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Mensile nazionale a diffusione gratuita di meteorologia, turismo e scienza - Anno 1 - Numero 1 - Dicembre 2005 Perché ancora oggi, nonostante le più avanzate tecnologie, agli aerei e allo stesso Shuttle sono sconsigliati i rientri Pag. 2 in condizioni meteo avverse? NON USCIRE CON LA PIOGGIA! ALLA SCOPERTA DI Tajarin al tartufo A Neive, in Piemonte, possiamo gustare il coniglio al civèt e altre strane prelibatezze Salami germanici A Fortunago, la terra degli storici insaccati Pag. 15 Le eruzioni vulcaniche possono determinare sensibili variazioni di temperatura. Le nubi prodotte nella stratosfera provocano raffreddamenti della superficie terrestre. LAVA SU IN CIMA, CAMBIA IL CLIMA... Se alziamo gli occhi ne possiamo ammirare tante. Ma non sono il frutto di letteratura e poesia. Ogni giorno, nei cieli se ne formano più di 3000 per una lunghezza totale stimata nella distanza tra la Terra e Marte. Esiste un allarme clima: è probabile che le scie degli aerei siano pericolose... E le Chemtrails? Stupide paranoie oppure esperimenti segreti? Una Befana vera per Rifletto A Barga, la vecchietta con la scopa offrirà una calda cioccolata ai nostri lettori Miele e noci tra due foglie di alloro A Collalto Sabino, piccolo paesello laziale 20°C a dicembre A Albori, lo scirocco riscalda anche il Natale DOVE FINISCONO I FUMI DELLA TERRA? SULLA SCIA DEL MISTERO Nessuno ne parla ma ogni anno aumentano i rischi per la salute umana Il segreto degli spaghetti IL PESCE SA SEMPRE PIÙ DI MERCURIO Il mercurio è presente nelle specie dei nostri mari in quantità maggiori di quelle riscontrate nella fauna ittica dell’Atlantico. Ma il rischio è globale: circa 4.500 le tonnellate ogni anno rilasciate in atmosfera, di cui 2.250 da industrie... GAS SERRA PIÙ VECCHI DI QUANTO PENSIAMO Il fumo di una sigaretta, la fumata di un vulcano o i fumi dello smog industriale. Ecco quanto e perché restano nell’aria... CUCINA e SCIENZA continua a pag. 12 LO TSUNAMI GIRÒ IL MONDO Pag. 17 Rifletto dicembre.pmd 1 A pag. 6 Una ricerca di alcuni studiosi di Seattle, aiutati dai grandi satelliti e dalle fotografie di Hubble, ha dimostrato che lo tsunami avvenuto circa un anno fa nel sud-est asiatico, A pag. 4 ha fatto letteralmente “il giro del mondo”... A pag. 4 08/12/2005, 11.35 www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 2 RIFLETTO UN CORSO VELOCE PER CREARE E FAR VOLARE UN VERO... CACCIA! Aerei spia, caccia, aereo pirata, tornado e altri ancora. Non mezzi di trasporto presi in prestito da un cartone animato, ma modelli di aeroplani di carta che si possono creare con le descrizioni contenute in questo volume. Si tratta dei più grandi e veloci aerei da combattimento statunitensi dal 1980 ai giorni nostri. Gli aerei presentati possono venire raggruppati in plananti, veloci e acrobatici. L’autore presenta i migliori dieci modelli. Attraverso affascinanti tavole grafiche, prima vengono illustrate le regole generali, come fare delle grandi ali, rispettare una perfetta simmetria, effettuare piccole riparazioni. Poi Stillinger invita tutti in un’officina a esercitarsi per testare come usare gli elevatori e gli alettoni per prendere quota o girare. E alla fine, si vola! Allegati al libro ci sono ben 40 fogli di carta colorata per gli aerei. Un ottimo regalo natalizio. Naso in su, ipnotizzati AMBIENTE e SALUTE E’ possibile che un fenomeno che attrae da grandi e da piccoli possa essere pericoloso? Ecco le verità e le bugie Ogni giorno, nei cieli se ne formano più di 3000 per una lunghezza totale stimata nel numero di chilometri esistenti tra la Terra e Marte. E, a pensarci bene, ne restiamo ammirati perché esprimono il tempo che passa, il ricordo di un istante passato scolpito tra le nuvole. Vittorio Berlingeri - Centro studi Aeronautici di Bari N on si tratta del risultato romantico del pensiero di un poeta del settecento. Le scie degli IN VOLO aerei hanno una spiegazione fisica che sta tutta negli scarichi. Tutto è creato dal calore emanato dai pro- Il lato temuto della natura Nuvole, vulcani e correnti a getto: Le paure di chi vola Mario Giuliacci - Centro Epson Meteo L e nuvole, dietro al poetico candore, celano molte insidie per gli aerei. Le più pericolose sono le nubi tempora- lesche perché al loro interno vi sono sempre 2-3 zone percorse da veloci correnti ascendenti (fino a 20 m al secondo), intervallate da correnti discendenti. Le une e le altre, oltre a provocare il tipico “ballo” in volo, possono deformare in maniera permanente le ali e i piani di coda. Per di più l’aria al di sotto della nube, raffreddata dalla evaporazione parziale della pioggia, cade pesantemente al suolo sotto forma di raffiche discendenti fino a 100 km all’ora, trascinando rovinosamente con sé a terra tutto ciò che incontra. Le raffiche, giunte poi in prossimità del suolo, sono costrette a deviare orizzontalmente, esponendo gli aerei in decollo o in atterraggio a bruschi e incontrollabili rinforzi del vento in prua o in coda. Mi sento le ali pesanti Nel volo dentro le nubi l’aereo può anche ricoprirsi di spesse lastre di ghiaccio (anche 4-5 cm in appena 2-3 minuti), per lo più sul bordo di attacco delle ali, le quali oltre ad appesantire l’aereo, ne compromettono l’aerodinamica. Il fenomeno è più frequente nella stagione fredda quando le nubi hanno in genere temperature sotto zero. Ma nella porzione di nube con temperatura tra 0 e -10 gradi, contrariamente alle attese, molte goccioline restano liquide (il fenomeno cosiddetto della “sopraffusione”), pronte però a ghiacciare sui corpi che attraversino lo strato sopraffuso. Anche le nubi da eruzioni vulcaniche sono pericolose per il volo perché le minute particelle di pomice vulcanica, una volta aspirate dal motore, bloccano Rifletto è un mensile a diffusione nazionale di meteorologia, turismo e scienza creato in collaborazione con il Centro Epson Meteo di Milano e distribuito gratuitamente - 3 volte al mese - nei centri cittadini e all’esterno delle principali Grandi Stazioni, Metropolitane e Aeroporti. Editore: GEM - Servizi per il Giornalismo Direttore Responsabile: Gabriele Maria Cucolo Vicedirettore: Emanuela Carocci Rifletto dicembre.pmd 2 pulsori, mescola di gas combusti umidi e dalla temperatura molto elevata, i quali, una volta espulsi, si espandono velocemente, raffreddandosi all’impatto con l’aria. Questo è del resto il motivo per cui tra l’aereomobile e la scia, si forma uno spazio variabile tra i 40 e gli 80 metri. Il Professor Sabino Palmieri, docente di Fisica all’Università La Sapienza di Roma, ha spiegato la reazione di causa-effetto che dà origine a questo fenomeno. «Le scie di condensazione (in inglese ‘contrails’) sono nubi allungate che si formano spesso al passaggio di un aereo. Uno dei prodotti della combustione del cherosene, il combustibile utilizzato dai motori degli aerei, è l’acqua. Questa viene espulsa insieme ai gas di scarico e tende a far aumentare l’umidità relativa dell’aria nella scia dei motori. Viceversa il calore generato dai motori tende ad abbassare l’umidità relativa facendo aumentare la temperatura nella scia. In alcuni casi l’effetto netto di queste due cause contrastanti riesce ad aumentare l’umidità fino alla saturazione e quindi si produce una nube dietro l’aereo. Una volta che la scia di condensazione si è formata essa si allarga per diffusione. Se l’aria circostante è satura o vicina alla Lo strascico degli aerei fa sempre più paura... gli ingranaggi e i cuscinetti della turbina. Come su un ottovolante Ma anche lontano dalle nuvole, il volo può riservare sgradite sorprese, e tante possono arrivare dalla cosiddetta “corrente a getto”, un fiume velocissimo di aria (fino a 300-400 chilometri all’ora), largo 200300 chilometri, lungo 23000 chilometri, posto in genere tra i 6 e i 10 chilometri di altezza e che si sposta di giorno in giorno. E come ai margini di un fiume la corrente genera, per attrito, vorticosi mulinelli, così ai bordi della corrente a getto, l’attrito con la meno veloce aria circostante genera vortici, soprattutto nel piano verticale, con diametro anche di 300-400 metri. Un aereo Collaboratori: Sonia Elisa Fogagnolo, Nicoletta Pretto, Milena Salvatore, Claudio Bacilieri, Letizia Leonardi. In collaborazione con: Simone Abelli, Alessandra Airoldi, Luigi Bignami, Paolo Corazzon, Andrea Corigliano, Rino Cutuli, Giovanni Dipierro, Flavio Galbiati, Andrea Giuliacci, Mario Giuliacci, Daniele Izzo, Letizia Leonardi, Eugenio Musso, Alessandro Perotto. E con l’associazione “I Borghi più belli d’Italia”. Responsabile WEB: Leonardo Munzi Account Manager: Luciano Del Noce 08/12/2005, 11.35 che malauguratamente incappi nel ramo discendente del vortice, viene trascinato verso il basso per qualche centinaio di metri in pochi secondi (fenomeni meglio conosciuti come “vuoti d’aria”), con molti disagi, a volte anche gravi, ai passeggeri ma anche con dannose sollecitazioni meccaniche sull’aereo e rischio di perdita del controllo del mezzo. Perfino lo shuttle nell’ultimo viaggio, avvenuto la scorsa estate, dovette ritardare l’atterraggio appunto perché lungo il sentiero di discesa era presente una corrente a getto. Agenzie foto-grafiche: Centimetri, Reuters, Legenda,Trovafoto, SpacePhoto. Stampa: Digiprint - Distribuzione: TWM Italia Pubblicità: Slogan Communication Autorizzazione del Tribunale di Livorno n. 13/05 del 27 settembre 2005 www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 3 RIFLETTO CON IL CASINÒ VIAGGI GRATIS A CELLULARE ACCESO... La Ryanair, compagnia aerea irlandese famosa per i low cost, ha annunciato voli gratuiti per tutti grazie all’imminente attuazione di casinò volanti, e la possibilità di utilizzare sugli aeromobili i telefoni cellulari, cosa fino ad oggi inimmaginabile. La proposta della compagnia può a breve avverarsi e, come dichiarato dall’amministratore delegato, “se il progetto consentirà di coinvolgere almeno il 30% dei passeggeri e di ricavare profitti medi compresi tra 3 e 5 sterline per cliente, con Ryanair si volerà gratuitamente. Per quel che riguarda la telefonia cellulare durante il volo sembra che la Ryanair stia già contrattando con alcune compagnie telefoniche. Così, tutti i passeggeri potranno telefonare seduti comodamente sul proprio sedile senza rischiare di venire ripresi dalle hostess in servizio. dal tempo che passa... QUELLA DI UN 787 PUÒ MISURARE ANCHE 30 CHILOMETRI QUELLE DEI CACCIA APPAIONO COME SCHIUMA DA BARBA LE GRANDI DIFFERENZE ESISTENTI TRA LE CONTRAILS E LE CHEMTRAILS. Dove sta la verità? Simili a quelle aeree ma con ben altre caratteristiche, le scie chimiche, “Chemtrails”, hanno incuriosito tutto il mondo: da una parte le contrails, che si formano a 8-9 mila metri di altitudine ed hanno vita breve, dall’altra le Chemtrails, visibili ad altezze di 4mila metri, (con una permanenza di anche 5 ore), le quali però non sono imputabili agli aerei di linea. Riscontrate solo nei paesi che aderiscono al Patto della Nato (in Cina non si sono mai viste) e di natura ignota, c’è chi sostiene che siano dannose per la salute umana. La Nasa smentisce. Tuttavia molte riviste di settore, raccolgono testimonianze fotografiche da tutto mondo… saturazione, la scia non evapora e può persistere per qualche tempo. Se invece l’aria, alla quota di volo, è secca, la scia appare solo per un breve tratto». Allarme clima: le scie degli aerei sono pericolose? Secondo una ricerca condotta dalla United World Research della Nasa apparsa sulla rivista Journal of Climate le nubi di condensazione degli scarichi aerei hanno provocato un aumento delle temperature mondiali, calcolabile tra gli 0,38 e gli 0,52 gradi Fahrenheit ogni 10 anni. La Nasa attestava anche il pericolo di surriscaldamento dell’ambiente a causa delle scie aeree. Secondo il rapporto le scie lasciate dal traffico aereo a medio e lungo raggio, hanno incrementato la produzione di cirri generando un aumento delle temperature statunitensi, tra il 1975 ed il 1994. È possibile? “In taluni casi in cui l’umidità in quota è elevata, il passaggio ripetuto di aerei in una determinata zona può dar luogo alla formazione di nubi alte, detti “cirri”, che possono coprire una parte consistente di cielo. Non si può quindi escludere un effetto sul clima in superficie”, afferma il Professor Calmieri, sottolineando però che si dovrebbe pensare più ad un raffreddamento che ad un riscaldamento. La parte superiore delle nubi, infatti, riflette verso l’esterno l’energia proveniente dal sole. I dati della ricerca americana, tuttavia, confermano che tali cirri possono essere considerati vere e proprie barriere in grado di trattenere calore, producendo, così, un aumento della temperatura atmosferica. Secondo la Nasa, una scia può estendersi fino a coprire un’area di 20km quadrati! A VOLTE REALTÀ, SPESSO LEGGENDA Il Macchi M200 del 1949 di Mark McEway MISTERO Nel 1951, Mark McEway, un ricercatore dell’aviazione statunitense raccontò che, durante un volo di addestramento con un biposto italiano, sentì il motore avere un sussulto e poi iniziare pericolosamente a perdere pressione. In quegli istanti vide comparire una lunghissima scia gialla provenire da molto lontano e solcare i cieli per molti chilometri dietro al velivolo. Che cosa fosse non è stato mai scoperto, né mai fu dimostrata l’esistenza di tale fenomeno, ma il biposto riprese subito quota e McEway fece ritorno a casa. Basta alzare gli occhi al cielo per chiedersi che cosa stia accadendo sulle nostre teste Il mondo non è consapevole di ciò che accade Paranoie o esperimenti segreti degli americani? Ormai ovunque si possono osservare persistenti scie dalla natura ignota U erano morte a causa di questa “malattia di tipo influenzale”, ma il 99% dei pazienti malati risultava negativo ad un test per l’influenza. I sintomi più ricorrenti riportati dai testimoni sulla scia di queste strisce bianche sono: tosse secca persistente, malessere respiratorio e localizzabile all’apparto intestinale, polmonite, affaticamento, letargia, capogiro, disorientamento, forte emicra- na delle tesi prevalenti mette in relazione le scie chimiche con le epidemie di influenza. Tanto per fare un esempio, i Centri per il Controllo della Malattia, negli Stati Uniti, in merito ad una epidemia di influenza hanno affermato che poteva essere dovuta a un “patogeno sconosciuto”: dal loro Aggiornamento al Compendio dell’Influenza del 6 maggio 2000, su 100 persone decedute, 11 Rifletto dicembre.pmd 3 nia, dolori muscolari e alle giunture, epistassi, diarrea, feci sanguinolente, depressione, ansietà, incontinenza e tic nervosi. I primi a risentire degli effetti di queste scie chimiche sono gli anziani, i giovani e le persone indebolite da malattia o in cattive condizioni fisiche. Quando la stampa internazionale si é occupata delle scie chimiche, lo ha fatto usando titoli come quello di USA Today, “I teorici della cospirazione leggono tra le righe in cielo”, e dando a intendere che si tratterebbe soltanto di una specie di paranoia alla X-Files fiorita attraverso Internet. Nell’articolo, si riporta che la Environmental Protection Agency, la NASA, e la Federal Aviation Administration hanno unito le proprie forze nella pubblicazio- 08/12/2005, 11.35 ne di un documento che dovrebbe spiegare scientificamente la formazione di queste scie. Qualche mese prima, la Air Force aveva rilasciato un proprio documento, che ribatteva punto per punto agli argomenti degli antagonisti. Gli scienziati che studiano le scie di condensazione dicono che là fuori non c’é nient’altro che vapore acqueo e cristal- li