Sintomi 34 - ottobre 2013
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Sintomi 34 - ottobre 2013
sint mi numero 34 ottobre 2013 Liceo Scientifico Niccolò Copernico Prato We'll never forget you, Madiba Prato si veste di nero: terribile incendio nel macrolotto The measure of love is to love without measure. Victor Hugo Una nuova esperienza dal Comenius, "Three Poetic Recipes for Prato" E poi sport, la Kopertina,musica,curiosità e molto, molto altro ancora... Indice: L’EDITORIALE: Pag.3 di Jessica Ricotta CRONACA E ATTUALITÀ: Pag.4 Invictus - Silvia Mazzei Pag.5 Tutt'altro che abnegazione! - Luisa Liu Pag.7 Feste del guadagno - Sara Bichicchi Pag.8 Se tutti fossero stati a casa loro - Marco Logiudice Questa generazione.. - Sara Relli LE RUBRICHE: SPORT: Pag.9 Mamma li Turchi! - Fabrizio Taricone FILOSOFIA: Pag.10 Fenomenologia dello spirito (umano) - Angelo Mei QUOTIDIANITÀ: Pag.12 "Oddio ma quella sembra Belen Rodriguez!" No, ha solo il suo naso - Sara Bichicchi CURIOSITÀ: Pag.13 Abbronzatissima - Maria Huynh MUSICA: Pag.14 Inghilterra contro tutti - Tommaso Reggioli LIBRI/FILM: Pag.15 Tutti in fiamme per l'attesissimo sequel! - Marta Massenzi COPERNICANEWS: Pag. 15 News from Comenius Pag. 17 Pomeriggi d'attesa - Isabella Giusti LA VIGNETTA: Pag.19 di Stefano Ciapini LA KOPERTINA WAITING CHRISTMAS: Pag. 19 Una fantastica magia - Virginia Gelli ENIGMISTICA: Pag.20 - 21 Cruciverba - Federico Borrelli Editoriale Caro Babbo Natale, Quest’anno per Natale vorrei... sinceramente, non so nemmeno io cosa vorrei. Mi hai già riempito di giocattoli, vestiti, amicizie, gioie, entusiasmi, dolori che quest’anno, Jessica Ricotta ormai diciassettenne, non sa più cosa chiederti. Ebbene sì, diciassette anni mio caro “signor in rosso”, e proprio perché sono alla soglia della maggiore età, allora forse, una cosa da chiederti anche per quest’anno, ce l’ho: il mio Natale “da bambina” smarrito, perso. Chi l’avrebbe mai detto, io che un tempo ero quella bambina che ogni anno ti lasciava due biscottini la sera della Vigilia, che tu di solito assaggi prima di risalire per il camino, che io non ho neanche; io che ero quella bambina che la mattina del 25 Dicembre, con un balzo si alzava dal letto, si vestiva in quattro e quattr’otto e senza nemmeno far colazione, correva a vedere se mi avevi lasciato, sotto l’albero, il regalo che tanto desideravo. Ma quest’anno, caro Santa Claus, tutto questo desiderio, tutta questa voglia, non c’è più; anche mentre ti scrivo questa lettera mi sento strana, incompleta, avverto un senso di smarrimento che non riesco a dominare razionalmente.. sarò forse nell’epoca del Barocco? No, sto solo crescendo. Come tu ben sai, io e Peter Pan andavamo a braccetto in centro fino all’anno scorso, ma già a partire dal giugno scorso, ad un certo punto della mia vita, mi è comparso davanti un pasticcino con su scritto “mangiami”, e come Alice, sono cresciuta tutto ad un tratto, di altezza e di “carattere”. Quest’avvenimento, sebbene normale nella vita di un terrestre, per me ha segnato un forte cambiamento.. effettivamente, l’altro giorno, ho visto due capelli bianchi che, tranquillo, non hanno ancora superato il numero dei tuoi, ma non è questo l’importante: questo cambiamento segna la fine della mia epoca delle Fiabe e l’inizio di quella del Lavoro. Quest’anno frequento la classe quarta e sono una dei direttori del fantastico giornalino scolastico “Sintomi”, che anche questo mese è pieno di ottime tematiche attuali, di curiosità, quotidiane, propone, inoltre, l’inserzione della “Kopertina” curata dal club goliardico della nostra scuola e di nuovissimi rompicapo (spero di riuscire a fartene arrivare una copia il prima possibile, non temere Santa Claus). Lo so che questo non lo considerai “lavoro”, ma per me è già un buonissimo inizio: attraverso quest’esperienza sto cominciando davvero a comprendere cosa significa assumersi le proprie responsabilità e rispettare gli orari di lavoro, due valori tipici di un lavoratore medio; è da quest’anno che sto cominciando a sentirmi adulta, matura. E allora, mio caro Babbo Natale, ti prego aiutami, aiutami a ritrovare in me quello spirito natalizio che si sta svanendo sempre più, che sta sparendo dalla mia vita ogni giorno di più, supplica Dickens affinché possa far ritornare anche per me gli spiriti del Natale, perché forse, anche se ho quasi diciotto anni, una mia mano è sempre attaccata a quella di Peter Pan e l’altra a quella di Geronimo Stilton, e anche perché, adesso, che ho tirato fuori queste parole, rivelando e rivelandomi cosa sono diventata, la mia personalità necessita ancora quel regalo, che spero di trovare sotto l’albero. Buone Feste! tua, Jessica Buon Natale! Merry Christmas! Frohe Weihnachten! Feliz Navidad! Joyeux Noël! 3 Attualità Invictus di Silvia Mazzei It matters not how strait the gate, How charged with punishments the scroll, I am the master of my fate: I am the captain of my soul. 4 Il padre della lotta contro la segregazione razziale in Sud Africa, Nelson Mandela, si è arreso, per la prima ed ultima volta. Eroe della lotta all'apartheid nel Paese e premio Nobel per la pace nel 1993, è scomparso all'età di 95 anni. La sua vita ha ispirato canzoni e film, la sua scomparsa ha commosso il mondo. Su siti web, giornali e televisioni sono esplosi gli omaggi in onore del leader, le sue conquiste e le sue parole sono già storia, la sua figura è e rimarrà impressa nella memoria. La grandezza di quest’uomo divenuto simbolo della lotta per la libertà è nota a tutti noi, ma quello che non dobbiamo dimenticare è ciò che lo ha forgiato rendendolo eterno. Madiba, nome con cui veniva chiamato dall’etnia Xhosa, ha trascorso ventisette anni nella prigione di Robben Island, condannato all’ergastolo dal regime segregazionista bianco. Gli è stato permesso di vedere una sola persona e ricevere una sola lettera ogni sei mesi, spesso rese illeggibili dalla censura, è stato costretto al lavoro forzato estenuante: prima a spaccare pietre nel cortile poi, per 13 anni, a scavare in una cava di calce o raccogliere alghe fra gli scogli. I prigionieri politici lavoravano per otto ore al giorno. Molti di loro si ammalavano di tubercolosi o si rovinavano gli occhi. Mandela, quando uscì di prigione, non poteva più nemmeno piangere da tanto i suoi occhi erano secchi. Ma non ha mai pronunciato la parola vendetta. «Ho combattuto contro la dominazione bianca e contro la dominazione nera», ha detto nel discorso al suo processo Non importa quanto stretto sia il passaggio, Quanto piena di castighi la vita, Io sono il padrone del mio destino; Io sono il capitano della mia anima. nel 1964. «Ho accarezzato l’ideale di una società democratica e libera in cui tutte le persone vivano insieme in armonia e con pari opportunità. È un ideale che spero di vivere e di raggiungere. Ma se necessario, è un ideale per cui sono pronto a morire». Una volta eletto presidente nel 1994 - dopo la sua liberazione e la fine dell'apartheid - ha fatto della riconciliazione, voluta e cercata, il filo conduttore della sua vita. Ci vuole una forza quasi innaturale per rifuggire la tentazione della vendetta, per scegliere la via del compromesso, per stringere la mano al proprio carceriere, per tutelare anche quella minoranza che ti ha oppresso, nel tentativo di piegare il tuo spirito ed il tuo corpo. La dignità esemplare con cui ha vissuto la persecuzione senza cedimenti e senza mai cadere nella spirale della ritorsione fa di Nelson Mandela e della sua storia un emblema e un’eredità morale per l’umanità intera. Vorrei concludere riportando una parte del discorso in onore di Mandela del presidenti degli Stati Uniti Barack Obama: “Non è semplice tratteggiare il ricordo di un uomo, di ogni uomo; catturare con le parole non solo i fatti e le date che costituiscono una vita, quanto l’essenza di una persona, le gioie e i dolori privati; i momenti e le qualità in grado di illuminare l’anima di ognuno. Tutto questo è ancora più difficile, quando si tratta di un gigante della storia, una persona che ha mosso una nazione intera verso la giustizia, animando migliaia di persone in ogni parte del mondo (…)”. Un Un proverbio africano recita: “Un leone non muore mai, si addormenta soltanto.” Buon riposo Madiba. Tutt'altro che abnegazione! di Luisa Liu -Siamo incatenati da manette create da noi medesimi e non ci è data alcuna occasione per divincolarcene... o le occasioni ci sfuggono senza che ce ne accorgiamo? È un errore sin dal principio. E in principio siamo creatori, creatori delle nostre sciagure. Fautori di errori. Non è pessimismo, né storico, né cosmico, né generale. È realismo.Ho pensato che forse sarebbe stato più coerente, sempre che esista ancora il concetto di coerenza, lasciare una paginata bianca per richiamare tutti alla riflessione, al silenzio oramai trascurato. Un silenzio trascurato, dimenticato, perché siamo tutti troppo impegnati a lavorare o a quant'altro. Un silenzio che potrebbe riordinare l'entropia cosmica a cui il corso della storia inesorabilmente tende. Eppure è proprio questo silenzio che mi turba... È proprio la scelta migliore quella di rimanere in silenzio, celando in tal modo la verità? ...Le fiamme, il fumo, le urla, la disperazione, i brandelli di vita e di corpo: troppo per far finta di nulla... La verità è che, quando non si trae alcun profitto nel divulgare un fatto (e, anzi, si mette in repentaglio il proprio guadagno), il