FASCICOLO CHIOGGIA 2013-2014
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FASCICOLO CHIOGGIA 2013-2014
ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO Via A. Moro, 12 tel. 045/7135458 – telefax: 045/7135049 e-mail [email protected] - www.icoppeano.gov.it Scuola PRIMARIA di Cadeglioppi Anno Scolastico 2013 – 2014 Classe IV^ VISITA GUIDATA A…. CHIOGGIA – SOTTOMARINA 15 aprile 2014 ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 1 ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 2 Dove andiamo… ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 3 LA STORIA La città sorge su alcune isole a sud della Laguna di Venezia. Ha una pianta a forma di spina di pesce, solcata da tre canali. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 4 Il nome CHIOGGIA significa terra emersa dal mare ed è infatti una cittadina che sorge sui cordoni di sabbia, che affiorano dall’acqua e che si sono formati allo sbocco dell’antico delta del Po. Il suo nome antico è CLUGIA ma nel corso dei secoli il nome della città subì diversi cambiamenti: Clodia, Cluza, Clugia, Chiozza, Chioggia. Ancor oggi non si conosce quando vi si stabilirono i primi abitanti, ma sicuramente è stato in tempi molto lontani. Le origini della città, infatti, sono legate al mito che attribuisce la fondazione della città ad un eroe troiano di nome CLODIO, compagno di Enea. Molto probabilmente, invece l’insediamento è etrusco. Era anche un porto conosciuto già all’epoca romana e successivamente entrò a far parte della SERENISSIMA REPUBBLICA. La città fu coinvolta nella rivalità tra i Veneziani e i Genovesi e diventò teatro dell’aspro conflitto conosciuto appunto come guerra di Chioggia. Nel 1379 la città fu attaccata e, nonostante la resistenza degli abitanti, conquistata; SOTTOMARINA, un borgo vicino, venne rasa al suolo. Assediati a loro volta nell’isola occupata, i genovesi si arresero l’anno dopo e la città tornò libera, ma sicuramente provata dalla guerra. Durante il periodo della dominazione austriaca la città di Chioggia insorse contro gli Austriaci il 20 aprile del 1800, durante la processione del Cristo miracoloso di S. Domenico. OGGI CHIOGGIA è uno dei più famosi centri commerciali e di produzione del mare Adriatico, solcata da grandi e piccoli canali e collegata tramite numerosi ponti;per questo viene definita una “piccola Venezia.” Gli abitanti di Chioggia si chiamano CLODENSI o in dialetto locale CIOSOTI e hanno due grandi passioni: la RECITAZIONE e la FABBRICAZIONE ARTIGIANALE di PIPE. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 5 Per quanto riguarda la recitazione, hanno istituito il “Piccolo Teatro di Chioggia”, che raccoglie un gruppo di attori dilettanti. Questi portano in giro per l’Europa le opere di GOLDONI, importante e conosciuto autore di commedie. Molti protagonisti delle sue storie sono proprio gli abitanti di Chioggia, come ad esempio “LE BARUFFE CHIOSOTE”. La fabbricazione artigianale di PIPE, invece risale fin dal XVII secolo. Sono realizzate con l’argilla del PO e vengono apprezzate in tutto i mondo per la loro bellezza e funzionalità sia dai collezionisti che dai fumatori. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 6 I MONUMENTI PRINCIPALI PORTA GARIBALDI : era chiamata in origine “PORTA SANTA MARIA” ed era l’ingresso della città, risale al 1530. Attraverso di essa si entra nel Corso del Popolo, principale strada di Chioggia. La strada centrale di Chioggia è infatti CORSO DEL POPOLO che in passato veniva chiamata “LA PIAZZA” ; qui vi arrivano 72 CALLI. (vie strette, tra i canali, tipiche di Venezia). Il CANAL VENA è attraversato da nove ponti. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 7 Il PONTE VIGO, ornato da marmi che arrivano dall’Istria scavalca il CANAL VENA. Rappresenta il balcone della città ed è il più artistico degli otto ponti che cavalcano il Canal Vena. Un tempo vi era collocato un fanale come segnale di orientamento per i naviganti. In piazza Vigo vi è una colonna realizzata in marmo greco, è sormontata da un capitello dove troviamo il LEONE ALATO di San Marco. I Chioggiotti sono molto orgogliosi del LEONE di SAN MARCO che domina piazza VIGO. E’ posto su una colonna di marmo, ornata dal capitello bizantino. Si racconta che alcuni per prendere i giro gli abitanti, nella statua vedano un gatto. I Chioggiotti però narrano che più di una volta, ai buontemponi che vanno a deporre per scherzo una lisca di pesce ai piedi del “gato” si siano trovati in difficoltà; non molti anni fa, racconta un ristoratore, l’automobile di una comitiva di burloni di Rovigo, è finita in mare. Inoltre viene sottolineato che il leone è ritratto in una posa particolare, e cioè con la spada sguainata in mezzo al libro. Per questo motivo è un esemplare unico. Su un’isoletta collegata da un altro ponte, sorge la chiesa di SAN DOMENICO che custodisce il Cristo dei pescatori: è un CROCEFISSO di legno alto quasi cinque metri che, secondo la tradizione, fu ritrovato in mare. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 8 Chi contempla il Cristo dalla parte sinistra nel momento del dolore e dell’agonia chi dalla parte destra lo vede nella serenità della morte. La croce è formata da tronchi e sull’estremità superiore della croce è scolpito un pellicano che nella simbologia religiosa rappresenta il sacrificio del Cristo che si è immolato sulla croce per il bene del suo popolo, al pari del pellicano che si squarcia il petto per nutrire i suoi piccoli. Nel corso dei secoli, e solo per sei volte, l’imponente crocefisso fu portato in processione fuori della chiesa obbligando l’abbattimento e la ricostruzione del portale data la sua mole imponente. Nella chiesa si possono anche vedere le “tolele”. I pescatori e i marinai dell'Adriatico, come tutti i marinai degli altri mari, usavano appendere nelle chiese degli ex voto, offerti in ringraziamento per aver ottenuto salva la vita dalla divinità o dai santi invocati. Queste tavolette, chiamate a Chioggia tolele, mostrano naufragi, attacchi di pirati, esplosioni di bombe e salvataggi miracolosi: Il modo di disegnare e dipingere ha uno stile solo apparentemente ingenuo ed elementare. In realtà sapendoli osservare con occhi esperti, raffigurano l’accaduto con straordinaria precisione. Nella chiesa vi sono anche un bellissimo San Paolo, ultima opera del pittore Carpaccio e un Gesù del Tintoretto. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 9 Al centro della città vi è il pennone portabandiera, dal 1713 è sostenuto da tre cariatidi di pietra, che secondo la tradizione si chiamano Andrea, Filipeto e Giacometo e parlano tra loro. IL MUNICIPIO è stato costruito dagli Austriaci dopo che era stato distrutto da un incendio. In un angolo della piazza vi è la Statua della Vergine e il luogo viene chiamato Refugium peccatorum, poiché davanti a questa statua si fermavano i condannati a morte per un’ultima preghiera. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 10 . Il GRANAIO è un edificio basso, a un piano, su portici e pilastri di pietra d’Istria e architravi in legno, costruito nel 1322 per conservare le scorte di cereali in caso di carestie e guerre. Sulla facciata si può vedere un’edicola con una Madonna con Bambino di cartapesta, opera del Sansovino. IL DUOMO o CATTEDRALE: E’ stato riedificato nel 600 dopo un incendio che lo aveva distrutto. In una delle cappelle è conservata la “TORTURA dei MARTIRI” del TIEPOLO. Il battistero è dello scultore TAGLIAPIETRA. Il monumentale pulpito è in marmo di Carrara. Sulla porta un bassorilievo, denominato la Madonna del Riposo, ricorda la sosta di papa Alessandro III nel 1177 quando si fermò a Chioggia prima di recarsi a Venezia a firmare la pace tra impero e papato con Federico Barbarossa Il duomo è ora dedicato ai S.S. Felice e Fortunato le reliquie dei quali vengono ora conservate in una cappella. La TORRE DI SANT’ANDREA ha l’orologio da torre più antico del mondo, cioè del 1386. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 11 La basilica di SAN GIACOMO risale al 1500 ricostruita nel 1700 con un intervento durato ben 46 anni. Qui si trova l’icona veneratissima della Madonna della Navicella, che ricorda l’apparizione ad un povero ortolano, nel 1508, della Vergine con il corpo di Cristo piagato dai peccati dei chioggiotti. Nella chiesa di SS. TRINITA’ vi fu ordinato sacerdote il filosofo Antonio ROSMINI. Questa chiesa fu realizzata nel 1705 da Andrea Tirali che fece anche il pavimento di piazza San Marco a Venezia. QUARTIERE DEL PERETTOLO : Qui vi si trova la chiesa di SAN MARTINO. In questa chiesa è conservata la più importante opera d’arte della città : il POLITTICO di Paolo VENEZIANO (1349). E' in stile gotico-veneziano, con una cupola ottogonale ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 12 all'esterno e semicircolare all'interno. Internamente ha mattoni scoperti e dipinti, mentre nelle pareti esterne sporge un intreccio di archetti ogivali, formato da laterizio lavorato a mano: questo ricamo si ripete sia nella cornice sottostante il tetto sia nel tiburio, dove gli archetti sono a tutto sesto, interrotti e racchiusi da colonnine con capitelli marmorei che danno eleganza e scioltezza all'interno edificio. Le finestre in puro stile gotico si presentano alte e strette e permettono un filtrare ridotto della luce come è tipico delle costruzioni gotiche. POLITTICO di PAOLO VENEZIANO Di fronte all’ORATORIO di SAN FRANCESCO vi è la casa di ROSALBA CARRIERA dove abitò per un certo periodo di tempo il grande commediografo C. GOLDONI. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 13 Nella LOGGIA DEI BANDI venivano letti i bandi e le ordinanze del Comune al tempo dei Comuni. La chiesa dei FILIPPINI fu l’ultima opera realizzata nel periodo della SERENISSIMA (la Repubblica di Venezia che aveva come stemma il Leone alato). Di grande interesse è il MERCATO DEL PESCE dove i MOGNOLI (così vengono chiamati i pescivendoli) tra una pesata e l’altra sulla bilancia e uno spruzzo d’acqua sul pesce, lanciano, con la caratteristica cantilena, sempre lo stesso invito : <<VARDA CHE ROBA FRESCA....E CHE PESSI!!! VOLA GNENTE SIGNORA? >>. Le acque più o meno profonde e più o meno salate, ospitano un’infinita varietà di pesci, molluschi, crostacei. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 14 Una delle imbarcazioni più usate dai pescatori un tempo era il <<BRAGOZZO>>, una specialità degli squeri di Chioggia, cioè i cantieri dove venivano costruite le barche. I maestri d’ascia costruivano i bragozzi senza progetto, utilizzando i sesti, sagome prefissate, ai quali venivano successivamente adattati i legni, curvati su un fuoco di canne. Il lavoro era completato da abili calafati, che riempivano le fessure con stoppa e pece. Erano talmente abili e famosi che ad un certo punto Venezia, per proteggere i propri artigiani dalla concorrenza, impose agli operai chuioggiotti il divieto di esercitare il mestiere al di fuori della loro isola. OGGI la maggiore attività dei Clodensi è ancora la PESCA e con il pesce che proviene dal mercato ittico di Chioggia vengono imbandite le tavole di gran parte dei ristoranti italiani. Una tecnica particolare usata per la pesca è quella delle valli, porzioni di laguna delimitate da pali, argini o recinti, nelle quali il pesce viene catturato durante la migrazione verso il mare che avviene nella brutta stagione. Tipiche della zona sono anche le gustare <<moeche>>, i granchi comuni durante il periodo della muta. Vengono allevati nei vieri, cassoni di legno tenuti a pelo d’acqua che hanno sostituito i primitivi contenitori sferici di giunco: quando il granchio cambia corazza, per alcune ore la sua polpa resta tenera e quindi particolarmente apprezzata per il suo gusto:allora viene estratto dall’acqua per impedire che indurisca. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 15 Oltre alla pesca, fin dai tempi più antichi, gli abitanti hanno tratto dalla Laguna un’altra preziosa fonte di ricchezza: il sale, elemento indispensabile per rendere saporito il cibo ma anche per la conservazione delle carni. Chioggia divenne un centro famoso per la qualità del sale che fu chiamato “sal Clugia” e il numero dei “fondamenti”, i recinti dove si raccoglieva il materiale, prima della guerra erano un centinaio. Nel medioevo la città era considerata la capitale del sale d’Europa. Allo sfruttamento delle saline sovrintendevano quattro magistrati, i salinieri, gli avogadori ed un controllore della Serenissima, che doveva programmare la produzione e impedire il contrabbando. L’attività dei fondamenti finì a poco a poco: quelli di Chioggia furono distrutti dai genovesi nel 1380 e poi in parte ricostruiti, am a metà del 1500 Venezia, che utilizzava le saline adriatiche, ne ordinò la completa chiusura. Gli abitanti però sono riusciti anche a rendere “fertile la sabbia”. Nei fazzoletti di terra che circondano il centro storico e la spiaggia, si coltiva una varietà orticola importante: carote cipolle, patate,erbette, cetrioli, sedano, carciofi, zucca.... Ma il vero prodotto dell’orto locale è la cosidetta “ROSA DI CHIOGGIA”; un tipo di radicchio a forma di palla coloro rosso di consistenza quasi carnosa. Con il radicchio i Clodensi preparano piatti particolari come : - l’insalata di radicchio - il radicchio fritto; - la bistecca o cotoletta di radicchio; - il radicchio in frittata o in tegame; - il pasticcio di radicchio. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 16 CURIOSITA’… LO SAPEVATE CHE ....... Le CANEVE sono magazzini di reti e attrezzi per la pesca raggiungibili con le imbarcazioni più piccole. La LAGUNA è un tratto di mare vicino alla costa,chiuso da isole e lingue di sabbia. Il termine ITTICO deriva dal greco ikhthys che significa pesce.Ittico è perciò tutto ciò che ha che fare con il pesce. IL PENELO Il penèlo era un mostravento che veniva costruito dagli stessi pescatori, i quali con le punte dei coltelli ben affilati o con punteruoli intagliavano il legno, lavorandolo nelle ore di riposo. Ve ne erano di varie misure, sfarzosamente addobbati e di tale complessità e dimensioni da ritenere che alcuni non fossero tenuti in cima all’albero con continuità. Il penèlo del bragozzo chioggiotto era diviso in tre riquadri principali denominati: - sgura di sotto, sgura di mezzo e sgura de peneléto. Nella prima (SGURA DI SOTTO) erano rappresentati i Santi Patroni della città, circondati da spade, bandiere, foglie di palma ecc. Nella sgura di mezzo venivano raffigurati tutti gli strumenti della Passione di Gesù: la croce, la scala, la lancia, il gallo sulla colonna, la pertica con la spugna ecc. Le varie aste di sostegno del telaio risultavano in misura sovrabbondante per consentire ai pescatori l’alloggiamento della banderuola e dei contrappesi, che avevano la foggia di uccelli rappresentati nell’atto di sostenere col becco e le ali un disco solare , ed erano dipinti in nero; erano dette “felisse”, da una qualità di colombe conosciute ai pescatori. Nei penèi più eleborati, sul mezzo del lato superiore della sgura del peneléto, poggiava il pupolòto, raffigurato in pose curiose, nell’atto di sostenere su in una sola gamba un’asta munita di banderuola e terminante con una croce. Intorno al penèlo venivano fissate molte bandierine rosse e molte campanelle che tintinnavano continuamente. Nel caso che qualche grave lutto colpisse la famiglia del pescatore, il penèlo veniva trasformato: si toglievano i sonagli, le bandiere e le bandierine vistosamente colorate, le quali erano sostituite con altre di colore nero e bianco. L’uso dei penèi era così radicato nei pescatori chioggiotti, da entrare nei modi di dire: “ti xe come un penèlo”, corrispondeva all’italiano “sei come una banderuola”. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 17 LA PIPA La prima testimonianza certa dell’esistenza delle pipe in terracotta a Chioggia è datata da un reperto che porta l’iscrizione di una data 1655. Ma senz’altro qualche decennio prima a Chioggia l’attività era già viva. Costruita con l’argilla del fiume Po, la pipa fino alla metà del 600 era un oggetto molto semplice, in terra rossa. Il secondo periodo fino alla metà del 700 vede maggior raffinatezza nella forma con fregi di varia natura e l’introduzione della smaltatura. Il terzo periodo inizia con la metà dell’800. Le pipe non vengono più smaltate e la terra, trattata con l’acqua salata assume, una volta cotta, il caratteristico giallo avorio. La lavorazione è accuratissima. Le pipe diventano piccole sculture. La colorazione é forse un vezzo nel periodo della decadenza ma anche, come pensano gli esperti, un accorgimento per evitare di scottarsi tenendo in mano la pipa. Molte pipe usate sono state trovate anche sul fondo della laguna da pescatori. Esisteva anche la possibilità (ed esiste tutto ora) di rigenerare la pipa di terracotta, impregnata di tabacco. Alcuni muratori trovarono delle pipe sui tetti. Si trattava di pipe già usate, lasciate ai lati degli abbaini, sul coppo di conversa, perché sole e pioggia sciogliessero gli umori del tabacco, consentendo così di riutilizzare la pipa. Indispensabile per la pipa chioggiotta la “canna”, il bocchino di legno. Per gli intenditori non può essere che in legno di marasca (ciliegio). I vecchi fumatori facevano di più: mescolavano al tabacco alcune foglie di marasca tritate. Una raffinatezza. Unica delle pipe in terracotta, quella chioggiotta, ha quasi sempre tre fori sul fondo della caldaia. Gli esperti sostengono che potrebbe trattarsi di un espediente tecnico per evitare che il tabacco otturasse un unico foro. Nel 1765 a Londra, inviati della Serenissima scoprirono della creta che credevano eccezionale. Inviato con tutta cura a Venezia un esemplare e fatto analizzare risultò inferiore alla qualità della creta del Po. I Chioggiotti risposero con orgoglio che avrebbero continuato così come sempre era stato fatto. Alla fine dell’800 costava, a seconda della bellezza, uno o due centesimi. Si vendeva separata dalla “canna”, il bocchino, che costava un centesimo. Un documento del 1891 parla di una produzione di 11.300 pipe al giorno, costruite dalle sei fabbriche esistenti. Particolarmente importante è che la pipa chioggiotta con il suo potere assorbente dà un fumo depurato da catrame e nicotina. Fumare una pipa in terracotta è fumare soltanto tabacco. E’ assodato che nella pipa chioggiotta va fumato un tipo di tabacco che più piace. La pipa chioggiotta oggi: Gli australiani hanno chiesto di vederla e provare a fumarla. Negli U.S.A. per i raffinati è un segno di distinzione. In Europa, svizzeri, tedeschi, ed inglesi e recentemente anche gli spagnoli hanno cominciato a mostrare interesse crescente. La pipa chioggiotta sta ritornando, lentamente, in possesso della fama che ebbe per tre secoli, ai tempi della Serenissima Repubblica Veneziana. Artefice di questa impresa è Giorgio Boscolo, artigiano e artista, l’unica persona a Chioggia che costruisce le pipe così come erano fatte nel 1600. Dopo il 1945, dice, morto l’ultimo piparo della città non ci fu più nessuno che si preoccupò di conservare la tradizione. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 18 Ha frugato per tutta la città e ha trovato vecchi stampi, scoperto intere scatole di pipe nei magazzini o in qualche abitazione, le pipe di Boscolo, in poco tempo, prendono piede. Non sono solo oggetti, ma pipe pronte per fumare. Molte signore ne comperano a mazzi, da sistemare come bouquet di fiori colorati, in un vasetto di ceramica. Qualcuno le usa in serie per appenderle come quadri al muro. La pipa chioggiotta, in poco tempo, ha fatto il giro del mondo. Se ne costruiscono 5-6 mila all’anno. GLI EX VOTO E LE TOLELE Qualche anno fa li rubarono, poi, in circostanze fortunate, li ritrovarono e per evitare nuove sgradite sorprese, oggi sono custoditi in una cappellina quasi invisibile, sul lato destro della chiesa di San Domenico, protetti da una robusta inferriata e da un sofisticato sistema d’allarme. Sono ex voto eseguite dalle persone del popolo, pittori spontanei, talvolta gli stessi che decoravano l’esterno delle barche o le vele in omaggio ai Santi o alla Madonna per le grazie o i miracoli ricevuti in occasioni di tempeste, malattie o incendi. Di questo patrimonio pittorico restano soltanto 104 esemplari. Sono realizzati a tempera, olio o acquerello Queste tavolette coloratissime hanno un valore inestimabile per quello che raccontano, per la testimonianza che portano. La prima di quelle raccolte in San Domenico (ve ne sono ancora, assieme ad opere in argento e ad oggetti preziosi, in altre chiese) è datata 1815, l’ultima risale a qualche decina di anni fa. Tutte raccontano con un linguaggio schietto, spontaneo, chiaramente naif, i miracoli di cui la povera gente che le ha donate si sentiva beatificata. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 19 Trattandosi di una città di pescatori prevalgono, chiaramente, le scene di pesca: vi sono bragozzi salvati miracolosamente nel mare in tempesta; i pescatori rimasti illesi nello scoppio di una mina pescata con le reti; i naufraghi conclusisi senza vittime; ma non mancano le prodigiose guarigioni da malattie ritenute infauste, il bambino precipitato dalla finestra e rimasto illeso, la donna finita sotto le ruote di una carrozza. Alcune di queste tavole ex voto, le “tolele”, come vengono chiamate dai chioggiotti, sono opera della stessa mano di pittori spontanei che godevano il favore della povera gente: talvolta erano gli stessi pittori che decoravano l’esterno delle barche o le vele ad avere l’incarico di dipingere l’ex voto. Sono ancora visibili 104 tavolette, 37 a San Domenico, 51 a San Giacomo e 16 in cattedrale. Il loro valore costituisce non solo testimonianza di vita religiosa, ma anche documento storico sulle reali condizioni di vita di vari strati sociali soprattutto del secolo scorso. I CAPITELLI Sono le edicole religiose, espressione autentica di arte povera che raffigura le immagini sacre venerate dalla gente di mare. Presenti in numero consistente praticamente in ogni calle, sono frutto di un altro aspetto della religiosità e dell'arte popolare. Collocati nelle più oscure zone avevano anche la funzione di sopperire alla mancanza di pubblica illuminazione. Diventavano il punto di aggregazione della comunità della calle. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 20 LA PESCA Un tempo i nostri pescatori avevano una estensione maggiore di quella attuale. Spesso restavano i mare a anche per la mancanza dei motori anche per mesi e pescavano in zone come la Jugoslavia a quel tempo italiana.In effetti fino al 1915 le zone di pesca si estendevano, per i nostri pescatori, lungo tutta la costa della Jugoslavia,fino verso l’Albania. Causa vicende storiche, venne stipulato un trattato (quello di Brioni) che fissava per i nostri pescatori quali zone di pesca, tutta la costa italiana ed anche una parte, oggi Jugoslava, fino circa a Zara. La perdita di questi territori, un tempo italiani, dopo la seconda guerra mondiale, provocò l’eliminazione di questa zona di pesca: quindi, dopo il 1945, con un trattato Italo-Jugoslavo si fissarono i limiti delle acque territoriali e la possibilità di pescare, per quanto riguarda gli italiani fino a Trieste. I metodi di pesca La coccia volante Questo metodo di pesca viene svolto da una coppia di barche di circa 20 metri. Di solito le barche partono all’alba, rimanendo in mare per circa 3-4 ore, viene inserito “l’occhio” (apparecchio che serve a individuare i banchi di pesce. Individuati i banchi di pesce si cala la rete che viene trainata dalle due imbarcazioni. Il pesce pescato viene suddiviso a seconda della qualità. In genere ogni giorno vengono prese circa 1000/1500 cassette di pesce azzurro (sardine, sarde, alici, sgombri,ecc..). Queste vengono possibilmente vendute ai commercianti, in quanto maggiori sono le possibilità di guadagno e all’Aima. Quest’ultima ritira ogni giorno 1500 cassette di alici, che vengono trasformate in mangime. I ramponi La pesca con i ramponi si svolge con delle casse di ferro con denti saldati in una lama quanto il rampone. I ramponi sono di due tipi: uno per le sogliole, l’altro per le capesante. È una pesca massacrante per il lavoratore costretto a uno o due soli giorni di riposo settimanali e ad uno sforzo enorme. I parancai La pesca con i parancai si effettua con una barca di circa 10 metri. Il “parancalo” è un filo di nailon lungo 300 metri, con tanti ami distaccati un metro dall’altro. Con i parancai si pescano anguille, passere e “go”. La pesca delle vongole La pesca delle vongole si svolge con delle attrezzature meccanizzate. Dalla poppa della barca viene gettata un’ancora del peso di circa un quintale. Si procede poi, con una barca finché il cavo d’acciaio del vericello non è in tiro. Viene poi gettata in acqua una specie di cassa trascinata dal vericello ingranato e collegato con una cinghia al motore della barca. Quando si è vicini all’ancora, la cassa viene alzata e le vongole riversate in coperta, e vengono messe con un badile, in un “tamiso” (attrezzo per pulire, dividere le vongole dalle piccole e da eventuali crostacei). ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 21 I re La pesca dei “re” si effettua con piccole barche. La rete, è lunga circa un chilometro e alta un metro e mezzo. Si pescano per lo più, sogliole, passere e cefali. La pesca delle vongole Natanti e antichi metodi di pesca La pesca sempre stata a Chioggia una delle attività principali, anzi per molto tempo, quasi l’unica attività svolta.Spesso anche le donne hanno partecipato a tale attività aggiustando o costruendo le reti o vendendo (questo solo a Sottomarina data una diversa visione del ruolo della donna) il pesce catturato dagli uomini. Fin da tempi antichissimi ci sono giunte notizie sull’arte della pesca, tramandato da padre e in figlio. Le barche più antiche, adottate nel compartimento marittimo di Chioggia sono le tartane,e le sardellere. Le tartane erano barche molto robuste e stabili e vennero anche usate, già dal XIV secolo, come velieri e barche da combattimento da parte della marineria veneta. Le sardellere venivano usate quasi esclusivamente per la pesca delle sardine. Nell’ottocento cominciò la decadenza delle tartane ed iniziò l’epoca del bragozzo. GLI SQUERI I bragozzi chioggiotti venivano costruiti per lo più in piccoli cantieri detti squeri, condotti da maestri d’ascia che si tramandavano scrupolosamente i segreti di costruzione di padre in figlio. Erano semplici edifici costruiti da tre pareti in muratura, su cui poggiava il tetto e da una facciata aperta, rivolta verso il canale, dotata di massicce porte in legno, scorrevoli, alte circa 6 metri. Al di sopra era collocata, in mezzo al frontone, una sacra icona, detta cesiòla, costituita da un pannello di legno di forma poligonale, sormontato da una rozza cornice di protezione. Tutte le principali fasi di costruzione del natante si effettuavano nella parte interna, detta tènza, ultimate le quali venivano aperte le porte scorrevoli e si procedeva al varo della barca al grido “a xe sui vasi, a xe molao, tirève in là, a va, a va …..” Le varie operazioni erano piuttosto complesse e a tale scopo si usava una quantità di attrezzi vari, ciascuno avente una propria denominazione; queste operazioni seguivano un ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 22 rituale prestabilito, che iniziava con la costruzione dell’ossatura vera e propria del bragozzo fino alla sua decorazione esterna ed interna. I cantieri erano situati lungo la riva Est del canale San Domenico e in parte quella Ovest del Canale Lombardo. Suggestiva e festosa era la cerimonia del varo di un bragozzo nuovo, il quale, prima di farlo scendere in acqua, tutto addobbato a festa, veniva benedetto, dopo aver recitato una preghiera. A varo avvenuto, questo era festeggiato con una ganzèga, un rinfresco a base di vino con sardèle salae, canoce e buli, a cui partecipavano tutti. Uno degli oggetti più frequenti presenti negli squeri chioggiotti era la cassèla d’ambuòlo, cassetta a tre scomparti contenente una spugna e terra rossa, usata dai carpentieri, che vi tingevano un filo con il quale segnavano il legno da tagliare. Nel 1976 operavano in Chioggia soltanto sette cantieri, oggi ulteriormente decurtatisi, contro i 141 operanti nel 1876. IL BRAGOZZO Con l’ottocento iniziò il periodo del bragozzo. Visto l’alto prezzo delle tartane e delle relativa attrezzatura, la proprietà di quest’ultima era rivolti a pochi armatori, con l’avvento del bragozzo si ampliò la possibilità di possedere una imbarcazione da pesca dalle grandi dimensioni. Vari pescatori però per acquistare una imbarcazione si indebitarono spesso per tutta la vita. Generalmente la barca si pagava con un anticipo alla consegna e successivamente con delle rate mensili di 12/14 lire. Il prezzo pattuito e le eventuali dilazioni, venivano discusse tra il costruttore e il pescatore, nelle pubbliche osterie, luoghi da sempre, in Chioggia, di incontro, di giogo ed anche di contrattazione. Una volta stabilite le modalità, inizia la fabbricazione del naviglio, e prima che questo sia del tutto ultimato, prima di mettere l’ultima finitura, la cosìdetta “pezza benedetta”, il padrone era obbligato a pagar da bere a tutti i lavoranti, come aveva già fatto prima di iniziare la lavorazione (bagnare l’asta). Nella barca viene lasciata una fascia bianca che serviva successivamente per dipingervi un angelo, una madonna o altro. Il varo è il momento delle festa: la speranza era di un avvenire migliore anche se più delle volte non era così a causa dei grossi debiti. La barca veniva addobbata a festa, con bandiere e “masi” (due piccoli cerchi introdotti uno sull’altro foderati di bombasi e fasciati di corde colorare). Quindi si mangiava e si beveva tutto spesato dal proprietario e non ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 23 mancava nemmeno il momento religioso dove un sacerdote benediva la nuova imbarcazione con l’acqua santa. La costruzione: Il bragozzo, costruito nello squero mediante i sesti (sagome prefissate, che servivano a ricavare le corbe, cioè le ordinate dello scafo), verso la fine dell’ottocento era lungo 12 metri e mezzo, largo 3,15 e alto 1,05 metri. Il timone raggiungeva la lunghezza di quasi 4 metri. Il fasciame veniva piegato con il fuoco, ottenuto bruciando una qualità di canna palustre: il legno era riscaldato e, tenendolo sempre umido con fango, si cercava di dargli la curvatura voluta. Terminata la coperta, si procedeva alla rifinitura e poi alla calafatura, effettuata per mezzo di stoppa catramata, inserita negli interstizi mediante appositi scalpelli e battendo con un grosso martello, detto magio. Quindi lo scafo era ricoperto all’interno e all’esterno di pece (la pégola). Poi si fissava l’albero di maestra, cui provvedeva l’alborante ed erano issate le vele, confezionate dal velèro oppure tagliate e cucite dagli stessi uomini, mentre alle reti da pesca provvedevano le donne della famiglia. Particolare attenzione era riservata alla costruzione del timone, la parte più robusta dell’imbarcazione, poiché svolgeva anche, in parte, le funzioni della chiglia: per costruirlo si usava una nutrita schiera di attrezzi: morsetta, pialla, verìgola, mazzuola e martello. Non mancava a prua del bragozzo il fogòn, ossia il braciere costituito di solito da una semplice cassa rettangolare foderata di lamiera di zinco, che serviva per la cottura del cibo. Lo scafo di un bragozzo risultava molto robusto e resistente alle continue sollecitazioni, consentendo l’utilizzo di questa imbarcazione anche nelle più difficili situazioni. Nel 1889 il costo di un bragozzo completo da 36 piedi veneti (circa 12,5 metri), per cassa pronta, era in totale di £. 