Dizionarietto Portellato
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Dizionarietto Portellato
Luigi Nardo "Quaderni P ortellati" )/..t il h U41A. 1A-'t.,:14- /~'... t9...' A0A' Cvt-(;~ I: E u r~1h (~'<v~ )1<-i!C;'ki j ~ U Jé,'hV ~1' ~/L l~fJ-W{(: l', ., l !J2-r Una recente testimonianza di Andrea Zanzotto A Germana, che ha sempre incoraggiato il mio lavoro. LUIGI NARDO ha fatto l'insegnante per quarant'anni ed è pubblicista. Negli anni Cinquanta è stato critico cinematografico del "Gazzettino Sera". Si è interessato di letteratura infantile, collaborando alla rivista "Specchio del libro per ragazzi" e scrivendo - in collaborazione - un testo di lettura per le scuole elementari ("Otto e trenta", Juvenilia, Bergamo). Si è poi dedicato prevalentemente al dialetto. In questo settore, ha collaborato al "Mattino di Padova" (rubriche "El canton dee ciàcoe" c "Do paròe": 1980-82); ha fondato (1983) c, per un certo periodo, diretto il mensile "Quatro eiàeoe"; ha raccolto parte dei suo scritti ne "E règoe del zogo" (Centro Editoriale Universitario, MilanoPadova, 1987), volume trascritto in braille. Ha pubblicato: "Il Portello di Monsignor Sabbadini" ("Padova e il suo territorio", sett.- ott. 1988) "Sette secoli di storia della chiesa detta 'della beata Elena' " ("Quaderni Portellati", Padova 1990). "A Ciascuno il Suo". Duemila epiteti veneti Disegni di Busan, Panda Edizioni, Padova 1992. Copertina: Foto di Torna & Torna, ("Foto Lux"), Piazza Duomo, Padova. Le caricature delle ultime pagine sono di Alfredo Pasinato. Luigi Nardo I , DIZIONARIETTO PORTELLATO Parole e detti, uomini e cose di un Quartiere padovano Seconda edizione riveduta e ampliata In appendice: I SOPRANNOMI ali Quaderni l1:li Portellati ~ Panda Edizioni © Copyright 1991 Panda Edizioni - Padova Caso Posto 381 1993 Seconda edizione riveduta e ampliata. PRESENT AZIONE È diventata quasi una moda, in questi anni così precipitosi, concedersi ogni tanto una pausa per voltarsi a guardare il passato, per raccogliere le testimonianze di una civiltà che, pur essendo solo di ieri, sembra tanto lontana. Il fenomeno, se così si può chiamare, mi sembra abbastanza diffuso nei piccoli paesi di provincia nei quali si organizzano mostre sugli arnesi o sulle tec-o niche di lavoro e si pubblicano raccolte di parole "di ieri" allo scopo di recuperare quel dialetto che, pur essendo stato per secoli l'unico sistema di comunicazione orale, ora viene considerato in estinzione. A quanto ne so, niente di analogo si fa nelle città, nelle quali l'attenzione sembra rivolta più alle "Grandi Opere" o ai "Grandi Artisti" del passato che non alle piccole, anonime vicende di ogni giorno. E così ho cercato di colmare, se mi si passa il luogo comune, la lacuna, rivolgendo la mia attenzione al Portello, il borgo padovano che per molti secoli è stato considerato quasi una comunità a sé, con un dialetto tutto suo. Così almeno pensava il poeta Agno Berlese, quando scriveva che: ... el vero dialeto padovan che cambia dal Pedrochi al Bassanelo no xe puro forsi che al Portelo. Qualcuno, a proposito di questo dialetto, ha parlato anche di gergo. E forse è così, anche se, frequentando le persone istruite, i sletran, come li çhiama il Ruzante, ho capito che il gergo, scientificamente, è tutta un' altra cosa. E "un sistema di comunicazione orale riservato a poche persone che intendono comunicare tra di loro senza farsi capire da chi le circonda" e, quindi, è tipico dei membri della "mala" o di altri piccoli gruppi che mascherano le parole perché non siano comprese dai rivali nel mestiere o dagli "sbirri". Ma la "mala" del Portello era talmente modesta che non costituiva dì sicuro motivo di preoccupazione per gli "sbirri" (tutt'al più per i ... proprietari di galline); quanto ai "rivali nel mestiere", poi ... Malgrado ciò, alcune delle parole ho voluto indicarle come gergo, senza approfondire se originale o di "importazione", cioè rintracciabile in raccolte di altre zone; qualche altro potrà, se vorrà, farlo a livello più scientifico. Anche se non è gergo, però, questa parlata, chiamiamola almeno così, ha un qualcosa che la caratterizza e la differenzia da quelle di altre zone della città. Che si tratti di ricchezza del parlare figurato o di cadenza (qui purtroppo non rappresentabile), o di un particolare humour quale quello che si manifesta negli epiteti e nei soprannomi, essa ha una forza e un calore inconfondibili; peccato solo che siano rare le testimonianze scritte e che quelle orali vadano facendosi ogni giorno più rare. La raccolta, però, non vuole essere solo un vocabolario, sia pure modesto, ma 5 qualcosa di diverso: una testimonianza non solo di come si parla (o parlava), ma anche di come si vive (viveva?) al Portello; l'ho' chiamata dizionario, (anzi, date le dimensioni, dizionarietto), perché vi ho aggiunto qualche divagazione su usi, costumi, situazioni, personaggi (anche di altre epoche, come quelli che hanno dato il nome alle vie, quasi fossero dei Nostri) che hanno contribuito a fare quella che da molti è considerata una vera e propria civiltà. I Portellati e il Portello Civiltà sulla quale bisogna pur dire qualcosa, in particolare per chi non è padovano. Sull'argomento mi propongo di ritornare in un altro "Quaderno"; qui mi limiterò a precisare che i Portellati erano fieri e laboriosi eredi di quei barcaroli che, uniti nella loro fraglia, facevano la spola tra Padova e Venezia, con i loro burchielli trasportando uomini illustri: Papi, Principi, Professori dello Studio con i relativi bagagli anche di idee; e che il Portello era un luogo civilissimo scelto come residenza da scienziati, medici, letterati dell'Università e da nobili veneziani per l'amenità del luogo o, più realisticamente, perché vicino allo Studio e alle filiali dei loro fònteghi. Poi, con il passaggio dei trasporti dalla via d'acqua alla ferrovia, è sopravvenuta la crisi ... Ma non voglio fare della storia. Mi basta aver raccolto alcune testimoni~nze di questa parlata, che avrei potuto definire semplicemente cittadina, se non avessi colto fra zona e zona della città delle differenze a volte impercettibili ma a volte anche notevoli. E se non sarò riuscito a farla rivivere, penso sia da attribuire, oltre ai limiti personali, allo scarso materiale a disposizione, limitato quasi esclusivamente ai numeri unici dell'''Arca di Noè", un giornaletto che gli ex allievi del Patronato Immacolata scrivono in dialetto da molti anni in occasione dei loro incontri (e al quale anch'io ho spesso collaborato) e alla preziosa raccolta di poesie e stramboti in sorte di Giovanni Milani, Ricordi del Porteo. Delle parole più note (quelle che si avvicinano molto all'italiano o che si possono trovare in qualsiasi vocabolario dialettale) non mi sono occupato; come non mi sono occupato di quelle proprie della civiltà contadina: il ba ile sapevamo anche noi che cos' era, ma lo adoperavamo solo quando c'era della neve da spalare: ma " 'ndare a òpera" per noi voleva dire solo andare al Verdi, possibilmente a maca, e non caricarsi sulle spale il suddetto badile o altri attrezzi misteriosi per andare a lavorare i campi per conto terzi. E se di queste parole contadine ce ne saranno - e ce ne sono - si devono ascrivere al bagaglio di detti o proàmboli acquisito in famiglia; come si devono ascrivere al lessico familiare quelle che a qualcuno risulteranno sconosciute. Altre le ho inserite per affinità, per associazione o per contrasto di idee o, semplicemente perché cosÌ le ricordavo. E non sono ... tutte da educande. Di sicuro non sono stato né scientifico né esaustivo: ben altro spazio e tempo mi ci sarebbero voluti. Spero comunque di essere riuscito a dare almeno un'idea 6 non solo sul modo di parlare, ma anche sul mondo di questa gente, che è stata anche la mia Gente, tale da poter giustificare il perché del presente lavoro. Mi auguro che non sia stato del tutto inutile e sarò grato a quanti vorranno segnalarmi omissioni, lacune ed errori, di cui non mancherò di tener conto in un' eventuale seconda edizione. L. N. Padova, dicembre 1990 Per quanto riguarda la grafia, ho cercato di renderla il più semplice possibile, limitandomi a introdurre una" l" corsiva per segnalare la elle evanescente caratteristica del dialetto padovano e a porre un accento tonico sulle parole dialettali non piane e acuto o grave su quelle 01110mme. Ringrazio sentitamente l'amico Angelo Bellini per l'attenta ricerca del materiale illustrativo. Abbreviazioni Acc.vo agg. alter. ant. avv. cfr. contro dial. dim. dis., disuso epit. euj. j., femm. fig., franco g. gen.te ing. interiez. inverso it. 8 accrescitivo aggettivo alterato, alterazione antico, antiquato avverbio confronta contrario dialetto alterato diminutivo parola caduta in disuso I"i" epiteto eufemismo, eufemistico femminile linguaggio figurato francese voce gergale generalmente inglese interiezione inversione italiano lat. lett. locuz. n.p. m., mas. occult. p.p. plur. qc. "d( (,' rifl· rust. scherzo "s., sosto scient. sim. sin. soprann. sosto sotto triv. triviale V. V.V. latino traduzione letterale locuzione nome proprio maschile occultativo participio passato plurale qualcosa, qualcuno riflessivo rustico linguaggio scherzoso sostantivo scientifico, scientificamente simili sinonimi soprannome portellato sostantivo sottinteso espressione o significato vedi voce verbale come "ara!" A quaranta - a quarantasìnque: lacuz., vino annacquato (g.). ache (quatro): sj.p., quelle poche cose che sappiamo; v. anche "lache". agonia: sj., come l' il.; fig., persona che, dall'aspetto, sembra in fin di vita. aguasso: s.m., rugiada. ai ecc.: v. "sensa dire né ai, ecc.". àjo (fàrghene): iacuz., combinarne di tutti i colori ("aj o" , s.m. ::::: aglio). alba de Dio (no 'vere l'): lacuz. non avere più niente. alegro: agg., allegro; fig., alticcio. altarini (scoèrzare i): lacuz., svelare un segreto. alteto: agg., alticcio. Amen: pseudonimo di Antonio Menegazzo messa, uno spettacolo, ecc.). andare su par bruscàndoli: lacuz., v. "bruscàndoli" . ànema in pena: lacuz., persona insofferente, inquieta. angelo: s.m., statua posta sul sacello di fronte alla Porta dal quale i più coraggiosi si buttavano nel sotto stante fiume (quando l'acqua era quasi potabile). (v.). àmia: sj., 1 - zia; 2 - misura di vino. (to)àmia in cariola: inter., va' a quel paese e Il sacello e l'angelo. Sin. Amici del PortelIo: associazione sorta recen e temente con lo scopo di ripristinare la storica processione e altre manifestazioni. Amissi del Piovego: associazione sorta nel 1980 che ha riportato alla luce la scalinata del Porto. àmoli (testa da): epit.; v. alla voce "testa". àmolo: s.m., susina; fig., pugno. an?: inter., come?, cosa dici? Ana (siora): lacuz., fame. ànara: sf., anatra; epit., donna piccola e grassa. anda: sf., andatura, modo di camminare o di fare. andare par sora: lacuz., traboccare (del latte). andare su: lacuz., cominciare, iniziare (la angioleti: s.m., p., angeli in legno che facevano parte del corredo della "careta" (v.) Sono stati rubati la notte del21 giugno 1988 e solo in parte recuperati. ani-anorum: lacuz., per tanti anni. àqua de VissÌ: sj., acqua nella quale è stata disciolta una polvere che la rendeva frizzante; scherzo "àqua de vissiga". ara!-vara!: V.V., usata generalmente come avvertimento o minaccia: guarda ... ! ara, ti: lacuz., ma guarda un po'. Arca: "L'Arca di Noè", giornaletto ciclostilato nato nel 1937 come "Organo dell' Associazione 'S. Paolo' - Immacolata"; ora esce come numero unico ogni anno in occasione degli incontri degli ex allievi del Patronato. 9 aretrata: sj., g., fame. aretrato: epit., ritardato. armare: verbo, possedere denaro; g., fottere. armal'o - armaron: s.m., armadio, armadio guardaroba; fig., persona grande, grossa e ingombrante. armelin: s.m., albicocca, frutto di origine armena. Armeni: comunità che si stabilirono in Italia dopo il Mille; nell'XI o XII secolo fondarono in località "Ognissanti" (l'odierna via Belzoni) un convento che chiamarono "S. Maria degli Armeni", che poi fu detto "della Beata Elena" (v.). Arone: Aronne Zago, grande amico di tutti, prematuramente scomparso. È stato nominato "Padovano eccellente" (alla memoria), durante le "feste Pavane al Portello" del giugno 1989. àrzare: s.m., argine, una volta luogo di elezione per pratiche amatorie. àstici: s.m., p., elastici; quelli con le "busete" servivano a sostenere le calze; gli altri a fare fionde o a lanciare "stupini" (v.). àtola: sj., pertica; epit., persona alta e magra; particolarmente usato l'acc.vo "atolon". lO come "balon" Babaron: agg., blaterone. bàbola - càbola: sj., bugia. babolon - cabolon: agg., fanfarone. bacajare: verbo, parlare a voce alta. bacalà: s.m., noto alimento che andava equamente diviso tra vicini quando c'era l'occasione di festeggiare qualcosa (e 1'occasione non era difficile procurarla) perché niente affratella di più che una buona porzione di polenta e baccalà mangiati in compagnia. bàcaro: s.m., vino meridionale. bàcolo: s.m., blatta, scarafaggio. badalone: s.m., leggio; fig., persona grande, grossa e inutile. badanà: agg., affannato. bagolare: verbo, cincischiare, divertirsi, fare qc. senza impegnarsi troppo, gironzolare. bagolina: sj., bastoncino da passeggio flessibile non più in uso. bàgolo: s.m., divertimento, passatempo; zimbello. bàito: s.m., casa di tolleranza. Mito?: v.v., balli? (gioco di parole con il sosto precedente). bajan - bajanoto: s.m., contadino. bala: sj., palla, testicolo; fig., sbornia. baIa del cafè: sj., tostacaffè (scomparso). balansin: s.m., bilancino; fig., tentennante; epit., zoppo. baZar de carnevale (un): locuz., cosa molto semplice da fare, pacchia. balarin: s.m., ballerino; fig., persona incostante, volubile; g., carne di cavallo. balarina (tera): locuz., il Meridione. balengo: agg., lunatico, matto e sin. baleh~: sf.p., palline di terracotta. balin: s.m., pallino; fig., mania. balìn (novo de): locuz., nuovo di zecca. balin (vegnere de): locuz., capitare a proposito. balista: epit., fanfarone. balocada: sj., battaglia a palle di neve. balocarse: verbo, lanciarsi "balochi" (baloco, s.m., = non è l'it., "giocattolo" della canzone "Balocchi e profumi", ma la palla di neve). baion: s.m., ernia, varicocele, ma, soprattutto il gioco del calcio, il più diffuso nel Quartiere, che ha dato alla Nazione un grande giocatore come "Lalo" (W alter) Petron (v.). balon (in): locuz., in malora. balonaro: agg., 1 - vecchio ernioso; 2 bugiardo; sost., giocatore (o appassionato) di calcio. balonsin: s.m., biglia di vetro. balota: s.m., tuorlo; alplur., "balote dei od", occhi. balotin: agg., affetto da monorchidia. banana: sj., tipo di pettinatura dei bambini; soprann. dovuto a tale tipo di pettinatura; al plur. "banane", soldi. bancheta: sj., panchina del patronato. banco: s.m., oggetto in legno riservato al culto; in pratica quelli della chiesetta del patronato venivano usati per esercitazioni artistiche col "cortelin"; non migliore trattamento subivano i banchi di scuola. banda: S j., 1 - accolita di ragazzi; 2 - banda musicale; 3 - lamiera; 4 - parte; 5 - fig., bella ragazza. bandeta: s.m., lattoniere. bandi!: V. "sbandi!" bao: s.m., vermetto, insetto; fig., idea fissa. bao (fare): locuz., non procurare nessun timore o preoccupazione sia relativamente a lavoro da fare che a persona da incontrare. baraba: s.m., epit., persona confusionaria, disordinata; riferito a bambino, "discolo". barabeche: s.m., babau, spauracchio per bambini. baraca: sj., baracca; fig., gozzoviglia. baracon: acc.vo di "baraca", epit., crapulone. barbalache: s.m., calzamaglia di lana felpata (dis.); fig., persona dall'andatura incerta; tonto; soprannome. barbastréjo: s.m., pipistrello. bàrbio: s.m., barbiere; professione che qui si è tramandata spesso di padre in figlio. barconi: s.m., p., grosse barche che scaricavano sabbia ai "sabioni" e carbone in via Trieste, presso la vecchia Azienda del Gas. Barconi in via Trieste. barda: s.f., letto berretto; in g., l - anno (generalmente di carcere); 2 - schiaffo sulla "copa" (v.). baretaro: s.m., fabbricante o venditore di berreti; ("I) Baretari", soprann. di famiglia che aveva una piccola fabbrica di berretti in via Tiepolo. baricòcolo: s.m., letto albicocca;fig., altra denominazione del "crogno" (v.). barucabà (de): locuz., di provenienza dubbia (generalmente compendio di furto). bàsari (va' fora dai)!: locuz., levati di torno. bàsaro: s.m., base di sostegno delle botti; fig., testicolo. basota: s.j., tipo di pernacchia. basoto: agg. (uovo) mezzo cotto; fig., persona malandata in salute. 11 basoto (sentirse): locuz., sentirsi depresso. bassa de cavaloto: locuz., donna dalle gambe corte in rapporto al resto del corpo. bàiare come un bacalà: locuz., picchiare con molta buona volontà. bàtare sora tre: gioco che consisteva nel battere tre monete da dieci centesimi ("palanche") in modo che si capovolgessero; se si capovolgevano tutte si vinceva la posta; se nessuna si rovesciava, si perdeva e si restava in "zai". baiarela: s.f., 1 - richiesta di soldi, questua; 2 - battito di denti; 3 - frastuono che si faceva con campanacci e sim. quando si risposava un vedovo (usanza contadina); g., tachicardia; epit., persona molto insistente nel chiedere soldi. bataria: sI, batteria;fig., 1 - organo sesso maschile; 2 - cosa da poco. batelon-patelon: s.m., patta, apertura dei calzom. baiesare: verbo, battezzare;fig., 1 - annacquare il vino; 2 - picchiare in maniera meno violenta di "cresemare". baH: s.m., batticuore; g., tribunale. batiscorese: s.m., soprann. di un materassaio; V. la voce "stramassaro". batissésola: sI, lett., lucciQla;fig., lampadina da poche candele. batistronsÌ: altro soprann. di materassaio. bàtola - sbàtola: s.f., battola;fig., parlantina. baucare: verbo, avere la testa fra le nuvole. bauco, agg., tonto e sin. baucon (de): locuz., andare tentennando. bauto: s.m., maggiolino, vermeto;fig., fisima, chiodo fisso. bava - bavesela: s.f., vento freddo. bava (èssare in): locuz., essere al verde. bavelo: s.m., sedere; fig., fortuna. beata: agg., bacchettona, baciapile. Beata Elena: nota chiesetta, recentemente riaperta, la cui vera denominazione è "San Francesco di Sales" (cfr., L. Nardo, "Sette 12 secoli ... ", ecc.). La chiesa "della Beata Elena", già degli Armeni. beati paoli (èssarghene par i): locuz., essercene in abbondanza, d'avanzo. Beato Pelegrin: Antonio Manzoni, beato padovano la cui salma è conservata nella chiesa dell'Immacolata. Si scrisse che non fu mai proclamato "Santo" perché a Padova c'era già un Santo di nome Antonio. becà: agg., punto da una zanzara o altro insetto; g., colto in flagrante. becanela: s.m., frullino (uccello); fig., uomo piccolo, ma "precisino". becanoto: s.m., beccaccino; fig., errore, strafalcione. becare: verbo, pungere;fig., cogliere sul fatto; raggiungere uno che precede nella corsa. becaria: sf, macelleria; occulto di "béco". becaro: s.m., macellaio;fig., chirurgo che taglia troppo o opera male. béco: agg., cornuto; ma si preferiva dire "cobe". becolare: verbo, mangiucchiare, piluccare;fig., ottenere qualcosa, anche da donne. beduin; s.m., beduino; epit., persona di pelle scura o, semplicemente, sporca. bega-begheta-begoso: agg., attaccabrighe. belo dal vin: loc., alticcio. G. B. Belzoni, il portellato più famoso. Belzoni: via, G. B. Belzoni (1778-1823) è il portellato più famoso, l'egittologo che entrò nella piramide di Chefren e compì molte altre memorabili imprese, in rapporto alle quali è ben misera la lapide posta sulla sua casa natale: "IN QUESTA CASA IL 5 NOVEMBRE 1778 NACQUE BELZONI". bèrgamo (capire cl): locuz., mangiare la foglia. bema: sf, g., notte. bero: s.m., g., sedere. bessi: s.m., p. soldi. betonata: sf, calcestruzzo; fig., cibo fermo nello stomaco. bevanda: sj., bevanda composta di acqua e vino che si prendeva a tavola in alternativa all"'àqua de Vissì" (v.). bibioso: agg., persona, racconto o lettura noiosa, pesante. biciarini: s.m., p., bicchierini; epit., persona cui piace bere; soprannome. biga: s f, g., bicicletta. bigarela: s.f., ragazzina. bìgolo: s.m., vermicello, spaghetto;fig., persona alta; al plur., soprannome. bigolon: epit., bighellone. bigonse:sf, piur., bigonce;fig., pantaloni larghi. biosca: inverso sillabica, V. "scàbio". bisaìo: s.m., anguilla; fig., org. sessuale m.; epit., persona infida, sgusciante. biscolare - briscolare - arse: verbo, andare in altalena; dondolare, muoversi (dei denti). bìscolo - brìscolo: s.m .. altalena. bisegare: verbo, frugare, rovistare. biseghin: agg., indaffarato, irrequieto; epit .. frugoletto. biso: s.m., pisello; al plur. "bisi", V. "bisti". bisogni: s.m., p., necessità corporali: possono essere "da grando" o "da pìcolo". bissa: sf, biscia; soprannome. bissaboa: sf, linea sinuosa, turbine; gioco che si faceva trascinando velocemente a zigzag una lunga fila di ragazzi e lasciando andare improvvisamente l'ultimo o gli ultiml. bissaòrbola: sf, lucertola;fig., donna magra e svelta. Bisteca: soprann., derivato dalla professione di macellaio. bisti (rompa re i): locuz., disturbare, seccare ("bisto", s.m.; lett. == matassa). 13 boassa: s.f., escremento bovino; fig., persona grassa, flaccida. boca: s.f., bocca; g., spia. boca che lo juta'(el ga la): lacuz., persona che si nutre abbondantemente e se ne vedono i risultati. Boca da fighi: saprann., derivato dalla conformazione della bocca (larga). bocalon - sbocalon: epit., chiacchierone, per·· sona che parla a voce alta; sboccato. bocarole: s.j., pl., crosticine, screpolature ai margini della bocca. Si diceva che si prendessero posando la bocca sulla "pompa" (v.). bòeia s.j., boccia; m., ragazzino, garzone di negozio. Si recitava una filastrocca: "Bocia, mi cago e ti tòcia ... ", ecc.). bòfice: s.m., sedere; fortuna sfacciata. Bofo: v. "frutarolo" Il capostipite dei "bogolari". bogolaro: s.m., venditore di "bogoleti" (= chioccioline in aglio eolio); occupazione che al Portello ormai si tramanda da tre generazioni. Gianni quando iniziava il suo giro da sotto la storica "loza" svegliava, con il suo "i ga l'aio i ga Poio", quanti s'erano messi a fare il pisolino. Tornava alla sera 14 stanco ma con ancora la voglia di fermarsi - fazzoletto attorno al collo a scambiare quattro chiacchiere con gli amici. bogolo - bovolo: s.m., 1 - chiocciola; 2 - vortice. bogoloni (oei): epit., occhi bovini. boia ... !: intero completata da un sast. come "can, dina, scheo", ecc. boiada - bojada: s.f., porcheria. boiosa - bujosa: s.j., g., carcere. boIa (èssare dela): lacuz., essere un compagnone, uno della brigata. Bombarda: sapranno dovuto ai forti "rumori" che produceva il Nostro. bombaso: s.m., bambagia, cotone; sapranno di ragazzo dal fisico non molto robusto. bon (tegnerse in): lacuz., darsi importanza. bona!: inter., formula con la quale si inizia un gioco; contr., "sbandi!" (v.). bona (èssare in): lacuz., avere buoni rapporti. bordelo: s.m., chiasso, rumore. boresso: s.m., allegria irrefrenabile, ruzZO. bori: s.m., pl., soldi. borida - burida: s.f., l - avanzi di cibo; 2 cosa da poco, minutaglia (lett., canizza). bossa: s.j., bottiglia; più famosa quella "de l'àqua calda". bosson: s.m., bottiglione, vàso di vetro per l'acqua o la "bevanda" (v.). bòta (tegner): iacuz., resistere Cbòta", s.j. :::: botta, colpo, livido). Botasso: Luigi Bottazzo (1845-1924), musicista cieco di gran valore, come ricorda la lapide posta sopra l'attuale "Laboratorio 2000" di via Belzoni dove visse: IN QUESTA CASAl RISUONA E RISUONERÀ NEI SECOLI I L'ECO DOLCISSIMA I DELL'ARTE CREATRICE DI LUIGI B01TAZZO I MUSICISTA E MAESTRO SOMMO. Recentemente al suo nome è stata intitolata l' "Orchestra Giovanile di Padova". botega: s.f., negozio; fig., "b. verta" == patta dei pantaloni sbottonata. botega (métare a): lacuz., "fregare", imbrogliare qualcuno. boto: s.m., l'una, rintocco. botoo: s.m., bottone; al plur. "botoni", moneta di scambio nei giochi di una volta. botonada - imbotonada: sj.,fig., l - battuta di spirito; 2 - fregatura. bovolo: V. "bogolo". bragagnare - sbragagnare: verba, manipolare, palpare, palpeggiare. braghesson - sbraghesson: epit., faccendiere, impiccione, persona che vuole farla da padrone. braghessona - sbraghessona: epit., donna invadente, saccente. braghiero: s.m., assorbente igienico;fig., persona importuna, tirapiedi. braghìssime curie: lacuz., calzoni cortissimi. brasola: sj., braciola;fig., escoriazione (o ferita) profonda; al plur., natiche. brasola (voltare la): lacuz., cambiare discorso. Bravo: V. "Titela". brècane: sj., pianta dei colli ("èrica"); fig., contadino, persona rozza, proveniente da zona in cui crescono "brècane" o "brècani". briscolare: V. "biscolare". brìtola: sj., coltello con lama ricurva, poco diffuso in città, dove generalmente era sostituito dal "cortelin". broca: sj., bulletta, chiodo speciale per trottola; fig., organo genitale maschile. brochete (bàtare le): lacuz., battere i denti. brochete ('vere le): lacuz., avere la bronchite (scherz.). brocolada: s.f., fracco di botte. brodi (trascurà dai): lacuz., persona che non mangia a sufficienza. brodo: s.m., come l'it.; "b. de caragoli", brodo poco sostanzioso; V. anche la voce "cao". bromba: s.f., prugna; al pluI. "brombe", bollicine, bolle di sapone; fig., testicoli. bl'ombo: agg., bagnato fino al midollo. bronsa cuerta: lacuz., ipocrita ("bronsa", sj. ::;;: brace). brosa: S .f., crosta, crosticina da asportare con l'unghia per cura o per passatempo. brosema: sj., brina; fig., persona sempre infreddolita o che cresce poco. brùfolo: s.m., foruncolo. brusare al pajon: lacuz., non mantenere un impegno di natura economica. bruscàndoli: s.m.p., germogli di luppolo. bruscàndoli (andar su par): lacuz., buscarle, brusco: s.m., foruncolo (più molesto del "brùfo[o"); al plur., Bruschi, saprannome. brùsega ('ndare in): locuz., correre il rischio. Brusegana; zona di Padova dove era situato il manicomio; epit., matto, pazzoide. bruto (de): locuz., di prepotenza. bubana: s.f., abbondanza, pacchia. buelo: s.m., intestino del maiale;fig., donna di malaffare, uomo spregevole; pegg.vo, "buelo da sagra". buelo sensa fondo: epit., persona insaziabile. bufeto: s.m., comodino; epit., donna di scarsa avvenenza. buganse: s.f.p., geloni (ora scomparsi); epit., persona che si lamenta in continuazione. buiosa: V. "boiosa". buratada-sbutarada: s.f., setacciata;fig., fracco di botte. burchielo: s.m., celebre "barca di Padova che andava via per la Brenta ogni mattina" come scrisse il Goldoni; il monopolio della navigazione lungo questo fiume era riservato alla "fraglia" dei barcaroli del Portello. burida: V. "borida". busarada: s.j., fregatura, imbroglio. busarare: verbo, imbrogliare, ingannare. buseta: s.f., occhiello, bllseta-boton: locuz., amici inseparabili. buseto (da stropare): locuz., l - piccolo debito da saldare; 2 - fame da saziare (" buseto", dim. di "buso" = buco). 