Vola in porta! - Rifredi 2000 Calcio ASD
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Vola in porta! - Rifredi 2000 Calcio ASD
Stage Portieri 2010 Vola in porta! di Stefano Francalanci Manuale d’istruzioni PREMESSE GENERALI Nel gioco del calcio c’è un ruolo atipico che si diversifica da tutti gli altri : è quello del portiere. A differenza dei suoi compagni di squadra è l’unico che può far uso delle mani per prendere il pallone ed è anche l’unico che non prenda attivamente parte al gioco, ma data la sua posizione di ultimo uomo in campo, ha una visione globale del terreno di gioco ed essendo sempre voltato verso la porta avversaria può seguire attentamente lo sviluppo del gioco e aiutare i compagni nelle marcature e nell’impostazione delle azioni di gioco. E’ sicuramente un ruolo ingrato, nel quale ogni piccolo errore non passa inosservato, anche perché molto spesso questo coincide con la realizzazione di un gol da parte degli avversari. Si presta a critiche gratuite, molte delle quali espresse da persone incompetenti o comunque non in grado di esprimere giudizi che abbiano un fondamento tecnico ben preciso. Per questi motivi si richiede al portiere un carattere forte, che non si lasci condizionare dal giudizio degli altri, ma sappia riconoscere da solo i propri errori e ne faccia tesoro per situazioni future. Autocritica verso se stesso, conoscenza dei propri limiti e delle qualità personali sono doti indispensabili nel bagaglio tecnico di un buon portiere e che un bravo allenatore dovrebbe essere in grado di individuare e di coltivare nei giovani che si avviano in questo difficile ruolo. Si rende quindi necessario un allenamento del tutto particolare che oltre a formare l’atleta nel senso più completo del termine, tenda ad analizzare situazioni di gioco. L’ allenamento deve comprendere quindi una fase teorica, dove venga analizzata per esempio la posizione da assumere in campo a seconda delle varie situazioni di gioco o si discuta sui gol subiti durante la gara, cercando di capire se questi si potevano evitare e quali accorgimenti adottare per far fronte a quella determinata situazione. In linea di massima si può dire che anche la figura del portiere ha subito un’evoluzione direttamente proporzionale all’evolversi del gioco del calcio: un buon portiere deve essere in grado di saper trattare la palla con i piedi e in particolare, se la squadra adotta un modulo a zona, dovrà esercitarsi sulle uscite alte, sui cross, sui corners e su altre situazioni che il gioco a zona potrà proporre con più facilità di un gioco a uomo con marcature rigide. Concludendo questo breve capitolo introduttivo possiamo affermare che l’allenamento per un portiere e’ un momento particolarmente importante e intenso nel quale egli dovrà riuscire ad assimilare il gesto tecnico attraverso la ripetizione degli esercizi. Ogni gesto dell’atleta è una risposta a stimoli esterni, nella quale sono coinvolti per primi i ricettori visivi che l’informano di ciò che sta succedendo intorno a lui; poi in una seconda fase avviene un’elaborazione degli stimoli ricevuti e la scelta dei movimenti con cui organizzare la propria risposta. Infine c’è l’ultima fase in cui vengono inviati ai muscoli gli impulsi motori che generano i movimenti. Il processo che permette di far scattare queste risposte prende il nome di condizionamento e agisce in parte a livello di coscienza ed in parte di pre-coscienza. A livello cosciente avviene la percezione degli elementi esterni fino al momento in cui l’attaccante fa partire il tiro: non c’è più il tempo per costruire una parata ragionata e si attiva il riflesso condizionato con un meccanismo di stimoli-risposte attivate a livello pre-cosciente ed in cui l’esperienza ha un ruolo predominante. Perdono quindi ogni significato logico le espressioni istinto , parata istintiva, portiere dotato di molto istinto, ecc., che molte volte si sentono sui campi di calcio: si potrà invece parlare di capacità di anticipazione, ossia la capacità di prevedere, in seguito ad una specie di calcolo delle probabilità, dove ci siano maggiori possibilità che l’avversario indirizzi il proprio tiro. Nel momento in cui un attaccante si trova nella condizione di concludere non ha a disposizione un numero illimitato di possibilità, ma sarà limitato dalla sua posizione rispetto alla porta, dalla posizione del portiere, dalla posizione dei suoi compagni e degli avversari, e da molti altri fattori. L’esperienza accumulata col tempo permetterà al portiere di intuire le difficoltà dell’attaccante e di assumere quindi una posizione ottimale. Nell’arco della gara sicuramente non si potranno verificare tutte quelle situazioni provate in allenamento, ma sarà solo attraverso quest’ultimo che si potrà far fronte ad ogni ponderabile evento. CENNI TEORICI SUL PIAZZAMENTO DEL PORTIERE 1) LA POSIZIONE DI ATTESA DEL PORTIERE Quando