la cia, la fine della jugoslavia ei suicidati di sofia

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LA CIA, LA FINE DELLA JUGOSLAVIA E I SUICIDATI DI SOFIA
Domenica 11 Marzo 2007 01:08
di Carlo Benedetti
E’ questa una storia di spie, di delitti, di suicidi, di disinformazioni e depistaggi. Ha come teatro
la Bulgaria e avviene in un clima di paurose reticenze, di cose dette e non dette. E, comunque,
tutte avventure di 007 finiti male. Si comincia - con una ricostruzione ovviamente
approssimativa - con quanto avvenuto a Sofia, in una fredda sera del 15 novembre scorso. A
rendere note queste vicende è ora il giornalista russo Stanislav Lekarev, che sulle pagine del
settimanale Argumenty fedeli descrive i retroscena dei servizi di Sofia. E, in particolare, pone
l’accento sul ruolo della Cia nella distruzione della Jugoslavia.La storia comincia con Bozhidar
Doicev, capo del reparto degli “Archivi e dossier segreti” della sicurezza che negli anni di Jivkov
era chiamata “Darzhavna sigurnost”. Doicev, come al solito, è al lavoro nel suo ufficio.
Passano varie ore - ormai è notte - e qualcuno va a bussare alla sua porta. Silenzio assoluto e
così i colleghi decidono di entrare. Doicev, 61 anni, sembra addormentato sulla scrivania dove
c’è però una grossa macchia di sangue che rivela subito quanto accaduto. E la prima versione
è che si sarebbe suicidato con un colpo in bocca. La sua pistola è sul tavolo ed è ancora calda.
Pagina chiusa, quindi, questa del 15 novembre? No, perchè nel clima generale di una Bulgaria
entrata in Europa, si aprono gli armadi. Escono molti scheletri che la “Darzhavna sigurnost”
teneva ben nascosti e, nello stesso tempo, si avanzano varie ipotesi sulla fine di Doicev. Non
suicidio, quindi, ma una esecuzione?
Il personaggio era infatti nel mirino di quasi tutti i maggiori servizi di spionaggio. Era lui il
custode di segreti che, se resi noti, potevano gettare nel panico intere diplomazie. E così a
Sofia la sua scomparsa (avvenuta nel momento in cui il ministero dell’Interno decideva di
togliere il segreto a 3000 dossier del periodo comunista) non è ritenuta come un gesto folle di
una persona in crisi. Perchè Doicev era - da oltre venticinque anni - il custode numero uno di un
archivio che non aveva eguali nel mondo. Superiore a quello del Kgb e della Cia proprio perchè
la Bulgaria aveva sempre avuto un ruolo di intermediazione tra le grandi centrali di spionaggio.
Doicev, di conseguenza, era in grado di sapere molto di più rispetto alle carte conservate.
Poteva essere il custode di un archivio super-segreto, un vero e proprio secondo livello...
Intanto vengono alla luce i nomi di circa 8000 agenti e di semplici delatori del periodo
comunista. In pratica si conoscono ora gli elenchi di quella nomenklatura alla quale era affidata,
sino al 1990, l’informazione segreta. E si viene a sapere che solo nella capitale Sofia gli agenti
erano 30.000 mentre nel resto del paese l’organico arrivava a 17.000 e si avvaleva di 45.000
“delatori spontanei”. Doicev era quindi in grado di intervenire su ognuno ottenendo informazioni
di vario carattere. Non solo politico ma anche e soprattutto economico-commerciale. Di qui la
tesi che viene avanti ora a Sofia e che il giornalista russo rilancia. E cioè che molti servizi
segreti di varie parti del mondo erano interessati alla fine di Doicev.
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LA CIA, LA FINE DELLA JUGOSLAVIA E I SUICIDATI DI SOFIA
Domenica 11 Marzo 2007 01:08
E così si vanno a rileggere vari dossier. Si ricorda, in particolare, che nel marzo 2001 dalla
Bulgaria vennero espulsi dei collaboratori russi del Gru (il servizio segreto dello stato maggiore
di Mosca) - Lomachin, Smirnov e Vlasenko - accusati di aver tentato di corrompere una
dirigente del ministero della Difesa bulgara, Leliana Guceva. Successivamente, nel 2002,
sempre a Sofia, fu condannato a quattro anni di reclusione il generale bulgaro Atanas
Semergiev ritenuto colpevole di aver distrutto 144.235 dossier dell’ex servizio di sicurezza. E un
altro scheletro che esce ora dagli armadi della “Darzhavna sigurnost” riguarda i rapporti della
Bulgaria con gli Usa. E’ però uno scheletro che l’attuale direzione bulgara teme particolarmente
in quanto non riguarda il vecchio regime, ma l’attuale sistema. I dossier dei quali si parla
sarebbero infatti dedicati alla Cia e al suo ruolo nella distruzione della Jugoslavia, nel 2000.
Doicev era al corrente di tutto? Conosceva nomi ed indirizzi? Risposte concrete, per ora, non ci
sono. Ma è certo che era il “custode” di documenti che se conosciuti potrebbero fare luce su
molte azioni degli americani e della Nato contro la Jugoslavia.
Il fatto è che nell’estate di quell’anno 2000 il Direttore della Centrale, George Tenet, raggiunse
un accordo con la sicurezza della Bulgaria per formare nel suo territorio un gruppo d’assalto
della Cia da impegnare per operazioni segrete in Jugoslavia. Fu appunto in questo periodo che
nella regione della città di Sciabla, sul Mar Nero, venne realizzato un centro segreto di ascolto
radio. Aveva come obiettivo quello di ascoltare le trasmissioni che avvenivano sui canali militari
della Bielorussia, dell’Ucraina, del Caucaso del nord e dell’Asia centrale. E in proposito si
ricorda che in quel tempo in Bulgaria era di casa il direttore dell’Fbi Louis Fre, il quale aveva
come compito quello di istruire gli agenti bulgari che dovevano infiltrarsi negli organi di
sicurezza della Russia.
Storie sempre più gialle che, forse, anticipano nuove pagine di storia della guerra fredda.
Pagine che, non a caso, il giornalista Stanislav Lekarev ha voluto intitolare: “Suicidi segreti a
Sofia” ricordando anche quel dissidente bulgaro Georgi Markov, che operava nella Bbc e che fu
ucciso a Londra con un ombrello dalla punta avvelenata. E rispolvera poi quella vicenda del
1991, quando si suicidò il dirigente dei servizi segreti bulgari, Savov, e quando - sempre nello
stesso anno - scomparve il magnate dell'editoria Robert Maxwell (il cui vero nome era Jan
Lodvik Hoch, sospetto agente del Mossad, il servizio segreto israeliano) che aveva ricevuto
dall’ex premier bulgaro Andrej Lukanov materiale sensazionale che proveniva dagli archivi
bulgari sulla partecipazione del Sis (il servizio segreto inglese, “Secret Intelligence Service”,
considerato la più grande fabbrica di spionaggio del mondo) all’uccisione di Markov.
Sempre Lekarev ricorda che nel 1993, in un incidente d’auto, moriva l’agente bulgaro Kozev,
al quale era stata affidata l’indagine sull’uccisione di Markov.
Brutte storie sulle quali la Bulgaria - ora “europea” - dovrebbe fare luce. In particolare sulle
vicende legate a quelle attività della Cia svolte contro la Jugoslavia, nel territorio bulgaro.
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