15 busi del naso: s.m., plur., narici, v. "sgaruiare". busia: s.f., bugia; "b. dele onge": pipita. bussoloio: s.m., barattolo usato particolarmente per fare "i sbari" col "carburo" (v.); al plur., "bussoloti", imbrogli come "cagnagno" Cabibo: agg., meridionale. càbola - cabolon: v. "bàbola - babolon". caca: s.f., cacca; fig., eleganza. caca (che)!: inter., che razza di ... cacamela: epit., gagà. caciana: s./., sberla. caciola: s.j., berretto, cappello da donna (ridicolo); fig., scappellotto. cacolon: epit., persona che ha l'abitudine di infilarsi le dita nel naso ("càcola" == v. "càmola"). cacoma: epit., inverso di "macaco". caécia - caìcia: s .f., caviglia. caga alto: epit., superbo. cagafati: epit., saccentone. cagafogo: s./., g., rivoltella, pistola. cagainpressa: epit., persona sempre di fretta. cagauro: epit., individuo diarroico; soprannome. caghete: epit., ambizioso, elegantone, vanerello. cagnagno ('ndare de): locuz., rubare. caia: epit., tirchio. caìcia: V. "caécia". càifa: s.j., g., pipa. cain: s.m., catino. calalso: s.m., gioco di parole usato per indicare il movimento relativo alla raccolta delle cicche. Calalso (trinciato): s.m., nome del tabacco risultante dalla "lavorazione" delle cicche. Calaon: località sui Colli Euganei, colonia estiva dei ragazzi del Portello, fondata da Mons. Sabbadini. calìsene: V. "calùsene". calivo: s.m., nebbia. calorio: V. "scalorio", ecc. 16 calseto: s.m., çalzino. calsdo soto el naso ('vere): locuz. rivolta a chi si dà delle arie, mantiene le distanze. calumada: sf., occhiata, sbirciata. calumare - scalumare: v. sbirciare. calùsene: sf., fuliggine. calùsene sul sarvelo (el ga la): epit. rivolto a persona che non ragiona perfettamente. càmola: sj., pallina di moccio accuratamente lavorata. camoma: s.f., calma, flemma; epit., posapiano, persona lenta. campanaro: s.m., sagrestano; soprannome (v. "Toni"). campanon: s.m., gioco "da bambine". camporela ('ndare in): locuz., avere dei rapporti sessuali sull'erba ("camporela", sf. == prato). camufare - scamufare: verbo, guardare con attenzione. can che spessega (al primo): locuz., dare qc. a chiunque (generalmente riferito a donne di manica larga). can grosso: locuz., padrone, persona importante. canàgole: s.f.p., "corde" del collo. canàpia mai da piovare: locuz. usata per prendere in giro chi ha il naso lungo (canà- canòpia, sf. == naso). càndia (èssal"e in): locuz., (essere) povero in canna. canfin: s.m., lume a petrolio (dis.). calloll: s.m., 1 - cannone; 2 - tubo della stufa. canoll ('ndare in): locuz., sfiorire (di verdura o,jig., di donne). c:mòpia: v. "canàpia". canoto: s.m., porta penne; al plur., lire, soldi. canton: s.m., angolo (luogo di elezione per "incantonare"). canton (lassà in un): locuz., trascurato. cantoni (quatro): gioco. cao: s.m., capo, testa; epit., (bel) soggetto. cao da brodo: locuz., persona poco raccoman- dabile. cao (vegnere a): locuz., suppurare (di foruncoli). capa: sf., 1 - cappa; 2 - conchiglia; 3 - ciuffo di capelli; 4 - femm. di "capo". càparo (male del): locuz., impotenza ("càparo", s.m. ::: chiocciola). capela: s f., 1 - piccolo edificio consacrato al culto; 2 - capocchia del chiodo; 3 - glande; fig., errore. capelaro: epit., persona che commette molti erron. capeleta: piccola capsula da sparare con pisto·· le a uno o più colpi o con un colpo di tacco. capelina: dim.vo di "capela", 1; epit., signora con cappello. capo: epit. che si rivolge a chiunque abbia o si ritiene abbia un posto di comando. caponara: s.f., stia;fig., 1- prigione; 2 - testa. caragoli - garagoli: v. le voci "bogolaro" e "brodo". caramadaria: sj., camera d'aria. caramba (i): s.m., p., g., i carabinieri. caramelaro: s.m., venditore di caramelle o di bibite nel cinema. carampana: s.f., vecchia di sgradevole aspetto, trascurata nel vestire, ruffiana. carantan: s.m., fig., pugno; al plur., soldi. carati: s.m., plur., semi di carruba. carburo: s.m., composto inorganico del carbonio con un metallo od altro elemento, secondo il vocabolario: sciolto in acqua, serviva mediante l'accorto uso di un "bllssoloto" munito di foro, a fare "i sbari". carega-caregheta: sf., sedia; fig., voto scolastico quattro). caregheta: s.m., persona che impagliava le sedie. caregheta d'oro: gioco che consiste nel portare un bambino "a predellino". caregon, s.m. seggiolone. caregon (cascà dal): epit. relativo a "picchiatello", persona tarda. 17 La "careta" che serviva a trasportare la statua della Madonna. caresà ('n dar fora de): locuz., perdere la pazienza, le staffe ("caresà", sf. ::: carreggiata). caressa: sI, carezza; fig., sberla. Careta: sI, antico baldacchino di legno intarsiato sul quale veniva portata in processione la statua della Madonna (lett., "careta", sI ::: carretta, carretto). careti: s.m., p., carretti; sempre fuori all'aperto costituivano quasi il simbolo dell 'attività dei portellati; ora in via Portello non si può parcheggiare nemmeno uno spillo. caretini: s.m., dim. del precedente; bastava "procurarsi" un paio di "tole" (= tavole) e qualche cuscinetto a sfere e il c. era fatto: una spinta e via! 18 careton (da): locuz., malandato. careton dei copacani: s.m., g., autobus di linea che serviva la zona. cargo: s.m., carico; dose molto abbondante di botte. carne (ciapare la): locuz., essere sgridati. Carnera: soprann., dato, per contrasto, a una persona esile. carobara: sf., 1 - stamberga; 2 - macchina scassata. carobe: sIp., carrube; g., chiavi false. carolà: agg., cariato, tarlato, tarmato. carolà!: interiez., forma di saluto: caro, carissimo, ecc.; gioco di parole con 1'agg. che precede. carolà al sarvelo: epit. poco lusinghiero. carta (a la): locuz., ridotto in miseria. cartelon (dei poveri): s.m., speciale tessera che dava diritto ai pennini e all'olio di fegato di merluzzo del Patronato Scolastico e ad una specie di esenzione dal ticket ante-litteram. cartelon dela pansa: s.m., diaframma (in anatomia). case operaie: v. "quadrato". caseta: sf., gioco "da bambine". casin-casoto: s.m., 1 - confusione, rumore, disordine, ecc., 2 - casa di tolleranza, dove si andava a "fare fanela" (v.). casinaro: epit., persona che fa "casin" (v.). casolin: s.m., pizzicagnolo, negoziante che viveva nella continua fiducia di recuperare i crediti registrati nel "libreio". casolin (testa da): epit,. testa dura (con poco rispetto per chi esercitava la nobile profesSlOne. casoto: v. "casi n". cassa peota: sf., sorta di banca privata che ha la sede presso un'osteria: raccoglie dagli aderenti piccole somme di denaro che presta a chi ne ha bisogno. cassafati: epit., faccendiere, ficcanaso. Cassato: via, noi la chiamavamo "Vero l'incazzato", anziché "Veroli n Cazzato", convinti che fosse "incazzato"; infatti a questo "martire fucilato" (dall' Austria) gliene capitarono di tutti i colori: al primo colpo i fucili non spararono e si credette graziato, ma non fu così; al secondo colpo funzionò un solo fucile e gli spezzò una mano; solo al terzo tentativo riuscirono aucciderlo. Ed era innocente (1814-1851). casse!: interiez., caspita! casseloto: s.m., cassone; fig., 1 - mezzo meccanico (auto e sim.) che non funziona bene; 2 - cassa toracica, polmoni. castagna: sf., come l'it.; fig., pugno secco. Castelan (fàrghene peso de): locuz., farne di tutti i colori ("Castelan" == personaggio dif- ficilmente identificabile; forse sta per "abitante al Castello", sestiere veneziano). catare: verbo, trovare. catare "note" == v. "note". catarghe l'ere: locuz., dipanare la matassa; trovare la soluzione. catarìgole - catarÌssole: sf.p., solletico. catàrsela: verbo, svignarsela. catassù: s.m., pugno dal basso all'alto (uppercut). catòcio: s.m., g., prigione. cautèrio: s.m.,fig., persona piena di magagne, fastidiosa, brontolona. cavaloto: s.m., scoscio; v. alla voce "bassa". cavaron: s.m., maschio della capra; epit., persona poco urbana. Cecè: soprann. ispirato a un personaggio del "Corriere dei Piccoli". cècola: sf., fossetta; buchetta che si faceva in terra per giocare a palline. Ceriz: nota fabbrica di biciclette, chiamata cosÌ dalle iniziali del Fondatore e proprietario, già in vicolo Santa Maria leonia, ora fuori Porta; soprann. dello stesso Fondatore. cesa: sf., chiesa; fig. osteria. Cesco: Francesco Valerio, "operatore" del Cinema Italia per hobby e per vocazione e mazziere della Processione. cheba: sf., gabbia;fig., l - prigione; 2 - mezzo meccanico scadente. checa: s.f., scappellotto. checo: s.m., g., milione. cheno: s.m., vino. chinea: sf., discorso ripetuto più volte. chitara: s.f., chitarra;fig., 1 - persona piena di magagne; 2 - organo sessuale femminile. chitarin: s.m., vestito striminzito, troppo aderente o leggero; soprann. relativo a persona abbigliata con tale indumento. ciai: epit., contadino, zoticone. ciaparlo: verbo, rimanere buggerati, se non peggio ("ciapare", verbo = prendere). dapin: s.m., presina, molletta; si usava ripe- 19 tere la parola più volte perché ne risultasse una oscena. ciarina (in): locuz., brillo ("ciarina", s.f. = sbornia). ciarire: verbo, bere. ciaro: agg., chiaro, liso (vestito), rado; s.m., lume (a petrolio); fig., fiasco di vino. ciasso (fare): locuz., fare bella figura con un vestito nuovo ("ciasso", s.m. = chiasso). ciavare: verbo, fottere ma, soprattutto, rubare. cìcara: s f., 1 - tazzina; 2 - isolatore elettrico. cìcara (parlare in): locuz., (pretendere di) parlare in italiano. cicare: verbo, rodersi dall'invidia (lett., masticare tabacco). cicin: s.m., carne, companatico. cico (a): locuz., appena appena, giusto giusto. Cina: soprann. derivato dalla forma degli occhi. cinema: al Portello ce n'erano due: uno "laico" ("Venezia") e uno parrochiale ("Italia"); quest'ultimo, nella versione più recente, era costituito da due sale contigue nelle quali il film veniva proiettato mettendo un prisma davanti alI' obiettivo. cinematografo (el xe un): locuz., luogo o situazione nella quale se ne possono vedere o ne possono capitare di tutt i colori. Cines: industria del Gruppo Viscosa che dava lavoro anche a molte portellate; l'odore sgradevole che usciva dalla sua ciminiera causava spesso spiacevoli equivoci perché molto simile ad altro, assai noto. ciò: interiez. molto diffusa, il cui significato cambia a seconda del tono della voce che si usa e dalla parola che si fa seguire. ciochete: sj.p., grani di granoturco abbrustoliti con un po' di olio e sale ora pomposamente chiamati "pop-corn". cioco: agg., ubriaco. ciodo: s.m., 1 - chiodo; 2 - zanzarifugo; fig., debito. Cioi (chela vaca dela)!: inter.; sembra che la 20 Cio i sia stata una mondana del primo Novecento. Ciosa: soprann. dovuto al modo strano - ma il Nostro non era chioggiotto! - di parlare. ciove: inverso di "vècio", vecchio. circuito Madalena: circuito ciclistico e motociclistico che si snodava lungo le vie Marzolo, Portello, Loredan (la prima ad essere asfaltata) e Jappelli. cisbo: epit., miope. citrus: sf., tappo di bottiglia di bibite che entrava nei nostri giochi in forme diverse secondo il trattamento cui era sottoposto (schiacciato con o senza "surlo", come distintivo, ecc.). ciucià: pp., succhiato; V. anche "inciucià". ciuciamentine - ciucianèspole: epit., tentennone. ciùcio (cavarse el): locuz., soddisfare una voglia, togliersi una soddisfazione. ciuin: epit., contadino. cobe: invers., becco. Cobra: soprannome. coca: sj., 1 - gallina chioccia; 2 - organo sess.le femm., al plur., coche, sassolini di forma sferica con i quali giocavano le bambine. Coche: soprann. di persona dalle gambe storte. coega: sj., collottola, cotenna di maiale; fig., sberla (sulla nuca). coerto: agg., coperto; s.m., tetto; v. la voce "fen". coerton: s.m., pneumatico. cogolo: s.m., grosso sasso. cogoma: s.f., cuccuma; epit., donna piccola e grassa. colera: s.m., come l'it.;fig., cibo immangiabile; epit., ragazzo pestifero. Coleti: Via, Ferdinando Coletti (1819-1881) si laureò a Padova in medicina, ma non volle prestare servizio sotto l'Austria; partecipò invece ai comitati segreti per liberare il Veneto dallo straniero. coliri: s.m., g., prete. colombina: sj., moneta d'argento del valore di cinque lire. comare: sj., madrina, ostetrica. comarò: sf., gruppo di donne intente a chiacchierare. combàtare (far): verbo, disturbare. combàtare (no vago): locuz., non mi preoccupo, non mi scomodo. comediante: epit., persona che esagera nelle manifestazioni di dolore o di gioia. Comitato "Vivere bene al Porìello": Associazione sorta nel 1988 con il proposito di rendere più vivibile il Quartiere. compagno: agg., uguale. companadegare - companadegarse: verbo, risparmiare il companatico ma anche se stessi. compilata - scompilata: sj., capitombolo, capriola. Conéjo: soprannome; lett., coniglio. consiero: s.m., condimento. contentin: s.m., 1 - aggiunta; 2 - piccola soddisfazione. copa: sf., nuca (punto di arriva della "coega" e di altri tipi di sberla). copacani: s.m., accalappiacani; v.la voce "careton". copadone: epit., dongiovanni. copi ('ndar su pa' i): locuz., far sfumare un'occasione ("copo", s.m. = tegola). copin: s.m., collottola; punto di presa per i gatti. copion: epit., studente che copia il lavoro del compagno di banco; soprannome. copo in testa: locuz., fatto sgradevole inaspettato. coradela: sf., coratella; fig., coraggio. corbinelo: s.m., varietà di vino; epit., persona cui piace bere. corentina: sj., g., bicicletta. cm'melo: s.m., paracarro, pilastro; fig., termine di confronto per la durezza della "testa". corpo: s.m., g., mille lire. corpo ('ndare in): locuz., imbrogliare, fregare; triv., fottere. corte: sf., cortile. cortelin: s.m., piccolo coltello tascabile facente parte del corredo delle tasche dei ragazzi di una volta (assieme a palline, figurine, citrus, ecc.) da mettere in stretto rapporto con i banchi. coste (in): locuz. avv., vicino, accanto. (in) costiera (del sole): loc., esposto al sole. costipassion: sf., indisposizione tra il raffI'eddore e la bronchite; si dice anche "costiputanassion", scherzo cresemare: verbo, cresimare; fig., picchiare. crocanare - scrocanare: verbo, rumore che doveva fare la pelle dopo il "bagno" per indicare che lo stesso era stato fatto ad arte. cròcano: epit., rozzo. crognare: verbo, distribuire "crogni" (v.). crogno: s.m., nocchino, colpo dato sul capo a pugno chiuso col il medio leggermente sporgente, usando una tecnica particolare. cròssole: sj.p. stampelle. crosta: sj., come l'it.; fig., potente sberla. Croste: soprannome. cubiare: verbo, accoppiare (rust.), agguantare. cuca: sj., sirena della "Cines" (v.). cucare: verbo, arrestare, prendere; fig., imbrogliare; triv., fottere. cucarse: verbo, dilapidare; bersi (o mangiarsi) tutto. cuco: s.m., 1 - gioco (nascondino); 2 - organo sesso maschile; epit., persona che si lascia gabbare facilmente; v. "imbarcare" e "scondarola". culata: sf., natica. culatina • culaton: epit., pederasta. curamela: sf., striscia di pelle (= "curarne"), parte della fionda nella quale si mette il sasso. curare: verbo, l - come in it., 2 - levare le in- 21 teriora ai polli. curiòto[o: s.m., tombino;fig. persona che mangia di tutto. curto de vista: epit., miope cusinarse in tel so brodo: locuz. simile a "frìsarse in tel so òjo": v. "frìsarse" ("cusinare", verbo = cuocere). 22 come "drissagno" Dama ('ndare a): locuz., raggiungere lo scopo prefisso. damani: s.m.p., polsini. danare (far): locuz., disturbare fortemente. dasbon (zogare): avv., (giocare) seriamente ("dasbon", avv. = davvero). dasmato (zogare): avv., giocare senza puntare soldi. de bruto: v. "bruto (de)". de sfroso: v. "sfroso (de)". deboto: avv., a momenti, tra poco. deca: s.m., biglietto da diecimila lire. dei (fàrsela, ecc.): v. "fàrsela". delato: s.m., dito di gomma che protegge tagli e infezioni a un dito. delubià: agg., molto affamato. deo grosso: s.m., alluce. derenà - sderenà: agg., sfiancato, slombato. desbafarà - sbafarà: agg., (collo della camicia) aperto. desbrocarse: verbo, confidare ad altri i propri problemi, sfogarsi ("desbrocare", verbo :::: levare le "broche", v.). descantabauchi!: inter., svegliati! descantare:verbo, rendere accorti. descargare - scargare: verbo, l - scaricare; 2 - levare il primo sporco dalla biancheria. descatijare: verbo, sgrovigliare. descucarse: verbo, diventare sveglio (da "cuco", v.). desfantare - sfantare: verbo, dissolvere. desfare: verbo, 1 - disfare; 2 - fondere; 3 - riempire di botte. desfrito: S.m., soffritto. desgorgare: verbo, disotturare. desio (fare un): [ocuz., lasciare un gran disordine, portare molto scompiglio (,'desio", S.m. == disastro, gran quantità). desméntega ('odare in): locuz., dimenticare. desmeotegarse dal naso ala boca: locuz., dimenticare subito. despetolarse: verbo, levarsi dai pasticci. despossente: agg., debilitato, impotente. desquaiarse: verbo, sciogliersi dal vincolo dello "squàio" (v.). dessavio: agg. ed epit., insipido. destirare: verbo, 1 - allineare; 2 - distendere, stendere (la biancheria ad asciugare). destrigare fora (tuto): locuz., fare fuori, mangiare tutto ("destrigare", verbo == fare ordine, sbrigare, spreparare la tavola). desumanà: agg., malconcio, sfigurato per uno sforzo fisico. Dio (prova cl to)!: locuz.: "non azzardarti a farlo!". disgrassià: epit. che non coincide con l'il. "disgraziato" ma esprime il massimo disprezzo per la persona cui è rivolta; pegg.vo: "disgrassià patia". disparare: verbo, disimparare. distaco: s.m., deliquio. dolse: agg., dolce; s.m. ef., sangue di maiale rappreso, ottimo per intingoli. dolse (ciaparla in): locuz., non preoccuparsi eccessivamente per qualcosa che invece dovrebbe preoccupare. dolse de sale: epit. persona tarda, insipida. domandon: epit., importuno, persona che assilla con continue domande, scroccone. Domu Saurea: "domus aurea", lat., una invocazione delle litanie. dona: s.f., 1 - donna, fidanzata, moglie, amante; 2 - domestica (ora "coIr'). dotore: s.m., come l'it., "dottore"; d. da buganse, da cali, da culo, ecc.: epit. in ordine crescente di disistima nei confronti di un medico. drio (èsser): locuz., stare facendo qualcosa ("dI'io", avv. = dietro). dI'io man: locuz., uno dopo l'altro. dI'io (stare): locuz., corteggiare. drissagno: s.m., corso diretto di un fiume; epit., dritto, nel senso di "furbo". dI'issare - indI'issare: verho, raddrizzare;jig., correggere una persona. drito: agg., 1 - diritto; 2 - furbo. drugo: epit., persona lenta a capire, poco socievole. durelo: s.m., ventriglio dei polli. durelo (el gato te ga magnà cl): / ocuZ.: "ti sei stancato, non hai più voglia di fare qualcosa". duro da gratare: epit. 1 - molto infreddolito; 2 - molto scarso di intelligenza. 23 come "ex alievi" Ebeton: acc.va di "ebete", epit. universalmente noto. eho-strassàroooo, chi ga strasse ... ! ecc.: grido del cenciaiolo; ma per il materiale ferroso si andava dal "Monco". eme: s.f., g., banconota da mille lire. éndena: v. "léndena". ensa: v. "[ensa". entrante: agg., persona anziana ancora prestante. erce!: interiez., rivolta generalmente ai gatti che hanno fatto la cacca nel pavimento e ai bambini che hanno fatto qualcosa di cui devono "vergognarsi". ero (ciò): interiez. che generalmente introduce una lite. eta - pèta: v. "pèta". ex alievi: Associazione di ex giovani che, per ricordare gli anni della loro giovinezza, dan' 8 dicembre 1961 ogni anno si ritrovano in Patronato e trascorrono insieme la giornata. Nell'occasione pubblicano anche un numero unico, "L'Arca di Noè". ASSOCIAZIONE EX ALLIEVI PATRONATO IMMACOLATA PADOVA II simbolo degli "Ex allievi". 24 come "felda" Faliva: s./., 1 - favilla; 2 - fiocco di neve. falopa: sf., bugia, fola, panzana;fig., pernacchia. fanela (far): lacuz., perdere tempo cincischiando; 2 - passare il tempo in quella che una volta si chiamava "casa chiusa", senza "consumare" ("fanela", s.f. :::: flanella). fanghe - fangose: sf.p., g., scarpe. fanteria (passare in): locuz., rubare o, più elegantemente, non rendere qualche oggetto ricevuto in prestito. fare aria: locuz., che si usava per evitare la parola "scoresa": generalmente si apprendeva durante un periodo di degenza ospedaliera. fare de òcio: locuz., ammiccare. fare peche: v. "peche". fare su: lacuz., 1 - confezionare; 2 - erigere; 3 - raccogliere; fig., "incartare" (v.). fare un su e su: locuz., accomodare alla meglio. farina da far ostie (no'l xe): locuz., persona con cui è difficile trattare. fàrsela su pa' i dei: lacuz., prendere le cose alla leggera. fasolo: s.m., fagiolo; "magnare i f. insieme" rinsaldava i vincoli di amicizia, il che poteva permettere certe confidenze. fasso (fare un): lacuz., picchiare molto duramente (,'fasso", s.m. :::: fascio). fassoleton: s.m., scialle. fatura (fare la): lacuz., emettere fattura regolare, come in it.; fig. fottere. Fede Risarca: "foederis arca", lat.: una invocazione delle litanie. fedelini: v., "fidelini". feldoso: epit., contadino ("felda", s.f. :::: cam- pagna). fémena: sf., donna, moglie (in questo caso viene usato più frequentemente "grima"" scherz.). femenda: epit., femminuccia. fen ('ndare al coerto col): locuz., riuscire a recuperare un credito ("fen", s.m. == fieno). fenoceto: s.m., specie di sigaro che terminava con una cannuccia, contenente semi di finocchio: si poteva fumare o aprirlo e mangiarne il contenuto. fenòcio: s.m., finocchio; fig., omosessuale. ferale: s.m., fanale; fig., fiasco di vino. fersa: s.f., malattia infantile (morbillo, rosolia) che si manifesta con delle macchioline rosse sulla pelle. fetonare: verbo, correre, fuggire ("feton", s.m. :;:: piede). fià (un): avv., un poco ("fià", s.m. == alito). Fiaca: soprannome (Iett., fiacca). fiaparia (dela siora Maria): epit., persona senza nerbo. fiapo: agg., appassito, floscio, molle; anche epiteto. fiatin: alter. dim. di "fià" (v.). fichetaro: epit., persona che fa "ficheti", v. ficheto: s.m., guizzo, spostamento rapido del corpo; fig., inganno. ficheton (de): locuz., (andarsene) di gran fretta, d'infilata. fidefini: s.m.p., pasta alimentare;fig., persona di costituzione esile; soprannome. fifotare - finfotare: verbo, piagnucolare. figura: sf., come l'il.; generalmente diventa epit. con l'aggiunta di aggettivi del tipo "porca", "scroa", "sfondrada" e sim. figura (in): locuz., (uscire) senza cappotto. figurine: sf.p., cartoncini con le foto dei calciatori o degli attori cinematografici che si usavano per giocare "sapa", "mureto", "bàtare sora tre", ecc. o come merce di scambio; raramente se ne facevano raccolte, dato il pietoso stato di conservazione. filipin: epit., persona che agisce sotto acqua. filosa - sfilosa: sf., g., carne di bovino. fin de fero: s.m., filo di ferro. fioco: s.m., fringuello; fig., miope; soprannome. finesiron ('ndare de): locuz., guardare le carte da gioco dell'avversario senza darlo a vedere. finfoiare: v. "fifotare". finton: epit., ipocrita. fioco: s.m., fiocco; fig., "sedere" nella loc. "ciaparlo in f." fiol - fiolo: s.m., figlio; generalmente diventa epit. con l'aggiunta di complimenti di specificazione del tipo "d'un can", "de na teda", "de na vaca", ecc. fiolo de faméja: locuz., giovane senza indipendenza economica. fiolo de la serva: locuz., persona che non conta niente. fionda: si., accessorio indispensabile; valeva di più se era di fabbricazione propria. fiosso: s.m., figlioccio. fisso: agg., forte, compatto, stretto, ecc. ("minestra f." == poco brodosa); avv., forte, molto, ecc. ("piove f." == a dirotto). Flora Risorta: "premiata" società corale, ora scomparsa, che "all'ebbro tumulto di note lascive / oppose classici canti", come dice la motivazione di un Premio nazionale conseguito nel 1927. fodrà de schei: epit., molto ricco ("fodrà", agg. == foderato). fogara: sf., scaldino. foghi (fare i): locuz., vomitare. folare: verbo, pigiare l'uva; fig., riempire di botte. folo: s.m., mantice dell' organo della chiesa che funzionava a mano: se si smetteva di farlo funzionare, dalle canne usciva una musica strana. folpo: s.m., polipo; fig., persona stupida. fondelo: s.m., sedere; fig., fortuna. 