numero cinque - Istituto Europeo Leopardi

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numero cinque - Istituto Europeo Leopardi
Periodico gratuito dell’Istituto Leopardi di Milano - n. 5 Maggio 2007 - Anno II
www.istitutoleopardi.it - [email protected]
Immortale
L’uomo muore
l’assassino sacrifica
l’eroe si sacrifica;
GOCCIA DI MARE
Una speranza nella tristezza
Come una dolce rosa
il nostro amore è fiorito.
tra sete di sangue e cuore romantico
tra la differenza fra eroismo e omicidio,
buoni e cattivi, solo concetti relativi,
c’è che fa del bene
e diventa tragedia,
c’è che fa del male
e diventa leggenda.
Il tuo bacio è la foglia
più verde di questa
foresta di felicità.
Goccia di mare
che scivola
sulle mie guance
quando non sono
con te.
L’uomo è corrotto
l’ideale è ferito
la libertà è tradita;
i Neroni eletti a tradimento bruciano Roma e una Pharsalia
sul baratro denuncia quell’ombra,
un’Enea illusorio è accusato solo ora,
persone rapite da maschere
quanti sono i pregiudizi,
puntano il dito al simile
processando i propri vizi.
Uomini che uccidono
bombe che gridano
terra muta che piange;
falsi pretesti senza compromessi
spezzano, nello stridio di un sonoro gesso
il silenzioso chiasso dei passi umani,
uomini contro religioni
religioni contro uomini,
sangue del suo sangue
lascia morte alle proprie spalle.
Parole al cielo
parole al vento
giudizio al tempo;
ciò che nasce da dipendenza
quello che si credeva ormai concluso
ricomincia, Crocefisso, un amore odiato,
Salvati, per pietà, da una fiamma pura;
l’uomo, un’ ”acris iunctura” portata all’esasperazione
e la cosa più straordinaria
di un Mondo feroce.
Riccardo Bruno
Luigia Cimmino Caserta
In un freddo pomeriggio d’autunno in una Milano immersa nella pioggia e nella
nebbia il tuo sorriso e i tuoi
occhi sinceri spersi in quel
mare di gente mi fanno capire , che qualcosa di bello c’è
al mondo, tu , anche se tutto
sembra triste . tu che mi fai
provare forti emozioni tu che
porti il sole nelle mie giornate
buie solo tu che mi hai fatto
capire cosa vuol dire essere
felici , amare ed essere amati.
Annik Confalonieri
Il Labirinto Del Fauno
Siamo nella Spagna franchista del
1944 e la piccola Ofelia deve seguire la madre a casa del capitano
Vidal, comandante dell’esercito di
THE GOOD, THE BAD AND THE
QUEEN
-The good, the bad and the queenIl primo disco di questa nuova
“band-progetto” inglese si è subito
rivelato un’attrazione, non solo per
le musiche e le canzoni lente con
ipnotiche melodie, ma principalmente per la sua formazione. Questa “band-progetto” infatti, possiede il meglio della musica inglese
degli ultimi 30 anni: la voce ed il
genio di Damon Albarn (“Blur” e
“Gorillaz”), la chitarra di Simon
Tong (“Verve”, “Blur” e “Gorillaz”),
il basso leggendario dell’ex componente dei “Clash” Paul Simonon, e le percussioni di Tony Allen
(percussionista nigeriano negli
“Africa 70”). Un disco da ascoltare
solo per i nomi dei componenti.
La musica non è da meno, anche
se si sarebbe sperato in qualcosa
di meglio. Il disco si può definire
classicamente inglese ed è stato
capace di cogliere l’eredità lasciata da album rivoluzionari come
“Sandinista!” e “London Calling”
dei Clash, anche se con toni più
delicati e cupi con i quali racconta
“la disperata situazione della so-
Franco. Per sfuggire a questa
difficile situazione la giovane Ofelia trova rifugio in un mondo immaginario, che le apre le porte di un
misterioso labirinto che ha scovato
vicino alla grande casa di famiglia
e dove il Fauno, la magica creatura che fa da guardiano al labirinto
stesso, le rivela che è proprio lei la
principessa smarrita di un regno
magico. Per trovare la verità e il
proprio destino, come in una qualsiasi fiaba, Ofelia dovrà superare
tre difficilissime prove. Con questo
film Guillermo Del Toro lascia da
parte gli effetti digitali, e questo lo
porta a vincere l’Oscar per Miglior
Trucco, Miglior Fotografia, e quello
per la Migliore Scenografia, oltre
alle Nominations per Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Colonna Sonora e Miglior Film Straniero.