silenzio è la scelta più comoda. Un silenzio che cancella le orme del passato. Un silenzio distruttivo. Complice. Così per evitare che l'oblio prenda sopravvento un'ennesima volta, ho deciso di scrivere, rompendo il silenzio probabilmente sacro in un momento critico come questo. Ma non importa: un problema non si risolve con il silenzio. La situazione non può continuare così: i miei connazionali (come dovrei/potrei chiamarli altrimenti?) non possono continuare così... a vivere, a lavorare e a morire così: senza un nome, senza una patria, senza un'identità. Qualcuno sostiene che la condizione dei cinesi in Italia è equiparabile a quella degli ebrei, a loro tempo, in Germania: si trovano frantumati in fondo a una tazza di latte, trafitti da intolleranti gocce, come biscotti consumati, esterrefatti, logorati da lotte estrenuanti contro il liquido immerso. Schiacciati, frantumati, mescolati, eppure insolubili. Una miscela non omogenea non è una miscela. Eppure, personalmente, penso che, anche se così fosse, gli italiani non hanno neppure bisogno di creare lager con docce a gas: i cinesi se li creano da soli, rinchiudendosi nei cosidetti “Pronto moda”. Una vita segregata in fabbriche, capannoni, magazzini, cui strutture igeniche precarie, cui impianti di sicurezza non sono altro che una farsa di facciata, nient’altro. Un’esistenza limitata entro i confini del lavoro, all’insegna del lavoro. E lì muoiono senza lasciare alcuna traccia... come se non fossero mai esistiti. Mai. Eppure tutti sanno tutto, del resto siamo a Prato. Tutti sanno tutto, eppure nessuno osa/vuole rivelare quello che, del resto, tutti sanno. Non è nell'interesse né dei proprietari delle aziende, né degli impiegati/operai/schiavi (prima che dei padroni, della globalizzazione), né di nessun altro. Neppure di noi consumatori che, grazie alla loro manodopera a bassissimo costo, usufriamo prodotti che altro non sono che frutto dello sfruttamento. Tutti sanno tutto eppure la vera verità rimarrà celata per sempre, non emergerà mai. Una di queste verità di cui non sapremo mai nulla, oltre alle identità degli operai che lavoravano nel capannone, è proprio il numero di questi lavoratori. A conferma di questo, il bilancio dei morti continua a salire con il trascorrere del 5 tempo, quello spietato tempo che ha trasformato i letti all’interno delle fabbriche totale, olistica, noumenica. Pertanto sta a noi adoperare la ragione, oltre che all’intelletto, e dovuto allo sfregamento di metalli, ma non ne abbiamo certezza. Senza dubbio, però, la presenza di materiali facilmente infiammabili come il nylon hanno facilitato la propagazione dell’incendio. Pertanto ci verrebbe da chiedere: “E le strutture di sicurezza?”. Ne tratta meticolosamente Adele Ratti, studentessa della 3Ds del nostro liceo Copernico, che, con la sua opera “La faccia deli angeli”, ha vinto il concorso sulla sicurezza del lavoro “Come dici sicurezza?”, creato in memoria delle tre signore cinesi vittime del sottopasso di via Ciulli. Dal racconto emerge prepotentemente la mentalità pragmatica, che inesorabilmete pervade ogni altro ambito. Tuttavia, nonostante il grigiore di fondo, ha una sfumatura rasserenatrice: “in momenti come questi non bisogna piangere, è inutile; le lacrime, come ben si sa, rattristano le persone che stanno attorno; quindi bisogna sorridere sempre, come gli angeli, così chiunque ci guardi, riderà a sua volta. Con un semplice sorriso si potrà donare tanta felicità...”. Sappiamo tutti che si tratta di una bugia, di una menzogna, di un’illusione... eppure forse sarà proprio grazie a questa menzogna che riusciremo a rialzarci... Dunque immergerci nella menzogna è l’unica via? No, è una delle due vie: l’altra è portare alla luce la vera verità... tuttavia è certamente più complicata, intricata, di conseguenza evitata. Eppure viene spontaneo chiedersi se ci voleva proprio il fumo impregnato di materiale tessile e amianto per diradare la nebbia che da vent’anni nasconde Prato. A mio parere nemmeno basta. ...Come sosteneva Hegel, conoscendo i fenomeni solo all’interno dei contesti non si approda nella verità “intera”, al limite si perviene ad una verità parziale, settoriale, femenomenica. Solo riconoscendo fuori dai contesti si perviene ad una verità talvolta fenomeni così evidenti come questi, pur essendo così evidenti, tuttavia ci sfuggono. E con questi le occasioni." in bare... del resto chi ci assicura che siano solo 7? Un evento tragico che si è trascinato con sè oltre sette vittime. Probabilmente è stato un mozzico di sigaretta mal spento o una bombola malfunzionante o una scintilla 6 coniugarla con la storia... Ancora una volta, bisogna ammettere che talvolta fenomeni così evidenti come questi, pur essendo così evidenti, tuttavia ci sfuggono. E con questi le occasioni. "Ancora una volta, bisogna ammettere che Feste del guadagno di Sara Bichicchi Finalmente sta per arrivare la festa più attesa da bambini e ragazzi: il Natale. Per noi studenti porta soprattutto le sospirate vacanze, ma, mai come negli ultimi anni, il Natale è diventato anche un evento commerciale. Alla televisione, già da qualche settimana, si sentono pronostici e sondaggi sulla spesa media degli italiani per regali, addobbi, cenone e quant’altro; si riesumano i dati del 2012 e si confrontano con le previsioni di quelli di quest’anno. Persino Babbo Natale, simbolo per eccellenza di questa festività, è al centro di un piccola “favola commerciale” molto diffusa sul web. In tanti, infatti, credono che fino a meno di un secolo fa il suo abito fosse verde e che sia stata la Coca Cola a vestirlo di rosso, per utilizzarlo in una campagna pubblicitaria. In realtà le prime immagini di Babbo Natale in rosso risalgono al 1869, in “Santa Claus and his works” di Thomas Nast, quindi circa cinquant’anni prima delle pubblicità incriminata, realizzata intorno al 1920. Nonostante non sia difficile trovare su internet una delle foto di Nast, la versione che attribuisce alla Coca Cola il “restyling” di Babbo Natale, sebbene sia smentita pure su Wikipedia e su altri siti, continua a godere di una certa popolarità, dovuta, secondo me, soprattutto al suo realismo. Oggigiorno siamo così abituati al mondo del marketing e alle pubblicità che utilizzano i testimonial più svariati, che non ci sembrerebbe poi così strano se anche il Babbo Natale che conosciamo fosse stato reinventato per un fine meramente commerciale. Purtroppo, spesso gli interessi finanziari surclassano e a volte addirittura modificano le tradizioni, se non sono sufficientemente redditizie. L’esempio più eclatante è quello di Halloween, un’altra festa molto amata dai giovani, che non fa parte del bagaglio culturale italiano, ma è stata letteralmente importata dai paesi anglosassoni, non tanto per fare divertire i bambini a chiedere “Dolcetto o scherzetto?”, quanto perché comprende un giro d’affari non indifferente. Anche restando in ambito natalizio, basta osservare un po’ più attentamente i numerosi spot trasmessi alla televisione per accorgersi che il lato pubblicizzato è sempre quello commerciale: si mostrano giocattoli, panettoni, ancora giocattoli e panettoni, sebbene questi non siano il vero “cuore” del Natale, o almeno spero davvero che non lo siano diventati, però sono la parte che porta profitti. Insomma, alla storia dei Magi che, fino a qualche decennio fa, veniva raccontata ai bambini, è subentrata quella del villaggio di Babbo Natale in Lapponia, di nuovo non tanto per la gioia dei bambini, quanto per aumentare i guadagni: Babbo Natale porta i giocattoli ai bambini e qualcuno dovrà pure comprarli questi giocattoli! Questo, secondo me, è il lato peggiore della feste nostrane, perché rimane nascosto sotto l’atmosfera di allegria e gioia tipica delle festività, ma, senza che ce ne rendiamo conto, ogni tradizione viene passata in rassegna e i suoi profitti valutati; poi, se i risultati non soddisfano le aspettative, si cerca qualche espediente per migliorarli o si “adottano” usanze straniere. In questo modo, però, si perde l’identità dei singoli popoli e di questo passo in futuro potremmo anche trovarci a celebrare feste che per noi non hanno alcun significato, un po’ come succede già con Halloween; in questo caso le unici a festeggiare davvero saranno le grandi multinazionali e i loro conti bancari. 