il portiere è in procinto di effettuare una parata deve assumere una posizione che gli permetta di sfruttare a pieno le sue capacità: per fare questo l’equilibrio del corpo deve essere spostato leggermente in avanti e il peso deve gravare sulla punta dei piedi (mai assolutamente sui talloni), il busto inclinato e proteso in avanti, braccia semiflesse al gomito in modo da avere gli avambracci parallele al terreno, le gambe divaricate e piegate all’altezza dei ginocchi, piedi paralleli ed in appoggio sulla parte anteriore. Definiremo questa una posizione di attesa, ed è indispensabile perché costituisce il caricamento meccanico con cui il portiere prepara il suo intervento, simile ad una molla compressa pronta a scattare una volta liberata dal peso. Per i giovani, fino alla categoria GIOVANISSIMI B, se il pallone è nei pressi dell’area di rigore, il portiere dovrà stare quasi sulla linea di porta, al massimo distante 30-40 cm.: questo per evitare che una colombella o un tiro alto con una traiettoria improvvisamente discendente possano scavalcarlo e infilarsi in rete; dalla categoria GIOVANISSIMI in poi il portiere inizierà a prendere una posizione più avanzata, a seconda delle proprie caratteristiche atletiche e fisiche e si posizionerà vicino alla riga di porta. Via via che l’azione si allontana dall’area di rigore anche il portiere dovrà portarsi verso il dischetto di rigore, e nei casi in cui l’azione si svolga ormai nella metà campo avversaria, si posizionerà sulla riga dell’area grande o addirittura oltre di essa (questo dipende dalle dimensioni del terreno di gioco, dall’attuazione della tattica del fuorigioco). Il portiere deve essere in grado di anticipare un giocatore nel caso di un rilancio lungo da parte della squadra avversaria, intercettando il pallone anche fuori dell’ area di rigore e deve essere capace anche di impostare di nuovo un’azione appoggiando il pallone ad un compagno, e non soltanto, come di solito accade, di rinviare il pallone fuori del rettangolo di gioco. Non si deve dimenticare che anche il portiere deve saper trattare il pallone come gli altri giocatori e conoscere un minimo di tecnica individuale. Fino ai 10-12 anni si dovrebbe far svolgere ai portieri gli stessi esercizi di tecnica calcistica che si propongono a tutta la squadra, lasciando l’insegnamento e la specializzazione ad un preparatore specifico che agirà per tappe successive. 2) IL CALCIO DI RINVIO Quando la palla, toccata per ultima da un avversario esce oltre la linea di fondo campo, il gioco viene ripreso con un calcio di rinvio effettuato dai difensori da un punto interno all’area di porta. Dovrebbe essere il portiere ad incaricarsi di rimettere in gioco il pallone, pertanto è indispensabile che sappia calciare con forza e precisione una palla ferma. Se la situazione lo permetterà il portiere potrà passare la palla ad un compagno in attesa appena fuori dell’area di rigore, che potrà iniziare una nuova azione offensiva o restituirgli immediatamente la palla. 3) LA POSIZIONE TRA I PALI Il senso della posizione e’ una dote fondamentale per un portiere, perché gli permette di chiudere lo specchio della porta; inoltre una buona posizione dovrebbe rendere più semplici le parate: un esempio di un portiere con un gran senso della posizione è stato Fabio Cudicini, portiere del Milan negli anni ‘70 che molte volte respingeva il pallone con i piedi o addirittura lo bloccava , poiché si trovava sempre sulla traiettoria del tiro. Una condizione necessaria per effettuare una parata è quella di assumere la posizione di attesa precedentemente descritta un attimo prima che il giocatore avversario colpisca la palla: questo per permettere al portiere di buttarsi in avanti e di intercettare il pallone seguendo una linea perpendicolare alla traiettoria della palla. Se il portiere viene sorpreso dal tiro quando è ancora in movimento tenderà ad eseguire un tuffo all’indietro e nella maggior parte dei casi il pallone risulterà fuori della sua portata oppure la deviazione sarà solo parziale e tale da non dare un cambiamento radicale alla sua direzione. Inoltre un’altra regola fondamentale è quella di fare qualche passo in avanti per chiudere lo specchio della porta, riducendo lo specchio di porta libera nella quale il giocatore cercherà di indirizzare la palla. (PER ESEMPLIFICAZIONE DEI CONCETTI VEDI FIG.1-2) Nella quasi totalità dei testi riguardanti la figura del portiere, quando si parla di posizione fra i pali si fa riferimento ad una regolina semplice che più o meno potremo enunciare nel modo seguente: IL PORTIERE SI DEVE SEMPRE PIAZZARE SULLA BISETTRICE DELL’ANGOLO CHE SI VIENE A FORMARE FRA IL PALLONE E I PALI DELLA PORTA.