Vocabolario settoriale campo SGTI scheda RA SCULTURA

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Vocabolario settoriale campo SGTI scheda RA SCULTURA
Vocabolario settoriale campo SGTI scheda RA
a cura di M.L. Bruto
SCULTURA IN MARMO - SARCOFAGI E RILIEVI
SGTI: ABUNDANTIA
Personificazone assimilabile per concetto ad Annona, Copia, Fortuna, Liberalitas. Rappresenta il benessere
e la ricchezza. Non esiste un tipo propriamente suo ed è, pertanto, di difficile identificazione poiché le
numerose rappresentazioni caratterizzate dall’attributo della cornucopia, comune a molte altre divinità o
personificazioni, proprio per questo possono variamente essere interpretate.
Raffigurata in statue, figurine, mosaici, pitture e sarcofagi. Una statua di A. si trova nel Museo del Prado a
Madrid.
Bibl.: in generale cfr. LIMC, I, 1, Zürich und München1981, pp. 7-10; per la statua del Prado A. Blanco
Frejeiro, Museo del Prado, Catalogo de la Escultura, Madrid 1957, n. 48, pl. 32 e LIMC, I, 2, Zürich
und München1981, f. 14 s.v. Abundantia
SGTI: ACHILLE (vedi ACHILLEUS/ACHILLE)
SGTI: ACHILLEUS/ACHILLE (vedi anche ACHILLE E PENTESILEA, AMAZZONOMACHIA)
Eroe greco figlio di Peleo e Tetide.
Le raffigurazioni di A. appaiono numerose in un gran numero di monumenti: L’eroe arcaico, truce e barbuto
lascia spazio in età classica ad un eroe giovane con capelli corti e senza barba fino ad arrivare alle
rappresentazioni ellenistiche di A. assimilabili a quelle di Alessandro Magno.
In età romana spesso la figura di A. viene usata per statue ritratto e sovente nei sarcofagi dove le
raffigurazioni alludono ad alcune scene della sua vita tra le quali:
Achille giovane, Achille a Sciro, Achille e Pentesilea
Bibl.: LIMC, I,1, Zürich und München 1981, pp. 37-200; I, 2, 1981, f. 746 (gruppo di Achille e
Pentesilea); C. Robert, Die Antiken Sarkophagreliefs, Mythologischen Zyklen, II, Berlin 1890; H.
SICHTERMANN, G. KOCH, Griechischen Mythen auf römischen sarkcophage, Tübingen 1975, t. 5,
n. 3
Achille a Sciro
Episodio assai trattato nei sarcofagi romani dove sono rappresentate le varie scene che ne fanno parte: A. è
rappresentato assiso tra le figlie di Licomede o con la sola Deidamia, in alcuni sarcofagi egli è raffigurato
nell’atto di balzare in piedi vinto dall’astuzia di Ulisse (vedi), l’eroe afferra le armi (sarcofago Stroganoff e
Capitolino), A. si congeda da Licomede.
Bibl.: C. Robert, Die Antiken Sarkophagreliefs, Mythologischen Zyklen, II, Berlin 1890 t. XXII, f. 47a
SGTI: ACHILLE E PENTESILEA (vedi anche AMAZZONOMACHIA, ACHILLE)
Si tratta dell’episodio più rappresentato della vita di Achille (vedi), si trova su numerosi sarcofagi
generalmente al centro della composizione (vedi Amazzonomachia).
1
Il gruppo è il soggetto anche di numerose sculture dove la regina delle Amazzoni, al contempo trascinata
e sorretta dall’eroe, era raffigurata in posizione complessa proprio nel momento che precedeva la morte.
Bibl.: C. Robert, Die Antiken Sarkophagreliefs, Mithologischen Zyklen, II, Berlin 1890, p. 26d, t.
XXXVII; EAA, VI, Roma 1965, pp. 28-29 s.v. Pentesilea; LIMC, I, 1, Zürich und München 1981, pp.
162-171; LIMC, VII, 1, 1994, pp. 296-305
SGTI: ADMETO (vedi ALCESTI)
Sposo di Alcesti, re di Fere in Tessaglia. Il personaggio di A. viene raffigurato nei sarcofagi con mito di
Alcesti.
Bibl.: EAA, I, Roma 1958, s.v.; H. SICHTERMANN, G. KOCH, Griechischen Mythen auf Römischen
Sarkophage, Tübingen 1975
SGTI: AGAMEMNON/AGAMENNONE (vedi anche ACHILLE)
La figura di Agamennone viene generalmente rintracciata sui sarcofagi che illustrano il mito di Achille (in
particolare l’episodio di Achille a Sciro (vedi Achille). In tale episodio A. appare barbato, di aspetto
piuttosto solenne, seduto accanto a Lycomede.Tuttavia tale identificazione viene attualmente messa in
dubbio per la presenza di divergenze con le testimonianze letterarie.
Bibl.: C. ROBERT, Die Antiken Sarkophagreliefs, Mythologische Zyklen, II, Berlin 1890, p. 22;
LIMC, I, 1, Zürich und München1981, pp. 256-274
SGTI: AGAMENNONE (vedi AGAMEMNON/AGAMENNONE)
SGTI: ALCESTI (vedi ALKESTIS/ALCESTI)
SGTI: ALKESTIS/ALCESTI (vedi anche ADMETO)
Il mito di A., sposa di Admeto, venne utilizzato frequentemente nei sarcofagi destinati a fanciulle morte
prematuramente. Le scene oltre ad Alcesti raffigurano anche Admeto con i genitori, la discesa di Alcesti
nell'Ade, il suo ritorno sulla terra grazie ad Eracle, il commiato da Eracle.
Un esempio è costituito dal sarcofago di Giunius Paleuhodus ai Musei Vaticani databile tra il 161 e il 170
d. C.
Bibl: C. ROBERT, Die Antiken Sarkophagreliefs, Mythologische Zyklen, III, I, Berlin 1890, p. 25 ss.;
EAA, I, Roma 1958, s.v.; H. SICHTERMANN, G. KOCH, Griechischen Mythen auf Römischen
Sarkophage, Tübingen 1975; LIMC, I, 1, Zürich und München 1981, pp. 533-544
SGTI: AMAZONES/AMAZZONE (vedi anche AMAZZONOMACHIA; vedi anche HERAKLES)
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Le Amazzoni sono un soggetto artistico molto popolare a partire almeno dalla fine del sec. VII. Esse
portano corte tuniche e, spesso, a partire dal V sec., mostrano un seno, brache “scitiche” e armamento alla
leggera. Le statue di A. ferite a Efeso, della metà del V sec. (Plinio, NH, XXXIV, 53), confermano che la
leggenda di Dioniso che le sconfisse presso questa città fosse anteriore alle testimonianze letterarie (che si
diffondono in età ellenistica). Soprattutto la versione di Kresilas, nota attraverso la statua dei Capitolini,
detta anche A. di Sosikles, ebbe larghissima popolarità a giudicare dal largo numero di copie pervenuteci.
Sui sarcofagi di età imperiale le A. sono raffigurate in numerosi sarcofagi sia in scene di Amazzonomachia
(vedi), sia nelle Fatiche di H. dove quest’ultimo combatte Ippolita. Le A. combattono anche contro
odio del Trionfo Indiano (vedi).
Bibl.: EAA., I, Roma 1958, pp. 302-311; LIMC, I, 1, Zürich und München 1981, pp. 586-653
SGTI: AMAZZONOMACHIA (vedi anche AMAZZONE; vedi anche ACHILLE E PENTESILEA)
Nel periodo che va da Adriano a Costantino si distribuisce la numerosa serie di sarcofagi con Amazzoni.
Il trattamento delle superfici e il moltiplicarsi delle figure sui sarcofagi tradisce l'origine greca delle scene,
forse un modello pittorico. Le Amazzoni sono rappresentate con corto chitone, seno nudo, con scudo a
pelta e doppia ascia. I combattimenti fra guerrieri e Amazzoni possono essere a cavallo o a piedi, il
contesto di alcuni combattimenti ne permette la localizzazione a Troia.
Esempi di A. si riscontrano nel Museo di Mantova, ai Musei Capitolini, nel Belvedere Vaticano, nel
Duomo di Sorrento ed infine nel sarcofago Rospigliosi del IV sec. d. C.
In particolare un gruppo di sarcofagi (Mazara del Vallo, Musei Capitolini, Musei Vaticani e quello di
Venezia) presenta una scena identica pervasa dallo stesso ritmo convulso. Solo i raggruppamenti delle
figure appaiono diversificati a seconda del gusto dell'artista.
Cronologicamente i sarcofagi con Amazzoni si collocano fra il II e il IV sec. d. C.
Bibl.: C. ROBERT, Die Antiken Sarkophagreliefs, Mythologische Zyklen, II, Berlin 1890, t. XXXI, 75,
77, XXXII, 78, XXXIV, 80, XIL, 94, XLI, 96; A. ROCCO in RendAccNap, XXI, 1941, pp. 129-138;
R. REDLICH, Die Amazonensarkophage d. 2 u 3, Jahrh. n. Chr., Wurzburg 1942; AA. VV., Antichità
di Villa Doria Pamphilj, Roma 1977; LIMC, I, 1, Zürich und München 1981, pp. 586-653; V. TUSA, I
sarcofagi romani in Sicilia, Roma 1995, n. 34
SGTI: AMORE E PSICHE (vedi EROS E PSYCHE)
SGTI: ANDROMEDA (vedi anche PERSEO E ANDROMEDA; vedi anche PERSEO)
Il mito di Andromeda, la figlia di Cefeo, re degli Etiopi e di Cassiepeia o Cassiope, che si vantava di
essere la più bella delle Nereidi, sui sarcofagi romani è rappresentato specialmente nel momento in cui
Perseo trova Andromeda legata. Una statua di A., raffigura la Nereide con le braccia alzate, cioè in
quell’atteggiamento che trova riscontro nell’episodio in cui si narra che A. venisse legata ad uno scoglio in
attesa del mostro marino.
Bibl.: EAA, I, Roma 1958, s.v.; LIMC, I, 1, Zürich – München 1981, pp. 774-790
SGTI: ANNONA (vedi ABUNDANTIA)
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SGTI: APOTEOSI
Scena caratteristica e ripetuta sui sarcofagi è quella con il gruppo di coniugi con l'uomo raffigurato nel
tipo dell'Ares Borghese e la donna nel tipo di Afrodite.
Sui sarcofagi con scene mitologiche il defunto viene trasfigurato, specialmente nel III sec. d.C., sotto
l'aspetto della figura mitica principale, completamente assorbito dal mito conservando solo nella testa le
fattezze individuali; così la defunta viene raffigurata come Musa o come Afrodite. Il defunto assume le
sembianze di Marte, Eracle, Endimione, Ippolito.
Assai spesso compaiono le coppie di coniugi raffigurati come Afrodite e Adone. Spesso ci si limita a
presentare il divinizzato nell'azione o nell'atteggiamento caratteristico del dio.
Anche l'aquila insieme agli dei del vento o agli dei celesti trovano spazio nei sarcofagi con questo soggetto.
Bibl.: EAA, I, Roma 1958, s.v.
SGTI: ARES E AFRODITE
SGTI: ARGONAUTI (vedi anche GIASONE; vedi anche MEDEA)
Le scene riferibili agli Argonauti sui sarcofagi di età romana sono generalmente ispirate all’opera di
Apollonio e alla tragedia di Euripide:
-la fuga di Frisso su un ariete aureo
-la punizione di Ino
-il recupero del vello d'oro da parte di Giasone
-la vittoria dell'eroe che riesce ad aggiogare all'aratro alla presenza di Aietes, re del paese del sole, i
tori dagli zoccoli di bronzo e dalle nari sprizzanti fuoco
-le nozze di Giasone con Creusa e Medea
-le arti magiche di Medea contro la rivale
-l'uccisione dei figli e la fuga di Medea sul carro trainato dal drago
Bibl.: EAA, I, Roma 1958, s.v.; C. ROBERT, Die Antiken Sarkophagereliefs, Mythologische Zytlen,
II, Berlin 1890, n. 187, t. 61, n. 188-189-190-191,192-202; H. SICHTERMANN, G. KOCH,
Griechischen Mythen auf Römischen Sarkophage, Tübingen 1975
SGTI: ARIADNE (vedi ARIANNA)
SGTI: ARIANNA (vedi anche TESEO)
Soggetto molto trattato nella scena dell'abbandono a Nasso e nell'incontro con Dioniso.
Compare vestita e dormiente con un braccio ripiegato sulla testa e l'altro abbandonato lungo il corpo
oppure seduta.