7 Se tutti fossero stati a casa loro di Marco Logiudice Molte volte ho sentito persone dire: “ Se tutti gli immigrati stessero a casa loro, si starebbe molto meglio e non ci troveremmo in questa situazione di degrado.” Allora stanco di queste frasi prive di logica mi sono detto: “ Se per davvero tutti fossero stati a casa loro, come ci troveremmo?” Premetto che molte delle cose che leggerete, molto probabilmente, sarebbero accadute ugualmente in un modo o nell’altro. Inoltre parlero’ di cose di utilizzo quotidiano, niente di serio, penso che tutti abbiano il diritto di abitare in qualunque parte del mondo anche se non hanno fatto niente di speciale per l’umanita’, quindi prendete tutto quello che leggerete con le pinze. Direi di iniziare con tutti coloro che possiedono un terminale Apple ( iPad, iPhone, iPod ,Airbook etc..): ok, questi rimarrebbero senza i loro amati oggetti tecnologici, in quanto Steve Jobs sarebbe stato un cittadino Siriano qualunque, proprio come i nonni ed i genitori. Se Levi Strauss fosse rimasto in Baviera al posto di andare a New York City, nessuno di noi camminerebbe con dei Jeans addosso. Se John Roebling fosse rimasto in Germania, non esisterebbe il ponte di Brooklyn e molti altri ponti a sospensione. Se il Tedesco Homer Groening non si fosse sposato,negli Stati Uniti, con la Norvegese Margaret Ruth, non sarebbe nato Matt Groening e noi non conosceremmo ne’ I Simpson ne’ Futurama. LeBron James, Kobe Bryant, Micheal Jordan, Hakeem Holajuwon e molti altri non avrebbero mai solcato il parquet dei campi da basket e noi non avremmo potuto godere delle loro spettacolari abilità. Sul nostro iPod non ci sarebbero I Beatles, Rihanna, 2Pac, i Nirvana ( I Parenti di Kurt Kobain erano di origine scozzese, irlandese e francese da parte di padre e irlandese, tedesca ed inglese da parte di madre) e molti altri. Se Xiao Long non fosse nato a San Francisco forse in molti avrebbero continuato a chiamarlo Xiao Long o Li Yuen Kam e nessuno lo avrebbe conosciuto come Bruce Lee. Inoltre Mandela sarebbe stato un sud-africano qualunque, Obama non sarebbe neanche nato e, molto probabilmente, neanche io. Con tutto questo, non voglio fare una noiosa lista bensì voglio solo dire che il processo di immigrazione c’è stato e sempre ci sarà, bisogna solo riuscire a vedere le persone che arrivano nel nostro paese come risorse e non come inutili disperati privi di speranza. Questa generazione.. di Sara Relli 8 Ci sono film che, partendo da una storia personale, riescono a descrivere un’epoca con tutte le sue contraddizioni; qualcuno ha tristemente detto che “Giovane e Bella”, il film da poco uscito del regista francese Ozon, descriva la nostra. “Giovane e bella” è la storia di una ragazza diciassettenne, Isabelle, che, sotto il falso nome di Lea, si prostituisce. Ma non per soldi. Per i soldi, invece, si sono prostituite per mesi due ragazzine a Roma, in un appartamento in viale Parioli. Stupisce che un giro di prostituzione minorile avvenga in uno dei quartieri considerati chic della capitale, un quartiere che durante il regime fascista era destinato ai gerarchi e ai funzionari statali. Un quartiere importante, dove una madre non si accorge della figlia che si prostituisce, pensando che spacci ‘soltanto’, nonostante la ragazza torni a casa con montagne di soldi, che poi spende a piacere per Iphone o vestiti. “Noi vogliamo troppo! Per guadagnare tutti questi soldi, o spacci o ti prostituisci. Io voglio una possibilità economica mia: o vado a spaccià la droga o faccio questo”: proprio questo ha dichiarato la ragazza durante un interrogatorio. Invece la madre dell’altra ragazzina quattordicenne era lei a spingere la figlia a prostituirsi “Perché io sto a corto. Dobbiamo recuperà.” La scuola, lo studio, una cultura, tutto questo si può e si deve mettere da parte, perché, fino al punto che la madre stessa minaccia di ritirare la ragazza da scuola se lo studio la distoglie dall’occupazione per lei principale. Come spiegare la storia di ragazze e ragazzi pronti addirittura a partire dalla Puglia per prostituirsi in cambio di una ricarica da venti euro? Ha veramente dei valori una società in cui il possedere, la ricchezza, i vestiti firmati e l’apparenza diventano un’ossessione che fa perdere la propria dignità? Certo, gli esempi che abbiamo davanti agli occhi ogni giorno sono eloquenti: si comprano voti in cambio di soldi e si rinnegano facilmente le proprie opinioni. “Se mi voti, ti regalo…” è un qualcosa che si dice o si sente dire abitualmente, quasi a mo’ di scherzo, come un qualcosa di ormai insito nella nostra società, a tutti i livelli, anche a scuola. Stiamo forse raccogliendo i frutti di vent’anni di televisione commerciale, pieni di veline e stupidi quiz? “Questa generazione non ha nessuna meta da raggiungere” cantano i Jefferson Airplane in una canzone di tanti anni fa. Quali mete dovrebbe raggiungere la nostra società? Le Rubriche Mamma li Turchi! SPORT di Fabrizio Taricone Quante volte tortureremo i nostri amici juventini con questa frase? Probabilmente all’infinito. La fase a gironi della Champions League, come sappiamo tutti, si è conclusa. I risultati delle italiane sono noti: Juve e Napoli fuori, Milan dentro. “Il calcio è strano Beppe”, direbbe il buon vecchio Caressa, e chi di noi non l’ha pensato d’altronde dopo queste prime sei giornate di Champions? Il Napoli esce dalla maggiore competizione Europea a testa non alta, altissima. Nel girone di ferro, con Arsenal (Prima in Premier League), Borussia Dortmund (vicecampione d’Europa) e Marsiglia, il Napoli conclude il girone terzo a 12 punti. MAI nessuna squadra nella storia della ormai Ex coppa dei campioni non aveva passato il turno con un punteggio del genere. Applauditi da tutta l’Europa, speriamo che i partenopei porteranno onore all’ Italia anche in Europa League, così come la Juventus. La squadra di Antonio Conte è stata eliminata all’83esimo minuto di gioco da un goal dell’olandese Sneijder (ex Inter ma che fa godere ancora gli interisti) ora giocatore dei turchi del Galatasaray. La squadra di Mancini (toh, un altro ex interista) si qualifica quindi agli ottavi di finale a discapito della squadra torinese che rivendica però l’inadeguatezza della partita. Infatti dopo essere stata sospesa per grandine la partita è stata rinviata al giorno seguente col campo in condizioni pietose. Fatto sta che sei punti non sono bastati alla Juventus, che ora si ritroverà a giocare in Europa League, dove potrà disputare la finale in casa, allo Juventus Stadium. Passiamo ora alla “squadra del momento”: Il Milan. Non si sa come ma la squadra di Allegri ha passato il turno. Nell’ultima partita del girone contro l’Ajax, un super Abbiati e un altrettanto bravo Balotelli (per non parlare del superbo De Sciglio) salvano il Milan, portando a casa 1 punto necessario per la qualificazione, proprio ai danni della squadra olandese. Molte sono le domande che i tifosi si pongono: Come diavolo hanno fatto? Dove arriveranno? Che reparti devono rafforzare? Chiamate Raz Degan per favore! Questo passaggio del turno, che diventerà il Quarto mistero di Fatima, rimarrà negli annuali di storia. Noi ridiamo e scherziamo, ma se tutto ciò fosse un subdolo piano di Allegri? E se Constant potesse davvero vincere la Champions? Vi lascio con queste domande prive di risposta… Almeno per ora… 9 Fenomenologia dello spirito (umano) FILOSOFIA di Angelo Mei Premessa necessaria: questo articolo non è che una mia riflessione personale, scritta su un banco durante un’ora di lezione particolarmente produttiva, che nasce dallo studio del filosofo idealista Georg Wilhelm Hegel. Ergo, se ancora per voi la filosofia non è che Platone, Aristotele e San Tommaso D’Aquino, temo troverete non poche difficoltà nella comprensione di ciò che state per leggere. Ma non vi preoccupate! Per il mio articolo, ho soltanto bisogno di definire quella che chiamiamo “triade dialettica”, o, per meglio dire, “triade hegeliana”: altro non è che la legge dello sviluppo dello spirito- per il filosofo, idealista, lo spirito è l’essenza della realtà, che pervade tutto ciò che esiste-, il quale, attraverso vari fasi necessarie- o momenti- prende consapevolezza di sé, dipanandosi attraverso le varie determinazioni sensibili fino a scoprirsi e realizzarsi nell’infinito quale è veramente( Hegel descrive semplicemente il processo con il quale questo spirito scopre se stesso come l’infinito che contempla tutte le determinazioni finite del reale). Chiedete al prof. di filosofia per chiarimenti, non posso divagare tanto! Tale legge si articola in tre momenti: momento positivo( l’affermazione di un concetto astratto, della “cosa in sé”, si determina qualcosa differenziandola dalle altre) e momento negativo( ovvero la negazione del positivo, si definisce il contrario di tale concetto, si va alla ricerca del suo opposto.) Il terzo momento invece è…………………………………………………………… …………………scommetto che leggendo con attenzione riuscirete a scriverlo da soli!! Chiusa questa parentesi, torniamo a questa fruttuosa ora di lezione ed agli scritti sul banco( poi l’ho pulito eh!): mi ha particolarmente colpito questa triade dialettica, con i suoi tre momenti- positivo, negativo e unità degli opposti- ma, soprattutto, la necessità con la quale tutti e tre questi momenti devono presentarsi nella 10 realtà, come fasi di un percorso di ognuno di noi( Pensiero che, tra l’altro, trovo molto simile a quello buddista, nel quale ogni individuo ha delle tappe necessarie da compiere, se aspira a giungere alla completa realizzazione di sé ed al nirvana.) La mia attenzione si è, infatti, soffermata sul processo che ogni individuo vive, dall’infanzia, fino a giungere alla maturità, all’entrata nella società civile ed all’affermazione della propria individualità. Momento POSITIVO( tesi): ( nota importante: ritengo che non sia una tendenza necessaria dell’uomo il raggiungimento di questi tre momenti: c’è chi “si accontenta” e si ferma prima, come capirete poi) il momento positivo di questo sviluppo che l’uomo affronta è la società. La società intesa come diritto, come leggi, come le norme che ogni cittadino deve rispettare per essere “un buon cittadino”. Ciò, però, tralascia completamente l’individualità ed il carattere personale ed etico insito in ognuno di noi. Tale momento, infatti, vede un uomo sorridente che rispetta le leggi, che paga le tasse ed ha un lavoro rispettabile. Ha una vita tranquilla e agiata. Ma… è un uomo o un automa?! Cosa rimarrebbe di quest uomo nel momento in cui fosse privato dello stato? Questo è l’uomo totalmente inquadrato nella società, che accetta perlopiù passivamente la realtà: è un uomo determinato dalla legge, dallo stato e dal suo “bene comune”: è privo della sua voce interiore, ormai ridotta ad appendice debosciata. Crede in Dio perché abituato a crederci, ciò che fa lo fa perché “è giusto così”, “ha sempre fatto così”, “cosa dovrebbe fare altrimenti?”