racconta certe barzellette divertenti!”
“Ehi, come ne parli, non ti sarai mica innamorato, per caso?”
“Ma no, io sono innamorato solo di me stesso e di mio figlio,
lo sai. Per me siete importanti voi amici, le nostre serate magari con qualche donnetta occasionale per sfoggiare la nostra virilità, ma tutto qui. No, con lei sto bene, mi fa passare
dei bei momenti ma niente di più.
Sono sincero con te: all’inizio ho fantasticato di come poteva essere la mia vita con lei, ma poi ho frenato ogni immaginazione, oltretutto quando le ho accennato qualcosa, ho
visto che lei è proprio innamorata, quasi quasi ci avrebbe
fatto un pensierino su di una vita insieme, ma io non posso,
a me va bene così: ho una mamma e una sorella che mi adorano e per loro sarebbe troppo dolorosa una separazione
in famiglia, noi teniamo alla forma più di tutto, lo sai, poi, se
devo essere sincero, anche mia moglie è un po’ come tutte,
rompe un po’ le scatole ma è sopportabile, tanto più o meno le donne sono tutte uguali.
Anche Laura alla lunga diventerebbe come le altre, non esiste quella perfetta che ti accetta per come sei, che capisce il
tuo bisogno di spazi esterni, di serate brave con voi amici,
no, non penso di cambiare nulla, a me sta bene così e lei si
deve accontentare, o così o niente, e modestamente penso
che non mi voglia perdere!”
“E bravo il nostro Luca, hai colpito ancora, ti ho fatto una
buona scuola, allora!”
“Ma falla finita, questa è classe innata, e poi se ho imparato
qualcosa in più, non è certo da te, bel mi’ storto! Dai, siamo
arrivati, non ti ubriacare come al solito, guarda la Federica,
non male, vero? Guarda che belle tettone che ha! Io ci proverei fossi in te, dai, così poi usciamo ancora insieme tutti e
quattro, che ne dici?”
“Ma Luca, io e te usciamo già insieme quasi ogni sera, che
novità sarebbe questa? E poi con le nostre donnine si va sul
sicuro, non c’è bisogno di tenersi a modo come con queste.”
“Dai, basta discorsi, eccole, comincia la recita! sorriso adeguato, educazione e via!”
“Ciao Federica, io sono Luca e questo è il mio caro amico
Tommaso; ciao amore, come stai bene vestita così, hai visto
Tommaso, Laura diventa sempre più bella da quando sta con
me!”
“Prendiamo la tua macchina, Federica? d’accordo come vogliono le nostre fanciulle, siamo a vostra disposizione! Ho
prenotato in un ristorante che noi due conosciamo bene, vero ciccina? Allora andiamo, ho un certo appetito, e voi?”
“Federica, tutto bene? Ma lo sapete che ci avete sorpreso con
la vostra puntualità, fa proprio piacere, vero Tommaso? questo è un ingrediente raro ma importante che fa di una donna una vera donna”.
“Ma smettila Luca, con codeste citazioni da baci Perugina! sei
ridicolo!”
“Tommaso, non esagerare, lo so che sei poco romantico, ma
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ti fai conoscere subito, così”
“A me sembra che tu, invece, lo sia particolarmente. Laura,
ma che gli hai fatto? non l’ho mai visto così partito per una
donna, complimenti!”
“Dai, entriamo, prima le signore, prego!”
“Tommaso, qui ho bevuto l’altra volta -ti ricordi, ciccina?- una buona bottiglia di Sassicaia; vogliamo fare il bis o ci buttiamo su un ottimo Ornellaia?”
“Per me va bene, paghi tu, vero?”
“Dai Tommaso, per un’occasione così, un signore come te
non bada a spese, e poi facciamo così: io pago la prima…”
“Mi vuoi limitare eh? Va bene, vedremo, perché io ho la fama di quello che beve tanto, tu invece, zitto, zitto, ti prendi
certe sbornie che sono rimaste negli annali della Storia! La
cosa buffa ragazze è che quando ha bevuto troppo comincia
a parlare con più scioltezza, e a chi non lo conosce sembrerebbe padrone delle sue facoltà più di noi che ci sbronziamo
e basta, facendo tutte le cose comuni agli ubriachi. Lui no,
Luca comincia a parlare come un letterato, fa citazioni storiche che non si sa da dove gli vengano, si atteggia a signore
di altri tempi, lo dovreste vedere, è uno spettacolo!”
“Forse solo Laura può capirmi, vero amore, tu che parli spesso di reincarnazione potresti dire che nei momenti di sbronza mi affiorano personalità di altre vite, chissà!
Come ragazze?, non vi interessa una dimostrazione ne’ di vite passate ne’ di una sbronza normale? Certo, certo, meglio
una serata tranquilla tra persone civili, è giusto. Ve lo promettiamo, vero Tommaso?”
“Ma certo, abbiamo altre occasioni tra di noi per questo, vero Luca?”
“Non volevo dire questo, ma è vero, tra noi maschi non ci limitiamo, ma stasera va bene così, non siamo qui per bere ma
per trascorrere una radiosa serata in compagnia di due
splendide donne.”
“Ci invidiano tutti, hai visto Tommaso quegli uomini al tavolo in fondo? Pagherebbero per essere al nostro posto, con
queste donne così speciali. Dai, guardiamo questo menù, ragazze scegliete voi o possiamo suggerirvi qualcosa?”
...
“D’accordo, ci sentiamo domattina, ciao bella. Ciao Federica,
è stata una serata veramente piacevole, alla prossima volta,
grazie.”
“Dai, Tommaso, metti in moto, è già tardi ma una puntatina
al night ce la voglio proprio fare, l’ultima volta c’era quella
morettina niente male che mi faceva gli occhi dolci, chissà se
c’è ancora.”
“Ora sì che ti riconosco, Luca, stasera sembravi proprio partito per lei, la chiamavi amore, le tenevi la mano sulle gambe sotto il tavolo, e poi, più di tutto, come la guardavi! Non
ti ho mai visto uno sguardo così, stai attento, non ti vorrai
mica innamorare? Lo sai come ti prende male, altro che sbornia per dimenticarla, poi. Hai sempre sofferto le poche volte che ti sei innamorato e poi tocca a noi amici portarti in giro finché non trovi qualcun’altra che ti fa passare tutto. Tanto lo sai, tu sei un giocatore, uno sfidante nato, ora questa
conquista ti prende, ma tra un po’ ti annoierai, come sempre”.
“Ricordi quella che hai addirittura portato a casa, che è diventata amica di tua moglie, hai visto poi in che casini ti sei
messo quando ti ha mollato per un altro? Tanto le donne sono tutte troie, lo sai, tanto vale tenersi le mogli che abbiamo
e divertirsi con le altre -e ce ne sono tante!- e andare avanti:
soldi ne girano, donne anche, e di tutte le razze se vuoi sbizzarrirti, figli ne abbiamo, amici anche, qualche cena in ottimi ristoranti e vai, che altro ti serve per star bene? Dai, non
farti venire in testa pensieri strani, andiamo a vivere, la commedia dei bravi ragazzi per stasera è finita, ora siamo veramente noi!”
“Già, ma a che serve tutto questo?”
“Luca, smettila, non comincerai a filosofeggiare anche da sobrio ora?”
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IL MARE (visto da lei)
Oggi abbiamo parlato di andare al mare. È primavera, sono
mesi che ci vediamo due, tre volte alla settimana, sta diventando caldo, io mi vesto più leggera e per me il caldo è molto sensuale, accogliente, mi rende quasi passiva, con la sola
aspirazione di stare lì, a crogiolare al sole come una lucertola sopra il muro di un vecchio giardino.
Così oggi gli ho detto: “Luca, ma tu ci vai al mare di solito? E
con chi?”
Lui mi è sembrato sulla difensiva, come se gli avessi chiesto
la sua testa sopra un vassoio, mah, si difende sempre… ma
da cosa, da chi?
Comunque non ha detto niente di preciso, se non che era
dispiaciuto di non avermi conosciuto all’inizio dell’estate
scorsa, così saremmo potuti andare al mare insieme l’anno
passato.
“Va bene, possiamo farlo questa estate, no?”, ho replicato io,
“che senso ha perdersi dietro quello che non è stato, guardiamo il presente, quello che c’è” e lui: “E poi io ci vado con
i miei, con mio figlio, gli faccio fare il bagno, giochiamo a
pallone sulla spiaggia, ci divertiamo un mondo insieme!”
“Ti credo, ma non vai mai con i tuoi amici? Mi sembra che
quando ci siamo conosciuti mi hai parlato di un’estate intera
passata al mare con un paio di loro, durante la settimana, naturalmente, non nel week-end”.
“Mah, l’anno passato è capitato qualche volta, ma quest’anno non credo proprio, sai mio figlio è più grande e mi cerca
di più, devo stare con lui, ciò non toglie che qualche volta
possiamo andarci, ma non spesso, non ci fare la bocca, altrimenti ci rimani male, poi”.
A me sembra strano tutto questo ragionamento, dell’attaccamento verso il figlio parla spesso, ma non mi sembra che lo
manifesti con molta presenza quando ha qualcos’altro, tipo
impegni con gli amici, che lo coinvolge di più.
Non ho detto nulla; al solito temo di perderlo se esprimo i
miei dubbi su quello che dice, ma mi chiedo: ci sta bene o
no con me? Chi lo obbliga se non è così? Perché scappa da
me che gli do spazio, che lo ascolto, che da mesi vivo per lui,
ma non lo sente tutto questo? Andare al mare, o da qualsiasi altra parte, è per lui una gioia o no?, perché se lo fa per me
può anche smettere subito.
Già, belle parole ed espresse nel modo più diretto, più chiaro possibile, della serie: prendere o lasciare, tutto qui.
Peccato che non gliele abbia dette, che, ancora una volta, le
abbia tenute per me, insieme a tanti altri dubbi.
La paura è quella di perderlo, d’accordo, ma anche stare nell’incertezza non fa vivere bene.
È vero comunque che per me il dubbio è la maggiore molla
ad essere sempre al meglio; la mancanza di certezza sul piacergli, sull’averlo di sicuro, sull’essere il primo pensiero nella scala dei suoi valori fa sì che io tiri fuori la mia creatività
per essere sempre nuova per lui. Mi chiedo a volte se le mogli pensano all’importanza di mantenere vivo il rapporto o
se, invece, si adagiano sulla sicurezza di avere sempre accanto quell’uomo che un tempo era così particolare da essere l’unico degno di essere da loro sposato mentre ora viene
sopportato, a volte compatito per le sue idee e i suoi modi
di fare, diventati col tempo pesanti, anche se dimenticano
che sono gli stessi che le avevano fatte innamorare.
Ancora una volta, come su altri argomenti, quando parlo del
mare non ci sono certezze, e dire che mi sembrava così semplice, innocuo, non volevo certo andare alla sua solita spiaggia, dove va con la “sacra famiglia”, certo che no, ma ci sono tante spiagge che io conosco e dove lui non è mai stato:
possibile che dovremmo trovare per forza gente che ci conosce?