di ghiaccio, ed etichettano il tutto come “stupidaggine cospirativa”, una sorta cioè di arma contro le organizzazioni degi Usa, ribadendo che le scie di cui si occupano i teorici della cospirazione sono “perfettamente naturali”, e che gli strani allineamenti paralleli e le griglie sono facilmente spiegabili come scie raggruppate dai venti. www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 4 RIFLETTO TSUNAMI: A UN ANNO DI DISTANZA ECCO ALCUNE SCOPERTE... ECOLOGIA Dopo essersi abbattuto contro le coste indonesiane, causando morti e distruzioni in tutto l’Oceano Indiano, lo tsunami ha continuato a muoversi sotto gli abissi marini e, secondo un nuovo studio, ha fatto più volte il giro del mondo passando per il Perù, la Francia, il Canada e l’Alaska. La scoperta è frutto di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori di Seattle che, grazie ai satelliti e allo foto di Hubble, per mesi hanno esaminato i movimenti dell’onda anomala successivi a quel tragico 26 dicembre in cui morirono 150.000 persone. Il team di ricercatori è riuscito a tracciare il percorso dell’onda killer. e scoperto L’aria al tempo di Platone La storia si fa anche coi se Se riuscissimo a parlare con Platone, Cesare o Alessandro Magno, e gli chiedessimo quali erano le temperature dell’epoca in cui vissero, che cosa potrebbero risponderci? E ancora, come reagirebbero oggi all’inquinamento e alla diversa composizione dell’aria? Flavio Galbiati - Centro Epson Meteo N ella storia dell’uomo lo sviluppo delle civiltà è stato da sempre influenzato dalle condizioni climatiche. I movimenti migratori nel corso delle epoche passate hanno avuto origine proprio dalle variazioni del clima locale; venendo meno le condizioni ideali, le popolazioni si spostavano verso terre più confortevoli dal punto di vista climatico, conquistate magari con la forza. Nel periodo in cui si svilupparono le civiltà della Grecia Classica e poi dell’Impero Romano le temperature non erano molto diverse da quelle attuali, solo leggermente inferiori. Ma si era da poco invertita la tendenza che tra il 1500 a.C. e il 750 a.C. aveva visto un generale raffreddamento, con una crescita dei ghiacciai e un calo del livello dei mari fino a 2-3 metri al di sotto dell’attuale livello, liberando così ampie pianure costiere. Le nuove condizioni climatiche favorirono l’espansione dell’Impero Romano verso nord in territori dove il clima divenne più mite (proprio Cesare intorno al 55-50 a.C. fu il protagonista delle campagne militari in Gallia e in Britannia). Anche i territori conquistati dai Romani nel Nord Africa e nel Medio Oriente subirono gli effetti dei cambiamenti climatici, trasformandosi, a causa della crescente siccità, dal “granaio di Roma” a zone desertiche. La composizione chimica dell’aria non è fondamentalmente cambiata nei secoli; è evidente però che i nostri personaggi non dovevano fare i conti con i numerosi inquinanti che affliggono le nostre città, in gran parte sconosciuti prima della Rivoluzione Industriale. Ma non dobbiamo immaginare che l’aria fosse sempre pura: la combustione della legna, unica forma disponibile di generazione del calore, poteva rendere pessima la qualità dell’aria nelle abitazioni. Uomini e donne: METEOROPATIA Gli effetti del tempo sul comportamento e sugli umori Parità dei sessi? Macché! Anche il tempo ci mette lo zampino... Mario Giuliacci - Centro Epson Meteo L a vulnerabilità del nostro organismo a causa delle alterne vicende del tempo è più frequente nelle persone istintive e sensibili. E questo potrebbe essere il motivo per cui le donne sono più fragili di fronte ai mutamenti del tempo, anche se la maggiore meteosensibilità potrebbe dipendere anche dal fatto che sanno esternare con maggiore facilità le proprie emozioni. Anche nelle donne in menopausa, di fronte a stimoli sgradevoli provenienti dall’ambiente atmosferico, la risposta di difesa è quasi sempre mal dimensionata, il più delle volte esagerata ma talvolta anche inadeguata. La donna in menopausa in genere avverte più caldo o più freddo di quanto in realtà non faccia, ma con sensazioni la cui intensità muta da un giorno all’altro. E che, in questi casi, il sistema di termoregolazione faccia un po’ i capricci – messo fuori uso, sembra, da bruschi e irregolari sbalzi nella concentrazione di ormoni nel sangue – è testimoniato dalle fastidiose SCIENZA vampate di calore che affliggono le donne che stanno attraversando tale critico periodo della loro vita. Esistono, come era lecito attendersi, differenze anche da un sesso all’altro. È noto infatti che le donne sono molto più freddolose dell’uomo, una diversità biologica che è spesso fonte di disaccordo e di battibecchi tra moglie e marito, come quando, ad esempio, si tratta di decidere, in inverno, il livello del riscaldamento domestico e l’uso o meno del piumone nel letto. La maggiore sensazione di freddo è di circa 0.5°C, apparentemente una quantità trascurabile. Ma non è così se si pensa che quando la nostra temperatura corporea sale da 36.5 a 37°C, avvertiamo subito che abbiamo “qualche linea di febbre”. Tecnologia e progresso avanzano. Ma dove andare per trovare realmente benessere? Una canzone diceva “Voglio andare a vivere in campagna”... Oggi si sta sempre più riscoprendo il valore della genuinità tesa alla ricerca della tranquillità e del wellness. Ma è più salutare l’aria di montagna o quella di mare? E perché se n’è sempre fatta una sostanziale differenza? Paolo Corazzon - Centro Epson Meteo C on i suoi 7000 km di coste su uno dei mari più belli del Mondo e due tra le catene montuose più importanti d’Europa, le Alpi e l’Appennino, nonché con il suo mite clima mediterraneo, l’Italia riesce a soddisfare le esigenze di tutti quando si tratta di scegliere dove trascorrere una vacanza. Ma Rifletto dicembre.pmd 4 al di là delle proprie passioni o inclinazioni, quali differenze climatiche e quali conseguenze sul nostro organismo hanno il mare e la montagna? Il clima marino, oltre ad assicurare escursioni termiche limitate, ha effetti benefici nella cura di malattie renali e reumatiche, osteoporosi, postumi da 08/12/2005, 11.36 traumi ossei, affezioni delle prime vie respiratorie, alcune malattie della pelle, anemia, rachitismo, funzionamento in sottotono della tiroide. La montagna d’altro canto garantisce aria pura e pulita tutto l’anno e inoltre, a seconda dell’altitudine, può contribuire al miglioramento dello stato di salute di chi soffre di asma, gastrite, ipertiroidismo, bronchite, polmonite, pleurite e tanti altri malesseri. Mare e montagna hanno in effetti alti meriti nella cura di svariate malattie, ma non è indifferente la scelta dell’una e dell’altra meta: i consigli di un medico o di un bioclimatologo possono essere di grande utilità. www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 5 RIFLETTO che lo tsunami, dopo essersi abbattuto sulle coste del sud est asiatico, sulle isole dell’Oceano Indiano, e poi sulle coste del sud est africano, avrebbe percorso migliaia di chilometri seguendo il tracciato delle catene montuose che si trovano negli oceani. Durante il suo percorso ha toccato le coste del Perù e del Canada. Gli studiosi hanno scoperto che nonostante i 20.000 km di distanza dall’epicentro nell’Oceano Indiano, l’onda anomala ha raggiunto È LA SEROTONINA A DECIDERE LA NOSTRE REAZIONI altezze significative. Quando si è avvicinato alle coste canadesi e peruviane lo tsunami ha raggiunto il mezzo metro di altezza; in Alaska ha sfiorato i 25 centimetri, in Inghilterra 5cm e in Francia 7cm. Paragonate ai 10 metri di altezza raggiunti nell’Oceano indiano sembrano misure irrilevanti ma per comprendere l’entità del fenomeno bisogna ricordare che l’epicentro distava migliaia di chilometri. NEL NORD EUROPA, OGNI ANNO LA SAD CAUSA 1200 SUICIDI chi è più meteosensibile? L e donne sembrano aver mantenuto maggior contatto con i ritmi della natura, rispetto agli uomini: rivelano infatti una più spiccata capacità di adattamento alle variazioni stagionali della luce. Il motivo? Nelle donne la produzione di melatonina – l’ormone del sonno – ha una marcata ciclicità stagionale. L’uomo invece sembra aver perso i ritmi naturali di concentrazione di questa sostanza cosicché la produzione ormonale rimane pressoché costante nel corso dell’anno. La donna, nonostante i ritmi imposti dalla civiltà odierna, ha insomma mantenuto una migliore sincronizzazione delle proprie funzioni con la durata del giorno. Se però il ciclo stagionale di produzione della melatonina si inceppa, sono proprio le donne a pagarne di più le conseguenze. E questo spiega perché il gentil sesso vada incontro più dei maschi alla depressione invernale, un disturbo nel quale la carenza di luce gioca un ruolo fondamentale. In effetti con l’inverno le giornate si accorciano e si riduce di conseguenza l’esposizione diretta alla luce solare, una circostanza che scatena in molti sog- getti una tipica depressione stagionale, la SAD ( Seasonal Affective Disorder), una sindrome molto diffusa nei paesi nordici (non è un caso che proprio qui, a causa della scarsa luce, si registri ogni anno il livello più alto di suicidi). In Europa, la SAD colpisce, nell’80% dei casi, le donne di giovane o media età. I sintomi sono quelli tipici di una depressione (tristezza immotivata, flessione del desiderio, crisi di pianto). Ma la SAD si riconosce per altri tipici distur- bi quali sonnolenza, aumento dell’appetito e desiderio smodato di dolci, pane e pasta, disturbi che scompaiono regolarmente in primavera. Le cause? Occorre ricordare che la luce solare regola i ritmi biologici circadiani, ovvero quelle funzioni vitali che oscillano, nel corso delle 24 ore, tra un massimo e un minimo: sonno e sveglia, attività e riposo, pressione sanguigna, frequenza cardiaca, livello degli ormoni, tra i quali la Serotonina, nota come l’”ormone del buon umore”. È stato effettuato uno studio su 1040 italiani di età compresa tra 20 e 55 anni per capire quali siano gli effetti delle lunghe ondate di maltempo sul comportamento e sull’umore. Questo il risultato: - 6 italiani su 10 hanno alterazioni dell’umore con effetti devastanti soprattutto per le donne - 3 donne su 10 dichiarano che, da gennaio a maggio, soffrono di crisi di nervi. Le più colpite sono soprattutto le insegnanti, le impiegate e le casalinghe. I sintomi immediati sarebbero senso di vuoto, stanchezza cronica, frustrazione, litigi e irascibilità, anche a seguito della forzata convivenza entro le mura domestiche per colpa appunto del maltempo. - il 42% delle donne ammette che i nervi cedono ogni tanto - il 28% delle donne dice che cedono spesso - tra gli uomini la percentuale cala tra il 36 e il 27% - 6 maschi su 10 mostrano invece una forte insofferenza alla ‘’cattività forzata’’ con la famiglia. CLIMA Una nuova scoperta che arriva dal centro di ricerche NASA PSICHE Spesso un’atmosfera di festa può diventare ossessiva... Il calore delle città fa aumentare la pioggia Colori, luci e presepe. Eppure mi sento triste Lo dichiara il centro di ricerche spaziali statunitense, preposto al controllo delle condizioni meteo per il lancio di Shuttle e Columbia, e avvisa sulle terribili conseguenze. Uno studio statunitense parla chiaro: a Natale siamo più tristi di sempre. Il 38% delle donne e il 12% degli uomini soffre della sindrome depressiva invernale. Zadig Roma Cristina Moltoni I ricercatori della Nasa hanno per la prima volta usato satelliti in grado di misurare la piovosità per confermare che il calore prodotto dalle aree urbane fa aumentare le precipitazioni nelle grandi città, incluse metropoli americane come Atlanta e Dallas. Marshall Shepherd e i suoi colleghi del God- Rifletto dicembre.pmd dard Space Flight Center hanno rilevato che le aree urbane con alta concentrazione di edifici, strade e altre superfici artificiali trattengono il calore e aumentano le temperature circostanti creando quelle che vengono definite isole urbane di calore. L’aumento di temperatura provoca delle 5 modifiche nelle condizioni atmosferiche attorno alle città. Usando il satellite della Nasa Tropical Rainfall Measuring Mission, Shepherd ha verificato che nei dintorni di grandi città la piovosità era maggiore fino al 116 per cento. I risultati della ricerca sono riportati sul Journal of Applied Meteorology. U no studio del dott. Brian Taylor, della Università di Baltimora, ha dimostrato che la depressione viene avvertita soprattutto durante le festività, specie quelle natalizie, quando si verifica cioè la confluenza di due fattori importanti: la scarsezza di luce tipica della stagione invernale e la luce arti- 08/12/2005, 11.36 ficiale creata per la ricorrenza. Negli Stati Uniti, la depressione invernale ha percentuali diverse rispetto all’Europa: colpisce il 38% delle donne e il 12% degli uomini e non sono ancora noti i motivi per cui questo stato di malessere sia aumentato in modo molto visibile nel corso degli ultimi 15/20 anni. Forse come suggerisce il colonnello Mario Giuliacci, “è aumentato lo stridente contrasto tra la gioia a fior di pelle di amici e parenti e la tristezza che invece attanaglia la psiche del depresso. A maggio prossimo, a Denver, nel Colorado, il responso di uno staff di specialisti. www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 6 RIFLETTO DALLA SPAGNA UNA SENSAZIONALE SCOPERTA... ECOLOGIA I ricercatori del Centro nazionale spagnolo per la ricerca scientifica hanno portato alla luce un antico sito destinato all’estrazione dei minerali a pochi chilometri dall’attuale Siviglia. Il sito rappresenta una vera e propria novità: non esistono infatti ritrovamenti di questo tipo in nessun luogo del mondo. Gli archeologi hanno trovato una serie di pali in legno piantati a formare un semicerchio e una scala che evidentemente conduceva in un piano sotterraneo. Il ritrovamento è stato fatto a 9 metri di profondità. Secondo gli esperti, questi resti devono essere associati ad una struttura circolare. Le datazioni al radio carbonio di due dei pali hanno dato un’età tra i 5735 e i 5624 anni a.C.. L’inquinamento è cosa Luomo moderno è portato a pensare di essere la causa dei più gravi disastri ecologici che la Terra abbia mai sofferto. Però c’ da sapere che... Ogni era ha avuto le sue croci, ogni tempo i suoi guai: oggi si può affermare, senza possibilità di errore, che secoli e secoli addietro Andrea Giuliacci - Centro Epson Meteo Q uando si parla del riscaldamento del Pianeta e dei gas serra emessi dall’uomo la mente va subito ai grigi pennacchi delle ciminiere ed ai tubi di scappamento fumanti sull’asfalto. In realtà l’uomo ha cominciato a produrre gas serra ben prima che venisse costruita la prima fabbrica moderna. Nelle microscopiche bolle d’aria intrappolate nei ghiacci perenni della Groenlandia ad esempio sono state trovate tracce dei fumi prodotti dalle miniere d’argento de- INQUINAMENTO DELL’ARIA GEOLOGIA gli antichi Romani in Spagna. Le attività minerarie o artigiane non sono però le sole, e neanche le più importanti, fonti di gas serra delle epoche storiche passate. In effetti ben prima di entrare nell’era industriale, l’Uomo ha immesso nell’atmosfera grandi quantità di gas serra attraverso i vasti incendi con cui in passato strappava ai boschi e alle foreste nuove aree coltivabili. Tuttavia il ritmo con cui negli ultimi due secoli il genere umano ha prodotto CO2 e altri gas serra non ha eguali nella Storia, e spiega in buona parte la rapidità con cui la Terra si sta ora surriscaldando. Oggi i paleontologi sostengono che 55 milioni di anni fa vegetali seguirono il sole Guai preistorici