4.530,5. Le vele: La vela è sempre stata il simbolo, l’emblema caratteristico e più appariscente del bragozzo chioggiotto, tanto è vero che il vigariolo (un pescatore divenuto avvistatore marittimo) riconosceva a distanza i vari “paroni” dei bragozzi dal colore e soprattutto dalle raffigurazioni dipinte sulle vele. Normalmente le vele dei bragozzi chioggiotti alla seconda metà dell’800 erano due per quelli di misura maggiore e una per quelli di misura minore. Erano gli stessi pescatori o le loro donne che confezionavano la vela, cucendo insieme 34-35 sfèrzi (cioé teli), non senza aver prima praticato col coltello il taglio di sotto, per darle la giusta obliquità. Poi gli uomini si interessavano di armarle. Esse venivano armate nel tradizionale sistema di origini remote, che si può far risalire all’epoca delle galere , e definito come armatura alla pescatora: così era possibile far assumere alla vela anche una certa forma a sacco, che consentiva di sfruttare meglio il vento. Quindi si procedeva alla dipintura delle vele usando i colori più facili da reperire ai quei tempi: l’ocra, il rosso mattone, il nero e a volte l’azzurro, il verde e il marrone. La colorazione delle vele veniva fatta con la teréta, colore in polvere, che veniva sciolta in acqua di mare; esse venivano poi poste al sole ad asciugare, quindi gettate nell’acqua di mare per togliere la polvere lasciata dalla pittura ed infine esposte ancora al sole perché asciugassero definitivamente ed essere così pronte per l’uso. Le decorazioni: Un tempo lo scafo dei bragozzi veniva abbellito con varie decorazioni. A prua erano dipinte ad olio figure alate nell’atto di suonare la tromba, dette ànzoli (Angeli), o soggetti sacri, insieme, ai lati, alle pesséte che, se contornate o incorniciate, dette bòli. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 24 Scopo di questi dipinti era, ovviamente, quello di ottenere la protezione dei Santi o della Madonna. Altri dipinti piuttosto comuni erano: colombe bianche col ramo d’ulivo, dischi solari, piccoli occhi. Si tratta di tradizioni di origine cristiana o egiziana. Spesso i pescatori chioggiotti personalizzavano le loro imbarcazioni con disegni geometrici molto semplici: stemmi o bandiere relativi al luogo di provenienza. Gli Angeli (Anzoli) erano dipinti di solito da qualche pescatore provetto nel disegno, che era appunto chiamato el pitoréto dei Anzoli. Sui bragozzi chioggiotti si vedevano sovente riprodotte immagini dei Santi Patroni, della Madonna della Navicella, della Passione di Gesù, di San Giorgio ecc. Altre pitturazioni si potevano osservare all’interno dello scafo, a prua e a poppa. A prua appariva un proprio e vero dipinto a olio, mentre sui parapetti dei boccaporti si ammiravano soggetti vari, a seconda della fantasia dei pescatori. A poppa la tradizione voleva che fosse dipinto, all’interno della murata, il nome del proprietario e la località di provenienza con nel mezzo un crocefisso, mentre all’esterno, sui fianchi, si riproduceva il nome della barca contornato da fantasiose cornici. Le compagnie Le zone di pesca battute dai chioggiotti erano: il litorale istriano e le coste romagnole. Furono formate per la pesca all’estero delle compagnie di 18/20 bragozzi, con a capo un pescatore audace e particolarmente esperto. Prima di partire insegnava una specie di codice cifrato a tutti gli altri pescatori: ciò consisteva nel battere con un bastone di legno, a seconda del suono prodotto si doveva capire se “calare le reti, veleggiare e entrare in un porto ecc”. Nell’imbarcazione del capo pesca vi erano generalmente due lanterne sempre accese di notte: l’una segnalava che quella era la barca del “capo” e che quindi era il punto di riferimento per qualsiasi problema, l’altra, situata a metà imbarcazione, era sempre accesa e se veniva spenta significava che ognuno doveva salvarsi con il proprio bragozzo, poiché il capo pesca non era in grado di salvare nessuno. I naufragi e conseguentemente le morti in mare sono stati degli elementi continuamente presenti nel lavoro della pesca. Delle testimonianze indirette sono canti, poesie e preghiere anche le Tolele (o ex voto) presenti nelle chiese, in particolare in quella di S.Domenico che testimoniano tali pericoli. Le partenze da Chioggia per il “Quarnero” avvenivano i primi di novembre, il ritorno il venerdì Santo. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 25 Era questa una data quasi obbligatoria; la religiosità dei pescatori, spesso frammista a superstizione, non permetteva di vivere fuori casa, i giorni della morte e della resurrezione. All’origine vi è però un motivo più pratico: nei mesi di marzo e aprile, quindi quando cade la Pasqua, non era necessario pescare lontano perché anche le zone vicino a Chioggia erano ricche di pesce e anche perché con il periodo più caldo era più difficile conservare il pescato. La pesca all’estero comportava dei problemi per il trasporto del pesce che questo doveva essere venduto solamente a Chioggia o a Venezia. Il trasporto del pesce veniva tramite le portolate, ogni 5/7 bragozzi vi era una di queste barche, che partiva appositamente da Chioggia. Quando vi era però la necessità di sbarcare in tempi brevi il pescato a causa di maltempo o di calma assoluta di vento il lavoro delle portolate veniva svolto direttamente dai bragozzi. La funzione delle portolate non si esauriva nel trasporto del pesce ma anche degli effetti personali dei pescatori. Non essendo il capopesca capace di leggere e scrivere invece di porre il nome di ogni singolo componente l’equipaggio, metteva il simbolo