È vero che lui si preoccupa giustamente più di me che non
sono più sposata, ma penso che le cose vengono a galla
quando è il tempo, che bisogna accettare l’imprevisto quando da parte nostra si è fatto tutto quanto umanamente possibile per evitare certe situazioni: quando scegliamo una
spiaggia lontana, isolata, non frequentata di solito –per
quanto possibile sapere- da persone del nostro giro, che altro possiamo fare? Se anche così avviene l’incontro imprevisto vuol dire che doveva succedere, ed anche in questo caso non è detto che chi ci vede vada a raccontarlo alla moglie,
io non lo farei di certo.
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“Ma tu sei diversa, sei buona, ti fai gli affari tuoi e non ti interessi della vita privata degli altri, ma non tutti sono così, c’è
tanta cattiveria ed invidia in giro, non ci si può fidare di nessuno, credimi, ho più esperienza di te in queste cose!” replica lui.
“Mah, io vivo pensando più al positivo, non posso aver paura prima di toccarne, come si dice di solito, e poi non vedo
tutta questa drammaticità se qualcuno che ci conosce ci vede al mare, dico: al mare, non in un letto, in un posto all’aperto e pubblico, non nascosto e inequivocabile, dai, anche
tu non penseresti male se vedessi un conoscente sposato
che fosse al mare con un’altra, di’ la verità.”
“No davvero, se un uomo e una donna non sposati tra loro
si vedono senza le famiglie di sicuro c’è qualcosa e non certo solo un’amicizia, credi a me, non esiste.
Se c’è un interesse tra un uomo e una donna pian piano diventa attrazione e, se la cosa è reciproca, diventa una relazione: è matematico, non si scappa, quindi, anche se è contro il nostro interesse, fanno bene a pensare quello che pensano, perché 99 volte su 100 è giusto.”
“Ma come fai a ragionare così, io sono veramente amica di
tanti uomini e non mi sognerei mai di farci l’amore e nemmeno loro con me!”
”Ma sono stupidi a non vedere la tua bellezza, a non sentire
la tua sensualità, e a non rimanerne coinvolti, ma come fanno?”
“Ma dai, smetti Luca, non sono l’unica donna sulla faccia della terra, come sembrerebbe quando parli in questo modo di
me. Ma davvero mi vedi in questo modo? Probabilmente sei
l’unico, però basta guardarti per capire che, anche se per me
è strano, per te deve essere proprio così.
Dai su, falla finita Luca, non mi fissare in quel modo, non incominciare a toccarmi, lo sai che poi non riusciamo a fermarci dopo il primo bacio, che perdiamo la testa se solo ci
sfioriamo. E va bene, l’hai voluto tu …”
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IL MARE (visto da lui)
Non so che fare, ogni tanto riemerge il discorso del mare.
Sembra che per lei non conti altro, di questi tempi: andare al
mare insieme! Ma con tutti i bei posti al fresco che possiamo
trovare (e per fortuna ha molti amici che ci prestano le loro
case per i nostri incontri) lei pensa ad andare al mare!!
Già mi tocca andarci con la famiglia ogni week end, volente
o nolente, figuriamoci se ci vado anche tra settimana: tutta la
gente, la sabbia, il caldo, poi sudo, ed io sono sempre di fretta, non ho tempo di farmi una doccia e tornare al top per andare poi dai miei clienti, no, non è cosa…
È vero però che questi non sarebbero grandi problemi, se
sono sincero con me stesso devo dire che una volta ogni tanto mi piacerebbe andare al mare con lei.
Mi vedo già arrivare alla spiaggia insieme, con gli altri uomini che me la invidiano, le linee dei suoi seni che si intravedono sotto i vestiti leggeri che indossa di questi tempi, le sue
gambe diritte e abbronzate che ti portano in spazi di erotismo solo a guardarle: come mi piace il suo corpo, ragionasse meno, sarebbe perfetta: su tutto deve trovare il perché e
il percome, mi deve analizzare anche i respiri, a volte è proprio pesante, è come uscire con uno psicanalista, non c’è
mai tregua. Cioè, quasi mai.
A volte per fortuna sì: mette da parte la sua mente efficientissima e quello che viene fuori è una donna eccitante, disponibile, nata per il sesso dato e preso con lo stesso entusiasmo, mi fa uscire di testa, ci sono momenti che la sdraierei dove siamo, anche in mezzo alla gente (anche per questo è pericoloso andare al mare insieme), è bello vederla
spontanea ed entusiasta mentre lo facciamo, è gratificante al
massimo, mai nessuna donna mi ha fatto sentire così virile,
così desiderato, così amato, mai.
Dovrei frenare quel che sento, non solo quando c’è lei ma
anche quando sono solo e la penso, mi prende sempre di
più, spero di fermarmi in tempo, non posso permetterle di
buttare all’aria tutte le mie sicurezze, la mia famiglia, i miei
punti fermi.
È vero che lei non fa niente per sconvolgermi, almeno volontariamente, addirittura dice che non mi vorrebbe a vivere
con lei se mia moglie mi buttasse fuori casa, chissà, forse
non vede l’ora che succeda, o forse è sincera: vedo che prende molto sul serio la sua indipendenza, il fatto di gestirsi il
suo tempo libero come vuole, di andare a fare i suoi weekends culturali, o per musei e cinema, o le visite ai suoi amici senza chiedere il permesso a nessuno, nemmeno a me
che sono il suo amore (così dice).
A volte le invidio tutta questa libertà, io che non posso nemmeno scegliere di dormire da solo, e pensare che, quando
raramente capita perché mia moglie rimane da sua madre
(nemmeno questo perché l’ho deciso io) mi sembra il regalo più bello che potesse arrivarmi. E lei se lo concede tutte
le sere, e magari non l’apprezza nemmeno, magari preferirebbe dormire con me, dice!
Mah, chissà, una volta succederà, forse lei non russa come
mia moglie, e magari mi piacerebbe anche addormentarmi
tra le sue braccia amorose ed accoglienti, anziché finire la
serata accanto a una schiena voltata dall’altra parte, senza un
bacio, una coccola… e poi mi dice che non gliele faccio, per
forza, non sono abituato, chi le fa mai a me, a parte lei?
Comunque al mare con lei non ci voglio andare, e se poi fosse davvero piacevole, se poi lo confrontassi col noioso tempo al mare con i miei?
A parte quando andiamo mio figlio ed io da soli, per il resto
c’è sempre la solita fiera di saluti ai vicini di ombrellone, discorsi formali sul tempo, l’economia spicciola, i figli, chi è
morto, chi si è sposato, chi aspetta un bambino…
Non ne posso più, è banalità noiosa, io la so gestire bene,
certo, sono un artista in questo, ma non mi diverte più, possibile che sia tutto qui il vivere con gli altri? Falsità, superficialità, disinteresse per i veri problemi, è importante solo apparire bene, mostrarsi “a posto” con un buon lavoro, una famiglia regolare (anche i tradimenti, se gestiti di nascosto o
quasi sono accettati, tanto lo fanno tutti!) viaggiare con l’ultimo modello di auto, con abiti firmati e gioielli regalati alle
mogli per ogni anniversario … uffa, mi sento in trappola …
che abbia ragione lei, che questo non sia il solo modo di vivere che esiste? Lei è più felice di me, lo devo ammettere, an-
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che se a volte è merito mio che la faccio ridere con le mie
battute, ma non è solo questo, lei è proprio allegra di base.
Io mi sveglio male fino a quando qualcosa non mi fa cambiare umore, lei no, lei si sveglia felice ed ogni cambio di
programma che le capita è “un’occasione per capire, per conoscersi sempre di più” dice lei.
Mah, … certo se avesse ragione vorrebbe dire aver sbagliato tanto nella mia vita fino ad oggi.
Lei è positiva verso la vita, ecco, è proprio questo.
Non che a lei non capitino cose brutte, ma le affronta con un
altro spirito rispetto a me, a volte è più calma e a volte più
rabbiosa, reagisce per come è nel momento, non è controllata come me, non si lascia influenzare da quello che la gente dice, mentre per me è come avere sempre e dovunque un
occhio che mi guarda e mi giudica, per questo devo sempre
stare attento a tutto.
Lei no, lei fa delle stranezze solo perché in quel momento ne
ha voglia, se c’è gente o no non importa. A volte in auto
manda grida improvvise solo per il gusto di esprimere la sua
felicità per qualcosa che le ho detto o semplicemente perché
c’è un bel tramonto, o perché ha visto un animale volare alto nel cielo o semplicemente perché è felice.
Una volta, dopo pochi minuti dall’averla riaccompagnata alla sua auto di ritorno da un breve giro insieme, me la sono
vista sul ponte che sovrasta la via che stavo percorrendo che
mi salutava tutta sorridente: aveva percorso di corsa il tratto
di strada fino a lì giusto per sorprendermi ancora una volta
con quel suo gesto, ed in effetti ho pensato che è proprio
pazza e innamorata per comportarsi così, soprattutto con un
uomo come me, poco romantico e arido di esternazioni di
quel che provo.
Ma lei è così, e io la amo anche per questo, per quello che
lei ha e a me manca, è una creatura a volte indifesa e a volte potente, dolce e dura, accogliente e respingente, mi piace
perché a volte è imprevedibile e a volte invece so già come
si comporterà e quello che dirà.
Quando si arrabbia con me è totale, in quel momento potrebbe uccidermi, per fortuna le più volte litighiamo per telefono, così non mi ha a portata di mano per sfogarsi direttamente. A me fa ridere in quei momenti. Diventa come una
bambina a cui hanno tolto il giocattolo, ed in effetti mi ha
raccontato che da piccola ha tirato un martello nel capo di una sua amichetta solo perché le aveva rubato un pupazzetto
al quale teneva e, vedendo che i grandi non riuscivano a recuperarlo, lei si è vendicata da sola.
Sembrerebbe pericolosa, ma la cosa bella è che, con la stessa velocità con la quale si arrabbia, le passa. Così un attimo
dopo è lì che ride alle mie battute dissacranti che servono ad
allentare la tensione e a ridicolizzarla perché veda come è esagerata nelle sue reazioni.
È proprio particolare, non ho mai trovato una donna così, a
tratti ha qualcosa di ragazze già conosciute, ma è diversa,
non me lo so spiegare, è unica anche se fatta di tante parti
che conosco; ecco, potrei dire che è come un puzzle, non so
però di quanti pezzi sia, né se quelli che ho già in mano siano la maggioranza o meno.
In ogni caso mi piace tanto, ho detto che la amo, ma spero
non sia vero, si soffre quando si è innamorati, lo so bene, soprattutto quando dopo tante resistenze ti apri a qualcuna che
poi, da un giorno all’altro, decide di lasciarti.
Comunque è inutile ragionarci, tanto devo stare in questa situazione almeno fino a quando mio figlio è più grande, perché lui ha bisogno di una famiglia unita. Poi si vedrà, però
sarebbe da vigliacchi lasciare mia moglie da vecchi, quindi
non c’è scampo, sarà sempre così.