Il clima “spostò” le foreste L’uomo? Scappava ai cattivi odori... Q C erto, in un giornale di scienza, seppur divulgativo come questo, è strano che si parli di un argomento come quello che stiamo per affrontare. Sembra però acclarato che, durante la preistoria, la quantità e la massa di escrementi dei più grandi dinosauri rendesse l’aria veramente irrespirabile. Ne sono prova alcune vere e pro- Rifletto dicembre.pmd 6 prie “fughe” di ominidi, descritte quasi maniacalmente in tratti rinvenuti all’interno delle caverne del Kazakistan, dello Yutah e del nord America: di recente è stato ipotizzato che un dinosauro di grandi dimensioni potesse infestare l’aria in un raggio di poco meno di tre chilometri e che una mandria media potesse fare il vuoro su 100km quadrati! uanto successo alle foreste 55 milioni di anni fa potrebbe capitare ancora oggi, a causa dei cambiamenti climatici. Secondo un gruppo di ricercatori americani coordinati da Jonathan Bloch dell’Università della Florida, 55 milioni di anni fa le piante delle foreste subtropicali emigrarono verso le latitudini più settentrionali. Si tratta della prima prova di un grande cambiamento nella vegetazione terrestre avvenuto a causa di un improvviso riscaldamento climatico. Il periodo è noto come Paleocene-Eocene Thermal Maximum (PaleoceneEocene, periodo di massimo calore): la temperatura salì di circa 10 gradi in breve tempo, circa 10.000 anni. “Il grande caldo” durò 08/12/2005, 11.36 per circa 100.000 anni. Fu in quest’epoca che comparvero le prime specie di cavalli, maiali, cammelli e ippopotami. Solo che finora non si sapeva che cosa fosse successo alle piante. Poi però i ricercatori hanno scoperto piante e polline fossili risalenti alla fase del cambiamento climatico. E si tratta di reperti che sembrano provenire da un ambiente più tro- picale di quello precedente. “Credo che le piante abbiano attraversato gli stessi ponti di terra che univano l’Asia all’America Settentrionale usati dai mammiferi per spostarsi”, dice Bloch. “Inoltre”, continua l’esperto, “se l’ambiente si è effettivamente modificato questo avrebbe potuto influenzare l’adattamento e l’evoluzione dei primati”. www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 7 RIFLETTO Dalla ricerca di due ingegneri neozelandesi emerge una scorcentante novità: sembra che durante l’età del ferro alcuni attrezzi venissero adoperati per comprendere la carica dell’aria, per prevedere la pioggia e per attirare i fulmini. Louis Dermon, dell’Università del Massacchussets, negli USA, ha scoperto alcune grotte in cui venivano organizzati incontri per piani- È COSA ANCORA INCOMPRESA MA DI CERTO INTERESSE LA TERRA HA DA SEMPRE DOVUTO SUBIRE VIOLENZE ficare la caccia, cosa che avveniva per lo più in autunno ed era quindi cosa destinata ad essere fatta in periodi molto piovosi. La scoperta trapela da segni raffigurati sulle pareti che mostrerebbero sedute per prevedere le condizioni meteo. Non si è però ancora ben compreso quale fosse il modo in cui utilizzavano gli arnesi. ORMAI È CERTO CHE SECOLI FA L’UOMO NON VIVESSE MEGLIO L’UOMO: PRIMA VITTIMA E POI CINICO CARNEFICE vecchia come il cucco l’aria non era più respirabile di oggi... PALEO-TEMPERATURE L’uomo ha iniziato molto presto a arrecare danni alla Terra Gli uomini antichi alteravano il clima Pensavate davvero che i termini “effetto serra” e “gas serra” fossero relativi a qualcosa di proprio soltanto della nostra era? Dovrete proprio ricredervi. U na ricerca pubblicata sulla rivista “Science” suggerisce che gli esseri umani abbiano influenzato il clima del pianeta già prima della rivoluzione industriale. Secondo i ricercatori, durante il primo millennio d.C., i livelli di metano nell’atmosfera sono stabilmente cresciuti. La maggior parte del gas serra sarebbe provenuta da giganteschi incendi accesi dagli esseri umani allo scopo di ripulire i terreni per l’agricoltura. Ma anche i cambiamenti climatici naturali avrebbero contribuito alle BIOLOGIA emissioni. Il carbonio fornisce una registrazione storica del metano nell’atmosfera, e anche la sua provenienza. Sembra dunque che gran parte del gas sia dovuto alla combustione di biomassa, probabilmente legno ed erba. “L’umanità conosceva il fuoco da migliaia di anni, anche se la popolazione era ancora molto ridotta, e appiccava grandi incendi su base regolare”, commenta Dominic Ferretti del National Institute of Water di Wellington. “Già migliaia di anni fa il fuoco veniva usato per radere al suolo sterminate foreste per cacciare più agevolmente e di ciò si è trovato traccia in molte pitture rupestri. I nostri dati indicano poi che in tempi pre-industriali i livelli di metano proveniente da incendi erano più elevati di quanto si pensasse finora.” Alcuni studiosi medioevali ritenevano che la natura avesse regole misteriose e che si adattasse ai tempi. Oggi sappiamo che in parte è vero... L’effetto serra non è determinato solo dall’uomo Andrea Corigliano termina allora una diminuzione della concentrazione del gas nell’aria e parallelamente una diminuzione della temperatura per la maggiore dispersione del calore terrestre. In questo modo i ghiacci tornano ad aumentare e la quantità di CO 2 che prima si era disciolta nell’acqua marina ritorna in atmosfera. Questo ciclo perfetto, perennemente in moto, garanti- N ell’immaginario collettivo è diventata ormai abitudine classificare l’effetto serra come uno tra quei fenomeni a scala globale che minano la salute del nostro pianeta. Se in parte questa conclusione è fondata, dall’altra si rischia di colpevolizzare troppo l’imputato, poiché la vita sulla Terra ha avuto modo di espandersi proprio per merito suo. Il limite oltre cui l’effetto serra da benefico diventa dannoso è da ricercare nel bilancio termico terrestre. In generale, il fenomeno rappresenta una catena di equilibri che si autoregolano. La CO2 innesca una catena di eventi che portano all’aumento della temperatura del globo che, a sua volta, regola la presenza della stessa anidride carbonica in atmosfera. All’aumento termico, infatti, segue lo scioglimento di una certa quantità di ghiaccio in prossimità dei poli, con conseguente aumento sia del volume di acqua marina che della CO 2 che in essa si discioglie. Ciò de- Rifletto dicembre.pmd sce che il bilancio termico terrestre resti nella media di 15 °C, consentendo appunto lo sviluppo della vita. In definitiva, quindi, mentre da una parte l’acqua limita l’accumulo del gas serra, dall’altra l’equilibrio che si crea tra acqua e ghiaccio ne regola la concentrazione in atmosfera. Dall’avvento dell’era industriale, però, la concentrazione di anidride carbonica è andata sempre più crescendo ed ha determinato un vistoso aumento della temperatura: in media di 1°C nell’ultimo secolo. Ciò ha determinato, oltre ad un’accelerazione del ciclo della CO 2, anche l’intensificazione di eventi atmosferici che traggono dal surplus termico quell’energia necessaria per crescere in potenza. PALEONTOLOGIA L’uomo fu prima vittima e poi causa di grandi mutazioni climatiche Clima fautore di cambiamenti L’alzarsi delle temperature indusse l’uomo a creare nuove attività produttive. Ma poi... M olti ricercatori sostengono che al Neolitico, e quindi al primo grande sistema economico agricolo, si giunse grazie all’induzione dei cambiamenti climatici che, con la fine della glaciazione, misero fine al quel periodo cosiddetto pleistocenico, determinando, durante l’inizio del successivo periodo, detto Olocene, una maggiore aridità di 7 molti territori. Il progressivo e sempre maggiore inaridimento spinse i gruppi umani in poche aree umide situate in prossimità di oasi e fiumi. Questa contiguità ecologica determinò lo sviluppo delle prime forme di agricoltura e allevamento. I maggiori modelli storici e climatici dei più noti esperti del mondo ritraggono una situazione nella quale sui 08/12/2005, 11.36 territori dell’attuale India, nell’odierno centro Africa e nel nord dell’Asia, le attività umane erano talmente in rapida ascesa che i mutamenti climatici non tardarono a peggiorare. Alcuni ritrovamenti fanno pensare addirittura ad un momento nel quale il rialzo delle temperature era perfino nell’ordine di 3 gradi ogni 15 anni. Ciò è presumibilmente spiega- bile con il notevole numero di incendi che l’uomo provocava per disboscare e per cacciare: incendiare grandi aree dava la possibilità di cacciare più facilmente e senza l’impedimento di alberi e piante. Ciò spiegherebbe lo strato geologico dell’epoca, in cui sono state trovate ingenti quantità di cenere e di ossa deturpate dalle fiamme. Rifletto dicembre.pmd 8 08/12/2005, 11.36 www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 9 RIFLETTO IL MISTERO DEI VORTICI D’ARIA SOTTO LE PETRONAS TOWERS DAL MONDO Lo sapevate che le Twin Towers furono costruite prendendo spunto dal progetto delle torri di San Gimignano in Toscana? Oggi la maggior parte degli “skyscrapers” sono progettati con metodi di estrema avanguardia e che fanno apparire le torri gemelle davvero obsolete, pur se progettate soltanto poco più di 30 anni fa. E se queste alle basi avevano dei grossi ammortizzatori che servivano per sopportare i movimenti tellurici, oggi le Petronas Towers, per esempio, collegate tra loro da un ponte a più di 200 metri di altezza, sono state progettate a sezione tonda per resistere meglio ai venti. Una curiosità: la struttura delle torri fa in modo che i venti siano del tutto assenti sul lato nord ma passando sotto le Petronas le correnti aumentano improvvisamente fino a formare sul lato sud veri e propri vortici d’aria dovute al risucchio creato proprio dalla sezione tondeggante dei grattacieli. Arrampicatori toroidali Grazie alla entomologia scopriremo nuovi pianeti e gli insetti saranno d’aiuto perfino alla robotica. L’uomo ragno è sempre più vicino: scienziati e ricercatori lo sanno bene e sono sulle sue tracce Mirko Mancartucci articolo pubblicato sulla rivista “Proceedings of the Royal Society A1”. I ricercatori, guidati da Ralph Spolenak, hanno visto che le zampe di questi animali sono ricoperte di minuscoli peli di forma diversa. Le cavallette ad esempio hanno la parte terminale piatta, mentre le mosche hanno dei veri e propri filamenti. Gli scarafaggi, invece, hanno peletti che terminano con una ventosa a forma di toroide. L’analisi matematica di tutte queste forme ha dimo- P er arrampicarsi su pareti verticali, lucertole e insetti usano una varietà di sistemi molto più ricca di quanto gli scienziati avessero pensato fino a oggi. E così le equazioni che spiegano questa “capacità adesiva” sono state riorganizzate da un gruppo di ricercatori del Max Planck Institut für Metal Forschung di Stoccarda e del Federal Institute of Technology di Zurigo in un LE NUVOLE ARCHITETTURA e METEO tare la capacità adesiva, bisogna stipare nel più piccolo spazio possibile una grande quantità di peletti. Su scale molto piccole, le equazioni dimostrano che la forma a ciambella, cioè quella toroidale, è la migliore. “Modelli matematici di questo tipo — spiega Spolenak — consentiranno agli ingegneri di costruire materiali in grado di copiare al meglio la natura. E potranno essere usati sia per aiu- T ante molecole di vapore acqueo: questi sono i mattoncini che compongono le nuvole. In effetti nell’atmosfera, anche quella tersa e stabile, sono sempre presenti delle molecole di vapore acqueo. Quando però le molecole diventano troppo numerose l’aria non può contenerle. Il numero di molecole di vapore che può essere contenuto in una particella d’aria è legato alla sua temperatura e pressione, e diminuisce man mano che l’aria si raffredda. Il vapore in eccesso condensa in minuscole goccioline, che tutte assieme formano la nuvola. In natura l’aria può raffreddarsi vicino al suolo – e allora si forma la nebbia – oppure muovendosi verso quote più alte, e in tal caso nascono proprio le nubi. Eugenio Musso - Centro Epson Meteo L’ Quanto può vivere mediamente una nuvola? Poiché le gocce di vapore si creano e si dissolvono in continuazione la nube viene presto soppiantata da un’altra nuvola che ne “prende il testimone”: a durare da qualche ora a qualche giorno non è quindi la singola nuvola, ma la perturbazione che l’ha creata. Andrea Giuliacci Centro Epson Meteo 9 tare i robot a muoversi sui terreni accidentati di lontani pianeti che per costruire oggetti di uso quotidiano”. Due ricercatori dell’Università di Parigi VI, Basile Audoly e Sébastien Neukirch, hanno risolto il mistero degli spaghetti. Il problema insoluto era: perché se si prendono quelli di un pacco e si spezzano, non si spezzano quasi mai a metà, ma in tre o quattro pezzi? Il problema era stato posto anni fa dal premio Nobel Richard Feynman, che però, nonostante l’aiuto del suo amico Daniel Hillis, esperto di informatica, non era riuscito a risolverlo. Che tempo fa lassù? Attratti dalle vertigini Che cosa sono e quanto vivono Rifletto dicembre.pmd strato che a funzionare meglio è la soluzione adottata dalle cavallette. Con una superficie piatta, infatti, si massimizza il contatto con la parete. Inoltre, i peli delle cavallette hanno anche quel tocco di flessibilità che permette loro di adattarsi alle superfici più accidentate. Se però si passa dal mondo naturale a quello artificiale, i ricercatori consigliano di cercare di ricreare materiali che invece copino le forme toroidali. Infatti, per riuscire ad aumen- Scoperto il segreto degli spaghetti attrazione per le grandi altezze accompagna l’uomo fin dalla notte dei tempi; il mito di Icaro che afferma il desiderio di libertà e di affrancamento dell’uomo dai propri limiti naturali e sociali, le necessità difensive garantite dalle antiche fortezze arroccate sulle alture più impervie, lo sviluppo del pensiero scientifico legato alla possibilità di un’osservazione da un punto di vista quasi divino, sono solo pochi esempi che testimoniano come, da sempre, l’uomo sia attratto dalle altitudini più elevate. Questo desiderio che permea l’animo umano si è manifestato anche nell’architettura, conciliando esigenze urbanistiche e prestigio sociale: già nell’antica Roma la necessità di sfruttare ogni spazio disponibile portava allo sviluppo delle abitazioni in altezza per consentire una maggiore densità abitativa; inoltre opere monumentali testimoniavano la grandezza della Città e affermavano la propria supremazia. Il limite allo sviluppo in verticale era solo tecnologico e, sebbene la scoperta e l’utilizzo del “cementitium” romano permettesse tecniche costruttive assai ardite per l’epoca, era ancora ben lontana la costruzione del “Home Insurance Building” di Chicago nel 1885, quello che è considerato il primo grattacielo della storia: uno scheletro di acciaio dove i muri non hanno più alcuna funzione portante ma esclusivamente di copertura. Da quel contestatissimo edificio di 55 metri ai 508 metri del “Taipei Financial Center” (nella foto a destra) la corsa non si è più fermata ed è solo una questione di tempo per vedere superare questo limite già impressionante. Tali dimensioni sono paragonabili per esempio ai 572 del Monte Conero, dove un A tutti coloro i quali stiano decidendo di visitare New York, consigliamo l’agenzia Explore New York: offre fantastici tour in elicottero sui gratta- cieli, crociere con cena attorno a Manhattan, possibilità di acquistare biglietti per spettacoli e di prenotare cene in ristoranti selezionati. escursionista potrebbe apprezzare una differenza di circa 3 gradi tra la base del monte e la sua cima. Tale differenza è molto meno marcata però nelle grandi città dove il fenomeno noto come “isola di calore”, cioè una cappa d’aria calda che può superare i 300 metri di spessore, limita questa differenza di temperatura. 