Assicurazioni sicure

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Assicurazioni sicure
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Presa Diretta
l’infermiere 9/2002
L'aspra battaglia intorno alle previsioni del Documento di programmazione economico-finanziaria
Le mutue della discordia
DI
U
MARIANO RAMPINI
INCENTIVARE CONTROLLI E MISURE DI CONTENIMENTO DEGLI SPRECHI, LA
RICERCA E LA TELEMEDICINA OLTRE A UNA REVISIONE DEL PREZZO DEI FARMACI.
MA LA PROPOSTA CHE HA DESTATO MAGGIOR FERMENTO È STATA QUELLA DELLA
CREAZIONE DI MUTUE INTEGRATIVE O SOSTITUTIVE PER RISPONDERE ALLA SFIDA
DELL'INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE E DELLE PATOLOGIE CORRELATE
n’estate calda, caldissima per la sanità, almeno nei primi giorni dello scorso luglio. Forse più di quanto ci si
attendeva. E comunque certamente in controtendenza rispetto a quanto poi accaduto sul fronte del clima
rivelatosi poi assai poco “estivo”.
A rendere roventi le settimane che hanno preceduto dell'“erogazione quantitativa e qualitativa dei Lea”; ma il ministro della Salute Girolamo Sirchia ha speso
la chiusura dei lavori parlamentari sono stati in parti- anche un rafforzamento degli strumenti di coordina- non poca fatica per illustrare le ragioni di questa precolare i vari provvedimenti presi dal Governo che, in mento con le Regioni al fine di “individuare ed elimi- visione. Che si possono riassumere in poche parole: i
un modo o nell'altro, ricadono o ricadranno in ma- nare le persistenti sacche di inappropriatezza e quin- soldi per assistere gli anziani non autosufficienti non
niera nient'affatto irrilevante sulle sorti del nostro si- di degli sprechi nell'erogazione delle prestazioni”.
bastano. Servono altri fondi e per trovarli si farà ristema sanitario.
Miglioramenti in vista anche per i sistemi di control- corso alle mutue. Stando alle cifre presentate da SirNello scorso numero de L'infermiere ci eravamo sof- lo dei costi con un'intensificazione delle attività ispet- chia, infatti, questo settore dell'assistenza assorbe anfermati sugli allarmi lanciati contro la progressiva, inar- tive dei Nas. Oltre a questo il Dpef prevede un'in- nualmente circa 13 mila miliardi delle vecchie lire (tra
restabile crescita della spesa sanitaria e, segnatamen- centivazione della ricerca sanitaria anche col trami- i 60 e i 70 milioni di euro). Per seguire gli oltre 2 mite, di quella farmaceutica. Per farvi fronte moltissime te di partnership con soggetti privati, lo sviluppo del- lioni di disabili, però, ne occorrerebbe almeno il dopRegioni hanno dato fondo alle misure messe a loro le attività di telemedicina e una revisione del sistema pio (circa 140 milioni di euro). Per farlo, stando a quandisposizione dalla legge 405 del 2001. Con risultati di determinazione del prezzo dei farmaci con parti- to spiegato in più occasioni dal ministro, si prevede
appena apprezzabili, tanto che già a giugno il Gover- colare riguardo ai medicinali innovativi autorizzati l'istituzione di un'assicurazione contro il rischio di dino aveva smosso le acque con il decreto legge 63 (poi dall'Emea (l'Agenzia europea per la valutazione dei ventare non autosufficienti sulla scorta del modello
legge 112/2002) che prevede un sostanzioso taglio del farmaci).
tedesco (in Germania esiste un apposito Fondo a cui
prezzo dei farmaci (– 5 per cento per tutto il 2002). A Dulcis in fundo, le misure con le quali si vuole “con- aderiscono tutti i soggetti che rientrano nell'assicubreve sono poi arrivati altri provvedimenti, tutti di centrare attenzione” verso la “grande sfida” lanciata al razione sanitaria obbligatoria). A gestire questa mugrande portata: un altro decreto legge (il 138, detto sistema sanitario dal progressivo invecchiamento del- tua (integrativa o sostitutiva, ma comunque non ob"omnibus", convertito in legge lo scorso 2 agosto) che la popolazione. E dal corollario di patologie croniche bligatoria) potrebbero essere chiamate le Regioni, cosancisce all'articolo 9 una sostanziosa “potatura” del e degenerative che l'accompagnano.