L’unica cosa che posso fare per respirare un po’ è vivermi
questa storia con lei e fare in modo di gestirla al meglio, che
per me significa farla durare più a lungo possibile giostrandola tra il dare e il negare, tra concederle ogni tanto un pomeriggio intero insieme e poi non farmi vedere per qualche
tempo, ma non per cattiveria, non per farla soffrire, solo per
salvaguardarmi, perché io possa tenere sotto controllo in un
angolo del mio cuore questa cosa solo mia e sempre più importante, per non farmi coinvolgere troppo ma senza rischiare però di perderla, perché allora veramente che senso
avrebbe la mia vita? E poi ho deciso: al mare insieme non ci
andremo, almeno questa estate. Poi vedremo, le prometterò
che sarà per il prossimo anno, in cambio le darò dei bei momenti di sesso e, visto che a lei piace tanto, non penserà più
al mare, spero.
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CI VEDIAMO POCO
Cosa non farei per stare più tempo con Luca!
Ogni volta che ci incontriamo mi sembra un tempo così
splendido che poi è troppo brutale distaccarsene e tornare
sola al mio mondo che mi piace sì, ma non altrettanto quanto le poche ore che posso trascorrere con lui.
Non so che farci, è più forte di me desiderarlo così, metterlo
al centro dei miei interessi, sempre al primo posto, mi è naturale spostare tutti gli impegni possibili, e a volte anche
quelli impossibili, per stare insieme, anche per poco tempo.
Ma lui, invece, spesso trova pesante fare pochi chilometri in
auto per vedersi mezz’ora. Dice: “Non ho voglia di fare le
corse per stare insieme così poco tempo, ci vediamo domani con più calma, d’accordo amore?”, e io non riesco a convincerlo, a spiegargli che il più tempo sarà l’indomani al
massimo due ore, anche perché non voglio che cambi idea
dietro la mia insistenza, preferirei che nascesse spontaneamente in lui la voglia e il desiderio di vedermi, non per obbligo, ma solo per puro egoismo, vorrei che il suo maggiore
star bene fosse avermi accanto e non essere da nessun’altra
parte.
Ma tutto questo è un’utopia, anche se io provo spesso questo egoismo che mi porta a desiderare più di ogni altra cosa
lui, la sua vicinanza, il suo sorriso, il desiderio che gli leggo
negli occhi quando allenta le resistenze e si lascia andare.
Come faccio a non volerlo tutto per me? Io non dò colpe alla moglie, non c’entra con quello che c’è tra me e lui, anzi
non voglio nemmeno conoscerla e tantomeno voglio toglierlo alla sua famiglia, soprattutto a suo figlio (il pensiero
che più di qualsiasi cosa fa diventare teneri e luminosi i suoi
occhi) so per esperienza che tutto finisce e non voglio ipotecare la vita mia e di qualcun altro per un domani che potrebbe non arrivare mai, voglio vivere il momento, ma lo voglio totale, e questo presuppone di essere nel presente, senza fare progetti per il futuro più lontano. Ma che c’è di male
a progettare ad esempio un pomeriggio intero insieme?, non
un mese, non tutta la vita, solo creare oggi l’occasione di ve-
derci per stare bene, per non lasciare al domani niente di desiderato e non espresso.
Quando ne parliamo, questa mia filosofia di vita è condivisa
da Luca, anche se parla ogni tanto anche di come sarebbe la
nostra vita coniugale, entrando nei particolari di una quotidianità che mi spaventa e mi attrae nello stesso tempo. Contemporaneamente lui fantastica su quanto durerà, su chi di
noi lascerà l’altro e, di conseguenza, chi soffrirà nell’essere
lasciato.
Tutte teorie, nel pratico non riesce a stare con me più di
qualche ora, è più forte di lui, lo vedo. Anche se il tempo insieme è stato splendido, a un certo punto lui deve andarsene, non riesce a rilassarsi, a trascorrere del tempo non programmato, non impegnato in qualche attività, non sa semplicemente “stare” senza fare niente, con la curiosità del tempo sconosciuto e non controllato.
Quando sono finiti i programmi che lui ha fatto se ne va, non
ama le sorprese, gli imprevisti, lui deve essere sempre al timone della sua vita, non le permette di fluttuare nella corrente come sarebbe più semplice e, per me, più entusiasmante.
Ma poi mi chiedo: se non mi piace, perché ci sto?, perché accetto questi suoi atteggiamenti che mi fanno soffrire, che a
volte mi lacerano dentro e mi fanno sentire abbandonata e
negata ogni volta? Cosa c’è sull’altro piatto della bilancia che
fa pareggiare il dare e l’avere e mi tiene incollata a lui, anima e corpo sempre di più?
E qui viene fuori che quello che mi dà in cambio di questa
sofferenza è, in altri momenti, puro piacere, pura estasi, totale appagamento fisico e sentimentale, la gratificazione di
sentirmi bella e desiderata da un così bell’uomo, uno che ha
tante occasioni ma che in me trova qualcosa che lo attrae in
modo particolare, ed io questo lo percepisco dal suo corpo,
lo intuisco dal suo sguardo, sento che la famosa calamita tra
noi è sempre attiva, ci attraiamo a dispetto di ogni mio e suo
ragionamento, e finché è così non valgono ragionamenti e
spiegazioni, come sempre ci attraiamo e basta. Peccato che
talvolta questa attrazione sia bruscamente interrotta dal suo
andare, quasi fuggire via da me.
Altre volte, invece, mi porto dentro un grande senso di ap-
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pagamento, mi sembra di camminare sulle nuvole, ho sulle
labbra un sorriso costante che certamente mi farà apparire ebete se qualcuno vede questa quarantenne con lo sguardo
perso sorridere nel vuoto apparentemente senza motivo. Ma
il motivo c’è e giustifica quel sorriso e quel senso di ebrezza
che traspare da me dopo che sono stata qualche ora con Luca. Mai nessun altro, mai come lui. È così strano che lo voglia di più?
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CI VEDIAMO (anche troppo!)
Non è mai contenta. Quando sto per salutarla mette su quell’espressione da cocker, con gli occhi in giù e il labbrino
pronto a piangere che non mi inteneriscono, anzi mi fanno
essere più cinico e più veloce nell’andare via.
D’altra parte, dopo aver parlato un po’ dei giorni trascorsi separati, dopo aver fatto l’amore (e bene!), dopo altre due
chiacchiere fumando una sigaretta (io), che altro c’è da fare?
Oltretutto quando io parlo prima di salutarla, lei, di solito
chiacchierona, risponde a monosillabi, mi guarda a volte
con sufficienza, come se fossero solo banalità le cose che dico, quindi non è nemmeno incoraggiante parlare con lei.
Tutta un’altra cosa dallo sguardo di ammirazione dei primi
tempi! E quindi dopo un po’ che provo ad avere un minimo
di dialogo con lei non mi resta che salutarla e fissare un
prossimo incontro, intanto un appuntamento telefonico per
l’indomani e poi ognuno torna al proprio mondo: che colpa
ne ho io se il suo non gli piace abbastanza senza di me?
Non lo dice, non l’ammetterebbe mai, ma le piacerebbe avermi come marito. Anzi lo nega, e con che forza, con quale convinzione! Ma io lo so che, sotto sotto, vorrebbe almeno provare come è vivere con me. E non solo “qualche ora
in più” o “almeno una notte ogni tanto” come dice lei, no, io
lo so che mi vorrebbe come marito, come convivente, insomma per formare con me una coppia.
Lo vedo quando le racconto i miei week end in famiglia o tra
amici: al mare, o a cena fuori, talvolta a ballare (noi due non
l’abbiamo mai fatto in pubblico, ma non è uguale a casa sua?
Ci riesce così bene!), le viene su quell’espressione che secondo me è di desiderio nostalgico di uno schema di famiglia che lei non ha più; infatti dopo il divorzio vive da sola
con la figlia ed è certamente diverso da ciò che ha vissuto in
passato ed anche da quella che è la mia realtà attuale.
Lei dimentica però che il suo matrimonio era nato e cresceva nell’amore, poi le cose sono cambiate ed entrambi hanno
deciso di lasciarsi, ma il mio è stato fin dall’inizio un puro
contratto tra due persone che si sono promesse alcune cose,
ma non certo amore o fedeltà, almeno da parte mia. Per assurdo, anche se tra me e mia moglie c’è l’ipocrisia di un matrimonio, penso che durerà più a lungo del suo dove c’era amore e quando questo è finito non hanno esitato a troncare
la loro unione. Io non posso dirle esplicitamente queste cose perché lei pensa che l’amore sia la cosa più importante e
considera assurdo un matrimonio basato su qualsiasi altra
cosa. Già la vedo che mi direbbe: “Che ci stai a fare se non
l’ami?” Per me invece va bene così: ho bisogno dei miei spazi, di non sentirmi legato, mentre se ci fosse Laura con me
starei meno con i miei amici, non rientrerei a casa appena
prima di cena come ora, ma passerei più tempo insieme a lei
e magari ci starei proprio bene. Si, ma per quanto? Potremmo sciupare tutta questa attrazione, questo nostro volersi
bene, se stessimo insieme ogni giorno, e quindi meglio così,
meglio vivere questo sogno d’amore piuttosto che rovinarlo
con le banalità della quotidianità, quelle piccole cose che
minano alla radice qualsiasi rapporto, anche il più sincero e
fondato sull’amore. E poi, se dovesse finire tra noi?
Soffrirei troppo, meglio poco tempo ma di buona qualità che
massificare il vedersi e perdere l’eccezionalità di ogni incontro, di ogni telefonata. Darsi per scontati, è questo che uccide l’amore secondo me, e non voglio che succeda tra noi.
Oltretutto, non volendo e non potendo cambiare niente della mia vita, cerco anche di non fantasticarci troppo. E allora
mi godo il momento con lei quando c’è, vivo “qui ed ora”,
come spesso lei dice, anche se a volte lo dice e basta. Ma cosa c’è di più bello che riuscire ad essere totale nel momento
presente? Lei qui tra le mie braccia, dopo aver aspettato questo incontro, desiderato il suo corpo pelle a pelle col mio, la
bacio, la accarezzo, mi sorprendo ogni volta dell’eccitazione
enorme che mi provoca (e solo lei così) e tutto diventa magicamente naturale, non c’è bisogno di pensare, tutto succede, c’è solo da godere di questa naturalezza, di questa spontaneità che finalmente, almeno in questi momenti con lei, mi
concedo. Che bella sarebbe se non si facesse e non mi ponesse sempre problemi, io ne devo affrontare tanti ogni giorno con i miei clienti, non ho bisogno poi di trovarmeli davanti anche quando trascorro del tempo con la mia donna,
bastano quelli che trovo a casa, bastano ed avanzano!
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DORMIRE INSIEME (visto da lei)
Che occasione, che occasione! La mia amica Miriam è partita per un viaggio e, nel salutarmi, quasi casualmente, mi ha
detto: “ Ah, se in questi giorni vuoi venire a casa mia con Luca fallo pure, a me fa piacere”.
Questi sono i veri amici, quelli che, nel momento del bisogno (amoroso, in questo caso) sono attenti, premurosi, che
offrono senza dover chiedere, che ti leggono dentro e sono
lì, con la soluzione pronta.