08/12/2005, 11.37 La ricerca degli scienziati francesi, pubblicata sulla rivista Physical Review Letters, spiega che il segreto consiste nelle onde flessionali, che si trasmettono lungo gli spaghetti quando li si spezza, e che Feynman probabilmente non aveva considerato. Per arrivare a questa conclusione, i due ricercatori hanno effettuato 25 esperimenti su spaghetti di vario diametro, scattando 1000 foto al secondo. Il video dell’esperimento è disponibile sul sito internet w w w. l m m . j u s s i e u . f r / spaghetti. Lo studio non è poi così frivolo come potrebbe sembrare: infatti le stesse tecniche si rivelano utili in molti altri campi, come la costruzione di ponti e grattacieli. Rifletto dicembre.pmd 10 08/12/2005, 11.37 www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 11 RIFLETTO IL GALATEO INSEGNA: MAI CHIEDERE L’ETÀ AD UNA DONNA... PRECIPITAZIONI Quanti anni ha la Sfinge? L’egittologia ufficiale ha sempre ritenuto che la Sfinge, la più imponente ed enigmatica statua di pietra mai costruita al mondo, fosse stata scolpita nella roccia durante il regno del grande Faraone Chefren, nel 2520 a. C. Ma alcuni archeologi e geologi oggi sostengono di avere inconfutabili prove che l’erosione della statua non sarebbe dovuta al vento e alla sabbia, (come hanno sempre ritenuto la maggior parte degli egittologi e degli studiosi del mondo) bensì alla pioggia, e che quindi l’origine della Sfinge vada fatta risalire a migliaia di anni prima, quando cioè la regione sahariana era umida e tutto l’attuale deserto era invece un fertilissimo polmone verde. La pioggia è fatta a scale Flavio Galbiati - CEM Cento mm di pioggia corrispondono a 2 milioni di tonnellate d’acqua chilometri quadrati corrispondono a 2-3 milioni di tonnellate d’acqua! uando si parla di eventi alluvionali viene spesso indicata anche la quantità di pioggia caduta con un valore espresso in millimetri. La pioggia infatti è misurata dalla strumentazione delle stazioni meteorologiche proprio in millimetri (e non in cm come qualcuno pensa); ogni millimetro di pioggia caduta corrisponde a 1 litro di acqua per metro quadrato di superficie. Possiamo quindi facilmente intuire quali esiti disastrosi possano avere precipitazioni abbondanti, come quelle causate dalle perturbazioni più intense. In 24 ore in alcuni casi si possono registrare fino a 100–150 mm di pioggia, che in un’area di 20 Rifletto dicembre.pmd Tutto in millimetri L’intensità di una precipitazione si misura in millimetri di pioggia all’ora. Si distinguono così: pioggia debole (meno di 2 mm/ h), pioggia moderata (fino a 6 mm/h), pioggia forte (tra 6 e 10 mm/h), rovescio (più di 10 mm/h); se l’intensità supera i 30 mm/h, si parla di nubifragio. Abbondanti precipitazioni possono cadere in poche ore sotto forma di rovesci o di piogge deboli o moderate durante una prolungata fase di maltempo. Lo strumento utilizzato per misurare la quantità di pioggia è il pluviometro, che nella sua 11 forma più semplice più essere costituito da un contenitore cilindrico graduato, ma sono ormai diffusi anche quelli digitali, molto precisi. Per amor di statistica Dal punto di vista statistico, i millimetri di pioggia che in media cadono ogni mese in una certa località forniscono un’indicazione molto importante circa le caratteristiche del clima della zona. Questa distribuzione, chiamata regime pluviometrico, varia moltissimo all’interno del nostro Paese. Sulle Alpi per esempio, la stagione più piovosa è l’estate, l’esatto contrario di quanto accade nelle regioni meridionali e nelle Isole! Per una precisa convenzione internazionale la pioggia si misura in millimetri (mm) e non in centimetri (cm). Q PRECIPITAZIONI Le misurazioni sono il tormentone dei nostri inverni. Ma che succede se...? 08/12/2005, 11.37 Da monitorare Temibili fucine di nubifragi ed uragani Le gocce fredde Mario Giuliacci - Centro Epson Meteo E sistono vortici di bassa pressione colmi di aria fredda, i quali possono raggiungere i 9-10 chilometri di altezza, e che sono noti come gocce fredde. Come si formano? La formazione di gocce fredde nel Mediterraneo è frequente in tutte le stagioni. Le gocce fredde non partecipano più alla circolazione atmosferica delle aree circostanti – così come capita ad un mulinello d’acqua che si isola nell’ansa di un fiume – e quindi tendono a stazionare sulla medesima area per molti giorni, muovendosi a zig-zag in maniera lenta e imprevedibile. Insomma scorrazzano qua e là per il Mediter- raneo per 5-6 giorni, fin quando, ormai non più alimentate da aria fredda, si esauriscono per attrito. Che cosa sono? Le gocce fredde danno luogo agli eventi più intensi. Infatti in autunno e inverno la colonna d’aria fredda, riscaldata dal basso da un mare ancora tiepido, raccoglie, lungo il lento e lungo tragitto, una quantità insolita di calore e di vapore, condizione ideale per lo sviluppo di violenti temporali sul mare e sulle coste, e poi di forti piogge una volta raggiunta la terraferma. www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 12 RIFLETTO continua da pag. 1 ALLARME MERCURIO NELLE SPECIE ITTICHE DEL MEDITERRANEO Il problema è riscontrabile soprattutto nei Paesi asiatici che complessivamente contribuiscono per il 40 per cento delle emissioni globali: circa 1.000 tonnellate l’anno. Una volta in atmosfera, questo metallo si deposita sui corpi recettori terrestri e acquatici, determinando un notevole impatto sulla catena alimentare. “Il Mediterraneo è interessato da fenomeni di inquinamento da mercurio comparabili a quelli riscontrati nelle Tra poco diremo “c’era AMBIENTE e SALUTE Molte specie sono a rischio di contaminazione per presenza di mercurio e i ristoranti sono sempre più cari. Perché? Dicono che ogni anno la Terra perda almeno 18 specie di animali e 11 di vegetali. Colpe dell’uomo ma anche dei capricci del tempo. Milo Farasellari - Centro Studi di Biologia Marina di Barcellona A lcuni esperti di pesca, guidati dal paleoceanografo Glenn Jones della Texas University, hanno studiato vecchi menù di ristoranti per determinare come le riserve di pesce del mondo sono declinate negli ultimi 150 anni. L’andamento dei prezzi - che risalgono fino al 1850 - mette in luce la sempre maggior scarsità di specie quali l’aragosta, il pesce spada e le ostriche. L’analisi dei menù faceva parte di un progetto chiamato History of Marine Animal Populations per raccogliere indizi sugli effetti dell’attività umana sulle specie oceaniche. Il programma si basa su dati raccolti dalle fonti più disparate, dai registri dei monasteri alle tasse pagate dai pescatori. I ricercatori hanno preso in esame circa 10.000 menù di ristoranti di città degli USA dove si consuma tradizionalmente il pesce, come Boston e San Francisco. Dopo aver adattato i prezzi Rifletto dicembre.pmd 12 tenendo conto dell’inflazione, hanno scoperto che l’aumento del costo di alcuni piatti rispecchia la loro crescente scarsità. I prezzi dei ristoranti sono influenzati anche da altri fattori e non solo dalla disponibilità della materia prima: per esempio, la Grande Depressione ha mantenuto i prezzi relativamente bassi durante gli anni trenta. Ciononostante, secondo Paul Holm dell’Università della Danimarca, i risultati dello studio riflettono la disponibilità di molte specie, a sua volta influenzata dai livelli naturali delle popolazioni selvatiche. BIOLOGIA MARINA Dal secolo scorso ad oggi, le orme dell’uomo si vedono. E pesano. L’eccessiva pesca ha svuotato le acque scozzesi Nel 1850 la quantità di merluzzo era molto più alta. Oggi è necessaria una ripopolazione delle acque. Zadig Roma L e popolazioni di merluzzo, una specie che una volta dominava le acque al largo delle coste della Nuova Scozia, dal 1850 a oggi sono cala- te del 96 per cento. In effetti, basterebbero 16 piccole golette di quell’epoca per contenere tutti i merluzzi adulti che si stima vivano oggi in queste acque. I ri- 08/12/2005, 11.37 cercatori del Census of Marine Life hanno effettuato la prima stima dei livelli di merluzzo nel 1850 usando antichi dati e osservazioni relativi alla pesca con le golette, oltre a moderne tecniche di modellizzazione. Secondo gli scienziati, questi risultati presentano profonde implicazioni per le politiche contemporanee sulla pesca, che dovrebbero tentare di ricostituire l’ecosistema marino a partire dai pochi pesci rimasti. www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 13 RIFLETTO acque atlantiche. Ad aggravare la situazione sono anche i tanti cambiamenti climatici che influenzano in modo determinante i tempi di residenza in atmosfera del mercurio. La forte irradiazione solare e le elevate concentrazioni di ozono creano, infatti, una “miscela” che provoca la formazione di mercurio reattivo, ossia più facilmente trasferibile dall’atmosfera alle acque superficiali del Mediterraneo. Per molto tempo è stata un’emergenza del tutto ignorata, benché nel corso degli ultimi quindici anni la comunità scientifica internazionale e gli Enti preposti alla tutela e alla salvaguardia della salute pubblica mondiale abbiano mostrato una crescente attenzione agli effetti dannosi derivanti da tale inquinamento”. E’ quanto scrive il professor Nicola Pirrone, dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del CNR di Rende (CS), nel volume “Dynamics of Mercury Pollution on Regional and Global Scales - Atmospheric Processes and Human Exposures around the World”. una volta il pesce!”... DAL 1986, 37 SPECIE ITTICHE SONO A RISCHIO ESTINZIONE DAL 1976, LISTINI DEI RISTORANTI CRESCIUTI DEL 370% I pesci nel Mare del Nord sono diventati sempre più piccoli, probabilmente a causa dell’eccessiva pesca industriale. Lo hanno denunciato alcuni ricercatori al convegno annuale del Consiglio Internazionale per l’Esplorazione del Mare (ICES) a Tallin, In Estonia. La pesca sta modificando le comunità al punto da alterare l’intera composizione delle specie. La cat- AMBIENTE Emergenza: le acque degli USA diventano tossiche Gli Stati Uniti fanno salire la pressione Nei prossimi anni l’eccessiva salinizzazione marina potrebbe rendere pericolose molte specie ittiche degli Stati Uniti. Le Scienze e Big Research te, principalmente a causa della crescente urbanizzazione del territorio. Entro la fine del secolo alcune acque di superficie della regione potrebbero diventare tossiche per la maggior parte delle specie. Sujay Kaushal dell’Institute of Ecosystem Studies di Millbrook e colleghi hanno studiato 3 località nella contea di Baltimora, nella valle del fiume Hudson e nelle White Mountains nello New L e sorgenti di acqua dolce negli Stati Uniti nord-orientali stanno diventando sempre più sala- Rifletto dicembre.pmd 13 Hampshire. I ricercatori hanno scoperto che nel corso degli ultimi 30 anni i livelli di cloro sono cresciuti notevolmente. La misura delle concentrazioni di cloro può indicare un incremento della salinizzazione perché l’anione è un componente importante di molti tipi di sale. L’aumento della quantità di solidi disciolti nell’acqua è correlato fortemente alla quantità di strade e parcheggi. In alcune regioni, l’aumento di utilizzo di composti antighiaccio durante l’inverno ha portato i livelli di cloro fino ai 5 grammi per litro, circa un quarto di quello che si trova nell’acqua di mare. Poiché l’utilizzo dei terreni cambia molto rapidamente, gli autori concludono che “la salinizzazione associata all’incremento di urbanizzazione potrebbero condurre alla morte biologica delle acque degli USA. TECNOLOGIA tura dei pesci più grandi con le reti sta infatti consentendo a un numero sempre maggiore di pesci piccoli di sopravvivere. Alcuni esperti hanno studiato i dati degli ultimi 30 anni sulla cattura di dozzine di specie con reti a strascico nel Mare del Nord, mare che ospita più di 200 specie e rappresenta una delle regioni più produttive del mondo per l’industria della pesca. Saranno necessarie nuove ricerche per stabilire quali siano le conseguenze a lungo termine della scoperta sia per la pesca sia per gli ecosistemi. I cambiamenti climatici, per esempio, potrebbero costituire un fattore di complicazione, in quanto le specie più meridionali potrebbero aumentare le loro popolazioni man mano che il mare si riscalda. Queste migrazioni probabilmente influenzeranno le comunità almeno quanto la pesca. Indizi per la messa a punto di nuovi modelli Dolcificante per oceani In meteorologia, le radio frequenze, grazie al loro limitato impatto con la atmosfera terrestre, sono oggetto di molti studi. N egli ultimi 40 anni sono stati immessi nell’Oceano Atlantico circa 19 mila chilometri cubici di acqua dolce. L’analisi fornisce importanti indizi per la messa a punto di nuovi modelli nel tentativo di prevedere i futuri cambiamenti nella circolazione degli oceani e i loro effetti sul clima. I climatologi temono che le acque dolci che entrano nell’Atlantico settentrionale in seguito allo scioglimento dei ghiacci possano modificare le correnti che trasportano calore dai tropici verso il polo, come la Corrente del Golfo. Questi flussi d’acqua agiscono come un nastro trasportatore: l’acqua più fredda e salata affonda in profondità a nord e torna ai tropici passando appena sopra il fondale marino. La diluizione con l’acqua dolce potrebbe impedire la discesa in profondità, distur- 08/12/2005, 11.37 bando la corrente. Finora non ci sono indizi che la corrente si stia indebolendo. Ma Cecile Mauritzen dell’Istituto Meteoro- logico Norvegese sostengono che le loro misurazioni indicano che un rallentamento sarà inevitabile. Rifletto dicembre.pmd 14 08/12/2005, 16.30 www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 15 RIFLETTO LE VARIAZIONI DELLE TEMPERATURE SONO CAUSATE DA PIÙ FATTORI. AMBIENTE La quantità di materia vulcanica immessa nell’alta atmosfera non dipende solo dalla violenza dell’eruzione, ma anche dalla direzione in cui l’esplosione si sfoga; l’impatto della nube sul clima è strettamente legato, invece, oltre che alla quantità di polveri e gas, anche alla loro particolare composizione chimica. L’eruzione avvenuta circa 2 milioni di anni fa nel Parco di Yellowstone produsse una nube di polveri e ceneri che occupava un volume di almeno 2500 km3: con tutto quel materiale si sarebbe potuta ricoprire l’intera Valle d’Aosta con uno strato uniforme spesso 750 metri! Sono molti i casi di raffreddamenti per presenza di gas e nuvole di cenere Lava su in cima, cambia il clima Andrea Giuliacci - Centro Epson Meteo D urante le eruzioni più esplosive, immense nubi, formate da ceneri, gas e pulviscolo, vengono proiettate a grandissima velocità nell’atmosfera e talvolta rag- giungono anche la stratosfera, dove le particelle vulcaniche riescono a rimanere anche per qualche anno, prima di ricadere, per effetto della gravità, nella troposfera. Le eruzioni vulcaniche possono determinare sensibili riduzioni di temperatura... Gas letali La nube vulcanica, oltre a polveri e ceneri, contiene anche vapore acqueo e gas, fra i quali l’anidride solforosa è senz’altro il più importante. Giunta nella stratosfera, l’anidride solforosa viene difatti convertita in triossido di zolfo o in solfati: composti che, a contatto con il vapore acqueo, si trasformano facilmente in acido solfo- rico. L’acido così generato si trova generalmente allo stato di vapore e condensa assieme al vapore acqueo dando vita a minuscole goccioline costituite per circa il 75% di acido solforico e per la restante parte d’acqua. La presenza delle goccioline di acido