sì come una categoria professionale o, magari, un sinProntuario farmaceutico da attuare entro il 30 set- Qui, in due righe, la ragione del malcontento: per af- dacato. Si tratta, come ha spiegato il ministro di un
tembre. Poi il disegno di legge sul nuovo rapporto di frontare quest'impresa, infatti, ci si propone di intro- progetto che verrà presto sperimentato, ma per un
lavoro dei medici del Ssn. E, infine, la “pietra dello durre – “in via sperimentale”, si dice – mutue integra- eventuale funzionamento regime, sarà necessario atscandalo”: il Documento di programmazione econo- tive o sostitutive.
tendere qualche anno. Le rassicurazioni del ministro,
mico-finanziaria 2003-2006 (Dpef) intorno al quale A più riprese, sulla stampa nazionale e sulle agenzie, ribadite anche in un'ampia intervista rilasciata al Corsi è scatenata una vera e propria battaglia tra
riere della Sera del 12 agosto (“allo studio ci sotutte le parti in causa. Una battaglia che ha vino mutue obbligatorie e senza carichi ai dan[SEGUE DA PAG. 1]
sto coagularsi nel fronte del “No” gran parte deni delle imprese”) però non hanno sortito alLA PROFESSIONE A CONFRONTO
gli operatori della sanità, politici dell'opposicun effetto.
rale del sistema salute. Gli infermieri esprimono dalla platea
zione, rappresentanti dei cittadini, sindacati.
Anzi hanno dato origine a una vera e propria
congressuale il loro punto di vista su temi quali la difesa dei vaMa quali sono le ragioni che hanno condotto a
levata di scudi particolarmente “forte” intorno
lori dell'equità e della solidarietà, il governo e la gestione delle
questo “testa a testa” tra il Governo e l'esercito
alla metà di luglio. Tra i primi a reagire, i polirisorse, il federalismo sanitario, i nuovi modelli gestionali e organizzativi, l'appropriatezza delle cure e l'umanizzazione della
di chi vuole difendere a tutti i costi i principi di
tici dell'opposizione con in testa l'ex ministro
medicina.
solidarietà ed equità del nostro Servizio sanitae ora responsabile sanità della Margherita, Rosy
Il Congresso si trasforma così da laboratorio di riflessione sulrio nazionale?
Bindi. A suo dire il progetto non solo “mette a
lo specifico professionale a tribuna aperta al confronto con il
Il Dpef prevede l'avvio di una manovra per cirrischio la tenuta del Servizio sanitario naziomondo istituzionale, culturale e politico del Paese. Un confronto
ca 12 miliardi di euro attraverso la quale si donale”, ma “penalizza gli anziani”. Una prospettiche si svolge all'insegna della concretezza dei contenuti: l'ovrebbero poter coprire i costi della tanto sospiva per molti versi “disastrosa” tenendo conto
biettivo è di prospettare area per area, settore per settore, problema per problema, l'analisi della situazione attuale con gli elerata riforma fiscale (si stima un costo per le casche questo ulteriore carico inciderà sulla magmenti di criticità che presenta e le metodologie, le linee di inse statali di circa 7,5 miliardi di euro). Per bigior parte delle famiglie italiane che perdedirizzo e gli strumenti proposti per superarli.