Naturalmente ho detto a Luca con tutto il mio entusiasmo
che potremmo dormirci una notte, aspettandomi da parte
sua la stessa felicità e invece ha cominciato a trovare tutti i
problemi possibili: “Ma io come faccio? Che le dico? E se durante la notte mi cerca?” e così via.
Io ci sono rimasta male, per me era l’occasione tanto attesa,
quasi insperata, non potendo dormire a casa mia quando c’è
mia figlia (e le poche volte che lei non c’era lui non poteva,
naturalmente!). Così ho messo su il broncio, veramente ferita dal suo cercare problemi ad ogni costo invece di gioire del
regalo inaspettato che ci arrivava senza fare niente.
Dopo un po’ mi ha detto: “E va bene, se proprio deve accadere accadrà, non è questa la tua filosofia di vita? Non dobbiamo forzare le cose, aspettiamo, qualcosa succederà, vero
amore?”
Il discorso sembrava chiuso, fino a che, dopo una decina di
giorni, mi ha telefonato dicendo: “Allora, quando ti sta bene
dormire insieme, stasera o domani?” Io ero in ufficio e ho
trattenuto a stento un “Ya-hoo” di gioia ma, nello stesso tempo, la mia parte razionale stava già lavorando per organizzare il tutto nel migliore dei modi.
“D’accordo” ho detto, “va bene stasera, ma come è possibile
che tu sia libero?”
“Mia moglie deve dormire dalla madre perché non sta troppo bene e porta con se’ anche nostro figlio, così io sono solo, spero non controlli, comunque ho il cellulare, vedremo”
ha risposto Luca, ma senza troppo entusiasmo nella voce.
Subito la parte più cattiva di me voleva aggiungere: “Ma se
per te è un tale sacrificio non ne facciamo di niente!” Ma per
fortuna ce l’ho fatta a reprimerla prima di sciupare forse l’unica occasione che abbiamo.
Ci siamo dati appuntamento per le 10 di sera nel nostro solito parcheggio, per poi da lì raggiungere la casa in campagna della mia amica che è fuori (a proposito, non so nemmeno quando torna, nell’entusiasmo della sua offerta non
ho capito il giorno esatto del suo rientro, in ogni caso va bene, non è importante …)
A mia figlia ho detto che andavo al cinema in città e che sarei rimasta a dormire da un’amica laggiù che lei non conosce, e che l’avrei richiamata semmai io.
Così ci siamo incontrati e, se per telefono vengono fuori le
difficoltà, quando siamo faccia a faccia tutti i problemi svaniscono, c’è sintonia, intimità, pura felicità e già appagamento del desiderio per il solo stare vicini.
Ma stasera c’è un ingrediente in più: una notte tutta per noi
nella casa che già un po’ conoscevamo per averci trascorso
qualche pomeriggio tranquillo.
Quando siamo arrivati davanti alla casa lui ha illuminato il
portone coi fari della sua BMW ed io l’ho aperto con le “chiavi del paradiso”, come le chiamiamo noi. In fondo per me,
per noi credo, il paradiso è anche questo: non grandi obiettivi, non cene nei più rinomati ristoranti della zona, non cose eclatanti e stupefacenti, no, solo questo, la nostra intimità
di tante ore, senza l’assillo dell’orologio e degli impegni, tanto tempo davanti da trascorrere come vogliamo, unica scadenza il nostro lavoro domani mattina.
Ma la notte è giovane, come si suol dire, e allora godiamocela a modo nostro!
In casa di Miriam c’è un salone grande ma intimo con un enorme caminetto dove abbiamo acceso insieme il fuoco.
Sembrava di essere una coppia che fa insieme queste cose
quotidianamente, con sintonia e intesa, senza ostacolarsi:
prendere la carta di giornale, i legnetti più piccoli, accatastarci sopra la legna più secca e sopra quella più grossa e
verde per arrivare, in poco tempo, ad avere un discreto fuoco che ha subito riscaldato l’ambiente e i nostri corpi. I nostri cuori no, quelli erano già caldi, avvampavano, un po’ impazienti di finire il rito del fuoco per goderselo.
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Davanti al caminetto Miriam e suo marito Giorgio hanno
piazzato delle poltrone antiche, ricordo dei loro viaggi in giro per il mondo, piene di cuscini che la nonna di Miriam ha
ricamato, dando così un aspetto molto accogliente a quell’angolo di salotto.
Luca si è seduto e mi ha invitato a fare altrettanto nella poltrona adiacente, ma io ho preferito sedermi per terra, sul tappeto tunisino, coccolando i suoi piedi. Dopo poco lui mi ha
tirato su facendomi sedere sulle sue gambe con le spalle al
fuoco, abbracciata al suo corpo caldo. E, come sempre, tutto comincia automaticamente: i baci, le mani che corrono
lungo tutto il corpo, l’eccitazione crescente fino all’impossibile che ci prende tutte le volte, per me sono la cartina tornasole del nostro rapporto.
C’è chi sostiene che il sesso non è tutto, è vero, ma io ritengo che se non c’è intesa sessuale non è possibile nessuna
storia. A parte le persone asessuate (ce ne sono?) per tutti gli
altri è naturale partire dal sesso per “testare” un rapporto.
In natura gli animali si annusano per scegliersi, non fanno
questioni culturali come gli umani, ma non sbagliano mai,
noi che siamo intelligenti costruiamo storie su fantasie, su ipocrisie, senza tenere a volte di conto della scelta naturale
che è quella sessuale. Non dico di avere storie con tutti coloro con i quali c’è intesa fisica, ma certo non è possibile avere un buon rapporto con chi, pelle a pelle, non ci piace. È
una cosa naturale, non è qualcosa sulla quale discutere, in
particolare per noi, adesso, non è proprio il caso!
Così ci siamo trasferiti in camera da letto, Luca mi ha preso
in braccio per il breve tratto dal salotto al nostro nido d’amore dove Miriam aveva messo per noi lenzuola che profumavano di campagna: odore di sapone di Marsiglia, odore
naturale di fresco, di pulito, che ci ha accolto come due braccia amorose per la nostra prima notte insieme.
Io do molta importanza a queste cose, Luca invece dice: “Ma
non è uguale se ci vediamo di pomeriggio? Io ti amo a tutte
le ore, lo sai”. Spero scherzi perché per me questa notte è
magica, perfetta, senza eguali.
Dopo un po’ tentiamo di dormire, anche se è grande l’eccitazione per quella novità che non smettiamo più di parlare,
anche quando l’altro sta per addormentarsi.
Luca scherza un po’: “Non russare come mia moglie, eh, se
no potevo restare a casa mia!” Ma poi mi abbraccia forte forte, come a cancellare quello che ha appena detto.
Comunque prima o poi ci appisoliamo.
Dopo poco sento dei rumori, non voglio svegliarlo per un
nonnulla, ma è proprio il motore di un fuoristrada quello che
posso udire sempre più nitidamente. A questo punto c’è solo da sperare che sia qualcuno che ha sbagliato strada; ma
no, il rumore si avvicina, il motore si spegne e … oddio!, una chiave gira nella porta di casa!
Allungo una mano e scuoto: “Luca, sveglia, c’è qualcuno!”
“Ma no” fa lui “Ti sarà sembrato, dormi”. In quel momento la
porta di camera si spalanca e, con la luce che arriva dal salone, posso vedere Best, il cane di Miriam e Giorgio, che
scodinzola tutto felice.
E io: “Best, che bello, ma che ci fai qui?”. In un attimo mi alzo, mi infilo la camicia di Luca e vado nel salotto dove trovo
la mia amica tutta piena di bagagli.
“Miriam scusami, sono qui con Luca!”.
“Che bello, lo vado a dire a Giorgio!” e scompare fuori.
“No, aspetta!” ma è già uscita, e ora che faccio?
Torno in camera. Luca è ora completamente sveglio e già
mezzo vestito, gli rendo la camicia e comincio a vestirmi a
mia volta. Inutile dire che Luca attacca il suo sermone: “Hai
visto, te lo dicevo che era meglio se non se ne faceva di nulla, non ne va bene una, dovevamo accontentarci di poche ore, ma tu hai le manie di grandezza!”
Ci sono rimasta male, inutile dirlo, poi mi ricordo che lui non
ama i cambiamenti, le sorprese; a me tutto sommato viene
da ridere anche se sono imbarazzata per i miei amici e quindi decido di uscire io per scusarmi.
Una volta tornata nel salotto, trovo Miriam che mi abbraccia
felice e dice: “Finalmente è successo, dormite insieme, che
bello!” ed io: “Scusaci Miriam, non mi ricordavo quando sareste tornati, andiamo via subito” e lei: “Ma nemmeno per
sogno! Giorgio ed io ci accomodiamo nella camera degli ospiti, non ci sono problemi. Sono le tre di notte, dove vuoi
andare a quest’ora?”.
In effetti sarebbe un problema, magari potremmo dormire in
auto, ma è ridicolo, non vorrei proprio finire così la nostra
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prima notte. Ringrazio Miriam per la sua comprensione e
disponibilità e torno in camera dove Luca è ora completamente vestito e sveglio. “Dai spogliati, restiamo qui a dormire, loro vanno nell’altra camera”.
Luca è un po’ stranito: “Ma davvero non si sono arrabbiati?”.
“Ma Luca, ci hanno sempre offerto la loro casa, questa è una
delle tante volte, no? Rilassati dai, dormiamo”.
Io faccio la tranquilla ma veramente ero anch’io preoccupata e imbarazzata. Certo che amici che ho, sono proprio speciali e io sono fortunata a conoscerli, Luca non ne ha così generosi per queste cose, forse sono un po’ moralisti, chissà.
Così torniamo a dormire dopo esserci spogliati di nuovo. Ci
viene da ridere e rievochiamo i momenti sorprendenti di
questa notte: i rumori, l’arrivo del cane scodinzolante, io che
esco seminuda, lui che si veste ad una velocità da record,
tutto è passato ora, ma che notte eccitante! Impieghiamo un
po’ a riaddormentarci, non è facile in questa situazione, ma
pian piano, tutti abbracciati, dormiamo.
Ogni tanto mi sveglio, forse perché non sono abituata ad un
altro corpo che dorme accanto a me, e anche Luca ogni tanto si gira, mi dà un bacino sulla spalla nuda, mi abbraccia più
forte e si riaddormenta. Che bello, ma ci voleva tanto a far
succedere tutto questo?
Tutto sommato non abbiamo dormito molto. Alle 6,30 la sveglia ci porta ad una nuova giornata di lavoro ma stavolta è una giornata diversa, la prima che comincia con noi due insieme, con un “buongiorno amore” detto in diretta e non per
telefono.
È bello vederlo mentre si stira tutto come un gatto, come un
bambino felice e sereno, senza avere già assunto il ruolo di
rappresentante che lo accuso di non mollare facilmente. Adesso no, è gioioso, allegro, scherza sul tempo appena trascorso: “Che notte tranquilla, quasi noiosa, eh? Cosa è successo? Niente di particolare, vero?”