25 fonfo: agg., grassoccio, impacciato nei movimenti. fora (ciamarse\: iocuz., non assumersi responsabilità ("fora", avv. = fuori). fora pa' i fali: epit., (ragazzo) che fa molti malanni. fora pa' la frégola: locuz., pronto ad approfittare di qualsiasi occasione. fora par fora: locuz., da parte a parte. foravia (de): locuz., forestiero, estero. forbire - furbire: verbo, pulire, spolverare. forcela: si., ram etto biforcuto con cui si costruiva la fionda; perché acquistasse solidità doveva essere temperata sul fuoco. foregiare: verbo, scappare (g.). foresto (farse): locuz., diradare le visite. formàjo (quelo del): epit., il castigamatti ("formàjo", s.m. == formaggio). formenton: s.m., granoturco. formenton (al co erto col): locuz., simile a "al coerto con fen" (v. alla voce "fen"). formigon: epit., scaltro. fortàja (fare la): locuz., dire (o fare) cose che non vanno dette (o fatte). foriàja: s.j., frittata. Foriebraci: via, Bernardino Fortebracci fu un capitano di ventura che difese Padova durante l'assedio di Massimiliano. Fraca: soprannome, ("fracare", verbo == comprimere, pigiare, spingere). fracàrghela: verbo, dirne quattro a qualcuno, imbrogliarlo. Fradei Branca: g., i carabinieri. fràia - fràja: s.j., fraglia, corporazione (di origine medioevale) dei "barcaroli de Ognissanti"; era retta da regole scritte in statuti detti "mariègole". fraiare - frajare: verbo, dilapidare, sperperare. fraion - frajon: epit., persona che mangia, beve e dilapida. frància: s.j., g., moglie. franfriche: s.m., dolce a base di melasso; 26 l'impasto veniva mescolato, appeso ad un gancio e "tirato" e "mollato" per raggiungere la compattezza necessaria. Per facilitare l'operazione l'''operatore'' (non ecologico) si dava "el sipro" (v.), cioè si sputava sulle mani. Quando il tutto s'era solidificato, veniva tagliato a bastoncini. fregare: verbo, 1 - strofinare, lucidare; 2 - fig., imbrogliare; 3 - triv., fottere. frégola: s.j., briciola; fig. bambino piccolo. frégola (fora par la) : locuz., sempre pronto a darsi da fare per qualche piccolo guadagno. (sercar) frégole pa'lleto: locuz., cercare scuse per litigare. freschin: s.m., lezzo, odore del pesce poco fresco. freve: s.j., 1 - febbre; 2 - infiammazioni cutanee del tipo delle "bocarole" (v.). frìsarse in tel so òjo: locuz., curarsi i malanni che si sono voluti ("frìsare", verbo == friggere). frìtola: si., frittella; fig., organo sessuale femm.le; epit., persona senza nerbo. frontin: s.m., colpo dato sulla fronte di qc. con il dito pollice; lett., visiera. fruare: verbo, consumare. frutarolo: s.m., fruttivendolo. Uno che qualcuno forse ricorderà era chiamato Bofo. Si dice che, non fidandosi delle banche, abbia avuto l'infelice idea di nascondere i suoi soldi nel canon della stufa. Quando la grima, che non ne sapeva niente, ha acceso il fuoco ha mandato in fumo tutto. fufignare: verbo, sgualcire. fufignesso: s.m., sotterfugio. fufignon: epit., confusionario, persona che fa male i lavori; soprannome. fulminante - fuminante: s.m., fiammifero; al plur., soldi (g.). fumare: verbo, come in it.; g., rubare, far spanre. fumàrsela: verbo, g., andarsene alla chetichel- la. funsion: s.f., funzione religiosa; fig., "fare la funsion", lacuz., fottere. fùrbeie el c.!: lacuz., invito poco urbano a utilizzare qualcosa per un fine per il quale non era destinata ("furbire", verba :::: v. "forbire"). furegare - sfuregare: verba, armeggiare, frugare, rovistare. furegheti - fureghin: epit., persona 1 - che sa fare molti piccoli lavori; 2 - che agisce sotto acqua. furegon: s.m., l - attizzatoio; 2 - veicolo a pedali generalmente stazionante davanti alla Fabbrica di Rizzato. Furia: sapranno riferito, per contrasto, a persona calma, imperturbabile. furlan: epit., persona che difficilmente divide il "suo" con gli altri. furo: agg., ghiotto di cibo e di donne. fusilare: verba, fucilare; fig., far fuori, sprecare. Un fruttivendolo con il suo "negozio". come "gamela" Gaetana: nota figura padovana molto corpulenta; epit., donna grassa. gafa: s.f., g., vigile urbano. gàgio: s.m., contadino; fig., sciocco. galana: s.f., sberla, scappellotto. galani: s.mp., crostoli, crespelli. galda: s.f., scappellotto. galera: si., come l'it.; epit., ragazzo molto vivace. galma: s.f., piatto fondo; jlg., grande quantità. gambe de sèdano: lacuz., bambino magro. gamela: s.f., l - scodella; 2 - parlantina; 3 fig., il più diffuso (e il meno preoccupante) tipo di schiaffo. ganso: s.m., gancio; fig., persona "dritta". ganso ('ndare de): lacuz., rubare; ganzega: si., festa dei muratori che sono arrivati al tetto della casa. garagoli: V. "caragoli". garanghelo: s.m., cenetta in compagnia, festa. gargato: s.m., esofago, gola, gorguzzole. garìtoli (farsela sui): lacuz., farsela addosso (garitoli, s.mp. == garretti). garòfo[o: s.m., garofano; fig., pugno. gar6ndola: s.f., sberla, schiaffo. garùso[o: s.m., mollusco; fig., pugno. Gaseta - Gasetin: s.f., quotidiano di informazione; epit., ben informato, pettegolo; soprannami. gàsparo ('ndare de): lacuz., rubare ("gàsparo" s.m., g. :::: ladro). gàtolo: s.m., canale di scolo, tombino; fig., manglOne. gemo (fasso un)!: lacuz., lett., raggomitolo; fig., minaccia di botte ("gemo", s.m. gomitolo). genico - genito: s.m., g., freddo intenso. 27 ghela: s]., tipo di pernacchia che dovrebbe essere "senza pelle". gian: s.mp., g., i carabinieri. gianico: v. "genièo - genito". giassara: sf, ghiacciaia; fig., casa o stanza fredda. giassaroto: s.m., .recipiente funzionante "a ghiaccio" atto a tener freschi cibi e vivande, ora sostituito dal frigorifero. giasso: s.m., "bastone" di ghiaccio artificiale che veniva venduto a pezzetti per il "giassaroto" e le "granatine". giocondo (gòi scrito)?: loeuz., domanda (retorica) che si faceva indicando la fronte ("giocon-do", agg. =: come l' it.; epit., un po' tonto; cfr. anche "1010"). giopo (poro): epit., poveraccio, tapino; v. anche "poro". giova - jova: s.mp., g., pidocchi. Giove - Jove: v. "Jove". girandolon: epit., bighellone. girare la mòmola: v. "mòmola". giusta: .l']., g., polizia. giustaossi: s.m., ortopedico empirico, chiroterapeuta. giustare: verbo, aggiustare, riparare. giusìarse i ossi: loeuz., mettersi a posto economicamente con un affare indovinato. giusto in ponta: epit., ingiusto. Gloria: Andrea Gloria (1820-1911) noto studioso padovano, fondatore del Museo. Una lapide posta sulla casa natale di via S. Eufemia lo definisce RICERCATORE E INTERPRETE INFA TICA TO E DOTTO / DEI MONUMENTI MEDIEV ALI DI PADOVA. gnàgnara - gnagnarela: sf, febbriciattola, malessere. gnanca: avv., nemmeno. gnanca morte morire: loeuz., nemmeno per sogno. gnoca: sf, bernoccolo, natta, protuberanza; fig., 1 - triv., ragazza, organo sesso femminile; 2 - epit., persona tarda. 28 gnoca ('vèrghene na): loeuz., essere stanchi morti. gnoco: s.m. pressappoco come "gnoca", fatte salve, naturalmente, le differenze di sesso. gnocolare: verbo, picchiare. gnola: epit., piagnisteo. gobo (catàrselo nel): loeuz., essere sovraccaricati di qualcosa di imprevisto (come l'''una tantum"); ("gobo", s.m. ::: gobbo; fig., organo sessuale maschile). gobo (te goi dito)?: locuz., ti ho forse offeso?, accusato ingiustamente? goldoni: s.mp., preservativi: una volta la parola era tabù, ora se ne fa la pubblicità in TV. gomio (ciaparlo in tel): loeuz., prendere una fregatura ("gomio", s.m. ::: gomito). gomio (òio de): V. la voce "òio". gomitare: verbo, vomitare. Gorissia: V. la voce "sugo". gorna: sf, grondaia; fig., persona che beve molto. gòssa (vèrghe 'na): loeuz., essere "stufi agri" di qualcosa o di qualcuno ("gòssa", sf :::: gozzo). Gradenigo: via, Giovanni Gradenigo (12791356) podestà di Padova nel 1342 e doge di Venezia. gràmola: s.f., come 1'il.; epit., buon mangiatore. granatina: s.f., bibita che si faceva grattugiando del ghiaccio con una speciale macchinetta e irrorando il tutto con amarena o menta: ora si vende già confezionata. granda (Padova)!: locuz., fame. grandesson: epit., gradasso, presuntuoso, superbo. grando: agg., grande; V. anche la voce "bisogni". graspia: sf., vinaccia; epit., gran bevitore. grato ('ndar de): locuz., rubare. graton: s.m., sberla veloce, di striscio. grèbano: s.m., greppo;f(f?, contadino, zoticone. grena: sj., crine; fig., capigliatura. grima: sj., vecchia,fig., moglie (generalmente scherz.). grìngola (in): lacuz., in ghingheri, in stato euforico ("grìngola, sj. =eccitazione, euforia, zurlo). grìpola: sj., sedimento lasciato dal vino nelle botti; epit., bevitore. Grupo Pitori "Tre scalini del Piovego": gruppo di pittori che, su iniziativa di Angelo Bellini, hanno ripulito e resa utilizzabile la chiesetta sconsacrata di "S. Francesco di Sales", detta anche "della Beata Elena". come "Imacolata" I ga l'àio, i ga l'òio: grido del venditore di "bogoleti"; lett., "hanno l'aglio, hanno l'olio". Iconia - Inconia: v. "Santa Maria !conia"; la grafia e l'etimologia sono ancora incerte: per ora il Comune adotta cartelli con entrambe le diciture. Imacolata (césa de 1'): la chiesa parrocchiale del Rione, consacrata nel 1864 sulle rovine Il simbolo del "Gruppo Pittori". gualivo ('ndar via): lacuz., procedere e concludersi bene ("gualivo", agg. e avv. := liscio, livellato). guantiera: sj., vassoio. guardoj: s.m.p., g., tagliatelle. guselin: s.m., piccolo ago. gussada: v. "uada". gussare: verbo, arrotare; fig., fottere. La chiesa dell'Immacolata. 29 di quella di "Santa, Maria Iconia" (v.); conserva una scultura lignea della Madonna ritenuta miracolosa, per secoli portata in processione su una artistica "careta" (v.). imagà: agg., incantato, stupefatto. imbabolare: verbo, raggirare, raccontare "bàbole" (v.). imbachetare: verbo, fig., ammanettare. imbarcacuchi (qua no se): locuz.: "io non mi faccio fregare" ("cuco": v.). imbardare: verbo, dare "barete" (v.), imbaucare - imbaucarse: verbo, infinocchiare; instupidirsi; v, anche "baucare". imboressare: verbo, rendere allegri, far ridere sfrenatamente. imbotonada: v. "botonada". imbriaghela: epit., beone. imbussolatare: verbo, mettere III un "bussoloto" (v.); fig., imbrogliare. imega: v. limega. impassare - impassarsene: verbo, impicciarsi (generalmente in senso negativo: "mi no me n'impasso", non voglio entrarci). impenire - impinire: verbo, riempire; fig., triv., mettere incinta. impiantà (lassare): locuz., abbandonare un lavoro o una persona ("impiantare", verbo == piantare). impiastro: s.m., come l'il.; fig., seccatore; persona malaticcia. impignatare: verbo, mettere in una pentola; fig., riempire di "pignate" (v.). impinire: v. "impenire". impirada: sj., buggerata. impirare: verbo, infilare, infilzare;jig., fottere, imbrogliare. impisocà - impisochio: agg., insonnolito. impolastrà: agg., (mani) appiccicaticce per aver mangiato pollo. impongare - impongarse: verbo, rimpinzarsi; fig., arricchirsi con appalti e subappalti. inalborarse: verbo, adirarsi, insuperbirsi. inamente: avv., a mente. 30 incaciolare: verbo, distribuire "caciòle" (v.). incagnio: agg., riferito a persona, "rachitico"; riferito a pianta o frutto, "che non cresce bene". incalcà: agg., l - dalla testa incassata sulle spalle; 2 - pieno zeppo (di soldi, di cibo, ecc.); epit., imbecille e sin.; acc,vo incalcà patio. incalcada: sj., compressione agli arti per contusione;fig., dose di botte ("incalcare", verbo == calcare, riempire a forza). incalmà co Foco: epit., persona estremamente stupida, frutto di un impossibile incrocio ("incalmo", s,m. == innesto) con il maschio dell'oca. incanarse: verbo rifl., arrabbiarsi. incantonare: verbo, bloccare in un angolo con intenzioni poco rassicuranti. incartare: verbo, come in it,;fig., imbrogliare qualcuno. incassarse: verbo, l'ifi., arrabbiarsi. incatijare - arse: verbo, ingarbugliare, impigliarsi; fig., mettersi in una situazione (generalmente sentimentale) difficile. inchecare: verbo, distribuire "chcche" (v.). inciucià: agg., (vestito) attillato. incocalio: agg. instupidito. incoconare-arse: verbo, riempire di cibo gli "ochi" (= maschi delle oche) o se stessi. Inconia: v. "Iconia". incordarse: verbo, irrigidirsi delle corde del collo; fig., non sfogarsi sessualmente. incrucà: V.V., aggrovigliato, incastrato, inceppato. indolentrà: agg., indolenzito. indrioculo: avv., a ritroso. indrissare: v. "drissarc". indrissare banane (va')!: locuz. rivolta a chi le spara troppo grosse o a chi ci si vuole levare di torno. indrissare cl filo dela schina: locuz., correggere qualcuno con sistemi piuttosto energici. I/lga: I.N.G.A.P. == Industria Nazionale Gio- cattoli Automatici Padova, ora demolita. illgaletà: agg., raggomitolato (come il baco da seta dentro il bozzolo, in dia/o "galeta"). illgambarare-arse: verbo, inciampare. ingamelare: verbo, dare "gamele" (v.). ingarujare: verbo, annodare, intricare. ingroparse: verbo, annodarsi; fig., 1 - assumere posizioni erotiche o forme di lotta molto complicate; 2 - commuoversi ma trattenere le lacrime. ingrotolirse: verbo, raggomitolarsi per freddo, fame o malattia. ingrumada: s.j., grande dose di freddo; fig., l'odierna "scopata". ingrumare: verbo, 1 - accumulare; 2 - aggrovigliare. inscartossare: verbo, avvolgere nella carta; fig., fare fesso qualcuno. insembrare: verbo, mescolare. insembroto: s.m., miscuglio. insemenio - inseminio: epit., stupido e sin. inseminirse: verbo rifl., instupidirsi, rincretimrsI. inséndare - inséndere: verbo, mordicare. insendoso: agg., cibo che provoca irritazione perché acido, amaro o salato. insinganare: verbo, ammaliare, incantare, sedurre (da "sìngano", v.). insoasare: verbo, mettere in cornice ("soasa"); fig., fare le corna. insognarse de ombrelini: locuz., vaneggiare ("insognarse", verbo = sognare). insustarse: verbo, arrabbiarsi, indi sporsi. intarddo (del porco ... ): epit., ritardato di mente e sin. intortejà: agg.,· attorcigliato, avvolto da pesanti sciarpe. intrigabisi: epit., scocciatore. intrigare: verbo, creare disordine, intralciare. introsare - introsarse: verbo, mandar via qualcuno; avviarsi. inverigolada: sf., fig., raggiro, fregatura. inverigolare: verbo, 1 - aggrovigliare, confondere (un discorso); 2 - raggirare. inviare: verbo, avviare un negozio, un motore. invidare: verbo, avvitare. isola: s.j., g., penitenziario. 3J J come "Jove" Japeli: via, Giuseppe Jappelli (1783-1852), architetto che progettò il vecchio macello di via Loredan (ora Istituto "Selvatico") e il Pedrocchi; la via una volta si chiamava "Riviera sinistra Santa Sofia" perché vi scorreva un canale ora interrato. jeja: sj., malattia venerea. jeja (fare): locuz., andare per le lunghe. jo-jo: s.m., giocattolo che godette molta fortuna e che inutilmente si é tentato di rilanciare. jova: v. "giova". Jova: n.p., moglie del "Jove" (v.). Jove: soprann. del vecchio custode del Patronato derivato da "dove", inverso di "vèdo", vecchio (o da Giove, padrone dell'Olimpo?). 32 come "losa" Laehe (tirare le): lacuz., morire (,'Iaea", sj. = gamba). làgrema: sj., lacrima;fig., piccolissima quantità di liquido. lampro: agg. limpido, non ubriaco. largo in ponta: epit. tirchio, avaro. lasco: agg., largo, abbondante; "fatto in crescere" (di vestito). latarolo: s.m., rivenditore di latte che passava di casa in casa con i suoi bidoni; il giorno di capodanno aveva diritto a un bicchierino di grappa. làtola: V. "àtola". làvari: s.m.p., labbra; parola molto legata a "paton" (v.). lavarse la boca: [ocuz., fare delle maldicenze. leea: s./., sberla. léndena: sj., uovo di pidocchio; fig., tipo di sberla. lensa: s./., pioggia. libreto: s.m., dim., quadernetto nel quale i "casolini" della zona annotavano i loro crediti. ma: sj., lira, cosÌ come la chiamavano i cinesi che vendevano cravatte, prima della guerra. lissia ('ver fato): lacuz. essere pallido per postumi di malattia o sbornia ("lissia", sj. =: bucato). loamaro - !ammaro: s.m., letamaio; al Portello usato solo in senso fig., come "disordine lasciato dopo aver mangiato o lavoricchiato"; casa sporca, uomo spregevole; donna di facili costumi. lMia - siòfia: sj., loffa, pernacchia "da naso". lòfio - slòfio: agg., cascante, floscio, loffio; fig., persona o cosa di poco ~alore. 1010: epit., persona poco efficiente o impaccia- ta; soprannome. lorda: si., g., grande fame. Loredan: via, Leonardo Loredan (1438-1521), , doge di Venezia che si battè per la difesa di Padova contro l'assedio di Massimiliano (1509) tanto animosamente da mandarvi a combattere anche i due figli. Loris: scomparso circa dieci anni fa in una calda giornata di agosto, a 42 anni. Di cognome si chiamava Benuzzi e viveva con Rudi e Lancia (due cani) e un gatto. Per l'occasione, molti portellati si mobilitarono perché le bestiole fossero ospitate in una vicina clinica per animali. losa: si., loggia all'incrocio tra le vie Belzoni" Portello, Ognissanti; già stazione di posta dei cavalli dei passeggeri che salivano sul "burchielo". iuamaro: v. "Ioamaro". lucamara: si, dulcamara. Lussati: via, Luigi Luzzati (1841 - 1927), economista, promotore delle Casse Rurali. Come qualcuno ricorderà, al tempo del fascismo la via fu dedicata a Tito Minniti. lustro (èssare): locuz., non avere un soldo. La "/osa" all'inizio di via Portello, oggi. 33 come "maroca" Maca (a): avv., gratis. macacheti: s.mp., birilli del biliardo (dim. di "macaco" = come l'it.). macadelo: agg., (frutto) leggermente ammaccato; epit., picchiatello, tardo. Machelagna: soprann. facilmente comprensibile. màcia: sf., macchia; fig., mattacchione, persona faceta. Statua della Madonna che già nel 1200 godeva di molta devozione. 34 Madona: secondo lo storico Comaro (1761) la statua godeva già di venerazione nel 120C quando dalla chiesetta di San Lazzaro il portata a quella di Ognissanti; V. anche li voce "Imacolata". madona del petròlio: epit., ragazza, donna af fettata. madre: sf., suora. madre Angelina: n.p., suora canossiana ch( per molti anni seguì il patronato femminile Di lei non sappiamo nemmeno il nome. Na scondeva sotto un atteggiamento severo ur cuore buono e sensibile. màfia (fare): locuz., pavoneggiarsi. magna-desmentega: epit., persona che non ri corda quanto gli si dice. magnafranze: epit., 1 - adulatore; 2 - dongio vanni. magnamoli: epit., posapiano. magnar fora: locuz., dilapidare, sperperare. magnar oca: locuz., V. "oca". magnare: s.m., alimento, cibo; verbo, con su mare, mangiare. magnìfica: sj., "Magnificat", lat., noto inn\ religioso; fig., cibo, fame. mago: agg., sciocco,stupido e sin.; s.m., gioc\ che consisteva nel rovesciare con un matto ne altri mattoni in piedi. magon: s.m., l - ventriglio; 2 - fig. cruccio, pa tema. magonà: V. "smagonà". Malabroca: soprannome (Malabrocca era UI ciclista che arrivava sempre ultimo). malgualivo: contrario di "gualivo" (v.). malintesa: sj., disaccordo; fig., esecuzion musicale o canora i cui componenti sembnl no cantare o suonare ognuno per cont, proprio. malora (stare in tanta): locuz., abitare i capo al mondo. mal6rsega: sf., malora. malseston: epit., persona senza grazia. mamo: epit., bonaccione, credulone. ) ) n e o n m:m de bianco (dare 'na): locuz., imbiancare; fig., picchiare con molto impegno. man de puina: epit. riferito a persona che si lascia cadere tutto di mano ("puina", v., può essere un eufemismo per altro materiale tenero). Manassena: soprann. di ragazzo dal colorito pallido e dal fisico non molto robusto. ("manassena", sj. ::::: purgante di mannite e senna). màndola: sf., mandorla; fig., l - bustarella, mancia; 2 - org. sesso femminile. mandolon: epit., persona grande e grossa che fa particolarmente fastidio quando sta con le mani in mano. mànega: sj., manica; fig., accolita, banda, combriccola. mànego: S.m., manico; fig., organo sesso maschile. Manichino: soprann., affettato, pieno di sè. maraman: agg., maremmano; epit., persona inavvicinabile, trasandata. maràntega: epit., donna vecchia, sciatta, scorbutica e sim. marchese ('vere el): locuz. avere le mestruazioni, ma anche la luna, i corni di traverso. Marco Ca co (ai tempi de): locuz., che si riferisce a un'epoca di cui si è persa la memoria ("Marco Caco", n.p. ::: personaggio di cui non si trova traccia). Marco Paparela: n.p., persona alla quale si può far intendere quello che si vuole (secondo un vocabolario veronese si tratterebbe di una "maschera del baccanale del gnocco"). mare: sf., madre; preceduto da "to" tua) dà inizio a tutta una serie di interiezioni, molto poco lusinghiere nei confronti della genitrice. maresana: sj., marezzana, luogo proibito e per questo ampiamente frequentato. maridarola: sj., fregola, frenesia di sposarsi. mariègola: sf., ant., matricola; V. la voce "fràja". mariòrbola: sj., 1 - lucertola; 2 - gIOco (mosca cieca). mm'oca - maroco: sf., o m., filone di pane dato ai ragazzi dalla "Pia Opera del pane dei Poveri" alla fine della giornata trascorsa in patronato; forse il nome è derivato dal colore scuro dello stesso. marocà: agg., malazzato. marocada: sj., raffreddore, influenza; forse la parola è derivata da un'epidemia influenzale che proveniva dal Marocco (come le moderne "asiatiche" o "filippine"). maroco: V. "maroca". maron: agg. e s., marrone; al plur., maroni, fig., "testicoli" nella locuz. "no rompare i m." e in altre analoghe. maron (fare): locuz., essere scoperto. marso - marsumaro: agg., marcio. maruscan: s.m., 1 - villano (contadino); 2 - sigaro, tabacco scadente fatto con mozziconi di sigaro. marzemin: agg., qualità di vino; fig., furbacchione. Marzolo: via, Francesco Marzolo (1818-1880) chirurgo e docente universitario, fu "epurato" dall'Austria durante le Guerre d'Indipendenza ma riebbe la cattedra nel 1866. màsaro: s.m., maschio dell'anatra; fig., contadino o, comunque, persona di robusta costituzione fisica che certamente non ha completato la propria educazione al Bò. maseneta: sj., granchio;jig., vecchia locomotiva in dotazione alla Società Veneta. massarioto: s.m., contadino benestante. masselo (fare un): locuz. come l'il. "fare un macello", una strage, fig., lasciare un gran disordine. massoca: sj., grosso pennello;jig., testa grossa e dura. mastegabrodo: epit., buono a nulla, tentennone. . masìelo: s.m., mastello: la vasca da bagno di una volta. 35 mastrussare: verbo, malmenare, rovinare. mata Cìroli (o mata Quinci): epit., donna un po' stramba, "creativa" (non si hanno particolari sull'esistenza di queste due signore). mataran: epit., mattacchione. mato: agg. 1 - matto; 2 - falso ("schei m."); 3 - posticcio (,'denti m."). mea (vegnere a): locuz., capitare a tiro. meca - meco: sf., o m., fidanzata, fidanzato; fig., persona lenta, melliflua. Medoro: soprann. di persona che portava gli occhiali come un celebre comico cinematografico. megola: sf., midollo. Melato: famiglia portellata; di Luigi (detto "studente") si sono occupate le cronache cittadine una decina di anni fa quando aveva eletto ad "appartamento" privato un tratto dei portici di via Belzoni, all' altezza del Sacro Cuore. Aveva 79 anni e lo attendeva la casa di ricovero. "Ma - scriveva il Gazzettino - c'è da domandarsi se ci rimarrà, o se l'amore per la libertà non farà sì che, per quanto malfermo ormai sulle gambe, non tenti di tornare per quelle strade che ha amato sempre e che ha eletto, per una vita intera, a proprio focolare". melona: s./., fig., testa. melonara: s./., campo coltivato a meloni;fig., testa. mèmini: s.m., ricordo; fig., ceffone, pugno. Menegasso: Antonio Menegazzo, pittore nato al Porteno, disegnò per il "Corriere dei Piccoli" e lavorò anche in America. Si firmava "Amen". Menegheti: largo, Egidio Meneghetti (18921961) fu titolare della Cattedra di Farmacologia e poeta dialettale; partecipò attivamente alla Resistenza e per questo conobbe anche la "boiosa". menèlo (deo): s.m., (dito) mignolo. menestrare - minestrare: verbo, versare la minestra; fig., distribuire botte con somma 36 Bozzetto di copertina del pittore Menegazzo (Amen). cura e imparzialità. menevelo: s.m., sacrestano; epit., persona poco forte, femminuccia. menoàja - menovàja: si., minutaglia, pesci piccoli, ragazzini. mentale (formàjo): s.m., (formaggio) emmental. mentolina: s/., polvere bianca che si "sniffava" per. .. aprire il naso chiuso; epit., persona sempre raffreddata o di costituzione debole. mèrcore: s.m., mercoledì; euf. per merda. merda de luna: s/., specie di resina che si trova sugli alberi. mesabagolina: epit. che, come altri inizianti col prefisso "mesa" ("mesacartuccia", "mesasega", ecc.), indica persona dappoco, particolarmente sul piano fisico. mestieri muti: s.m.p., gioco dei mimi. mestiero: s.m., 1 - mestiere; 2 - meccanismo, oggetto un po' complicato. métar su (botega): locuz., aprire un negozio ("métare", verbo = mettere). métarse su (calcossa): locuz., indossme. metiben - metipace: epit., persona che semina zizzania. mignògnola: sf., fiacca; al plur. "mignògnole", attucci, moine. minela: sf., compenso dovuto per la molitura, ant.; fig., soldi, soprattutto nel senso di "màn-dola" (v.) (a volte la parola non viene nemmeno pronunciata ma sostituita da un gesto universalmente noto). minestrare: v. "menestrare". minestrina: epit., persona di modesta costituzione. mìsaro - mÌsero: agg., accidioso. miseria: sj., come l'it., ma il più delle volte usato per indicare "malessere", "poca voglia". missiare - missioto: v. "smissiare", "smissioio". mocàrsela: verbo, filàrsela, tagliare la corda. mocola: sf., fame. mocoli: s.m.p., moccio; soprannome. molare: verbo, abbandonare, allentare, lasciare (la fidanzata),lasciar andare "lòfie",v., ecc. moleca: sf., granchio a guscio molle; epit. mollaccione. molegato: agg., molliccio. molena: sf., mollica. molesin: agg., morbido, liscio, soffice; epit., persona debole, facile da trattare; usato soprattutto il suo contrario, "no'l xe tanto molesin". molo: agg., allentato, floscio; fig., debole di carattere. molo de suste: v. "suste". molton: s.m., montone;fig., persona dai modi non urbani. molton (male del): locuz., orecchioni. mòmola (girare la): locuz. camminare senza meta. mona: lett., organo gen. femminile; l' epit. più noto e diffuso: tonto e sin. monada: sf., stupidaggine e sin. Monco: soprann. di un commerciante in ferrame, che acquistava materiale facendo poche domande sulla sua provenienza. Molte case mancavano del campanello di ottone: andava a finire, nei suoi capaci magazzini, ora eleganti negozi. mongo: s.m., tipo di stronzo di una determinata misura. monsignor: s.m., per antonomasia monsignor Sabadini (v.). montare: verbo, l - come l'it.; 2 - cominciare un turno di lavoro. montassi!: s.m., forma di pane. Monte: s.m., l'it. "Monte di Pietà": era molto frequentato dagli abitanti della zona, pur non essendo - come noto - un luogo di villeggiatura. monzare: verbo, mungere; fig., spillare denaro. morbin: s.m., allegria, brio, stato di eccitazione e sin. mòrbio - nòrbio: agg., morbido;fig., debolucClO. morejola: sj., piccolo topo; epit., furbacchione. morfire: v. "smorfire". Morgagni: famoso medico di Forlì sepolto nella chiesa di San Massimo. È considerato il fondatore dell'anatomia patologica, come dice la lapide posta sulla casa ove abitò: GIAMB. MORGAGNI / FONDATA L'ANATO ME PATOLOGICA / QUI MORIVA IL 6 DIC. 1771. Era nato nel 1682. moro: epit. molto diffuso, usato a volte per chiamare una persona ("senti, vien qua, moro!"); soprann. di un "pescadore" che con il suo grido stentoreo riusciva a far accorrere tutte le donne (e i gatti) del Rione. morsegon: s.m., 1 - morso; 2 - crampo allo stomaco. 