lanciare la non indifferente diminuzione di getranno il “benessere” assicurato loro dalla saniPer permettere l'approfondimento della riflessione tematica sotito sono state previste un gran numero di mità pubblica”. Sempre dalla Margherita si è alno state predisposte delle sessioni parallele, che si alternano alsure: alcune basate sulla privatizzazione (vendizata anche la voce di Giuseppe Fioroni. Lo
le sedute in assemblea plenaria. In queste sessioni parallele, indispensabili ai fini dell'accreditamento Ecm (altra significativa
ta) di quote sostanziose di Telecom, Seat e Finscenario che si delinea è connotato da una fornovità che caratterizza l'evento), è stato convogliato l'importante
cantieri. Altre prevedono invece azioni di conte “preoccupazione”: le mutue così come sono
lavoro di elaborazione delle Commissioni Ipasvi, che hanno imtenimento dei costi. E uno dei settori nel miristate proposte potrebbero “tagliare completapegnato per oltre un anno, sotto la direzione del Comitato cenno – guarda caso proprio del ministero dell'Emente fuori gli anziani che rischiano di essere
trale, quasi 100 infermieri esperti provenienti da diverse realtà
conomia e delle finanze – è quello della sanità.
sempre più soli, più poveri, più malati, più aboperative. E anche questa formula è la prima volta che si speriPer il quale il Documento governativo prevede
bandonati perché non ci sarà nessuna assicumenta nella preparazione del Congresso nazionale.
innanzitutto un più intenso monitoraggio
razione o fondo integrativo disposto a garanti-
L’infermiere
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re loro le prestazioni”. E il problema non è di poco conto se si tiene conto che entro il 2010 in Italia ci saranno 12 milioni di anziani malati cronici e 2 milioni
mezzo di anziani disabili.
Alfonso Pecoraro Scanio, presidente dei Verdi, ha
parlato di “un'ennesima controriforma del Governo
sulla sanità”. E altrettanto decise sono state le dichiarazioni rilasciate da Maura Cossutta, responsabile nazionale Pdci per le politiche sociali: la manovra del Governo configura un “progetto eversivo di attacco al sistema sociale”. Critica la posizione di Livia Turco e di
Silvio Natoli, responsabili Ds per il Welfare e la Sanità: “Siamo alla politica dell'abbandono di chi ha più
bisogno”. E l'Ulivo attraverso il suo leader Francesco
Rutelli, ha rilanciato, proponendo un proprio “Manifesto sulla sanità” (vedi scheda in questa pagina).
Per Stefano Inglese, coordinatore nazionale del Tribunale dei diritti del malato, il progetto del Governo
avrà conseguenze nefaste: ci saranno due sistemi sanitari, uno “per chi può pagarsi servizi di qualità e un
altro per chi dovrà accontentarsi”, senza nessun guadagno per i cittadini.
Un coro di no arriva anche dai medici a cominciare
da Giuseppe del Barone, presidente della Fnomceo
per il quale un ruolo sostitutivo delle mute è “inaccettabile”: troppo forte la penalizzazione per le fasce
sociali meno abbienti che si vedrebbero garantita
un'assistenza di serie B. Di un progetto “tecnicamente incomprensibile” ha parlato Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale: come farà una mutua a farsi carico per lungo tempo delle esigenze dei cittadini più bisognosi di cure che richiedono risorse di non poco conto? Serafino Zucchelli, segretario nazionale dell'Anaao parla di “lesione dei pilastri del Ssn”: l'istituzione di mutue sostitutive finisce col creare disparità tra i cittadini, abbassando il livello di tutela per quelli meno abbienti. In-
Il Manifesto dell'Ulivo
Universalità di accesso e libertà di scelta del luogo di
cura; globalità della copertura per tutti i servizi e le prestazioni necessarie e appropriate; finanziamento pubblico attraverso la fiscalità generale. Questi tre i capisaldi del nostro Ssn che, stando al documento presentato a Roma lo scorso 15 luglio, vanno assolutamente
difesi perché “validi e condivisi dalla stragrande maggioranza dei cittadini”. A metterli a repentaglio sono ora
sia l'avvio del sistema federalista, sia le misure proposte dal Governo che mirano essenzialmente “a privatizzare il patrimonio di risorse, competenze professionali e fiducia, che il Ssn ha accumulato in questi decenni”.