( fate attenzione a queste frasi, non sono che l’espressione dell’ignoranza di un uomo che ha smesso di ascoltare la propria mente, adagiandosi alla vita tranquilla che gli viene “dall’alto”). Questo è un uomo che si è fermato, che ha fatto tutte le tappe degli altri e un giorno ha cessato di crescere. Non è libero, ma crede di esserlo. Momento NEGATIVO( antitesi): badate bene, quante persone del genere esistono? Quanti di noi si fermano alle apparenze, quanti fanno le azioni che fanno tutti, semplicemente perché non si pongono nessuna domanda? Ed ecco che nasce la ribellione, il momento negativo, la negazione di tutto ciò che ho scritto prima, la semplice affermazione di se stessi: nasce dal porsi delle domande. Questo è l’uomo che urla, che sbraita che “tutto fa schifo”, che “la mafia ha corrotto l’Italia e non c’è speranza per nessuno”. Questo è l’uomo che ha aperto gli occhi, che si sente schiacciato e compresso in un mondo nel quale non è libero di fare ciò che vuole. Vorrebbe la Luna, vorrebbe un mondo migliore- magari-, ma il suo difetto è cozzare con la realtà che gli sta intorno: litigando con la società, con il suo presente, non può certamente sperare di cambiarla, ergo… si lamenta. Questi sono, ad esempio, i decadenti, o i romantici: persone che si trovarono a vivere in un mondo che sentivano estraneo alla loro sensibilità, erano gli eredi di una società ormai decaduta. Si sentirono quindi in dovere di farne le veci, rinchiudendosi nel loro piccolo antro di poesia e rimpianto, di sensazioni rubate ad un passato già vissuto, piuttosto che accettare la realtà per come era. (Qui, secondo me, c’è l’errore romantico, esasperato dalla disperazione che tormentava i decadenti: il Werther del Goethe si uccise, come l’Ortis del Foscolo, per l’incapacità di accettare la propria condizione). Essi sognavano e desideravano così ardentemente un mondo migliore, un mondo morto, che si rinchiusero nei propri ideali: gli ideali sono fondamentali, ma hanno bisogno del contatto con la realtà, questo mancava ai romantici e manca all’uomo del momento negativo. Costui è così ossessionato dall’affermare se stesso che lo fa soltanto negando ciò che non è lui: avete mai assistito alle discussioni politiche( ma anche alle assemblee di candidatura dei rappresentanti d’istituto!), nelle quali candidati di partiti opposti si “scannano”, senza pressoché dire niente di concreto, non facendo che ribadire le proprie posizioni differenti, gettando scandalo e letame su quelle degli altri? (Questi, cari lettori, hanno dimenticato il valore formativo della politica, che nasce dal reciproco rispetto e dalla volontà di collaborazione per migliorare le istituzioni e risolverne gli acciacchi.) Tale momento negativo è, per finire, la scoperta nell’uomo della sua legge morale: è colui che capisce che ciò che pensa ha un valore, non va soppresso per ascoltare l’esterno( vedi uomo del momento positivo). UNITA’ DEGLI OPPOSTI( “sintesi”): la grandissima novità introdotta da Hegel è nell’unità degli opposti, ovvero l’affermazione ed il raggiungimento di una terza verità, che non è il rispetto dello stato, né la sua negazione per ascoltare ed affermare se stessi, bensì li include entrambi, dando loro un significato ed un valore che ben si discostano e si innalzano dalla semplice “sintesi” riassuntiva, con la quale siamo soliti definire questo momento. Infatti, in questa fase, nell’ultima fase di questa mia personale triade hegeliana, l’uomo prende coscienza di se stesso e della sua interiorità, ma realizza anche che deve riuscire ad esprimerla non negando lo stato, il momento positivo( da ricordare il fatto che il momento negativo è negazione del momento positivo), bensì andando in concomitanza con esso. In questo ultimo momento è nello stato, nei diritti, che troviamo la base dell’uomo: quelle che sono le norme e le leggi che tutti devono rispettare- d’altronde, ci troviamo in uno stato civile ed è indispensabile agire nella legalità! Gettate le fondamenta del diritto normativo, l’uomo è in grado di esprimere la propria idea, migliorare se stesso e vivere la propria vita autonomamente, non disprezzando ciò che trova di sbagliato, ma piuttosto adoperandosi al massimo delle proprie capacità per migliorare le condizioni di vita di tutti.( anche Hegel era di questa posizione, ovvero che l’uomo, agendo e facendo il proprio dovere, partecipa indirettamente allo sviluppo dello stato ed al progresso di tutto il mondo). Un esempio? L’occupazione, come momento negativo, e l’agorà( che nacque nella nostra scuola qualche annetto fa), come spazio nella legalità ma anche affermazione della propria individualità, se attuato con una partecipazione attiva( semplicemente, fate domande alle assemblee!!). L’uomo dell’unità degli opposti non soffre, non ha una dualità 11 provocata dalla profonda separazione tra positivo e negativo, né è vuoto e passivo come fango di uno stagno, che emana la sua bellezza, la sua individualità, con così tanta Marx al capitalismo: poiché all’operaio non è richiesto spirito critico e gli viene negata la possibilità di migliorare le proprie condizioni di lavoro, non partecipa alla crescita della sua azienda e serve solo come manodopera. Ciò provoca in lui alienazione e sofferenza, a lungo andare.) “Sii come un fiore di loto, che sboccia dal esami, degli amori. Soltanto così, smettendo per una volta di pensare, tutto vi uscirà con così tanta naturalezza che vi darete degli sciocchi, per non averlo mai fatto prima d’allora. può essere l’uomo del momento positivo. Partecipa al suo presente nel massimo grado possibile, che sia presidente del Consiglio o semplice spazzino: è critico, abituato a porsi domande su ciò che gli sta intorno ed in grado di essere creativo( da ricordare la critica di naturalezza e sincerità da lasciare senza fiato. Riesce a vivere, ogni giorno, senza che nulla lo tanga mai veramente, senza che niente riesca a corrompere la sua purezza: è interamente nella vita, ma completamente fuori da essa”. Smettete di preoccuparvi dei compiti, degli QUOTIDIANITA' "Oddio ma quella sembra Belen Rodriguez!" No, ha solo il suo naso. di Sara Bichicchi 12 Il migliore amico delle celebrità nostrane? Il chirurgo estetico, direi. Sfogliando le riviste o guardando la televisione, basta poco per accorgersi che sono sempre meno le donne dello spettacolo a non aver apportato nemmeno un ritocchino al proprio volto. Alcune sono palesemente rifatte, con le labbra gonfie come un canotto sul punto di scoppiare o gli zigomi fin troppo pronunciati per essere naturali, mentre altre hanno fatto modifiche meno visibili, ma comunque presenti. In origine, tuttavia, alcune sostanze oggi usate nella chirurgia estetica, erano impiegate per risolvere problemi di tutt’altro tipo: il Botox, per esempio, è stato scoperto nel 1985 e serviva per curare lo strabismo; solo vent’anni più tardi il suo utilizzo è stato reinventato per distendere e riempire le rughe. La chirurgia estetica, infatti, è prevalentemente una novità del ventunesimo secolo e il suo giro d’affari, già enorme, che comprende ogni anno centinaia di migliaia di interventi di diverso tipo, è in continua crescita e non solo tra i vip. Però, mi chiedo, perché così tante persone, spesso giovani e in salute (che quindi non necessiterebbero di alcun intervento) si rivolgono a un chirurgo estetico? È davvero così importate “apparire”? E se la continua ricerca della perfezione non facesse altro che dimostrare che questa non esiste? Posso immaginare che per un’attrice o una modella non sia facile accettare che, con il passare degli anni, la bellezza che l’ha resa famosa non sia più tale e che per questo voglia provare a “ripristinarla” con un lifting, pur con il rischio di cadere dalle stelle alle stalle, ritrovandosi con un viso super gonfio e per niente bello, ma non riesco proprio a capire cosa porta molte persone comuni, con uno stipendio non galattico, soprattutto di questi tempi, ad usare i propri risparmi per un intervento chirurgico. C’è anche da dire che i chirurghi estetici, a volte, ci ricamano sopra, perché un professionista serio dovrebbe rifiutare di operare chi non ne ha affatto bisogno, rischiando di causare danni dove non ce ne sono, ma d’altra parte per i soldi si fa (e si è sempre fatto) di tutto. Come sempre, niente di nuovo sotto il sole. spunto dalle parti migliori delle attrici del momento, risulterà comunque un incastro questa tendenza non ammettono di aver voluto imitare il loro idolo, bensì dicono di averlo fatto per loro stessi, per sentirsi bene davanti allo specchio. Questo, secondo me, è l’aspetto peggiore, perché dimostra che le persone sono così insicure da aver bisogno di assomigliare a qualcun altro per essere soddisfatte di sé. In questo modo, però, l’immagine acquista un’importanza spropositata e la bellezza passa dall’essere qualcosa di soggettivo a un concetto volubile, condizionato dai “canoni” proposti dalla tv e per questo in continuo mutamento verso la ricerca della perfezione. Un lifting, tuttavia, non riuscirà mai a