(FIG.3) (si ricorda che la bisettrice è quella semiretta che divide in due parti uguali un angolo) A queste regole esistono diverse eccezioni di carattere generale: si dovrà tenere conto della pozione della palla, perchè se questa è molto spostata lateralmente verso le fasce laterali del campo, la posizione del portiere dovrà essere tale da poter intervenire anche su un cross effettuando una parata alta se l’attaccante ha davanti a se un pallone rimbalzante o comumque sollevato da terra potrà eseguire, anche se il portiere ha chiuso bene lo specchio della porta, un tiro a colombella facendogli passare la palla sopra la testa se l’avversario in possesso della palla è del tutto libero da marcature è bene che il portiere valuti attentamente il da farsi, perché potrebbe essere facilmente superato da un dribbling laterale o da un tiro a parabola. Un limite a questa regola è che non viene mai preso in considerazione il piede con cui il giocatore si appresta ad effettuare il tiro: un calciatore che colpisce il pallone di destro si imposterà in maniera differente da un mancino ed entrambi avranno una visione diversa dello specchio della porta lasciato libero dal portiere: vedremo ora come piazzarsi prendendo in considerazione la fascia di svolgimento dell’azione e il piede con cui il giocatore colpirà il pallone. Ci limiteremo ad una esposizione puramente teorica, lasciando la dimostrazione pratica al campo di calcio: si tratterà di provare e riprovare varie situazioni con palla ferma, fino a quando il concetto non sia stato recepito ed assimilato dal portiere. Come premessa generale collocheremo il pallone sempre dentro l’area di rigore e distingueremo due situazioni diverse: A) un giocatore si trova sulla sua fascia destra e colpisce il pallone con il piede destro o giocatore sulla fascia sinistra che colpisca con il piede sinistro B) un giocatore si trova sulla fascia destra e colpisce il pallone con il piede sinistro o similmente giocatore sulla fascia sinistra che colpisca il pallone con il piede destro. Nel caso A il portiere andrà incontro al pallone con una traiettoria leggermente spostata verso un pallone immaginario che si trova spostato in avanti rispetto alla palla di una cinquantina di centimetri ( Fig.4 ). Nel caso B il portiere andrà incontro al pallone con una traiettoria diritta sul pallone ( Fig.5 ). Nel primo caso il palo coperto in cui il portiere non deve mai prendere gol è il primo, mentre il secondo risulta più scoperto, ma se il portiere si ricorderà di essere fermo al momento del tiro e se si tufferà per la linea perpendicolare sopra descritta il tiro risulterà nella stragrande maggioranza dei casi parabile. Nel secondo caso il palo coperto sarà il secondo, mentre il primo risulterà più scoperto. Anche in questo tipo di piazzamento valgono le eccezioni sopra trattate e inoltre si dovrà tener presente che si presuppone che il giocatore colpisca il pallone di collo piede: se per esempio lo calciasse di esterno destro dovremo considerarlo come se lo colpisse un mancino e se lo colpisse di esterno sinistro come se lo calciasse un destro. Piazzarsi bene non significa necessariamente non subire goal, ma permette al portiere di giocare le sue chances, cercando di convincere l’attaccante a tirare nella porzione di porta lasciata libera dal piazzamento, con il vantaggio che il portiere si aspetta un tiro con tale traiettoria. LA POSIZIONE DEL PORTIERE IN SITUAZIONI DI PALLA FERMA Si raggruppano sotto questo titolo i calci d’angolo, le punizioni e i calci di rigore: sono tutte occasioni in cui il tiro dell’avversario non può giungere inaspettato o inatteso per cui il portiere ha il tempo di scegliersi la posizione ideale per opporsi al tiro. 1) IL CALCIO D’ANGOLO Le statistiche dimostrano che molti goals sono segnati proprio in occasione dei corners attraverso una deviazione volante, il più delle volte di testa. Nasce subito una considerazione: i portieri non sono abituati a far fronte a delle situazioni che richiedono un’uscita alta intesa a bloccare o a deviare la palla in mezzo ad una mischia. Eppure l’uso delle braccia che solo al portiere è concesso lo avvantaggia notevolmente rispetto agli avversari, perché a parità di elevazione lui lo potrà afferrare molto più in alto di dove gli attaccanti possono arrivare con la testa. Infine, quando il pallone percorre una parabola di venticinque-trenta metri, il portiere ha tutto il tempo di intercettare la traiettoria del tiro. In linea di principio la posizione da assumere è la seguente: dopo aver messo un uomo sul primo palo, il portiere si piazzerà presso il secondo palo, quello più distante dall’angolo da cui proviene il tiro. Questa posizione può variare, anche se non di molto, per alcune caratteristiche fisiche del portiere e per circostanze tecniche. Tra le caratteristiche fisiche più importanti ci sono la statura e la capacità di elevazione: esse, insieme alla larghezza del campo da calcio, influiscono sul piazzamento del portiere. Se il campo è stretto si può prediligere un piazzamento un po’ più avanzato