solforico nella nube vulcanica svolge un ruolo importantissimo: mentre infatti le parti solide, pulviscolo e cenere, più pesanti, ricadono negli strati bassi atmosferici nel giro di poche settimane, le gocce di acido possono rimanere nella stratosfera anche per 2 o 3 anni. In tal modo, sospinto e sparpagliato dai venti in quota, si forma un velo di polvere che avvolge per mesi o anni una larga fascia della superficie terrestre. Il buio che uccise Pompei Gli aerosol immessi nella GEOLOGIA stratosfera mediante attività vulcanica possono attenuare notevolmente, anche in misura del 2030%, la radiazione solare diretta incidente. Il potenziale impatto climatico della nube vulcanica è ridotto anche dalla diffusione non omogenea delle polveri, cosicché l’effetto più consistente è localizzato principalmente nell’emisfero di appartenenza del vulcano, dove si possono provocare variazioni sensibili dell’albedo, cioè della capacità di riflettere o assorbire la radiazione solare. Le particelle che influenzano maggiormente il clima sono quelle di diametro inferiore a 5 micrometri, e soprattutto quelle di acido solforico. E proprio queste particelle, per la loro particolare leggerezza e lenta velocità di sedimentazione, tendono a rimanere più a lungo in sospensione nell’atmosfera. Fertilizzano e uccidono L’ombra fredda Vulcani: gioie e dolori di noi uomini e della Terra I n realtà l’entità del raffreddamento prodotto da una singola eruzione è piuttosto ridotto (di appena 0,2°C). Tuttavia un’intensa attività vulcanica - con numerose eruzioni di tipo esplosivo e che si ripetano nell’arco di pochi anni può provocare raffreddamenti molto più consistenti. Oltre a influenzare la temperatura della superficie, le grandi eruzioni vulcaniche hanno poi effetti importanti anche sulla struttura della stratosfera, ovvero degli strati atmosferici più alti. Le particelle di polvere, gas o acido, infatti, oltre a rifletterla, assorbono la radiazione solare incidente e provocano così un apprezzabile aumento della temperatura della stratosfera. Nonostante la quantità di energia assorbita sia ridotta, il conseguente riscaldamento - per la bassa densità dell’aria a Rifletto dicembre.pmd 15 08/12/2005, 16.30 quelle quote - è di alcuni gradi. Un cambiamento della temperatura stratosferica non provoca in generale immediati effetti sul clima, ma un forte riscaldamento può modificare il regime dei venti alle alte quote, interferendo così, sul lungo periodo, anche sulla circolazione atmosferica in prossimità del suolo. Infine, deve dirsi che le eruzioni vulcaniche sono uno dei pochi fenomeni naturali in grado di intaccare lo strato di ozono stratosferico, unica protezione che abbiamo dai raggi ultravioletti provenienti dal sole. www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 16 RIFLETTO MOTORE A IDROGENO: DA TOCCASANA A VERO E PROPRIO INCUBO AMBIENTE Scienziati del California Institute of Technology hanno riferito che, lungi dall’essere ad inquinamento zero, l’idrogeno usato come carburante al posto dei combustibili, rovinerebbe la fascia dell’ozono. La combustione a idrogeno, spiegano, non rilascia sottoprodotti tossici, ma il pericolo è che parte di esso potrebbe sfuggire, per esempio, dalle pompe di rifornimento. Una volta in volo raggiungerebbe rapidamente la stratosfera ed andrebbe a reagire con l’ozono formando acqua. Così il buco dell’ozono continuerebbe ad aumentare più che mai. Ma molti esperti invitano a non drammatizzare ricordando che non è ancora del tutto noto il ciclo dell’idrogeno. Potrebbe essere, dicono i più ottimisti, che l’idrogeno liberato per sbaglio vada a finire nel suolo, senza neanche raggiungere la stratosfera. Una massa scura che incombe sui cieli asiatici mette a rischio la salute umana Per salvarci iniziamo iamo dall’ABC Una enorme nube marrone sta seminando il panico tra gli scienziati di mezzo mondo. Ma scopriamo di cosa si tratta... Consiglio Nazionale delle Ricerche D a tempo è nota come “Asian brown cloud”, la famigerata nube marrone dell’Asia costituita da un mix di sostanze inquinanti. Ma ora la nube marrone non riguarda più soltanto l’Asia: si sta estendendo nel mondo con pericolosi risvolti. Secondo i ricercatori, il fenomeno Abc provoca variazioni sui regimi delle precipitazioni. ‘’Il regime dei monsoni asiatici è cambiato - spiega William Lau, ricercatore della Nasa - e non c’è più l’alternanza monsone fortedebole, ma soltanto monsoni di debole entità con piogge scarse ”. Abc, inoltre, impedisce alla Rifletto dicembre.pmd 16 luce di raggiungere la superficie e riduce la quantità di pioggia nelle regioni asiatiche, portando, di conseguenza, alterazioni importanti ai raccolti di riso e grano. Nube italiana e nube asiatica ‘’La nube italiana e’ però diversa per composizione da quella dell’Asia - spiega il ricercatore del Cnr Gian Paolo Gobbi - poiché quella asiatica è frutto della combustione di carbone elementare e deriva da attività industriali riconducibili all’uomo; quella italiana è il frutto dello spostamento di polveri dal deserto”. La nu- be marrone che occupa i cieli degli Stati Uniti sarebbe invece simile a quella asiatica, per la maggior parte di origine antropica formata da biossido di azoto prodotto dagli autoveicoli. Molti esperti affermano che da una parte abbiamo le nubi marroni che causano l’abbassamento delle temperature sulla superficie terrestre, il riscaldamento dell’aria e l’alterazione delle precipitazioni, dall’altra i gas serra che, al contrario, provocano il riscaldamento delle superficie e dell’atmosfera e rendono il pianeta più umido, con i relativi effetti, non ultimo lo scioglimento dei ghiacciai”. 08/12/2005, 16.37 www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 17 RIFLETTO TRA POCO SI POTRÀ PRODURRE IDROGENO DALL’ACQUA ECOLOGIA Una nuova tecnica per produrre idrogeno dall’acqua e da un materiale organico è stata sviluppata da ricercatori della Purdue University. La scoperta potrebbe accelerare la creazione di una tecnologia affidabile per lo stoccaggio dell’idrogeno. Anche se il metodo non è ancora valutabile per la sua realizzabilità economica su larga scala, secondo il chimico Mahdi Abu-Omar potrebbe fornire la soluzione a molti problemi che gli sviluppatori di celle a combustibile devono affrontare. La nuova tecnica richiede soltanto acqua, un catalizzatore basato sul renio e un liquido organico chiamato organosilano, che può essere immagazzinato e trasportato facilmente. Il fumo di una sigaretta o i fumi dello smog industriale. Ecco quanto e perché restano nell’aria... Se fumo provochi, fumo respiri Dove vanno i fumi della terra? E che altezze possono raggiungere? Giovanni Dipierro - Centro Epson Meteo I cosiddetto “tempo di residenza” in atmosfera molto più lungo. fumi sono miscugli di gas e particelle solide prodotti da una combustione. Il fumo di una sigaretta, quello di una ciminiera o la fumata di un vulcano sono tre immagini comuni che a scala diversa esemplificano intuitivamente il destino di ogni fumo il cui cammino è dettato dalla circolazione dell’atmosfera. Le particelle solide dei fumi seguono i moti dell’aria fino a ricadere al suolo sotto forma di polveri. Le particelle più grosse e pesanti, guidate dalla forza di gravità, saranno le prime a ricadere verso terra mentre quelle più sottili avranno un Rifletto dicembre.pmd Fattori ed esempi Quattro sono le spiegazioni del prolungarsi della permanenza in aria: venti intensi, un’atmosfera instabile che favorisce la propagazione verso l’alto, l’assenza di precipitazioni e la quota a cui avviene l’emissione. Per capire l’importanza dell’ultimo fattore si pensi alle eruzioni vulcaniche più esplosive che sono in grado di proiettare la loro nube di gas e ceneri fino alla stratosfera, una fascia dell’atmosfera posta oltre i 10, 15 km d’altezza dove 17 le forti correnti occidentali, che inibiscono il rime-scolamento lungo la verticale, tratterranno le polveri vulcaniche per un periodo dell’ordine anche di anni. 08/12/2005, 16.37 www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 18 RIFLETTO “Stringi Stringi” è la rubrica dedicata alle pillole, alle piccole curiosità legate alla meteorologia, alla climatologia e all’ambiente. In queste pagine verranno tuttavia pubblicate anche brevi informazioni di geologia, di scienza, di biologia e di astronomia. METEOROLOGIA COME SI FORMA LA GRANDINE? La grandine si forma in un settore del cumulonembo, una nube temporalesca che si sviluppa tra la primavera e l’estate. Le gocce di pioggia allo stato sopraffuso, messe in circolo dalle correnti ascendenti del temporale, descrivono traiettorie cicliche e attraversano così a più riprese il livello dello zero termico, ricoprendosi ogni volta di un nuovo strato di ghiaccio. Il chicco cadrà al suolo quando la sua forza peso vincerà la forza che lo trattiene in quota. COME SI RICONOSCE L’ARRIVO DI UNA GRANDINATA? Di solito le nubi grandinigene si riconoscono dal colore verdastro che si osserva alla base del cumulonembo. I chicchi di ghiaccio presenti, infatti, funzionano come tanti prismi ottici che disperdono la luce bianca del sole, suddividendola nei sette colori fondamentali: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto. Mentre tutta la gamma cromatica è assorbita, il verde al contrario è diffuso e conferisce alla nube il classico e temuto colore. Antiche previsioni Andrea Corigliano L a parola “meteorologia” fu coniata dagli antichi Greci. Il primo trattato su questa scienza porta, infatti, il nome “Meteorologica”: si tratta di un testo scritto da Aristotele nel 350 a.C. che raccoglie alcuni studi su quelle che il filosofo chiamava “le cose sollevate da terra”, di cui più della metà inerenti proprio i fenomeni atmosferici. Anche la storia più antica, tuttavia, è ricca di riferimenti a questi eventi, ma si osserva un accostamento sbagliato tra il tempo meteorologico e l’osservazione degli astri celesti. Gli egiziani, infatti, fin dal lontano 3500 a.C., studiavano il moto delle stelle per prevedere le alluvioni ed i periodi di siccità. Ed è proprio in Egitto che, se vogliamo, nasce la più antica previsione del tempo quando, nel libro della Genesi, Giuseppe interpreta i sogni del faraone prevedendo le famose sette piaghe tra cui compaiono la grandine e 18 L’Arca di Noè di Alvaro Reja. la siccità. Noè, sempre nell’Antico Testamento, “prevede” il diluvio universale. Tra l’altro, la conferma di un fenomeno atmosferico così distruttivo ci perviene anche dalla traduzione di alcune tavolette trovate a Ninive e decifrate nel 1872, nel palazzo di Assurbanipal e in seguito da altre versioni meno complete e con dettagli differenti attribuite al Noè sumero. Il testo, infatti, narra: “Dopo che per sette giorni e sette notti il Diluvio ebbe spazzato la terra, e l’enorme barca fu sballottata dalla tempesta sulle acque, Utu (il dio Sole) comparve…”. In generale, si nota come l’atmosfera fosse divinizzata a tal punto che quasi tutte le civiltà primitive tributavano sacrifici e offerte agli dei perché fossero benevoli. In Mesopotamia, ad esempio, Marduk era considerato il dio della pioggia, PROVERBI e CREDENZE POPOLARI mentre in Scandinavia l’arrivo dei temporali era voluto dal dio Thor, simbolo delle saette. La prova che le tradizioni non sbagliano In questa rubrica riportiamo i detti popolari più o meno noti con cui le nostre nonne amavano fare empiriche previsioni del tempo. Qualcuno le riterrà sciocche credenze, ma molto spesso erano foriere di verità... Rosso di mattina, la pioggia si avvicina Con stelle scintillanti, vento forte avrai davanti Il tempo a Capodanno, il tempo tutto l’anno Chi guarda ad ogni nuvola non fa viaggio L’ S È N i tratta di un noto detto marinaresco che inquadra una precisa situazione atmosferica, riferita alle irruzioni di aria fredda. In questi casi, infatti, la bassa concentrazione di umidità presente nella massa d’aria in arrivo determina un netto miglioramento della visibilità e permette di osservare un cielo terso e limpido; ma mentre in quota l’irruzione avviene in tempi rapidi, al suolo l’arrivo del vento può aversi con un po’ di ritardo. solo un proverbio di… buon auspicio per l’anno che inizia, per cui non ha nulla di vero: è pura utopia, infatti, prevedere l’andamento del tempo dell’anno basandosi sull’osservazione di un solo giorno. Un detto analogo, con sfumature diverse, afferma che conoscendo il tempo tra Santo Stefano e l’Epifania (12 giorni per 12 mesi) si conosce allora il tempo per tutte le quattro stagioni. Agli inizi del ventunesimo secolo molti, purtroppo, ancora ci credono! 08/12/2005, 11.39 QUALI VENTI PORTANO LA NEVE IN ITALIA? La morfologia dell’Italia non favorisce in ugual modo l’arrivo della neve. Sul versante tirrenico si possono avere rovesci di neve con venti da nordovest; mentre al Sud e lungo l’Adriatico la neve arriva se è accompagnata da venti orientali richiamati da una depressione sullo Ionio. In Valpadana, invece, nevica con l’ingresso di umidi venti atlantici che scorrono sopra un “cuscinetto” di aria fredda formatosi dopo un periodo caratterizzato da gelo mattutino. Non è vero ma ci credo... arrivo di una perturbazione è preceduto da correnti umide da ovest che arricchiscono di umidità gli strati atmosferici. Il sole, sorgendo ad est, diffonde la luce in ogni direzione, incidendo sulle particelle di vapore che, fungendo da prismi ottici, assorbono tutti i colori dell’iride e diffondono solo la luce che viaggia sulla lunghezza d’onda corrispondente al giallo e al rosso, quei colori che si possono osservare nel cielo tutte le mattine in cui è prossimo un peggioramento del tempo. Rifletto dicembre.pmd Da non credere. Le previsioni del tempo hanno più di cinquemila anni on tutte le nuvole annunciano un peggioramento e non vale proprio la pena rinviare una partenza per un innocuo cumulo. L’osservazione del tempo è certamente fondamentale per pianificare le vacanze, soprattutto se accompagnata da una discreta conoscenza con cui interpretare nel modo giusto quei sintomi che annunciano un possibile cambiamento del tempo. E anche se questo non promette sole, la bellezza di un paesaggio si apprezza anche sotto la pioggia. QUAL È IL PROCEDIMENTO CON CUI SI FORMA LA BRINA? La brina è il risultato del passaggio dell’acqua dallo stato di vapore a quello solido, senza passare attraverso lo stato liquido. Nelle fredde notti invernali, quando la temperatura dello strato d’aria prossimo al suolo è inferiore allo zero, il vapore contenuto gela e salta così la fase di condensazione che lo trasformerebbe invece in rugiada. I cristalli di ghiaccio, in tali condizioni, sono destinati ad accrescersi soprattutto sulle superfici fredde. QUANDO SI HA IL COSIDDETTO “GELICIDIO”? Il fenomeno è noto anche con il nome di “pioggia congelantesi” e si verifica quando le precipitazioni, dapprima nevose, tramutano in pioggia per la presenza in quota di una massa d’aria con temperatura positiva. In seguito, se attraversano uno strato d’aria prossimo al suolo nuovamente con temperatura negativa, rimangono allo stato liquido e non si ritrasformano in neve. Toccando terra la pioggia gela all’istante formando una pericolosa patina di ghiaccio. www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 19 RIFLETTO Se avrete quesiti da porre, potrete inviare il tutto all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. Vi risponderanno gli esperti del Centro Epson Meteo e il nostro Andrea Corigliano, i quali hanno collaborato alla creazione di questa rubrica. TRAMONTO Signore in rosso PERCHÈ NEGLI ULTIMI ANNI NEVICA PIÙ NEL SUD ITALIA? Fermiamo