raggiungerla, visto che in ogni caso la perfezione non ha dei parametri fissi, inoltre, seppur “costruito” magistralmente, un volto rifatto prendendo sorta di maschera, scolpita su misura e in grado di nascondere i difetti, o meglio le insicurezze che li enfatizzano, anche se a volte non li elimina del tutto (sostanze come il Botox non hanno effetti permanenti). Secondo me, è per questo che sempre più ragazzi vi ricorrono (oltre che perché dire “Ora ho la bocca come quella di Martina Stella” suona figo), perché sperano che, per esempio, avere il naso simile a Belen Rodriguez dia loro una maschera abbastanza solida per essere ammirati e rispettati dai loro amici. In realtà, però, l’originale è uno solo, le altre sono tutte copie, riuscite più o meno bene, perciò vantarsi di un lifting è un po’ come comprare una borsa di Prada contraffatta ed esibirla come se fosse autentica: ridicolo. Negli ultimi anni, inoltre, si è diffusa la moda di cambiare un particolare del proprio viso per assomigliare a questa o a quella celebrità, ma ciò che più mi lascia basita è che, se intervistati dai settimanali o dai programmi televisivi, coloro che decidono di seguire forzato e non è detto che l’assenza di rughe riproduca un viso giovane e fresco, ma può anche portare ad avere un pelle così tirata che in confronto una bambola di plastica sembrerebbe meno finta. Si può dire che la chirurgia estetica crei una Abbronzatissima CURIOSITA' di Maria Huynh Correva l'anno 1920 quando Coco Chanel cominciò ad esibire la sua "abbronzatura di lusso", ottenuta standosene pigramente sdraiata al sole tutto il giorno invece che lavorare al chiuso. Da allora abbronzarsi è diventata una vera e propria moda, poiché si tratta di un'attività rilassante e divertente. Abbronzarsi troppo, tuttavia, può diventare mortale, dato che si è esposti maggiormente a una quantità maggiore di raggi ultravioletti provenienti dal sole. Stessa cosa vale per chi si espone alla lampada, infatti anche durante queste sessioni vengono usati raggi per agire sulla pelle che, di conseguenza, possono provocare il cancro tanto quanto i raggi solari. Nonostante si sia consapevoli di tutto ciò, il fenomeno è in continuo aumento. Circa il 75% delle adolescenti italiane e non dichiara di preferire una pelle abbronzata, mentre l'89% delle ragazze e il 78% dei ragazzi dichiarano di volersi impegnare per ottenere un'abbronzatura con i fiocchi. Purtroppo le conseguenze non si sono fatte aspettare, in effetti, da un po' di tempo, il cancro della pelle è diventato un problema serio tra i giovanissimi, soprattutto quando si contrae un melanoma, ossia il cancro più letale della pelle. Malgrado questa vera condanna a morte certe persone sono talmente ossessionate dal desiderio di essere abbronzati e dal timore di avere una carnagione chiara, pertanto possono essere chiamare tanoressiche.( tan in inglese significa appunto abbronzato) Di conseguenza è bene cercare d'abbandonare le proprie manie se non si desidera giocare con la propria salute, benché ciò risulti complicato. Fortunatamente la forza di volontà aiuta sempre. 13 L'Inghilterra contro tutti di Tommaso Reggioli Le nebbie di questi giorni prenatalizi ci portano indietro, agli inizi degli anni '90, attraverso i grigi borghi industriali di Manchester. Gli emergenti Oasis, dopo un album di debutto che aveva scalato ogni classifica, pubblicavano il singolo Whatever, regalo di natale per i fan, in attesa del loro secondo capolavoro. Erano gli anni del Brit-Pop, Oasis e Blur si contendevano la scena su un palcoscenico mondiale con pezzi che fecero la storia di quegli anni. L'Inghilterra era il centro di un movimento nuovo, si aveva l'impressione che le sue piccole periferie tenessero tra le loro mura diamanti tanto brillanti da oscurare chiunque altro provasse ad emergere dallo smog delle grandi città. A distanza di 20 anni, di Brit-Pop non si sente più parlare. Gli anni del Knebworth Park gremito di 250'000 persone, della band che gira per Londra in sella ad una Vespa, gli anni della rivoluzione, sono finiti. Ma il panorama alternativo inglese continua a farsi sentire, eccome. Nonostante le testate giornalistiche siano costantemente occupate da un genere più commerciale che cattura le masse, gruppi controcorrente, vecchi e nuovi, tengo alta la testa nei confronti di un mondo a cui è imposto un genere che di musicale ha ormai ben poco. Dei vecchi protagonisti c'è chi ancora resiste, reinventandosi ma rimanendo comunque fedele a se stesso, e chi invece ha deciso di porre la parola fine alla propria leggenda. Se Blur, Franz Ferdinand e Travis continuano per la loro strada come se niente li possa scalfire, i fratelli Gallagher hanno diviso le loro strade già da 5 anni, con risultati ben diversi, perché se Noel con il suo progetto solista ha 14 MUSICA conquistato la critica e soprattutto i cuori dei fan a cui mancava e non poco il suo genere inconfondibile, i Beady Eye, portati avanti dal fratellino Liam sono ben poca cosa in confronto agli antichi splendori con gli Oasis. Durante gli anni si sono inserite nuove ottime proposte come Kings of Leon o i celeberrimi Coldplay, ma anche nomi meno conosciuti come Stereophonics o il giovane Miles Kane. Proprio una di queste novità sembra interpretare meglio il ruolo di leader, caposaldo di questo movimento che resiste a tutto e tutti: gli Arctic Monkeys, fin dall'album d'esordio nel 2006, hanno sempre espresso la loro idea di rock attraverso poesie dai ritmi serrati, canzoni potenti che trasmettono musica a chiunque le ascolti. E' proprio questo il messaggio principale: la musica. Nonostante la loro ancora giovane carriera, nei cinque album pubblicati hanno studiato ed esplorato a fondo le varietà di un genere che hanno fatto proprio, proponendo sempre qualcosa di nuovo e innovativo. L'ultimo album, “AM”, pubblicato proprio qualche mese fa, sembra concretizzare le canzoni precedentemente scritte in un insieme perfetto; torna prorompente più che mai la forza delle melodie che caratterizzava i primi due album, ma si riesce a cogliere l'armonia di ogni singolo strumento presente. L'arma, forse, più potente a loro disposizione è la semplicità, la facilità con cui riescono a creare qualcosa di travolgente e delicato al tempo stesso, melodie di rara fattura che nonostante possano sembrare acerbe al primo ascolto, si radicano in testa per essere comprese e adattate alle personalità di ognuno, tanto da farle come proprie. Segno tangibile di questa variabile personalità è proprio il cantante e chitarrista, nonché frontman della band, Alex Turner, che, nello stesso modo in cui cambia l'aspetto della loro musica, cambia aspetto anche lui stesso, presentandosi con tagli di capelli e modi di vestire completamente diversi, come se vivesse in simbiosi con la sua stessa musica, come se ogni album rappresentasse una parte di lui, come a dimostrare che dietro a tanti aspetti diversi c'è sempre uno stesso fondamento che non deve mai cambiare. Aspettando un nuovo capitolo della loro storia, possiamo stare certi che porteranno avanti la rivoluzione e che non chineranno mai la testa. Tutti in fiamme per l'attesissimo sequel! LIBRI/FILM di Marta Massenzi Hunger Games: La Ragazza Di Fuoco Trecce fatte, spille con la ghiandaia appuntate al petto, zollette di zucchero al posto dei pop-corn, biglietti alla mano e via! Ma cosa succede?!? A fine novembre è uscito al cinema il film tratto dal secondo l ibro della saga di Hunger Games. Appena entrati in sala il primo giorno di proiezione si avverte un’aria di aspettativa e felicità: i fan del libro hanno aspettato più di un anno per vedere la trasposizione cinematografica, tutti sperano che sia più fedele possibile. Il film inizia e nella sala cade il silenzio. Sono passati sei mesi dalla fine dei 74esimi Hunger Games, un brutale reality show dove 24 giovani combattono fino quando solo uno resta in vita, ma la protagonista, Katniss Everdeen, non è tornata a casa da sola: con un inganno è riuscita a salvare il suo compagno di distretto e per questo è in seri guai. Oltre al trauma del reality, è oppressa dal presidente che vuole farle rinnegare il suo atto, visto dalla popolazione come un gesto di sfida nei confronti della tirannia, e convincere tutti che lo ha fatto per amore. Lei e Peeta,il suo compagno, partono per il tour dei dodici distretti che segue la vittoria, durante il quale si mostrano innamorati e fedeli alla patria. Non essendo i due riusciti a placare la rivolta il governo decide che l’unico modo per sopprimere la rivoluzione è sopprimere la sua istigatrice: nei 75esimi Hunger Games, l’anno della memoria, i tributi maschio e femmina verranno mietuti tra i vincitori ancora in vita e Katniss, essendo l’unica vincitrice femmina del distretto 12, ha il biglietto pagato per l’arena. Un film che porta forti emozioni, dall’ilarità alla tristezza, fedele a libro in modo impressionante. Una forte denuncia alla violenza e ai regimi dittatoriali diretta ai milioni di giovani fan della saga. News from Comenius COPERNICANEWS Rubrica per condividere esperienze dal Progetto Europeo Comenius 'Seeing and Making Visible' , sul tema dell'arte in inglese. Questo è il nostro secondo contributo. Three Poetic 'Recipes' for Prato Per la preparazione della visita in Ungheria a novembre, incentrata sul racconto della propria città ai partner, le classi collegate al gruppo Comenius hanno riflettuto sul tema della città 15 ai