Giovanni Fantoni
cietà moderna” (citando Paul Simonon). Il gruppo definisce le
canzoni come “in movimento, mobili”, in quanto una combinazione
tra passato e presente; raccontano
di fatti che successero in passato,
che succedono ancora oggi e che
di certo non smetteranno di succedere in futuro, come la guerra,
tema più volte affrontato.
Il meglio di questo album è sicuramente “Kingdom of Doom”, anche
se non sono da meno “History
Song”, “80’s Life”, senza dimenticare “Green Fields”.
E’ interessante anche la copertina
del disco, creata dall’artista visionario Gustave Dorè, dove è ritratta
una Londra inghiottita dalla fiamme.
Il gruppo riesce bene a far trasparire la passione per ciò che sta
facendo e si sente nelle loro melodie l’energia e il sentimento che ci
mettono, trattando anche di argomenti che li riguardano da vicino. Il
risultato è un disco pessimistico,
ma al contempo molto bello, che
sa appassionare raccontando la
Londra di oggi.
Cella Francesca
Apologia del latino
Sicuramente ogni studente di una scuola superiore di
impostazione classica si sarà chiesto almeno una volta il perchè
dello studio del latino. Per molti,
sicuramente, la risposta non sarà
parsa così evidente poiché è più
semplice rinunciare piuttosto che
interrogarsi sui motivi dell'importanza dell'insegnamento del latino
nelle scuole. Ma le risposte ci
sono, poiché l'insegnamento del
latino è importante quanto quello
dell'italiano. Infatti, essendo l'italiano una lingua neolatina, la conoscenza delle parole latine aiuta
moltissimo nella comprensione
dell'etimologia di quelle italiane.
Ed anche la conoscenza della
grammatica latina influisce positivamente sulla capacità di espressione di una persona, poiché una
buona base grammaticale è il
miglior punto di partenza per una
buona capacità di espressione in
italiano corretto. Inoltre, una buona
conoscenza del latino permette di
comprendere le opere classiche
romane nella loro versione originale. Ora, su questo punto potrebbe
nascere una domanda spontanea,
sul motivo per cui fare lo sforzo di
leggere un testo in lingua originale
se ne esiste la traduzione nella
nostra lingua. Questo è un atteggiamento generale che non vale
solamente per la lingua latina, ed
ha, pertanto, una risposta comune:
le traduzioni di qualunque testo
presentano sempre un commento
in più oltre a quello dell'autore,
ovvero quello del traduttore che,
già semplicemente nella scelta
lessicale, introduce il suo commento, la sua interpretazione;
magari involontariamente, ma in
qualche modo ne lascia una traccia. Per questo motivo è sempre
meglio leggere i testi in versione
originale , per poter essere direttamente a contatto con l'autore e
non con il suo traduttore.
Ma questa, probabilmente, non è
l'unica domanda che potrebbe
sorgere, infatti un'altra comune si
insinua spesso, e cioè: come mai
si dovrebbe studiare una materia
che non interessa? Questa do-
manda estesa ad ogni campo di
competenza, è frutto di uno stadio
d'ignoranza completa. Anche qui
c'è una risposta e, questa volta,
tocca l'orgoglio di ogni persona.
Infatti la conoscenza in generale, e
quindi anche del latino, è considerata una virtù ed un pregio. L'orgoglio di ognuno, solitamente, tende
a portare un individuo a considerare di voler essere ricordato per i
suoi meriti e non per i difetti. Inoltre più vaste sono le conoscenze
di una persona, maggiori opportunità avrà nel mondo del lavoro.
Pertanto, l'insegnamento del latino
è importante per costruire la cultura di una persona e, quindi, la
persona stessa. E, dando per
scontato il fatto che sia importante
che i licei generino persone di
cultura, è importantissimo che gli
studenti imparino la lingua latina.