ogni cosa per restarne ammirati. Ma perché in alcune città è più bello? Daniele Izzo Il motivo è da ricercare nella presenza di un’area di alta pressione che, tra dicembre e marzo, è solita occupare l’Europa e il Mediterraneo occidentali, impedendo l’arrivo delle perturbazioni atlantiche che sono costrette a risalire verso più alte latitudini. Da qui, piegano poi verso i Balcani pilotate dai freddi venti settentrionali che aggirano le Alpi, interessando con nevicate solo i versanti orientali dell’Italia e il Sud dove la temperatura lo permette. L’ arcobaleno ha da sempre affascinato l’uomo. È uno tra i fenomeni atmosferici più spettacolari che ha inoltre il merito di mostrarci come la luce bianca emessa dal Sole sia in realtà una combinazione di tutti i colori, dal rosso al violetto. Nell’attraversare l’atmosfera, le molecole d’aria assorbono e riemettono la luce solare diffondendola in tutte le direzioni, in maniera più efficace per la componente blu rispetto a quella rossa (ecco il perché del colore azzurro del cielo!). Al tramonto, invece, dovendo attraversare uno strato di atmosfera molto più spesso, la luce viene depauperata della sua componente blu-violetta cosicché ai nostri occhi arriva principalmente la componente giallo-arancione-rossa che regala al tramonto le sue affascinanti colorazioni. Ciò è tanto più vero quanto più l’aria è ricca di particelle in grado di diffondere la luce. È allora evidente che i tramonti sono particolarmente vivaci quando nell’aria è presente una quantità di polveri superiori al normale, come succede specialmente in periodi di inquinamento oppure alla fine di una giornata in cui il vento ha immesso molta polvere nell’aria: è noto che grandi incendi oppure eruzioni vulcaniche posso- no dar vita a tramonti spettacolari. L’effetto viene accentuato dalla presenza di molecole di vapor acqueo, il che spiega il rosso glorioso e indimenticabile di certi tramonti sull’orizzonte marino. Ecco allora che le città di mare diventano le mete preferite dagli innamorati, attratti poi dalla possibilità di poter osservare una stella cadente. QUALI SONO LE CONDIZIONI IDEALI PER UNA NEVICATA? Una delle condizioni essenziali perché nevichi è che non faccia troppo freddo. Infatti l’aria fredda, rispetto all’aria calda, contiene meno umidità, un altro ingrediente che funge da collante per favorire l’aggregazione dei cristalli di ghiaccio ed aumentare la dimensione del fiocco di neve. Per questo motivo si hanno nevicate più abbondanti se la temperatura oscilla intorno allo 0 piuttosto che quando questa raggiunge valori troppo bassi. Tramonto a Torregaveta, in provincia di Napoli ALTITUDINE La montagna è più fredda del mare PUÒ NEVICARE ANCHE CON TEMPERATURE SOPRA LO ZERO? Meteoscienza I fattori che provocano questo fenomeno sono più d’uno. Prima di tutto bisogna considerare che l’atmosfera viene solo in minima parte scaldata dai raggi che arrivano dal Sole. Quando la luce colpisce la superficie del pianeta, invece, l’energia viene assorbita e poi riemessa sotto forma di calore, che in seguito riscalda per convezione gli strati d’aria adiacenti. Più che il suolo, però, sono le grandi masse d’acqua (mare, bacini idrologici) ad avere influenza sul clima: impie- La neve può cadere anche con valori compresi tra 2 e 4 °C, ma è essenziale che la temperatura della colonna d’aria immediatamente sovrastante sia negativa. Queste nevicate si hanno con le irruzioni di aria polare marittima. Il fiocco, cadendo in un ambiente termico sempre negativo, riuscirà a mantenersi fino al suolo perché, attraversando solo alla fine un sottile strato a valori positivi, non riuscirà a sciogliersi. Rifletto dicembre.pmd Per abitudine lo diamo per scontato. Ma capiamo il motivo per cui... 19 gano circa il doppio del tempo rispetto alla terraferma per riscaldarsi, e si raffreddano molto più lentamente. Per questo motivo le temperature sono più miti e uniformi nelle zone costiere, mentre si verificano maggiori escursioni termiche all’interno dei continenti e sui rilievi. Per il cosiddetto “scambio inefficiente”, le masse d’aria subiscono continui rimesco- lamenti, che impediscono l’accumulo progressivo di calore. L’effetto prevalente però è che alle quote inferiori le temperature restano più alte. Inoltre, quando l’aria calda sale verso l’alto, si espande, e ciò, indipendentemente dalla località, provoca una riduzione della temperatura, costante e proporzionale all’altitudine, di circa 6,5 gradi ogni mille metri. 08/12/2005, 11.39 CHE COSA ACCADE SUI FONDALI MARINI AL VARIARE DELLE TEMPERATURE DELL’ARIA? di Alessia Borroni Le distese marine immagazzinano ogni giorno enormi quantità di calore che sono poi distribuite a tutte le latitudini dalle correnti marine e dalla circolazione atmosferica generale. Se la temperatura dell’aria aumenta anche quella dell’acqua superficiale aumenta. Con i venti superficiali e i processi di upwelling e downwelling, l’acqua più calda, rimescolandosi, raggiunge i fondali marini facendo innalzare la loro temperatura. E, data la sensibilità dei coralli al riscaldamento atmosferico, si prevede che entro il 2050 ci sarà la morte graduale delle più grandi barriere coralline. Ma esistono anche altre gravi conseguenze: all’aumentare della temperatura dell’acqua i polipi espellono i propri simbionti e i coralli perdono il proprio colore (sbiancamento dei coralli). La perdita delle barriere coralline può essere un problema ancora più grave se si pensa che molte coste dei paesi più esposti ai rischi provenienti dal mare si servono di queste come frangiflutti. www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 20 RIFLETTO L’inverno nella frutta Con l’obiettivo puntato sulle antiche tradizioni e sul folclore l’Italia cambia volto... Emanuela Carocci L’ Italia è il paese del folclore, dei tanti dialetti e dei mille piccoli borghi che sorgono sulle colline e sulle montagne di ogni regione. Ma il nostro è anche il paese dei colori: di tutti quelli che spiccano maggiormente in estate, distesi sui petali dei fiori abbarbicati alle lussureggianti coste, ma che crescono anche in inverno, pur se nascosti in un frutto, al riparo dalle intemperie del freddo invernale. Ed è proprio in inverno che, nonostante calino bruscamente le temperature, il sud Italia ci mostra ancora la sua anima caliente; e gli I BORGHI PIÙ BELLI D’ITALIA agrumi che abbiamo trovato visitando il borgo di Albori, in Costiera Amalfitana, così vivaci e colmi di vita, ne sono una prova tangibile. Così, se è vero che in questa rubrica vogliamo indicarvi dove andare e quando andarci, da un lato vi daremo le previsioni sulle temperature dei paesi del mondo e delle capitali europee, e dall’altro vi condurremo in cinque piccoli borghi italiani, portandovi alla scoperta delle tradizioni popolari di quei paeselli di cui nessuno pare interessarsi, ma che sono il cuore pulsante della nostra storia. Impossibile resistere al fascino della quiete d’un tempo Va dove ti porta il profumo di legna bruciata di C. Bacilieri Ognuno di noi, soprattutto se vive in città, nasconde in un cantuccio del suo cuore il “natìo borgo selvaggio”, il suo paesello dell’anima. Perché vi è nato o perché l’ha conosciuto, restandone ammirato. Un borgo non signifi- ca solo muri scrostati dal tempo, ingombro di cose passate, agriturismi con le tendine della nonna. Il borgo è un rifugio. Il rifugio del futuro. E’ emozione e comunicazione: “Un paese vuol dire non essere solo”, scriveva Cesare Pavese. Il bor- go è la frontiera di un’Italia diversa. Nel borgo, si potrebbe dire con Pablo Neruda, “sono giovane con la gioventù dell’acqua / sono lento con la lentezza del tempo / sono puro con la purezza dell’aria / oscuro col vino della notte…”. TURISMO TURISMO: dove, come e perché viaggiare, per una settimana, per un week-end o solo per un giorno. E, grazie al Centro Epson Meteo, il clima di novembre di ogni luogo segnalato. 21: PIEMONTE - Neive 23: TOSCANA - Barga 25: CAMPANIA - Albori Rifletto dicembre.pmd 20 Rubrica turistica creata in collaborazione con l’associazione “I Borghi più belli d’Italia” 22: LOMBARDIA - Fortunago 24: LAZIO - Collalto Sabino 29: METEO: Italia, Europa, Mondo 09/12/2005, 17.49 www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 21 RIFLETTO DA CONSERVARE CON ESTREMA CURA NEIVE NORD ITALIA Aggirandosi nelle Langhe tra settembre e dicembre è facile imbattersi nei “trifulau”, i cercatori di tartufi accompagnati dai loro fedeli cani tenuti a lungo a digiuno per accrescerne il fiuto. Dopo aver acquistato un tartufo è bene sapere che va conservato in un canovaccio di tela, da cambiare ogni giorno, in un luogo fresco ed asciutto. Lo si può anche riporre, nella parte meno fredda del frigorifero. Piemonte: Neive UN BORGO MAGICO L’incantevole borgo in cui è stata girata la fiction “Elisa di Rivombrosa”. Profumo di Barbera Un borgo molto caratteristico: l’impianto medioevale della città è rimasto inalterato con le tante casette dai tetti rossi. Qui c’è davvero tutto: l’aria pulita, il meraviglioso verde delle Langhe, i vini più rinomati. E per di più, siamo a un tiro di schioppo dalle più note località piemontesi. Abitanti: 300 (nel borgo antico). Patrono: San Michele, 29 settembre. Claudio Bacilieri I l colore di Neive è il rosso. Rosso come i tetti delle case, come la carne cruda all’albese, come il cotto dei muri antichi che richiama il colore delle vigne d’autunno; rosso come il vino che in questa terra si moltiplica per quattro e diventa Dolcetto, Barbaresco, Barbera e Moscato. Siamo nelle Langhe, a 12 km da Alba e 25 da Asti. Su queste strade e colline di Piemonte, attraversando cortili, piccoli borghi e cantine, si può ritrovare un po’ di fiducia nella vita. Basta osservare i colori allegri delle grappe, visitando la distilleria Levi dove ogni Agli amanti del freddo pungente ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Atmosfera immobile di Rino Cutuli - Centro Epson Meteo bottiglia è diversa per etichetta e contenuto O annusare le mani delle donne che profumano degli ortaggi crudi usati per la bagna caôda: sedano, cardo, peperone, verza, cavolo… A stare qui, vengono pensieri barricati, che si affinano lentamente e dolcemente, come il vino nelle botti di legno, utili per difendersi dall’inverno dell’anima, dal deserto sentimentale. Il fuoco, la brace, le vinacce nella caldaia di rame, i fermenti del formaggio, il profumo del vino, la Fiera dei Capponi che il 22 dicembre rinnova antiche tradizioni: tutto, a Neive, è fatto per appro- fondire il legame con la terra. Provate a percorrere queste strade di langa, tra boschi e filari, ascoltando in auto il Lied von der Erde, il canto della terra di Mahler. Se la vita si separa dalla natura, è la catastrofe. Non resta, allora, che aggrapparsi alla bellezza delle cose visibili, come i palazzi di grazia settecentesca o la torre romanica che svetta nel cielo a guardia degli antichi tetti. Qui accanto sorgeva il monastero che fu la prima fucina di tutti i sapori, i profumi, gli aromi di Neive. L’arco medioevale, antico ingresso al paese, ne suggerisce l’anima austera e regale. Neive si trova a 10 minuti da Alba, a 5 minuti da Barbaresco e a 20 minuti da Asti. IL PIATTO DEL BORGO Ogni esperienza gastronomica rasenta, a Neive, l’assoluto, potendo scegliere tra bagna caôda, tajarin al tartufo, carne cruda all’albese, coniglio al civèt, zabaione al moscato. Per sobillare le papille gustative è perfetta la fonduta con sfoglie di tartufo bianco. Una spolveratina di tartufo di Alba arricchisce meravigliosamente anche la carne cruda. Tutti questi sturm und drang culinari esigono innaffiate di Barbaresco, da degustare alla Bottega dei Quattro Vini ospitata nelle cantine di Palazzo Borgese. Rifletto dicembre.pmd 21 09/12/2005, 17.49 R appresentativa della porzione meridionale del Piemonte, Neive dista una settantina di chilometri da Cuneo e fa parte di un gruppo numeroso di piccoli agglomerati urbani che popolano il territorio delle Langhe piemontesi. Il paesino si colloca nella zona collinare della Bassa Langa. Circondato da importanti strutture montuose, alle sue spalle si ergono le Alpi Marittime e l’Appennino ligure. L’area del Cuneese risente di un clima continentale, grazie ad una maggior esposizione alle fredde e umide correnti provenienti dai Balcani e dall’alto Adriatico, responsabili delle prime cadute di neve della stagione. In questa prima fase invernale, l’aria si mostra alquanto pungente; possono anche persistere estese le gelate, con la nebbia che d’improvviso torna ad avvolgere la natura in un’atmosfera quasi immobile. A soli 10 minuti dalla patria del tartufo www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 22 RIFLETTO NORD ITALIA Lombardia: Fortunago CI SI SENTE IN FAMIGLIA QUI I POPOLI ANTICHI IMPORTARONO I SALAMI Un luogo-rifugio, tra colline e acque purissime. Un posto fatto di sole cinquanta anime. FORTUNAGO Dal V all’VIII secolo d.C., qui si insediarono le tribù germaniche, tra cui i Longobardi, che stabilirono la loro capitale a Pavia. A loro si deve l’uso della carne conservata da cui discende la nobile arte degli insaccati. Il cantuccio della riservatezza, l’angolo ideale per chi scappa dalla città. Il miracolo dell’acqua Abitanti: 50 Patrono: San Ponzo, 14 maggio e Madonna Addolorata, terza domenica di settembre. In questo borgo non ci si aspetti di trovare particolari tesori architettonici e storici, ma alluminio, tapparelle e intonaci lisci sono banditi. Tutto è stato lasciato com’era in origine. di Mincius Le belle giornate dicembrine ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Guardando il Po di Simone Abelli - Centro Epson Meteo L a punta meridionale della provincia di Pavia è conosciuta da tanti col nome di Oltrepò Pavese: presenta un paesaggio che, in soli 40km, va dalla pianura del Po, alle cime alte 1400m dell’Appennino Ligure. Tra questi due estremi troviamo il tipico paesaggio collinare dell’Appennino ricco di borghi antichi fra i quali anche Fortunago. Addossato a un colle a circa 500m s.l.m., il clima di Fortunago è influenzato dall’esposizione verso la Val Padana che conferisce, nei mesi freddi, molte giornate con tempo stabile: non è raro scorgere in lontananza il tempo nebbioso in prossimità del Po, mentre sul paesino splende deciso il sole. In dicembre un po’ di tepore è garantito dai venti in discesa dall’Appennino, provenienti dalla Riviera di Levante. Più probabili, però, sono le giornate rigide, specie dopo il solstizio d’inverno, quando cioè le temperature scendono più volentieri sottozero con la complicità delle correnti dai Balcani che possono imbiancare il paesaggio con qualche centimetro di neve. Vicinissimo alla bella città di Pavia Rifletto dicembre.pmd 22 L’ Oltrepò pavese è un cuneo di territorio lombardo che s’insinua tra l’Emilia e il Piemonte. Abbandonata la pianura, che una volta era una bella campagna di fiumi, rogge e canali, si sale per dolci colline respirando benefiche linfe. Si arriva, scavando nel verde, al paesello di Fortunago, il cui nome rivela origini celtiche e significa “casa vicino all’acqua”. Proprio all’ingresso del borgo, infatti, c’è una purissima fonte d’acqua con cui si stempera il vino che nel vicino ristorante accompagna il brasato o il risotto con i funghi porcini. Salutato l’autunno con castagne e vin brulè, polenta e salamini, ci si inoltra verso l’inverno con i suoi alberi nudi. Qui non ci sono cani alani che urlano dalle inferriate, ma solo un bastardino che bussa alla porta. Si esce in strada, camminando sui ciottoli asciutti con scarpe leggere, e ci si