settembre musica
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Città di Tonno Assessorato per la Cultura SETTEMBRE MUSICA i L’Orchestra Reale del Concertgebouw di Amsterdam, allora diretta da Willem Kes, si è esibita per la prima volta in pubblico il 3 novembre 1888 in occasione dell"inaugurazione della sala con certistica dalla quale prende il nome. Subentratone nel 1895 alla guida, l’allora sconosciuto ventiquattrenne Willem Mengelberg diede un impulso decisivo all’attività della formazione, facendola con gli anni diventare punto di riferimento per compositori quali Gustav Mahler, Richard Strauss, Claude Debussy, Maurice Ravel, Igor Strawinsky, Arnold Schònberg, Alfredo Casella e Paul Hindemith. In seguito avvicendatisi alla direzione, tra gli altri, Eduard Van Beinum e Bernard Haitink, all’inizio della stagione 1988/89 ne è stato nominato Direttore principale Riccardo Chailly, assieme al quale è ospite regolare dei principali festival di Europa e Stati Uniti. L’appellativo di “Reale” è stato conferito al complesso dalla Regina Beatrix in occasione del centenario dalla sua fondazione. Milanese, dal 1974 al 1981 Riccardo Chailly ha debuttato nei più importanti Enti Lirici, quali la Lyric Opera di Chicago, la San Francisco Opera, il Covent Garden di Londra, l’Opera di Ginevra, il Metropolitan di New York e il Teatro alla Scala di Milano. Dal 1982 al 1988 Direttore Stabile dell’Orchestra Sinfonica della Radio di Berlino e dal 1982 al 1985 Direttore Principale Ospite della London Philharmonic Orchestra, ha inoltre diretto, tra le altre, formazioni quali la London Symphony Orchestra, la Royal Philhar monic Orchestra, la Los Angeles Philharmonic Orchestra, la Cle veland Symphony Orchestra, i Wiener- e i Berliner Philarmoniker. Ha inoltre partecipato ai festival di Edimburgo, Fiandre, Salisbur go, Lucerna, Berlino, Amburgo, Olanda e Pesaro. Direttore Stabile del Teatro Comunale di Bologna dal 1986, dal 1988 è Direttore Stabile dell’Orchestra Reale del Concertgebouw di Amsterdam, con la quale nell’ottobre del 1991 ha effettuato una tournée in Giappone alternandosi alla direzione con Georg Solti. Nella stagio ne 1991-1992 ha diretto tra l’altro, a Bologna, lo “Stabat Mater” e “Cenerentola” di Gioachino Rossini e il “Werther” di Massenet. Gli sponsor dell'Orchestra Reale del Concertgebouw sono: Canon INGUft) GROUP pa f SARA LEE |D E Orchestra Reale del Concertgebouw di Amsterdam Riccardo Chailly, D ir e tto r e p r in c ip a le P rim i v io lin i Viktor Liberman Jaap van Zweden Johan Kracht Marijn Mijnders Robert Waterman Nobuyuki Shioda Hans Speth Frits Joël Waterman Janke Tamminga Jean Louis Stuurop Antoine van Dongen Henriette Luytjes Keiko Takahashi Andrâs Lehota Tony Rous Michel François Peter Hoekstra Juraj Illés Reiko Sijpkens-Shioyama S e c o n d i v io lin i Henk Rubingh Caroline Strumphler Marleen Asberg Josef Malkin Angela Davis Jeroen de Groot Paul Peter Spiering Eleonore Olof-Elias Anita de Vey Mestdagh Wim van Keulen Frans Blanket Petra van de Vlasakker Herre Halbertsma Marc de Groot Frans Hengeveld Cleora Waterman-Keeler Viole Ken Hakii Gert Jan Leuverink Peter Sokole Roland Krämer Hans Dusoswa Imer Saracoglu Pieter Roosenschoon Guus Jeukendrup Herbert van de Velde Eva Müller Eric van der Wel Ferdinand Hügel Violoncelli Jean Decroos Godfried Hoogeveen Henk Sekreve Wim Straesser Fred Pot Saskia Boon Christiaan Norde Hans Vader Edith Neuman Yke Viersen Truus van Toi Arthur Oomens Daniel Esser Contrabbassi Henk Guidemond Jan Wolfs Frits Schütter Folkert Rösing Guibert Vrijens Ruud Bastiaanse Carol Harte Flauti Paul Verhey Jacques Zoon Cecilia Oomes Rien de Reede Piccolo Hans van de Weyer Oboi Werner Herbers Jan Spronk Carlo Ravelli Jan Kouwenhoven Corno inglese Rob Visser Clarinetti Jacques Meertens George Pieterson Piet Honingh Clarinetto in mi bemolle Willem van der Vuurst Clarinetto basso Geeit van Keulen Fagotti Brian Pollard Joep Terwey Jos de Lange Kees Olthuis Controfagotto Guus Dral Corni Jacob Slagter Julia Studebaker Jaap Prinsen Iman Soeteman Peter Steinmann Sharon St. Onge Paulien Weierink-Goossen Trombe Klaas Kos Peter Masseurs Hans Alting Frits Damrow Theo Wolters Tromboni Jacques Banens Kees Blokker Hans