La ricetta dell'Ulivo è semplice: innanzitutto far sì che
nella prossima Finanziaria venga destinata alla Sanità
una quota del Pil pari almeno al 7 per cento. Questo
fine Mario Falconi, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale: le mutue rappresentano “la fine del Servizio sanitario nazionale e
del sistema solidale”; non se ne ricaverà alcun vantaggio concreto: si tratta a suo dire di una misura “folle anche dal punto di vista economico” poiché a sostenerle sarebbero chiamati proprio i cittadini più ricchi che abitualmente utilizzano meno il servizio sanitario. Critico – ma per motivi di tutt'altro genere – anche il giudizio della Corte dei Conti: il Dpef, infatti,
non appare idoneo a raggiungere gli obiettivi che si
prefissa. E secondo i magistrati contabili sarebbe necessaria una manovra ancor più severa, capace di riportare nelle casse dello Stato oltre 18 miliardi di euro, ben più dei 12 indicati da Palazzo Chigi.
Una voce positiva arriva dalla commissione Sanità del
Senato che ha dato parere positivo alle proposte sul-
non solo per allinearci al resto d'Europa, ma anche per
“garantire l'effettiva attuazione dei Livelli essenziali di
assistenza, compresa l'integrazione socio-sanitaria”. Per
evitare di “interpretare il federalismo fiscale come federalismo d'abbandono”, poi, l'Ulivo propone la creazione di un fondo speciale, distinto e separato dal Fondo sanitario nazionale, destinato a finanziare “l'adeguamento e la qualità dei servizi nel Mezzogiorno”. E
per evitare il rischio di allungare a dismisura i tempi del
dibattito in corso sul riparto del Fsn con un conseguente
blocco dei finanziamenti. Infine l'ultima proposta riguarda proprio l'assistenza ai non autosufficienti: niente mutue integrative o sostitutive, ma un Fondo apposito che, come il resto del servizio sanitario, sarà finanziato attraverso la fiscalità generale.
la sanità. Meno che al capitolo mutue: si tratta di un'ipotesi di intervento che deve comunque avere il placet del Parlamento e comunque, prima di una loro
eventuale creazione, saranno necessari studi approfonditi. Un'ulteriore conferma dei dubbi intorno alla
possibilità di realizzazione di un simile progetto è comunque arrivata alla fine di agosto: nel corso del vertice tenutosi a Venezia il 24 agosto tra il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e i tecnici del dicastero
del tesoro, si è parlato di una “nota aggiuntiva” al Dpef
con nuovi interventi che preludono a un “appesantimento” della Finanziaria 2003. Con esclusione però
proprio delle mutue: a restituire equilibrio (chissà come) alle casse della sanità ci dovranno pensare le misure sulla farmaceutica e altre forme di risparmio. All'orizzonte, nonostante tutte le rassicurazioni fin qui
elargite, riappare l'ombra del ticket…
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Presa Diretta
l’infermiere 9/2002
Sono oltre un milione
le firme raccolte dal Comitato
per la difesa
del Servizio sanitario nazionale
SSN:
migliorarlo,non smantellarlo
DI
MARIANO RAMPINI
TRA I PRINCIPALI OBIETTIVI LA REALIZZAZIONE
DI UN “FEDERALISMO SOLIDALE” CHE SALVAGUARDI I PRINCIPI
DI EQUITÀ E SOLIDARIETÀ DEL SISTEMA RILANCIANDONE
LO SVILUPPO CON IL CONTRIBUTO DI TUTTI GLI OPERATORI
S
ono state oltre un milione le firme raccolte dal
Comitato "Solidarietà e salute", per la difesa dei
principi di solidarietà ed equità sui quali si basa
l'attuale assetto del Servizio sanitario nazionale.
Lo scorso 25 luglio, infatti, con una giornata
straordinaria di raccolta firme, si è chiusa la campagna nazionale per il diritto alla salute promossa
dal Comitato presieduto da Michele Arpaia. Una
campagna che proseguirà ora nelle settimane a
venire con la presentazione delle firme e di un
documento di analisi sulla realtà del Ssn e sulle
sue prospettive di crescita ai rappresentanti governativi.