verso il primo palo, al contrario se il campo è molto largo si può tenere un posizione più arretrata. Il portiere deve anche tener conto del piede con cui il giocatore avversario si appresta a battere il calcio d’angolo: se vede che, dall’angolo alla sua destra, il corner viene battuto con il piede destro deve prevedere che la traettoria del pallone sia rientrante verso la porta deve prepararsi a ricevere un tiro che può cadere sia nella zona del dischetto di rigore, sia direttamente in porta: si piazzerà quindi in posizione tenendo conto delle osservazioni sopra descritte, ma starà sulla linea di porta o appena avanti ad essa ( Fig.6). Se invece il tiro, ancora dall’angolo destro, è battuto con il piede sinistro, il tiro avrà una traiettoria ad uscire ( Fig.7,traiettoria “b”): in questo caso il pallone non potrà cadere molto vicino alla porta, poiché per farlo avrebbe dovuto passare oltre la linea di fondo campo nella prima parte della sua parabola ( Fig.7, traiettoria “a”). Il portiere si posizionerà almeno un metro davanti alla linea di porta ed arretrerà la sua posizione verso il secondo palo. Oltre ad un compagno collocato sul primo palo per poter intervenire nel caso in cui il giocatore avversario calciasse direttamente in porta, un portiere può anche piazzare un altro compagno sul secondo palo: questo accorgimento va preso solo nel caso in cui il portiere decida di intercettare con un’uscita alta il pallone in qualunque parte dell’area di rigore sia diretto. La sua uscita lascerebbe completamente sguarnita la porta e in caso di un intervento difettoso gli avversari avrebbero tutto lo specchio a disposizione per far gol: i due compagni piazzati ai lati della porta in questo caso rappresenterebbero l’ultimo baluardo. Il portiere dovrebbe SEMPRE chiamare la palla quando si appresta ad uscire dai pali della porta per informare i suoi compagni delle sue intenzioni e per intimorire gli avversari, avvisandoli che quel pallone sarà suo. 2)CALCI DI PUNIZIONI E BARRIERA Prima della partita, alla fine della “chiama”, l’arbitro raduna tutti i giocatori intorno a se e rivolgendosi particolarmente al capitano a al portiere ricorda loro che “tutte le punizioni sono dirette e solo quando alzo il braccio sono indirette”. Per quanto riguarda quest’ultimi si ricorda che la palla calciata dall’attaccante, prima di entrare in porta, deve essere toccata da un altro giocatore; in mancanza di questo secondo tocco la rete non sarebbe valida e il gioco sarebbe rimesso con una rimessa dal fondo. Per questo motivo un portiere non dovrà mai tentare di intervenire se il giocatore tirasse direttamente in porta. Nel caso di calci indiretti spostati lateralmente e battuti da una solo giocatore, quando la palla sia in una posizione intermedia fra il cerchio di centrocampo e l’area di rigore, il portiere disporrà i suoi compagni al limite dell’area di rigore e lui stesso si posizionerà verso l’area piccola, pronto ad intervenire su un eventuale cross. Se invece gli avversari vicini alla palla sono due disporrà sempre i suoi compagni al limite dell’area, ma lui si piazzerà nei pressi della linea di porta (Fig.8). Sui calci di punizioni nelle vicinanze dell’area di rigore, è necessaria interporre fra la porta e il pallone un muro, cioè una barriera, con lo scopo di chiudere una porzione dello specchio della porta. Una norma indicativa per quanto riguarda il numero dei giocatori da impiegare nella formazione della barriera è quella visualizzata alla figura 9: - nel settore “ A “ 4/5 giocatori - nei settori “ B “ 3/4 giocatori - nei settori “ C “ 2/3 giocatori. In linea generale è un errore impiegare in barriera più uomini del necessario, perché bisogna pensare anche alle marcature difensive. Inoltre il portiere deve sempre assicurarsi di veder partire il pallone al momento del tiro, per non farsi cogliere di sorpresa dalla traiettoria del tiro. Per piazzare nella maniera giusta la barriera il portiere si porterà accanto al palo più vicino alla palla e di lì provvederà a dirigere il piazzamento del primo uomo di barriera (A) che si piazzerà un po’ all’esterno della linea immaginaria che congiunge la palla con il palo. In alcuni casi il portiere può mettere anche un altro uomo sulla traiettoria fra il pallone e il secondo palo, allo scopo di restringere lo specchio della porta (B, Fig.11). deve essere provata più volte in allenamento e in partite amichevoli allo scopo di prendere confidenza con un modo diverso di gestire la barriera. Nel caso riportato alla figura 12 si dispongono due o tre uomini a destra e a sinistra della palla lasciando aperto un corridoio centrale nel quale si piazzerà il portiere. Anche nei casi dei calci piazzati il portiere dovrebbe essere in grado di capire con quale piede il giocatore avversario si appresta ad effettuare il tiro guardando la traiettoria della rincorsa: per la visualizzazione del concetto si rimanda ad una esercitazione collettiva con la partecipazione della intera squadra, i cui componenti potranno formare la barriera e improvvisarsi avversari addetti all’esecuzione della punizione. 