partner, le classi collegate al gruppo Comenius hanno riflettuto sul tema della città multietnica. Sulla scia della poesia di Benjamin Zephaniah, The British, hanno elaborato particolari ricette per Prato. Ecco tre esempi: 1 Take some Chinese, Pakistanis and Indians and add to the Italians, then stir vigorously. Afterwards, take the Albanians and Nigerians, combine them with the others and turn up the heat. As they mix and blend together, remove the violence and prejudices immediately and sprinkle a lot of justice, peace and respect. Warning : if there is violence, this recipe wouldn’t work. (Francesca Belforte) 2 AN ALMOST PERFECT DISH CALLED PRATO Take some Etruscans, Umbrians and Sardinians And let them settle, Then overrun them with Roman conquerors. Remove all the wars Add lots of political weddings to some Good and bad king, then stir vigorously. Mix many hot southern with cool northern Italians; Then take a blend of Chinese , Albanians, Indians, Moroccan and Pakistanis . And combine with Romanians , French, Germans and Spanish. Turn up the heat. Sprinkle some Philippines and Africans With some fresh Russian and Polish. Then add to the melting pot. Leave the ingredients to simmer. All the cultures mix and blend their traditions to flourish, Binding them together with the others without conflicts. Allow time to be cool. Add some unity, understanding, and respect for the other cultures, 16 Serve with justice from each other And enjoy. (Alessandra Marino) 3 THE PEOPLE OF PRATO Take some Lombards , Etruscans and Romans And let them settle Then overrun them with Pistoian and Florentine conquerors. Remove the Florentines and Pistoians after 200 years, And add to Prato a free district Combined with textile factories and industries. Mix some Chinese, Albanians, Southern people Pakistan and Turkish together And turn up the heat. Leave the ingredients to simmer. As they mix and blend allow their language to flourish Binding them together with Italian. Add some unity, understanding and respect Serve with justice And enjoy. NOTE: all the ingredients are equally important. Treating one ingredient better than another Will leave a bitter unpleasant taste. Warning: an unequal spread of justice will damage the people and cause pain. ( Chiara Dainelli) Pomeriggi d'attesa di Isabella Giusti Sono le 14.55 di una magnifica giornata di dicembre, e davanti alla porta del nostro adorato liceo si ammassa un folto gruppo di persone, adulti, o più precisamente, genitori, che se ne stanno col naso incollato alla porta d'entrata, tesi, con gli occhi vigili posti su tutto ciò che sta aldilà di quell'apparente invalicabile barriera di vetro e metallo blu. Tutto appare immobile, congelato tra le pieghe del tempo, come in attesa di un qualcosa di indefinibile agli occhi del mondo esterno. E poi, d'un tratto, improvvisamente, giunge l'ultimo schiocco di lancetta, sono le 15.00, e le porte si aprono e quella folla si riversa nell'atrio, in maniera frusciante e tanto silenziosa che chi se ne sta al piano di sopra neanche si accorge di ciò che sta succedendo. Ma la realtà sopraggiunge in fretta: una mandria di madri armate di penna si precipita su quelle bianche e pesanti scale; e salendole, non si appoggiano al corrimano stancamente, non sentono quell'onnipresente senso di oppressione che pervade invece noi figli quando le percorriamo al mattino. Immediatamente tutti si dirigono a passo marziale verso le porte già spalancate, verso quei fogli appoggiati su dei solitari banchi posti all'ingresso di ogni aula: perchè l'esperienza ha insegnato a tutti che è di vitale importanza 17 riuscire a segnarsi fra i primi dieci posti, pena la condanna ad un'attesa oltremodo insostenibile. Da linde ed immacolate quali erano, quelle carte diventano in quei pochi attimi stropicciate, colme di nomi, di numeri, di segni, di cancellature, e quei corridoi un secondo prima tanto silenziosi si riempiono di voci, di chiacchiere, di speranze sospese in quell'aria satura di discussioni. Ogni genitore in attesa del fatidico confronto può essere inquadrato in gruppi dalla caratterizzazione ben precisa. In primo luogo, c'è colui che è ansioso: per natura, per atavica soggezione e timore dell'insegnante, o semplicemente perchè già a conoscenza dell'andamento scolastico del proprio figlio. Vediamo tale individuo trepidante appoggiato allo stipite della porta, in preda ad uno snervante logoramento di nervi, con gli occhi puntati verso quel foglio nella speranza che quelli prima di lui si sbrighino per consentirgli di entrare e porre fine ai suoi tormenti. Ovviamente c'è anche quel genitore allegro e sicuro di sé, consapevole della situazione privilegiata di cui gode in questa sede multicolore qual è la nostra scuola: sicuro di sé perchè non teme il giudizio dell'insegnante, che già sa essere totalmente positivo. Sono gli appartenenti a questa fortunata e ristretta categoria, coloro che trovano la forza di scherzare e intavolare discussioni invadenti con i proprio simili in fila. E poi, com'è naturale che sia, vi è quel genitore, più spesso di sesso maschile, che preferirebbe starsene sotto la pioggia senza ombrello e chiuso fuori di casa piuttosto che costretto a schiacciare tre ore e mezzo in un lungo, confusionario e claustrofobico corridoio, che sviluppa un folgorante mal di testa che sgretola le forze e che non dà tregua a nessuno. Tali persone vagano da una stanza all'altra, con un'espressione impassibile dipinta sul volto, e niente, nessuna parola, nessun giudizio sul proprio figlio, positivo o negativo che sia, riesce a scalfire il loro sguardo, che trasuda stanchezza e desiderio di ultimare i propri doveri al più presto possibile. 18 Spesso si notano situazioni interessanti: ne è un esempio colui che si appoggia al termosifone col telefono incollato all'orecchio e che discute col proprio figlio anticipandogli parte del colloquio appena avvenuto, o quelli che corrono verso un nuovo professore nella speranza di non trovare fila, o ancora coloro che appoggiano gli occhi sul banco del mercatino e si lasciano tentare dalla miriade di oggettini, dimenticando per un momento i loro crucci. Tra chi entra e chi esce dalle aule, l'uno ha lo sguardo afflitto, l'altro rasserenato, riappacificato col mondo, o ancora soddisfatto, arrabbiato, orgoglioso, deluso. E a noi, studenti e figli, seduti sui gradini o al lavoro dietro il banco del mercatino il mondo scorre davanti così, rispecchiandosi nel comportamento di questi esseri adulti, di questi genitori, che duranti i colloqui perdono appena un po' della loro consueta sicurezza. La Vignetta di Stefano Ciapini Waiting Christmas Una fantastica magia di Virginia Gelli E' la magia più “magica” e dolce che possa esistere: la si respira nell'aria, la si sente ovunque si vada, la si vede nei volti della gente per strada! Camminando per le vie del paese, dalle finestre, si vedono alberi addobbati con tutto l'amore possibile che una famiglia riesce a dare; scritte “Auguri!” e luci che ci regalano gli incantesimi più belli che si possano vedere tutti intorno a noi; sembra che tutto si trasformi proprio come per magia! Ma oltre a tutto questo, i cuori si scaldano, i sorrisi scomparsi riaffiorano, alla mente riemergono i più bei ricordi e, cosa ancora più importante, famiglie che si riuniscono intorno ad una tavola imbandita per una semplice cena o per un semplice pranzo che conta forse molto di più di grandi festeggiamenti. E' la magia del Natale, la magia più forte al mondo: è dolcissima, incantevole, efficace, universale. I giorni che precedono questo grande evento sono forti, ognuno dentro di sé sente un qualcosa che non è poi tanto diverso dagli altri, che ti fa trasmettere gioia a tutti coloro che ti circondano senza che nemmeno tu te ne accorga. Ecco cos'è il Natale: l'amore di una famiglia, l'abbraccio di un amico, l'addobbo delle case, il risveglio delle città, l'arrivo delle emozioni più forti. Tutto questo vi sembra scontato, banale, monotono? No, non lo è. Forse, se solo ci fermiamo per un attimo a pensare che, se vogliamo, possiamo rendere migliore la nostra vita e quella degli altri, dico forse, allora le poche righe scritte sopra non appariranno solo come frasi fatte o un po' di inchiostro stampato su un foglio di carta. Essere migliori non è fuori moda. E' trendy da morire! Ciao e Buon Natale a tutti ragazzi! 19 LA KOPERTINA Caporedattori: Marco Marchese Leonardo Innocenzi "Essere l'uomo più ricco del cimitero non mi interessa.. Andare a letto la notte sapendo che abbiamo fatto qualcosa di meraviglioso.. quello mi interessa." (Steve Jobs) Anno 0 Num. 1 (DICEMBRE 2013) Appello agli studenti E' con la mente già alle vacanze di natale che vi scrivo queste 4 guasconeggianti righe. Come potete notare, qualcosa di strano, o di magnifico, (lascio a voi la facoltà di giudizio) è stato introdotto all'interno del nostro tanto caro et amato giornalino scolastico Sintomi, la KOPERTINA. Questa ha da sempre fatto la storia del kope, prima di Sintomi queste pagine correvano tra le mura della nostra scuola. Per chi era al Copernico diversi anni fa la La "nuova", vecchia Kopertina kopertina è sempre stata un punto Finalmente riuscimmo a riveder le stelle. La nuova edizione della vecchia di riferimento. A quei tempi i Kopertina, ed io, presidente di un club ammirato da alcuni e ripudiato da ragazzi non avevano Facebook altri, sono felice di poter reintrodurre questo giornalino e lasciar spazio a dove potevano scherzare parlare tutti coloro che, con un pizzico di follia, vogliono scriverci. Senza nulla tra di loro fare gossip, raccontarsi togliere a Sintomi, ma come vedrete nelle prossime pagine, la Kopertina le loro storie scambiarsi gli era qualcosa di scherzoso e divertente, che trascinava tutto il Kope nella strafalcioni o imbroccare ragazze/i. lettura, distraendo i tanto sclerotici ragazzi oppressi dallo studio. 