Gli tiro i guanciali ridendo, lo rincorro per spogliarlo, per togliergli la sua cravatta impeccabile da uomo serio, mi piace
di più quando è come un bimbo, quando giochiamo come
adesso tra gridolini e risate.
Una volta fuori, con la sua BMW andiamo in un bar di campagna lì vicino a fare colazione, dopo aver lasciato un bi-
gliettino di ringraziamento ai miei amici che dormono ancora, stanchi per il loro lungo viaggio.
Mi piace entrare nei locali al suo fianco, penso che siamo una bella coppia e un po’ ci assomigliamo: lui più alto di me
ma non troppo, entrambi di capelli scuri, coetanei e si vede,
ma soprattutto siamo belli insieme, lo so, ci vedo riflessi nello specchio dietro il banco del bar e non posso che provare
felicità per l’immagine che mi rimanda: due belle persone,
felici, appagate, intime: che altro chiedere all’esistenza?
Da parte mia chiedo solo di accontentarmi di questa unica
occasione, di non sciuparla con l’attesa di altre notti che forse non ci saranno. Naturalmente sarebbe bello, ma non gustarsi adesso questa felicità pensando già ad una prossima e
improbabile notte, sarebbe proprio rovinare tutto. E non lo
voglio di certo, mi godo questi momenti, primi o ultimi non
importa, questo c’è e questo è meraviglioso e divertente da
vivere.
Dopo colazione Luca mi riaccompagna alla mia auto, ci
scambiamo un breve bacio, un abbraccio veloce e poi entrambi al proprio lavoro, ma portandoci dentro un ricordo in
più.
“Di’ la verità Luca, quale altra donna ti ha fatto vivere momenti così frizzanti e avventurosi?”
“Solo tu, amore mio, ma la prossima volta mi piacerebbe che
la parte eccitante si limitasse a qualcosa di piacevole ma più
privato, mi sono spiegato, vero?”.
“Certo amore, buona giornata”.
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DORMIRE INSIEME (visto da lui)
Lo sapevo, lo sapevo che era meglio non dormire con Laura! Lei insisteva così tanto, e poi mi son detto che forse non
sarebbe stata importante una notte: ne passo così tante a casa e nessuna mi ha mai sconvolto, quindi …
Invece è stata particolare, una notte unica che mi resterà
dentro per tanto.
E io che in tutto questo tempo ho frenato il più possibile per
non farmi coinvolgere, vado a cedere proprio su qualcosa
che credevo di saper gestire come sempre e che invece mi
ha toccato, mi ha fatto vedere, sentire e gustare un modo diverso di essere “notte”, non quelle con mia moglie (notti
noiose e ripetitive), non quelle con gli amici (notti avventurose, rischiose, insonni), no, una notte diversa con lei, che
non aspettava altro da mesi.
Stavolta sembrava che le cose dovessero proprio andare così: lei ne parlava come sempre, tirando fuori l’argomento
“dormire insieme” ogni due per tre, io sapevo che non sarebbe stato possibile e così non ci pensavo e sarebbe andata avanti così se una serie di circostanze non avesse creato le
condizioni ideali perché accadesse: la casa dei suoi amici a
disposizione, mia moglie e mio figlio che dormono da mia
suocera, Laura sempre pronta a gestire il nuovo e l’imprevisto con una naturalezza e una pronta disponibilità che sconvolge il mio modo metodico e programmato di fare le cose,
ma che stavolta mi hanno fatto dire di sì alla sua ennesima
proposta.
Così siamo arrivati a ieri sera con tutti i problemi appianati,
mia moglie e mio figlio sereni, Laura eccitatissima all’idea
della notte insieme ed io sinceramente curioso da una parte,
con la tranquillità e la sicurezza di riuscire a gestire e controllare il tutto, come sempre.
Ho cenato a casa con i miei abbastanza presto e quando loro due sono usciti ho detto che ne avrei approfittato anch’io
per andare a trovare Tommaso. Mia moglie sembrava quasi
sollevata dal fatto di non dovermi lasciare solo, tutto era
tranquillo, quindi.
Invece no, appena è arrivata al nostro solito posto ho provato una fitta al cuore nel vederla, aveva una luce diversa negli occhi, una contentezza che le usciva da tutti i pori e che
mi contagiava. Oltretutto aveva indossato un abito particolarmente sexy che le metteva in risalto il suo bellissimo seno
che mi fa già impazzire con vestiti normali, figuriamoci in uno scollato! Una parte di me si stava disperando perché perdeva il controllo della situazione, ma dall’altra ero quasi emozionato a vederla così, a pensare che si era vestita per me
e che ero proprio io a provocarle tutta quella felicità: mi sono sentito un uomo capace di dare forti sensazioni e per
questo veramente “grande”.
Quando è salita accanto a me è scattata subito la solita magica eccitazione: eccoci qui, fino ad un attimo prima due
persone civili e controllate, ma al primo contatto di pelle,
per un piccolo bacio di saluto, l’attrazione comincia e siamo
completamente persi tra le braccia l’uno dell’altra.
Alla meglio arriviamo alla casa dei suoi amici, dopo un viaggio nel quale ho guidato con una mano al volante e l’altra
che cercava un varco tra i bottoni del suo vestito e con le sue
mani che mi percorrevano dappertutto in carezze delicate e
sempre più intime.
Una volta dentro notiamo come il buio della sera e la luce elettrica interna diano una prospettiva completamente diversa della stessa casa che ormai conosciamo per diversi pomeriggi trascorsi qui tranquilli, circondati dal silenzio di questa campagna.
Ci mettiamo ad accendere il fuoco, dando così una tregua all’eccitazione di poco prima.
Compiamo piccoli gesti che però ci avvicinano in una complicità intima e quasi familiare che mi ricorda quella volta
che sono stato a cena a casa sua con altri amici comuni e mi
sono messo a pulire il pesce arrosto che lei aveva preparato:
mi sentivo a casa mia, e completare un lavoro iniziato da lei
mi dava un senso particolare di vicinanza, un’intimità che
niente aveva da invidiare, per complicità, a quella che raggiungiamo nel fare l’amore. Lei passava dalla cucina al soggiorno chiedendomi se avevo bisogno di qualcosa in particolare, mi porgeva vassoi e posate e insieme lavoravamo in
sintonia, sapeva come farmi sentire il padrone di casa, una
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sensazione che paradossalmente non provo nemmeno a casa mia, infatti mi ricordo che le dissi: “Di solito non faccio
queste cose, è solo per te” e Laura ne fu felice, ed io sorpreso. Come adesso, ad accendere il fuoco, a preparare il letto
insieme, viviamo momenti belli che però per lei saranno di
sicuro dei precedenti che mi chiederà di ripetere (so già che
dirà: se è stato possibile una volta lo potrà essere ancora,
no?).
Io vorrei mantenere la mia razionalità, vorrei sentirli normali, ma con lei niente è più normale da tanto, da quasi subito,
una storia iniziata per vincere la noia e per curiosità è diventata ben presto –troppo presto!- una cosa importante della mia vita che me l’ha già cambiata anche troppo: non vado
più al night, esco meno con gli amici di sempre; però non
posso permettere che cambi ulteriormente, devo resistere,
ritrovare il mio autocontrollo, il potere della mia volontà, ma
dove sono andati a finire stasera? Perché non è come sempre? Siamo stati qui altre volte, possibile che il buio fuori
cambi tutto così?
È vero che io sono un animale notturno, amo la notte perché si è più veri di notte, almeno io ed i miei amici e le persone che incontro di notte siamo più sinceri e diretti ed è più
facile rapportarci senza maschere tra uomini.
Ma con Laura è pericoloso, lei mi prende il cuore, lei mi metterebbe a nudo l’anima se glielo permettessi, se me lo permettessi, perché in realtà lei si comporta come tutte le donne innamorate, sono io che non voglio lasciarmi andare, non
posso, ho sofferto troppo quando l’ho fatto in passato, quando ho dato tutto rischiando anche che mia moglie si accorgesse della mia relazione, adesso no, non voglio rischiare di
doverla perdere perché ci hanno scoperto e magari qualche
maligno impiccione potrebbe dirlo in giro. Questa è una cosa preziosa, solo nostra, ci tengo che duri finché siamo noi a
decidere, o meglio finché io non decido che qualcosa cambierà, ma adesso no, va bene così, Laura mi deve capire e accettare per come sono, di sicuro sente quanto la ami, spero
che le basti.
Quando il fuoco è ormai avviato, Laura accende delle candele di lato al caminetto, spegne la luce centrale e si siede
sul tappeto ai miei piedi, dopo avermi fatto accomodare sul-
la poltrona più bella del salotto, mi toglie le scarpe, mi massaggia i piedi e parla con voce calda e sensuale. Il mondo esterno non c’è più, esiste solo questo sentirla vicina, quasi una geisha innamorata solo di me, mi tocca con una dolcezza
ed una dedizione che mi turbano sempre di più. Devo fare
qualcosa, è troppo per me questo sentire.
La attiro a me, la faccio sedere a cavalcioni sulle mie gambe,
la bacio e la abbraccio, ritorna la nostra bellissima eccitazione e questo è un terreno conosciuto, fatto più di passione
che di sentire, o almeno è un sentire diverso, che so gestire
meglio, ed il perdere la testa nel sesso mi sconvolge meno.
Quando l’eccitazione è oltre ogni limite di controllo, la prendo in braccio (solo dopo penso che è un gesto da matrimonio, speriamo che Laura non l’abbia notato!) e andiamo in
camera da letto. E qui tutto va bene: sono io che conduco il
gioco, sono padrone del piacere di entrambi, tutto è naturale e facile adesso, è un miracolo che ogni volta succede, garantito al cento per cento, senza sorprese se non quella che
ogni volta è sempre più bella e non abbiamo ancora provato un attimo di noia, anzi è un crescendo continuo. Forse,
anche se Laura non è d’accordo, è merito mio se ogni volta
è così. Se ci vedessimo di più, come lei vorrebbe, magari arriverebbe anche la noia, così invece ogni volta c’è tanto di
quel desiderio che non è possibile non apprezzare al massimo il nostro incontrarci, il nostro stare insieme.
Dopo l’amore, anziché alzarmi per andare subito a lavarmi,
come mio solito, resto accanto a lei, abbracciato, con la sorpresa di questo rilassamento insieme, al primo posto non l’igiene e l’efficienza, non l’allontanarmi per rompere il clima
che con il sesso si crea e che non reggo, che è troppo per
me, per quell’intimità che mi entra dentro mettendo a nudo
il mio essere. Stavolta mollo le resistenze, le decisioni. C’è
tempo. Che novità per il mio modo di essere: c’è tempo.
Non scatti improvvisi per mettersi in piedi con a volte la testa che gira in cerca di equilibrio, non fuggire dal letto caldo,
da lei, dal suo corpo ancor più tenero e morbido dopo l’amore, no, stavolta resto. Semplicemente resto. Guardiamo
che succede.
E non succede nulla. O almeno niente di terribile, di pericoloso, resto e godo di questo restare.