Al Comitato hanno aderito praticamente tutte le
professioni sanitarie italiane: medici, biologi, veterinari. E infermieri. Che hanno portato al suo
interno la forza dei loro 320 mila iscritti, manifestando un impegno e una dedizione assoluta in
difesa dei principi basilari sui quali è stato costruito il nostro sistema sanitario. Tra gli obiet-
tivi del Comitato, infatti, com'è stato ricordato al
termine della giornata del 25 luglio, ci sono: la
disponibilità di ospedali e ambulatori territoriali specialistici efficienti, sicuri e gratuiti in tutta
Italia, ben dislocati sul territorio e con modalità
di accesso garantite e uniformi; la disponibilità
su tutto il territorio del medico di famiglia e del
Servizio di guardia medica senza differenze di accesso; un'assistenza infermieristica adeguata sia
in ambito ospedaliero che nelle strutture territoriali; un'assistenza farmaceutica garantita attraverso le farmacie con regole valide in tutta Italia; servizi di prevenzione sanitaria pubblici che
garantiscano la qualità e la sicurezza degli alimenti, degli allevamenti e degli ambienti di vita
e di lavoro. Infine, operatori sanitari sempre più
preparati, aggiornati e capaci di "ascoltare" e "capire" i bisogni dei cittadini. E, sopra a tutto, la
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Sulla sorte di questo diritto, però, sembra pesare un’ombra scura, quella di un federalismo la cui
“frettolosa e scoordinata applicazione” pare aver
innescato meccanismi di squilibrio e di non perequazione nell'erogazione delle prestazioni com'è avvenuto e sta avvenendo nel settore dell'assistenza farmaceutica.
“Gli infermieri hanno aderito al Comitato perché
suo scopo primario era proprio quello di esercitare una difesa concreta, sostanziale del Ssn, basata sul suo valore di servizio universale e solidaristico”. A ricordarlo è Marinella D'Innocenzo
(nella foto) che rappresenta il Comitato centrale della Federazione Ipasvi all'interno dello stesso Comitato. “Partendo da questi due principi vogliamo infatti far sì che in Italia si realizzi un federalismo solidale che, tenendo conto delle diversità regionali, sappia creare meccanismi che
rafforzino i necessari equilibri tra le Regioni più
ricche e quelle con maggiori difficoltà di bilancio. In sostanza un federalismo che assicuri uguale diritto alla salute a tutti i cittadini, di tutte le
Regioni, superando gli squilibri economici dovuti alla sottostima del Fondo sanitario”.
“Noi” prosegue D'Innocenzo “abbiamo pensato
che la sanità potesse essere il miglior laboratorio per misurare gli effetti e la riuscita del federalismo e la sua capacità di assicurare un'uguale
risposta al diritto di salute dei cittadini nonostante
le complessità legata all'allocazione e alla gestione delle risorse disponibili. Per quanto riguarda gli infermieri, la conservazione dell'attuale assetto del Ssn fa sì che ogni cittadino sappia di poter ricevere una risposta specifica e qualificata ai bisogni di assistenza infermieristica,
attraverso modelli uniformi di erogazione delle
prestazioni”.
“È assolutamente necessario, quindi” aggiunge
con forza D'Innocenzo “che la nostra voce di operatori qualificati venga ascoltata: gli infermieri
rappresentano una delle leve strategiche per lo
sviluppo e la conservazione del Ssn in termini di
qualità di risposta e di sviluppo delle prestazioni assistenziali. Il punto sul quale riteniamo di
poter dire la nostra è certamente quello della stima delle risorse, operando un incremento e non
un taglio del Fsn che, peraltro, è tra i più bassi in
Europa”. “A richiedere questo non sono soltanto
gli operatori sanitari, ma la stessa evoluzione sociale: dall'andamento demografico, allo sviluppo
delle tecnologie, fino ai cambiamenti delle patologie. Diventa indispensabile, dunque – continua – creare un federalismo basato su meccanismi di riequilibrio finanziario risolvendo da subito il problema dell'ingessamento delle differenze strutturali organizzative dei servizi sanitari nelle diverse Regioni”.