Parallelamente si sviluppa un tipo semisvestito prima seduto e poi sdraiato sulla roccia.
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Dopo le nozze con Dioniso entra a far parte del corteo bacchico oppure partecipa al convivium in cui D. e
A. sono al centro della scena. Questo ultimo tipo di rappresentazione decora una serie di coperchi relativi a
sarcofagi con thiasos bacchico.
Il mito di Arianna si sviluppa sui sarcofagi tra il II e il III sec. d. C.
Bibl.: C. ROBERT, Die Antiken Sarkophagreliefs, Mythologische Zyklen, III, Berlin 1890, pp. 502508; G. PESCE, BCom, LVIII, 1930, p. 95 ss.; EAA, I, Roma 1958, s.v.; R. TURCAN, Les
Sarcophages Romains à Representations Diony siaques, in BEFAR, fasc. 210, Paris 1966; H.
SICHTERMANN, G. KOCH, Griechischen Mythen auf Römischen Sarkophage, Tübingen 1975
SGTI: ATLAS/ATLANTE
Originariamente Atlante era colui che faceva la guardia ai pilastri del cielo, quindi egli stesso sorreggeva
la volta celeste.
Con questa iconografia fu rappresentato fin dai tempi più antichi, ed è un argomento favorito dall'arte
ellenistica; la sua figura si evolve in sostegno ornamentale.
Una statua di A. che sorregge la volta celeste, appartenente alla Collezione Farnese e proveniente dal Foro
di Traiano, è conservata nel Museo Nazionale di Napoli.
Bibl.: LIMC, III, 1, Zürich und München 1987, s.v. Atlas; Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli,
a cura di S. De Caro, Napoli 1994, p. 330;
SGTI: ATLANTE (vedi ATLAS/ATLANTE)
SGTI: ATTEONE
In mitologia figlio di Aristeo e di Autonoe; appassionato cacciatore un giorno vide Artemide che si
bagnava, la dea offesa per questo lo trasformò in cervo che venne inseguito e ucciso dai suoi stessi cani.
Atteone sbranato dai cani si trova in moltissime opere fin dal V sec. a.C.
SGTI: ATTRIBUTI SACERDOTALI
In genere e' rappresentata: l' hydria, il tavolino con simpulum e "patera", il galeus, l'aspersorio e un
timpano liscio. Gli accessori sacerdotali e soprattutto la messa in evidenza del galeus (copricapo del
Flamen) puo' collegare questo motivo ad un monumento funerario, come chiaro accenno alla attivita' del
defunto.
Si riscontra anche su altri monumenti, con funzione ornamentale.
Bibl.: AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le Sculture, I, 2, Roma 1981, pp. 215-217
SGTI: BACCO (vedi DIONISO)
SGTI: BATTAGLIA NAVALE
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Il motivo della battaglia navale, o di navi da guerra, con soldati o senza (come nel fregio di Napoli) si si
ritrova nella decorazione di edifici funerari. Come nell'esemplificazione il motivo è racchiuso nel campo
metopale, alternato a triglifi e metope con armi.
Bibl.: Scritti scelti di Carlo Pietrangeli, Roma 1985, pp. 19-21 (fregio con battaglia navale da Roma)
SGTI: BELLERONTE (vedi anche BELLEROFONTE E CHIMERA)
Il mito di Bellerofonte viene utilizzato nei suoi vari episodi sulle fronti di sarcofagi databili tra il II e il IV sec.
d. C. Sarcofagi con B. e Stenebea come altri con cacce mitiche, uniscono il motivo dell’amore con quello
della caccia. Le scene principali sono costituite dalla partenza di B. dalla reggia di Preto alla presenza di
Stenebea con B. che tiene per le briglie Pegaso (vedi) e dalla lotta di B. e Chimera (vedi).
Bibl.: C. ROBERT, Die antiken Sarkophagreliefs, III, Mythologischen Zyklen, Berlin 1890, tt. VIII,
IX; EAA, II, Roma 1959, s.v.; G. KOCH, H. SICHTERMANN, Griechischen Mythen auf
Römischen Sarkophage, Tübingen 1975; AA. VV., Antichità di Villa Doria Pamphilj, Roma 1977, n.
178; H. SICHTERMANN, Die Mythologischen Sarkophage, II. Apollon. Ares. Bellerophon.
Daidalos. Endymion. Ganymed. Giganten. Grazien, Berlin 1992
SGTI: BELLEROFONTE E CHIMERA (vedi anche BELLEROFONTE)
Si tratta del momento in cui Bellerofonte sul cavallo alato, Pegaso, attacca la Chimera. Sui sarcofagi
l’episodio viene raffigurato sia nel momento della lotta tra l’eroe, che cavalca Pegaso, e il mostro, con altri
compagni che assistono B., sia dopo la lotta, quando la Chimera è stata atterrata e Pegaso si abbevera del
suo sangue.
Bibl.: EAA, II, Roma 1959, s.v. Bellerofonte; G. KOCH, H. SICHTERMANN, Griechischen Mythen
auf Römischen Sarkophage, Tübingen 1975; H. SICHTERMANN, Die Mythologischen Sarkophage,
II. Apollon. Ares. Bellerophon. Daidalos. Endymion. Ganymed. Giganten. Grazien, Berlin 1992
SGTI: CACCIA (vedi anche CACCIA AL CINGHIALE CALIDONIO, CACCIA AL LEONE)
La serie di sarcofagi con scene di caccia, prodotta nell’ambito del III sec. d. C., si diffuse non solo a
Roma, ma anche in Italia, Spagna e Francia. Essi presentano sulla fronte e spesso anche sui lati, battute di
caccia a vari animali e si svolgono in genere in corteo paratattico di uno o più cavalieri muniti di lancia che
inseguono le prede (cinghiale, leone, cervo) o per abbatterli direttamente o per spingerli in reti tenute da
inservienti.
La scena in genere è arricchita da "venatores" (vedi) servili appiedati che avevano il compito di fiaccare la
preda e da cani generalmente rappresentati nell'atto di azzannare la preda. La scena di caccia può svolgersi
in ambienti esotici (caratterizzati da elefanti, leoni) o nostrani.
La diffusione e il gusto della rappresentazione della caccia, hanno talvolta intenti di glorificazione e
simbolici.
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Bibl.: EAA, II, Roma 1959, s.v.; P.E. ARIAS, E. CRISTIANI, E. GABBA, Camposanto monumentale
di Pisa, Pisa 1977; B. ANDREAE, Die rõmischen Jagdsarkophage, Berlin 1980; AA. VV., Palazzo
Mattei di Giove, Le Antichità, Roma 1982; AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le Sculture, I, 10, 1,
Roma 1995: sarcofagi con scene di vita umana: caccia
SGTI: CACCIA AL CINGHIALE CALIDONIO (vedi anche MELEAGRO, CACCIA)
Composizione presente sui sarcofagi e pertinente al mito di Meleagro in cui la figura stessa di M. (vedi)
impegnato nella lotta contro il cinghiale, costituisce il fulcro della scena.
Accompagnano l'eroe altre figure di giovani, generalmente nudi (caccia eroica), anch'essi in azione contro il
cinghiale.
I sarcofagi attici con raffigurazione della caccia calidonia sono databili tra la fine del terzo quarto del II sec.
d. C. e l'inizio del III.
Bibl.: G. KOCH, Die antiken Sarkophagreliefs, VI, Meleager, Berlin 1975; P. E. ARIAS, E.
CRISTIANI, E. GABBA, Camposanto Monumentale di Pisa, Le Antichità, Pisa 1977, t. XXXV, 73;
A. GIULIANO-B. PALMA, La maniera ateniese d'età romana, StMisc, 24, 1978
SGTI: CACCIA AL LEONE (vedi CACCIA)
SGTI: CAUTES/CAUTOPATES (vedi MITHRA/MITRA)
SGTI: CENTAURO/I
MARINO)
(cfr. anche THIASOS DIONISIACO; THIASOS MARINO, CENTAURO
Esseri fantastici con elementi umani ed equini; in età romana furono largamente impiegati come soggetti
soprattutto nei sarcofagi, in particolare per quelli dionisiaci nei quali fanno parte del corteo del dio.
Nell'ambito dei cortei marini viene utilizzata la rappresentazione del centauro marino dove vengono utilizzati
insieme ad altre figure mitologiche come le Nereidi (vedi), i Tritoni (vedi), gli Ittiocentauri, ed altri mostri
marini (vedi).
Bibl: per i sarcofagi dionisiaci: EAA, II, Roma 1959, s.v.; F. MATZ, Die dionysischen Sarkophage, IV,
1-4, Berlin 1968-1975; P.E. ARIAS, E. CRISTIANI, E. GABBA, Camposanto monumentale di Pisa, Le
antichità, Pisa 1977, t. X, 18, 19; per i centauri marini :A. RUMPF, Die Meerwesen auf den antiken
Sarkophag-Reliefs, V, 1, Berlin 1939; per i centauri marini P.E. ARIAS, E. CRISTIANI, E. GABBA,
Camposanto monumentale di Pisa, Pisa 1977, t. XLI, 83/84 per i cortei marini: MusNazRom, I. 10, 2,
Le sculture, I sarcofagi, Roma 1988
SGTI: CENTAURO E NINFA
Centauro che ghermisce una Ninfa, tenendola distesa sulla groppa. La ninfa appare coperta
sommariamente da un velo.
Il mito del rapimento di Deianira da parte del centauro Nesso si diffonde intorno al VII sec. a.C.,
soprattutto sulla ceramica.
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Questo mito non e' attestato nell'arte romana tanto frequentemente quanto quello del Tritone cavalcato da
Ninfa (attestato per lo piu' sui sarcofagi) per cui a volte, si puo' creare confusione fra la rappresentazione
del mito di Nesso ed una scena generica.
Bibl.: AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le Sculture, I, 7, 2, pp. 247-8 (rilievo con Centauro e
Ninfa)
SGTI: "CLEMENTIA"
Legata ad episodi storici: appare sempre l'imperatore nell'iconografia classica su alto podio, alla presenza
di truppe con "vexilla", che fa gesti di "clementia" verso i Barbari sconfitti atteggiati in segno di
sottomissione (cfr. rilievi Aureliani).
Bibl.: Rilievi Storici Capitolini, Roma 1986 (rilievi Aureliani)
SGTI: CORSA DI EROTI NEL CIRCO
Scena che caratterizza un cospicuo gruppo di sarcofagi, tutti infantili, con eroti intenti alle corse nel circo.
Gli schemi e gli elementi vengono desunti da cartoni di età adrianea. Abitualmente vi sono quattro carri in
gara nel circo di cui è rappresentata la spina con i suoi monumenti. La produzione si inquadra tra il II e il IV
sec. d. C.
Bibl.: G. KOCH, H. SICHTERMANN, Rõmische sarkophage, Munchen 1982, p. 210 ss.; P. ARIAS,
E. CRISTIANI, E. GABBA, Camposanto monumentale di Pisa, Le Antichità, Pisa 1977
SGTI: DEXTRARUM IUNCTIO (vedi anche IUNO PRONUBA/CONCORDIA)
Fa parte dell'iconografia romana e cristiana dagli ultimi decenni dell'eta' repubblicana al 600 d.C. ca. La
scena dei coniugi che si stringono la mano destra rivolti di tre quarti l’uno verso l’altra è generalmente
accompagnata da altri personaggi maschili e femminili: dinanzi ai coniugi compare spesso un fanciullo con o
senza ali ed una fiaccola accesa (Imeneo); dietro, al centro, può esservi una figura femminile (Iuno
Pronuba o Concordia quest'ultima soprattutto dall'epoca degli Antonini). Sono possibili varie posizioni per
la d.i.: inizialmente la scena nuziale è posta nell’angolo destro con scena di battaglia, pietas, vita intellettuale
(probabilmente nell’intento di simboleggiare le virtù cardinali dei R.) sia nei sarcofagi a fregio che in quelli di
soggetto mitologico, più tardi nella seconda metà del III sec. la scena si sposta nel pannello centrale del
sarcofago (colonnato o strigilato). I pannelli intermedi sono occupati dalle Stagioni (vedi Horai/Horae),
Geni della morte, Dioscuri (Vedi).
Bibl.: EAA, III, Roma 1960, s.v.; V. TUSA, I sarcofagi romani in Sicilia, Roma 1995
SGTI: DIOSKOUROI/CASTORES
Castore e Polluce vengono introdotti a Roma nel III sec. a.C. dove sono connessi con tutto ciò che
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concerne l'ippica e quindi divengono protettori della cavalleria e dell'esercito; più tardi diverranno i
protettori del commercio e degli affari.