3) CALCI DI RIGORE Per dovere di informazione esiste anche un altro modo di piazzare una barriera e si mette in pratica solo quando il pallone è in una posizione centrale: personalmente ritengo questo tipo di barriera molto pericoloso e sconsiglio la sua attuazione; in ogni caso questa Paradossalmente sono le situazioni più favorevoli sotto un profilo psicologico per il portiere, il quale non ha niente da perdere ma tutto da guadagnare: si dà infatti per scontata la realizzazione del calcio di rigore e anche se il pallone passasse tra le sue gambe non si darebbe mai la colpa al portiere. Nello stesso tempo se il calcio di rigore viene parato, per il portiere ci saranno applausi e ovazioni da parte dei suoi compagni di squadra, dai dirigenti, dal pubblico ecc.. Da un punto di vista tattico il portiere ha tre possibilità: 1) scegliere di tuffarsi verso un angolo ed iniziare a buttarsi contemporaneamente alla partenza del tiro: bisogna avere la fortuna di azzeccare la parte giusta ! 2) attendere la partenza del tiro sperando che l’attaccante non abbia calciato né troppo violentemente né che la sua traiettoria risulti troppo angolata 3) fintare il tuffo da una parte e poi buttarsi dalla parte opposta; in questa maniera si cercherà di trarre in inganno l’attaccante. Esistono poi molti consigli che si potrebbero dare anche se molti di essi risultano di difficile applicazione: c’è chi consiglia di non guardare il pallone ma il piede con cui il giocatore si appresta a colpire la palla ricordando che il tutto si svolge in una frazione di secondo e che quindi risulta difficile una corretta interpretazione. Altri consigliano di guardare il piede di appoggio al momento del tiro ricordando che per un tiro effettuato di collo il piede di appoggio è molto più vicino al pallone di quanto non lo sia quando si colpisce il pallone di piatto. Un allenatore spagnolo consiglia addirittura di guardare le braccia, perché se sono aderenti al corpo il giocatore intenderà effettuare un tiro in linea con la propria rincorsa, mentre le allarga sensibilmente se intende indirizzare il tiro nella direzione opposta alla gamba calciante (questa osservazione si basa su un’analisi attenta della biomeccanica del gesto del tiro). Il portiere deve ricordarsi solo alcune considerazioni generiche: il tuffo dovrà sempre avvenire per linee esterne, cioè in avanti e dovrà tener conto del piede con cui il giocatore si appresta a calciare, cioè dovrà capire se il giocatore avversario è un mancino o un destro e dovrà tener presente anche il ruolo che ricopre: un centravanti forte fisicamente calcerà il pallone più facilmente di collo mentre un centrocampista di rifinitura sarà portato a calciare un rigore di piatto, cercando di piazzare il pallone in un angolo anziché usare un tiro di forza. Ultima considerazione è quella di ricordarsi che il giocatore che prende una rincorsa perpendicolare al pallone lo calcerà più facilmente di collo, mentre una rincorsa laterale presuppone un tiro di piatto; in questi casi un destro che calcia di collopiede metterà più facilmente il pallone alla destra del portiere mentre se lo calcia di piatto lo metterà alla sinistra del portiere e alla stessa maniera un sinistro che calcia di collo lo indirizzerà alla sinistra del portiere, mentre se lo calcia di piatto lo indirizzerà preferibilmente alla destra del portiere. LE PARATE CON “PRESA” DEL PALLONE 1) IL CONCETTO DI “PRESA” La presa, cioè la capacità del portiere di afferrare e trattenere il pallone, è una qualità importantissima per un portiere. Poco, infatti, servirebbe riuscire a raggiungere il pallone se poi questo dovesse sfuggire di mano e scivolare in rete o ricadere a disposizione degli avversari che lo potrebbero comodamente collocare in rete; inoltre la presa del portiere arresta definitivamente l’azione d’attacco e dal momento che la palla sarà in possesso del portiere sarà la sua squadra ad essere in grado di iniziare una nuova azione offensiva. Infine la capacità dei portieri di esibire una presa sicura gioca un ruolo psicologicamente importante, poiché infonde sicurezza in tutti i suoi compagni. Oggigiorno si associa al concetto di presa la parola guanti, strumenti pare così fondamentali da essere presenti fin dalle partite degli esordienti: in tutto ciò c’è essenzialmente una cattiva informazione ed una erronea valutazione. Sono la mani che devono avere robustezza e sensibilità ed andrebbero allenate nella loro condizione naturale, cioè senza alcun sussidio artificioso. I guanti non migliorano la sensibilità delle dita ed il loro uso potrebbe essere limitato al periodo invernale: esistono tuttavia alcuni tipi di guanti che effettivamente possono aumentare la capacità di fermare il pallone grazie al loro supporto resinoso ma, oltre al loro costo proibitivo, hanno anche un’altra limitazione: il supporto si deteriora facilmente nell’arco di due-tre gare e perde la sua adesività. Le dita del portiere devono essere molto forti, perché soprattutto a loro spetta il compito di bloccare il pallone che non deve mai battere contro il palmo delle mani, perché rimbalzerebbe in avanti sfuggendo alla presa. Vedremo ora di analizzare i diversi tipi di presa che si differenziano nel modo di disporre le mani per bloccare un tiro alto, all’altezza del petto, dell’addome o rasente il terreno. 