In sostanza gli infermieri – così come tutti gli altri operatori che hanno aderito al Comitato –
esprimono una “forte richiesta di partecipare al
"governo" del sistema”. “È un richiamo deciso ai
governatori che devono tener conto della professionalità e delle capacità organizzative degli
operatori della sanità: sono proprio loro, infatti,
a possiedere la capacità di tradurre nella pratica
quello che lo Stato decide in termini di provvedimenti legislativi”.
“Insomma” conclude D'Innocenzo “non vogliamo ventuno diversi sistemi sanitari: gli infermieri non pensano che il federalismo debba tradursi in una diversa capacità di sviluppo, anche in
termini di innovazione tecnologica e terapeutica, di alcune Regioni a scapito di altre. Noi vorremmo invece poter utilizzare la massima tecnologia, la massima qualità di prestazioni sia nelle
Regioni del nord, sia in quelle del Centro e del
Sud. Non vogliamo nemmeno che ci siano diverse modalità di concepire la formazione: gli operatori devono tutti poter contare su una formazione di altissimo livello. Inoltre non vorremmo
che ci fosse un'applicazione diversificata da Regione a Regione degli istituti contrattuali: agli
operatori e agli infermieri in particolare, si chiede un livello elevato di prestazioni, quindi devono essere tutti pagati bene”.
“Lo standard di assistenza, perciò, deve essere il
più alto in ogni realtà: quello dell'anello forte della catena, non certo quello dell'anello più debole. Soprattutto nell'interesse dei cittadini e per
non disperdere il patrimonio positivo di questo
Servizio sanitario che, anche in presenza di inefficienze certamente da correggere, viene a ragione considerato tra i migliori del mondo.
È questo il motivo del fortissimo impegno che la
Federazione Ipasvi ha voluto esprimere con la sua
presenza all'interno del Comitato: un impegno
che ha una rilevanza tutta particolare proprio
perché assunto per continuare ad assicurare ai
cittadini, a tutti i cittadini, la migliore assistenza sanitaria possibile”.
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Presa Diretta
l’infermiere 9/2002
Responsabilità civile: al Senato è allo studio
un disegno di legge per dare più garanzie
agli assistiti e al personale sanitario
Assicurazioni sicure
LE FORME ASSICURATIVE PROPOSTE DAL DDL CHE STA PER ESSERE PORTATO
ALL'ESAME DELL'AULA, RIGUARDANO TUTTO IL PERSONALE SANITARIO.
PARTICOLARMENTE IMPORTANTE LA COSTITUZIONE DI ALBI PERITALI DEI QUALI
FARANNO PARTE ESPERTI DI CIASCUNA PROFESSIONE
DI
C
MARIANO RAMPINI
hissà quante volte, assistendo a un film ambientato in un ospedale e girato negli Stati Uniti, ci è capitato di imbatterci in qualche avvocato pronto a
prestare i propri servizi professionali a un infortunato o a un malato. E spesso quello che sullo schermo è finzione, nella realtà si trasforma in un processo contro l'ospedale o il personale sanitario a
cui, come segnalano le cronache americane, seguono altrettanto spesso risarcimenti miliardari.
Il fenomeno del contenzioso medico-legale è infatti particolarmente diffuso fuori dai nostri confini. Ma poco alla volta va assumendo contorni
preoccupanti anche in Italia. Basti pensare che
nella sola Lombardia può essere quantificato intorno ai 450 milioni di euro (circa 900 miliardi
di vecchie lire). A fornirci questo dato è Antonio
Tomassini, presidente della commissione Igiene
e sanità del Senato, a cui si deve la presentazione
di un disegno di legge (il numero 108 Senato) che,
appunto, porta il titolo di Nuove norme in tema di
responsabilità professionale del personale sanitario.