Generalmente conservano l'iconografia derivata dall'ellenismo e cioè nudità eroica, clamide svolazzante,
testa generalmente rivolta in alto, occhi grandi e guance piene. Spesso sono armati e in compagnia dei loro
cavalli. I D. sono un soggetto usuale anche nell'iconografia dei sarcofagi di età imperiale ove le loro figure
si ritrovano agli angoli, incorniciando la scena centrale. La loro natura accentua il carattere funerario del
loro culto, soprattutto a partire dal II sec. d.C., fino a Costantino.
Si ritrovano sia in scene di "dextrarum iunctio" (Vedi) che nella caccia al cinghiale calidonio (Vedi),
rappresentano l’eterna unità della Natura e dell’Universo.
Per quanti riguarda le tipologie nella statuaria i D. si possono presentare:
- in piedi appoggiati ad una lancia
- in piedi con protome equina
- con il cavallo tenuto per le briglie
- a cavallo
Bibl.: EAA, III, Roma 1960, s.v.; P.E. ARIAS, E. GABBA, E. PASQUINUCCI, Camposanto
monumentale di Pisa; Le Antichità, Pisa 1977, t. LXXXII, 172,175,176; LIMC, III, 1, Zürich und
München 1986, pp. 567-635, s.v. Dioskouroi/Castores.
I D./C. in piedi appoggiati ad una lancia sono riprodotti in una statua conservata nel Museo Archeologico
di Venezia. La mano destra è alzata e tiene una lancia. Parazonium sulle braccia, pileus, clamide
agganciata sulle spalle e arrotolata sul braccio sinistro.
Bibl.: LIMC, III, 1, p. 613, n. 18, II, p. 491, f. 18
Per quanto riguarda i Castori in piedi con protome equina una statua colossale nel Museo Nazionale di
Napoli proveniente da Baia presenta pileus, clamide posata sulle spalle e arrotolota sull'avambraccio, la
mano destra è posata sulla testa del cavallo che si alza dal suolo appoggiata alla gamba destra.
Bibl.: LIMC, III, 1, n. 32; III, 2, f. 32, p. 491
Per quanto attiene la tipologia dei Castori con il cavallo tenuto per le briglie esisono alcuni gruppi statuari
che rappresentano questa tipologia. Il primo di essi proviene dal Lacus Iuturnae ed è conservato
all'Antiquarium del Foro. Si tratta di un gruppo di stile arcaizzante tipico di età tardo ellenistica.
Probabilmente l'opera è da inquadrare nell'ambito del sec. II a.C.
Altro gruppo assai noto conservato nella Piazza del Campidoglio presenta Castori con pileus, lunga
capigliatura ondulata, clamide appuntata sulla spalla e testa di tre quarti. Si presentano fianco a fianco, i
cavalli sistemati all'esterno.
La provenienza accertata è dal Circo Flaminio.
Infine il gruppo al centro della piazza del Quirinale proveniente dalla Terme di Costantino in cui i gemelli si
appoggiano alla gamba esterna flessa, la testa di profilo e tengono le briglie con la mano destra levata.
Presso la gamba una corazza.
Bibl.: LIMC, III, 1, p. 617, nn. 56,57; p. 619, n. 77; III, 2 , p. 493, 56, p. 494, f. 57, p. 496, f. 77
SGTI: ELEMENTI FUNERARI
Il rilievo con elementi funerari richiama i riti legati al trapasso con rappresentazioni in genere dell'urna
cineraria affiancata dalla suppellettile per il rito: la coppa per le libagioni, il kyatos, il praefericulum.
Bibl.: Museo Archeologico di Aquileia, Catalogo delle sculture romane, Roma 1972, p. 106, scheda
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SGTI: ELEMENTI VEGETALI
Prevale in questa rappresentazione la resa realistica di elementi naturali come festoni composti da frutta con
uccellini che beccano o calici di acanto incorniciati da girali (tempio di Saturno, Marte Ultore). Sorreggono
i festoni maschere e bucrani.
Bibl.: AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le sculture, I,2, pp. 125-26; id., ibid., I, 7, 2, p. 474 (fregi
del Museo Nazionale Romano); P. PENSABENE, Tempio di Saturno, Roma 1984 (Fregio del tempio di
Saturno); V. SCRINARI, Le sculture del Museo di Aquileia, p. 194, n. 603 (Fregio di Aquileia)
SGTI: ENEA
La leggenda di E. diede lo spunto per una serie di raffigurazioni come quella dello sbarco di E., Anchise e
Ascanio sul fregio del Museo Nazionale di Napoli. Un’altra raffigurazione assai frequente è il prodigio della
scrofa che compare anche in un sarcofago di Torre Nova (insieme alla scena del matrimonio fra Enea e
Lavinia). Enea sacrificante si trova anche anche nel fregio dell’Ara Pacis.
SGTI: EAA., III, Roma 1960, s.v.
SGTI: ENOMAO (vedi PELOPE E ENOMAO)
SGTI: ERINNI (vedi anche MELEAGRO, ORESTE)
Sui sarcofagi appaiono associate ai miti di Penteo e Meleagro (Vedi) ove, per quanto riguarda M.
appaiono come punitrici di Altea dopo l'uccisione del figlio. Le E. sono connesse anche agli episodi
riguardanti Oreste (vedi) perseguitato dopo l’uccisione di Egisto e Clitennestra.
Bibl.: EAA, III, Roma 1960, s.v.
SGTI: EROS E PSYCHE (vedi anche Amore e Psyche)
Il mito nei sarcofagi romani tra il II e il IV sec. d. C. acquista il senso di serenità nell'oltretomba. La figura
di Psiche con le dure prove e le severe penitenze sia per i pagani che per i cristiani simboleggia l'anima
ammessa al cielo dopo aver scontato i propri errori. E. e P. vengono rappresentati legati in un abbraccio
che può subire varianti (generalmente E. accarezza il volto di P., mentre P. gli pone il braccio intorno alla
vita). Il gruppo può essere presente nei sarcofagi strigilati con edic
pannelli laterali sempre di sarcofagi strigilati dove i personaggi in esame sono posti specularmente, ancora
è possibile rintracciare E. e P. nei sarcofagi del tipo “a colonne”.
Bibl.: EAA, I, Roma 1958, s.v.; P. E. ARIAS, E, CRISTIANI, E. GABBA, Camposanto monumentale
di Pisa, Le antichità, Pisa 1977; G. KOCH, H. SICHTERMANN, Römische sarkophage, München
1982, p. 213 ss.; AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le sculture, I, 10, 2, Roma 1988
SGTI: EROTE/I
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In epoca ellenistica la figura di Eros assume sempre più un carattere decorativo. L’ Erote, da solo o in
gruppo, rientra nel corteo di Afrodite. Questa figura acquista spesso una valenza generica nel mondo
romano ove i tipi più tradizionali di Eros passano a rappresentare figure allegoriche (Genio, Stagioni,
Amorini). Figure di E. si trovano in numerosissimi sarcofagi e rilievi, impegnati in una serie di attività: E.
compaiono nelle composizioni di corse nel circo (vedi corsa di E. nel circo), nelle scene di vita campestre
dove sono intenti a vendemmiare (vedi E. vendemmianti), a mietere o a raccogliere frutti; altrove gli E.
vengono raffigurati in scene di palestra o intenti a giocare o a lottare. Vi sono anche E. cacciatori, E. musici,
E. cavalcanti delfini (vedi). Gli E. compaiono anche, a partire dal III sec. d. C., nei sarcofagi con thiasos
marino probabilmente per influenza del mondo dionisiaco.Una serie di sarcofagi databili in tutto il corso del
III sec. d. C. e in parte del IV presenta E. funerari recanti fiaccole. Gli E. possono essere associati ad altre
figure o scene come nel gruppo di E. e Psyche (vedi Eros e Psyche), dove appaiono in volo.
Si trovano generalmente rappresentati in scene continue che ornano la fronte dei sarcofagi, come ad
esempio nella vendemmia o nel thiasos infantile dove gli E. si dispongono ad accompagnare il fanciullo
defunto precocemente all’iniziazione dei misteri dionisiaci.
Gli E. in volo si trovano spesso a sorreggere il clipeo centrale nel sarcofagi (vedi Eroti clipeofori).
Bibl.: EAA, III, Roma 1960, s.v.; H. WREDE, in Festschrifit für G. Kleinerm, Tübingen 1976, p. 176,
n. 8; AA. VV., Museo Nazionale Romano. Le sculture, I, 2, Roma 1981, II, 47, 50, 51; M.
BONANNO, in BdA, 67, 1982 (per gli E. in scene di palestra); AA. VV., Museo Nazionale Romano.
Le sculture, I, 10, Roma 1988; AA. VV., Museo Pio Clementino, Cortile ottagono, Berlin New York
1998
SGTI: EROTI CAVALCANTI DELFINI
Il tema dell'Erote a cavallo del delfino, iconografia già propria di Afrodite e da questa passata agli Eroti
perchè facenti parte del suo corteo, trova posto oltre che nei sarcofagi soprattutto nelle alzate, in genere
inquadrate da maschere acroteriali, pertinenti ad esseri marini e con tabula centrale.
Bibl.:G. KOCH, H. SICHTERMANN, Die Romische Sarkophage, Munchen 1982, p. 195 ss. (con bibl.
prec.); AA. VV., Museo Nazionale Romano. Le sculture, I, 10, Roma 1988; AA. VV., Museo Pio
Clementino, Cortile ottagono, Berlin New York 1998
SGTI: EROTI CLIPEOFORI
Gli E. in volo affrontati nell’atto di sorreggere un clipeo centrale o una tabula, sono ampiamente utilizzati
specialmente per i sarcofagi a destinazione infantile. Tale figure si diffondono secondo un’iconografia
estremamente comune su sarcofagi urbani tra l’età tardoantoniniana e tutto il III sec d. C.
Bibl.: G. KOCH- H. SICHTERMANN, Römische Sarkophage, München 1982; V. TUSA, I sarcofagi
romani in Sicilia, Roma 1995
SGTI: EROTI E GHIRLANDE
Festone retto da un Erote; la ghirlanda è composta da frutti resi in maniera naturalistica. In genere fra un
Erote e l'altro vi è una maschera o anche una rosetta e un uccellino (fregio di Chieti).
Questo motivo decorativo, diffusosi a Roma nel I sec. d. C. ma nato in ambiente orientale si ritrova su
diverse classi di monumenti.
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Tale tema è anche diffuso in una vasta classe di sarcofagi urbani che si sviluppa dall’età adrianea; gli E.
possono essere alternati anche a Geni.
Bibl.: AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le sculture, Roma 1981, I, 2, pp. 111-113; V.
CIANFARANI, Museo Nazionale di Antichità degli Abruzzi, Chieti 1973, v. IV; P. E. ARIAS, E.
CRISTIANI, E. GABBA, Camposanto monumentale di Pisa – Le Antichità, Pisa 1977; G. KOCHH. SICHTERMANN, Römische Sarkophage, München 1982
SGTI: EROTI GHIRLANDOFORI (vedi EROTI E GHIRLANDE)
SGTI: EROTI VENDEMMIANTI
Il motivo della vendemmia è assai usuale nell’ambito del III sec. d. C. La raffigurazione si articola, ma non
sempre, nei suoi tre momenti con trasporto e pigiatura. Talvolta, in modo sitetico, viene rappresentato
soltanto il trasporto e la pigiatura. Questo motivo spesso mostra una commistione di elementi iconografici
tratti dalla vita reale (per esempio nell’abbigliamento contadinesco) con altri tratti dal mondo dionisiaco
(Eroti o putti non alati).
Bibl.: AA. VV., Museo Pio Clementino, Cortile ottagono, Berlin New York 1998
SGTI: FATICHE DI ERACLE (vedi HERAKLES/ERACLE)
Bibl.: G. KOCH- H. SICHTERMANN, Römische Sarkophage, München 1982
SGTI: FEDRA (vedi anche FEDRA E IPPOLITO, IPPOLITO, FEDRA E LE ANCELLE)
Figlia di Minosse e di Pasifae, si invaghì del figliastro Ippolito e da questi respinta si uccise. Il mito ebbe
grande popolarità in età romana come soggetto per fronti di sarcofagi anche perché ben si adattava per il
suo simbolismo al carattere funerario. Per il Robert (Sarkophagrelief., III p. 169 ss.) le rappresentazioni
sono tutte del secondo Ippolito di Euripide, con Fedra attorniata da ancelle o isolata, che confessa il suo
amore a Ippolito tramite un'ancella che consegna una lettera. I sarcofagi con questo mito vanno in genere
dal II al IV sec. d.C.