2) PARATA DI UN PALLONE ALTO Nella presa di un pallone alto le braccia devono essere protese verso il pallone, gomiti in leggera flessione per assorbire l’inerzia del tiro ed allargati per permettere alle mani di avvolgere con naturalezza la palla nelle sue parti posteriori e laterali, coprendola adeguatamente anche nella sua parte superiore per evitare che in caso di un tiro particolarmente forte scavalchi il portiere e gli rotoli alle spalle. 3) PARATA DI UN PALLONE CHE ARRIVA ALL’ALTEZZA DELL’ADDOME Il modo di disporre le mano per afferrare un pallone ad un’altezza intermedia fra l’addome e le ginocchia è del tutto diverso dal precedente. Le braccia ora saranno indirizzate verso il basso, gli avambracci quasi orizzontali e parallele e i gomiti più stretti per impedire il passaggio del pallone: le palme delle mani saranno rivolte in avanti, verso l’alto, i pollici in fuori e le dita aperte. Il tiro deve essere prima smorzato e bloccato dalle mani e poi fatto rotolare lungo gli avambracci e portato al petto in posizione di sicurezza. 4) PARATA DI UN PALLONE CHE ARRIVA ALL’ALTEZZA DEL PETTO Esistono due diversi tipi di presa: 1) è simile a quello usato per i palloni alti, ma in questo caso le braccia dovranno essere protese in avanti, semiflesse, i gomiti larghi, polsi in flessione dorsale per rivolgere le palme delle mani in avanti, in direzione del pallone, dita e pollici dovranno essere ben divaricati; 2) è simile a quello usato per parare i tiri che giungono all’altezza dell’addome, ma ora sarà necessario compiere un balzo verso l’alto in modo da portare l’addome all’altezza della traiettoria del pallone. 5) PARATA DI UN PALL0NE CHE ARRIVA RADENTE IL TERRENO Per bloccare un pallone che arriva radente il terreno si possono usare due diverse tecniche: 1) portandosi in anticipo sulla traiettoria del pallone a gambe tese e abbastanza ravvicinate per scongiurare che la palla possa passarvi in mezzo, il portiere flette il busto in avanti e distende le braccia verso il basso, parallele e anch’esse adeguatamente vicine. Le mani sono quasi unite, le palme rivolte in avanti-alto, i pollici in fuori e le dita aperte. Anche in questo caso il pallone deve essere prima bloccato con le mani e poi portato al petto in posizione di sicurezza con un rotolamento lungo le braccia; nel frattempo il busto viene riportato alla normale verticalità. 2) Appena giunto sulla traiettoria della palla il portiere effettua un rapido piegamento delle gambe per portare a terra il ginocchio della gamba più arretrata. Le gambe, disposte trasversalmente alla direzione del tiro, ed il busto flesso in avanti formano un’efficace barriera al passaggio del pallone. Le braccia saranno semitese verso il basso, parallele e ravvicinate; le mani a dita divaricate, pollici in fuori, andranno incontro al pallone. Come sempre il pallone deve essere bloccato con le mani e poi portato al petto mentre si recupera la posizione eretta. Il piegamento del ginocchio deve essere sempre fluido e rapido, e se si corre verso destra sarà il ginocchio sinistro ad abbassarsi e viceversa. Questa maniera di bloccare il pallone è da preferirsi quando si prevede che la presa si debba concludere con una caduta a terra. Un errore da evitare è quello di avere il ginocchio piegato in avanti, cioè verso la direzione del pallone, perché questo creerebbe un ostacolo nel caso che un rimbalzo irregolare del pallone obblighi il portiere a un piccolo spostamento laterale delle braccia. ALIMENTAZIONE DELL’ATLETA Nelle diverse ore della giornata, a seconda di quando ci si allena o si gioca, gli atleti hanno precise esigenze alimentari. In linea generale, per garantire a questi sportivi adeguati apporti di sostanze nutritive, oltre ad una certa varietà della dieta, è importante una corretta distribuzione dei cibi nell’arco della giornata secondo una schema che tenga conto dei periodi di studio, di lavoro e di attività fisica. In questo modo è possibile soddisfare i fabbisogni di energie, che in moltissimi casi sono elevati e, al tempo stesso, concorrere al raggiungimento e al mantenimento del miglior stato di salute. Merita poi precisare che una razionale alimentazione deve, inoltre, garantire la