Il Ddl ha incontrato il favore praticamente di tutte le forze politiche presenti nella XII commissione, tanto che, come sottolinea lo stesso Tomassini, è stato approvato all'unanimità e adesso
attende soltanto di essere calendarizzato per il dibattito in Aula. Dove, peraltro, non dovrebbe incontrare sorte diversa da quella avuta in Commissione: “Non credo che ci saranno particolari difficoltà per la sua approvazione” afferma il senatore “anche perché scopo di questo disegno di legge non è certo quello di deresponsabilizzare il per-
sonale, quanto di assicurare ai cittadini un risarcimento equo e rapido, nel caso in cui questo stesso risarcimento sia loro dovuto. E, al tempo stesso, di dare a tutti gli operatori sanitari la tutela necessaria a svolgere con serenità e sicurezza il proprio lavoro”.
A rendere necessario un provvedimento di legge
che innovasse questo particolare settore di intervento della pubblica amministrazione, stando all'analisi di Tomassini, concorrono numerosi fattori: “Si va dall'inadeguatezza delle coperture assicurative delle Aziende sanitarie, fino al protrarsi
eccessivo dei tempi giudiziari a tutto scapito dei
diritti dei pazienti quasi costantemente obbligati
a intraprendere la via penale. Ma non basta”. “A
rendere ancor più spinosi, se possibile, i rapporti
tra i cittadini e il sistema sanitario contribuiscono anche altri elementi: si pensi, solo per fare un
esempio alla cattiva informazione sul cosiddetto
consenso informato, qualche volta imputabile al
medico, ma a volte anche al cittadino. O, ancora,
agli scoop giornalistici su episodi di malasanità,
spesso enfatizzati senza tener conto di tutto quanto si fa, nella semplice quotidianità, a favore dei
pazienti. Inoltre bisogna considerare che non tutte le Aziende sanitarie hanno avviato i meccanismi delle relazioni con il pubblico. E, infine, non
va dimenticato che a rendere ancor più complesso questo contenzioso spesso intervengono periti
improvvisati o di fiducia del solo giudice, magari
senza competenze specifiche”.
A tutto questo, dunque, intende porre rimedio il
Ddl che, ricorda ancora Tomassini, poggia su alcuni principi fondamentali. “Abbiamo infatti voluto far sì che gli enti stipulino congrue assicurazioni, dando loro anche la possibilità di rivalsa contro il personale in caso di dolo o colpa grave; c'è
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poi l'istituzione dell'arbitrato che rende le procedure più snelle e la creazione di specifici Albi di
esperti a cui accedere. Crediamo di aver fatto già
qualcosa di utile, ma certamente tutto è perfettibile e potremmo anche pensare nell'ambito del dibattito in Aula all'inserimento di ulteriori elementi
di completezza quali, ad esempio, forme di deterrenza contro le liti temerarie o la creazione di Unità di rischio preventivo, già sperimentate con successo in alcune Asl".
Ma cosa dice il decreto? Vediamo in dettaglio le
disposizioni che dovrebbero presto essere discusse dall'Aula di Palazzo Madama, cominciando con
l'articolo 1 che si apre affermando come "la responsabilità civile per danni a persone causate dal
personale sanitario medico e non medico, occorsi in una struttura ospedaliera pubblica o privata”
sia sempre “a carico della struttura stessa”. Le prestazioni oggetto della norma, ovviamente, sono
quelle erogate dalle strutture ospedaliere pubbliche comprese quelle “ambulatoriali, diagnostiche
e le attività intramoenia". Ne restano escluse le
prestazioni che non rientrano tra quelle dei Livelli essenziali di assistenza (ex allegato 2, Dpcm 29
novembre 20091), mentre la normativa si applica
a quelle fornite dalle strutture ospedaliere private accreditate. Se a causare il danno sia stato dolo o colpa grave del personale, la struttura può avviare nei suoi confronti un'azione disciplinare, ma
potrà esercitare l'"azione di rivalsa" solo in caso di
dolo.