Alberto Bersani
Direttore Responsabile
Maria Rossella Sironi
Collaborano per la redazione
Edi Copreni, Angelo Alberti,
Pierdomenico Palazzi, Maria
Rossella Sironi, Lorenzo Tomassini, Silvia Borella
Sede
Istituto Europeo Leopardi
Via del Carroccio, 9
20123 Milano
Stampato presso
Arti Grafiche Donati - Cormano
MI
Numero 5
Registrato presso il Tribunale di
Milano con il numero 196 del
20 marzo 2006
INTERVISTA AL PRESIDE ALBERTO EMANUEL
DOMANDA-RISPOSTA
BUONGIORNO PRESIDE EMANUEL, VORREMMO PORLE QUALCHE DOMANDA RELATIVA ALLE INIZIATIVE DEL GIORNALINO SCOLASTICO…è
PRONTO??
Lei è in carica come preside da circa quindici anni, i rapporti coi ragazzi sono cambiati in meglio o in peggio durante la sua presidenza ?
Risposta: sempre più necessari e di conseguenza migliorati.
l’educazione dei giovani di oggi è assai diversa da quella dei giovani degli anni ’80?
Risposta: nei ragazzi di oggi si riscontra una certa fragilità nell’affrontare le difficoltà.
la figura del preside, secondo lei, è giusto che in qualche modo ricalchi la figura paterna?
Risposta: no, nessuno può sostituire un genitore; un docente deve però esser corretto e disponibile quindi autorevole e non autoritario.
Come e perché ha intrapreso la cariera del preside?
Risposta: Perché dal 1975 mi hanno proposto incarichi di coordinamento e direzione.
Quali sono le sue considerazioni riguardo piercing e tatuaggi all’interno dell’ambiente scolastico?
Risposta: Per non infierire dico che non li trovo di buon gusto.
Come vedrebbe un corso di educazione sessuale distribuito nei 3 anni del triennio?
Risposta: Positivamente, ma è molto difficile trovare esperti convincenti. Io comunque appartengo ad una generazione di autodidatti con ottimi risultati, ma
dipende anche dall’educazione generale.
Secondo lei una giusta presidenza potrebbe porre fine al fenomeno negativo del bullismo giovanile all’interno di un contesto scolastico?
Risposta: Si, anzi dovrebbe e deve..e lo posso dire a ragion veduta.
Molti studenti sono preoccupati per il ritorno alla “vecchia” maturità proposta e approvata dal governo. Quali consigli darebbe a noi studenti in proposito?
Risposta: L’unica preoccupazone che uno studente deve avere è quella di responsabilizzarsi: pensate che milioni di persone hanno già fatto quello che a voi
si chiede senza allarmismi esagerati.
Lei è in questo istituto ormai da parecchi anni; nell’ultimo quinquennio vi è stata un’esponenziale crescita degli iscritti in questo istituto e più in generale nelle
scuole private. Cosa pensa di questo fenomeno?
Risposta: Sinteticamente: serenità e serietà.
Quali sono i punti di forza del nostro istituto e quali vorrebbe rafforzare?
Risposta: Idem come sopra.
Concludendo vorremmo esser più ragazzi e meno intervistatori porgendole alcune domande flash al fine di avvicinarla all’ammaginario collettivo..pronto????
vino o birra? VINO ROSSO
Destra o sinistra? NON RISPONDO
Rai o Mediaset? C’è DEL BUONO E DEL CATTIVO IN ENTRAMBE
Croce o Marx? INVITO A STUDIARLI BENE ENTRAMBI E PREOCCUPARSI DI LASCIAR LA POLITICA FUORI DALLA SCUOLA
Pro o contro:all’aborto, alla riapertura delle case chiuse, alla legalizzazione delle droghe leggere, all’eutanasia e ai DICO?ABORTO STRETTAMENTE
TERAPEUTICO, NO ALLE CASE CHIUSE, DECISAMENTE NO ALLE DROGHE LEGGERE, EUTANASIA E DICO SONO ARGOMENTI DA
AFFRONTARE APPROFONDENDO CONDIZIONI E LIMITI IN MODO RIGOROSO E POI INTERPELLARE LA PROPRIA COSCIENZA.