37 morte in vacansa: epit., persona dal colorito cadaverico (titolo di un vecchio film). morte (la xe la so): locuz. che si usa quando un oggetto trova l'utilizzazione più adatta. morto: s.m., g., refurtiva. mostose: sIp., mammelle. muci saba!: locuz., taci e vattene! muciare: verbo, mettere da parte, risparmiare. mulin: s.m., mulino; epit., persona che parla sempre senza mai stancarsi. mùnega: si., 1 - suora; 2 - scaldaletto che funzionava con le braci o "j stronsi" (v.). mureta: sI, muro del patronato; difficile da scavalcare data l'attenta sorveglianza dei cappellani o del "Jove" (v.). mureto: s.m., gioco con le figurine: le si lasciava cadere da una certa altezza e quelle che venivano coperte anche parzialmente restavano di chi era riuscito a coprirle. muro de meso quarelo: epit., persona di costituzione debole. Mùsica: soprann.: persona che ripete sempre i soliti ammonimenti. musina: sI, salvadanaio; tombino. mussa - musseta: si., noto gioco, piuttosto pericoloso per quelli che stavano "sotto", in quanto potevano prendersi "na sgalmarada" (v.) sui "sentimenti" (v.). mussati - mussolini: s.m.p., moscerini mutrion: agg., musone. 38 come "neca" Nàcia: sI, castagnaccio. naciaro: s.m., venditore di castagnaccio, ora scomparso. Vendeva "nacia" sciolta e "tortine": tentando la sorte al gioco delle :'tre baIe soto sento (= 100)", se ne poteva mangiare una "a maca". Nadain: "mecanico" di biciclette ed esperto di ciclismo nell 'epoca in cui nella zona venivano in visita allo "sponsor" (Rizzato) corridori della "Lygie-Settebello-Union-Gardiol" come Vicini, "il diavolo rosso" e Giordano Cottur. nane: epit., inetto, stupidino e sin. (che) nàpia mai da piovare?: locuz., usata per prendere in giro chi ha il naso lungo (::::"nàpia"). narabòto[o: s.m., girino; epit., uomo piccolo, grassottello. Naso: soprannome. nastri: s.m.p., g., budella. nave: sI, vecchio, carattèristico condominio popolare di via Portello le cui finestre sembravano oblò; è stato abbattuto nel 1967. neca-necai: avv., negazione assoluta. negra: s.f., g., polizia. (chela) nena che te ga cunà!: interiez. ("nena", sI == balia). neno: s.m., marito della balia; fig., lento di comprendonio. Neno de l'òrgano: soprannome. neto dale spese: locuz., l - in bolletta; 2 - eliminato, "fatto fuori" ("neto", agg. ::::; pulito, ripulito ). neto (tiente)!: inter., "stammi bene!" e sim. nichel: s.m., moneta del valore di 20 centesimi non più in circolazione. nolesin: s.m., noleggiatore di carrozze; scherz., tassista. nona: sI, encefalite letargica. nono cocon: epit., persona vecchissima. n60s010: s.m., sacrestano. nòrbio: v. "mòrbio". Norge: sapranno che si riferisce alla conformazione della testa (il Norge era un noto dirigibile) . notare: verbo, scrivere sul "libreto" (v.). note!: intero multiuso; se seguita da "che me quèrzo!" significa che non c'è più niente da fare. note (catare): lacuz., fare le ore piccole. La storica "nave" in una vecchia foto. Nievo: piazzetta. Ippolito Nievo, l'autore delle "Confessioni di un Italiano", è nato nel palazzo all'inizio di via Santa Eufemia, dove c'è la seguente lapide, dettata dal Fogazzaro "IN QUESTE CASE DEI QUERINI / IPPOLITO NIEVO / NACQUE IL 30 NOVEMBRE 1831 / AI CANTI / ALLA GLORIA / AGLI ABISSI DEL MARE". Morì nel 1861 nel naufragio del piroscafo "Ercole" nel Mar Tirreno. nillin: avv., poco. ninolon ('ndare de): locuz., andare a zonzo. nisba: avv. di negaz., come "neca": niente. nissilogo: avv., da nessuna parte. nissolo: s.m., lenzuolo. noare (va')!: intero (precisazione facoltativa: "co la iola!"). Altra foto della "nave". 39 come "òcio" Oca: sf., come in il.; fig., bestemmia. oca (magnare): lacuz., fottere. oca ('ndare in): lacuz., dimenticare. ochèla: sf., voce stridula. od bogoloni: v. "bogo[oni". odai cinque lire da cambiare: lacuz., usata per prendere in giro chi porta gli occhiali (="ociai"). òcio!: interiez., guardati, sta' attento! òcio che ... : inter., col cavolo che ... òcio (passare 1'): lacuz., fare un pisolino. oco ('ndare de): lacuz., avere la diarrea, ("oco", s.m. ::::: oca maschio). Mio: v. "IMi o". Ognissanti: via; cosÌ si chiamò fino al 1900 anche via Belzoni; ora la via comincia dall'incrocio con via Portello. òio de gomio (doparare): lacuz., darci dentro con il lavoro. ombra: sf., come l'it.; bicchiere di vino. onfegare: verba, sporcare leggermente. onta: sf., dose di botte. ontìsia (umana): epit., persona molto sporca, quasi la quintessenza della sporcizia (= "ontìsia"). onìo: agg., sporco; fig., alticcio. oràcolo (come un): lacuz., tenere con la massima cura, nella più grande considerazione. orbarole: sj.p., improvvisi mancamenti di vista, traveggole, visioni spesso causate dalla fame. Orfani: fu chiamato cosÌ un tratto dell'attuale via Belzoni (tra i "Paolotti" e la "Beata Elena") perché qui ebbe sede l'Ospedale degli orfani istituito dopo la peste del 1528. Nel 1852 fu acquistato 40 dall'attuale Istituto "Sacro Cuore". òrgano: s.m. come in it.; epit., lungagnone; pegg.va: "òrgano de Trento". òrgano (va' dar via l'): lacuz., invito a piantarla. oro: s.m., orlo. òro: s.m., come l'it.; inter., perfetto! òro (de quelo che caga el moro): lacuz., oro falso. orzo (dare l'): lacuz., picchiare. osso: s.m., come l'it.;fig., persona dappoco, con poche attrattive fisiche. ostaria: sj., osteria; antica e nobile istituzione che a causa del progresso va scomparendo; nel Catasto Napoleonico del 1815 ne erano state censite 4 in Borgo, 3 in contrada Ognissanti e l in contrada Paolotti. Appena qualche anno fa nella zona se ne contavano più di dodici. ostiare: verba, bestemmiare. ovàdeghe: sf.p., macchie bianche sulla pelle. come" ac " Paea: si., botta; fig., grande quantità. Pace: soprannome caratteristico del Portello, quasi personaggio della Commedia dell' Arte: simbolo del Borgo per l'arguzia nel rispondere, la prontezza nell' agire e la generosità. padachela " paciarela: si., fanghiglia. pàdole: sf,p., 1 - chiacchiere; 2 - infiammazione ai lati della bocca (v. "bocarole"). radoloso: agg., chiacchierone, malalingua. s.m., prete, sacerdote, come "pisto" (v.) (il genitore si chiamava "popà" da piccoli, "pare" da adulti). paero - pavero: s.m., stoppino; al plur., moccio. paire: verbo, patire, scontare. pajon: s.m., pagliericcio, letto. pajon (brusare el): v. la voce "brusare". palanea - Palanea: si., moneta del valore di dieci centesimi; soprann. 1 - di un attivo cappellano che aveva una certa propensione per il denaro; 2 - di altra persona che aveva le narici così grandi che ci passava una "palanea". Palancheta: soprann. del fratello minore di "Palanca" - 2. palchista: epit., persona che esagera. palco: s.m., come l'it.;fig., esagerazione, montatura. palco (cascare cl): locuz., perdere le illusio111. palete: si.p., denti incisivi pronunciati. palpo (a): locuz., a tentoni. I "Paolotti" ora scomparsi. 41 patta - paltan: sj. o m., fango, pantano; epit., persona tarda. pampalugo: s.m., gioco a carte; epit., persona lenta, sciocca. pampe: epit., impacciato, bonaccione. pana: sj., 1 - crema, fior di latte, panna; 2 lentiggine (generalmente al plw·.). panadela ('ndare in): locuz., diventare poltiglia ("panadela", sj. =pappa di pane cotto in acqua che si dava ai vecchi, ai convalescenti o ai bambini piccoli); v. anche "papeta". pàncio: epit., persona abile. pàndare: verbo, svelare un segreto. pandolo: s.m., 1 - biscotto; 2 - pupazzo; epit., persona alta e goffa. panta: epit., apocope di "pantasso" (v.). pantasso: s.m., cibo non ancora digerito che si trova nell'intestino; fig., persona grassa. pantegana: sf., topo d'acqua: fig., furbastroa. pantegani: s.m.p., g., salami. pantesare: verbo, respirare affanosamente. Pao/oti: via; i "Paolotti", la famosa "boiosa" (v.) e l'omonima via hanno preso il nome da un monastero dei frati di S. Francesco da Paola poi ridotto a prigione. Ora lo stabile è stato abbattuto e al suo posto sorge un Istituto Universitario. papagno: s.m., cazzotto, pugno, schiaffo. papàvera: sj., schiaffo. Papete - papete (de lin): 1 - soprann.; 2 sf.p., pappa di lino, cat~plasma. papi n - papina - papon: s.m. e f, schiaffo. papussa - Papussa: sj., pantofola; soprann. del promotore del!' Associazione "ex allievi" del Patronato Immacolata. parco: s.m., parroco. pare: s.m., padre. pare-mare-fiolo: s.m., gioco che consiste nel far rimbalzare in acqua una "scàja" (v.). (un) paro (de ... )!: interiez.; se accompagnata da un gesto eloquente, negazione recisa 42 ("paro':, s.m. = paio). paron grosso: epit., persona importante ("pa ron", s.m. = padrone). particola: sj., come l'it.; fig., piccolissim, porZIOne. pascolada: sf., fig., scorpacciata, strippata. passarin: s.m., 1 - colabrodo, colo; 2 - dim. d passero; 3 - fig., bambino; 4 organo sess dei bambini. passua: sf., scorpacciata; fig., dose di botte passuo: agg., satollo. pastafrola: epit., persona non tutta d'un pezzo soprannome. pasto: s.m. come l' it.; fig., gran quantità. pastora: sj., come l'it.; fig., donna bene ir carne. pastròcio: s.m., 1 - pasticcio; 2 - sgorbio. patacon: sj.,macchia di unto sul vestito. pataresca: agg., tipo di uva; fig., persom rozza,villana, bisbetica. patelon: v. "baielon". pati (no dàrsela a): locuz., non rassegnarsi. paton: s.m., sberla data sulla faccia, in part sui "làvari" (v.). Patronato: s.m., luogo dove i ragazzi passavano la maggior parte del loro tempo libere giocando e imparando il catechismo; nel periodo "d'oro", i cappellani facevano il gire del Borgo per raccogliere i "renitenti"; allo fine della giornata c'era un filone di "maro· ca" per tutti. pàussa: sj., generalmente al plur., botte. pavéja: sf., libellula; g., carta da mille. pavero: v. "paero". peche (fare): locuz., scappare ("peca", sj. ::: orma). pecolo: s.m., picciolo; fig., pene. pedala!: v.v., vattene! pégola: sj., pece; fig., sfortuna. péja: - péjo: s.f. e m., cipiglio. pelacuchi: epit., furbacchione. pelada: sf., calcio; più usato l'acc.vo "peladon". pelagra: sj., come l'il., "pellagra"; epit., persona pigra, svogliata. pelami l'a: epit., fannullone, pelandrone. pelegrin - pelegrin de Maròstega: epit., avaro, tirchio. Pelegrineli: Pellegrinelli, commissario di Polizia molto noto al Portello, ove si recava spesso con interessi ovviamente non turistiCI. Pèlico: v. "Silvio Pellico". pelo de bò (un): lacuz., un'inezia. pelo mato: s.m., peluria. peluchi: s.m.p., peli, sfilacci. pelustrato - pilustrato: agg., persona soggetta a perlustrazione oppure chiamata sotto le armi per un lustro; epit.,persona vestita male, scalcinata. pena da lapi: s.j., matita, lapis. pénola: s.j., bietta, cuneo; fig., 1 - punta di formaggio; 2 - naso lungo. penoti (de oca): s.m.p., bordoni. Peocéto: s.m., spiaggia dei padovani che non potevano permettersi la "Rari" (v.); un tempo anche "colonia" del Comune. peòcia - peocioso: epit., avaro, spilorcio. peociara: s.j., allevamento di mitili;fig., testa (nel senso di allevamento di ... pidocchi). peocin: agg., 1 - avaro; 2 - ostinato. peòcio: s.m., 1 - pidocchio; 2 - cozza, mitilo. peocioso: v. "peòcia". peòta: v. "cassa peota". pepè: s.j.p., scarpe (linguaggio infantile). pèpola: s.j., gallina nana; fig., donna piccola che sgambetta in continuazione. pèrdare mussa e anca sinquanta lire: lacuz., perdere tutto, anche il capitale iniziale. pèrdarse co gninìe: lacuz., affogare in un bicchiere d'acqua. pèrdarse via: lacuz., appisolarsi, passare il tempo. pereta - pereto (dela luce): s.m., interruttore posto in mezzo al letto matrimoniale. Perin (don): Don Luigi Perin, "mitico" sacer- dote della parrocchia, di un altruismo e una disponibilità eccezionali; resse a lungo il "Rifugio" (v.). pèrtega!: v.v., vattene! ("pertegare", verba ::;: camminare in fretta, fuggire). pescadore: s.m., rivenditore di pesce. pèsse: sj.p., 1 - assorbenti igienici; 2 -lenzuola nella lacuz., "soto le pèsse": a letto. pésto: s.m., come l'il.; fig., fracco di botte. peston: s.m., acciaccata, pestata. pèta!: v.v., aspetta! péta (el se lo)! lacuz., se lo tenga! petabrose: sf., ranuncolo. petaisso: agg., attaccaticcio. petare: verbo, attaccare, contagiare. petelo: s.m., sostanza grassa che si deposita sul collo delle camicie o delle giacche; epit., persona particolarmente sporca. petenada: s.j., ravviata ai capelli;fig., rimprovero; dose di botte ("petenare", verbo = pettinare; fig., picchiare). petenela: sj., pettine fitto; epit., persona asfissiante; al plur. "petenele", soldi (g.). péto: s.m., 1 - come l'it.; 2 - gioco non più in voga che si faceva battendo el "péto" (moneta grande o tondino metallico) su altre monete piccole. pétola: sj., cacca di capra; fig., sbornia; epit., bambino piccolo e petulante. pétole (restare nele): lacuz., restare nei guai. petorali (caldi): sj.p., l -pere cotte zuccherate che venivano vendute per le strade in apposite caldaie in rame; 2 - richiamo del venditore di "petorali". Petron: Walter (Lalo), noto calciatore, ricordato nella zona da un campo sportivo e da una lapide che celebra 1'''AMMIRATO ATLETA D'ANIMO ELETTO / TRA VOLTO DAL TURBINE DI GUERRA / 25-81918//21-3-1945" (perla cronaca, fu ucciso durante un'incursione aerea del famigerato "Pippo"). petufada: sf., dose di scapaccioni. 43 pichela: si., g., altro nome della "palanca (v.). Walter (Lalo) Petron. petufare: verbo, scapaccionare. pévare: s.m., pepe. pevarin: agg., pepato; s.m., dolce a base di pepe; fig., persona che si "inalbon~" (v.). pevaron: s.m., peperone; fig., naso grosso. piàdena: s.j., conca per condire la pastasciutta; fig., dose abbondante di pastasciutta. piàgolo - piàvolo: s.m., f,mtoccio, pagliaccio. Piante: soprann., persona dai piedi grandi. piànzare el morto: locuz., lamentare falsa miseria (la locuz. è completa con l'aggiunta di: "par busarare el vivo"). in greco (gnanca se te): locuz.: "è inutile che tu insista". pianzoto: epit., piagnucolone. piàtola: si., piattola; epit., persona lenta nell'agire, lamentosa. piava - piaveta: s.j., forma di pane. piàvolo: V. "piàgolo". picare: verbo, impiccare, appendere. 44 pìcolo (da): V. "bisogni". picolon (de): locuz., penzoloni. pidela: s.j., piccola acquasantiera che si ap pendeva sopra il "bufeto" (v.) e che s riempiva di acqua santa una volta all'anni quando il sagrestano passava a distribuirl per le case. pien: agg., pieno; con l'aggiunta di un com plemento di specificazione può produrre un vasta serie di epiteti; per es. "p. de caca' borioso; "p. de denti", dalla dentatura ca vallina; "p. de jeja", affetto da malattia ve nerea; "p. de morbin", voglioso; "p. de se sto", educato; ecc. pierama: si., pietra posta sul Ponte Portell, nella quale si ricorda in latino ("Ex autori tate ... ", ecc.) il rifacimento in pietra dell, stesso avvenuto nel 1784. pieta: s.j., rimboccatura del lenzuolo. pignata: s.j., pentola; fig., sberla sulla testa pila: s.j., come in it.; in g., denaro. pilustrato: V. "pelustrato". pimpinela: epit., uomo dappoco. pìndolo: s.m., lippa, gioco conosciuto a Portello col nome di "tinghe" (v.). pioco: agg., malazzato. piomba: s.f., sbornia. piomba de sono: sj., sonno profondo. s.m., paura. pirolech: s.m., grosso filo di ferro appuntitI che si piantava facendolo piroettare. piroloto: s.m., 1 - ghiacciolo; 2 - colaticci d candela; al plur., fig., moccio. pischerla: si., g., fidanzata, ragazza. pissacani: s.m.p., dente di leone, tarassaco pianta commestibile il cui nome promette UJ esito diuretico. pissare fora dal bocaleto: locuz., uscire da seminato. pissin (scaldarse cl): locuz., arrabbiars ("pissin", s.m., == orina dei bambini). :1 O a a o pissota: epit., ragazzina, scherzo piste!: s.m.p., piedi. pisto: s.m., g., prete. pita: s.f., tacchina;fig., 1 - gobba; 2 - sbornia. pitantoll ('Ildare de): locuz., andare a zonzo. Pltarari: zona del Portello (odierna via Tiepolo) nella quale si facevano "pitari" (=vasi). pitona: acc.va di "plta", sbornia. pivia (che te veglla la)!: intero che si rivolge a chi parla troppo ("pivia", s!. ::::: pipita, malattia delle galline). poareto (del sabo): s.m., accattone, mendicante che aveva le "poste" e i giorni fissi. pòcio ('Ildar fora da che!): lacuz., terminare un lavoro noioso ("podo", s.m. ::: intingolo, fango; fig., lavoro da poco o poco chiaro). poejare: verba, dormire. poéjo ('ndar a): lacuz., andare a dormire. pofarbin: s.m., alterigia, sussiego. polegana: s!., diplomazia, flemma; epit., soppiattone. Poleni: via, Giovanni Poleni (1683-1761), architetto, idraulico ed archeologo. A lui è stata dedicata una statua in Prato della Valle. Polentilla: soprann., biondino. pomela: s.f., bacca. pomoleti (rossi): s.f.p., guance, zigomi (rubicondi). pompa: s!., fontana pubbica: per molto tempo costituÌ per gli abitanti del Borgo l'unica fonte di approvvigionamento idrico. pOllaro: s.m., pollaio; fig., letto. ponga (farse la): lacuz., arricchire ("ponga", s.f., :::: gozzo). Ponte: una volta era in legno; quello attuale in pietra è stato costruito nel 1784, come ricor- o .l ) 11 .l Porta Portello. 45 da la "pierama" (v.). pontesso: epit., persona un po' fuori del comune. pontignare - spontignare: verbo, cucire malamente. ponto (molarghe un): locuz., esere meno intransigenti ("ponto", s.m. = punto). popà: s.m., padre. popi ('ndare): locuz., andare a spasso (ting. infantile ). porchesare: verbo, bestemmiare. porco: s.m., come l'it.; fig., bestemmia. pòro zope (o "giopo", "zopo"): epit., poveraccio ("Zope", n.p. = corruzione di Giobbe). porporin: s.m., miscuglio (deformazione del frane. "pot-pouni"). porporina: sf., l - come l'it.; 2 - polvere fi- La processione dell'Immacolata davanti ai Paolotti. 46 nissima che si trova sulle ali delle farfalle. porsèla: sf., l - femmina del maiale; 2 - soprabito leggero. Porta Porteo: fu fatta costruire da Marco Antonio Loredan ed è attribuita a Guglielmo Grizi detto "il Bergamasco" (1518): è chiamata anche "Porta Ognissanti". portada: .l'f., battuta di spirito. portapégola: epit., iettatore. portela: sf., portello, porticina. portelata: .l'f., tuffo caratteristico; i più spericolati lo facevano lanciandosi dalI "'angelo" del sacello. Porteto - Porteo: via (già Borgo) Portello, "era sino al principio dell 'Ottocento il sito più animato di Padova, perché per esso passavano quanti da questa città, o per acqua o per tena, andavano a Venezia": cosÌ le vecchie "Guide". posta: sj., 1 - come l' it.; cliente fisso (v. alla voce "poareto"). potadare - spotadare: verba, 1 - imbrattare; 2 - lavori echi are. potàdo - spotàdo: s.m., 1 - bruscolo (nell'occhio); 2 - intruglio, pasticcio; 3 - lavoro di poco conto. presa - preseta: si., pizzico di tabacco da fiuto. pressa (più presto che in): lacuz., molto in fretta ("pressa", sj. = fretta). procession: sj., cerimonia religiosa durante la quale, il giorno del Corpus Domini, la statua della Madonna veniva portata per le vie del centro cittadino; con l'istituzione della Parrocchia dell'Immacolata, la p. si fece 1'8 dicembre al Portello; ora non si fa più, ma molti vorrebbero fosse ripristinata. pua: sj., bambola; g., polizia. puina: sj., ricotta; pellicina che si forma sul latte quanto si raffredda. pulito: avv., bene, fatto bene. pùpola: sj., polpaccio. come "quadrato" Quàcio - quàcio: lacuz., mogio - mogio; alla chetichella, di soppiatto. quadrato: s.m., il complesso delle case "operaie" realizzate negli anni Dieci tra le vie Loredan e Marzolo. Le case operaie, dette anche "quadrato". quale (no èssare par la): lacuz., non essere come si vorrebbe. quarelo: s.m., mattone; v. la voce "muro". quatro: agg. numerale, quattro; viene usato in molte lacuz., quasi sempre per esprimere "quantità": "q. falive": un po" di neve; "q. 47 gati": poche persone; "q. giosse": un po' di pioggia; "q. od": persona con occhiali; "q. pelegate": pelle floscia; "q. peli": barba rada; "q. pénoti": (pochi) capelli; "q. punti": rammendo; "q. risi": minestra scadente; "q. scaraboci": scritto illegibile, ricetta medica; "q. stissi": focherello; "q. sìrasse": guardaroba, ecc. quela (no stare in te): locuz., non badarci, non pensarci. quinci (mata): epit., ragazza stravagante, con un pizzico di follia. 48 come "rache" RabaUon (b6jare de): iocuz., bollire fino traboccare ("rabalton", s.m. ::::: capitombo lo). :rabégolo - rebégolo: s.m., ruzzo, irrequietezzé epit., ragazzo che non sta mai fermo. ràbia ('vere): iocuz., invidiare. rache - rachete ('vere le): locuz., essere affet da rachitismo; per evitare questa malatti, agli scolari delle famiglie che avevano "carlelon dei poveri" (v.) veniva dato l'oli di fegato di merluzzo. Rachele: noto personaggio, "Sindaco" del Po tello. :ràcola: sj., l - raganella; 2 voce forte, pien di catarro, di fumatore al risveglio. racoleta: sj., raganella. ràdego: s.m., contrasto, lite. radegoso: epit., litigioso. Ramassini: Bernardino Ramazzini (163: 1714), fondatore della "Medicina del Lav' ro", dimorò al Portello ed è ricordato cc una lapide nel muro esterno della chie: sconsacrata di S. Francesco di Sales (g "della Beata Elena") ove fu sepolto. :ramena:re: verbo, dimenare, rimestare. :ramengo - :remengo: s.m. ramingo, vagabo do, straccione, pelandrone e sin. ramengo tuo (va'!): inter., forse la più diff sa, dopo la classica che coinvolge la "man ma-dre: va' in malora! rameschi - :remeschi (va'!): lo stesso che "r mengo tuo" Cv. voce precedente). rancura:re: verbo, aver cura, raccogliere. rangiada: s.m., rassettamento; fig., "buon lezione, rimprovero. a l; ti l, il o [- a 3J- m sa ià nu- .." , 'a- Bernardino Ramazzini. rangiare: verbo, arrangiare; fig., rubare. ranseghin - rasteghin: s.m., pizzicore, prurito alla gola. ransignarse: verbo, rannicchiarsi. rapetarse - repetarse: verbo, riprendersi dopo una malattia o una perdita al gioco. Rari: "Rari Nantes Patavium", stabilimento balneare della vecchia Padova: con 20 lire, i "soci" andavano in barca per un' ora. rasenìada - resentada: st., sciacquata; fig., dose di botte. rassa: st., razza, stirpe, genia. rassa (bastardare la): loeuz., essere completamente differenti dai genitori. rassada: s t., raschiatura; fig., dose di botte. rassare: verbo, raschiare rassaura: st., minestra che rimaneva attaccata al fondo della pentola: ormai scomparsa dopo l'introduzione delle pentole moderne. rasso mi!: V.V., formula con la quale ci si prenotava per raschiare il fondo della pentola (v. voce precedente). rasteghin: v. "ranseghin". rata (de bote): sf., dose di botte; più usato l'aec.vo "raton". ratatuia: sf., oggetto senza valore. rebégolo: v. "rabégolo". réce spanie: v. "spanie". récia: s.f, orecchio; J' orecchio grande o a ventola si diceva "récia sportelà", perché l' ace.vo "recion", si riferisce ad altro. regina: v. "Taitù". religion (no ghe xe più)!: locuz.: gran brutti tempi! rema: inverso di "mare" (v.). remengo: V. "ramengo". remeschi: V. "rameschi". renga: st., aringa, "piccolo pesce del Mar del Nord,che si mangia salato o affumicato": i Portellati ne erano particolarmente (e obbligatoriamente) ghiotti; fig., pugno, schiaffo. repessada: sf., ripassata; fig., dose di botte. repetarse: V. "rapetarse". resentada: V. "rasentada". riba: st., g., polenta. ridarola ('ver la): loeuz., ridere a lungo per un nonnulla. ridolini: epit., persona che ride sempre (Ridolini era il nome italiano del comico del muto Larry Semon) . rifugio: il "Rifugio per Minorenni" fu fondato nel 1919 da Filomena Fornasari (1859-1936) "per l'educazione di piccoli diseredati della prima Guerra Mondiale" e poi aperto a chiunque ne avesse bisogno. Si trovava in via Gradenigo e fu retto a lungo da Don Luigi Perin. 