della vela per segnare in un libro i dati del pescatore, i soldi dati, le spese per il mangiare. Anche la numerazione era particolare; era un misto di numeri latini e probabilmente di altri di origine fenicia o etrusca. Il trasporto del pesce ha sempre rappresentato un problema: spesso, causa la mancanza di vento, il pescato doveva essere gettato in mare poiché non si potevano aspettare più giorni, non essendoci alcun modo per conservarlo. Solo con l’introduzione del motore permetterà celermente il trasporto, e quindi la possibilità di commerciare del pesce fresco. PIATTI TIPICI Chioggia, capitale della pesca e centrale europea di produzione orticola possiede una tradizione culinaria vecchia di secoli e una cucina tipica. Ecco alcuni piatti caratteristici. Antipasti Boboli de vida : lumachine condite con olio e prezzemolo. Bibarasse in cassopipa : vongole cotte con un soffritto di cipolla. Cape sante al forno : cotte con aglio e prezzemolo nel guscio con l’aggiunta di cognac. Granseole : polpa di granchio bollito,condito con olio,limone e spezie. Sardele salae : sardine o acciughe crude conservate in strati di sale e servite con olio crudo. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 26 Primi piatti Broeto : tranci di pesce o molluschi vari (buli, lucerne, code di rospo, rombo, polipi, calamari, scarpene, cape sante, anguille, ecc.) cotti su una salasa di olio, cipolla e aceto.Si serve con crostini di pane. Bigoli in salsa : spaghetti con salsa di aglio,olio,cipolla,prezzemolo e filetti di acciughe. Spaghetti co le bibarasse : spaghetti conditi con vongole. Risotto a la pescaora : riso con l’aggiunta di alcuni pezzetti di pesce (moli, passere, ecc.) bollito nel loro sugo. Risotto a la ciosota : riso cotto su una salsa di varie specialità di pesce fritto e bollito con aglio, parmigiano e vino bianco. Risotto di sepe : riso condito con seppioline fritte o bollite con l’aggiunta di olio e prezzemolo. Minestrone : zuppa con vari legumi tipici degli orti locali. Secondi piatti Bisato in tecia : anguilla in salsa di pomodoro e vino bianco. Sepe nere : seppie tagliate a liste bollite in un soffritto di cipolla e aglio, con l’aggiunta di vino bianco, pomodoro e spezie. Sardele in saore : sardine o alici fritte e conservate in una salsa di cipolle soffritte e aceto. Moleche frite : granchi in muta fritti in abbondante olio. Risi e vuovi : uova di seppia bollite e condite con olio,aceto e spezie. Pesse rosto incovercià : varie specialità di pesce marino e lagunare (sogliole, lucerne, sgombri, sardine, ecc.) arrostiti sulla brace e riscaldati in un tegame coperto con olio, aceto, vino e aglio. Contorni Radicio de Ciosa : (tipica specialità locale denominata la “Rosa di Chioggia” che va sfogliata o tagliata longitudinalmente). Può essere servito condito con olio e sale, arrostito alla brace, fritto in cotolette. Castraure scaltrie : carciofi novelli con aglio, olio e prezzemolo. Fundi de art icioco : fondi di carciofo lessati e conditi con olio e formaggio gratuggiato. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 27 Dolci Nei vari periodi dell’anno : Papini : ciambelle sottili di pasta dura tipici del periodo pasquale. Sugoli : crema di uva nera e farina. Pevarini col miele : bastoncini formati con impasto di cioccolato, anice e pepe. farina, melassa, mandorle, Smegiassa : focaccia formata con un impasto di miele nero, zucca, uva passa, pinoli e zucchero. Pane Bossolà : tipica specialità riconosciuta come <<pane di Chioggia>> a forma di anello, fragrante e croccante, facile da conservare. PERSONAGGI FAMOSI ALDO E DINO BALLARIN Fratelli. Giocatori di calcio nel Grande Torino, periti nella strage di Superga con tutta la squadra. GIOVANNI DONDI Studioso di filosofia, medicina e astronomia del XIV sec. Compose un famoso planetario, volgarmente detto orologio, che oltre alle ore del giorno e della notte, i segni dello Zodiaco, rappresentava il corso dei principali pianeti allora conosciuti. NICOLÒ DE' CONTI ESPLORATORE – NAVIGATORE (1395-1469) - Viaggiatore e commerciante,, meno conosciuto di Marco Polo, ma non per questo meno avventuroso. Buon marinaio, commerciante più amante dell'avventura che degli affari, s'era messo in testa di scoprire i misteriosi luoghi d'origine delle spezie. Cominciò aggregandosi ad una numerosissima carovana persiana di circa 60 persone, con cammelli e merci. Si attraversò il deserto, poi l'Eufrate, il Tigri, la grande Bagdad, l'antica Babilonia, Bassora fino al Golfo Persico. E poi per mare, l'isola di Ormuz, Calacat alla volta dell'Oceano Indiano. Arrivò fino a Calcutta. Si fermò a Pudifetan e vi stabilì la sua base commerciale, lontano dai pirati che lo avevano minacciato nella vita e negli averi nel tratto di costa precedente. Da qui furono molti i viaggi nel Deccan meridionale, Ceylon, Mailopur. Neppure le nozze con la figlia di un mercante cattolico lo trattenne dalla sua curiosità di andare avanti. Se la portò via con sè, facendo della barca la sua casa con ben quattro figli. Navigò nel golfo del Bengalafino a Sumatra e raggiunse la regione del Gange che risalì ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 28 controcorrente per 15 giorni fino a Pegù, che mai nessun europeo aveva mai toccato, e il Catai. Riprese la navigazione verso le isole del Mar di Sonda fino ad arrivare alle Molucche. Oltre i confini della terra conosciute. Grandissima esperienza la sua ad osservare flora, fauna, costumi, ad apprendere lingue, abitudini, comportamenti e religioni diverse. Quando nel 1449 ritornò stanco nella sua Chioggia, riprese il posto che spettava alla sua famiglia in Consiglio, ricoprendo varie cariche civili. Offrì notizie di grande interesse per la cartografia nautica ed utili indicazioni a fra Mauro, l'autore del famoso mappamondo, ora alla Marciana, dove si registra per la prima volta che l'Oceano Indiano è un tutt'uno con gli altri mari. CRISTOFORO SABBADINO "Il Moretto" Nato a Chioggia nel 1489. Fu il più illustre ingegnere idraulico dei suoi tempi. Operò per deviare i fiumi dalla laguna veneta. Nel "Trattato delle acque" analizzò la laguna dal punto di vista storico idrografico, lasciando pregevoli rilevamenti tipografici. GIUSEPPE ZARLINO Fu personaggio