'Eh tanto Quando mio fratello (già eminente a dir qual era è cosa dura, esta scuola, è aspra e forte, che ti sega se non vicario generale dello gckT et metti cura'. Probabilmente molti credono che il rilancio della Kopertina sia senatore) mi diede per la prima una cosa iniziata dalle tube, ma possiamo dire che è stata una "mafiata" volta le vecchie copie della calabrese del nostro rappresentante silano Marco Marchese, il classico Don kopertina non ho fatto a meno di Giovanni di Kierkegaard, che proprio come diceva Soren (lo stesso filosofo notare e di sentire dentro di me lo danese dal nome strano e impronunciabile che ho citato prima) un vero spirito che accomunava quei sciupafemmine, molti si domandano ancora perchè Marco abbia ricevuto il ragazzi. E così mi sono lasciato 90% dei voti con calligrafia femminile. Senza nulla togliere all'ex coinvolgere da quella rappresentante di istituto, Matteo Bai, nonchè vice-presidente del club, la entusiasmante goliardica cui parlata "scioglie" molte cose, e non solo la sua "r". Sarcasmo a parte, atmosfera che dovrebbe, come sono molto contento del grande contributo di Marchese per questo d'altronde è sempre successo, giornalino, che spero sia per voi motivo di sollazzo. Per quanto riguarda Bai unire tutti noi al kope. Certo è che non ero sarcastico! Il presidente Leonardo Innocenzi la scuola è luogo importante (continua a pag. 2) La Kopertina 1 (continuo di pag.1) di studio e di cultura ma non bisogna mai dimenticare che ciò che accomuna le persone che vivono la goliardia è la filosofia di vita, la voglia di divertirsi e di affrontare la vita e la scuola stessa, non con il grigio broncio, ma con il sorriso. Il che vuol dire rifiutare la seriosità e non la serietà. La vita è un'esperienza magnifica, goditela, divertiti, in modo INTELLIGENTE, ma goditela! Questo è lo spirito che accomunava i ragazzi del kope non tantissimi anni fa. Questo è l'obbiettivo che voglio pormi quest'anno: siate goliardi veri; ai sermoni di chi ci vuole imporre una visione della vita triste e cupa basata sul senso di colpa sul peccato, su studi matti e disperatissimi, noi con parole di medicea memoria rispondiamo: “quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia: del doman non c'è certezza”. Non fraintendetemi cari lettori e carissime lettrici la seguente rubrica non deve essere soltanto una pura sciocchezza, ma anche attualità, politica, ricerca, cronaca, film, libri, cultura insomma. Gli atti dei goliardi di andare in brache, infatti, servono a commemorare gli studenti medievali che per comprare i libri erano costretti a vendere i pantaloni liberandosi di ogni inibizione e paura. Chiudo quest'appello facendo i più cordiali e sinceri auguri a tutti gli studenti, ma soprattutto a tutti quelli che, senza nemmeno conoscere i goliardi gli affibbiano aggettivi tutt'altro che cordiali. Saluto e ringrazio le mie care amiche Tube con la loro presidenza e le loro bealtà che dall'esterno ammiro e venero molto. E infine invito tutti a partecipare a questa nuova piccola grande, storica realtà, la Kopertina. “Gaudeamus igitur iuvenes dum sumus” di Marco Marchese 2 La Kopertina SO'MARIO: Pag.1-2 Appello agli studenti - Marco Marchese Pag.1 Lettera del dragone - Leonardo Innocenzi Pag.2-3 Le MatriKole - Silvia Mazzei Pag. 3 L'amicizia legume?! - Andrea Castellani LO SCAPOLO D'ORO Pag. 4 di Angelo Mei Pag.4-5 Il Bar(a)ometro - Marco Marchese Pag. 6 Scopri le differenze Cronaca nera Strafalciume Matricole (e meteore) di Silvia Mazzei Il popolo copernicano vintage (sinonimo ottimista di anziano) cosa ricorda del primo giorno di prima superiore? A parte l’uscita dal tunnel della tamarranza, a parte l’astuccio pieno di gomme e penne innocenti destinate al martirio, sono sicura che a tutti torneranno in mente i geroglifici goliardici di forma più o meno ambigua (a buon intenditor poche parole) sulle braccia, le K (di Kope, mica scherzi) sulla fronte, i cori del g.c.K.T sulle scale, quasi a preannunciare a noi poveri primini convinti il patibolo a cui stavamo correndo incontro. Ma da cosa deriva la tradizione delle matricole? La crescita economica e il miglioramento delle condizioni sociali medie che seguirono all'Unità d'Italia portarono le università italiane ad aumentare in maniera progressiva il numero di iscritti. Così la vita goliardica uscì dai caffè letterari e si riversò nelle piazze e nei teatri, dove gli studenti amavano imperversare con manifestazioni quali le Feriae Matricolarum, i carnevali goliardici, le operette (la più celebre fu "Addio, giovinezza!"), la distribuzione di giornali satirici (i cosiddetti numeri unici… perché no, gli antenati della Kopertina). È più o meno a cavallo tra XIX e XX secolo che si affermò il costume del fare la matricola e dei papiri. Gli studenti con più bolli, ossia quelli con più anni di università alle spalle, andavano a caccia dei nuovi iscritti (le matricole) per prendersi gioco di loro, riscuotere un piccolo obolo o più semplicemente farsi pagare da bere. Una volta “pelata”, alla matricola veniva rilasciata una pergamena a testimonianza dell'avvenuto pagamento, cosicché altri studenti anziani non potessero pretendere pagamenti ulteriori. (continua a pag.3) (continuo di pag. 2) Queste pergamene, riempite con disegni sconci e frasi ironiche, erano denominate papiri; i loro autori, in alcuni casi dei veri e propri artisti, erano ingaggiati dagli studenti anziani anche per immortalare le proprie gesta goliardiche in papiri di laurea, da affiggere in città una volta terminati gli studi. Questa dei papiri di laurea è una tradizione che sopravvive ancora oggi, diffusa in particolar modo tra gli studenti degli atenei di Padova, di Verona e di Venezia, oltre che di Udine e Trieste (un ringraziamento va a Wikipedia, che contribuisce a renderci intellettuali anche nei momenti di buio più totale). A tutto, dunque, c’è un perché, ma tralasciamo considerazioni deterministiche e lasciamo spazio alla nostalgia per i vecchi tempi, ora che le matricole sono diventate meteore. L'amicizia: un legame o un legume? di Andrea Castellani L'uomo, per natura, è un animale egoista. Questa,in sintesi, la tesi GiusnaturaliticoHobbesiana sulla natura umana. I fatti che dimostrano questa tesi sono tanti quante sono le critiche negative rivolte a essa. Personalmente ritengo vere le teorie di Hobbes secondo le quali ogni uomo mira al proprio interesse danneggiando senza farsi troppi scrupoli le libertà altrui. Com'è dunque possibile che si instauri un rapporto di amicizia, o di semplice sintonia, tra due uomini, in accordo con le teorie Hobbesiane? Prendiamo, ad esempio, due contadini: ciascuno dei quali lavora ininterrottamente tutto il giorno, tutti i giorni, per la propria sopravvivenza. Detto ciò è bene specificare che, benchè il lavoro sia costante, non riescono a produrre abbastanza cibo per soddisfare il proprio fabbisogno naturale. Questa condizione vale per entrambi i contadini, i quali riconoscono in un'alleanza reciproca l'unica strada per sopravvivere. Solo grazie a questa unione i due riescono a produrre cibo a sufficienza per la loro sopravvivenza. Questi contadini adesso possono vivere senza soffrire la fame “godendosi” la vita e la nuova amicizia instaurata. Ma come è stata possibile questa amicizia? Inizialmente ognuno pensava unicamente a sé, senza preoccuparsi troppo se l'altro avesse avuto bisogno,o meno, di un qualche genere di aiuto. Solo quando, per entrambe le parti, il “diritto naturale alla vita” stava venendo meno, si è potuto formare un accordo che salvaguardasse questo diritto secondo cui ognuno dei due dovesse aiutare l'altro in caso di necessità. E quale miglior modo di fornire aiuto se non quello di mettere in comune le proprie coltivazioni? Ovviamente erano alimenti semplici, quali fagioli, patate, cereali etc. che, però, potevando fare la differenza tra la vita e la morte.Ora, è bene ricordare che l'uomo è egoista per natura. Sarebbe stato dunque possibile l'instaurarsi di un'amicizia se non ci fossero stati i fagioli o i cereali? La risposta è ovviamente negativa, poiché se non ci fossero stati questi semplici legumi non ci sarebbe stato alcun genere di legame. Cos'è dunque l'amicizia se non un legume? La Kopertina 3 Lo Scapolo D'Oro Salve a tutti compagni Kopernicani, sono onorato di aprire, nuovamente, questa rubrica, che tanto destò scalpore agli albori dello nostro glorioso liceo. Udite udite, pulzelle di tutto il regno, apritele ogni tanto, le orecchie! Sono qui oggi per parlarvi di due pezzi da novanta, due cavalieri senza macchia e senza paura, i quali affrontano quotidianamente quelli che sono i mille pericoli di un RI( per li ignoranti, Rappresentante d’Istituto!), due uomini implicati nell'oscurità della politica, pronti per voi. Quindi, bando alle ciance, signore e signorine, gli scapoli d’oro del mese sonooo…Giovanni Carfì e Marco Marchese!!! (ATTENZIONE: nelle notti di luna piena possono mordere! Leggere attentamente il foglio illustrativo, possono provocare sonnolenza, tenere fuori dalla portata dei bambini, non somministrare al di sotto dei 15 anni). Quante volte vi sarà capitato di entrare su Facebook e… to'! Dieci notifiche( <ma quanto sarò popolare?!