Bibl.: EAA, III, Roma 1960, s.v.;. H. SICHTERMANN, G. KOCH, Griechische Mythen auf
römischen Sarkophage, Tübingen 1975; G. KOCH- H. SICHTERMANN, Römische Sarkophage,
München 1982, n. 172; V. TUSA, I sarcofagi romani in Sicilia, Roma 1995
SGTI: FEDRA E IPPOLITO (vedi FEDRA, vedi IPPOLITO)
SGTI: FEDRA E LE ANCELLE (vedi FEDRA)
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SGTI: FETONTE
Figlio di Helios e di Climene (tradizione esiodea) che impadronitosi del carro del padre, venne fulminato
da Zeus. In genere questa è la scena più rappresentata, ma nei sarcofagi di II e III d.C. si ha la scena della
preghiera per ottenere il carro e la caduta nell'Eridano. Quest'ultima in posizione centrale sulla fronte.
Bibl.: EAA, III, Roma 1960, s.v.; G. KOCH, H. SICHTERMANN, Griechische Mythen auf römischen
Sarkophagen, Tübingen 1975
SGTI: FILOSOFO/I
Il tipo figurativo del filosofo viene utilizzato nel mondo greo e romano a rappresentare oltre che l’uomo di
pensiero, anche i poeti, i letterati, gli oratori, ecc. Le rappresentazioni di filosofi troveranno ampio sviluppo
con Marco Aurelio, soprattutto dialoganti con le Muse (vedi), tema largamente diffuso nei sarcofagi del III
sec. d.C. Il filosofo nella rappresentazione iconografica di tradizione ellenistico-baroccheggiante appare
con barba e capelli incisi a trapano, gli occhi rivolti al cielo, l’espressione assorta e concentrata.
Filosofi e poeti seduti sono presenti anche sui lati brevi di sarcofagi con Muse (vedi).
Bibl.: EAA, III, Roma 1960, s.v.; P. E ARIAS, E. CRISTIANI, E. GABBA, Camposanto
monumentale di Pisa. Le antichità, Pisa 1977; AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le sculture, I,
10, 1, Roma 1995
SGTI: FREGIO D’ARMI
Rientra nell'ambito dei motivi "decorativi" o la rappresentazione delle armi potrebbe essere puramente
simbolica nel richiamare l'attivita' del defunto.
Bibl.: V. CIANFARANI, Museo Nazionale di antichita' degli Abruzzi (Chieti, 1973), v. 4
SGTI: GALATOMACHIA (cfr. anche SCENA DI BATTAGLIA)
SGTI: GANIMEDE
Figura mitologica, G. viene rapito dagli dei per essere il coppiere di Zeus. Le fonti antiche non precisano
come avvenne il ratto, ma nel IV sec. a.C. si immaginò che egli venisse rapito da un'aquila o da Zeus
stesso.
Il gruppo scolpito da Leochares raffigurava G. nell'atto di essere portato in cielo.
Altro tipo di sculture come la statuetta presente nel Museo Nazionale Romano mostrano G. accanto
all'aquila posata accanto su un rialzo roccioso e probabilmente fanno parte di un repertorio puramente
decorativo.
Una statua di Ganimede in pavonazzetto, conservata al Museo di Sperlonga, ci mostra il giovane nell'atto di
essere rapito ed è probabilmente una creazione di età tiberiana.
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Bibl.: EAA, III, Roma 1960, s.v.; K. SCHAUENBURG, Ganymed und Hahnenekämpfe auf
Römischen Sarkophage, in AA, 1972, pp. 501-516; AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le sculture,
I, 2. Roma 1981, p. 305-306: per la statuetta con l'aquila; LIMC, IV, s.v.; AA.VV. , Ulisse, il mito e la
memoria, Catalogo della Mostra, Roma 1996, pp. 346-348: per la statua proveniente da Sperlonga.
SGTI: GEA (vedi Tellus)
La terra, concepita come dispensatrice di cibo al genere umano venne identificata con la romana Tellus.
EAA, III, Roma 1960, s.v.
SGTI: GENIO STAGIONALE (vedi anche HORAI/HORAE, EROTI VENDEMMIANTI)
Una vasta classe di sarcofagi presenta la fronte scandita dalla presenza di figure stagionali come i geni,
caratterizzati da attributi diversi a seconda delle stagioni o i grandi canestri con frutti. Il tema è assai diffuso
tra il II e il III sec. d. C. ed è successivo a quelle rappresentazioni caratterizzate dalle Horai in
atteggiamento analogo. Le figure stagionali riconducono al significato simbolico dell'aldilà, dell'apoteosi del
defunto, della sua vittoria sulla morte con le rappresentazioni delle Horai stagionali, dei prodotti della terra,
con thiasos di Eroti vendemmianti o mietitori e offerenti cesti d'uva alle Stagioni.
A volte sulla cassa compare l'immagine del defunto.
Il tema stagionale è diffusissimo anche sui coperchi (vedi) dove i G., caratterizzati ciascuno dai propri
attributi, stanno a due a due semisdraiati in posizione speculare ai lati di una tabula centrale.
Bibl.: G. M. HANFMANN, The Season Sarcophagus in Dumbarton Oaks, II, Cambridge 1951, p.
171, nn. 413-423 b; P. E. ARIAS, E. CRISTIANI, E. GABBA, Camposanto monumentale di Pisa –
Le Antichità, Pisa 1977; AA. VV., Museo Nazionale Romano, I,2, Roma 1981, II, 11,48; P. KRANZ,
Die Jahreszeiten Sarkophage, Berlin 1984; AA. VV., Museo Nazionale Romano, I, 10, 2, Roma
1988
SGTI: GERIONE (vedi anche FATICHE DI ERCOLE)
Appare associato ad Eracle (vedi) nelle dodici fatiche, ove il gigante è' rappresentato con aspetto
giovanile, nudo e armato, con tre corpi e appare piccolissimo rispetto all'eroe. Viene anche rappresentato
con un corpo e tre teste piccolissime.
Bibl.: EAA, III, Roma 1960; G. KOCH, H. SICHTERMANN, Römische Sarkophage, München 1982
SGTI: GIASONE (vedi anche MEDEA)
In mitologia figlio di Esone, capo degli Argonauti (vedi). Nei sarcofagi appare associato al mito di Medea
(Vedi), egli è stante, con la sola clamide, armato; o nel momento delle nozze con Medea, in tal caso appare
con armatura, desunto dalla saga degli Argonauti (sarcofago di Torino: ROBERT, ASR, II, n. 190, fig.
190). Qualche rilievo rappresenta anche l’episodio con il ratto del vello e in alcuni sarcofagi compare la
cattura del toro.
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Bibl.: per l'iconografia di Giasone: cfr. il sarcofago di via Tiburtina: ROBERT, ASR, II, n. 200, fig. 200 b,
tav. LXIV; III, 3, p. 562 s., n. 200, fig. 200); MNR, I, 2, p. 138 s.; G. KOCH, H. SICHTERMANN,
Griechische Mythen auf römischen Sarkophagen
SGTI: GIGANTOMACHIA
I Giganti, figli di Gea, sono i protagonisti di uno dei miti più diffusi in Grecia, contrapposti a Zeus, Eracle,
Poseidone e Atena.
Attestata ma non frequente, la Gigantomachia compare in un sarcofago da Velletri sul quale è raffigurata
l'immagine del gigante anguipede che lotta contro Zeus oppure in un coperchio di sarcofago con giganti che
combattono rivolti verso l'alto ma in assenza degli dei.
La presenza del tema della Gigantomachia potrebbe essere motivata dall'identificazione dei Giganti con i
Barbari, quindi avvicinando il motivo a quello delle lotte fra Romani e Barbari, peraltro diffusissime nei
sarcofagi romani.
Bibl.: C. ROBERT, Die Antiken Sarkophagreliefs, Mythologische Zyklen, III, I, Berlin 1890, p. 112
ss., t. 26; H. SICHTERMANN, G. KOCH, Griechischen Mythen auf römischen Sarkophage,
Tübingen 1975; H. SICHTERMANN, Die Mythologischen Sarkophage, II. Apollon. Ares.
Bellerophon. Daidalos. Endymion. Ganymed. Giganten. Grazien, Berlin 1992
SGTI: GIOVE (vedi anche Zeus)
Il culto di G. fu assimilato a quello di Zeus con la conseguente adozione dell’iconografia della divinità greca
per la rappresentazione di quella romana.
SGTI: GIRALI
Cespo d'acanto da cui germogliano tralci ondulati che formano ampi spirali. Puo' essere arrichito con figure
umane e anumali (colomba che becca grappolo d'uva). Lo stesso motivo si ritrova su altri fregi funerari (es.
da Otricoli, da Aquino, da Cassino, ecc.). Comunque attestano l'ampia diffusione sul territorio italico dei
motivi floreali (con puttino, grappolo d'uva) collegato ai fregi funerari.
Bibl.: AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le sculture I,7,2, Roma 1981, pp. 402- 403, pp. 451-52
(fregio proveniente dall'Abruzzo e fregio di Otricoli); J.M.C. TOYNBEE, J.B. WARD PERKINS in
BSR, XVIII, 1950 pp. 1 ss. (fregio di Aquino); A. GIANNETTI in Rend. Linc. XXVI, 1971, tav. III, p.
790, n. 12, fig. 11 (fregio da Cassino)
SGTI: GIUDIZIO DI PARIDE
Il Giudizio di P. è un soggetto artistico molto diffuso a partire dalla metà del VII sec. a. C. L’episodio
raffigura l’eroe avvicinato da Hera, Atena ed Afrodite, condotte da Hermes perché giudicasse la più bella.
Afrodite gli promise Elena che venne da lui preferita.
Bibl.: G. KOCH, H. SICHTERMANN, Römische Sarkophage, München 1982; L. TODISCO, Arte
greca del IV secolo, Milano 1995
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SGTI: GLADIATORE/I (cfr. anche scene di munera gladiatoria)
Esistono numerose raffigurazioni di g. su rilievi, mosaici, pitture, instrumentum che documentano la
notevole diffusione del tema.
Per quanto riguarda l’identificazione dei g. vengono raffigurati pricipalmente il reziario, con vestito
leggero, che combatteva con rete e tridente, il murmillo o secutor, di solito opposto al reziario, così
chiamato dal pesce (murma) che portava effigiato sull’ elmo e che indossava il perizoma. Il m. era privo di
schinieri mentre portava le fasce alle gambe e teneva in mano uno scudo rettangolare. Oltre che contro il
reziario, il murmillo combatteva anche contro il trace, l’oplomaco, il provocator. Il trace aveva il capo
coperto da un elmo formato da una calotta di metallo con largo bordo oppure portava una calotta con
visiera sormontata da un cimiero a protome di grifo. Vestiva un perizoma tenuto dal balteo ed ambedue le
gambe erano difese da schinieri. Il suo armamento consisteva in un piccolo scudo (parmula) mentre per
l’attacco impugnava una corta spada a lama ricurva (sica). L’oplomaco deve il nome al grande scudo
che lo proteggeva, aveva la testa coperta da un elmo a visiera ornato da piume, indossava un perizoma ed
era armato di spada. Il provocator aveva il capo coperto da elmo, portava sul petto una specie di scudo
effigiato da una testa di gorgone, indossava uno schiniere sulla gamba sinistra, era dotato di scudo
rettangolare ed armato di spada.
Spesso questi rilievi ornavano le tombe degli stessi gladiatori.
Bibl.: EAA, III, Roma 1960, s.v.; per la serie di rilievi presenti nel Museo Nazionale Romano: AA, VV.,
Museo Nazionale Romano, I, 2, Le sculture, Roma 1981, pp. 219-228; per l’identificazione dei vari tipi
di g. cfr. D. MANCIOLI, Giochi e spettacoli, Roma 1987, pp. 50-69
SGTI: GLORIFICAZIONE
Inerente l'esaltazione di un evento (come il rilievo del "sulcus primigenius", nel Museo nazionale di Aquileia,
a celebrare la trasformazione di Aquileia da municipio a colonia avvenuta in eta' giulio-claudia), di un
personaggio o di una "gens", ricollegandosi a personaggi mitologici progenitori della stirpe (come
Antinoo/Silvano nel rilievo di Anzio o nei tondi adrianei dell'arco di Costantino, oppure S. Severo collegato
ad Eracle sull'arco degli Argentari, o il mito di Enea sull'Ara Pacis). La disposizione delle figura principale
(l'imperatore) puo' essere come libante (in genere "capite velato"), oppure incoronato da Vittoria alata, con
"Genius Senatus" (Costanzo Cloro sulla base dei Decennali). Si differenzia dal sacrificio in quanto manca
degli elementi classici sacrificali ("victimarii" e "suovetaurilia").