reintegrazione di quegli elementi le cui carenze potrebbero limitare la prestazione. Bisogna sempre tenere conto che non è solo importante quali e quanti nutrienti il calciatore deve assumere, ma anche come questi devono essere distribuiti nel corso di una intera giornata. Un primo errore da non commettere è il salto della colazione mattutina; tale pasto deve essere il più completo possibile e fornire principalmente un buon apporto di carboidrati. Il pranzo deve poi essere il più digeribile possibile, specialmente se si ha l’attività sportiva nel primo pomeriggio. Un pranzo completo, ma leggero, è anche consigliato per consentire di essere più efficienti nel lavoro e nello studio (non è il caso, quindi, di sovraccaricare l’apparato digerente). Un esempio consigliato di pranzo può essere dato da un monopiatto, ossia un primo o un secondo (da scegliere), in una razione più abbondante di quella consueta, seguito o preceduto da verdura cotta o cruda. Anche per la cena può essere consigliato un monopiatto; se a pranzo questo è stato a base di carboidrati (pasta), alla sera è meglio consumarlo a base di proteine (carne rossa o bianca o pesce); importante sempre il consumo di verdura cotta o cruda. Da non dimenticare poi durante la giornata gli spuntini o merende; uno a metà mattinata e l’altro a metà pomeriggio (ideale la frutta fresca di stagione). Prima di tutto merita precisare che non esiste alcun cibo che, consumato nelle ore immediatamente precedenti la partita, consenta di giocare meglio. Esiste, invece, un modo razionale di alimentarsi che aiuterà sicuramente al meglio il nostro calciatore; del resto esistono anche modalità sbagliate di alimentarsi che possono determinare un calo dell’efficienza. Risulta molto importante consumare, prima dell’attività da svolgere, partita o allenamento, alimenti che, per qualità e quantità, come anche per combinazione degli uni con gli altri, possono essere digeriti in quel lasso di tempo che decorre dalla fine del pasto all’inizio del riscaldamento. Tra i cibi da scegliere, sia perché facilmente digeribili, sia perché favoriscono l’aumento del glicogeno muscolare, risultano molto appropriati quelli ricchi di amido come possono essere pasta, riso, pane patate etc. Nel pasto che precede l’attività è, invece, sconsigliato il consumo di pietanze ricche di proteine quali possono essere le carni, le uova, i formaggi etc., e i cibi ricchi di grassi quali ad esempio burro, margarina, formaggi, creme etc. Oltre a questi consigli va poi anche limitata l’assunzione di zuccheri semplici (come saccarosio o glucosio). Ripetiamo ancora che per favorire la digestione, e per far si che questa sia rapida, molta attenzione va prestata anche all’abbinamento dei cibi. E’ preferibile, per esempio, non mangiare la frutta a fine pasto, oppure non consumare due cibi proteici diversi (come carne e formaggio, carne e uova, uova e formaggio, latte e carne etc.). Molto indicato, invece, per favorire la digestione, come già detto in precedenza il cosiddetto monopiatto, costituito da un primo piatto molto abbondante, preceduto o seguito da un piatto di verdura cotta o cruda. Evitare di consumare, specialmente in condizioni ambientali che richiederanno una sudorazione molto abbondante, vino ed alcolici. COLAZIONE mattutina Pregara Proponiamo di seguito una serie di menù relativi alla colazione pregara o pre-allenamento. Tre proposte che gli atleti potranno scegliere o alternare durante la loro attività calcistica. Menù N° 1 • 1 tazza di thè. • 4 fette biscottate con marmellata. • 1 frutto. Menù N° 2 • 1 tazza di caffé con poco latte. • Crostata di marmellata. • 1 frutto. Menù N° 3 • 1 tazza di latte con cereali. • 30 gr. di pane con prosciutto crudo. • 1 yogurt. PASTO Pregara Proponiamo di seguito una serie di menù relativi ad il pranzo pre-gara o pre-allenamento. Tre proposte che gli atleti potranno scegliere e/o alternare durante la loro attività calcistica. Menù N° 1 • Antipasto di verdure cotte e crude. • Pasta al pomodoro. • Tagliata di manzo con rucola. • Crostata di marmellata. • 1 frutto. Menù N° 2 • Antipasto di verdure cotte e crude. • Riso alla parmigiana. • Petto di pollo alla griglia con patate al forno. • Crostata di marmellata. • 1 frutto. Menù N° 3 • Antipasto di verdure cotte e crude. • Pasta pomodoro e melanzane. • Tacchino ai ferri. • Crostata di marmellata. • 1 frutto. PASTO Pregara serale Ma ora vediamo cosa poter mangiare in caso di gara o allenamento nel tardo pomeriggio. Non parliamo di cena ma di quello “spuntino” utile e necessario che il calciatore dovrebbe effettuare quando l’attività sportiva si colloca in tarda serata, prima della cena. Proponiamo di seguito una serie di menù relativi ad uno spuntino pre-gara e/o preallenamento serale (gara o allenamento che inizia tra le 18,00 e le 20,00 circa). Tre proposte che gli atleti potranno scegliere o alternare