49 rimétare: verbo, rigettare. rimonta: sj., cotenna di maiale. rispondon: epit., ragazzo che ribatte prontamente ad ogni osservazione. Roche - Rode: soprann., persona dalle gambe storte. rocheo: s.m., rocchetto; fig., mezzo di trasporto scassato; persona sgraziata. rocheton (èssare de): locuz., essere malmesso fisicamente ("rocheton", s.m., fig. = bicicletta (ora auto) vecchia, scassata). roda (dei esposti): sj., "la ruota" raccoglieva i neonati illegittimi, affidati all 'Istituto degli "Esposti" mantenendone l'anonimato; cessò nel secolo scorso, come ricorda una lapide affissa nel 1989: " QUI (in fianco alla Chiesa degli Ognissanti) CESSÒ NEL 1888 / LA CARITATEVOLE / OPERA / DELLA RUOTA DEGLI ESPOSTI/PER NEONATI". rode: sj.p., gambe storte. rodolada: sj., fig., dose di botte, malmenio. rodolon: s.m., capitombolo. rogna: sj., l - come 1'it.; 2 - sporcizia della pelle (sorella della "tegna"). 50 rompibale: epit., seccatore. rompitole: epit., meno drastico del precedente: seccatore. ronchisare: verbo, russare. ronchison: epU., persona che "ronchisa" (v.). rovijare: verbo, l - avvolgere; 2 - complicare pensieri ed azioni. rufa: sj., sporco della pelle; v. anche "rogna". rùgoli: sf., g., bicicletta. rumare: verbo, frugacchiare, frugare. rumegare: verbo, ruminare; fig., azione del cibo che non vuole essere digerito; anche: frugare, rimestare, ruminare, ecc. come "rumare" (v.). rusolin: s.m., freddo pungente. rusolo: s.m.; orzaiolo; si diceva che sorgesse se ... si guardavano le donne nude. ruspa ('ndare de): locuz., raccogliere le cose (nelle tasche) degli altri. russa ('ndare de): locuz., scroccare, vivere alle spalle altrui. russare - russarse: verbo, l - come l' it., 2 strofinare; nella forma riflessiva,fig., ruffianarsl. russon: epit., scroccone. come "Sabadini" Sabadini: Monsignor Adolfo Sabbadini (18651938), fu il fondatore del Patronato Immacolata; rimase nella Parrocchia per 46 anni. Nella sala del cinema "Italia", sotto il busto che lo ricorda, c'è questa lapide "L'IMMAGINE PATERNA/ DI / MONS. ADOLFO CAV. SABBADINI / GLI ALLIEVI DI QUESTO PATRONATO / DA LUI FONDATO NEL 1907 / VOLLERO RICONOSCENTI QUI SCOLPITA / A RICORDO Monsignor Sabbadini, il fondatore del Patronato. DEL BENE FATTO AI GIOVANI / A LORO GUIDA PERENNE / NELLA CONQUISTA DEL VERO". Sabadini ('ndare da): lacuz., morire; dal nome del Custode del Camposanto, da non confondersi col precedente. sabion: s.m., sabbia grossa che si prelevava dai depositi di cui alla voce seguente: era il detersivo con cui le nostre mamme, aiutandosi con il noto "òio de gomio", rendevano lucide le pentole. sabioni: mucchi di sabbia depositata dai barconi presso la "marcsana" del Lungargine del Piovego, avvincente luogo di giochi. sacagnada: s.f., fracco di botte. sacheta: s.f., vecchia cartella di scuola, oggi sostituita da zainetti variamente colorati. sachetarc: verbo, malmenare, scuotere. sacheto: s.m., l - sacchetto; 2 - mutande dei bambini, ant. sacheton: s.m., malmenio, dose di botte. sacranon: 1 - interiez. occultativa di "sacramento"; 2 - agg., donnone, marcantonio. sacrificare: verbo, come l'it.; g., rubare ("vago, che se no i me sacrifica la bicicleta"). Sacro Cuore: Istituto privato, noto nella zona come "le Dame". Fu fondato nel 1800, nel 1852 acquistò e poi restaurò la chiesa degli "Orfani" (v.). Ora Liceo Linguistico. saeno - sedano: s.m., sedano, usato soprattutto nell'espressione "gambe de s.". Sagin: l'onorevole Mario Saggino Nel dopoguerra, contare tra gli "onorevoli" un portellato era una cosa molto "onorevole" e utile. Amò il Portello e aveva in animo di realizzare un libro che ne raccontasse la storia. salà che sbrega: agg., molto salato. salame (in barca): epit., ormai sostituito da altri molto più durt salgaro: s.m., salice; epit., persona l'azza. saltarin: epit., persona che si riscalda ancor più del "pevarin" (v.). samoca: s.f., scarpaccia; epit.,) - strascicone; 51 2 - giocatore di calcio piuttosto scarso. sampagnin: epit., ubriacone. San Massimo: via, fome una delle più "contese", divisa com' è tra quattro parrocchie (Ognissanti, Immacolata, Santa Sofia e San Camillo); nella chiesa omonima è sepolto Morgagni (v.) e vi sono pregevoli opere del Tiepolo. San Roco: festività "soppressa" dalla società dei consumi. Una volta il 16 agosto al Portello c'era la "sagra" con le bancarelle che vendevano il "franfriche" e si faceva la cuccagna sull' acqua. Sanarola: quartiere Savonarola. sancanaro - sanco: agg., mancino. sangueta: sj., sanguisuga; epit., strozzino; anche persona appiccicaticcia, esosa, noiosa. Santa Maria Iconia: via, così si chiamava una volta via Belzoni per una chiesa ivi esistente detta anche "S. Maria del Tempio" in quanto appartenente all'ordine dei "Templari" (v.); la chiesa passò in seguito all'ordine di Mal ta e fu demolita nel secolo scorso per lasciare posto all'attuale "Immacolata" (v.). Santana: casa di ricovero (dal nome del convento di Sant'Anna, ora sede dell'Istituto La chiesa di S. Maria Iconia, già dei "Templari", ora scomparsa. 52 "Belzoni"); epit. attribuito facilmente 3 persoi1e di una certa età. santificetu: epit., "santificetur" (lat.), bigotto Santufemia: via Santa Eufemia; ha preso il nome da una chiesa medievale ora scompar· sa, popolarmente conosciuta col nome d "Santa Fòmia"; parte della via appartien\ alla Parrocchia di S. Sofia; vi nacque Andre, Gloria. sapa: s.f., zappa (arnese di lavoro sconosciu to al Portello); gioco consistente nell' indo vinare se una figurina coperta dalla mano er; dritta o rovescia: chi indovinava vinceva 1; figurina, chi non indovinava perdeva la sua sapada: sj., colpo di zappa; fig., acciaccatu ra. sapapian: epit., persona lenta; soprannome. sapienton del porco Giuda: epit., seccator saccente. saraca: sj., aringa, sardina; fig., bestemmi, sarafo: s.m., persona che fa da palo, da spali ad un imbroglione. saramento (de st6mego): s.m., costipazioni sarare: verbo, chiudere. saruche: s.f.p., mani grandi. sarvelo: s.m., cervello; fig., testa. sassinafaméje: epit., mascalzone. sasti: inverso di "stissa" (v.). sata (averghe): loc., essere bravi nel propr lavoro ("saia", sj. = zampa). savariare - savariarse: verbo, farneticare, v neggiare, confondersi; "no starte savari re!": non preoccupati, non darti tanto ( fare! savata: sj., ciabatta. savaton: epit., persona che fa le cose mal< sbabassare - sbarbassare: verbo, mangia abbondantemente. sbafarà: V. "desbafarà". sbàio (in): locuz., (balcone o porta) socchi so. sbalà: epit., persona che non ragiona mo correttamente ("sbalà", agg. = spallato). sbalare: verbo, spanare; cessare, smettere (di piovere); fallire. sbalare l'òcio: loeuz., morire. sbandi!: inter., alt!, si fermi il gioco. sbarbassare: v. "sbabassare". sbari col carburo: v. "carburo". sbaro (fare un): loeuz., andare a sbattere con la macchina ("sbaro", s.m. :::: sparo). sbarossare: verbo, sfiancare. sbasio: agg., pallido, v. "siera da fasoleti" (v.). l a l. e l. a lO aa:la ,re u- lto sbàtare: verbo, farsi sentire (della fame); 2 (farsi) fottere. sbàtola: v. "bàtola". sbatuo - sbatueìo: agg., palliduccio. sbecà: agg., sbeccucciato ("sbecare", verbo::: sbreccare ). sberegare: verbo, gridare, rimproverare. sberloto: s.m., sonoro ceffone. sbèssola - sbessolon: sj., e m., mento prominente. sbètega: epit, bisbetica, ficcanaso. sbianso (de): loeuz., di sfuggita ("sbianso", s.m. :::: spruzzo; fig., attimo). sbianso de mato: loeuz., leggera dose di pensiero e/o comportamento divergente. sbiro: s.m., sbirro; epit., ragazzo vivace. sbisigolare: verbo, brulicare, formicolare. sbocalon: v. "bocalon". sbochesare: verbo, boccheggiare. sbolognare: verbo, mandare via (come "inirosan~"), appioppare, rifilare. sbolsegare - sbossegare: verbo, tossicchiare. sbombolare: verbo, ridurre amaI partito, sconquassare. sboraura: si, eiaculazione; epit., persona di debole costituzione fisica. sborfire - smorfire: verbo, mangiare. sbossegare: v. "sbolsegare". sbragagnare: v. "bragagnare". sbraghesson - ona: v. "braghesson - ona". sbregamandati: epit., lazzarone, persona poco raccomandabile ("sbregare", verbo:::: lace- rare, rompere). sbrindolon (de): loe., a zonzo ("sbrindolol1l", epit. :::: bighellone). sbrissare: verbo, cadere, scivolare; particolarmente nel senso fig. di "cadere" della donna. sbrisso (parlare col): loeuz., parlare in modo affettato ("sbrisso", s.m. := scivolo). sbroàcio: s.m., minestra molto scadente, quasi rigovernatura di piatti .. sbrodegare: verbo, pasticciare. sbrodegon: epit., pasticcione, sudicione. sburatada: v. "buratada". sburatare: verbo, scuotere, setacciare;fig., riempire di botte. scàbio: s.m., vino. scabiosso - sgabiosso: sf., baracca, guardiola: nel caso specifico, la "cassa" del cinema del Patronato, che sotto le spinte della gente che voleva accaparrarsi un biglietto, oscillava di qua e di là (e il"cassiere" con essa) a seconda del prevalere delle "correnti". scagoto: s.m., diarrea. scaiasso: S.m., g., tabacco. scàja: sf. 1 - scaglia, squama; 2 - sasso piatto, usato nel gioco del "pare-mare-fiolo" (v.); epit., donnaccia. scalandrona: epit., donna alta. scalciumela - scanciumela: epit., persona piccola. scaldarisi: epit., persona che va in bestia facilmente. scalinada: sj., scalinata ai piedi del Ponte riportata alla luce, dopo essere rimasta a lungo interrata, dagli "Amissi del Piovego"; vi attraccava il "burchielo" (v.). scalorio - scalorivo - scaurio: s.m., guizzo nell' acqua. scalumada: v. "calumada". scalumare: v. "calumare". scamofioso: epit., smorfioso, schizzinoso. scampare: verbo, scappare; fig., essere colti da un improvviso bisogno corporale. scampon (de): locuz., di fretta, di sfuggita. 53 La scalinata ripresa in una vecchia "Festa dell'acqua". scamufare: v. "camufare". scanarelo: s.m., tutolo. scancelare da l'elenco: locuz., rompere i rapporti con qc., non considerarlo più amico. scanciumela: v. "scalciumela". scantonare: verbo, deviare. scapadela: sj., testa calva; epit., persona calva o sulla strada di diventarlo. scàparo: s.m., sputo con qualcosa dentro (quello semplice si chiama "spuàcio", v.). scarabisso - scarabòcio: s.m., scaraboc-chio; fig., persona fisicamente non perfetta. scarcaiada (scarcàio) - sgargaiada (sgargàio): sj., o m., sputo del tipo "scàparo" (v.) che viene dal profondo; scaracchio. scàrdola: sj., specie di pesce come in it.; epit., persona esile, di piccola statura. scargare: v. "descargare". 54 scarpe che ride: locuz., scarpe la cui suola si è staccata. scarpia: sj., ragnatela; fig., ragazzo esile. scarpie (nei oci, nel sarvelo): locuzioni, rispettivamente: traveggole, momenti di amnesia o di farneticamento. scarsela: sj., tasca il cui corredo indispensabile è qui citato passim ("citrus", "figuri. ne", "balete", "cortelin", ecc.) ma l'elencc è incompleto; il tutto era tenuto fermo dc una pezza di colore indefinibile che eufemi· sticamente andava sotto il nome di "fasso leto". scartosso: s.m., cartoccio; epit., non abile a servizio militare. scataron: s.m., torsolo; fig., pugno. scaurio: v. "scalorio - scalorivo". scavejara: sj., capigliatura disordinata. scavejon: epit., capellone. schechè: epit., balbuziente. scheo: s.m., soldo (generalmente alplur.);jig., bambino piccolo. schincapene: epit., scribacchino. schincare: verbo, spuntare il pennino. schincarola - schivarola: sj., schivata e fuga dal pericolo di buscarle. schissa: sj., naso camuso. schito: s.m., sterco di gallina; epit., bambino piccolo. schivarola: v. "schincarola". s-ciafesare: verbo, schiaffeggiare. s-dafeta: sj., gioco bello ed interessante finché i concorrenti erano onesti o non si intromettevano i "grandi" ("s-ciafa", "s-ciafon", sf., e m. = schiaffo, sberla di intensità diverse). s-cianta ('na): avv., un po'; epit., bambino che cresce poco. s-ciantisi (fare i): locuz., fornire una prestazione eccezionale ("s-ciantiso", s.m. :::: scintilla). ... (e) s-ciao!: inter., e che vada come vuole andare e sim. s-ciapo: s.m., gruppo. s-ciararola: sj., 1 - schiarita dopo la pioggia; 2 - calo del numero dei capelli o dei soldi nel taccuino. s-ciochesare: verbo, scoppiettare. s-cioco (neia schina): s.m., colpo della strega (s-cioco, s.m. :::: schiocco, scoppio). s-ciona: sf., anello da tende; orecchino a forma di anello; 2 - sbornia; 3 - fandonia; 4 .. fig., donnaccia e anche organo sessuale femm.le. (triv.). s-cioso: s.m., chiocciola. scoagnaro - scuagnaro: epit., l'ultimo nato in una famiglia numerosa. scoassara: sf., pattumiera; fig., grande quantità. scòcia: sj., cercone; fig., vino (ma anche brodo, caffè, ecc.) annacquato, cattivo. scoèrzare: verbo, scoperchiare, scoprire. scoèrzare i altarini: locuz., svelare un segreto. scominsiare - scomissiare - scumissiare: verbo, cominciare. scomìnsio: s.m., inizio. scompiata: v. "compiata". scondare - sconto: verbo, e pp., nascondere - nascosto. scondarola: sj., l - sotterfugio; 2 - nascondino (gioco, chiamato anche "cuco"); 3 abitudine di nascondere gli oggetti. scondon (de): locuz., di nascosto. scopeloto - scòpola: s.m. e f, scappellotto; fig., danno sensibile. scoresa: sf., pernacchia. scoriare: verbo, scrollare. scorlare el peraro: locuz., saggiare il terreno, fare un tentativo. scorlon: s.m., l - scuotimento, scossa; 2 paura improvvisa. scorlon (de): !ocuz., a mani vuote; comportamento tipico di invitati che non portano alcun regalo . scresenda: s./., scheggia di legno. scresenda (òcio ala)!: inter., si dice, scherz., quando qualcuno si gratta la testa. scroa (figura): locuz., mascalzone, figura porca; se rivolto ai bambini, quasi sempre scherzo ("scroa", sj. == scrofa). scrocanare: V. "crocanare". scuela (cave i tajà co la): locuz., taglio di capelli fatto in casa con la forbice, seguendo con precisione la circonferenza di una" scuela" (= sj., scodella) . scueloto (<larghe la paca al): locuz., appropriarsi parte dei soldi della "cassa", che non era un moderno registratore ma, in pratica, uno "scueloto", cioè una ciotola. scùfia: s.f., 1 - cuffia; 2 - fig., sbornia. scufione: epit., suore delle "cucine economiche" dette così per il copricapo che portavano, simile ad una "scùfia" (v.). 55 scufiotare: verba, di~:tribuire "scufioti". scufioio: s.m., scappellotto, scapaccione, cioè "colpo dato nella parte posteriore del capo con la mano aperta", forse un po' più forte dello "scòpeloìo". sculassada: sf., sculacciata; fig., perdita al gioco; grave sventura. scumissiare: v. "scominsiare". scùria (fiol de 'na)!: intero rivolta ai bambini vivaci ("scuria", s.j. :::: frusta; qui, probabilmente, accult. di "scroà", V., nel senso di "donnaccia"). sderenà: V. "derenà". se go magnà mi?: iacuz., che si usava quando non si era capita una domanda (come "an?", v.). secarola: sf., grillo-talpa; epit., persona magra. seciaro: s.m., lavello; epit., persona che ingurgita di tutto. sèdano: V. "gambe". sega (mesa): epit., persona di costituzione fisica molto modesta ("sega", s.j. == come l'it.; fig., masturbazione maschile). segete: sf.p., panchine in pietra di via Loredan. segnarse: verba, farsi il segno della croce; fig., prendersene dove ce n'è. segnati (fàrghene de tuti i): lacuz., farne di tutti i colori ("segnato", s.m. == qualità). sego n (tirare el): lacuz., ansimare. séja: s.j., ciglio. sélega: s.j., passera, passero; epit., persona mingherlina. selegaro: s.m., passeraio; fig., cicaleccio. selegati (cavare i): lacuz., far "pàndare" (v.) seme: sf.p., semi di zucca abbrustoliti e salati che si compravano alle porte delle osterie; ora sono in vendita anche al supermercato. semenseta: sf., piccolo chiodo usato dai calzolai. semolà - semolèo: 1 - lacuz., lett. "siamo lì", così e così, non cambia niente; 2 - gioco di parole con "semolèo", s.m. = crusca, usato 56 come accult. di "scemo". sémpio: epit., stupido e sim. sensa dire né ai né bai: lacuz., senza frappl re indugi. sensa ('ndare ala): iacuz., dimenticare tut essere rimbabiti ("Sensa", s.j. :::: festa d l'Ascensione). senso (fare): lacuz., creare disagio, fare brezzo. sentarse: verba, 1 - sedersi; 2 - cedere len mente. sentimenti: s.mp., testa in alcune lacuz., co "ciapare 'na bota sui s.". sentimenti (èssare in): lacuz., essere nel pie possesso delle facoltà mentali. sento: agg., cento. sento ('ndare a): lacuz., 1 - correre forte; consumare molto, funzionare bene. senton (in): lacuz., a sedere sul letto. seola - siola: sf., cipolla; fig., orologio. sepa: s.j., seppia; epit., persona molto spor sercanton ('ndare de): lacuz., girare ser meta ("sercanton", s.m. == ambulante, acc tane). sércio: s.m., cerchio, giocattolo fatto in c: con un cerchione di bicicletta e un "fin fero" (v.) fatto a forcella per spingerlo. sèssola: s.j., gottazza, votazza. sessolon: V. "sossoloo". sesti (far) da mato: lacuz., dare in escanl scenze ("sèsto", s.m. == gesto; garbo, grazi sestio: s.m., grazia, modo di comportarsi mc compito (dim. di "sèsto", V. voce precedi te). sésto (tore pa'l): lacuz., prendere in giro (" sto", s.m. :::: cesta, cesto; fig., sedere). Setecai: saprann., persona dai piedi callo: seteculate: epit., persona dal sedere gross Setesarvei: sapranno dovuto alla conforI zione della testa (o all'intelligenza note' le). , sfantare: V. "desfantare". sfesa: sf., fessura. Dr- to, el- ntame :no 2- ca. lza atlsa de ::lea). ,lto ~n- séSI. o. navo- sfesare: verbo, andarsene senza farsi notare. srilosa: v. "rilosa". sfrison (de): locuz., di striscio. sfrognare: verbo, frugare, rovistare. sfrogni: s.m.p., giocattoli o altre cose da poco; oggetti di antiquariato (scherz.). sfroso (de): locuz., di nascosto, di contrabbando ("sfroso", s.m. == frodo). sfuregare: v. "furegare". sgabiosso: v. "scabiosso". sgàlmara: epit., giocatore di calcio molto scarso (la "sgàlmara" era un tipo di scarpa economica, chiamata anche in altri modi, usata in tutto il Veneto; aveva la tomaia in pelle e la suola di legno ed era molto rumorosa; per ovviare a questo inconveniente, si usava applicare alla stessa un pezzo di "coerton", v.). sgalmarada: s.!, colpo di (o da) "sgàlmara" sugli stinchi durante una partita di calcio o sui "sentimenti" giocando a "musseta". sgarbaura: si., pulitura del letto dei canali; epit., ragazzo esile. sgarbela: si., cispa. sgarbeloso: epit. "dagli occhi cisposi": lo si dava automaticamente a tutti i bambini piccoli (un po' come "snarocioso", v.), ma a qualcuno restò attaccato, come soprann., fino alla maturità. sgargaiada - sgargàio: v. "scarcaiada", ecc. sgarujare: verbo, levare il gheriglio delle noci; fig., rovistare, tentare di rimuovere (per es. il moccio stagionato). sgionfa ('vèrghene 'na): locuz., non poterne più. sgionfabosse: epit., donna grassa, specialmente di faccia ("sgionfare", verbo == gonfiare). sgionfo: agg., gonfio. sgnàcara: si., nacchera; fig., sterco bovino; sberla, nocchino. sgnacare: verbo, lanciare, scagliare. sgnanfo: epit., persona che parla col naso. sgnarada: s.j., nidiata; fig., combriccola, fi- gliolanza numerosa. (che) sgnèsola!: s.j., schianto, botta, colpo; fig., bella ragazza, bella macchina. sgobi ('ndare ai): locuz., andare a lavorare. sgranfo: s.m., crampo. sgrendenon: epit., capellone ("sgréndene", s i.p. == capelli). sgresenda: v. "scresenda". sgrinfe: si.p., grinfie; fig., mani. sgrìsoli - sgrìsoloni: s.m.p., bribidi. sgrissare (i denti): verbo, digrignare. sgualivare: verbo, rendere liscio, livellare. sguaratare: verbo, risciacquare, sciacquare. siada - sjada: si., l - sciata, termine dei barcaioli: movimento del remo per fermare la barca; 2 - bevuta d'un fiato, sorsata. sidià: agg. o part., esausto, affamato assetato, ecc.; v. "sidiare". sidiare: verbo, estenuare, stancare, togliere le forze. sìdio: s.m., assillo, sfinimento; epit., persona assillante, seccatore. siera: si., cera, colorito; può avere varie gradazioni che vanno da quella "da fasoleti" a quella "da scorese". sifoline: agg. relativo a gambe: magre, deboli. sigalon: epit., persona che per consuetudine grida o parla forte. Silvio Pelico: "Silvio Pellico" nome della Compagnia Filodrammatica della parrocchia deII'Immacolata che mietè allori in tutta la provincia; ebbe tra le sue fila Otello Toso. La commedia più celebre era intitolata "La notte del vagabondo". sÌmia: sj., fig., sbornia. sìmise: sj., cimice;fig., distintivo che si doveva portare alI' occhiello durante il fascismo. sìngano: s.m., zingaro; epit., persona trasandata, malvestita, ma anche - secondo le madri - che segue troppo (o troppo poco) la moda: "Vèto via come un sìngano?". sinquina: si., serie di cinque numeri validi per la tombola o per il gioco del lotto; fig., 57 sberla a mano aperta che dovrebbe lasciare il segno delle "sìnque" (cinque) dita. siola: v. "scola". siora Ana: v. "Ana". sipro (darghe el): locuz., agevolare il compimento di un'azione ("si pro", s.m. ::::: vino di Cipro). siringada:' sf, fig., truffa. siringare: verbo, fig., imbrogliare, derubare. sÌssola: sf, cicciolo; epit., effeminato. slaparon: epit., mangione, ghiottone. sleca: sf, manrovescio. slepa: sf, grossa fetta; fig., manrovescio. slimcgoso: agg., molle, sdrucciolevole, viscido. slòfia: v. "lòfia". slòfio: v. "lòfio". slondron: epit., sudicione. sluamarà: sf, grande quantità. smàfaro - smànfaro: epit., furbone, briccone, truffatore. smagonà: agg., stanco, deluso, stomacato; v. "smonà". smagonare: verbo, annoiare. smalteca: si., pomata, unguento appiccicoso. smaltecare: verbo, impiastriccare, spiaccicare. smandolarse: verbo, girellare senza meta, oziare. smani: si., paturnia. smarire: verbo, perdere il colore. smaronare: verbo, rivelare un segreto. smeatà - speatà (èssare): iocuz., avere perso tutto al gioco. smelandrina: si., cappotto leggero, di mezza stagione, in senso dispr. smèmola: sf, sberla potente. smerdaro: s.m., fig., grande quantità. smindare: verbo, osservare. smissiare - smissiarse: verbo, mescolare, agitarsi. smissioto: s.m., miscuglio; fig., generalmente piur., sotterfugi. 58 smoca: sf, fico primaticcio; epit., uomo debole dappoco o effeminato. smòje: s.fp., acqua di risulta del bucato. smolaciare: verbo, allentare, far perdere l' elasticità ad un tessuto. smolacion - smoladoso: agg., allentato, molle; anche epit. smoltonare: verbo, dare spinte per farsi largo. smonà: agg. e part., svogliato, annoiato, depresso. smonare - smonarse: verbo, tirare per le lunghe, stancarsi, annoiarsi. Smòrcia: soprannome ("smòrcia", sf == morchia). smorfire: v. "sborfire". smorosare: verbo, amoreggiare. smussegare: verbo, mozzicare, arrotondare gli spigoli. snaròcio: s.m., moccio. snarocioso: epit., moccioso; fig., impiccione (cfr. la voce "sgarbeloso"). snetare fora: iocuz., mangiare tutto ("snetare", verbo::::: pulire, ripulire). soasa: si., cornice. soasa (métare in): iocuz.,fig., fare le corna. Sochéti: soprann., venditore di "sochi" Cv. "soco"). I sòcio dela bira: epit., compagnone, mattacchione. soco: s.m., ciocco, grosso pezzo di legno; epit., persona tarda. soeta: sf, civetta. sòfego: s.m., afa. sofer: s.m., autista (dal frane. "chauffeur"). sòia: sf, architrave, soglia; sostegno delle botti. sòia - sòja (tor de): locuz., prendere in giro. Sole: soprann., suggerito da una splendente calvizie. sole che suga (no ghe xe più): iocuz., non c'è più niente da fare. sonare: verbo, suonare;fig., puzzare (i piedi). sonare la tromba: v. "tromba". sono: s.m., sonno; tempia. sorare: verbo, raffreddare, intiepidire. soravia (del conto): locuz., in sovrappiù. sorze: s.m., topo; epit., furbastro. sospiramus (a te): locuz., dicesi di pagamento dilazionato, a rate. sossolon: epit., persona trasandata, sudicia. so1arola: sj., tuffo in acqua. sotignon (de): locuz., camminare ondeggiando, zoppicando. sòto de chela gamba: epit., persona nota per un certo difetto ("sòto", agg. o s. = zoppo). soioventovia: locuz., di nascosto. Spacete: tipica figura di popolano, in particolare portellato; v. "Pace". spadina ('ndare in): locuz., uscire senza cappotto. spaga • spago: sj., paura. spago forsin: s.m., spago rinforzato. spanie (réce): epit., orecchi sporgenti (lett., "sbocciati"). spanire: verbo, sbocciare. spansua • spassua: sj., grande mangiata. spantesare: v. "pantesare". sparagnare: verbo, risparmiare. sparagnin: epit., economo, taccagno. sparentà: agg., (denti) allegati. spàreso: s.m., asparago; fig., uomo alto e magro. sparonson: epit., ammestone, persona che vuole padroneggiare. spassua: v. "spansua". SpaventasìmÌsi: soprann., materassaio. speatà: v. "smeatà". spenoti: s.m.p., bordoni; fig;, capelli radi o tagliati male. spenton: s.m., spinta. spentonare: verbo, spingere. spentonsin (dare un): locuz., aiutare. spese (cavare dale): locuz., eliminare, uccidere. spessegare: verbo, accelerare l'andatura, af- frettarsi. spiera: sj., spera, raggio di sole che entra per una fessura; epit., persona magra. (in) spiera al sole (no poder védare): locuz., non poter tollerare qualcuno. spigheta: sf., laccio per scarpe. spigiurii - spijurii: agg., (capelli) incolti, ritti. spigolo: s.m., 1 - spigolo; 2 - spicchio (d'aglio, di arancia); v. "testa". spilucare: verbo, levare i "peluchi". spìsima: epit., persona gracile. spissa: sj., pizzicore, prurito, uzzolo. spÌssa (aie man): locuz., voglia di menare le mam. spissa (cavarse la): lacuz., levarsi una soddisfazione. spolentaure: si.p., crosticine di polenta che restano attaccate al paiolo; fig., avanzi di cibo in genere. spolitisare: verbo, far perdere la stima, indignare. spolpà . spolpo (imbriago): agg., (ubriaco) fradicio. spolvaron: s.m., polverone; fig., rissa, zuffa. spontignare: v. "pontignare". sportelà (réce): agg., (orecchi) sporgenti. spotaciare - spotàdo: v. "potaciare - potàcio". sproto: epit., ficcanaso, saputello. spuà (nato e): lacuz., uguale identico. spuacela - spuacion: epit., persona che, parlando, spruzza saliva. spuaceti: s.f.p., piccole gocce di saliva dei neonati che, secondo la credenza, "i dama i fradeleH", cioè preannunciano la nascita di un fratellino. spuàcio (tacà col): locuz., oggetto che si ritiene non regga l'incollatura (spuàcio spuo, s.m. :;;;: sputo semplice; cfr., invece, "scàparo"). spuadon: v. "spuacela". sprHlceto - spuncionsin: s.m., assaggino che si consuma al banco nelle osterie. 