La glorificazione si ricollega concettualmente all' "apotheosis" ove il per sonaggio (o i personaggi, quasi
sempre legati alla famiglia imperiale) vengono condotti in cielo dal genio alato Aion o dall'Aeternitas (con
fiaccola) (rilievo del c.d. "arco di Portogallo" per la consacrazione di Sabina e rilievi della base della
colonna Antonina). D'altronde si ha un'esemplificazione sul c.d. rilievo della "Saturnia Tellus" dell'Ara Pacis
con la glorificazione di Augusto come pacificatore.
Bibl.:- G. MORETTI, Ara Pacis Augustae, Roma 1948 (rilievi dell'Ara Pacis); G.E. RIZZO, Ausonia,
III,1908 p. 1 ss. (rilievo di Antinoo come Silvano); H.P. L'ORANGE - A. VON GERKAN, Spatantike
Bildschmuck Silvano des Kostantinsbagens, Berlino - Lipsia 1938, p. 165 ss. (nei tondi adrianei
dell'arco di Costantino); M. PALLOTTINO, L'arco degli Argentari, Roma 1946 (arco degli Argentari);
H. KAHLER, Das Funfsaulendenkmal fur die Tetrarchen auf dem Forum Romanum, Berlino 1964
(base dei Decennali); L. VOGEL, The Column of Antoninus Pius, Cambridge - Mass. 1973 (rilievo
16
dell'arco di Portogallo); VALNEA S.M. SCRINARI, Catalogo delle sculture romane, Museo
nazionale d'Aquileia, Roma 1972, p. 193 scheda 600 (rilievo del "sulcus primigenius" )
SGTI: GORGONE (vedi MEDUSA)
SGTI: HADES/PLUTONE (vedi anche RATTO DI PROSERPINA)
H. è il dio dell'oltretomba, figlio di Kronos e di Rhea.
Soprattutto nei sarcofagi H. appare come il rapitore di Persefone/Proserpina, talora senza attributi; in altri
casi H. è accompagnato da Cerbero (vedi) accanto alla dea; H. con scettro e tazza nelle mani o vicino alla
sua sposa barbato e in trono è presente in varie rilievi di sarcofagi.
Bibl.: C. ROBERT, Die antiken Sarkophag-Reliefs, III , Berlin 1890, tav. 7,28;
per il sarcofago di Mantova: A. LEVI, Sculture greche e romane dal Palazzo Ducale di Mantova,
Roma 1931, p. 89, n. 188; EAA, III, Roma 1960, s.v.; LIMC, IV, Zürich und München 1988, pp. 367394
SGTI: HIPPOLYTOS/IPPOLITO
Figlio di Teseo e di un’Amazzone. La sua occupazione principale era al caccia. Il mito di Ippolito,
connesso con Fedra (vedi), viene trattato da Euripide in due opere. In età romana le figure di I. e F.
appaiono in varie pitture parietali pompeiane ma soprattutto nei sarcofagi tra cui quelli di officina attica. La
frequenza della rappresentazione deriva dalla popolarità del mito e dalla morte precoce di I. che si prestava
al simbolismo funerario. I. viene rappresentato stante o seduto, nell’atto di conoscere la passione di F.,
circondato dai compagni, impegnato nella caccia o nei suoi preparativi, cavalcante, o travolto dai flutti. In
alcuni sarcofagi la figura di I. ha tratti fisionomici così individuali da far ritenere che si tratti delle fattezze del
defunto. I sarcofagi con mito di I. presentano due tipi di disposizione delle figure. Nel tipo A Fedra è a
sinistra, segue Ippolito con la nutrice di F., a destra la scena della caccia al cinghiale, le due scene separate
da un’arcata. Nel tipo B la scena si presenta unica con l’episodio della dichiarazione d’amore di F.
mediante la nutrice e l’annuncio a Teseo della morte del figlio.
Bibl.: EAA, IV, Roma 1961, s.v. ; LIMC, V, 1, Zürich und München 1990, pp. 445-464
SGTI: HYLAS/ILA E LE NINFE
Episodio che raffigura il rapimento di H. da parte delle ninfe. Ila, figlio di Teodamante, partecipò al viaggio
degli Argonauti (vedi) fino allo sbarco a Cio. Qui H., mentre prendeva dell’acqua, fu tratto in acqua dalle
ninfe innamoratesi della sua bellezza. Le prima rappresentazione di H./I. si trova in un III stile pompeiano
forse derivato da un dipinto murale del tardo Ellenismo. Si hanno tre tipi di raffigurazioni di H.: il primo
mostra l’eroe con l’anfora nel tentativo di muoversi verso destra, una ninfa su ciascun lato e una terza che
lo cinge con le braccia intorno alla vita; il secondo tipo, che deriva dal primo, mostra H. con l’anfora che
comunque si muove verso destra. Questa volta le tre ninfe sono tutte a sinistra di H., due di esse sono
stanti, la terza, immersa fino alla vita, tenta di afferrargli la gamba. Il terzo tipo è conosciuto solo da un
dipinto pompeiano.
Il mito viene raffigurato su rilievi e sarcofagi, mosaici e stucchi.
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Bibl.: G. KOCH, H. SICHTERMANN, Römische Sarkophage, München 1982; LIMC, V, 1, Zürich
und München 1990, pp. 574-579
SGTI: ICARO
Personaggio mitologico, figlio di Dedalo. Appare sulla fronte di un sarcofago del III sec. d. C. insieme a
Dedalo, intento a fabbricare le ali per I. Altre scene sono quelle di I in volo e la caduta di I.
Bibl.: V. TUSA, Sarcofagi romani in Sicilia, Roma 1995
SGTI: ILA (vedi HYLAS/ILA E LE NINFE)
SGTI: ILIOUPERSIS
Bibl.: H. SICHTERMANN, G. KOCH, Griechischen Mythen auf römischen Sarkophage
1975
SGTI: IPPOCAMPO
Bibl.: P. E. ARIAS, E. CRISTIANI, E. GABBA, Camposanto monumentale di Pisa. Le antichità, Pisa
1977
SGTI: IPPOLITO (vedi HIPPOLYTOS/IPPOLITO)
SGTI: HIPPOLYTOS/IPPOLITO
Figlio di Teseo e di un’Amazzone. La sua occupazione principale era la caccia. Il mito di Ippolito,
connesso con Fedra (vedi), viene trattato da Euripide in due opere. In età romana le figure di I. e F.
appaiono in varie pitture parietali pompeiane ma soprattutto nei sarcofagi tra cui quelli di officina attica. La
frequenza della rappresentazione deriva dalla popolarità del mito e dalla morte precoce di I. che si prestava
al simbolismo funerario. I. viene rappresentato stante o seduto, nell’atto di conoscere la passione di F.,
circondato dai compagni, impegnato nella caccia o nei suoi preparativi, cavalcante, o travolto dai flutti. In
alcuni sarcofagi la figura di I. ha tratti fisionomici così individuali da far ritenere che si tratti delle fattezze del
defunto. I sarcofagi con mito di I. presentano due tipi di disposizione delle figure. Nel tipo A Fedra è a
sinistra, segue Ippolito con la nutrice di F., a destra la scena della caccia al cinghiale, le due scene separate
da un’arcata. Nel tipo B la scena si presenta unica con l’episodio della dichiarazione d’amore di F.
mediante la nutrice e l’annuncio a Teseo della morte del figlio.
Bibl.: EAA, IV, Roma 1961, s.v. ; LIMC, V, 1, Zürich und München 1990, pp. 445-464
SGTI: KERBEROS/CERBERO
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Mostro custode dell'Ade, figura di cane con più teste, compare spesso nei rilievi, nei gruppi statuari, nei
sarcofagi romani con il ciclo delle fatiche di Ercole o con ratto di Proserpina.
Nei sarcofagi C. viene raffigurato con la testa centrale più grande delle laterali.
Il soggetto fu anche utilizzato per numerosi gruppi statuari.
Bibl.:Sarcofago con fatiche di Eracle degli Uffizi: C. ROBERT, Die antiken Sarkophag-Reliefs, III, Berlin
1897, 31, 113; EAA, II, Roma 1959, s.v.
SGTI: LEONE/I (vedi anche CACCIA)
Bibl.: P.E.ARIAS, E. CRISTIANI, E. GABBA, Camposanto monumentale di Pisa. Le antichità, Pisa
1977
SGTI: LEUCIPPIDI (vedi ratto delle Leucippidi)
SGTI: LIBERALITAS
L'imperatore appare seduto su "sella curulis", su alto podio, nell'atto di dispensare il "congiarium" tramite il
suo inserviente.
La figura dell'"imperator" appare circondata da quattro personaggi (inservienti). Nelle figure alla base del
podio vi sono generalmente bambini, simbolo dell'istituzione degli "alimenta". Si connette ad episodi storici
come nei c. d. plutei di Traiano e la istituzione degli "Alimenta" (II d. C.).
Nei plutei di Tiberio la "liberalitas" si esprime anche con la distruzione dei registri pubblici dei debiti dei
cittadini verso lo Stato o è espressa anche con la rappresentazione dei soggetti beneficiati come avviene
sulla base di Tiberio a Napoli sulla quale sono raprresentate le città dell'Asia Minore beneficiate
dall'imperatore dopo i terremoti del 17 e del 29 d.C.
La sua iconografia è rappresentata da una figura femminile in atto di svuotare una cornucopia a di
distribuire i doni (scene di congiarium), solo con Adriano viene indicata come Liberalitas e la sua
iconografia si esprime con la tessera e la cornucopia.
Bibl.: EAA, IV, Roma 1961, s.v.; H. RUDIGER, Antike Plastik, XII, 1973, p. 161 ss. (rilievi plutei di
Traiano); Rilievi Storici Capitolini, Roma 1986 (rilievi Aureliani); Le collezioni del Museo Nazionale di
Napoli, I,2, Roma 1989, p. 116, scheda 101 (rilievo su base di statua di Tiberio)
SGTI: LIBERAZIONE DI ANDROMEDA (vedi PERSEO E ANDROMEDA)
SGTI: LOTTA DEI GALLI
Le scene di combattimento dei galli alla presenza o meno di Eroti sono inseribili in un ampio gruppo di
sarcofagi che si inquadrano nell’ambito del III sec. d. C. Il combattimento fra due galli riveste un preciso
carattere simbolico.
Bibl.: K. SCHAUENBURG, Ganymed und Hahnenekämpfe auf Römischen Sarkophage, in AA,
1972, pp. 501-516; V. TUSA, I sarcofagi romani in Sicilia, Roma 1995
19
SGTI: LUSTRATIO
Collegata al sacrificio, l'imperatore appare generalmente "capite velato" rilievo dei Conservatori, con toga
sacrificale, altare mobile, camillo, vessilliferi, animali per "suovetaurilia", "victimarii".
Si può collegare alla richiesta di benevolenza presso gli dei prima di una spedizione.
Bibl.: Rilievi Storici dei Musei Capitolini, Roma 1986 (rilievo dei Conservatori)
SGTI: MARTE
Dio indigeno molto venerato dai popoli italici. Presenta caratteri più complessi rispetto ad Ares a cui viene
assimilato. Marte appare pochissime volte in scene mitiche. Nell’episodio di Marte e Rhea Silvia il dio
viene rappresentato in atto di avvicinarsi a R.S. addormentata, sdraiata a terra e seminuda.
Bibl.: EAA, IV, Roma 1961, s.v.; H. SICHTERMANN, G. KOCH, Griechische Mythen auf römischen
Sarkophage, Tübingen 1975; G. KOCH, H. SICHTERMANN, Römische Sarkophage
1982
SGTI: MARTE E RHEA SILVIA (vedi MARTE)
SGTI: MARTE E VENERE
Bibl.: H. SICHTERMANN, G. KOCH, Griechische Mythen auf römischen Sarkophage, Tübingen
1975; AA. VV., Museo Pio Clementino, Cortile ottagono, Berlin New York 1998, p. 140
SGTI: MASCHERE TEATRALI
Bibl.: V. Tusa, I sarcofagi romani in Sicilia, Roma 1995
SGTI: MEDEA
Il mito e' rappresentato nella scansione euripidea in quattro tempi: la presentazione dei doni nuziali a
Creusa alla presenza di Giasone (vedi) la cui figura a volte appare sostituita da un altro personaggio armato
(sarcofago del Louvre, ROBERT, ASR, II, n. 195, tav. LXVII), la morte di Creusa, Medea che uccide i
figli e la fuga di Medea sul carro di Helios trainato di draghi.