durante la loro attività calcistica. Menù N° 1 • 50 gr di pane con prosciutto crudo. • 1 frutto. • 1 caffè. Menù N° 2 • 1 fetta di crostata con marmellata. • 1 frutto. • 1 caffè. Menù N° 3 • 50 gr di pane con formaggio grana. • 1 yogurt. • 1 frutto. PASTO Postgara pomeridiana Proponiamo di seguito una serie di menù relativi ad una cena post-gara o post-allenamento. Tre proposte che gli atleti potranno scegliere e/o alternare durante la loro attività calcistica. Menù N° 1 • Verdure cotte e crude. • Carne rossa alla griglia. • 1 frutto. Menù N° 2 • Verdure cotte e crude. • Riso con verdure. • Petto di pollo alla griglia. • 1 frutto. Menù N° 3 • Verdure cotte e crude. • Scaloppine di vitello al limone. • 1 frutto. N.60 GENNAIO 2009 In tutti i menù non è citato il pane che comunque è previsto. Nel caso il menù preveda la pasta o il riso direi di non eccedere nell’assunzione (diciamo massimo 70 gr.). Nel caso il menù non preveda la pasta o il riso si può arrivare anche a 100 gr. (in particolare per il menu post-partita). Vediamo adesso un elenco di cibi e bevande che, in uno spuntino o nella cena successivi alla partita, sono i più adatti per favorire il rapido recupero del glicogeno muscolare: • pasta, riso; • pane, grissini, crackers, fette biscottate; • biscotti e dolci senza crema e senza panna; • legumi, ortaggi e verdure; • frutta di tutti i tipi (tranne quella oleosa: noci, mandorle, nocciole, arachidi etc.); • miele, marmellata, zucchero, bevande dolci (cole, aranciate, chinotti), frullati di frutta. Tratti da articoli apparsi sul mensile FOCUS dell’associazione ALLENATORE.net a firma del Dott. Umberto De Joannon* Medico Chirurgo Specialista in Diabetologia e Malattie del Ricambio Nutrizionista U.O. Diabetologia Ospedale “Da Saliceto” AUSL Piacenza Medico Sociale Piacenza Volley Campionato Nazionale Serie A1 Maschile CONSIGLI Ricordati che il calcio è un gioco di squadra. Nessuno può vincere una partita da solo: il successo dipende in gran parte dall’unione di tutti (anche delle riserve), che lottano per uno stesso scopo, la vittoria, e si aiutano reciprocamente. Impara le regole del calcio; soltanto conoscendole perfettamente potrai esprimere al meglio il tuo talento. Sii leale con l’avversario; non entrare mai in campo con l’intenzione di far male a qualcuno. I contrasti hanno l’unico scopo di decidere il possesso della palla. Conserva il massimo rispetto nei confronti dell’arbitro e dei guardalinee: ricorda che anche loro, come tu che stai giocando, possono sbagliare in quanto non è facile dirigere una partita. Accetta sempre, senza interferire, le loro decisioni ed inoltre non perderti in inutili quanto inconcludenti discussioni. Il fumo e gli alcolici non sono i migliori alleati di un atleta, anzi sono i suoi peggiori nemici. Alimentati in modo equilibrato: nutrirsi bene non significa mangiare troppo, ma mangiare con criterio scegliendo cibi ad alto valore nutritivo. Ricorda che prima di essere un calciatore devi essere un atleta; la condizione fisica nel calcio moderno è fondamentale. Consultati spesso con l’allenatore sul modo migliore di conseguire e mantenere la forma fisica. Il grande capitale del giocatore di calcio è il suo corpo. Abbi cura di esso, concedigli il riposo necessario per recuperare le energie spese quotidianamente. Dormi ogni notte almeno otto ore. Dopo una gara o un allenamento vai a casa e riposati leggendo un buon libro: potrai rilassarti anche psicologicamente. In caso di qualsiasi contusione o escoriazione parla sia con il tuo massaggiatore che con il medico della società e con l’allenatore: non nascondere niente per quanto piccolo possa sembrarti l’inconveniente subito. Dopo l’allenamento o la partita fai una doccia ristoratrice e piacevole ed asciugati bene. Abbi particolare cura nell’asciugare i capelli e gli spazi fra le dita delle mani e dei piedi. Tratta i tuoi piedi esattamente come un pianista di professione cura le sue mani. CONCLUSIONI Il portiere è l’elemento della squadra bisognoso di maggiore assistenza psicologica da parte dell’allenatore, a causa delle grosse responsabilità che incombono sulle sue spalle. Egli è ben conscio che ogni suo errore può essere determinante ai fini del risultato e ciò non lo rende tranquillo e disteso durante la gara: solo con l’esperienza e con il passare degli anni riuscirà a dominare i suoi impulsi emotivi ed a giocare in una condizione emotiva più favorevole. La maturità psichica del portiere è certamente legata all’età cronologica, ma può essere favorita o rallentata dall’ausilio psicologico fornito dall’allenatore, il quale ha il compito di conoscerlo nel suo intimo e di aiutarlo nella conoscenza di sé stesso ponendolo di fronte ai suoi limiti, ai suoi difetti, ai suoi pregi, perché prima che come calciatore cresca come individuo unico e irripetibile. INDICE DA CREARE DOPO L’INSERIMENTO DELLE FIGURE