van Baien Trombone basso Henk van Bergen Tuba Donald Blakeslee Timpani Marinus Komst Gérard Schoonenberg Percussioni Niels Le Large Jan Pustjens Ruud van den Brink Arpe Vera Badings Gerda Ockers Pianoforte e celesta Ruud van den Brink Robert Schumann (1810-1856) Ouverture, Scherzo e Finale in mi minore op. 52 Ouverture. Andante con moto Allegro Scherzo. Vivo Finale. Allegro molto vivace Luciano Berio (1925) Requies, per orchestra da camera Ludwig van Beethoven (1770-1827) Quarta Sinfonia in si bemolle maggiore op. 60 Adagio - Allegro vivace Adagio Allegro vivace Allegro ma non troppo Robert Schumann Ouverture, Scherzo e Finale in mi minore op. 52 La prima esecuzione de\VOuverture, Scherzo e Finale op. 52 e della Sinfonia in re minore (più tardi pubblicata come Sinfonia n. 4 op. 120) avvenne a Lipsia il 6 dicembre 1841 sotto la direzione di Ferdinand David. Schumann aveva originariamente pensato a titoli diversi come Suite, Seconda Sinfonia e Sinfometta a causa del suo carattere “leggero, piacevole e gioioso”, come dirà al suo amico Hofmeister l’anno successivo, ma aveva infine optato per il presen te titolo. L’incertezza sulla definitiva denominazione riguarda la struttura formale della composizione che, a tutti gli effetti, è una Sinfonia privata però al suo interno del consueto movimento lento. Il lavoro è dedicato al direttore d’orchestra olandese J. Verhulst, ottimo amico di Schumann ed entusiasta promotore della diffusione delle sue opere. L’Ouverture (Allegro) è preceduta da 11 battute di Andante con moto, il cui lento e mesto incedere trae l’avvio da un’idea affidata agli archi cui si affiancano i fiati in un discorso doloroso inframmezzato da pause. Lo Scherzo (Vivo), è il tempo più accattivante indicato originariamente come “Intermezzo”, ricco di piacevolezza melodica e improntato sull’andamento ritmico della Giga. In esso circola l’atmosfera del Lied schumanniano Ber Knahe mit dem Wunderhorn composto l’anno precedente in una scorrevole aerea e timbricamente ben dosata invenzione sonora. Il Finale (Allegro molto vivace) è ricondotto ad una dinamica energia sostenuta dal ritmo incalzante e dalle accese sonorità mentre la coda porta ad una trionfale conclusione accordale inframmezzata da pause. Si ritrova in quest’ultimo movimento il clima dell’ultimo tempo della Sinfonia in do maggiore di Schubert conosciuta come “la Grande”, in cui si ricorre all’uso dei tromboni nei passaggi di maggiore imponenza. Se il 1840 è considerato l’anno dei Lieder e del felice coronamento del legame con Clara Wieck, il 1841 è indicato come 1’anno delle Sinfonie in cui si inserisce anche Vop.52 che Schumann sottopose ad una accurata revisione nell’estate del 1845 dedicando una particolare attenzione al “Finale”. Il lavoro comparve nella sua nuova veste il 6 dicembre dello stesso anno in un concerto organizzato a Dresda da Clara Schumann sotto la direzione di Ferdinand Hiller. Il successo ottenuto rimase legato anche alla prima esecuzione del Concerto in la minore op. 54 iniziato parimenti nel 1841 ma ultimato soltanto nel ’45. Definendo VOuverture, Scherzo e Finale una composizione ricca di sensibilità e delicatezza, Hermann Habert ne sottolinea la struttura chiara e trasparente, gaia e luminosa nei suoi contenuti e agevole da com prendere nelle sue linee essenziali. Reintrodotto nei repertori con certistici dopo un periodo di oblio, il lavoro si riallaccia alla tradizione delle opere gioiosamente intese ma saldamente struttu rate rimandanti agli intendimenti del Settimino beethoveniano. Luciano Berio Requies, per orchestra da camera Il Requies è una tra le ultime composizioni di Luciano Berio. Lo stesso armo, nel 1984, quando fu direttore artistico del Maggio Musicale Fiorentino, vedono la luce due altri lavori significativi come Voci per viola e gruppo strumentale e Sequenza X per tromba. Il titolo Requies rimanda ad un concetto totalmente laico di quiete, riposo, sottolineato dalla staticità di fondo che estende le sue radici in un insistente do diesis mai abbandonato nella sua fissità e presentato in sordina sia nell’esordio che nel finale. La dedica è a Cathy Berberian,”in memoriam”. La soprano e compositrice di origine armena trasferitasi