59 spundon: s.m., puntura ("spundare", verba :::: pungere). spuncionsin: v. "spuncdo". spuo: v. "spuàcio". (el ga la) spussa (soto el naso): lacuz. che si riferisce a persona che si dà delle arie; anziché la "spussa" (sf., == puzza), potrebbe avere il "calseto" (v.). squàjo: s.m., giopo che consisteva nel dare un colpo secco alla mano di un compagno per portame via il contenuto pronunciando contemporaneamente la formula "squàio"!; perché il gioco fosse valido bisognava "èssare in squàio"; chi non voleva più starei, doveva "desquaiarse" (v.). squaquarare: verba, 1 - rivelare; spiattellare; 2 - defecare tenero. squinsi - squansi: epit., ninfetta, ragazza civettuola. stagnare el sangue da naso: lacuz., dare una buona lezione (Iett., far cessare un'emorragia). stagno: s.m., come l'it.; epit., avaro. stare in te quela: lacuz., essere sul punto di fare qualcosa; v. anche "quela". stari (ai): lacuz., in carcere (g.). statale: epit., ex-carcerato (g.). stato (in): lacuz., in stato interessante. steca (stare in): lacuz., vivere risparmiando o risparmiandosi. stèfani: s.m.p., g., denti. stele (fare): lacuz., ridurre a malpartito ("stela", sf. == stella, ma anche "scheggia di legno"). stelina: sf., g., gallina. stirarole (fare le): lacuz., sgranchirsi gli arti al risveglio. stissa: sj., g., sigaretta. stomegheti: epit., schizzinoso. stomego: s.m., stomaco. stomego (far): lacuz., dare la nausea; gioco di parole, riferito a donna dal seno non molto affascinante: "la ga 1.1.1'1. peto che fa stomego". 60 stomego ('ver): lacuz., avere il coraggio di guardare o fare qualcosa di ributtante. stopini: v. "stupini". Storari: zona del Portello che prendeva il nome da alcuni tessitori di stuoie (== "store") secondo una notizia pubblicata nell'''Arca di Noè" (cfr. "Pitarari"). storno: agg., alticcio. strabucare-trabucare: verba, inciampare. Come dice il proverbio, "Chi bauca strabuca". stracada (ciapare 'na): lacuz., stancarsi molto. stracaganasse: sf.p., castagne secche. stracare - stracarse: verba, stancare; affaticarsi. stracolarse: verba, slogarsi. strafantà: agg., persona vestita con indumenti fuori moda. strafanto: s.m., oggetto vecchio e inutile o d'antiquariato (scherz.). stràjc: sf., strage; fig., grande quantità. stralassare: verba, smettere di piovere. stralòcio: s.m., strabico. stramassaro: s.m., materassaio; al Portello i "stramassari" erano chiamati in modi piut- Un mestiere in via di estinzione: "el stramassaro", materassaio (nella foto: Corrado). tosto pittoreschi, riportati in altre parti di questo "diziGnarietto". stramesare: verbo, dividere due persone éhe litigano. stramuson: s.m., manrovescio. strangolon (de): locuz., (mangiare) in fretta e furia. strasora: avv., fuori orario. strassaro: s.m., straccivendolo. strasse (lassarghe, rimétarghe le): locuz., morire ("strasse", si.p. == stracci). strasse-ossi-fero vècio da véndare: grido dello straccivendolo. Stratico: via, Simone Stratico (1733 - 1824), successore di Poleni nella cattedra di matematica della nostra Università, studiò anche medicina ed idraulica. stravanio: agg., disfatto, pallido. straviarse: verbo, distrarsi. strica - strissa: sj., linea, striscia; fig., bestemmia. strissare: verbo, graffiare, strisciare. strisso: s.m., frego, graffio, striscio; al plur., bestemmie. stronso: s.m., 1 - stronzo; 2 - carbone dalla caratteristica forma allungata che si metteva nella "mùnega". stropabuso: epit., tappabuchi. stropaculo: sj., bacca della rosa canina. stropare: verbo, chiudere, otturare, tappare. stropoleto: epit., persona piccola (dim. di "stròpolo, s.m. == tappo). strucare: verbo, premere, schiacciare. strucare (de òcio): locuz., fare l'occhiolino. struco: s.m., l'essenza, il succo, il momento conclusivo di un discorso o di un'azione. strucon: s.m., stringimento. struma (bela)!: interiez., bella forza! ("struma", si. == fatica, seccatura). stua (in): locuz., senza un soldo ("stua", sj. == stufa). stuamocoli: s.m., spegnitoio; epit., sagrestano, persona dappoco; donnaccia. stuare: verbo, spegnere. stufaisso: agg., (azione, persona) che stanca; persona incostante, volubile (da "stufare", verbo == stancare). stupin: s.m., lucignolo; al plur., "stupini", proiettili di carta arrotolata che si lanciavano con "j àstici". sturolo: s.m., pugno. su (dire): locuz., insultare. su ('ndare): locuz., cominciare. su ('verla): locuz., vedere qualcuno di malocchio. subioto: s.m., 1 - zufolo; 2 - tipo di pasta alimentare (maccherone); fig., org. sesso maschile. suga (no ghe xe più sole che): V. la voce "sole". sugaman: s.m., asciugamano. sugaman (fare la fine del poro): locuz., finire male. sugare: verbo, asciugare. sugo de Gorissia - sugorissia: s.m., liquirizia a pezzetti o in "bastoncini"; questi ultimi con una modesta spesa supplementare potevano venire intinti in mezzo limone. supa: si., zuppa; fig., ramanzina; discorso interminabile. supa ('vèrghene 'na): locuz., essere stanchi di qualcuno o di qualcosa. supiada - supion: s.f, e m., soffiata, soffio; fig., periodo brevissimo, attimo. surlo: s.m.; sughero; tappo. susin - susina: s.m. e j., frutto e albero del susino; fig., cazzotto, pugno. susta: sj., molla; fig., denaro. suste (molo de): epit., persona poco abile nel controllo degli sfinteri. sustoso: agg., irascibile. svampire: verbo, svanire, evaporare. svéntola: sj., ventaglio, ventola; fig., l colpo, sberla; 2 - bel pezzo di ragazza. svìrgola - svirgolada: sj., sferzata;fig., sberla. 61 T come "tinghe" Tabacada: sf., aspirazione di tabacco, polvere o smog. tabaco (ciapare ei): locuz., ricevere una ramanzina. tacà: v. "spuàcio". tacaisso - tachente: agg., appiccicoso, attaccaticcio; epit., ostinato, tenace. tacheton: s.m., imbroglio, truffa. tachia (no fare): locuz., non rimanere a lungo in un posto (con particolare riferimento ai soldi); non riuscire a far durare a lungo un rapporto. taco: s.m., tacco; fig., Italia Meridionale; g., taccuino, portafoglio. tacoo: s.m., toppa. taconada: sj., fig., buggeratura, imbroglio. taconare: verbo, rattoppare; fig., fottere, imbrogliare. tafanario: s.m., sedere; fig., fortuna. Taitù (regina): epit., ragazza che cammina pavoneggiandosi; donna che si dà importanza. tàja e cusi: epit., maldicente. tajadela: sj., tagliatella; fig., cambiale. tajare: verbo, tagliare; g., scappare. tajatabari: epit., maldicente. tàjo (darghe un): locuz., smettere. tamburada: sj., l - buggeratura; 2 - dose di botte; 3 - atto sessuale. tamisada: sj., setacciata; fig., interrogatorio palese o scoperto; dose di botte. tamisare: verbo, setacciare; fig., interrogare. tampinare: verbo, imbrogliare. tàngara: sj., sberla. tanie: sf.p., litanie; fig., bestemmie. tapadore: epit., dongiovanni. 62 tapare: verbo, puntellare, tappare;fig., 1 - fermare una ragazza; 2 - vestirsi bene. tapo: s.m., vestito nuovo. tarabai: epit., 1 - distrattone, balordo; 2 - persona dall'andatura ciondolante; soprannome. tarabara: sj., carabattola; epit., uomo da poco. tardire: verbo, fare i propri bisogni "da grando". tarma: sf., come l'it.;fig., amante; donna che sfrutta gli uomini. tarmare: verbo, come l' it.; fig., imbrogliare, fottere. tàtara - tatareta: sj., cosa, lavoretto da poco. tatarare: verbo, lavoricchiare. tàvara - tavaron: sj. e m., pustola, bolla. tearè: v.v., "te la farò vedere" e sim. (lett., "tu vedrai!"). técia: sf., tegame; fig., cappello da donna bizzarro. tega: sf., baccello; fig., 1 - sberla; 2 - organo genit. maschile. tegna: sj., 1 - tigna; 2 - epit., persona tirchia; 3 - gioco (chiamato cosÌ dalla formula ini- Un Templare. ziale: "tegna rogna, / chi la ga / se ver-gogna-rà"), acchiapparello. tegnin - tegnoso: epit., avaro. tela (fare): locuz., tagliare la corda. te/arina: sf., pellicina, pellicola che si forma sull'acqua o altro che sta ghiacciando o raffreddando, in particolare sulla minestra di fagioli. temelechi: epit., adulatore; anche protagonista di giochi di parole assieme all'amico Temelino tempestada: sf., grandinata;fig., dose di botte. tempeston: s.m., dose di botte. Templari: ordine religioso istituito nel XII secolo per ospitare e difendere i pellegrini che si recavano in Terra Santa; a questo ordine appartenne anche la vecchia chiesa di S. Maria Iconia (v.). tenca: sf., tinca; fig., sberla. téndare: verbo, curare i propri affari; sorvegliare. tera balarina: v. "balarina". tera catù: s.!, scagliette di liquirizia vendute in una speciale scatoletta con foro ovoidale; fig., meridionale, terrone. teracina (a): locuz., senza soldi. te resina (bàtare la): locuz., soffrire di arteriosclerosi. Tessaro: inventore e musicista nato in una casa in Lungargine del Piovego come documenta questa lapide: IN QUESTA CASA / VISSE E MORI' / ANGELO TESSARO : PATRIOTA - MUSICISTA - INVENTORE / N. GENNAIO 1847 - M. APRILE 1899. A veva combattuto a Bezzecca. testa: sf., come l'it.; generalmente non indica il "capo" (chiamato "suca", "zàgola", "melona", ecc.), ma "testone" con diverse gradazioni: "testa da àmoli, da bìgoli, da consulti, da sélega, insinta, a spìgoli", ecc. Tètano: soprann. relativo a persona che te la raccomando. tetare: verbo, allattare; fig., farsi mantenere. (o che) tete-lèfono o che tete-lègrafo: locuz. che si usava quando passava una ragazza ben fornita. tetina: sf. dim., parte della camera d'aria che fuoriesce dal pallone o dal copertone assumendo una caratteristica forma. tetinacorzaré!: locuz., minaccia del tipo "tearè!" (v.): te ne accorgerai! tientibon: epit., persona variesia. Tiepolo: via, Giovanni Battista Tiepolo (16961770) il più grande pittore del XVIII secolo; di lui nella chiesa di San Massimo si trovano dei quadri famosi come "La preghiera dei Santi Massimo e Osvaldo" e "Il riposo nella fuga in Egitto". tinghe: s.m., lippa; al Portello si chiamava cosÌ dalla battuta iniziale ("tinghe!"), alla quale si doveva rispondere "tonga!". tintonare: verbo, strattonare qc.;fig., assillare qc. con continue richieste. Tintoreto: soprann., imbianchino. tira (fare la): locuz., sorvegliare, spiare qualcuno o, più probabilmente, qualcuna. tirà: epit., avaro, taccagno. tirar su: locuz., operazione mediante la quale si arresta la fuoriuscita del moccio in tempo utile. tirar zo: locuz., ricopiare, ritrarre, fotografare. tirar zo quatro porchi: locuz., bestemmiare. tiron (de): locuz., teso. tironare: verbo,strattonare qc. in maniera più energica di "tintonare" (v.). Titela: operetta musicata dal maestro Bravo su parole di Mons. Flucco, l'autore del famoso "Anzoleto Spàsimi" e di altri romanzi in dialetto.lI protagonista (Titella) era un "obbiettore di coscienza" ante litteram. Titovanseti: v. "Vanseti". tociare: verbo, intingere; attingere ove altri attingono (cfr. "segnarse"). tòcio: s.m., intingolo, sugo. tòiba: inverso di "bàito". 63 toni: s.m., tuta da lavoro; fig., pagliaccio. Toni: era il sagrestano; il soprannome "campanaro" gli andava talmente a pennello che sembrava un cognome (che invece era Nalato). Quando c'erano le feste "grandi" si fermava a dormire in chiesa, sul pulpito, al freddo. Tono: Tono Zancanaro (1906-1985), noto pittore e grafico padovano; amò il Portello e lo immortalò in alcuni suoi disegni. tontonare: verbo, l - brontolare; 2 - seccare; 3 - temporeggiare. tore: verbo, prendere. tore su: loc., raccogliere. tore (vàteo): v. "vàteo". torsela: verbo, aversene a male. torsela a peto: locul., avvilirsi; preoccuparsi eccessivamente. torta (èssare in): locul., essere complice. toso: s.m., ragazzo; garzone di bottega. Toso: n.p., Otello Toso (1914-1966), noto attore cinematografico e televisivo prematuramente scomparso in seguito ad un incidente automobilistico. Rappresentò sempre "la gloria" portellata: il miglior prodotto del vivaio della "Silvio Pemco~'. Esordì nel 1933 con un film che poi è entrato nella storia del cinema, "1860" di Blasetti, ma divenne famoso con "Il ponte dei sospiri" (1939) e con lo sceneggiato televisivo "La cittadella". tòtano: s.m., l - uccello di valle; 2 - mollusco; fig., plur., "testicoli" nelle inter., "no rom. pare I ••• ; va ' fora d·" al... e szm. trabucare: v. "strabucare". trabuchelo: s.m., trabocchetto, persona che "trabuca". trapelare: verbo, lavoricchiare. trapelo: s.m., carabattola, ordigno. trapolon: epit., arruffone. trascurà dai brodi: v. "brodo". tremasso: s.m., paura improvvisa, tremito, sussulto. o 64 "" L'attore cinematografico Otello Toso. tremon: v. "tremasso"; a volte si usava italianizzare la parola in "tremone" per fare un facile gioco di parole. trinciato marciapie: s.m., tabacco che si ricava dalle cicche; v. anche "calalso". tristo: agg., pallido, malazzato. tromba (sonar la): locul., fare la spia. trombeta: epit., confidente; spia. tròto[o: s.m., giocattolo che si poteva usare tranquillamente per le strade: ora non si trova nemmeno la "broca". tuini: s.m.p., denari. Turi Seburnea: lat. "turris eburnea", invocazione delle litanie. come "ucarnara" Và: agg., affilato. uada: s.f, arrotatura; fig., fregatura. lJare: verbo, arrotare. IJcamara: si., dulcamara, pianta di cui si succhiano i ramoscelli. Ùlgnolo: agg., singolo. mIcò: avv., oggi. IJncò oto: locuz., fra otto giorni. usma (a): locuz., a fiuto, a naso ("usma", si. := usta). come "vetrine" Va ca (butare in): locuz., voltarla in scherzo. vaca (in): locuz., in malora. valute: si.p., soldi. vansaure: si.p., rimasugli. Vanseti: via, Tito Vanzetti (1809-1888), professore di Chirurgia a Padova e medico di Pio IX. vantare: verbo, agguantare. vara!: v. "ara!". Varagnolo: Pietro Varagnolo, il dottore della zona. Aveva un cuore grande: celebrò le nozze -d'argento con la moglie fra i malati che si recavano a Lourdes. Entrambi sono stati proclamati "padovani eccellenti" nel giugno del 1989. varoli: s.m.p., cicatrici della vaccinazione antivaiolosa. Vasco: nome del sig. Resando, non meglio identificato protagonista di giochi di parole. vaselina: s.f, come l' h.; epit., persona debole. vàteo (molare el): locuz., lasciarsi sfuggire un peto; sembra che l'origine della locuz. sia dovuta al fatto che l'azione era riprovata dai presenti con l'intero "vàteo tore!" (=va' a prendertelo) . vècia: si., l - vecchia, befana; 2 - fante di spade; 3 - gibigianna; epit., moglie, in senso affettuoso. vegner su: lacuz., crescere. vegnere a mea: v. "mea". vegnere da gnente: lacuz., crescere stentatamente. vela (compagniltdela): locuz., scherz., associazione i cui aderenti sono in gran parte omosessuali o candiòati omosessuali. velada: s.f, ant., marsina, soprabito. 6S velada (ciapar la): locuz., essere lasciato dalla fidanzata. velada (vate far na)!: inter., invito a togliersi di tomo. Vèneta: Società Veneta Ferrovie Secondarie; la stazione, ora abbattuta, si trovava fra le vie Jappelli e Morgagni; le vetture erano attese all'uscita per fare le "citrus" (v.), schiacciare "palanche", rompere sassi per vedere i "s-ciantisi", ecc. Vetture della "Veneta" nella stazione di Santa Sofia. veneta: sj., dim., venuzza. veneta de dolse: locuz.; se riferita a "vino", vuoI dire "moderatamente dolce"; se riferita a persona "moderatamente omosessuale". vense: avv., invece. vergogne: sj.p., parti intime. vermolina: sj., medicina contro i vermi; epit., seccatore, uomo dappoco. Verolincassato: v. "Cassato". verta: sj., 1 - apertura, fessura; 2 - strappo sui calzoni; 3 - sparato. Vesalio: via, Andrea Vesalio (1512-1564), fondatore dell' anatomia; nella zona la via ,è conosciuta come "strada dele vedove", per 66 alcune abitazioni a loro riservate. véscola - vescoleta: sf., piccolo pezzo di sapone o altro. vespasiano: s.m., nobilissima istituzione, inopinatamente abolita dall' odierna civiltà; quello a fianco della chiesa dell'Immacolata è stato eliminato dai bombardieri americani quando hanno "centrato" la vecchia sacrestia. veta: sf., gugliata; pezzo di filo bianco che serviva per tagliare la polenta a fette. vetrine: sj.p., occhiali. Vetrine dela Rinassente: soprann. di persona che portava gli occhiali. vilan: epit., maleducato, persona che fa dispetti, che non presta qualcosa. vilegiatura: sf., villeggiatura; g., periodo di detenzione. viola: sf., e m., 1 - colore; 2 - fiore; fig., 1 sberla; 2 - pernacchia. viola ('ndare de): locuz., funzionare bene. vìssio (ciapà in cuna): s.m., vizio di vecchia data. vito?: v.v., vedi? (va accompagnato da un gesto di manaccia). Vitorio: Vittorio Maggia, maestro; con la sua alta statura metteva in imbarazzo chiunque gli stesse vicino, ma era buono come il pane. E' stato anche un noto arbitro di pallacanestro. come "zai" Zaca: inverso dell' it. casa. zagheto • zago: s.m., chierichetto. 1:àgola: sf., testa. zagolon: epit., testone, zuccone. zai: termine del gioco del "bàtare sora tre" (v.): (restare) senza niente. zalo: agg., giallo. zalo marso: epit., persona dal colorito pallido. Zampiron: vecchia marca di "chiodi" (v.); fig., sigaretta fetente. zancanaro: V. "sancanaro". Zancanaro: V. "Tono". zavaiare: verbo, cincischiare. zavàjo: s.m., imbroglio, impiccio. zavajon: epit., arruffone. zenocion (in): locuz., in ginocchio. zìzola: sf., giuggiola; fig., pugno. zo • zo de suste: epit., abbacchiato, debole. zobu: inverso di "buso" (=buco), fortuna sfacciata. zogare • zugare: verbo, giocare. zogo • zugo: s.m., gioco. :wìfa: inverso "fasoi". zonta: sf., aggiunta. Zonta: Lorenzo Zonta, il "fàvaro" della zona È scomparso da poco, novantenne. Fu vera~ mente un portellato d.o.c.: il bisnonno viveva già al Portello durante la dominazione austriaca. Ricordava volentieri l'affresco con cui fu abbellito il soffitto della chiesa dell'Immacolata (poi crollato), perché il pittore Licini lo volle come modello per la figura di un vescovo. zugare: V. "zogare". zugo: V. "zogo". 67 PRECISAZIONE "Sarò grato - scrivevo a conclusione della Presentazione a quanti vorranno segnalarmi omissioni, lacune ed errori, di cui non mancherò di tener conto in un' eventuale seconda edizione". Sono cose che si dicono e che si scrivono, sapendo già che con questo genere di lavori difficilmente si arriva ad una seconda edizione; comunque lasciavo qualche pagina libera, per eventuali annotazioni. Contrariamente alle previsioni, di parole me ne sono atTivate molte, ma mi hanno messo subito in crisi in quanto, per non parlare di quelle relative alla "civiltà contadina", la maggior parte o rientrava nella categoria del "padovano cittadino" o si riferiva alla parlata di altri quartieri della città e ben poche potevano considerarsi, secondo la mia personale esperienza, autenticamente portellate. Questo mi ha ricordato la proposta di un noto dialettologo e poeta padovano che auspicava che ogni quartiere si facesse la "sua" raccolta. Proposta molto stimolante ma, subito caduta, in quanto è difficile trovare oggi in città qualcuno che sia in grado di distinguere i vocaboli esclusivi di varie zone, per non parlare di imitarne le cadenze, come sapeva fare impagabilmente lo scomparso pittore Amen. E così, mi sono limitato ad accoglierne i pochi ritenuti portellati, non senza perplessità e rimpiangendo i bei giorni in cui si mettevano le basi del mio "Dizionarietto" e gli si dava una certa scient{ficità. Intendo dire quando molte delle parole o delle locuzioni in esso contenute venivano passate al vaglio da un gruppo di amici nelle allegre serate in cui si preparava l' "Arca di Noè", citata nel "Dizionarietto" stesso, e ci si imbarcava in grandi discussioni per decidere se erano o no nostre, perché la stessa parola poteva cambiare pronuncia, grafia o significato perfino da strada a strada. Per questo motivo sono completamente d'accordo con quanto scrive il prof. Man110 Cortelazzo nella recensione pubblicata in "Guida ai dialetti veneti - XIII" (1991): "Sarà interessante rilevare in questa singolare parlata ciò che l'accomuna al padovano e ciò che ha di proprio e di caratteristico". Precisato questo, ringrazio caldamente quanti hanno collaborato, e, per chi non l'ha fatto, "Nemico che fugge ... bon par n'altra volta", come dice il proverbio. Mi piacerebbe nominarli tutti, ma 1'elenco sarebbe troppo lungo: mi limito a ricordarne uno, il dottor Roberto Favero, che alla passione e alla competenza per il dialetto può aggiungere anche quella di medico: il che non nuoce. E passo all'elenco delle parole "nuove". 69 AGGIUNTE E CORREZIONI Nota Se nel testo che segue non è scritto diversamente, i rimandi (v.) si riferiscono alle pp. 9 67. (n') Aca straca: accrescitivo del sosto aca (v. la voce "ache (quatro)": niente di niente. anelo: s.m., si chiamava così un anello fatto grattando con molta pazienza un osso de pèrsego; per tutti gli altri tipi di anello, il sostantivo usato era sempre s-ciona. Bacalà: al significato già spiegato alla voce, si aggiunga anche quello, fig., di ombrello. balefon: S.I11., letto pallettone; nella locuz. el va come un baleton: corre molto vclocemente. barfevelo: s.m., rete da pesca fatta a tubo tenuta da cerchi di vis-cia (v. qui). Secondo i ricordi di "uno del borgo" ("Arca di Noè" del 1973), serviva per la pesca dei bisati; si posava il b. sul fondo dci canale alla sera e, con un po' di bavelo, lo si tirava su pieno con un rampino la mattina seguente. biricòcola: V. qui ciribiricòco[a. bisogni: alla locuz. da graudo aggiungere: oppure de grosso. bocàsene: V. bocarole (il termine scientifico sarebbe "erpete labiale"). bocon (a): loc. I - tipo di pesca. Si infilzavano dei vermi con uno spago lungo e sottile, con questo spago si faceva un gomitolo e lo si calava in acqua. Quando si sentiva che il bisato abboccava, si ritirava il gomitolo e se ne trovava attaccato almeno uno; 2 - capitare a b.: arrivare proprio nel momento giusto. brincare: verbo, agguantare, acciuffare sia per portare qualcuno in boiosa che, più semplicemente, per far pagare i conti; la minaccia se te brinco fa il paio con l'altra se te me vien soto le saruche. brusare al pajon (v): correggere in brnsare el pajon. 70 Cagna sl, letto femmina del cane;fig. malessere, poca voglia di lavorare, in particolare nelle locuz. dar zo la c. accusare stanchezza dopo una grande fatica o un grande ozio) e ... a go na cagna che se la molo ... cagoto: V. scagoto; accezione più usata nella 10cUZ. -ùnprecazione che te vegna el c.!. camaroto: s.m., camera grande; fig., gattabuia; nella locuz. far camaroto: fare l'amore per denaro con predilezione per le sedute brevi o per le ammucchiate. cana: sl, tipo di copricapo ormai scomparso: la bombetta per alcuni, la tuba per altri; nella 10cuz. na canal: che bellczza!, va proprio a gonfie vele!, basta che duri! caorio: V., qui, scaorio. caramele: sfp. oltre a quelle che conosciamo, si fa preciso riferimento al certune (se sule réce) e al cispo o alla miopia se sui òci. casmò: epit. segnalatomi da un'anziana portellata ad un "Incontro": donna ridotta male. chijàrsela : verbo, V. catàrsela. cÌcara: alla V. (parlare in) c., aggiungere ... e cascare in piatelo per dire "ricadere nel dialetto" (locuz. diffusa in molte zone del Veneto). circuito Madalena: da informazione fornitami dal portellato più anziano, Maddalena era un corridore motociclista. ciribiricòcola : sf, testa, in particolare nella 10cUZ., non esclusivamente portellata, te gira la ciribiricòcola: stai vaneggiando. colera (ciaparse el): locuz. buscarsi un raffreddore o una polmonite. compagnia del trivelin: sf gruppo di amici poco raccomadabili. crocognoto: S.In., grosso sasso o grosso nodo in una matassa aggrovigliata. Derompare: verho: interrompere il lavoro di qualcuno. deroto (me so): p.p. del verbo precedente: sono stato interrotto nel mio lavoro o distratto nei miei pensieri (ed ora non ho più voglia di riprendere). Farsura: sI assai diffuso: padella; più rara la locuz. te fasso el c. come na farsura: minaccia - per i più poco attraente. fasoli co le tirache: a completamento della voce faso/o: minestra di pasta e fagioli. fersa: a parziale correzione della voce precedente: solamente "morbillo". fide/ini: a completamento di quanto scritto a pago 25: "capelli d'angelo". fogara: era lo speciale scaldino, o caldano o braciere con manico che si metteva a letto nella mùnega (v.), dopo averlo riempito di braci o di stronsi (v.). fraca - fraco: s.m., grande quantità: generalmente de bòte, più raro, ma non impossibile, de schei. franfriche: come risulta dal contesto, tiramola, dolce che non ha (o ignoro) il termine equivalente in it., lingua nella quale "tirammolla" o, più esattamente, "tiremmolla" è solo un "continuo alternarsi di azioni" (Zingarelli) o "persona indecisa sul modo di comportarsi"; più ricco il vocabolario napoletano, nel qmùe esiste un termine analogo, il quale non sarebbe pertanto esclusivamente portellato. Guaro: s.m., nido; parola veneta che cito solo per ricordare che al Portello, in casa di Arone (v.) è nato il Gnaro padovan, nota associazione di poeti e scrittori dialettali. grosso: come s.m., antica unità di peso corri- spondente a 300 grammi e legata al mawha (v. qui); esiste anche la locuz. 