Bibl.: Museo Nazionale Romano, Le Sculture, I, 2, Roma 1981, p. 138-143
SGTI: MEDUSA (vedi anche PERSEO)
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La M. o Gorgone è il mostro terribile della mitologia greca. Le teste di Medusa si possono attribuire ad un
ambiente artistico microasiatico dove venivano utilizzate nei sarcofagi a ghirlande sostenute per lo piu' da
Eroti e Vittorie. Generalmente alla Medusa viene attribuito un valore apotropaico o connesso al culto
dionisiaco.
Bibl.: V. TUSA, I sarcofagi romani in Sicilia, Palermo 1957, n. 69, p. 147 s., figg. 158-160, t.
LXXXVI; Museo Nazionale Romano, Le sculture, I, 1, Roma 1979, pp. 5-7; AA. VV., Museo Pio
Clementino, Cortile ottagono, Berlin New York 1998, p. 140
SGTI: MELEAGRO (vedi anche CACCIA AL CINGHIALE CALIDONIO, ATALANTA)
M. fu un eroe popolare presso i Romani, la statua creata nel IV sec. fu frequentemente copiata per
adattarla a rappresentazioni su sarcofagi e gemme. I sarcofagi prodotti a Roma rappresentano
completamente la vita e la morte di M. Anche Atalanta con il cane, collocata in genere fra Meleagro e il
cinghiale fa parte dei personaggi che popolano gli episodi riguardanti M. come ad es. altre figure femminili,
forse Artemide o Virtus. Compaiono anche i Dioscuri (vedi), uno o entrambi, nella raffigurazione della
caccia (riconoscibili dai piloi o dai cavalli). Spesso c’è un uomo con doppia ascia che Koch identifica con
Orcus, dio della morte.
La caccia è illustrata da un gran numero di sarcofagi specialmente tra il II e il III sec. dove M., nudo tranne
la clamide, avanza a grandi passi verso destra con la lancia tenuta orizzontalmente (cosa ripetuta assai
frequentemente). Il banchetto dopo la caccia è talvolta illustrato sui sarcofagi lidi.
Il banchetto può essere riconosciuto come specificamente calidonio se sono presenti sia Atalanta che i
Dioscuri. In altri sarcofagi viene raffigurato M. sul letto di morte al centro della composizione.
Bibl.: EAA, IV, Roma 1961, s.v.; AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le sculture, I, 2, p. 115 s.; G.
KOCH, H. SICHTERMANN, Römische Sarkophage, München 1982; LIMC, VI, 1, Zürich und
München 1992, L. TODISCO, Scultura greca del IV secolo, Milano 1993
SGTI: MOSTRO MARINO/MOSTRI MARINI
La raffigurazione di animali fantastici è piuttosto diffusa nell’arte romana; per quanto riguarda i sarcofagi i
mostri sono inseriti sia singolarmente o in coppia in cortei di vario genere.
Bibl.: AA. VV., Museo Pio Clementino, Cortile Ottagono, Berlin New York 1998
SGTI: MUSA/E
Le rappresentazioni di Muse sui sarcofagi compaiono in un notevole gruppo proveniente da fabbrica
urbana. Le M. sono individuabili dai differenti attributi: rotolo, maschere comica, dìptichon; aulòi doppi,
persona che si appoggia (Polimnia), lira, cetra, globo e maschera tragica. A parte la Polimnia nessun tipo
statuario delle statue greche è chiaramente individuabile. Non meno frequenti sono i sarcofagi dove alle
Muse vengono associati Apollo con cetra o Atena. Nel III secolo vengono prodotti esemplari che oltre alle
Muse prevedono la raffigurazione del defunto; il morto (a destra) e la sposa (a sinistra) appaiono seduti
mentre attorno a loro sono otto Muse poiché la nona è rappresentata dalla sposa. La donna ha come
attributi, infatti, la lira mentre l’uomo assume le caratteristiche del poeta o filosofo attraverso i rotoli..
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In età romana le Muse vengono differenziate a seconda delle loro funzioni: Calliope è la Musa della poesia
epica ed è attendibile la sua identificazione con la M. recante un volumen, Clio e la M. della storia ed è
individuabile dal dittico, Euterpe, la M. della musica aulodica reca i flauti, Tersicore della poesia lirica o
degli inni. Melpomene, la M. della tragedia e Talia, quella della commedia, sono caratterizzate dalle
maschere tragica e comica e dal pedum, Polimnia, la M. dell’arte mimica, generalmente èappoggiata e
pensosa con la mano sotto il mento; Urania, M. dell’astronomia reca il globo.Resta più dubbiosa
l’identificazione delle due M. con strumento a corda (M. con lira e con cetra), infatti le sfere di competenza
di Tersicore, M. della poesia conviviale, ed Erato, personificazione della poesia cerimoniale non sono
nettamente fissate e distinte.
La diffusione delle immagini di M. in ambito funerario (sec. III. d. C.) è connessa alla concezione del
raggiungimento di una vita ultraterrena attraverso lo studio e la meditazione; tali raffigurazioni sono rare nei
sarcofagi attici, più trattate nei sarcofagi microasiatici
Bibl.: EAA, V, Roma 1963, s.v. ; M. WEGNER, Die Musensarkophage, Berlin 1966; C. PANELLA in
STMisc, 12, 1967, p. 11 ss.; L. FAEDO, in Aufstieg und Niedergang der römischen Welt, Berlin.New
York, II, 1974, 12, p. 65 ss.; V. Tusa, I sarcofagi romani in Sicilia, Roma 1995; per le raffigurazioni di
M. sui sarcofagi cfr. LIMC, VI, 1, Zürich und München, 1994, pp. 1030-1059
SGTI: NARKISSOS/NARCISO
Giovane di straordinaria bellezza, amato da numerose fanciulle e ninfe, fra cui Eco, N., incurante fu colpito
dalla vendetta di Nemesi e specchiandosi in una fonte si innamorò della propria immagine fino a farsi
morire. Il mito di N. venne ampiamente illustrato nel mondo romano già dal I sec. d. C.L’atteggiamento
con il quale N. si presenta può essere duplice: seduto su una roccia mentre mira il proprio viso riflesso in
una fonte (pitture e mosaici), oppure stante in atteggiamento di languido abbandono con il capo reclinato.
Lo si puo' trovare anche come figura "secondaria" nei pannelli dei sarcofagi strigilati di tardo II-III sec. d.
C., ,dove N. è visto frontalmente con le braccia incrociate sulla testa e il mantello drappeggiato su un
albero. Appare associato alla figura di Eros (Vedi) che sostiene uno specchio.
Bibl.: H. SICHTERMANN, G. KOCH, Griechische Mythen auf römischen Sarkophage
1975, AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le sculture, I, 7, 2, Roma 1984, p. 379 s.; LIMC, VI, 1,
Zürich und München 1992
SGTI: NEOPTOLEMOS/NEOTTOLEMO
Personaggio mitologico, figlio di Achille e Deidamia. Il mito di N. compare frequentemente sui sarcofagi
romani dove N. seduto fra guerrieri greci assiste alla sottomissione dei prigionieri troiani uno dei quali è
inginocchiato.
Bibl.: EAA, V, Roma 1963, s.v.; H. SICHTERMANN, G. KOCH, , Griechische Mythen auf
römischen Sarkophagen, Tübingen 1975; LIMC, VI, 1, Zürich und München 1992
SGTI: NIKE/NIKAI (vedi VITTORIA)
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SGTI: NINFA/E
Generalmente rappresentate con gli attributi della conchiglia, dell'idria che versa acqua e piante palustri, ad
indicare il loro legame con il mondo dei boschi e palustre. Si accompagnano generalmente ad Apollo
citaredo Possono trovarsi (come a Napoli) su ex voto, per le virtu' benefiche della fonte a loro dedicata.
Bibl.: Le collezioni del Museo Nazionale di Napoli, Roma 1989, p. 98 (rilievo con Ninfe Nitrodi); AA.
VV., Museo Pio Clementino, Cortile ottagono, Berlin New York 1998, p. 140
SGTI: OCEANO (vedi anche OCEANO E TELLUS)
Questa figura compare sui sarcofagi sotto forma di maschera. Oceano e' dotato di certe particolarita'
iconografiche, come le chele di gambero sulla testa e le pinne sulle guance. La configurazione a maschera
trova innumerevoli paralleleli. Le possibilita' ornamentali furono sfruttate anche nel mosaico durante il II sec.
d.C. La maschera di Oceano appare al centro della fronte del sarcofago, svincolata e nuotante sulle onde,
oppure sostenuta da due Tritoni o Eroti, oppure fiancheggiata da creature fantastiche che fanno parte del
thiasos marino. La complessa problematica del thiasos marino, come viaggio del defunto verso le isole dei
Beati, e' stata esclusa dal Rumpf poiche' il tema compare su mosaici, pitture e argenterie: si tratterebbe
pertanto di un motivo decorativo.
Bibl.: A. RUMPF, Die Meerwesen, Berlin 1939; AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le sculture, I, 1,
Roma 1979, pp. 3-4
SGTI: OCEANO E TELLUS (vedi anche OCEANO, vedi anche TELLUS)
O. e T. costituiscono un tema impiegato notevolmente per statue, pitture, stucchi e mosaici; appaiono
spesso contrapposti, in posizione simmetrica sulle corazze di statue loricate, su sarcofagi con Dioniso e le
Stagioni o con temi stagionali e clipeo centrale o con Stagioni e clipeo centrale sorretto da Vittorie o Eroti
dove le due figure sono sotto il clipeo. T. è rivolta verso l’esterno con mantello intorno alle gambe e
cornucopia fra le mani volge le spalle a O.; può avere anche spighe fra i capelli e mantello intorno alle
gambe. O. e T. contrapposti possono anche trovarsi sui fianchi di sarcofagi dionisiaci, dove sulla fronte è
appunto Dioniso, possono anche inquadrare la fronte campita da quattro o sei Geni Stagionali stanti.
Questo motivo è impiegato largamente dal tardo II secolo fino all’età costantiniana.
Bibl.: LIMC, VII, 1, Zürich und München 1994, pp.879-889; V. TUSA, I sarcofagi romani in Sicilia,
Roma 1995
SGTI: ODYSSEUS/ULISSE (vedi anche ULISSE E LE SIRENE)
Odisseo (Ulixes) figlio di Laerte, re di Itaca, protagonista dell'Odissea.
Le rappresentazioni di O. nell'arte figurativa sono numerosissime sia nella scultura a tutto tondo, che nei
rilievi e nei sarcofagi come nella pittura, nel mosaico, nella pittura vascolare. ecc.
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Gia a partire dal VII sec. a.C. l'eroe costituirà uno tema assai caro agli artisti, soprattutto nell'ambito di
alcuni episodi tratti dall'Odissea.
A partire dal tardo V sec. a. C. O. sarà caratterizzato dal pileo, il tipico berretto che rappresenta la fodera
di un elmo che O. porta come navigatore.
Per quanto riguarda l'età romana, già Vitruvio sottolineava come in tempi a lui poco precedenti le
peregrinazioni di Ulisse "Ulixes errationes per topia" servissero da spunto per decorazioni pittoriche di
grandi abitazioni.
Gli episodi connessi al Ciclope Polifemo, l'offerta del vino, l'accecamento e la fuga sotto l'ariete furono
ampiamente celebrati in gruppi scultorei come quelli di Sperlonga o di Baia, mentre per quanto riguarda la
fuga dall'antro, una serie di copie consente di seguire l'interesse per il tema in età romana.
Anche nei sarcofagi Ulisse che offre il vino al Ciclope o Ulisse e i compagni intenti ad accecare Polifemo
sono soggetti trattati; da citare anche altri frammenti con l' episodio della strage dei Proci ed Ulisse con
Laerte temi che nel II sec. venivano accostati nei sarcofagi urbani a soggetto mitologico.