Ovviamente – qui siamo all'articolo 2 – le strutture, per poter esercitare la loro attività, dovranno obbligatoriamente essere coperte da un'assicurazione per la responsabilità civile nei confronti degli assistiti: questa assicurazione potrà essere
stipulata con “qualsiasi impresa autorizzata all'e-
sercizio della'assicurazione…” e i massimali dovranno essere “idonei” a garantire la copertura assicurativa di tutti gli operatori sanitari.
Chi abbia subito un danno “a seguito di prestazioni sanitarie” – lo dice l'articolo 3 – può agire
nei confronti dell'assicuratore, ma nei limiti delle
somme per le quali è stata stipulata l'assicurazione. Dettagliato il capitolo relativo alle modalità per
la richiesta di risarcimento, così come sono dettagliate le norme relative all'arbitrato: su proposta
del danneggiato (e dietro accettazione della controparte) la controversia può essere affidata al giudizio di un collegio arbitrale. Questo sarà composto da tre membri, due dei quali saranno designati da ciascuna delle parti in causa. E nel caso in
cui ci si affidi all'arbitrato sarà anche possibile
chiedere – di comune accordo tra le parti – un
giudizio “secondo equità”. In questo caso, però non
è ammessa alcuna impugnazione.
Di particolare importanza – e novità – le norme
sull'istituzione degli Albi degli arbitri e dei consulenti tecnici d'ufficio che operano nell'ambito
delle vertenze di cui si occupa il Ddl.
Proprio allo scopo di assicurare la presenza di operatori competenti in queste evenienze, le Regioni
(l'istituzione del'Albo deve avvenire entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge) definiranno
le modalità attraverso le quali costituire e aggiornare l'Albo. Dovranno però fare in modo che sia
garantita “un'idonea e qualificata rappresentanza
di esperti di tutte le specializzazioni mediche e delle professioni sanitarie non mediche”.
“È stato fatto certamente un lavoro positivo” commenta la senatrice di Forza Italia Laura Bianconi
componente della stessa XII commissione Igiene
e sanità. “E questo disegno di legge rappresentare un tassello importante in un più ampio disegno:
la riaffermazione che vi viene fatta della responsabilità professionale va a sposarsi pienamente con
i principi contenuti nella legge 1/2002. In questo
modo abbiamo la possibilità di proseguire ancora
più agevolmente sulla strada intrapresa al momento
dell'approvazione di quella legge”. In particolare
la senatrice azzurra fa riferimento all'attività libero professionale degli infermieri che ha trovato
una sua chiara esplicitazione proprio nel comma
2 dell'articolo 1 della legge sopraccitata.
“Con quelle norme abbiamo voluto restituire dignità al discorso sull'equipollenza dei titoli, alla
formazione in ambito universitario” spiega la senatrice Bianconi. “Ora vogliamo fare un ulteriore
passo in avanti e lavorare sulla professionalità e
sulla responsabilità degli operatori, in particolare
su quella degli infermieri e sulla loro attività professionali al di fuori del rapporto di lavoro dipendente con il Ssn. Proprio in quest'ottica si inquadra il Ddl Tomassini: nel corso del dibattito in aula potremo fare una lettura "a distanza" del testo
in modo da apportarvi i correttivi eventualmente
necessari”. Ad esempio le norme che definiscono
le modalità di costituzione degli Albi dei periti,
prevedono solo il coinvolgimento delle società
scientifiche senza citare Ordini o Collegi. E questo, secondo Bianconi, potrebbe certamente essere uno degli “affinamenti” necessari per una corretta applicazione della futura legge. Resta poi la
possibilità di altri emendamenti – ancora da definire: vi collaboreranno in stretta sinergia la stessa
senatrice e i vertici professionali infermieristici –
che, come sottolinea ancora, saranno indubbiamente utili per raggiungere la “tappa finale” di quel
“progetto” che dovrebbe condurre a una “maggiore
esplicazione dell'attività libero professionale degli infermieri”.