'udare de grosso che lo Zingarelli spiega come ':fàm., eLlt:, defecare", qui alla voce bisogni. guse!in: piccolo ago, già cit.; ricordo solo che si usava teneri o nei "rever" (= risvolti della giacca) e si dimostrava molto utile per l' estrazione dei bogoleti (v. la voce bogo!aro) o caragoli. Imbalbarse: verho, balbettare. inséudare: verbo. Considerando troppo telegrafico e ridutti vo il "mordicare" di pago 31, "relativo a sostanza che provoca bruciore, irritazione", preciso che: l - il concetto va allargato anche a "sostanza di sapore molto amaro"; 2 - esiste la locuz."pòvaro che insende" a significare, forse che la miseria è tanto grande da produrre dolore se non da "gridare vendetta al cospetto eli Dio", come si dice. Lebrosario: s.m., fig., forse lessico familiare: persona dal corpo ricco di brose (v.). limega: sosto annunciato a pago 30 alla voce imega e non più riportato: lumaca; come epit., persona che cammina o agisce lentamente; el mal dela limega è, invece, l'impotenza virile. Macuba: qualità di tabacco da fiuto; ricordo ancora le anziane portellate che, avvolte nelfàssoleton (= scialle) anelavano dal tabaccaio a comprarne un grosso (v. qui). Apriva il naso molto più della mentolina. Ricordo pure, anche se qui non c'entra, che detto tabaccaio aveva un tic che gli faceva muovere la testa come se dicesse "no", per cui quando gli dice- 71 vi "me dalo 'na Nassionale?" (allora le sigarette si potevano eomprare anche sciolte), a quell' apparente segno di diniego ti veniva da rispondere "alora el se la tègna". E qualcuno lo faceva. masenare: verbo, letto macinare,.!ig. l - tramare qualcosa ai danni di qualcuno; 2 - incubare una malattia. menacondusi: epiteto suggeritomi dalla stessa signora di cui alla voce "casmò": autista gratuito. mesavigogna: epiteto da aggiungere al sinonimo mesabagolina (pag. 36). mona: al noto sostantivo aggiungere quanto è scritto qui alla voce schei. mortuorio: epit., persona mai allegra. musicanti: s.m.p.,fig., i fagioli. Necai: avv. di negazione già citato: forse (gli etimologi mi perdoneranno) metatesi della negazione tedesca "keine". Ocorare: verbo, V. scampare. Palpugnare: V. spalpugnare. pantasso: pancia, ventre, stomaco e non solo "eibo non aneora digerito", ecc. pecà: s.m., peccato, ma soprattuto "pena, compassione", specialmente nella locuz. el me fa pecà; nella locuz. xe un pecà de Dio, invece: "mi dispiace veramente non poter approfittare di questa occasione". pene (lassarghe le): locuz., morire. poareto: s.m., mendicante; come agg., povero; acc.vo: poareto che insànguina o che insende (v. anche qui). 72 polvare: .l'I, polvere; locuz. dare la polvare: superare, sorpassare in gare competitive. porcada: sI, porcata, azione spregevole o sudicia come in it., ma soprattutto giudizio assai conciso, quasi tacitiano, su un film o qualsiasi altro spettacolo che non è piaciuto o oggetto che non piace (in pratica il contrario di togo, v.). (La) Porta: onore al merito. Tra la prima e la se- conda edizione di questo "dizionarietto", Porta Portello è stata egregiamente restaurata all'esterno (e senza odore di màndola: cosÌ i Portellati chiamerebbero la "tangente"). Ora tocca all'interno. Portello-estate: manifestazione a cura dell' Assessorato allo Spettacolo del Comune di Padova che comprende musica, ballo, teatro e riconoscimenti. Quest' anno (1992) si è svolta in via Marzolo, angolo vja S. Maria in Conio (denominazione attuale: V. pago 52). puina: si legga "quando" e non "quanto" si raffì'edda (pag. 47). Restare: verbo, l rimanere incinta; 2 rimanere stupiti al sapere una notizia che non ci si aspettava. rìdare: azione non esclusiva della suola che si stacca dalla tomaia, come scritto alla voce scarpe, ma anche dei vestiti che xe drio 'udare: cioè sono così consumati che mostrano la trama. rissàjo : s.m., rete da pesca (larga) fatta come un triangolo; serviva per pescare quando il canale "gera come na fiaba" - il pesce bianco, "quelo che noava a pelo de àqua". Sabadini: a ciascuno il suo: era l'Ispettore e non il custode del Cimitero di Padova. sacagnada: alla definizione già data (pag. 51) aggiungere quella, fig., di "grave malattia". salde le braghe: indicazione disinteressata che mette in guardia quando si avvicina qualcuno "dell' altra sponda". sbasio: sarà bene precisare che si poteva essere sbasii, pallidi, anche per mocola (v.): la locuz. me sento sbasio che in it. si potrebbe tradurre con "ho un certo languorino", in portellato si sarebbe tradotta con grand a Pàdova (v.). sbregolare: verbo, lacerare, strappare, rompere (i vestiti). (tuto) sbregolà: locuz. (pp. del verbo precedente): persona dai vestiti stracciati, sbrindellati. Anche sbregonà. scafa: sf. molto diffuso che letto indica la pila dell' acquaio e nella locuz. et fa la scafa bambino che fa greppo, cioè sta per piangere (per stimolo spontaneo o per calcolo). scagagnaro: s.m., altro modo di definire lo scoagnaro (v.), forse perché nel mondo degli uccelli, l'ultimo nato, prima di andarsene, "sporca" in segno di commiato, il nido. scampare: verbo, aggiungere che oltre che da un bisogno corporale, si può essere colpiti anche da un riso irrefrenabile (scampar da rìdare). scanòpia: V. canàpia ... scapussare: verbo, inciampare, incespicare; usato soprattutto nella locuz. relativa a giovane donna che, indotta in tentazione, non ha saputo dire di no: la xe scapussà, poareta. scaorio: non solo "guizzo" come alle voci scalorio-scalorivo, ma vero e proprio tuffo in acqua. (do) schei de mona: locuz., quantità minima di sprovvedutezza che conviene sempre avere (o fare finta di avere) con sè per evitare, in determinate situazioni, guai maggiori. sercanton (vestio come un): locuz., persona vestita in modo molto "casual", come si direbbe adesso. Il se l'canton era il frate laico che an- dava alla serca (= questua, elemosina) ma anche un vagabondo, un girovago che vagava senza meta. sfondrà - sfondrada - sfondron: agg. poco lusinghiero: persona che sarebbe troppo eufemistico definire "poco per bene" perché lurida, spregevole, fottuta e simili; rivolto generalmente alla madre o alla sorella (ma valeva anche per il padre o il fratello), al Portello faceva scoppiare furibonde baruffe. sguasso: V. aguasso. sofegasso sofegon: s.m., bacio appassionato; ma anche qualcosa di più, vicina ali' ingrumada più che al bacio. solegiada: agg. esposta al sole; nella locuz. darghe na solegiada spendere gran parte dei propri soldi. spalpugnare: verbo, brancicare, palpare. sparsorare: V. andare par sora. spassare: verho, sorpassare, superare qualcuno nella corsa o in qualsiasi altra attività. spegassare - spigassare: verho (lett. scarabocchiare), usato soprattutto nella locuz. s. i conotati ("cambiare i connotati"), minaccia scherzosa, ma non sempre. spigasson: agg. il classico compagno di banco che riesce a fare solo scarabocchi. spusseta: civetta, fraschetta, femminetta leziosa, della famiglia delle squinsie. stagno: come epit., oltre ad avaro, anche "furbo, abile, dritto" sul tipo di ganso. sventolada: sf., colpo di vento; nella locuz. darghe na sventolada (aIe scarsele), come nel caso della solegiada: sperperare i propri beni. Tabaco: alla locuz. già riportata, (p. 62), aggiungere le seguenti: fàrghene tabaco, farne di tuti i colori; far t. de uno, distruggerlo; no restar gnanca t., non rimanere niente. tajar tabari: locuz., fare della maldicenza. 73 tajare l'àngolo: locuz., defilarsi elegantemente. tàvara: secondo le utili informazioni del dott. Favero, né pustola (che vuole pus), né bolla (che è una vescica con liquido sieroso) ma pomfo o ponfo. telarina (v.): la telarina a un òcio è la cateratta. tirache: slp. bretelle, ma il rimando obbligatorio è, qui, a fasOli. togo, agg. ricco di significati, anche se non più molto in uso: abile, valente, bravo, ecc., se relativo a persona; originale, ben fatto, ben riuscito, ecc. se relativo a oggetto esistente in natura o fatto dall'uomo: toga sta barzeleta, togo chel quadro! e così via; v. anche il suo contrario porcada. Quando il Portello era ... "a La carta". 74 Vaca (butare in): la locuz. ha anche un senso spregiativo: "fallire", "mandare a monte" e simili; è ripresa dalla terminologia relativa all'allevamento dei bachi da seta, secondo la quale va in vaca il baco che non riesce a fare il bozzolo. vacada: sf afline a porcada per definire ad. es. un cibo immangiabile, uno spettacolo o un libro pessimo, ma col significato più specifico di "azione proprio sporca". vaselina: non solo la nota sostanza semi solida dai vari LIsi ma anche la "sanità militare", come nella locuz.,non molto elogiativa: el ga fato el militare in vaselina. véscola: aggiungere il significato di "lombrico", usato quale esca per i pesci. Appendice I SOPRANNOMI PORTELLATI * Molti volti, di varie età, mi si presentano alla memoria o ritrovo casualmente negli annuali "Incontri" degli ex allievi (ormai al traguardo del 32°) o nelle serate conclusive delle manifestazioni di "Portello Estate", nel corso delle quali vengono consegnate targhe di benemerenza a portellati meritevoli. Il tempo, con i suoi momenti di gioia e di dolore, ha depositato in tutti le sue tracce, anche se continuo ad offendermi quando qualcuno stenta a riconoscermi, ma c'è un particolare che è rimasto immutato e continua a caratterizzare un po' tutti, come una specie di istantanea che ci ha colti sul fatto, come diceva uno slogan, e immortalati all'istante: il soprannome. Basta questo e tutta una serie di fatti, di parentele, di amicizie, di giochi, di amori, anche di inimicizie, si ripresenta alla memoria come se gli stessi si fossero verificati il giorno prima. Forse nei moderni condomini, dove la gente abita anche per una vita intera senza conoscere i dirimpettai o i vicini, e nei quali la vita di relazione sembra diminuire sempre di più, perfino fra i membri della stessa famiglia, i soprannomi non hanno più nessuno scopo di esistere e forse nemmeno esistono più. Avevano una funzione quando le famiglie erano numerose e i rapporti che si intrecciavano tra i componenti delle stesse si svolgevano in un ambito molto ristretto. Questo avveniva e penso avvenga tuttora nei piccoli paesi ai margini delle vie di comunicazione più frequentate, dove tutti finiscono per imparentarsi tra di loro e i cognomi non presentano grandi varietà. La consuetudine del soprannome non è di oggi. Perfino nei banchi di scuola abbiamo conosciuto un Fabio Massimo "Temporeggiatore" o un Publio Cornelio Scipione "L'Africano". A dir la verità quelli erano più che altro epiteti ed erano riserva·· ti ai grossi personaggi per celebrare le loro imprese e non solo per evitare omonimi e (ma sull' argomento ho scritto "A ciascuno il suo"). Ora le cose si sono modernizzate ma a Chioggia, per esempio, molti abitanti (i mitici Boscolo, Tiozzo, ecc.), non solo ereditano il soprannOlne ma lo registrano (*) Riduzione e rielaborazione del saggio Soprannomi por/el/ali pubblicato in "Guida ai dialetti veneti-X" a cura di Manlio Cortelazzo, Cleup, Padova 1988, pp. 129-145. 7S nell'elenco telefonico. E quando, per motivi contingenti qualcuno si trasferisce, porta con sè, assieme ai mobili, alle masserizie e alle foto di famiglia, volente o nolente anche il suo soprannome. È stato questo il caso degli abitanti di via Portello che, dopo l' q/fondamento della "Nave" (I) sono stati dispersi in vari quartieri della "nuova" periferia. Oggi la fisionomia del Borgo è completamente cambiata e perciò mi preme precisare che tutto quanto verrò scrivendo si rifà agli anni trenta-cinquanta, all' epoca in cui unico o quasi centro di aggregazione per i giovani era il "Patronato" che fu, si può dire, assieme alla scuola, la fucina dei soprannomi, come la fu per gli adulti l'osteria Ce ce n'erano molte al Portello). Ora io ho tentato di raccoglierli. La cosa non è nuova. Oggi qualsiasi monografia di paese grande o piccolo, riporta in appendice un elenco completo dei soprannomi degli abitanti: basti citare il famoso Paese perduto di Dino Coltro o il recente Vocabolario Ampezzano coordinato da Enzo Croatto che riporta un elenco di 85 pagine di soprannomi con i relativi "segn de ciasa" (marchi che venivano impressi negli attrezzi di lavoro) risalente addirittura al 1872. Il presente lavoro cerca però di differenziarsi dalle raccolte citate in quanto non si limita a registrare i soprannomi ma cerca nei limiti del possibile di ricostruire perché, come e quando sono nati. Come, quando, perché Nelle famiglie, particolarmente in quelle povere, una volta i figli nascevano a distanza molto ravvicinata e venivano chiamati con nomi di larghissimà diffusione, per cui occorreva distinguere gli uni dagli altri nei quotidiani rapporti scolastici ma soprattutto nei momenti di,gioco. Diventava quasi necessario un "nuovo battesimo", l' attribuzione appunto di un soprannome. C'erano anche dei "creatori di soprannomi": "a Galzignano scrive Dino Durante .- ghe gera na aposita comission presiedua da un serto Fogara (soranome anca questo, dato che el gaveva i cavei rossi) che studiava de darghe un soranome adato a chi che vegneva a stare nela zona. E i intivava sempre". Al Portello i creatori erano due: essi velocemente "etichettavano" quanti entravano per la prima volta nel gruppo, un po' come i capi delle tribù indiane; con la differenza che per gli indiani il nome costituiva una sorta di auspicio per un qualcosa che doveva ancora accadere, per i No(I) Questa cci altre parole ("Arca cii Noè", ex-allievi, maroca, ccc.) che si trovano nel corso di questa "appendice" e che ad alcuni lettori potranno sembrare oscure, sono spiegate, sia pure sinteticamente, nella prima parte ciel "Dizionari etto", pp. 9-67. 76 stri invece costituiva la consacrazione di un fatto già avvenuto o di un tratto caratteristico del quale si sarebbe conservato il ricordo per tutto il resto della vita. Obiettivamente non si può affermare che la convivenza in una comunità eterogenea come quella del Portello fosse sempre costellata di rose. Si stava molto assieme, per le strade o nel cortile del Patronato, soprattutto in quest'ultimo, il cui portone veni va chiuso e l'uscita era possibile soltanto mediante il "salto della mura", assai difficile, non tanto per l'altezza della stessa quanto per la stretta sorveglianza del cappellano di turno o del custode. Tutto questo contribuÌ ovviamente a farci conoscere. E se in Patronato non si andava, il Parroco o un suo incaricato faceva il giro delle strade con un campanello in una mano e una hacheta lunga cosÌ dall' altra. Però, alla fine della giornata, passata in cortile o nelle aule di catechismo, c'era la distribuzione del maroco o maroca, gentilmente fornito dalla Pia Opera del Pane dei Poveri, le cui meraviglie non sono state ancora cantate, che si consumava assieme come nel1' "ultima cena" e che per qualcuno rapppresentava invece l'unica cena. Anche a scuola nascevano soprannomi: foto di gruppo in esterno. (Fra gli alunni, l'autore del "Dizionaril:tto"). 77 I criteri di classiflcazione Per quanto riguarda la classificazione, devo precisare che, invece del criterio "alfabetico" delle raccolte citate, ne ho adottato uno, diciamo cosÌ, "per generi", che mi è sembrato più utile al fine di scoprire la struttura del soprannome e i meccanismi psicologici che lo creano. Mi è sembrato inutile riportare i cognomi delle persone relative, facilmente riconoscibili da chi ha vissuto nella zona e di nessuna utilità per altri. a) I soprannomi più comuni Sono quelli che si trovano in qualsiasi paese o zona, legati ai nomi dci Santi che godono di maggior venerazione o la godevano prima dell' "aggiornamento" del loro elenco. Mi riferisco ai vari Antonio, Giuseppe, Domenico, Luigi e così via, i quali diventano in ogni posto, quasi automaticamente, Toni, Bepi, Ménego e Gigio () (di più difficile scrittura) Jijio. Una volta non c'erano nomi presi, come si fa oggi, un po' in tutti i campi - senza alcuna paura del ridicolo come le varie (o i vari?) Kizzy, Ketty, Jenny, Deny e Sue Ellen. Con nomi così, il soprannome si rende praticamente inutile. Il massimo dell' originalità ai nostri tempi arrivava a Mirko, Walter o Vladimiro. Era permesso qualche personaggio operistico o letterario (un Radames, un Athos), ma niente di più. Ecco come si trasformavano i nomi più diffusi: Albano diventava Banei Antonio == Toni; ma siccome era poco caratterizzante, vi si aggiungeva qualcos'altro; per cui si ha Toni Bande, Toni Campanaro, ecc. Edmondo == Mondo Ennio == Neno, ironico Eraldo == laio Federico == !co Floriano == Florio Francesco == Cècio, Cesco Giancarlo == Lalo Giovanni == Nane, ironico, Nani, Nini Giuseppe == Bepi (cfr. quanto scritto sopra a proposito di Antonio: quindi c'era un Bepi Croste, ecc.) 78 Luciano == Cice, Ciano, Cianei Luigi == Gigeti, Gigeto, Gigio, Gigion, Jijo, ecc. (e qui, sempre per evitare confusione, abbiamo un Gigi Oro, perché orefice) N azareno Zèno Nello == Nèo Radames == Rame Riccardo == Chichi Roberto == Bebè Romeo == Mèo Sergio == Cèio, Cècio, Eio, Jè,io Vittorino == Rino Vittorio == Toto Wilfrido == Fido Alcune forme "infantili" sono dovute probabilmente al fatto che in tale modo gli interessati erano chiamati dai fratelli più piccoli. E' interessante ricordare che nelle Scuole Medie o di Avviamento "si faceva" solo francese. I più "studiati" applicavano quindi le poche regole linguistiche che riuscivano Luciano) diventava Cianeaux. E veniva a imparare ai soprannomi per cui, per esempio, un Ciane i pronunciato - con malcelato esibizionismo - sia come andava letto, Cianò, che come andava scritto: Cianeauics. La cultura: Da Luciano, "Ciano", ma anche Cianò alla tì'anccsc c quindi Cianeaux, Cianci. (Caricatura anni Quaranta) "Ccsco", l'operatore del Cinema Italia, il nostro "Cinema Paradiso": quanti baci avrà tagliato? In questo primo gruppo inserirei anche i cognomi storpiati scherzosamente, come: Barbio = Barbiero Batistronsi = Battistella, ironizzando anche sulla professione (v., più avanti, lettera i) Birbo = Barbiero Bore) :::: Borella Calali :::: Callegari Candeoti = Condotti Casca = Zanasca Gagna :::: Magagna Marco:::: Marcolongo MarinCÌo = Maran Pacatubi = Paccanoni Poi Polli Saltron :::: Sartor Somo = Scorzon Tore :::: Torresini 79 Passo ora ai soprannomi più creativi. Dividerei, anche questi in categorie con criteri del tutto personali e facendo presente che qualcuno poteva avere anche due o più soprannomi, nati in momenti diversi. b) Soprannomi relativi all' aspetto fisico Si tratta della semplice, quasi affettuosa, "costatazione" di un difetto, quindi non vengono usati per offendere: Arentitussì, letteralmente "denti cosÌ": osservazione fatta da una bambina che non aveva ancora imparato a parlare correttamente su una persona dai denti sporgenti (di circolazione limitata). Banana, per la pettinatura fatta appunto a "banana ". Cido, per l' epa. Cido Barbalaehe, come sopra ma anche per il modo di agire (per il barbalaehe, cfr. pago 11). Cina, per la forma degli occhi. Ciod, inversione di Cicio, grassone. Coehe, per le gambe arcuate. Conéjo, per l'espressione della faccia. Dente, per i denti, non corretti una volta dalle costose protesi dei nostri giorni. El gobo ... (segue nome: ce n'erano due). Finco, per la miopia. Fagiolino, per la costituzione robusta. Fofò, per la costituzione "robusta". Lola, per il viso femminineo, da bambola. Manassena, per il colorito pallido, proprio di chi ha appena preso il noto purgante di cui parlo a pago 35, che veniva fatto passare vigliaccamente per camomilla. Metèla, perché aveva sempre il moccio. Motole, come il precedente. Pésse, per la velocità nei movimenti. ... Polentina, per il colore dei capelli (ce n'erano due: al posto dei puntini va messo il nome dell'interessato ). Pomi, per il colore delle guance. Selegheta, per la magrezza. Setecài, per i calli. Stanga, per l'altezza. Tartàja, per la balbuzie. Tenea, per la magrezza. Tròtolo, perché quando giocava a calcio girava in continuazione. c) Soprannomi relativi ai difetti fisici La differenza con la categoria precedente è a volte molto sottile. Con questi soprannomi non ci si limita a costatare un difetto, ma lo si sottolinea per offendere: come a dire che era seonsigliabile pronunciarlo in presenza dell' interessato: Boea da fighi, per la bocca larga. Caguauro, perché faceva sempre pernacchie. Compàr Pénola, per il naso pronunciato (cfr., per la pénola, la pago 43). Croste, per un eczema diffuso. 80 Garìpola, per la passione per il vino ( per la grìpola, V. pago 29). Gambe de sèdano, per la magrezza delle stesse. Maehealerta, per la balbuzie (il soprannome andava detto cosÌ: "Maaa-cheee-ai' eeerta"). Machespussa, per l'insolito odore da attribuirsi principalmente alla consuetudine di portare scarpe di gomma e alla scarsa dimestichezza col sapone. Mentolina, per il naso chiuso (sulla mentolina si legga quanto è scritto a pago 36). Microbo, per la strana conformazione degli occhi quando li chiudeva. Mondo, non "Edmondo", ma "dalla testa grande". Nanao, per il naso pronunciato. Nasi/Naso, come il precedente. Norge, per la testa grande (v. pago 39: Norgion, quando lo si voleva fare arrabbiare). Palanca, per il naso pronunciato; questi avcva due narici talmente grandi che ci poteva stare una palanca (p. 41). Panta, abbreviazione di pantasso, pancia. Rachele, per le gambe storte (ver le rache o le rachéte voleva dire essere affetti da rachitismo, come ver le brochete essere affetti da bronchi te). Roche, come per il precedente. Sgarbei, per gli occhi cisposi. Sordo, evidente. Sorze, per la statura. Strusso, per]' altezza. L'aspetto fisico: la testa è un po' grande, ma quanti ricordi contiene. Tetina, per una natta che in dialetto si chiama anche cosÌ. Vetrine dela Rinassente, per gli occhiali. d) Soprannomi relativi a difetti morali Il Coltro nel suo "Paese perduto" (Verona, Bertani 1976) li raccoglie in una categoria diversa da quella dei soprannomi, la "nominàia", che sarebbe l' "espressione di un giudizio". Arnalda Zorzan in "Jente de Casale" (Conselve, Editrice Veneta 1988) parla invece di "cojonaie" (= prese in giro); altri ancora parlano di "mende". Non ho ritenuto opportuno fare tutte queste suddivisioni, perché mi pare che a volte non siano veri e propri "difetti": talvolta si tratta di piccole ambizioni, di tic: Barone Picarini, per l'eleganza (aveva sempre le scarpe lucide). Biciarini, devoto della "Madonna dei Cerchi" (quelli lasciati dal bicchiere sul tavolo dell' osteria). Carte da mìle, per il pofarbin (v.): cosÌ erano chiamati anche il padre e il fratello minore. Cobra, per il comportamento "velenoso" nel gioco delle carte. Copion, per la cattiva abitudine, probabilmente acquisita fin dalle scuole elementari, di copiare il lavoro degli altri. Ebreo, evidente. Fiaca, evidente. 