- scultura a tutto tondo - esempi:
testa al Museo Nazionale Romano, copia di età adrianea da originale greco del V sec. a.C.;
statuetta dei Musei Vaticani che raffigura Ulisse barbato con pileo nell'atto di offrire la coppa a Polifemo,
tratta da un' opera scultorea di età ellenistica che fu considerata un modello a cui ispirarsi nelle opere
successive;
testa di Ulisse da Sperlonga, copia in marmo da originale del 170-160 a. C. di cui resta incerta
l'attribuzione al Gruppo dell'accecamento o al Gruppo dell'offerta del vino, ma sicuramente l'immagine "più
impressionante del mitico eroe".
statua di Ulisse da Baia mentre porge la coppa, copia romana del 45 d. C. di un gruppo bronzeo di età
ellenistica.
- sarcofagi - esempi:
accecamento di Ulisse sulla faccia laterale di un sarcofago conservato a Catania, Museo Civico opera della
fine del II sec. d. C.,
Ulisse e Laerte, frammento di sarcofago nel Museo Barracco crologicamente del II sec. d. C.
Bibl.: B. ANDREAE, L'immagine di Ulisse, Torino, 1983; LIMC, VI, 1, Zürich und München 1992; V.
TUSA, I sarcofagi romani in Sicilia, Roma 1995, n. 29; AA. VV. , Ulisse, il mito e la memoria,
Catalogo della Mostra, Roma 1996
SGTI: ORIGINI DI ROMA
Altro grande tema e' le origini mitiche di Roma, che si riscontra nei rilievi dell'Ara Pacis come nel fregio
della Basilica Emilia: il lungo fregio "storico" riporta la gioventu' di Romolo e Remo, la fondazione di Roma,
l'istituzione dei "Consualia" da parte di Romolo, il ratto delle Sabine, l'episodio di Tarpea.
Bibl.: G. CARETTONI, in RIASA, X, 1961, p. 5 ss. (MURA Lavinio, ratto delle Sabine, punizione di
Tarpea)
SGTI: PAETHON/FETONTE
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Personaggio mitologico, figlio di Helios e dell’eroina Climene che chiese di giudare il carro del padre solo
per un giorno., ma F. era troppo debole per reggere i cavalli immortali. Soggetto assai frequente nei rilievi,
nei mosaici, in numerosi sarcofagi. Della storia di P./F. viene rappresentato il dramma centrale e i
preparativi per la corsa: l’incontro con Helios, la preghiera a suo padre, l’esortazione del dio e la corsa del
carro, quindi il seguito del mito, con l’episodio culminante della caduta del carro, e la metamorfosi delle
sorelle di F., Kyknos e Héliades
Bibl.: H. SICHTERMANN, G. KOCH, Griechische Mythen auf römischen Sarkophagen
1975; LIMC, VIII, 1, Zürich und München 1994, pp. 350-354
SGTI: PATERA E BUCRANI
Il motivo della patera umbilicata e bucranio ornato da festoni, è rintracciabile nel fregio dorico ove i due
elementi decorativi si alternano alle metope. E' caratteristico di monumenti funerari, con esempi rinvenuti a
Sarsina, ad Isernia e Aquileia. Il motivo e' tipico della prima eta' augustea.
Bibl.: S. AURIGEMMA in Bull. Centro Studi di Storia dell'Architettura, 19, 1963, p. 29 fig. 16 (fregio
di Sarsina); G. CAVALIERI MANASSE, La decorazione architettonica romana di Aquileia, Trieste
e Pola, I , L'eta' repubblicana, augustea e giulio claudia, Aquileia 1978 (fregio di Aquileia); S.
DIEBNER, Aesernia-Venafrum. Untersuchungen zu den römischen Steindenkmalern zweier
Landstadte Mittelitaliens, Roma 1979 (fregio da Isernia); AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le
sculture, I, 7,2, Roma 1984, pp. 465-66 (fregio al Museo Nazionale romano)
SGTI: PEGASO
Cavallo alato, figura principalmente nel mito di Bellerofonte.
Bibl.: EAA, VI, Roma 1965, s.v.
SGTI: PELEO E TETIDE
Episodio connesso alle nozze di P e T.presente nel famoso sarcofago di Villa Albani in cui P. siede accanto
alla sposa.
Bibl.: G. KOCH, H. SICHTERMANN, Griechische Mythen auf römischen Sarkophagen
1975; LIMC, VIII, 1, Zürich und München 1994, pp. 251-269 s.v. Peleus
SGTI: PELOPE (vedi PELOPE E ENOMAO)
SGTI: PELOPE E ENOMAO
I due personaggi sono protagonisti della celebre gara per la conquista di Ippodamia. L’episodio principale
raffigura il momento della caduta di Enomao con Pelope occupa la parte centrale della scena.
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Raffigurazione del mito sono su anfore, urne e soprattutto su sarcofagi databili tra il II e il III sec. d.C.
Pelope è raffigurato in abiti orientali con corta tunica e mantello.
Bibl.: EAA, III, Roma 1960, s.v. Enomao; EAA, VI, Roma 1965, s.v. Pelope; H. SICHTERMANN G.
KOCH, Griechische Mythen auf römischen Sarkophagen, Tübingen 1975; LIMC, VIII, 1, Zürich und
München 1994, pp. 282-287, s.v. Pelops
SGTI: PERSEFONE/PROSERPINA (vedi anche RATTO DI PROSERPINA)
SGTI: PLUTONE (vedi HADES/PLUTONE)
SGTI: PROCESSUS CONSULARIS
Soggetto raffigurante la processione che accompagnava il Console in Senato il giorno in cui assumeva la
carica.
Questa iconografia deriverebbe direttamente dai rilievi pubblici ufficiali.
Si possono citare in questo gruppo il sarcofago di Acilia, un sarcofago nella Collezione Torlonia ed uno nel
Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Bibl.:H. SICHTERMANN, Spate Endymion Sarkophage Methodischen zur Interpretation, Baden
Baden 1966; B. ANDREAE, Processus consularis. Zur Deutung des Sarkophags von Acilia, in Opus
Nobile, Festschrift zum 60 Geburstag von J. V. Jantzen, Wiebaden 1969, p. 3 ss.
SGTI: PROFECTIO
La scena della "profectio" secondo lo schema iconografico classico, si compone nella posizione principale
dell'imperatore in abito da viaggio, incedente, con Vittoria alata, Genii del Popolo e del Senato, che viene
invitato da Marte e Minerva (sempre armati secondo l'iconografia classica ).
La scena viene composta con figure di sfondo generiche (Littori, soldati ). Poteva trovarsi anche la
rappresentazione della "Porta Triumphalis".
Bibl.: F. MAGI, I rilievi flavii del Palazzo della Cancelleria, Roma 1946 (rilievi della Cancelleria);
Rilievi Storici Capitolini, Roma 1986 (rilievi Aureliani)
SGTI: PROMETEO (vedi PROMETHEUS/PROMETEO)
SGTI: PROMETHEUS/PROMETEO
Lo schema della liberazione di P. da parte di Eracle in versione frontale, documentato la prima volta in un
gruppo di Pergamo, ritorna in numerosi rilievi e sarcofagi; qui P., è quasi crocifisso dalla roccia con la
gamba sollevata. Oltre che come donatore di fuoco, un’estensione di P. lo fa divenire il creatore che
modella dal fango le statue e infonde loro la vita.
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Il mito di P. che crea il primo uomo è il soggetto di alcuni sarcofagi di un'officina romana; nelle raffigurazioni
sui sarcofagi lo troviamo al centro della scena, mentre pensieroso contempla il corpo di creta a cui si
accingerà a dar vita che in questo caso è rappresentata da Psyche sospinta dagli Eroti.
Nella scena sono presenti le principali divinità dell'Olimpo: Giove, Giunone, Mercurio, Nettuno.
Questi sarcofagi sono datati nell'ambito del IV sec. a. C., uno di essi, rinvenuto a Pozzuoli, è conservato
nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Bibl.: EAA, VI, Roma 1965, s.v. ; Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, a cura di S. De Caro,
Napoli 1994, pp. 128-9; LIMC, VII, 1, Zürich und München 1994, pp. 531-553
SGTI: PROSERPINA (vedi ratto di Proserpina)
Divinità italica corrispondente in certo modo a Persefone, altro nome Kore. L’episodio del ratt
con molte varietà.
EAA, VI, Roma 1965, vedi anche EAA, IV, s.v. Kore
SGTI: RATTO DELLE LEUCIPPIDI
Bibl.: G. A. MANSUELLI, Le Sculture della Galleria degli Uffizi, I, Roma 1958
SGTI: RATTO DI PROSERPINA
La dea appare rappresentata nel momento culminante del rapimento da parte di Hades/Plutone: il dio ha
trascinato la dea sul carro, con erote che incita i cavalli. Plutone e' rappresentato piu' grande e cinge con la
destra la dea (con seno destro scoperto e mantello svolazzante). La scena e' rivolta verso destra. Possono
essere presenti altre divinità come Atena o Hermes o Afrodite. Alcune volte compare anche Demetra,
intenta a seguire il rapitore della figlia. In alltri casi, troviamo la raffigurazione di Ade che sopraggiunge
mentre P. e le sue compagne colgono i fiori.
Si aggiungono pochi elementi simbolici come il serpente sotto la quadriga, o in altri esempi anche i fiori e il
cesto della dea rovesciato, allusivi al momento prima del rapimento. Particolarmente nei sarcofagi romani, il
ratto di P./ Kore viene narrato in tutti i suoi particolari.
Il mito del ratto di Proserpina e' molto diffuso sui sarcofagi, altari funerari e cinerari, are ed urne, per il suo
stretto contatto con il mondo degli Inferi.
Bibl.: AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le sculture, I, 2, Roma 1981, I , 2, p. 361 ss. (rilievo su
altare cinerario con ratto di Proserpina); H. SICHTERMANN G. KOCH, Griechische Mythen auf
römischen Sarkophagen, Tübingen 1975
SGTI: RHEA SILVIA (vedi MARTE)
Rappresentata semidistesa, dormiente, in associazione a Marte (Vedi) che la scopre. Rappresentazione
iconografica che si ritrova raramente e su sarcofagi databili dalla fine del II al primo trentennio del III d.C.
Bibl.: C. ROBERT, Die Antiken Sarkophagreliefs, III, Berlin 1904, 2, pp. 228 ss.; H.
SICHTERMANN G. KOCH, Griechische Mythen auf römischen Sarkophagen, Tübingen 1975; G.
KOCH, H. SICHTERMANN, Römische Sarkophage, München 1982; AA. VV., Archeologia a
Roma, La materia e la tecnica nell'arte antica, Roma 1990, p. 89 ss.; LIMC, VII, 1, Zürich und
München 1994, pp. 615-620
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SGTI: SACRIFICIO
Connesso con la celebrazione di avvenimenti, si compone con la rappresentazione principale dei "victimarii"
e degli animali da sacrificare (in genere scrofa, pecora e bove nella iconografia classica del "suovetaurilia"
anche se si rinviene nell'ordine inverso). Gli animali, generalmente incedenti, presentano le classiche
ghirlande decorative (toro nel Rilievo dell'Ara Pietatis Augustae, c. d. rilievi plutei di Traiano, rilievi base
dei Decennali).
Nei rilievi della Pietatis Augustae si ha anche la fase della "mactatio" (si veda anche l'ara di C. Manlio).
Come nell'ara di C. Manlio e nella base dei Decennali può essere connessa a scena di "lustratio" (rilievi
Aureliani).
Scene di sacrificio possono decorare anche la fronte dei sarcofagi e generalemente alludono alla virtù del
defunto (pietas).
Bibl.: I. SCOTT RYBERG, MAAR, XXII, 1955, p. 65 ss. (rilievi dell'Ara Pietatis Augustae); Id., ibid
, p. 84 ss. (rilievo dell'ara di C. Manlio); H. RUDIGER , Antike Plastik, XII, 1973, p. 161 ss.
(rilievi plutei di Traiano); H. KAHLER , Das Funfsaulendenkmal fur die Tetrarchen auf dem Forum
Romanum, Berlin 1964 (base dei Decennali); Rilievi Storici Capitolini, Roma 1986 (rilievi Aureliani);
V. SCRINARI, Catalogo delle sculture romane, Museo di Aquileia, Roma 1972, p. 183 scheda 561
(rilievo con Vicomagistri sacrificanti); AA. VV., Le collezioni del Museo Nazionale di Napoli, I, 2,
Roma 1989, p. 116 scheda 104 (rilievo con victimarii e tori); G. FOTI, Museo Nazionale di Reggio
Calabria, Cava dei Tirreni 1973, p. 79, n. 55 (rilievo con sacrificio); AA. VV. Museo Nazionale
Romano, Le Sculture, 10, 1, Roma 1995, 83
SGTI: SCENA NUZIALE (vedi DEXTRARUM IUNCTIO)
SGTI: SCENA PASTORALE
Rappresentazione di pastori con il cane accanto e le greggi accovacciate o pascolanti ed altri elementi si
ritrovano su innumerevoli sarcofagi e coperchi di sarcofagi soprattutto nell’ultimo terzo del III sec. d. C. I
precedenti sono da rintracciare nei sarcofagi di età severiana con raffigurazione del mito di Endimione
(vedi).