GRAZIE PER LA SUA GENTILE COLLABORAZIONE……………ALLA PROSSIMA!!!!!!
Franchino, Gallo
MUSEO EGIZIO
E NON SOLO…
“ Dada non ha mai preteso di avere qualcosa a che fare con l’arte!”
Da qui la domanda : che cos’è
Dada?… sicuramente non è un
artista ,ma viene identificato come
un movimento artistico di protesta
culturale per la società violenta
negli
anni
1 9 1 6- 1 9 2 2
(Zurigo).
Nella mostra,
allestita
a
Pavia, vengono presentati
nomi di grande importanza; Borthnik, Grosz, Duchamp,
Hausmann, Man Ray; solo per
citarne alcuni.
Il loro obiettivo era quello di prendere un oggetto di vita quotidiana
e decontestualizzarlo (ne è chiaro
esempio “caveau” di Man Ray),
inventando così la tecnica del
ready-made.
Altre tecniche usate sono il radiogramma (tecnica con la quale si
impressiona il negativo con la luce
posizionando degli oggetti davanti
alla pellicola, senza fare la fotografia), il collage e il fotomontaggio.
Questo movimento influenzerà la
Neo-Avanguardia a partire dal
1950 con artisti come Cavellini, De
Vree, Sarenco, Innocente, Pierre
Garnier (neoggettista).
Federica Piccolo,
Barbara Castellano
14 febbraio: gita di istruzione a
Torino per le classi 1a e 2a Rag. e
1a LL.
Per vedere cosa? Naturalmente il
Museo Egizio, ma anche l’Armeria
Reale, meno nota ma molto interessante! In realtà l’itinerario prevedeva anche una puntatina al
borgo medioevale del Parco del
Valentino, ma il ritardo di una guida del Museo Egizio ci ha impedito
di visitarlo. Peccato!
Dei reperti egizii è superfluo parlare, perché tutti li conoscono, mentre qualcosa vogliamo dire dell’Armeria.
Annessa al Palazzo Reale, raccoglie le armi di ogni epoca (dalla
preistoria alla prima guerra mondiale) delle collezioni di casa Savoia. Particolarmente interessante
è la Galleria del Beaumont, dove
sono allineati cavalli, cavalieri e
armature, mentre le pareti sono
coperte di vetrine contenenti lance, pugnali, alabarde, balestre,
pistole…
La guida, che ha avuto il non facile
compito di catturare l’attenzione di
una quarantina di ragazzi, ha spiegato che tutti i cavalli esposti avevano il pelo naturale, ma quel che
ci ha più impressionato è stata la
statura dei cavalieri: decisamente
bassa!
Le armature, però, erano da ammirare, soprattutto quelle cinquecentesche da parata: decorate con
fregi in oro e argento, abbellite da
elmi piumati e spade finemente
lavorate, rendevano quasi impossibili i movimenti, tanto che i cavalieri, come ci ha spiegato la guida,
dovevano essere aiutati a montare
in sella e a scendere da cavallo
con una specie di paranco.
Sfortunatamente non siamo riusciti
a vedere tutto, anche perché il
tempo a disposizione era limitato,
ma l’importante è aver aperto uno
spiraglio su uno dei tesori di Torino.
La 1a Rag
Giorno: 18 Marzo
Primo giorno di navigazione,
il viaggio per il porto dura poco,
circa due ore. All’arrivo, l’equipaggio si sistema negli alloggi, consuma il primo pasto insieme e si
prepara al silenzio; prima, però, il
comando di flotta chiama tutti gli
ufficiali e i loro vice per istruirli
sulle operazioni dell’indomani
mattina. Finita la riunione gli equipaggi tornano nei propri alloggi e
passano la prima notte.
Giorno: 19 Marzo
Secondo giorno di navigazione,
la sveglia arriva in prima mattina,
gli equipaggi si preparano e scendono per la colazione comune.