81 Fufignon, per il modo disordinato di lavorare. Gazeta-del-Porteo, per la curiosità innata per lc faccende altrui e per la propensione a propalarle non sempre benevolmente: praticamente, un tà.ia-tabari; per la cronaca, era uno dei "creatori" di soprannomi. Gnoca, per l'intelligenza limitata. Gorna, v. Biciarini. Machelagna, per ]' abitudine di lagnarsi (in pratica, un sìdio). Mario-Oco, v. Gnoca. Metiben, faceva, in pratica, il contrario di quello che dice il soprannome. Musica, perché quando tornava a casa iniziava "la solita musica". Oseleto, perché fischiettava sempre come un canarino. Sòrbola, perché aveva sempre fame. Tepa, per il temperamento "molto vivace" . Tètano, per lo stesso motivo del precedente. Verme, per il modo di comportarsi nel gioco delle carte (come "Cobra"). e) Soprannomi relativi ad un episodio Sono stati forse i più difficili da ricostruire: a volte gli stessi interessati (alcuni purtroppo non ho potuto intervistarli) non ricordavano più l'occasione di questo loro "battesimo": Ammiralio, si chiamava così per aver prestato il servizio militare in marina. El Marinaro, come il precedente, per aver anticipato il servizio di leva in marina. Campione, per essere stato campione di marcia. Carleti, per il "problema della magnifica" (v.), la mamma lo nutriva a base di carleti scientificamente "silene inflata"), non perché ne fosse particolarmente ghiotto, ma perché era facile trovarli. Céncio, perché quando aveva bisogno di soldi andava a vendere ottone, ecc. dal "cenciaiolo" della zona, il Monco citato a pago 37. Cento-lire-al-mese, per aver detto che tanto guadagnava per giocare al pallone nella parrocchia da cui proveniva (erano i tempi in cui il sogno di tutti era quello di poter aver "mille lire al mese", come diceva una canzone). Louis Cochet, nome d'arte di un amico purtroppo scomparso che aveva tradotto in francese, con uno spiccato senso dell'umorismo il suo soprannome (coche = gambe storte) quando fece il cantante al "Dancing San Daniele". Panorama o Pènore, "colto all'istante", come detto all'inizio di questa Appendice: in una gita sul Monte Berico, quando si trovò sul piazzale della Basilica esclamò "Oh, che bel panorama!" ("pènore" è la versione colta per chi, come ho scritto più sopra, frequentava l' "Avviamento"). Vossia, soprannome nato dopo un viaggio in Sicilia. f) Soprannomi relativi a un indumento caratteristico Nulla sfuggiva ali' occhio indagatore dei "creatori di soprannomi": anche un semplice berretto può far passare alla storia: Baretina, portava sempre il berretto per nascondere la calvizie. Broca Rusoina, portava le "scarpe" di allora, cioè 82 le sgàlmare chiodate con broche; la seconda parte del soprannome si riferisce al cognome e serviva per evitare omonimie, dato che scarpe con broche le indossavano quasi tutti i ragazzi. Chitarin, indossava il chitarin citato a pago 19, ma aveva anche un modo di fare affettato. Mudande, evidente. g) Soprannomi relativi all'''anda'' (modo di fare) Già ho citato, nella voce precedente Chitarin, eccone ora degli altri, senza offesa per nessuno: Bepi cnla, per il modo di camminare. Ciosa, per il modo di parlare poco chiaro; in verità era toscano, ma chi non lo capiva gli diceva "Ciò, dosa ... ". Fidaini, per l'accurata eleganza. Galinela, per il modo di giocare a calcio sempre presente, veloce e puntuale. Manichino, affettato e borioso (soprannome di circolazione limitata). Pèpola, razza di gallina: V. sopra Galinela. Tarabai: arruffone, confusionario, ecc. (ancbe Tarabò o Tarabeaux per i motivi detti a proposito di Cianei, alla lettera a). Tanta: per la dizione (e non solo la dizione) non perfetta. h) Soprannomi relativi a Personaggi (o oggetti) famosi Alcide, per la somiglianza con De Gasperi. BaÌorde, dal nome di una marca di automobili (era ovviamente un appassionato di auto). Ribo, personaggio teatrale. Rise, noto aviatore (Bisello). Bovet, noto ciclista. Cecè, personaggio dei fumetti. Codemo, personaggio di una commedia del repertorio della filodrammatica "S il vio Pellico", citata a pago 57. Colon, noto giocatore di calcio (Colaussi). Fin, personaggio di un "Atto unico" per ragazZI. Garei, marca di motociclette (Garelli) che ha chiuso i battenti recentemente (1988); l'interessato, fanatico per le moto, fingeva di cavalcarle, però, influenzato dai film di Tom Mix o di Ken Maynard, si batteva il posteriore, come i cow-boy. Gli hobby: "Codemo": dal teatro al cinema amatoriale 83 Gazeta, noto quotidiano sportivo dal colore rosa (il soprannome intero era Pan-e-gazéta). Gheric, personaggio teatrale shakespeariano, storpiato. IpIa, fabbrica di biciclette. Malabroca, corridore ciclista (noto per arrivare sempre ... ultimo ). Medoro, comico cinematografico che portava gli occhiali. Mussoìni per la faccia tonda come quella di Benito. Panciolini, clown o comico del muto (? ). Trueba, corridore ciclista. Vlade, portiere di calcio russo. Perso!1aggi./àmosi: forse qualcuno avrà dimenticato il suo vero nome, ma chi non ricorda il soprannome? ("Colou", tifoso di Colaussi) i) Soprannomi relativi al mestiere o alla professione Tra questi il più bello è senza dubbio quello di hatilani battilana), probabilmente, soprannome di famiglia, in quanto la professione a Padova e al Portello era scomparsa da tempo: Baretari (i), tutti i componenti la famiglia erano chiamati così perché avevano una piccola industria di berretti. Batilani, probabilmente ereditato, come scrivo sopra dai genitori, a meno che - avendo conosciuto il personaggio - non si alludesse alla poca simpatia per il lavoro (Batilani, come "batifiaca"?). Batiscorese, materassaio (su di lui un anonimo portellato ha scritto nell' "Arca di Noè" del 1977: "Xe difissie che un soranome! de quei veci del Portèo! no sia s-ceto, no sia beo.! Ma uno giusto come questo! questo qua che go sentio ! xe difissie da trovare! eco che no so pentio ! se 84 ve lo vojo qua donare: ! el stramassaro, !Iavorador sensa pretese, ! da nialtri xe ciamà "batiscorese". Batistronsi, come il precedente (senza poesie laudatorie). Bisteca, macellaio. Bogolaro, venditore di "bogoléti" (v. nel testo, p. 14). Bresoéta, aveva dei parenti che gestivano una macelleria sotto il Salone. Bueàro, lavorava il buelo, budello, per fare corde musicali. Campanaro, evidente. Chimica, dall'industria in cui lavorava. Crosta de formàjo: figlio di un casoin, pizzicagnolo. Frate, dipendente de "Il Messaggero di Sant' Antonio". Pitarari (i), conservato dai discendenti di una famiglia che faceva pitari, vasi, in via Tiepolo. Socheti, venditore di legna e carbone. Spaventasìmisi, altro materassaio. Storari (i) , come Pitarari conservato dai discendenti di una famiglia di lavoranti di store, stuoie. Ténari, fruttivendolo; venne chiamato cosÌ perché vendeva la sua merce magnificandola cosÌ: "pèrseghi (= pesche) ténari!". l) Soprannomi in cui prevale l'ironia L'ironia è presente in molti dei soprannomi sopra riportati e mi sembra rappresenti quasi una caratteristica generale di quelli portellati; in questi mi sembra ancora più evidente. Bosco, per la scarsa capigliatura. Campione, per la scarsa bravura nel gioco delle carte. Carnera, per la poca prestanza fisica. Furia, per il temperamento calmo e la tranquillità. Palancheta, perché fratello minore di "Palanca" (voce c). Piante, per i piedi grandi. Sole, per la brillantezza della testa (calva). Tarzan, un sapapian (v. pago 52). Tintoreto, imbianchino. m) Soprannomi vari Concludo la ricerca con questa manciata di soprannomi che non sono riuscito a far rientrare nelle "categorie" prccedenti: Ben-che-dir, intcriezionc usata spcsso nei Suoi discorsi. Giove: all'inizio era "Ciovc", inversione di "vecio", come scrivo nel testo a pagina 32, voce "Jove"; poi, data l'alta carica che ricopriva (era il custode del patronato), venne chiamato Giove come il padre di tutti gli Dei, padrone e custode dell'Olimpo; la moglie si chiamò Giova. Gratasassi, vecchio soprannome, ancora ricordato: secondo alcuni chi lo portava era chiamato così perché passava il tempo, "grattando" sassi sul muro; secondo altri per]' avarizia (era proprietario di case). Michéte: per la passione per le michette di pane (notare la profonda cultura, già segnalata al soprannome Céncio). Papussa: come il seguente, soprannome che l'interessato (v. pago 42) si è scelto quando - nel 1937 ha cominciato a scrivere nell'''Arca di Noè". Picio Tao: nome d'arte che l'interessato si è dato quando è entrato a far parte dei "Ruzzantini Pavani", dei quali diventò alla fine uno dei massimi esponenti. Sotolosa: perché aveva un negozio sotto la famosa "loggia" illustrata a pago 32, presso la quale facevano sosta le carrozze che portavano i viaggiatori che dovevano imbarcarsi sul Burchiello. 85 n) Parroci e cappellani Anche se li metto alla fine, penso che i "cappellani" (ma anche i Parroci) fossero i primi ad avere il loro soprannome. Neri Pozza in "Comedia familiare", parlando dell'arrivo di un nuovo "rettore del ricreatorio", equivalente al nostro capelan, scrive: "La marmaglia del cortile lo aveva adocchiato alle finestre del suo appartamento ... A volte sollevava le cortine, guardava in cortile come dovesse studiarc la combriccola di lontano, contare i comprimari e le comparse uno per uno. Forse domandava tempo a se stesso. Quella di trattare con cinquanta o cento ragazzi in un colpo solo, forse gli pareva un' arte fina, non c'è scuola con regole sicure che la insegni, ci vuole la fantasia capace di inventare ogni giorno, per ogni soggetto, la severità e l'indulgenza come strumenti indiscutibili di giustizia. Luigi Corradin, chiamato da tutti Gigio boaro, ... aveva queste doti". Dei "preti" dell' Immacolata-Ognissanti, ricordo: prete Balon, appassionato di calcio. padre Botesèa, piccolo e grassoccio. padre Cica, per la struttura somatica e pcr il colore (tabacco) della pelle. don Cipolla, per il naso. (Particolare che non c'entra con il soprannome: durante le funzioni mandava fuori i zagheti per vedere come si comportava la squadra di calcio). don Palanca, appassionato di ... soldi. Mèsa récia, per un orecchio rosegà, accartocciato. Sete sarvèi, per la testa sproporzionata. Sètimo non rubare, degli Ognissanti; si dice che avesse sette galline e una notte, durante la guerra, gliene rubarono sei, lasciando un cartello con la scritta "sètima no robare". Un passo-un salto-un spuo, dalla camminata: sembra che si fermasse a sputare dopo ogni passo. Prima di concludere, vorrei ricordare i soprannomi che non sono ancora riuscito a "sciogliere". p) Soprannomi di cui non sono riuscito a spiegare la nascita Nel primo incontro di "ex-allievi" per ordinare l'indirizzario, venne richiesto ai presenti di compilare una scheda che, tra le altre cose, chiedeva anche il soprannome. Qualcuno, per dimenticanza o per altri motivi, ha "firmato" con il solo soprannome. Forse pensava di essere "universalmente" conosciuto: il che purtroppo non era. Ora si trova in questo elenco, assieme ad altri segnalati da amici, tra quelli di cui, fino ad ora, non sono riuscito a raccogliere notizie sufficienti per poter dire quando e come siano nati. Dal punto di vista linguistico sembrano abbastanza facili da "tradurre", ma ]' aver frequentato i "Corsi di dialettologia" che]' Università di Padova organizza ogni anno mi ha reso estremamente prudente. Se infatti i soprannomi dovessero sottostare alle stesse regole dell' etimologia, dovrei eliminare subito "la prima risposta": e un' attenta lettura dei soprannomi riportati fa pensare che assai spesso ciò sia vero. Forse perché non risolti, sembrano naturalmente i più belli, curiosi, stimolanti: quindi qualsiasi informazione che serva a spiegarne qualcuno sarà più che gradita: 86 Baeta, Bagolina, Balalaica, Balota, Beduin, Begolo (oste), Bìgoli, Bissa, Bòcia, Bombarda. Camasso, Cm'bonea, Cena, Chira (la protagonista di "Noi vivi", film dcgli anni quaranta, interpretato da Alida Valli), Cici, Cola, Copacani, Coscia. Dàtoi, Dubat. El musico, El tago, El vècio, Etrubo. Fela, Fraca (il soprannome intero sarebbe Fraca,spenzi e mai ghe riva). Gioia, Guera. Imola. Jola. Lela, Lilo, l,olo. Madòfia o Madòpia, Magnapan, Maroco (v. pago 35), Matuè, Momi, Moro Bìgoli. Nineta, Nini Baragon, Nono Osei. Panta, Papéte, Pastafrola, Patatina, Patè, Peà-pea, Pècia (due fratelli), Pégola, Pelela, Peo (nemmeno l'interessato, intervistato nel corso della premiazione del!' edizione di "Portello Estate-1992" ha saputo fornirne una spiegazione), Piuma (anche con l'inversione Màpiu e l'accrescitivo Mapioso), Placa. Rana, Romaneli Sapafiori, Sarésa, Schècula, Sécia, Seno, Seo, Sgàlmara, Sissi, Smòrcia, Stanga, Sussa. Tabilio, Tempesta, Tina, Titi, Titina (fratello del precedente), Tofolo. Zanze. "Peo", il cantore del Portello. L'origine del suo soprannome non è ancora stata chiarita. 87 Conclusione La raccolta è finita. Non è, come detto, né poteva esserlo, completa. Avrei dovuto estenderla anche alle "tose" e a molte altre categorie (maestri, negozianti, operai, piccoli artigiani, ecc.). Avrei dovuto fare anche una ricerca tra i Portellati della generazione (o delle generazioni) dopo la mia. Avrei potuto confrontare i "nostri" soprannomi con quelli di altre zone per vedere se hanno una loro caratteristica. Avrei potuto ... Ne sarebbe venuto fuori un lavoro senz' aItro esaustivo, come si usa dire adesso, ma chissà quando sarebbe finito. Ho preferito fermarmi qui, lasciando dei problemi aperti, lasciando ad altri la possibilità di continuare e di fare meglio. Non posso tuttavia concludere senza rivolgere un cenno di ringraziamento all' amico Bepi Mingardi, un'autentica miniera di ricordi e di dati e ai tanti altri che mi hanno aiutato nella ricerca, scavando a fondo nei loro ricordi. Quatro "ciàcole" alla pompa. 88 INDICE Presentazione............................................................................................... pago 5 Abbreviazioni .......... ............ ....................... ...................................... .............." 8 A come "ara!" ........................................................ .........................................." B come "balon"................................................................................................." C come "cagnagno" ................................................................ ........................." D come "drissagno"......................................................................................... " E come "ex alievi" ........................................................................................... " F come "felda" ................................................................................................. " G come "gamela"............................................................................................. " I come "lmacolata" .......................................................................................... " J conle "Jove" .................................................................................................. " L come" Losa" .................................................................................................. " M come "maroca" ............................................................................................ " N come "neca" ................................................................................................. " O come "òcio" ................................................................................................. " P come "pace".................................................................................................. " " dra t" ' Q come qua o ......................................................................................... . " 9 lO 16 24 24 27 29 32 32 34 38 40 41 47 " " " " " " 48 51 Precisazione.................................................................................................... " 69 Aggiunte e correzioni..................................................................................... " 70 Appendice "I soprannomi portellati" ........ ............ ........ .................... .............. " 75 R come "rache"................................................................................................ S COlne "Sabadini" ........................................................................................... T come "tinghe"............................................................................................... U come "ucamara"........................................................................................... V come "vetrine" ............................................................................................. Z come "zai" .................................................................................................... 62 65 65 67 89 Dello stesso Autore Luigi Nardo "A CIASCUNO IL SUO" A CIASCUNO IL SUO DUEMILA EPITETI VENETI Duemila epiteti veneti "Quaderni Portellati" n. 3 Panda Edizioni, 1992 13 disegni di Busan P"egn1d,Bu,cm pagg. 144 L. 20.000 A ciascuno ... il suo epiteto Nel Veneto del tempo che fu, c'era una ricchezza di ambiente, tipi, caratteri, dei quali, ora, resta soltanto il ricordo. E come c'erano ambienti e tipi e caratteri, c'erano una parlata, dei modi di dire tipici di quella temperie, cioè di un tipo di società e di un modo di essere, di vivere. C'erano i soprannomi: pittoreschi, ridicoli spesso, c'erano gli epiteti che non erano offese, insulti .... La raccolta di duemila epiteti non è cosa dappoco, costituisce un ampio e appassionato lavoro di ricerca svolto da Nardo, per quarant'anni insegnante, che ha diviso la sua attività fra la letteratura infantile e il dialetto. Il Veneto è ricco di appellativi; ne ha per tutti e per... tutti i gusti, per così dire. Scorrendo le pagine del libro, ora si resta sorpresi, ora si sorride divertiti. È un retaggio, insomma, di un tempo finito, che era opportuno tenere ben vivo in questo modo, cioè mettendo nero su bianco. 17/7/92 Giovanni Lugaresi Il Gazzettino Originale dizionario di Luigi N ardo Luigi Nardo è uno specialista in questa materia, ed ha il duplice dono, della pazienza e dell'arguzia. Il primo gli ha consentito di registrare tanti vocaboli dialettali che altrimenti sarebbero andati perduti, il secondo gli offre l'occasione per dimostrare come si possano segnalare anche le parolacce senza cadere nel banale. L'autore ha anche il merito di spiegarci le derivazioni di alcune parole. 2/8/92 La Difesa del Popolo Duemila epiteti veneti Il cuore della vecchia Padova dev'essere rinoscente all'autore perché senza le sue costanti ricerche, usi, motivi e humus del mondo di ieri sarebbero andati perduti senza lasciare traccia. Luigi Nardo, che va 90 giustamente fiero delle sue origini, ha inventato i "quaderni portellati", una precisa proclamazione d'amore all'antico quartiere, Nell'ambito di tali iniziative si inserisce appunto anche illibricino di centoquaranta pagine che, come accenna Luigi Montobbio nella prefazione, tiene "viva la presenza del Portello nel cuore della città". Gli epiteti analizzati da Nardo hanno mantenuto una carica espressiva e non soltanto sentimentale per rinverdire i ricordi. Di fronte alle note, tanto ricche di colore e di acute considerazioni, lo squallido linguaggio della gioventù moderna, in farcito di terminologie inglesi, vacilla. 5/8/92 Toni Pezzato Il Gazzettino - Cronaca di Padova "Rancurare paroe" ... No xe fassile rancuràre tanta roba sensa trovarse in man anche dei scarti, dei brusòni, come co i quaréi. Quei che gavarà la bontà de lezare trovarà parole mai sentie, parole amiche, parole desmentegà, parole che xe sta in uso magari solo su un borgo, na contrà, un paese. Par questo el dialeto se ciàma anche lingua tribale. Fora da la so tribù, dal so pico lo mondo, el cambia, e co lu anche le parole e i significati. Ognuno se rancurarà le sue, ghe ne impararà de nove e, come mi, risentirà i strepiti dei zoghi, le vossi dei compagni d'un tempo lontano Le parole alòra gera solo parole, no epiteti o impropèri: alòra se zogàva, e basta. A parer mio ghe xe, ne l'insieme del lavoro, na dignità professionale che lo rende degno de consultassion, anca da parte de quei che no xe adeti ai lavori. Rancuràre parole vecie, no xe solo métare in fila vocaboli e spiegassion documentà o no. VoI dire anche rancuràre tochetini de storia, modi de dire che se porta dentro ricordi del passà. Imagini ancòra vive nel nostro intimo, visi e vossi mai desmentegà. Merce che fa parte de la nostra esistensa de creature, de omani e, perché no, de padovani e de veneti. 9/8/92 Ugo Suman Il Gazzettino - L'orto de casa Tutti gli "epiteti" del nostro dialetto Luigi Nardo da anni insegue nei ricordi personali e nella memoria collettiva popolare, i detti, le parole, le espressioni che i giovani d'oggi hanno smarrito nell'apprendimento forzato e omologante dell'italiano e ancor più e assai peggio, nel gerghismo italianizzante della televisione, delle mille radio locali e dei film alla romanesca o alla napoletana. Nardo ha pubblicato già quattro preziosissimi e godi·· bilissimi libri sul dialetto ed ora, per la Panda Edizioni e con i sapidi disegni di Busan, ha dato alle stampe il terzo quaderno portellato dal titolo "A ciascuno il suo - Duemila epiteti veneti. Accanto agli epiteti veri e propri, secondo la non meglio definita versione ufficiale che lo definisce ora un'offesa, ora un insulto, ora una semplice esternazione, Nardo ha raccolto, dandone piene spiegazioni semantiche, filologiche o dialettologiche, tutta quella serie di espressioni popolari che tendono più che a offendere, a sottolineare spesso comicamente, un comportamento, un atteggiamento. Il libro di Nardo è ricchissimo di queste parole e detti e va letto anche in versione colta, nel senso che recupera e conserva per la migliore comprensione del costume padovano, parole ormai nella maggior parte dimenticate 91 e che invece rappresentavano spesso la sintesi intelligente e acuta di una saggezza filtratà dalla storia e riproposta con sapido spirito critico ... 29/8/92 Walter Tuzzato Il Mattino Un libro divertente Un libro divertente, con un titolo da interpretare, è quello di Luigi Nardo: "A ciascuno il suo", Duemila epiteti veneti, Panda Edizioni, 1992. L'autore ricorda i sani epiteti della giovinezza che hanno carica espressiva e sentimentale. Cos'è un epiteto? Nel vocabolario si nota: "1) nome che si attribuisce ad un altro nome per qualificarlo, 2) parola spregiativa, insulto". Luigi Nardo ha voluto "rinverdire i ricordi dialettali richiamando alla memoria i nomi dialettali degli animali, delle piante, degli oggetti ai quali chi crea o trasmette epiteti spesso ricorre". Non manca il riferimento alla grafia. Alla 135' pagina l'autore si congeda augurandosi di essere riuscito a riportare il sorriso sulla faccia di qualcuno. I disegni di forte rilievo satirico, sono di Busan ... Settembre 1992 Lia Pinelli Pontello Realtà vicentina Cos'è l'epiteto? Cos'è l'epiteto? Si chiede l'autore nella divertente introduzione: non un insulto, nato da un impulso d'ira che, per quanto "vivo e ricco di sfumature", non caratterizza la persona a cui è indirizzato; non è neppure un soprannome, frutto del "fervore creativo" della giovinezza e destinato ad accompagnare !'individuo per l'intera vita. L'epiteto è una caratterizzazione riflessiva, un giudizio basato sull'osservazione e l'esperienza, esteso a tutta una categoria. L'appellativo coglie folgoranti corrispondenze tra il destinatario e animali, vegetali, oggetti, personaggi della storia e della cronaca, sottolinea condizioni e comportamenti, indica improbabili e suggestive possibilità, riprende e altera espressioni da lingue diverse. "A ciascuno il suo" non è solo testimonianza preziosa dell'originalità, vivacità e concretezza del dialetto veneto, ma anche esempio di un modo civile di vivere i rapporti sociali con intelligente bonarietà, tolleranza e umorismo. I disegni di Busan e vecchie immagini di città illustrano il testo e sottolineano i due registri principali della ricerca: realismo e nostalgia ... Novembre 92 Marilia Righetti Veneto ieri, oggi, domani Consensi Nardo è felice per i vivi consensi che sta ottenendo la sua ultima fatica intitolata appunto "A ciascuno il suo - duemila epiteti veneti" - disegni di Busan. È la continuazione approfondita e ampliata del "Di- 92 zionarietto portellato" (giunto alla seconda edizione, arricchita dei soprannomi portellati); da "parole e detti, uomini e cose di un quartiere padovano" passa a quelli del Veneto, facendo rivivere un ricco mondo di tradizioni, usi, costumi, in parte dimenticati. Se gli esperti dicono che il dialetto è ormai morto, Nardo sostiene che resterà in vita per almeno un paio di generazioni. Siamo convinti che finché ci saranno persone entusiaste come lui, sempre pronte a rievocare con gli amici il passato e a registrare le colorite espressioni di un tempo che ancora sentono per strada, nelle piazze e negli autobus, il dialetto continuerà a sopravvivere. Magari incuriosirà i giovani che potrebbero essere interessati a conservare e a trasmettere un patrimonio culturale così ricco di colore e di fascino. Novembre 92 Maria Pia Codato La nuova tribuna letteraria Libri molto interessanti È da parecchio tempo che la Panda Edizioni pubblica libri molto interessanti. Uno degli ultimi è questo, scritto da Luigi Nardo, un autore che è un vero appassionato del Veneto, della sua storia e del suo folclore (ricordo dello stesso autore "Dizionarietto portellato"). Questo ultimo libro raccoglie duemila epiteti Veneti, ed è una raccolta fatta con grande scrupolo, direi completa, e espressa con una forma simpaticissima, così che non solo fa parte di diritto della letteratura Veneta, ma anche ci diverte parecchio. Raccomandiamo il libro agli aficionados perché ricordino, e al lettore comune perché impari e si diverta nello stesso tempo. Dicembre 1992 El Stralogo Utile e dilettevole ... Interessanti le raccolte specialistiche di termini, che meriterebbero confronti con i corrispondenti d'altre regioni. Luigi Nardo ci dà ora HA Ciascuno il Suo: duemila epiteti veneti (Panda Edizioni, 1992)" che, utile e dilettevole, sarebbe addirittura prezioso, se d'ogni epiteto dialettale registrasse anche ilo i luoghi in cui è usato (come fa il Prati per le singole voci "Etimologie venete"). Troppo noto è il Nardo, perché se ne debbano ricordare le molte opere. Ne citerò qualche epiteto, di cui generalmente non si conosce la vera origine semantica o si crede che sia diversa dalla vera. Buratin originariamente non è il personaggio della commedia dell'arte ma l'addetto a buratare, setacciare la farina.1nterdeto non va confuso con l'italiano interdetto: è il ritardato mentale. Poiché in italiano si usa sfaticato per "scansafatiche" potrebbe sbagliare un non veneto, vedendo dare dello sfadigòn proprio il senso opposto: lo è chi sfadiga, cioè "si affatica", è assiduo lavoratore. 311/93 Francesco Semi Il Gazzettino - I segreti della parala 93 Finito di stampare nel mese di Gennaio 1993 presso lo stabilimento grafico ITALGRAP di Noventa Padovana (Padova)