Bibl.: P.E.ARIAS, E. CRISTIANI, E. GABBA, Camposanto monumentale di Pisa. Le antichità, Pisa
1977; AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le sculture, I, 10, 1, Roma 1995, n. 65 (con bibl. prec.)
SGTI: SCENA DI BATTAGLIA
Tema sviluppato nell’ambito dei fregi, rilievi e dei sarcofagi. Ad esempio nel fregio traianeo dell’arco di
Costantino, l’imperatore è al centro, a cavallo, che irrompe nella battaglia seminando il panico fra i nemici;
è seguito da signiferi e si scorgono sullo sfondo le truppe. A volte in simili rappresentazioni l'ingresso
vittorioso dell'imperatore viene accompagnato dalla figura della Vittoria in atto di incoronarlo. Anche
questo soggetto ha chiari riferimenti alla realtà storica ove si esalta la figura dell'imperatore e in genere le
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scene sono calate in realtà convenzionali.
Nei sarcofagi il quadro è raffigurato sui tre lati in un unico svolgimento con l'azione principale sulla fronte
della cassa, e in genere definita sui lati da elementi stanti (trofei, prigionieri, Vittorie alate, che però nel c. d.
"Sarcofago Grande Ludovisi" divengono un tutt'uno con la scena frontale).
Il motivo può essere continuo, tipo fregio, come nel sarcofago della Galatomachia ove la sc
susseguirsi di combattimenti singoli senza figura preminente centrale.
Ciò invece accade nella produzione tardoantoniniana ove in genere appare una figura preminente centrale
(il comandante), più grande degli altri, che spicca nella mischia, come accade nel sarcofago di Portonaccio.
Le figure di Barbari sono un soggetto assai diffuso che compare tra la fine del II e gli inizi del III sec. d. C.;
gli esemplari più recenti non sembrano oltrepassare il 200-210 d.C.
Uno schema particolare, sviluppato a partire dal 180-190 d.C. è quello del combattimento a mischia.
Bibl.: per il fregio traianeo dell’arco di Costantino: M. PALLOTTINO, Il grande fregio di Traiano,
Roma 1939; per i sarcofagi: AA. VV., Museo Nazionale Romano, I, 8, Roma 1985, VI,5 (sarcofago
della Galatomachia); ibid., IV, 5 (sarcofago di Portonaccio); AA. VV., Museo Nazionale Romano, I, 5,
Roma 1983, 25 (sarcofago Grande Ludovisi); per il combattimento a mischia: cfr. B. ANDREAE,
Motivgeschichtliche Untersuchungen zu den romischen Schlachtsarkophagen, Berlin 1956 pp. 15 s,
85 s.
SGTI: SCENE DI MUNERA GLADIATORIA (vedi anche GLADIATORE)
Scene che riguardavano spettacoli di g. ornavano la fronte di sepolcri di personaggi di condizioni
economiche agiate, probabilmente in riferimento a spettacoli offerti in vita o durante la stessa cerimonia
funebre.
Nei monumenti sepolcrali, soprattutto su stele e rilievi si hanno numerosi esempi di lotte fra g., spesso
disposte su fasce sovrapposte, dove talvolta uno dei soggetti viene raffigurato nelle varie fasi in cui figura
sempre vincitore. Talvolta, infatti, questi rilievi ornavano le tombe degli stessi gladiatori.
Bibl.: per la serie di rilievi presenti nel Museo Nazionale Romano: AA, VV., Museo Nazionale Romano,
I, 2, Le sculture, Roma 1981, pp. 219-228
SGTI: SCENE DI PALESTRA
Bibl.: AA. VV., Museo Pio Clementino, Cortile ottagono, Berlin New York 1998, p. 140
SGTI: SFINGE
Bibl.: AA. VV., Domus, viridaria, horti picti, Napoli 1992
SGTI: SIRENE (vedi ULISSE E LE SIRENE)
SGTI: STRAGE DEI NIOBIDI
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Soggetto utilizzato per un gruppo di sarcofagi dalla stessa iconografia.
Un gruppo di giovani a cavallo tenta di sfuggire alle frecce di Apollo e Artemide seguendo così il racconto
di Ovidio.
Articolati in gruppi di due o tre personaggi questa serie di sarcofagi eredita l'iconografia da un prototipo
comune di età tardo-ellenistica.
Tra questi si possono citare il sarcofago del Laterano e quello di Venezia.
Bibl.:per il sarcofago del Laterano: C. Robert, Die antiken sarkophagreliefs, Berlin 1919, III, 3, p. 381;
per il sarcofago da Venezia: idem , in ibidem, III, 3, p. 383, t. C, 316; EAA , supplemento 1970, Roma,
s.v. sarcofago; G. KOCH, H. SICHTERMANN, Römische Sarkophage, München 1982
SGTI: TELLUS (vedi anche OCEANO E TELLUS)
Appare spesso con cornucopia, patera, cesto di fiori e frutta in grembo. Talvolta accanto ha una
giovenca o una pecora e nella qualità di dispensatrice di cibo per il genere umano ha intorno fanciulli
mortali. Nel campo funerario T. viene usata largamente per urne e sarcofagi a cominciare da quelli
mitologici dove viene raffigurata a partire dai decenni centrali del II sec. d. C. La sua figura appare
semidistesa, talvolta come busto emergente dal suolo e ben presto diviene motivo di repertorio. La
presenza di T. è usuale dalla prime e media età antonina, nei sarcofagi con ratto di Proserpina (vedi), sotto
il carro di Plutone o di Cerere,, in quelli con mito di Endimione (vedi), sotto il carro di Luna nella scena
della partenza). T. è frequente nel tardo III secolo nei sarcofagi con mito di Fetonte (vedi) e di Prometeo
(vedi), è talvolta presente nei sarcofagi con rappresentazione di Marte e Rhea Silvia (vedi), Marte e
Venere, Medea (vedi), Giudizio di Paride (vedi), Sette contro Tebe, Trittolemo.
Bibl.: EAA, III, Roma 1960; s.v. Gea; LIMC, VII, 1, Zürich und München 1994, pp. 879-889, s.v.
Terra Mater
SGTI: TESEO (vedi anche ARIANNA, vedi anche IPPOLITO)
Bibl.: LIMC, VII, 1, Zürich und München 1994, pp. 922-951
SGTI: THIASOS DIONISIACO
Bibl.: AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le sculture, I, 2, Roma 1981
SGTI: THIASOS MARINO
Il tema del (corteo) thiasos marino, con Nereidi, Tritoni, o semplicemente figurazioni di animali marini
reali come i delfini o fantastici come pantere, caproni marini, è alquanto diffuso nell'arte romana.
Questi temi vengono utilizzati sulle fronti dei sarcofagi a partire dall'età antoniniana; nel III sec. vengono
ampliate le figure che compongono il thiasos introducendo anche gli eroti impegnati in vari atteggiamenti,
spesso con i delfini, compagni dei loro giochi.
Accanto alle raffigurazioni con temi marini, a partire dalla metà del II sec. d. C., compare il ritratto del
defunto (o della defunta) entro clipeo o conchiglia sull'asse centrale della composizione, sorretto da Tritoni,
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Centauri marini, più eccezionalmente da Nereidi. L'imago del defunto va a sostituire altri motivi quali il
gorgoneion o la maschera di Oceano.
Nell'ambito dei sarcofagi con temi marini esistono rari esemplari, a partire dal 200 d. C. con tema
centrale avente per soggetto Poseidon sul carro oppure le toletta di Afrodite entro una conchiglia.
Bibl.: A. RUMPF, Die Meerwesen, Berlin 1939. Die Antiken Sarkophagreliefs. V,1.
H. BRANDERBURG, in JdI, 82, 1967 (per l'interpretazione simbolica del corte marino)
H. SICHTERMANN, in JdI, 85, 1970
H. WREDE, in Festschrift fur G Kleiner, Tubingen 1976
SGTI: TRIONFO INDIANO (vedi anche DIONISO)
Si riferisce alla spedizione di Dioniso in oriente. L’episodio si esprime in un fastoso corteo nel quale giovani
satiri seguono il dio in sella agli elefanti sui quali sono spesso anche prigionieri legati. La scena principale è
occupata dal carro di D. trainato da una coppia di elefanti. Il motivo rientra nel repertorio utilizzato per la
decorazione dei sarcofagi di fabbrica urbana diffusi nel II-III sec. d. C. (età antoniniana e primo periodo
severiano).
Bibl.: AA. VV., Museo Pio Clementino, Cortile ottagono, Berlin-New York 1998, p. 304
SGTI: TRITONE
Creatura metà umana e metà pesce, largamente utilizzata anche grazie alle indubbie qualità decorative.
Impiegato per sostegni di statua, rilievi, decorazioni, acroteri, fontane. E’ noto il gruppo nella Sala degli
Animali.
Bibl.: EAA. VII, Roma 1965, s.v.
SGTI: ULISSE E LE SIRENE (vedi anche ODYSSEUS/ULISSE)
La scena di Ulisse e le Sirene entra solo in epoca tarda a far parte del repertorio decorativo dei sarcofagi.
Si nota nella scena che Ulisse è legato insieme ai compagni e vi sono tre sirene con busto di donne e artigli
da rapace di cui due suonano il flauto o la lira.
Bibl.: EAA, VII, Roma 1965, s.v. Sirene
SGTI: VENATOR/ES (cfr. anche caccia)
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Figure servili generalmente con corta tunica, che si rintracciano nei sarcofagi con scene di caccia (vedi). Il
loro compito svolto a piedi di corsa era quello di stancare l’animale in ausilio del cacciatore vero e proprio,
a cavallo.
Bibl.: Bibl.: EAA, II, Roma 1959, s.v. caccia; P.E.ARIAS, E. CRISTIANI, E. GABBA, Camposanto
monumentale di Pisa. Le antichità, Pisa 1977; B. ANDREAE, Die rõmischen Jagdsarkophage, Berlin
1980; AA. VV., Palazzo Mattei di Giove, Le Antichità, Roma 1982; AA. VV., Museo Nazionale
Romano, Le Sculture, I, 10, 1, Roma 1995: sarcofagi con scene di vita umana: caccia
SGTI: VITTORIA/E
Il motivo iconografico delle Vittorie sostenenti un clipeo, precedente a quello con Eroti in posizione simile,
viene utilizzato nell’arte funeraria a partire dal I sec. d. C. Si tratta in questo caso di una derivazione di un
motivo proprio dell’arte romana ufficiale di carattere onorario ereditato a sua volta dal tema già diffuso
nell’arte greca del trofeo eretto da parte di una V.. Questo tema viene associato all’uso della dedica di uno
scudo onorario in origine a colui che aveva vinto in battaglia, e più tardi, in età ellenistica, anche ai cittadini
benemeriti.
Bibl.: E. CRISTIANI, E. GABBA, Camposanto monumentale di Pisa. Le antichità, Pisa 1977; AA.
VV., Museo Pio Clementino, Cortile ottagono, Berlin New York 1998, p. 140
SGTI: VITTORIE SACRIFICANTI UN TORO
La Nike alata appare nell'iconografia con l'ampio chitone svolazzante, mentre il toro viene rappresentato
con gli ornamenti per il sacrificio. E’ in uso anche la rappresentazione di thymiateria.
Il motivo della Nike tauroctona diviene ufficiale in età traianea, si ritrova nella basilica Ulpia (M.E. Bertoldi
in StMisc, 3, 1961, t. VI) o nel fregio del tempio di Venere genitrice ma con Eroti tauroctoni (M. Floriani
Squarciapino,in MemLinc, s. VIII, II, 1950, p. 88 nota 1) ed è ricorrente su monumenti ufficiali ove
assume un significato rituale collegato al culto imperiale (si vedano i candelabri con l'incenso). Fregi di
questo tipo si trovano anche a Pompei e nell'arco di Traiano a Benevento.
Bibl.: F. W. GOETHERT, in JdI, 51, 1936, p. 79, figg. 10-11; M. ROTILI, L'arco di Traiano a
Benevento, Roma 1972, pp. 74 ss.; AA. VV., Museo Nazionale Romano, Le Sculture, I, 2, Roma
1981, pp. 95-97
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