meraviglia del silenzio fatato. La sera, gli uomini diventano radi e gli uccelli non si sentono più. E’ un piccolo borgo tranquillo di seconde case, rifugio di milanesi e torinesi stressati. Su di loro veglia San Ponzo, il patrono di Fortunago, arrivato in questi boschi per trovarvi pace e rifugio dalle persecuzioni anticristiane. Fu lui, piantando il bastone nella terra, a far zampillare acqua minerale. E ancora intatto è il miracolo dei boschi di roverella e castagno che racchiudono come una perla la fragola selvatica. In primavera, qui, è tutto un fiorire di primule, narcisi e pervinche: piccole fiamme di fiori. Le sere d’estate brillano invece di lucciole. L’autunno copre con le sue foglie covi di cinghiali e agglomerati di coccinelle. L’inverno è il regno del camino, del tepore del 08/12/2005, 14.59 fuoco di legna. Ogni IL PIATTO DEL BORGO I malfatti di erbette portano in tavola il profumo dei boschi che circon- Le facciate in pietra a vista, i serramenti in legno in tinta naturale, le strade in mattonelle di porfido, rendono Fortunago un perfetto esempio di equilibrio tra modernità e tradizione. stagione porta regali a Fortunago. Tant’è che una diversa interpretazione del toponimo, farebbe derivare il nome del borgo dalla dea Fortuna, di cui forse esisteva un tempio. Oggi la nostra fortuna sono il cuculo e il picchio nei boschi, la panchina solitaria davanti all’Oratorio, la quiete di un piccolo mondo antico fatto di eventi minimi e nostalgia per il passato. dano il borgo. Amalgamate con ricotta, parmigiano grattugiato, uova e farina, le erbette sono il preludio a un secondo piatto di carne cucinata in umido con spezie e vino Bonarda: il famoso brasato. E non è finita qui: a Fortunago e dintorni si produce un ottimo salame di Varzi che ha lontane origini longobarde. E’ un salame tenero, non grasso e profumato, che viene aromatizzato con pepe nero e infuso di aglio in vino rosso. www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 23 RIFLETTO APPUNTAMENTO AL 5 GENNAIO BARGA CENTRO ITALIA Il 5 gennaio i bambini diventano protagonisti spostandosi di casa in casa, recitando antiche filastrocche e riempiendo i loro panieri di leccornie. All’ora di cena Barga si fa silenziosa e la Befana percorre le strade della cittadina per portare doni ai più piccini. IL BORGO DI PASCOLI Il nome “Barga” deriverebbe da Bargena, città della Tunisia, le cui genti si sarebbero stanziate qui 200 anni prima di Cristo al seguito di Annibale Qui tutto sembra avere qualcosa di straordinario Il borgo di Barga Abitanti: 10mila (5mila nel borgo) Patrono: San Cristoforo, il 25 luglio Sembra un gioco di parole, ma sostituendo le O con le A si ottiene un risultato che sa di magico e di imperdibile. di Letizia Leonardi STORIA L’antica ferrovia Faentina Filo di Scozia S pesso capita che nelle piccole realtà si nasconda la grande storia e la grande arte; a Barga, piccolo borgo in provincia di Lucca, ogni angolo ha qualcosa da raccontare, dal medioevo fino ai luoghi frequentati da Giovanni Pascoli. La presenza del poeta aleggia ovunque: dall’antico Teatro dei Differenti, cornice, nel 1911, del famoso discorso “La Grande Proletaria si è mossa”, allo storico “Caffè Capretz”, aperto nel 1870 e punto di ritrovo di personaggi di spicco, espressione di un vivissimo ambiente culturale. Si pensi che nel 1926 ben 4 artisti di Barga - Magri, Cordati, Balduini e Vittorini - esposero le loro opere alla Biennale di Venezia. La visita inizia dalla monumentale Porta Reale. Attraverso un dedalo di vicoli si rivive l’atmosfera dei secoli passati, rispettata dalle caratteristiche botteghe di antiquariato e gastronomia. Si sale fino alla sommità del Colle del Romeggio, dominato dal Duomo romanico, per ammirare dal sagrato il panorama della Valle del Serchio circondata dalle Alpi Apuane. Gli amanti dello slow food potranno trovare soddisfazione nei prodotti tipici: salumi, in particolare la mondiola, castagne e le dolci “befane”. A dicembre si celebra la “settimana scozzese” tra musica, mostre, spettacoli e gastronomia. Il gemellaggio con la Scozia è frutto di un legame creato dagli Highlander di Barga, la numerosa colonia di emigrati. Inoltre, IL PERSONAGGIO B arga è sempre stata al centro di cruente battaglie, dalle secolari contese tra Lucca e Firenze fino al 26 dicembre 1944, quando il contrattacco delle truppe tedesche e della RSI provocò una rovinosa ritirata degli americani. A raccontarlo è Antonio Nardini, memoria storica vivente di Barga. Le sue storie sono degne del miglior Indiana Jones, come quando a metà degli anni ’30, duran- Toscana - Barga ogni anno il centro storico fa da scenario ad uno dei più antichi presepi viventi della Toscana: oltre 200 figuranti fanno rivivere gli antichi mestieri accompagnando in un luogo incantato la rappresentazione della Natività. Le memorie di un cittadino speciale te i lavori di restauro del Duomo (nella foto in basso), fu il primo ad entrare in una cripta scoperta nel sottosuolo, dove fece in tempo, unico testimone, a vedere i corpi mummificati di alcuni prelati che, a contatto con l’aria, si polverizzarono in pochi secondi. Nel Duomo poté anche verificare il rinvenimento di punte di frecce e di lance conficcate nella grande statua lignea di San Cristoforo, conferendo un fondo di verità alla leggenda che narra la storia della statua del Santo patrono, esposta sulle mura durante gli assedi per incutere timore ai nemici. Giornate rigide ma serene ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ La verde Garfagnana di Rino Cutuli - Centro Epson Meteo A ppartenente al suggestivo e vivace territorio della Garfagnana, situato nell’angolo nord-occidentale della Toscana, lontano non più di una trentina di chilometri da Lucca, la cittadina di Barga si colloca all’interno del bacino idrografico del fiume Serchio, nell’omonima valle. Adagiata in posizione singolare, tra i colli degradanti dell’Appennino toscoemiliano a nord e il maestoso anfiteatro delle Alpi Apuane a sudovest, risente dei primi sbuffi freddi provenienti dai quadranti settentrionali: il clima in questi casi risulta rigido, con giornate limpide e serene, e nottate pungenti con frequenti gelate, soprattutto sul finire del mese. Non è inusuale, però, che in questo mese si manifestino precipitazioni di una certa consistenza, specie se sono le correnti in risalita dal Tirreno a prevalere, i cui effetti sono accentuati proprio dalla presenza dei notevoli ostacoli montuosi rivolti verso il mare. A una trentina di chilometri da Lucca GLI AUGURI DI RIFLETTO Nel bosco di Pegnana, in una piccola casetta di legno vive la vecchina più famosa del mondo. Osservarla mentre accudisce gli animali e prepara legna e carbone per accendere il camino dà ai più piccoli la sensazione reale di trovarsi proprio a casa della Befana (è stata allestita dall’Associazione per le Tradizioni). La vecchina è molto ospitale e sarà lieta di offrire ai lettori di Rifletto una rifocillante cioccolata. Rifletto dicembre.pmd 23 08/12/2005, 14.59 IL PIATTO DEL BORGO La “befana” di Barga, un dolce tipico con uova e farina. Impastare 1 kg di farina, 280 gr di zucchero, 6 tuorli d’uovo e 4 albumi, 800 gr di zucchero e 50 gr. di strutto. Lasciare riposare una notte. Stendere la pasta dandogli uno spessore di 4 mm. Con diversi stampini dare forma alle befane guarnen- dole con marzapane e ritagli della stessa pasta. Attendere alcune ore per farli asciugare e infornarli. Appena cotti, fare raffreddare e cospargere di zucchero a velo. www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 24 RIFLETTO CENTRO ITALIA Lazio - Collalto Sabino A GUARDIA DEI BORGHI IL gastaldato (amministrazione longobarda) venne costituito nel decimo secolo. Ilnome del villaggio deriva dalla collocazione sul colle omonimo (Collis Altus) e designa anche i suoi primi signori, o domini, che diedero origine alla baronia: i Collalto, appunto. L’ELEGANTE DIMORA DELLA BELLA ELISA Ne domina ben 34 comandando dall’alto del panorama e della storia. Dalle rocce aspre e dagli scorci antichi, a Collalto Sabino si respira la storia. COLLALTO SABINO Il misterioso e austero tempo passato qui diviene senso dell’eterno Lo sguardo d’aquila Abitanti: 500. Patrono: San Gregorio, il 3 settembre Venendo qui si resta stregati da quel senso di forza che si respira negli antichi castelli e si ascolta quel lugubre affanno di un passato fatto di guerre e combattimenti. di Mincius Letteralmente circondato da... ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Quattro venti R oma è a poco più di 50 km, ma qui, a mille metri d’altitudine, è un di Simone Abelli - Centro Epson Meteo R isalendo la valle del Turano, in provincia di Rieti, verso il confine con la provincia di L’Aquila ci si inerpica su un colle scosceso sulla cima del quale spicca questo centro abitato a poco meno di 1000m di quota. Da questa suggestiva posizione si riesce ad avere una visione panoramica del territorio appenninico: in lontananza si scorgono anche le cime del Terminillo verso nord, del Gran Sasso verso levante e più giù della Maiella. Esposto letteralmente “ai quattro venti”, in dicembre il borgo è talvolta spazzato dalle gelide correnti balcaniche che rendono pungente il freddo e portano ogni tanto anche la neve. Naturalmente il suo clima subisce spesso anche l’influsso del vicino Tirreno, foriero di aria più mite che, incanalandosi nelle valli fra i monti Sabini e i Simbruini, porta nella maggior parte dei casi nubi e piogge. Nei periodi di quiete, quando regna l’alta pressione, il cielo diviene limpido e lucente, e il termometro riesce anche a superare i 10 °C. Guarda Rieti da uno splendido colle Rifletto dicembre.pmd 24 altro mondo. I romani non vengono più nelle terre dei sabini a rubare le donne ma a deliziarsi d’infinito. Basta salire in cima al maschio del castello di Collalto Sabino per lasciare a terra ansie e dolori. La vista si posa dolcemente sulle montagne che gli fanno da corona: il Terminillo, la Duchessa, il Gran Sasso, il Velino. Sotto, la Piana del Cavaliere sembra un terreno di caccia per la fantasia. Sulle alture che la circondano si possono contare, nei giorni limpidi, 34 borghi arroccati, di quelli che fanno Italia doc. E Collalto, che li sorveglia tutti con occhio di sentinel- IL PIATTO DEL BORGO Se amate i sapori di una volta, quelli che vi fanno ricordare la vecchia sala da pranzo in legno massello con le trine e i merletti della nonna, dovete mangiare a Collalto la zuppa di fave con le cotiche. Il modo migliore per vivere questo borgo è alloggiare alla Dimora Latini, un b&b di grande fascino. Da qui si può partire per andare alla ricerca dei cibi di questa terra generosa. Il menu è sterminato: va dalla polenta alla spianatora (con le spuntature di maiale) alle sagne con aglio, olio e pomodoro; dalla minestra coi fagioli alle fettuccine con i funghi porcini; dai prodotti del maiale, allevato con metodi tradizionali, alla pizza ‘nfrascata, cioè cotta sotto la brace. Anche l’elenco dei dolci sarebbe troppo lungo: ricordiamo solo i ciammeglitti (ciambelline al vino) e la nociata (noci tritate e miele tra due foglie d’alloro). Il tutto in pura lingua sabina. 09/12/2005, 8.50 la, è forse il più bello. Perché è un paese di montagna “vera”, a tinte forti, selvaggia come il dio Pan che in queste valli spaventava i viandanti o zompava addosso alle fanciulle, come credevano gli antichi romani. Rocce aspre e boschi verdeggianti disegnano paesaggi ampi e solitari in cui si nascondono lupi e gatti selvatici, mentre non è raro vedere volteggiare le aquile su distese di narcisi, in primavera. Buen retiro di baroni e rifugio di briganti, Collalto vive ancora di tradizioni e gesti antichi, grazie allo splendido isolamento in cui è rimasto stregato come in una campana di vetro. Meglio non spezzarla, questa campana. www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 25 RIFLETTO A SAN FILIPPO, VICINO SIENA, VISITATE LE ALBORI SUD ITALIA Le origini del toponimo sono incerte: la più affascinante è quella che lo fa derivare da Arvo, argonauta al seguito di Giasone he, attratto dalla bellezza del luogo, vi si sarebbe stabilito dopo una tempesta. Il nome però potrebbe anche indicare il luogo in cui si andava a far legna (albores = alberi) per costruire le navi. Campania - Albori LA FAVOLA È REALTÀ Un piccolissimo borgo in un cantuccio nascosto della “Divina Costiera” Presepe mediterraneo Non esiste luogo al mondo in cui la semplicità e la misura del divino siano più d’accordo. Si sa, sulla Costiera Amalfitana si è posato lo sguardo di Dio... In questo antico borgo convivono il reale e la favola, l’empirico e il sogno, e ognuna delle dimensioni sembra vera e tangibile. Abitanti: 350 Patrono: Santa Margherita, il 20 luglio. di Claudio Bacilieri Un dicembre con lo scirocco ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ S ono belli, nelle chiese, i presepi natalizi. Soprattutto quelli son et lumières, dove il giorno sfuma nella sera facendo accendere le lucine nelle case dei pastori. La musica declina e sopraggiunge la pace della notte. Stelline punteggiano il cielo e solo all’alba, in lontananza, si scorge il mare. Il borgo di Albori, sulla costiera amalfitana, sembra uno di questi presepi. E lo è così tanto da inscenare, nel periodo di Natale, un Presepe Vivente, con gli abitanti di questo bianco borgo mediterraneo che si atteggiano a pastori di Palestina, re magi del lontano Oriente, donne della buona novella. Il sole scolorito dell’inverno non toglie fascino alla magia di un luogo dove, in estate, sembra esistere un oscuro accordo tra stelle, grilli e sospiri di mare. Ci si lascia semplicemente IL PIATTO DEL BORGO Siamo, come diceva Goethe, nella terra dove fioriscono i limoni, che qui hanno sapore e profumo speciali: si chiamano “sfusati” e danno vita a un limoncello che non ha eguali. Il limoncello conclude un pasto che può iniziare con le penne “alla cuppitiello”, dove la salsa è fatta con verdure dell’orto, rigorosamente di Rifletto dicembre.pmd stagione. Le pietanze sono tutte a base di pesce e accompagnate dalle caratteristiche “palle di ciuccio”, crocchette di patate agrodolci. 25 È caldo perfino dicembre di Rino Cutuli - Centro Epson Meteo L vivere, avvolti dal profumo dei limoni, gli squisiti “sfusati” amalfitani. Si ascoltano le parole delle conchiglie e, nelle notti agostane di luna piena, l’ultimo canto delle passere di mare: ingannate dai riflessi argentei delle onde marine, che scambiano per un campo di grano, le passere si gettano in picchiata verso un pasto sicuro trovando, invece, la morte. Come chiamarlo, un posto così? Un posto dove è bello perdersi tra vicoli e scalinatelle, sostare sui muretti in pietra, proprio come nella Betlemme immaginaria dei presepi? La descrizione più bella di Albori è di Giuseppe Liuccio: un “bianco avamposto di paradiso”. E’ la felice combinazione di mare e monte a rendere unica Albori: una miniatura dell’eterno richiamo del Mediterraneo, un grumo di case addossate le une alle altre di fronte al mare, strette tra viuzze e vicoletti alla maniera delle medine arabe. 