Fatta la preparazione dell’equipaggiamento, ci imbarchiamo sulle
nostre navi e ci dirigiamo in una
vicina isola, la più grande dell’arcipelago. Arrivati, sbarchiamo nei
pressi di una missione cattolica
sull’isola. Veniamo accolti con
gentilezza dai missionari e partecipiamo attivamente al rito. In seguito, abbiamo circumnavigato l’isola
e ne abbiamo raggiunto la zona
più popolata. Qui, dividendoci in
equipaggi, diamo inizio alle operazioni, cominciando a cercare le
informazioni richiesteci dal comando tra la popolazione autoctona.
Torniamo al porto del comando
sfuggendo per poco a un tifone
tropicale, riunendoci sulla strada al
resto della flotta di stanza al porto;
arrivati consumiamo il pranzo tutti
nella mensa comune. Dopo in un
breve periodo di pausa, ci siamo
concessi, per rilassarci, una partita
a cricket con anche la presenza
dell’ammiraglio Dotti e giocatori da
tutte le navi. Poi, suddivisi in equipaggi, abbiamo riunito le informazioni ottenute dalla popolazione
indigena coordinati dal comando di
flotta.
Giorno:20 Marzo
Terzo giorno di navigazione,
è il terzo giorno e la routine della
vita in mare è già parte integrante
dell’equipaggio. Il mattino come
già per il primo giorno ogni equipaggio sale sulle rispettive navi e
la flotta salpa alla volta della cittadella coloniale più popolata dell’arcipelago. Lì tutti gli equipaggi fanno un giro per il centro della cittadina raccogliendo informazioni dagli
indaffarati
cittadini. In
seguito alcune figure di
rilievo della
flotta, tra cui
me, accompagnato dal
mio fedele
mozzo Tommaso, abbiamo incontrato
uno dei generali dell’esercito che ci ha
spiegato nel
dettaglio alcuni risvolti
delle informazioni carpite
dagli equipaggi. Nel
frattempo il
resto dell’equipaggio
raccoglieva
informazioni e
faceva provvi-
Stage a Borno 2007
ste nella città. In seguito all’ora
prestabilita la flotta è salpata per
tornare al sicuro porto del comando. Qui abbiamo consumato il
solito pasto tutti insieme. Dopo
pranzo, vari membri degli equipaggi, tra cui il sottoscritto hanno fatto
una partita seria, tenendo conto
dei punti, a cricket. Il pomeriggio
tutti gli equipaggi hanno, con le
informazioni forniteci dagli isolani,
tracciato le rotte per i prossimi
giorni e cominciato a mettere insieme i pezzi del complicato mosaico del misterioso arcipelago.
Giorno: 21 Marzo
Quarto giorno di navigazione
Per il terzo e ultimo giorno consecutivo la flotta esplora e indaga
nell’arcipelago. Il mosaico si fa
sempre più chiaro e la routine dei
compiti è ormai automatizzata
dalla ciurma; i pasti e i doveri sono
affrontati da tutti gli equipaggi con
tranquillità. Nel primo pomeriggio
come ormai di rito io e vari membri
delle flotta ci siamo riuniti per
giocare a cricket: questo ha per
fortuna allentato la tensione. L’equipaggio sembra un po’ agitato,
probabilmente, soffre la stanchezza o la pressione, alcuni membri si
sono innervositi a causa della
poca partecipazione di un marinaio ai lavori a bordo. Nell’isola
oggi visitata abbiamo riscontrato
un’ostilità negli indigeni che si
sono dimostrati diffidenti nei nostri
confronti. L’insieme di tutti questi
fattori ha turbato l’equilibrio della
squadra ma, con il finire dei lavori
nel pomeriggio e la serata libera,
sono sicuro che i marinai si rilasseranno approfittando dei vari
svaghi presenti al porto, ovviamente gustando quello che fa di
un equipaggio una ciurma……il
rum. Domani affronteremo la giornata più pesante effettuando la
traversata tra gli arcipelaghi, un
tratto pieno di insidie,le quali possono far ammattire la più disciplinata delle ciurme fino a portarla
all’ammutinamento.