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Lei si gira verso di me ad occhi chiusi, allunga un braccio e
lo appoggia trasversalmente sul mio petto, ma non come a
volermi bloccare, semplicemente, anche lei, per stare. Stare
così, insieme, godere del rilassamento che il buon sesso regala, godersi l’intimità che nasce in questi casi, come lei ha
cercato in tutti i modi di spiegarmi, ma si vede che ci dovevo arrivare da solo quando meno me lo aspettavo.
Però è facile, basta smettere di lottare, solo lasciarsi andare a
quello che sento, senza voler controllare e bloccare come
mio solito.
Tutto sommato lei non è pericolosa, non sfrutta questo mio
lasciarmi andare per tendermi una trappola, lei non usa strategie per legarmi, lei mi ama. Già, penso proprio che sia così.
Per me è una storia nata come è nata, lei ha sempre detto
che ha capito la grandezza di questa nostra relazione fin dal
primo giorno, e magari è vero. Io no, mi ci è voluto del tempo per capire quanto anch’io fossi coinvolto. Se penso a
quante cose fa per noi, a quanto investe in questa storia… io
invece mi risparmio, mi nego anche quando potremmo vederci, ma stanotte no, sarebbe cattiveria nei suoi confronti,
lei non lo merita.
Lei meriterebbe di più, anche, perché no?, un uomo tutto
suo. Io glielo dico spesso e lei ci rimane male perché crede
che la stia invitando ad allontanarsi da me, ma non è così.
Soffrirei tantissimo dovesse finire tra noi, ma se mi distacco
e penso al suo bene so che sarebbe splendida in una storia
come si deve, con un uomo solo suo, magari anche senza
convivenza, perché lei difende la sua indipendenza e la sua
libertà di movimento ad ogni costo, ma suo, solo suo, e non
sposato come me. Un uomo al quale poter parlare tutte le
volte che vuole, un uomo che fosse presente nei momenti di
difficoltà, un uomo che più spesso di me la portasse a pranzo o a cena fuori e col quale dormire insieme, un uomo che,
a differenza di me, non si trattenga dal ricoprirla di regali ogni volta che vede un oggetto che gli ricorda proprio lei.
Ma se una parte di me le consiglia questo, l’altra urla “no”!
perché pensare di perderla in questo momento è un pensiero tanto tragico che mi spingerebbe a tornare sul mio frenare per non soffrire troppo, una paura che mi suggerisce pru-
denza e non stare qui, nudo dentro e fuori davanti al mio amore. Mentre penso queste cose, pian piano scivolo sempre
più in un sonno rilassato, sono appena addormentato quando lei si mette seduta sul letto improvvisamente e comincia
a scuotermi per svegliarmi. Io riprendo subito il mio controllo: “Che succede? Che c’è?”
Lei dice di aver sentito dei rumori. Ci mancava anche questa:
chi sarà? Ladri o detectives sulle nostre orme? Sto male e devo pensare subito ad una strategia da seguire, ma, improvvisamente, la porta della camera si spalanca ed entra un enorme cane bianco. Laura, chiaramente sollevata, lo chiama:
“Best, che bello, che ci fai qui?” ma dopo un attimo il suo sollievo si trasforma in preoccupazione: è vero che non sono i
ladri, ma è sempre imbarazzante alle tre di notte essere nel
letto di chi ritorna a casa sua, magari proprio per dormire!
Laura si alza, nuda com’è, si infila la mia camicia (oddio, speriamo non ci resti il suo profumo!) e sparisce in salotto.
A me non resta che vestirmi con quel poco che mi ha lasciato, riunire le cose che erano cadute dalle tasche e prepararmi il sorriso più innocente e seducente del mio repertorio
per l’inevitabile incontro con i suoi amici.
Mentre traffico in camera, Laura ritorna, si toglie la mia camicia, mi osserva vestito dalla cintola in giù e si mette a ridere: “Ma Luca, che fai, spogliati, si dorme!”
“Ma Laura, Miriam e Giorgio sono tornati, vorranno dormire.
Che figura, ma lo sapevi che tornavano proprio stasera?”
“Ma no che non lo sapevo, Miriam mi ha detto che potevo
stare qui con te quando volevo ma sinceramente non avevamo detto fino a quando e poi non era prevista anche la notte! Ma a me piacciono gli imprevisti, lo sai ormai”
“Ma a me fanno venire l’infarto! Stavo per addormentarmi, e
ora dobbiamo andarcene, vero?”
“No, i miei amici dormono nella camera degli ospiti, ci lasciano restare in pace qui. Tu Luca ce l’hai degli amici così?
Io dico di no, nessuno ci ha mai prestato la casa e invece a
me tutti la offrono ancora prima che io ci pensi, vero?”
“Ti devo dare ragione, hai proprio degli amici disponibili.
Ma i miei sono fatti diversi, tanti ormai sono amici anche di
mia moglie e quindi sarebbe imbarazzante per loro, lo capisci, vero?”
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“Certo amore, non c’è bisogno di fare graduatorie dei nostri
amici, constatavo soltanto. Ma adesso dormiamo, è tardi, anzi, è mattina presto, tra poco suonerà la sveglia.
Che bello averti qui accanto, Luca, ti amo tanto, credimi, come vedi non te lo sto dicendo mentre facciamo l’amore, fuori di testa e in preda al desiderio, sono completamente lucida adesso, ti amo davvero”.
È troppo per me, troppe emozioni e comprensioni tutte insieme stanotte. Dormiamo, è meglio. La abbraccio senza dire niente, mi godo anche questo momento, per la prima volta con lei mi sto permettendo di sentire quel che c’è e, stranamente, mi piace proprio tanto.
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TI LASCIO!
Quando fa così l’ammazzerei.
Lo sa che la mia paura più grande è quella di non essere abbastanza importante per il suo mondo, e lui cosa fa? Ricorda
con nostalgia tempi lontani dove io non c’ero e dice di preferirli ad adesso, tutto preso dal lavoro, dalla famiglia, dagli
impegni … e stop.
Non parla di me. È già qualcosa che non mi abbia elencato
nel negativo di adesso, ma non ha accennato per niente a
me.
Dopo questo sfogo, che non so cosa c’entrasse con noi, speravo dicesse: “Si, prima stavo bene perché ero spensierato,
ora ho più responsabilità e problemi, è vero, ma per fortuna
nel mio presente ci sei anche tu, a riscaldare la mia vita”, o
qualcosa di simile.
Sono rimasta in silenzio ad aspettare il seguito del discorso
ma per lui era proprio finito lì. Ha cambiato argomento, mi
ha detto che aveva prenotato il pranzo in un ristorantino caratteristico in campagna ed io: “Ma Luca, finisci quello che
stavi dicendo prima” e lui: “Ho finito, dicevo be’ mi’ tempi
quelli, ero giovane, spensierato, pieno di donne, ed ora invece … mah, non pensiamoci più”.
“Ma allora sei proprio stronzo! Ed io cosa significo per la tua
vita? Ma cosa stiamo a fare insieme? Basta, ti riporto alla tua
auto, è stato tempo perso tutti questi anni con te, torna da
quelle troie che ti hanno fatto stare tanto bene, ma non mi
rompere più i coglioni, non voglio vederti mai più. Che stupida, che illusa!”
Ho fatto una veloce manovra d’inversione e sono partita a tavoletta per tornare al nostro solito posto (lo odio, questo
dannato parcheggio!).
Luca è rimasto in silenzio, sicuramente stupito dalla mia reazione. Io bollivo, dovevo sforzarmi di rimanere razionale e
guidare nelle regole, anche se molto forte, mentre continuavo ad urlare e ad offenderlo per avermi fatto credere di amarmi ed invece per lui probabilmente ero solo un passatempo, un diversivo contro la noia.
Quando siamo arrivati, lui è sceso sbattendo la portiera.
Io sono rimasta lì, tremante, mi si è spento anche il motore,
non riuscivo a fare niente ero troppo arrabbiata e ferita.
Lui ha trafficato un po’ per trovare le chiavi, poi ha aperto lo
sportello, ha posato la sua valigetta, il giornale, si è tolto gli
occhiali, si è voltato lentamente verso di me e, riprendendo
il suo autocontrollo (che fortuna che ne abbia così tanto, in
questi casi!), ha fatto un respiro profondo e ha proposto: “Ti
va se almeno ne parliamo a pranzo un’ultima volta o devo
proprio andare via così?”
E tutta la rabbia provata fino a quel momento ha lasciato il
posto alla paura che non l’avrebbe mai detto e io sarei restata con il mio orgoglio a guardare la sua BMW che si allontanava forse per sempre dalla mia vita. Che sollievo dargli un’altra possibilità di riconquistarmi, che pericolo scampato rischiare di uscire inesorabilmente dalla sua vita, non avere più la mia piccola quotidianità con lui!
E invece è di nuovo sulla mia auto, diretti al ristorante dove
avevamo progettato di festeggiare il nostro anniversario.
Parliamo, esorcizziamo la paura provata da entrambi, ci diciamo che siamo tesi, che questi ultimi giorni nei quali ci siamo solo sentiti e non visti ci hanno esasperato e questo significa quanto teniamo l’uno all’altra (vedi ciccina, perché‚
dubiti del mio amore?).
Mi assicura che per lui era scontato che adesso ci sono io e
che questo nostro rapporto gli permette di stare bene e di
accettare la vita più difficile rispetto a quella di vent’anni fa.
Io però ho bisogno di sentirmelo dire! Forse è vero quello
che ha detto, vorrei credere che fosse così e non vedere invece i problemi che sbucano qua e là, tra il mio desiderio di
lui e la paura di aprire gli occhi sulla realtà che sospetto e
dover così smettere di prendermi in giro.
Una parte di me teme continuamente di non essere poi così
importante per lui, o almeno non abbastanza da aver cambiato la sua vita: di stare solo riempiendo dei buchi vuoti,
delle ore delle sue giornate che non erano destinate a niente, ma questo di solito non me lo voglio dire, mi illudo ma,
stavolta, con la consapevolezza di illudermi, se non altro.
E così, da un incontro burrascoso, nasce un pranzo splendido, divertente, intimistico, in cui mi ha detto una grande ve-
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rità, tra una forchettata di insalata e l’altra: “Tu non puoi lasciarmi. Certo, lo puoi fare fisicamente ma dentro di te io ci
sarò sempre, amore mio!”.
E io so che è proprio così.
E come sempre lui, così materialista, così concreto, riesce a
dirmi delle verità che io scopro dentro di me dopo introspezioni, meditazioni, letture esoteriche o più semplicemente
tante masturbazioni mentali.
E invece la verità è proprio questa: siamo uguali. Non accetto di vedere in lui le mie debolezze, le mie rigidità, perché
sono quelle che mi fanno più male, sono quei miei difetti
che cerco di nascondere anche a me stessa.
A volte mi ha rimproverato di non averlo conosciuto nei mesi precedenti al suo matrimonio (“altrimenti avrei sposato te,
non lei!”) ha il coraggio di dirmi!