09/12/2005, 8.51 a Costiera Amalfitana annovera una miriade di piccoli borghi aggrappati alle pareti che volgono lo sguardo a sud. Albori si raggiunge risalendo il versante sud-orientale del Monte Falerio. Il suo affacciarsi sul Golfo di Salerno accentua il carattere mediterraneo del suo clima che in dicembre si manifesta con frequenti eventi temporaleschi. La sua particolare esposizione verso sud-est e la catena di monti alti 1000 metri proteg- gono il paese dal Maestrale che è costretto ad aggirare tutta la Penisola Sorrentina. Il borgo risulta un po’ più esposto ai venti freddi provenienti dai Balcani che però giungono privi di nubi e piogge. Di tutto il campionario dei venti, comunque, a farla da padrone è lo Scirocco che segue il profilo della costa andando a impattare direttamente sul versante dove giace il borgo causando talvolta notevoli rialzi della temperatura, fino ai 20 °C. Con lo sguardo rivolto verso sud www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 26 RIFLETTO DUE MINUTI DI... Vocabolario La lingua e l’uva Pochi sanno che esiste un vero e proprio dizionario del vino. Marco Guarracini Il vino è detto feccioso quando non presenta la classica colorazione e trasparenza ma quando, appunto, è ricco di feccia e quando è caratterizzato da odori sgradevoli di idrogeno solforato. Che cosa è il barrique e quando è stato coniato il termine? Si tratta di un piccolo fusto di rovere francese dalla capacità di 225 litri adoperato per la prima volta nel 1930. Ha la particolarità di essere costruito con doghe piegate a fuoco diretto e quindi di avere la superficie interna con diversi livelli di tostatura a seconda del periodo di permanenza a contatto con la fiamma. Quando si dice che un vino sa di “erba”? L’erbaceo è il sentore vegetale tipico di vitigni come il Cabernet e e il Merlot. Si avverte particolarmente nei vini giovani e in quelli ottenuti con uve non perfettamente mature. Quando si dice che un vino è “corto”? E’ detto corto un vino poco persistente, cioè che lascia uno scarso sapore in bocca. A volte si sente dire che un vino è “grasso” Il vino è grasso quando è ricco di sostanze estrattive. La sensazione è anche tattile. 26 Dove la natura non arriva, ci viene in aiuto la scienza. Bianchi chicchi di ferro La scienza sta portando sulle nostre tavole un altro OGM dai miracolosi poteri terapeutici: si tratta di un nuovo tipo di riso capace di curare gli anemici. Zadig Roma Perché si sente dire che un vino è “feccioso”? Rifletto dicembre.pmd ENOGASTRONOMIA “D opo il “golden rice”, il riso ogm che permetterà di prevenire la carenza di vitamina A tra le popolazioni dei paesi poveri, la ricerca è ora vicina alla produzione di un riso ogm che, accumulando ferro nel chicco, potrà prevenire la carenza di questo metallo nel sangue dei più di 2 miliardi di anemici presenti nei paesi poveri e in quelli ricchi”. A parlare così è Swapan Datta, che ha presentato la sua ricerca sviluppata presso l’International Rice Research Institute di Manila. L’occasione è stato il workshop sulla “ricerca sul riso in Italia” dove sono stati presentati i risultati di una ricerca su: “biodiversità e aspetti fitosanitari nelle varietà di riso italiano” promossa e sponsorizzata dalla Fondazione Bussolera Branca (Mairano di Casteggio, Pavia) in collaborazione con le Università di Pavia, di Milano con l’Ente Nazionale Risi e patrocinato dal Comitato italiano di Coordinamento per l’Anno Internazionale del Riso. Datta è il maggior esperto al mondo di riso ogm. Ha lavorato infatti per 8 anni a Zurigo nel gruppo di Ingo Potrykus padre del “golden rice”. “Ritengo - ha spiegato Datta - che riuscire a introdurre attraverso il riso opportunamente modifi- 08/12/2005, 19.08 cato alcune sostanze nutrititve o principi terapeutici, sia un fatto estremamente rilevante per molti milioni di persone. Il riso rappresenta infatti una percentuale consistente delle diete di diversi paesi soprattutto nel Sud Est asiatico, dove però si registrano anche diverse carenze alimentari”. Il riso ogm contro l’anemia non è però ancora disponi ? bile sul mercato. “Attualmente - conclude Datta abbiamo superato solo la fase sperimentale. Ora dobbiamo affrontare tutti i test relativi alla sicurezza del prodotto sia in chiave di alimentazione che terapeutica. E inoltre, dobbiamo anche riuscire a superare l’opposizione verso questo tipo di prodotti che è molto forte in diversI paesi interessati”. Rifletto dicembre.pmd 27 08/12/2005, 19.08 Rifletto dicembre.pmd 28 10/12/2005, 15.17 www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 29 RIFLETTO DIAMO UNO SGUARDO AL MONDO DA VISITARE IN DICEMBRE TEMPERATURE Con dicembre inizia l’inverno nell’emisfero Nord, mentre in quello Sud, si entra, ovviamente nella stagione estiva. Se quindi volete evitare il freddo non spingetevi nel nostro emisfero, al di sopra dei 50° di latidudine, per i paesi che si affacciano sull’Oceano e al di sopra dei 40° per quelli che distano più di 500 km dal mare. Se invece vi piace il caldo intenso allora dovrete ovviamente scegliere la vostra meta nell’emisfero sud. Ma la meta ideale in dicembre è senz’altro l’area dei Carabi. Qui infatti adesso piove poco, le temperature sono assai gradevoli, il cielo terso e luminoso e non vi è più il rischio di incappare in qualche uragano. In basso il clima di dicembre per alcune mete più note. Un dicembre coi fiocchi In dicembre si entra nel periodo dell’anno che in Italia si può dire il più freddo. Ecco la situazione “dicembrina” delle temperature in Italia A cura del Centro Epson Meteo - Milano DICEMBRE nel NORD ITALIA Dal 1 dicembre al 7 dicembre 2005 Dal 8 dicembre al 14 dicembre 2005 Dal 15 dicembre al 21 dicembre 2005 Dal 22 dicembre al 28 dicembre 2005 Dal 29 dicembre al 4 gennaio 2006 DICEMBRE nel CENTRO ITALIA Dal 1 dicembre al 7 dicembre 2005 Dal 8 dicembre al 14 dicembre 2005 Dal 15 dicembre al 21 dicembre 2005 Dal 22 dicembre al 28 dicembre 2005 Dal 29 dicembre al 4 gennaio 2006 7° 9,5° 10° 7° 6,5° A dicembre possiamo partire per... ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Europa che vai... Disco rosso per alcune città, ma verde per tante altre DICEMBRE: IL CLIMA IN EUROPA Da novembre prosegue il periodo di forte freddo che investe i Paesi del nord Europa ma le capitali non mancano di esprimere il proprio fascino anche con temperature molto basse. Se non si ama il freddo pungente consigliamo di visitare il Portogallo e la Grecia. Chi preferisce tempo meno mite può scegliere le splendide Madrid e Parigi. PRINCIP ALI PRINCIPALI CITTÀ EUROPEE Rifletto dicembre.pmd Minime Massime DICEMBRE nel SUD ITALIA e ISOLE Dal 1 dicembre al 7 dicembre 2005 Dal 8 dicembre al 14 dicembre 2005 Dal 15 dicembre al 21 dicembre 2005 Dal 22 dicembre al 28 dicembre 2005 Dal 29 dicembre al 4 gennaio 2006 10,5° 12 13 12,5° 10,5° 16,5° 16° 15° 15° 14° VIAGGI VIAGGI: LE 30 LOCALITÀ DA PRENDERE IN CONSIDERAZIONE LOCALITÀ Temp. massime Temp. minime Giorni piovosi Arabia Saudita (Riyadh) 21 9 0 Thailandia (Bangkok) 30 20 1 Hong Kong 20 15 3 Maldive (Male) 30 23 6 India (Bombay) 30 20 1 Yemen (Sanaa) 28 22 2 Giamaica (Kingston) 30 20 2 California (San Diego) 18 9 7 Florida (Miami) 24 17 6 Messico (Acapulco) 31 21 1 ATENE 8 15 12 Cuba (Avana) 26 19 6 BERLINO -1 3 15 Haiti (Port-au-Prince) 30 23 6 BUDAPEST -1 4 13 Honduras (Tegucigalpa) 25 15 13 COPENHAGEN 1 4 17 L’Avana (Cuba) 27 21 7 DUBLINO 3 8 14 Guatemala (G. City) 22 12 3 KIEV -6 -1 19 El Salvador 31 16 2 LISBONA 9 15 15 Is. Cayman (George Town) 25 23 12 LONDRA 4 7 15 Rep. Dominicana 29 19 8 MADRID 2 9 10 Costa Rica 23 14 4 MOSCA -10 -5 23 Colombia (Bogotà) 18 9 12 PARIGI 2 7 16 Argentina (Buenos Aires) 27 16 8 PRAGA -3 1 13 Perù (Lima) 25 16 0 VIENNA -1 3 15 Venezuela (Caracas) 25 14 8 Cile (Santiago) 28 10 1 Brasile (Recife) 30 25 Is. Capo Verde 26 21 6 3 29 Senegal (Dakar) 27 19 0 Kenya (Nairobi) 23 12 11 Sud Africa (C. del Capo) 25 15 2 Namibia (Windhoek) 30 16 6 08/12/2005, 15.00 www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 30 RIFLETTO CHE NE DICI DI INVIARCI LE TUE FOTOGRAFIE PIÙ BELLE? AI NOSTRI LETTORI Le più belle saranno pubblicate sul nostro giornale. Saranno comunque tutte pubblicate sul sito internet www.rifletto.it. Tutto il materiale dovrà pervenire all’indirizzo [email protected] I Faraglioni in autunno. Una foto proposta dal fotografo Alessandro Catuogno di Anacapri (Capri). EYE come occhio, appunto: l’occhio vigile che vogliamo aprire sulla conoscenza dei fenomeni atmosferici, sullo stato di salute della Terra e sulle condizioni meteorologiche e climatologiche in Italia, nel mondo e nello spazio. E in più, una finestra aperta sulle condizioni micrometeorologiche del paese in cui abitate. Una rubrica fissa, cioè, dedicata a tutte le vostre curiosità. Se avete domande scriveteci all’indirizzo [email protected]. Perchè gli uccelli stanno appollaiati sui fili dell’ alta tensione senza che gli succeda nulla? Domanda di Morgana Merlino Risponde Luca Boarino - Ist. Elettrotecnico Galileo Ferraris di Torino G li uccelli non restano fulminati perché la resistenza elettrica che offrono tra le due zampe appoggiate sul filo e il loro corpo è decisamente più alta della resistenza elettrica che il filo stesso offre nel tratto tra le due zampe. La corrente tende quindi a passare tutta nel cavo dell’alta tensione e non arrostisce l’uccello. La cosa cambierebbe se il malcapitato uccello tenesse una zampa su di un filo e una (ammesso di averle sufficientemente lunghe) su un altro cavo, Una foto di James Rottinger “The unreal Rainbow” (California - America) oppure una zampa sul cavo e una sul traliccio che è ancorato a terra. A quel punto l’uccello chiuderebbe un circuito che normalmente sarebbe aperto, facendo passare una notevole quantità di corrente attaverso il malcapitato, arrostendolo. Perché a Roma la mezza luna è visibile longitudinalmente, mentre a Lima si vede trasversalmente? Domanda di Claudio Cevoli Fotografia del Michigan Lake scattata da Brian Foodreith. “Fulmine in acqua” Risponde Leopoldo Benacchio - Ist. Naz. di Astrofisica - Padova L’ apparenza della Luna dal suolo terrestre, come ad esempio l’orientazione della parte illuminata del nostro satellite, varia in funzione della latitudine del luogo da cui la si osserva, per questo motivo a Roma appare diversamente che da Lima. Per capire il motivo è sufficiente pensare alle caratteristiche geometriche del fenomeno. Facciamo un conto approssimativo ma realistico. La Terra ha un diametro di circa 12 000 chilometri ed è distante, in media, più di 300 000 chilometri dalla Luna. Quando andiamo da un emisfero all’altro quindi ci spostiamo di 1 trentesimo della distanza Terra Luna, che non è una frazione trascurabile. La Luna riflette la luce del Sole, distante dal sistema Terra Luna 150 milioni di chilometri in media. Quindi uno spostamento del punto di vista come quello ipotizzato provoca anche una visione diversa della “forma” della parte illuminata della Luna. Fino a oggi si è esplorato solo una parte del suolo lunare, cioè quella a noi sempre visibile. Perché non si è provveduto a una esplorazione della parte nascosta della Luna, quella buia! O è stata già visitata e non vogliono dirci cosa o chi hanno trovato, come, per esempio, una possibile base tecnologica aliena? Domanda di Giuseppe Tria Risponde Leopoldo Benacchio - Ist. Naz. di Astrofisica - Padova L a parte della Luna non visibile da Terra si conosce bene da molto tempo e non esiste alcuna base aliena in questa faccia ma esistono molti progetti per una parziale colonizzazione umana. Da Terra noi vediamo sempre la stessa faccia della Luna, dato che il suo moto di rivoluzione è sincronizzato con quello di rotazione. Per visualizzare la situazione, almeno parzialmente, possiamo pensare a una persona che descrive un cerchio attorno a un albero Rifletto dicembre.pmd 30 guardando sempre l’albero. La persona (la Luna), mostrerà all’albero (la Terra) sempre la propria faccia e mai la nuca. In meccanica si dice che esiste un accoppiamento spin orbita, effetto verificato parecchie volte anche nel Sistema solare. La faccia nascosta della Luna è stata osservata per la prima volta nel 1959, grazie alla missione lunare della sonda sovietica Lunik. Da allora possediamo una cartografia accurata. Esistono poi piani recenti di impianto di basi lunari per vari scopi, anche se la faccia nascosta della Luna per noi presenta uno svantaggio che è quello di non permettere trasmissioni radio semplici, come è facilmente intuibile. 08/12/2005, 15.01 Una foto di Brad Brown e proposta da Antonio Scardiglia di Bari. “Il Grande lago” (Toronto - Canada - North America) www.rifletto.it - Dicembre 2005 - 31 RIFLETTO Banchi di nebbia ancora per qualche settimana e poi quasi tutto si sisteIl destino è stato per tanto temmerà e potrai guardapo beffardo. Ma non pensare re al futuro con che le cose restino così. Il 2006 meno ansia. Il Nasarà un anno di sole con pochissitale è ancora un me nuvole. Attento a non ritenere po’ piovoso ma il amiche persone che non lo Capodanno... sono. E poi, non spendere più del dovuto... Hai visto e fotografato un particolare fenomeno atmosferico? Vuoi vedere pubblicati il tuo racconto e le tue foto? Rifletto è il primo vero giornale interattivo, l’unico creato anche con i vostri suggerimenti. Se sei interessato a collaborare con noi, invia il tutto a [email protected] e dopo qualche giorno controlla sul sito www.rifletto.it se la tua domanda è stata accettata. (N.B.: non dimenticare di specificare il titolo della rubrica: “Rifletto con te”). Se ciò che hai inviato sarà stato ritenuto idoneo, nella sezione “Rifletto con te” troverai già un link con il tuo nome. Ti sarà attivato gratuitamente un indirizzo di posta elettronica e potrai dialogare direttamente con la redazione, essere aggiornato sulle ultime notizie meteo e partecipare a tanti concorsi a premi. Inoltre, se ci segnalerai quale pagina (anche pubblicitaria), fotografia o articolo pubblicato ti sono piaciuti di più, inviando una email all’indirizzo [email protected] con le tue motivazioni, riceverai un simpatico regalo... Rifletto dicembre.pmd 31 Non riesci ad essere te stesso neanche quando te lo imponi. Pioggia e Si prepara ad arrivare un Naneve sulla tua relaziotale alla grande fatto di regali e ne di coppia non fandi tante sorprese. Guarda semno bene al futuro. pre sulla tua testa e accertati che Sii più presente. non ci siano troppe nuvole. OcOttimo il periochio al fine anno e alle cattive do natalizio. amicizie... Tutto bene. Davvero bene. Ma un piccolo consiglio dobbiamo dartelo: pensa un po’ di più ai poveri e a chi è meno fortunato di te. Il 2006 si prospetta dai cieli sereni. Sei sempre al centro del mirino ma fai attenzione ai cambi di stagione e ai freddi improvvisi. Si preparano ad arrivare un Natale e un Capodanno da favola con momenti da ricordare. Sei alla ricerca di un nuovo posto di lavoro? Di una nuova avventura d’amore o di nuovi giorni di sole? Un viaggio sarà certo propiziatorio e non dovrai più affannarti per cercarli. Ottimo il Natale. Il tramonto del 2005 segna un cambiamento di rotta immediato con previsioni di cieli sereni e di tanta felicità. Non essere triste e fatti trasportare dagli eventi. Vedrai che tutto andrà bene e che sarai felice. In amore stai facendo un ottimo lavoro: stai esaudendo Non aspettatutti i desideri del tuo partre più: molla ner che non ti riconosce più. ogni cosa e Ora però fermati perché scappa con tutte sono in arrivo fastidiose le tue forze dalla gocce di pioggia. Comunnebbia che ti attaque avrai un Natale da naglia. Il tuo 2006 sarà favola. davvero fantastico. Il cattivo tempo sta proprio passando e un bel cielo seIl candore reno è sopra la tua testa. Sei delle nubi che ancora un po’ troppo meticovedrai starà ad loso e pignolo: non fare tante indicare che se ci domande e accontentati di sarà qualche piogciò che ti si presenta. Otgia sarà davvero timo il Natale e ancora poca cosa. Ottimo il più bello sarà il 2006. Natale e l’anno nuovo. 08/12/2005, 15.01 Rifletto dicembre.pmd 32 08/12/2005, 15.02