poi in America fu moglie di Berio per sedici anni e morì nel 1983 a Roma dove era giunta con una borsa di studio nel ’49. Il Requies fu rappresentato per la prima volta a Losanna nel 1984 sotto la direzione di Jordan e si presenta, sia per l’organico strumentale che per l’estensione temporale, di ridotte dimensioni. L’utilizzazione di strumenti come la marimba, l’arpa e la celesta, nell ambito di un’orchestra da camera testimoniano l’attenzione ad una ricerca timbrica di inconsueta suggestione. A ciò si aggiunga 1 utilizzazione di frequenti rarefazioni sonore in cui emergono soltanto alcune voci. L’effetto di fissità, di immobilità pressoché costante può apparire come la volontà di un “non-canto” nella ricerca di un linguaggio atto ad esprimere 1’incorporea presen za dell’eternità. Berio, che preferisce considerarsi un musicista pratico, più che parlare delle proprie opere, non rinuncia a conside rare la musica come espressione di sentimenti semplici o complessi che permette di far scoprire all’ascoltatore “un altro aspetto della i ealtà troppo conosciuta rivelando ciò che è nascosto, l'altrafaccia della luna.o meglio ancora, di un volto". E neppure rinuncia all ’uso degli strumenti tradizionali, semmai utilizzati come nel Requies, per creare poco frequentati effetti sonori in nome di una forte coscienza della funzione sociale della musica che non può prescin dere dalle sue tradizioni e procede non a balzi improvvisi ma con una “lenta e dignitosa trasformazione’”. Ludwig van Beethoven Quarta Sinfonia in si bemolle maggiore op. 60 Posta tra il titanismo della Terza Sinfonia “Eroica” e l’inquietante destino che bussa alla porta della Quinta, la Quarta Sinfonia così come la Sesta “Pastorale”, è considerata l’emblema del linguag gio della natura, una sorta di espressione delle contraddizioni di Beethoven teso ora verso corrucciati slanci romantici ora verso idilliche sensazioni di quiete. Così come contraddittorio era il costante desiderio di allontanarsi dalla caotica Vienna mediante progetti che non avevano mai trovato la forza di un’effettiva realizzazione. Nei “Quaderni di conversazione” (che Beethoven usava per comunicare con gli altri durante il periodo della sua sordità) si trovano numerosi appunti riguardo all’acquisto di una casa fuori città o di libri come “L’apicoltore pratico” o ancora slanci di gioia procuratigli da “una qualche piacevole località di campa gna”. Nel 1806, quando Beethoven compone la Quarta Sinfonia, la sordità è ormai irreversibile. Sono già trascossi quattro anni da quando, nella quiete di Heiligenstadt aveva dato sfogo alla sua disperazione con l’accorato “testamento”: “O voi uomini che mi reputate o definite astioso, scontroso o addirittura misantropo, come mifate torto!...”. Il desiderio di un rapporto più intenso con la natura diviene quindi impellente bisogno di quiete interiore, di segrete rispondenze tra agresti paesaggi e stati d’animo lieti. Nella Quarta Sinfonia si respira questo benessere fisico e spirituale, nella sua indole estroversa e gioiosa anche se un po’ costruita, sempre a metà tra la libertà sorgiva delle foreste e le ordinate aiuole di Versailles. I temi agresti si inseguono con la trasparenza e il chiacchiericcio di ruscelli montani. Ci si sente rasserenati e a proprio agio tra le note di quella che Landowski definì “la sinfonia del periodo più felice della vita di Beethoven”. Preferita da Schumann e Mendelssohn, la Sinfonia si apre con un’introduzione Adagio dominata da progressioni modulanti come alla ricerca di una stabilità equilibratrice che giunge con VAllegro vivace sul reiterato accordo di dominante. Il primo movimento passionale in cui Beethoven annota “una nuova via si apre davanti a me”, è ispirato all’amore per Therese, conosciuta in casa Brunsvik e dedicataria della Sonata op. 78 . Il presunto segreto fidanzamento tra Ludwig e la nobildonna nel castello di Martonvàsàr, in Ungheria, proprio mentre fervevano i lavori della Quarta Sinfonia è difficilmente confermabile, ma testimonia comunque la valenza di un periodo gioioso. L’Adagio poggia su due frasi di simile espressività dando vita ad una delle pagine più ispirate di Beethoven. Il vigore del terzo movimento (Scherzo) si placa nel Trio successivo riconducendo l’ascoltatore ai tradizionali tempi di danza. Il brillante Finale (Allegro ma non troppo) in forma-sonata sarebbe l’espressione di una gioiosa vitalità ritrovata ispirata ad un sano ottimismo se non fosse per quegli improvvisi accordi di settima diminuita che proiet tano le ombre del nostro infallibile destino. Commenta Berlioz: “7/ finale, gaio e brioso, consiste in una successione di note scintillanti, in un cicaleccio continuo interrotto però da qualche accordo rauco e selvaggio”. Il desiderio beethoveniano di entrare nel “tempio della Natura” rimane per lui qualcosa di ineffabile. A u r o r a B la r d o n e leggere di musica Al termine di una maratona bella e impegnativa come quella di «Settembre Musica» in qualcuno l’interrogativo sorgerà spontaneo: che cosa sarà, dopo tutto, la musica? Luciano Berio, uno che se ne intende, ha scelto in un’occa sione (1) di aggirare la domanda, conscio di rendere così un servizio splendido a lia n e di cui è maestro: le sue osservazioni in to rn o alla musica sono preziose soprattutto perché n o n sono un tentativo di d e fin ire la musica, ma un modo istruttivo di ragionarci su. Della musica di Berio parla invece un gruppo di osservatori d eccezione (da Boulez a Calvino, da Mila a Sanguineti, eccetera) in un numero speciale della « R e v u e M u s ic a le » (2) in cui, a più di tre lustri dallo storico libro di Bortolotto (3), su Berio viene fatto in altro clima "il pif } to ”■Schumann, due possibilità: lui (4) o gli altri, e tra questi Boucorechliev (5, assai sintetico, ma di monografico in italiano non c’è per ora altro) o, conoscendo l inglese, Walker (6) e Taylor (7). Beethoven: sempre in attesa della traduzione - dall’inglese, mica dall’ostrogoto - della Life di Thayer (8), in italiano notizie biografiche nella diade rusconiana (9,10) e sintesi storicostilistica nel volume di Pestelli fresco di [seconda] stampa (11 ), a lui si deve ancora la curatela di un’importante miscellanea di studi, recenti e non (12), Magnani ( 13) eDahlhaus (14)i campioni di due maniere originali per parlare del musicista più famoso della storia. A lb e rto ( 1) f R I° ' I n t e r v i s t a s u lla m u s >ca, a c u r a di R . D a lm o n te , B a ri, L aterza, (2 ) I. S T O J A N O V A , L u c i a n o B e r i o . C h e m Musicale». P a ris , 1985. (3 ) M . B O R T O L O T T O , F a s e s e c o n d a . S t u d E in a u d i, 1969. <4> R9 S C H U M A N N , G li s c r itti c ritic i, (5 ) A . B O U C O R E C H L IE V , S (6 ) A . W A L K E R , R o b e r t S c h 1976. (7 ) R iz z u ti in s e n m u s iq u e , in «La Revue i s u lla N u o v a M u s ic a , T o rin o , 2 v o li., M ila n o , R ic o rd i - U n ic o p li, c h u m a n n , M ila n o , F e ltrin e lli, 1982 a n d H i s M u s i c , London, u m a n n . T h e M a n T A Y L O R , R o b e r t S c h u m a n n . H is L ife a n d W o r k , N e w Y ork , U n iv e rs e B o o k s, 198 2 . (8 ) T H A Y E R , L i f e o f B e e t h o v e n , e d . b y E . F o rb e s , P r in c e n to n (N Y ), P r in c e to n U n iv e rs ity P re s s 1967 (re v is e d ) (9 ) W . R IE Z L E R . B e e t h o v e n , M ila n o R u s c o n i, 1978 (1 0 ) G . C A R L I-B A L L O L A , B e e t h o v e n . L a v i t a e l a m u s i c a , M ila n o , R u s c o n i, 1978 R . G . P E S T E L L I, L e e t à d i M o z a r t e d i B e e t h o v e n , v o i . V I I d e lla Storia S Id M , T o rin o , E D T , 1991 (n u o v a e d iz io n e a g g io rn a ta ) (1 2 ) A A .V V . B e e t h o v e n , a c u ra d i G . P e s te lli, B o lo g n a , Il M u lin o , 1988 (1 3 ) L . M A G N A N I. B e e t h o v e n n e i s u o i q u a d e r n i d i c o n v e r s a z i o n e T o ri n o , E in a u d i, 1975 (1 4 ) K . D A H L H A U S , B e e t h o v e n e i l s u o t e m p o , T o rin o , E D T , 1990. (1 1 ) della Musica , L a m a g g io r p arte delle p u b b lic a zio n i indicate p u ò e ss e re c o n su ltata p resso la C ivica B ib lio teca M u sicale “A n d re a D ella C orte” - V illa T esoriera - C o rso F rancia. 192. Nell’intento di dare un contributo alla salvaguardia dell’ambiente, i programmi dì sala di Settembre Musica vengono stampati su carta riciclata. ; s