importante nel campo della musica corale e strumentale del XVI sec., tanto da essere considerato il "restauratore della musica". Compose brani a carattere liturgico e fu direttore a vita della cappella Marciana di Venezia. Scrisse anche opere filosofiche e matematiche. GIOVANNI DELLA CROCE detto "Il Chiozzotto" Contemporaneo di Zarlino, che fu il suo maestro, fu direttore della cappella di S. Marco. Compose musica sacra e profana e celebri sono i suoi "madrigali". La sua opera è oggi oggetto di studio da parte di musicologi, soprattutto stranieri. ROSALBA CARRIERA È la più celebre ritrattista della prima metà del '700. Immortalò a Parigi, Vienna, Roma, Londra, Dresda i più famosi personaggi dell'epoca. Le sue opere sono conservate nelle Gallerie di Venezia, all'Accademia di Dresda, al Louvre, ecc. Due disegni sono conservati nella sala del Sindaco, in Municipio. GIUSEPPE OLIVI (1769-95) Morto in giovanissima età, a soli 26 anni, lasciò un'opera fondamentale sullo studio della fauna marina: la "Zoologia adriatica", che risultò la prima sistemazione organica della materia, tanto da essere considerata, dagli studiosi di tutto il mondo, come basilare per la ricerca scientifica moderna. STEFANO ANDREA RENIER (1759-1830) Fu insegnante di Storia Naturale all'università di Padova e collezionò conchiglie e animali dell'Adriatico. Importanti alcuni suoi testi di zoologia e mineralogia. Scuola dei naturalisti chioggiotti Si sviluppò tra la seconda metà del 1700 e la prima metà del 1800. Incentrò la sua attività sullo studio dei vari aspetti dell'ambiente lagunare e marino, strettamente collegati all'esperienza lavorativa dei pescatori. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 29 ELEONORA DUSE Un suo busto bronzeo si trova nella sala del Consiglio comunale e una lapide nella calle che porta il suo nome. Quest'attrice del mondo" era una "figlia d'arte", nata in una famiglia di teatranti. Il nonno, Luigi Duse, fu l'inventore del personaggio comico molto popolare di Giacometo Spasemi, il fondatore del teatro "Duse", poi "Garibaldi", che sorgeva fino all'ultima guerra proprio di fronte al Caffè Pedrocchi di Padova. Lo stesso suo padre, Alessandro, continuò l'eredità familiare, facendo parte di quella compagnia Duse - Laguna: dove mosse i primi passi ancor bambina Eleonora. Nata dunque in tournée, l'attrice fece ritorno a Chioggia quando aveva cinque mesi. Un ritorno che resterà abituale per molti anni, che si faceva per trovare per ritrovare parenti o addirittura per esibirsi "in patria". Come fece all'età di cinque anni, a sette e in una serata a 14 anni nel ruolo della Giulietta shakespeariana. Da quel momento spiccò il volo recitando nei teatri dell'Europa e dell'America in lunghe tournée. Quando fu annunciata la notizia della sua morte, "la bandiera del balcone del palazzo comunale di Chioggia era a mezz'asta: sulle rive" raccontano le cronache del tempo, "al molo, in pescheria la gente non parlava che di Eleonora. La figlia Enrichetta, che si trovava a Cambridge, sposata con un docente di quella Università, fece seppellire la madre nel camposanto di Asolo in vista del Grappa come aveva desiderato la madre. Unico privilegio che restò a Chioggia fu quello di veder posta sopra la bara una propria corona accanto a quella dei Sovrani, del governo e della figlia. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 30 LINA MERLIN Non tutti sanno del profondo legame che ebbe con Chioggia la senatrice Lina Merlin (1887-1979), passata alla storia del costume italiano per aver fissato il suo nome alla notissima legge del 1958 che aboliva le case chiuse. Non solo la madre di lei fu una chioggiotta, Giustina Poli, maestra andata in sposa a Fruttuoso Merlin, segretario comunale a Pozzonovo, nel Padovano. Lina, assieme al fratello Mario (1889-1917), di poco meno di due anni più giovane, visse a Chioggia per tutta l'infanzia e la giovinezza presso la casa dei nonni, che s'affaccia sul Corso del Popolo e dove ancor oggi c'è una lapide che ricorda il luogo di nascita di Mario, giovane ed eroico capitano ridotto a brandelli dal cannone austriaco, nell'altipiano della Bainsizza, medaglia d'oro al valor Militare nella Grande guerra. Decisa oppositrice del fascismo, si battè per l'emancipazione femminile e per i diritti delle donne. SOTTOMARINA Sottomarina (in lingua veneta Marina) è un'importante località turistica e frazione del comune di Chioggia (VE) E’ la spiaggia di Chioggia dove 150 anni fa è nato il primo stabilimento balneare, uno dei primi d’Italia. Meta di numerosi turisti anche grazie al fatto che si trova vicino ad importanti città come Venezia, Padova, Vicenza e Ravenna. L'abitato ha antiche origini: alla fine del VII secolo era denominato Clodia minor. Il borgo era governato da un tribuno romano e poteva contare su importanti chiese, un ospedale e un castello a torre. Quella che doveva presentarsi come una sottile striscia di terra a sud della laguna era collegata con Chioggia attraverso un ponte in muratura che per il canal Lusenzo raggiungeva l'isola di San Domenico. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 31 La conformazione territoriale di Sottomarina subì numerose trasformazioni nel corso dei secoli: completamente distrutta nel 1379 durante la guerra tra genovesi e veneziani, Sottomarina rimase disabitata e soggetta a continue inondazioni per la scomparsa delle difese a mare. La ricostruzione avvenne nella seconda metà del XVII secolo. Alla fine del XIX secolo il fiume Brenta venne deviato, e durante gli anni trenta fu costruita la diga sud del porto di Chioggia (San Felice); i detriti portati dal mare allargarono di molti metri il litorale, trasformando nuovamente il territorio. Attualmente la spiaggia e la zona turistica di Sottomarina sono attrezzate con alberghi, campeggi e residenze private per migliaia di posti letto. I"murazzi" di Sottomarina Si tratta di muraglioni in pietra d'Istria la cui costruzione, iniziata nel 1741 in sostituzione di protezioni fatte di massi e palificate, serviva per salvare dall'impeto del mare l'abitato di Sottomarina e la laguna e si estendeva dal forte San Felice per 1200 metri. ISTITUTO COMPRENSIVO di OPPEANO – SCUOLA PRIMARIA di CA’ degli OPPI - Pagina 32