Io cerco di restare qui ed ora, con quello che sento, sia la voglia di scappare che a volte mi prende, sia l’entusiasmo col
quale questi due quarantenni giocano come bambini. Sperimento con lui polarità opposte di sentimenti e stati d’animo
e sento sempre più vero che in due si cresce meglio, a volte
c’è sofferenza ma di sicuro si va più in profondità nella conoscenza di sé quando ci si specchia in due occhi amorosi,
anziché in una voragine di solitudine.
Ho realizzato inoltre che è stato pauroso per me accettare,
anche solo con me stessa, di amarlo. La paura è stata quella
di veder crollare il sogno che in questi anni ho idealizzato: la
perfezione del mio matrimonio, del mio primo amore.
Ammettere di amarlo mette in discussione tutto, perché una
stupidissima parte di me crede nell’amore unico e irripetibile, e siccome a me è già successo con mio marito, non ho un’altra possibilità e, se quello che provo adesso è amore,
vuol dire che non lo era quell’altro.
So che è stupido questo concetto, ma è così profondamente
radicato in me che mi è sempre venuto spontaneo giudicarmi. Invece quello che sento adesso è che, come dice Marquez, “il cuore ha più stanze di un casino”, che in me c’è posto per un altro amore e poi un altro e un altro ancora.
E adesso sta succedendo con Luca, così uguale a me, che noi
lo vogliamo o no.
E quando mi dice che io sono la sua donna spirituale non
vuol forse dire che gli assomiglio?, solo che io assomiglio al
suo femminile spirituale, buono, da “brava ragazza”, come
dice lui, io invece in lui vedo specchiata la mia parte più cinica, più egocentrica, quella che si sente superiore agli altri,
quella col cuore protetto da un muro indistruttibile, dove
passa solo quello che io, che lui, vogliamo far passare, e come siamo bravi a frenare! dei veri artisti in questo.
Ognuno di noi proietta sull’altro la propria metà in ombra,
quella che non si vede subito, quella che è difficile riconoscere, ma che c’è, è lì a farci muovere come vuole, magari
quando “usciamo di senno”, quando io sbraito e urlo dei
“vaffanculo” per un nonnulla.
È vero, l’ho lasciato e con la stessa velocità l’ho ripreso nella mia vita, d’altra parte, come potrei vivere senza la mia
stronzissima metà?
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COME, MI LASCI?
A volte sei proprio matta.
Guarda se per una sciocchezza mi devi offendere così! E poi
se mi arrabbio anch’io ti senti umiliata, ma sei tu che mi hai
mancato di rispetto! Dici certe frasi da scaricatore di porto
che fanno rabbrividire, lasciatelo dire, non sono adatte a te,
proprio no!
Ti dovresti vedere quando mi urli contro tutte quelle parolacce ed accuse. Va bene, magari tutto è successo perché eri già arrabbiata per il fatto che è un po’ che non ci vediamo
(e tu dici perché avevo cose più importanti di te), e qualche
giorno ti ho telefonato di fretta (ma tu sai com’è quando ho
molti clienti da avvisare delle mie visite ed il cellulare è rovente e poi a me non piace telefonare, oltretutto), insomma,
può capitare un periodo caotico, no?
E poi arrabbiarsi perché, casualmente, ti ho rammentato il
periodo nel quale frequentavo le discoteche di mezza Toscana e ti ho detto che a volte ho nostalgia di quei tempi
spensierati e felici. Ma non ci vado più, dai! Non è il caso di
farne un dramma, è come se da queste piccole cose tu testassi l’intensità del mio amore, ma per me non c’è niente da
provare, ormai ci sei nella mia vita, sei un punto fermo e non
da mettere in discussione continuamente.
Niente mi può allontanare da te, solo la tua volontà potrebbe, quella non sarei in grado di fermarla. Ma non le bizze di
oggi! Quelle ti squalificano, ma non ti allontanano da me,
stanne certa. È vero che durante lo scontro anch’io vado fuori di testa, e per fortuna ci rientro anche, e prima di te, ma
dopo, quando la tempesta è passata, è anche buffo ricordare i tuoi urli, la foga che metti nell’insultarmi, nel dirmi che
non vuoi vedermi mai più, hai una forza che non dimostri
mai nella tua quotidianità, sia quella che conosco direttamente che in quella che mi racconti.
Sai una cosa, sei anche più bella così, presa dall’eccitazione
di una passione (anche se male indirizzata, è contro di me!),
sei autentica, totale, bruciante, mi eccita ripensarti così calda
e attiva. Peccato che tu faccia anche male. Quando ripenso
a quei momenti, e magari se tu non fossi stata arrabbiata proprio con me, li apprezzo moltissimo.
Non dirmi che sono un maniaco ma, appena ci siamo un po’
calmati, non vedevo l’ora di finire il pranzo per fare subito
l’amore. Ed infatti è stato particolarmente bello oggi, vero?
Tutta la passione della rabbia ci ha acceso un fuoco nuovo,
sembrava quasi una danza di guerra, era uno studiarci come
se fossimo persone nuove che si incontrano e fanno sesso
(non solo l’amore, proprio puro sesso) per vincere una nuova preda, e questo è successo da entrambe le parti, di’ la verità. Sembravamo due lottatori intenti ad affrontarsi senza
però far male, anzi, dando dimostrazione della propria bravura, per conquistare l’altro e per sempre.
E per me è proprio così, mi hai conquistato, Laura, sei sempre più importante per me, ma non posso dare più di questo, per me è tanto, se non lo senti pazienza, come dici tu:
“È un problema tuo”. Io sono così, te l’ho detto tante volte,
non voglio cambiare la mia vita ma ti amo e ci tengo tantissimo a te. Non posso costringerti a vivere anche tu questa situazione limitata se a te non va più, ma pensaci bene, forse
il poco che ti offro vale più di tempi lunghi e varie condivisioni che puoi trovare con qualche “omuncolo” di sicuro inferiore a te e a me.
Pensaci bene. Forse se tu imparassi ad apprezzare di più l’intensità e non la durata dei nostri incontri vedresti quanto valore hanno. È un bel tempo insieme, ammettilo, non cerco di
convincerti, se per te non è così non ci posso far niente, ma
forse un domani lo rimpiangeresti, non credi?
Comunque io ti amo, e non mi urlare più quelle brutte parole. Ricorda che sei una signora, non la mia, purtroppo, ma
lo sei.
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PARLIAMONE
“Basta, non ne posso più.
Luca dimmi, perché dovrei accettare di limitare la mia vita
sentimentale a quei rari momenti che ci concediamo? E non
mi rispondere ancora una volta che sei sposato, uffa, lo so!
Ma non sei l’unico marito che ha una relazione e di solito in
questi casi è l’amante ad avere il meglio: regali, telefonatine
romantiche, week ends insieme, insomma un uomo dimostra alla sua amante tangibilmente quanto tiene a lei, altrimenti può rimanere con la moglie, no?
Ma c’è qualcos’altro che mi fa male. Io non ti sento presente
quando siamo insieme.
Ho sempre il dubbio se freni quel che provi, oppure se mascheri molto bene il tuo menefreghismo con un minimo di
attenzione per me e per il mio mondo fatto di tante situazioni, persone e cose dove sei entrato in punta di piedi e dove
non ti interessa esserci in un altro modo.
Ti ho fatto conoscere mia figlia, i miei amici, ti ho spalancato la mia casa e le mie braccia in piena totalità, che altro ti
serve per lasciarti andare? Sento che è come se tu non ti fidassi di me. Ma di cosa hai paura? Io non sono un pericolo
per te. Io ti amo, non vorrei mai farti soffrire, credimi.”
“Dite tutte così.”
“Che vuoi dire? Perché mi paragoni alle altre? Io sono io, non
un’altra, non il tuo passato, mi vedi? Sono Laura!”
“Era meglio con le donne del night. Loro almeno sono chiare. Appena entri sai perché sono lì, cosa vogliono e cosa
danno in cambio. Tutto è chiaro e gestibile alla grande, senza stare attento a cosa dico, se va bene, se viene male interpretato e senza tante analisi come ci fai tu.”
“Come ti permetti di confrontarmi con quelle, di paragonare
il nostro rapporto con la superficialità e la mercificazione di
una donna da bordello, ma come puoi solo parlarne in questo momento, io ti amo, lo capisci cosa vuol dire? Lo senti o
no cosa ci succede quando facciamo l’amore, ti sembra lo
stesso sesso che puoi aver fatto in un night o dintorni? Ma
dove sei tu quando il tuo corpo è tra le mie braccia? Cosa
credi che sia che ti eccita tanto in me? Il corpo pensi? Ti sbagli, niente è più erotico per te del mio desiderio, e non te lo
può far sentire chi si cede ad un cliente.
Una donna può avere migliaia di motivazioni per aver messo in vendita il suo corpo, io non mi permetto di criticarla,
ma stanne certo che non mostrerà il suo vero essere altrettanto facilmente. Una donna che si vende lascia per sé, nel
suo intimo più profondo, quella parte che non è cedibile,
che è solo sua. Tu puoi aver avuto l’illusione di aver conquistato donne nel night ma quelli erano solo corpi, nessun
cuore, nessuna emozione”.
“Ma che ne sai di com’è quella vita? Ma di cosa parli, non ne
sai niente!”
“Luca, ma io sono una donna, so quel che dico in fatto di
donne. Nessun uomo ci conoscerà mai abbastanza.”
“E non pensi che questo faccia paura a noi uomini? Siete un
mondo sconosciuto, un labirinto dove ci attirate ma dal quale è difficile uscire senza restarne scottati. No, meglio l’illusione di una serata al night piuttosto che gocce di paradiso
ed oceani di inferno com’è con voi donne fra virgolette normali. Fate troppo male, lo so bene, purtroppo.”
“E io dovrei scontare il male che qualcuna ti ha fatto prima
di me? Ma che c’entro io? Non pensi che anch’io abbia le mie
ferite, lasciate profondamente dai sogni che si sono infranti?
Ma credi proprio che fino a quando non ti ho incontrato non
abbia avuto altre occasioni con uomini più aperti e disponibili di te?”
“E tu che hai fatto con quei begli uomini?”
“ …”
“Allora? Che c’è? Non rispondi? Cosa è successo con gli uomini perfetti che hai incontrato prima di me?”
“Sono scappata.”
“Davvero? Ma come, quando hai trovato uomini liberi e disponibili li hai lasciati? E allora perché vuoi cambiarmi per
farmi diventare anch’io così? Per lasciare anche me? Vedi che
faccio bene a non fidarmi! Una volta che io diventassi come
tu dici di volere un uomo che fine farei? Fuggiresti anche da
me, non è vero? Hai troppa paura che qualcuno limiti la tua
indipendenza, di’ la verità!”
“Ma che c’entra, prima temevo una storia totale, avrebbe
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messo in discussione il sogno d’amore che avevo vissuto. Adesso invece ho visto le mie paure e sono disposta ad affrontarle senza nascondermele ne’ fuggirne, e sono convinta che, con un uomo adatto accanto, riuscirò a guarire definitivamente.”