> cit. kopernicano medio) E invece no, direi! Sono tutti inviti agli eventi del nostro caro Araldo dello g.c.K.T. Carfì! Care studentesse, non perdetevi d’animo: se il vostro più segreto intento e desiderio è quello di perdervi negli occhi del vostro amato rappresentante, appena entrato fresco fresco nel club dello scapolo perché non andare a trovarlo…siete ragazze giulive e allegre?! Sorridete sempre alla vita?! Siete positivi in qualunque circostanza?! Bhè allora cambiate soggetto, oppure bho non lasciatevi intimorire dal suo carattere selvaggio siculo dalla sua genetica mascolinità affetta da sindrome pre-mestruale. E sì, se avrete fortuna e sarete abbastanza depresse e "pr"non passerete inosservate. Il secondo scapolo del mese è l’ideatore di questa rinnovata Kopertina, nonché fondatore e membro onorario del sopracitato club( dello scapolo)! Beh, che dire, amate picciridde, baciamo le mani! (ATTENZIONE: vi trovate di fronte ad un caso di umorismo sottile, siete pregati di studiare geografia di modo che non possiate fraintendere il seguente periodo) Se siete alla ricerca della passione del Meridione, di un bel fico (d’india) che possiate gustare al mare, sulla spiaggia, o - perché no- in classe, Marco è il tipo giusto per voi! Se volete braccarlo il giovincello si aggira nelle vie più oscure e tenebrose del kope. Sebbene molto impegnato nell’organizzazione delle plurime attività kopernicane, (sappiamo infatti che sta intrattenendo rapporti di politica estera con Obama Putin doraemon e topo gigio) è in cerca di qualche bella dama desiderosa di trascorrere una giornata in sua compagnia. Consiglio?! Stomaco forte per poter far fronte ai 6 kg di 'nduja quotidiana e cospargetevi di peperoncino. Per contattare il sottoscritto, per propormi nuovi scapoli, per avere il numero dei nostri eroi o semplicemente per prendermi a giornalate, basta andare in palestra, entrare in uno dei buchi nel muro andare in pellegrinaggio dal kope fino a casa Bai, lì avrete un'apparizione del messo celeste Castellani . A questo punto chiudete gli occhi e esprimete un desiderio, se sarete fortunati vi apparirò Oppure cercatemi nella monotona 5Es( piano terra, la classe con le sbarre alle finestre tipo Azkaban…) di Angelo Mei Il Bar(a)ometro di Marco Marchese Spari svariate milioni di cavolate al giorno?! Pensi di non essere quel ragazzo intelligente che tutti descrivono?! Non ti preoccupare il marchese ha pensato anche a te; ho elaborato questo test insieme al dott. Di Harvard eil risultato sono queste sette semplici domande che ti indicheranno se sei :GENIO, NORMALE, o...IL BARAGLI!!! buon test e incrociate le dita... La Kopertina 4 1)Domanda filosofica A)l'ABS B)il climatizzatore C)ribaltabili, tigrotto mio... 2) cultura generale: il filosofo Cartesio è famoso per la frase: A)Cogito ergo sum B)rogito ergo bum C)bacardi evviva il rum 3 )teatro: quale tra questi è un capolavoro di Ibsen A)Casa di bambola B) Casa di bombola C)Casa di vongola 4)Gossip: se dico Gomez pensi a: A)un monsignore maldestro B)un calciatore C)una pratica medica per il gomito 5)Scuola:con che ritmo studi: A)quattro ore al giorno B) ritmo diesel C)ritmo salsa e merengue 6)Vacanze: quando sei al mare cosa fai per non far vedere il segno del costume: A)non ti abbronzi B) ricorri al nudo integrale C)ti versi la birra addosso 7)Lavoro: quale fra questi è il lavoro più antico del mondo: A) il progettista B) lo scienziato di merendine C)aspirante show girl RISULTATI MAGGIORANZA DI A. il Genio: Nulla di cui preoccuparsi! Sei totalmente al di sopra della norma la tua mente è lucida e non è stata corrotta dalla stupidità che ci circonda! Hai una scatola cranica fatta di piombo....le stupide parole degli oratori senza licenza dei giorni d'oggi non ti tangono... MAGGIORANZA DI B. il Normale: Occhio!! sei nel mezzo, nella terra di nessuno, sei la pedina che potrebbe muovere gli instabili equilibri delle geometrie psichiche terrestri. I tuoi prossimi anni decideranno dove andrai a parare e dal tuo esito penderà l'ago della bilancia del Divino Artefice...(e dirà “eh...sono ingrassato!” MAGGIORANZA DI C: il Baragli: Nulla di cui preoccuparsi! Sei totalmente al di sotto della norma, la tua mente è stata corrotta dalle stupide parole che ci circondano il tuo modello ispiratore è il Baragli è lui che diffonde il male. Articolo demente, ma con denotazioni intellettualoidi individuabili solo da una categoria su tre (forse due). (baragli fatti la barba) 5 La Kopertina Scopri le differenze Ed ecco a voi un personaggio in vista del kope, che primeggia per saggezza(soprattutto la mattina)...Fede del bar, anzi DUE!! (già è insopportabile uno, dice la moglie Erica). Dopo essere stato avvistato in atteggiamenti insoliti eccolo in un gioco, individua i sette piccoli particolari in cui le due illustrazioni differiscono. Cronaca Nera Kope dell'altro mondo... in un universo parallelo, dove solo pochi uomini possono arrivare i FIL-esi rispondono ai nostri microfoni: “...'Anvedi c'hanno spento r'termosifone!”. Torneremo nei prossimi numeri con gli ultimi aggiornamenti della più importante specie in via di sviluppo. Strafalciume bufale e sfondoni del kope, a cura delle Tube Francy: le leggi lazziali di Mussolini prof kkk: guarda che te lo ripeto per la penultima volta. Prof yyy: siete belli tutti e tre...che coppia! Sassy: la bussola punta verso il Nord, verso la stella Solare. Prof vvv: se state zitti si ragiona mary: prof lei deve avere un albero custode (giustificazione in ritardo):metà corse della LAM sono state soppresse ieri sera. Prof ttt: se Dante fosse vivo si ribalterebbe nella tomba. Prof hhh: gli affreschi sono di Giotto? Ila:(seria) quanti prof?! Non sono 18!!! (della serie...traduzioni estemporanee dal latino...): Amicus tuus damnatus est furti: il tuo amico ARRIVEDERCI AL PROSSIMO NUMERO CON TANTISSIME NOVITA'! La Kopertina 6 Enigmistica Cruciverba di Federico Borrelli Orizzontali: 1. Una spezia; 5. Il Ferragamo che fondò l’omonima casa di moda; 13. Il lettore musicale di Apple; 14. Distendere, pareggiare; 15. La figlia di Celentano; 17. Il quarto sacramento; 19. Con Martin, casa automobilistica inglese; 20. La pinza del granchio; 21. Brindisi per l’ACI; 22. Famoso modello della Aprilia; 23. Le pietre degli svedesi; 24. Reggio Emilia sulle targhe; 25. Irlanda; 28. Non-nodal Terminal; 29. Al centro di Capaci; 30. Celebre film di Monicelli; 33. Helicopter Noise Model; 36. Stanza per la detenzione; 37. Per estensione, l’insieme di tutto ciò che riguarda l’abbigliamento; 38. Off Topic; 40. Famosa per la Valle dei Templi; 43. Isola delle Antille; 45. La d’Alessandro giornalista sportiva; 46. Tennista francese di discendenza congolese; 50. Rappresenta il numero di Stanton; 51. Film di Sofia Coppola con Emma Watson; 54. Il nomignolo di Nelson Mandela; 55. Pari nei mori; 56. Settima lettera dell’alfabeto cirillico; 57. Fiume Kazako affluente dell’Ural; 58. Quelle Sterline sono ancora in circolo; 61. Disordine, confusione; 63. Indica una birra ad alta fermentazione; 64. Il fisico della relatività ristretta. 20 Verticali: 1. Tendere, allungare; 2. Carenza di ossigeno all’interno dell’organismo; 3. Superlativo di much e many; 4. Sentimento di profonda avversione; 5. Dispari nel sisma; 6. Il Porta del motociclismo (iniz.); 7. Organismi vegetali costituiti dall’associazione di un fungo e un’alga; 8. Uno dei più famosi cavalli italiani; 9. Fortemente desiderati; 10. Piccola barca a vela da regata; 11. Insieme di gioielli; 12. Il pittore della “Lezione di anatomia del dottor Tulp”; 16. Le consonanti di Atena; 18. Altari; 20. Il Thompson liutaio statunitense (iniz.); 23. Spostare dalla condizione di equilibrio; 26. Radio MonteCarlo; 27. Che può essere proiettato fuori; 29. Telefonando… all’inglese; 31. Un po’ di classe; 32. Portarono i doni al neonato Gesù; 34. Fu presidente della Cina dal ’43 al ’76; 35. La corrente filosofica derivante dal pensiero di Tommaso d’Aquino; 37. Agli estremi del mare; 39. Salsa bianca a base di maionese; 41. Circuito basato su una resistenza e un condensatore; 42. Internet Analysis Tools Registry; 44. Risonanza magnetica; 47. Formula del Monossido di Silicio; 48. Roccia con striature bianche e nere o rosse; 49. Piccola monovolume compatta della Hyundai; 52. Limited Background Investigation; 53. Scrisse il Bellum Poenicum (iniz.); 56. Il Bon Jovi cantante; 59. Esercito Italiano; 60. Unità paramilitare della germania nazista; 62. Artificial Intelligence. 21 Sintomi Come sempre, l'appuntamento mensile non è mancato, grazie a tutti coloro che hanno contribuito a questo numero. Nel caso vogliate consigliare, criticare o esprimere apprezzamento per il nostro impegno, o se siete interessati a fare parte della redazione, mandate una mail alla direzione. A presto con il numero di Gennaio! Direttori: Federico Borrelli V Fs Jessica Ricotta IV Cl Stefano Ciapini IV Is Hanno contribuito: Angelo Mei V Es Fabrizio Taricone IV As Federico Borrelli V Fs Isabella Giusti II Ds Luisa Liu V Fs Marco Logiudice III Gs Marta Massenzi III As Sara Bichicchi II As Sara Relli IV Al Tommaso Reggioli IV Gs Silvia Mazzei IV Ds Stefano Ciapini IV Is Virginia Gelli II Is Email direttori: [email protected]