“Ma Laura, vedi cosa stai facendo? Deleghi a qualcun altro
ciò che solo tu puoi fare. Secondo me non è appoggiandoti
a un uomo che riuscirai ad affrontare una storia totale, hai bisogno di crederci tu per prima, devi sentirtene degna, devi
smetterla di elemosinare un amore come è successo anche
tra noi. È vero che quello che ti ho dato in questi anni è poco per te, ma perché ti sei accontentata?
“Perché ho incontrato te che mi fai sentire ‘a casa’, ho provato la sensazione di tornare a qualcosa che conoscevo molto bene. Prima di tutto mi sono sentita desiderata fisicamente in un modi così totale che mi ha ricordato l’inizio del mio
matrimonio, quando il sesso era la molla portante dello stare insieme, il desiderio che sempre leggo nei tuoi occhi mi
gratifica immensamente, e se per vivere questo ho accettato
anche i tuoi no, il tuo fuggire, il tuo non esprimere i sentimenti apertamente con me, è successo perché io conoscevo
già molto bene questo atteggiamento: è lo stesso di mio padre, verso mia madre e verso di me, la stessa chiusura di
cuore che non vuol dire non amare, solo non dimostrarlo,
quasi che amare sia una debolezza o una cosa di cui non si
può parlare apertamente.
Ma con gli anni quella che mi era sempre sembrata assenza
di amore in mio padre si è rivelata essere solo una corazza
di protezione di un cuore sensibile che tanto aveva sofferto.
Non c’era cattiveria, solo paura di soffrire di nuovo, la mia
stessa paura che riconosco in te, Luca. L’effetto calamita che
ho provato verso di te dal primo giorno era anche questo:
non solo un’immensa attrazione fisica ma anche, e soprattutto, qualcosa di più profonfo, era l’incontro di due anime
uguali, e questo, a dispetto di ogni razionalità, continua ad
essere il motivo per il quale sorvolo sui problemi che mi provochi quotidianamente e che mi farebbero fuggire, resto a
guardarti, a osservarti, e anziché criticarti mi dico: “...e anch’io sono così!”.
So riconoscere gli atteggiamenti del fuggire, del negare a pa-
role quello che il corpo esprime a modo suo, quell’ironizzare sui sentimenti per non entrarci dentro. Ben allenata come
ero dallo schema che vedevo in famiglia l’ho fatto anch’io
per tanto tempo, ma adesso sono cresciuta, non sono più la
bambina spaventata e respinta, ora sono un po’ più consapevole di me e del mio valore, per questo non voglio che il
nostro sia un rapporto fondato sul bisogno e sulla paura,
bensì sul confronto e la condivisione, perché se ci apriamo
l’un l’altra vediamo che ciò che più ci attrae è il nostro essere uguali, quindi non devi avere paura di me, nel nostro profondo io sono te e tu sei me, siamo due bambini feriti che adesso sono abbastanza adulti per decidere di guarire, e possiamo farlo insieme, se vuoi.
Usciamo dagli schemi, non mi interessa l’etichetta di moglie
o di amante, io sono io, unica quanto lo sei tu, non voglio
stare dentro nessun binario precostituito, voglio creare insieme a te qualcosa di originale perché solo nostro, perché
ogni storia ha le potenzialità per esserlo”.
“No Laura, non credo sia possibile. Io sono stato onesto, era
chiaro fin dall’inizio che sarebbe stato sempre così, perché
io voglio che sia così, che niente sconvolga il mio mondo come è adesso, potevi dire subito di no, e invece sono passati
anni e, come temevo, siamo arrivati al punto che non ti basta più quello che c’è stato fin dall’inizio.”
“Non è questione di bastare. Io voglio andare avanti, voglio
far crescere questo rapporto tra noi e so che abbiamo tutte
le capacità per farlo. Bisogna solo volerlo. Volere è potere,
io so che è così”.
“Ti sbagli Laura, io sto bene da solo, ormai ho imparato a vivere per me, a bastare a me stesso, così nessuna mi ferirà
più. Tu non vuoi capire, per me è difficile parlarti come sto
facendo adesso, non sono abituato, mi sento indifeso, nudo
dentro”.
“Ma amore mio, cosa c’è di più bello che lasciarsi andare,
farsi conoscere dalla persona che ami per condividere il bene ed il male che capita nella vita e percorrere un tratto di
strada insieme, lungo o corto non ha importanza, quello che
conta è che sia intenso e vissuto a modo nostro.”
“Già, e quando finisce quanto si soffre, te lo sei dimenticato?
Eppure anche per te è stato tragico scoprire la fine di quel-
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l’amore per il quale vivevi, no? Per me è stato così doloroso
quando è terminata la relazione che mi aveva preso anima e
corpo che ho giurato a me stesso di difendermi per il futuro,
di chiudere il cuore. Credimi, io ho paura di riprovare questo dolore. Per me è subire il tradimento nella forma più tremenda. Freni quello che provi per una donna per mesi ed
anni e quando finalmente decidi che non ne vale la pena,
che lei è diversa e ti puoi fidare, accade la tragedia. No, è
troppo, l’ho già provato ed anche recentemente, non posso
ricascarci ora, la ferita è ancora aperta e dolorante.
Però, credimi, non è stato possibile chiudere totalmente con
te, uno spiraglio nel mio cuore è sempre rimasto aperto, a dispetto di quello che potevo aver deciso. E di solito quando
mi accorgo che questa storia mi prende troppo scappo da te,
da quello che sento, perché so troppo bene che sarà tremendo per me quando questa nostra storia finirà, perché è
così, Laura, tu hai diritto ad andare avanti per la tua strada,
io resto con la mia famiglia e col mio cuore protetto.
Ho paura Laura, perché non lo capisci? Mi sto solo difendendo, che c’è di male? Per me le donne sono sempre state
importanti ma mi hanno anche fatto tanto male, mi sono
sentito tradito da tutte, soprattutto da quelle che amavo, dalla prima che mi ha preso in giro per il mio modo di esprimermi nel far l’amore, a quelle che da un giorno all’altro
hanno smesso di cercarmi senza una spiegazione, fino a
quelle che mi promettevano amore eterno e fedeltà assoluta
e poi scoprivo stare con altri. No, perché dovrei fidarmi stavolta? E bada bene non è una cosa personale verso di te Laura, è verso qualsiasi donna. Hai avuto sfortuna ad avermi conosciuto dopo l’ultima catastrofica relazione, magari anni fa
avrei mollato tutto e cambiato la mia vita per te, ma purtroppo il tempo del cuore è scaduto, adesso mi faccio guidare dalla ragione, è più saggio e protettivo, ma tu, nonostante questo, rappresenti un’eccezione, non volevo provare così tanto per te. Quello che ti dò e che per te è magari
poco, per me ha avuto un significato grande e te l’ho donato col cuore, credici. Più di questo non so dare, è più forte di
me.”
“Luca non dire così, non si può vivere col cuore frenato per
tutta la vita. Il passato ci insegna e ci segna, è vero, ma le co-
se possono cambiare. Non tutte le storie sono uguali, perché
mi vedi come un pericolo? Perché dai per scontato che tra
noi finirà? Io voglio stare con te, non mi lascio scappare l’occasione di guardarmi in uno specchio così rassomigliante
come te, un uomo con le mie stesse ferite provocate dall’abbandono e dall’esclusione, un uomo che, fino ad ora, è sopravvissuto perché si è protetto il cuore. Come me, Luca,
credimi.
Ma se vogliamo guarire insieme io sono qui. È una scommessa, e a te piace il gioco d’azzardo, dai tenta, tentiamo insieme di rompere gli schemi del passato che ci hanno portato fino ad oggi e vivere una relazione diversa, senza cadere
nel ruolo di amanti classici, siamo persone originali o no? E
allora perché non esserlo anche in questo?”
“Perché se mi lasciassi soffrirei troppo, ho paura, Laura”.
“Anch’io Luca, immaginare la mia vita senza te mi spaventa,
mi sembra impossibile e doloroso, ma pensiamo in positivo,
perché dovrebbe finire, siamo così belli insieme.
Io non ti chiedo di lasciare la tua famiglia, non sei pronto a
perdere i tuoi punti fermi e anche a me fa ancora paura, al
momento, una relazione totale. Ma diamoci tempo, prepariamoci ai cambiamenti, se ci saranno, andando in profondità tra di noi.
Non so come sia giusto fare, magari potremmo provare a venirci incontro: io darò più valore a quello che fai per me ed
entrambi proviamo a condividere la paura e tutti gli stati d’animo che sentiamo, così potremo affrontarli e magari vedere che non sono reali ma che a volte nascono da cose fraintese perché non dette apertamente, o sono solo il ricordo di
ferite passate.
Io sono qui Luca, io ti amo, per me questa è una sfida a vivere un rapporto diverso da tutti quelli precedenti, stavolta
voglio starci per completarmi vedendo specchiata in te la
mia parte maschile che ho già intravisto e che, anche se a
volte mi fa incazzare, in altre occasioni mi piace tantissimo.
La vita va vissuta, non evitata come tenti di fare tu, per fortuna senza riuscirci sempre. Datti una speranza, diamocela,
aiutiamoci a guarire insieme le nostre paure, che ne dici? Chi
più di noi ha così tanta esperienza di relazioni dolorose? È
quanto serve per uscirne se lo vogliamo davvero.”
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“Tu però non mi fregare, quando faccio un investimento voglio delle garanzie, tu cosa mi dai?”
“Tutto il mio cuore, non ti basta?”
“Beh, se mi assicuri che è tutto, ma proprio tutto mio, d’accordo, non ti prometto un risultato ma comunque proviamo
a dirci quello che sentiamo, ciccina.”
“Va bene, cominciamo subito, ma non mi chiamare più ciccina, quante volte te lo devo dire!”
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INDICE
FAI DI OGNI LACRIMA UNA STELLA................................... 9
di Pino Bertelli
PREFAZIONE........................................................................ 11
di Prita
1° INCONTRO (Visto da lei)................................................ 13
1° INCONTRO (Visto da lui)................................................19
L’ALBERGO (visto da lei).....................................................23
L’ALBERGO (visto da lui).....................................................27
LA CENA (vista da lei)..........................................................33
LA CENA (vista da lui)......................................................... 37
IL MARE (visto da lei).......................................................... 41
IL MARE (visto da lui).......................................................... 45
CI VEDIAMO POCO.............................................................49
CI VEDIAMO (anche troppo!)............................................. 53
DORMIRE INSIEME (visto da lei)........................................ 55
DORMIRE INSIEME (visto da lui)........................................ 61
TI LASCIO!............................................................................ 69
COME, MI LASCI?................................................................. 73
PARLIAMONE....................................................................... 75
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TRACCEDIZIONI
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uomo che possa creare un certo insie-
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“Incomincia a cercare una donna o un
me organico con te, una unità nella tua
vita, in modo che questa carenza costante, questo qualcosa che manca,
questo pesante senso di incompletezza
nel tuo essere venga rimosso... Ma nessuno ha mai trovato una donna o un
uomo in grado di esaudire il desiderio
di diventare un insieme completo”.
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Osho, “Sermon in stones”
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TRACCEDIZIONI