Giorno: 22 Marzo
Quinto giorno di navigazione,
oggi è giovedì e la traversata è
dura, ma noi siamo motivati a
essere l’equipaggio più veloce a
giungere dall’altra parte. A metà
mattina c’è un intoppo con le vele
che vengono strappate da una
serie di raffiche improvvise che ci
lasciano senza possibilità di movimento. Ci salva un’idea molto
astuta che ci fa procedere più
lentamente, ma ci fa muovere,
cioè rattoppare le vele divise in
due. La traversata è perigliosa
come raccontavano, ma l’equipaggio è unito e quindi arriviamo al
pranzo senza altri problemi. Il
pranzo è una piacevole pausa
durante il viaggio; per questa ci
riuniamo a altri equipaggi poiché
la velocità delle loro navi, superio-
re alla nostra, ha fatto si che ci
raggiungessero. Dopo il pranzo,
ancora un po’ di svago e poi di
nuovo in viaggio. Nel pomeriggio
la Tonale tira fuori il suo carattere,
forse grazie al migliore affiatamento dopo la promozione sul campo
del mozzo Tommaso a mio vice e
assistente, posto vacante dopo la
disonorevole destituzione del
guardiamarina Mongiardo. Arrivati
a sera entriamo in porto e ceniamo. Appena dopo cena tutti gli
equipaggi sono chiamati a esporre
al comando le informazioni ottenute. Fatto ciò, nell’incertezza dei
risultati, andiamo a dormire.
Giorno: 23 Marzo
Sesto giorno di navigazione,
la mattinata comincia con una
buona notizia: nonostante la lentezza del viaggio, i nostri risultati
sono stati i migliori. Notizia accolta
con entusiasmo da tutta la ciurma
che festeggia con doppio rum.
Appena dopo la colazione siamo
stati informati che in festeggiamento del nostro arrivo sono stati
indetti dei giochi, occasione certamente ottima per mettere in luce le
doti dell’equipaggio della Tonale.
Dopo esserci preparati ci siamo
riuniti per equipaggio e abbiamo
dato il via ai giochi. L’equipaggio,
come mi aspettavo, ha avuto ottimi
risultati soprattutto nel tiro al bersaglio (Quiz) superandosi in una
prova magistrale. Unica macchia
dei giochi, un atto sleale di un non
identificato marinaio della Valle
Saviore nei confronti di una delle
assistenti del comando, che a suo
dire, favoreggiava una squadra in
grave difficoltà nel tiro al bersaglio:
qui non ho esitato a rimproverare il
loro capitano, amico e collega, sir
Bressi per il comportamento dei
suoi marinai; questo ci ha portato
a un piccolo diverbio risolto con un
abbraccio riconoscendo che era il
nervosismo a renderci aggressivi.
Per la sera era invece programmato un ballo, nel palazzo del governatore, aperto a tutti gli equipaggi.
Anche qui ci siamo esibiti dimostrandoci i migliori ballerini della
flotta. La serata si stava svolgendo
in tranquillità come si confà a dei
gentiluomini. Sfortunatamente
però non c’è limite alla stupidità
umana e la serata è stata sconvolta da un pugno, che non è altro
che un apostrofo nero tra le parole
“t’odio”, avvenuto tra un marinaio e
un galeotto una volta imbarcato
sulla Borno. Fortunatamente erano
sul posto il mozzo Palma e il guardiamarina Tuttobello che hanno
diviso i due rissosi. Il tutto si è
scoperto essere successo a causa
di ripetute e insostenibili provocazioni del galeotto che già prima,
con il mio ora disonorato ex secondo, aveva provato a offendere
il suo rivale. Essendo così stato
rovinato il ballo ci è stato chiesto di
tornare nei nostri alloggi, che erano stati disastrati per scherzo dalle
assistenti del comando (scherzo
sfortunato visti i precedenti della
serata). Messo tutto a posto ci
siamo ritirati per tornare il giorno
dopo nella capitale della regione.
II LSP
Sei mai stato a Crespi?
Il giorno 12 aprile 2007 noi, della
classe terza media, insieme alla
classe seconda, siamo andati a
visitare il Villaggio operaio di Crespi d’Adda che, dal 1995, è stato
inserito dall’Unesco nella Lista del
Patrimonio Mondiale Protetto.
Nei giorni precedenti ci eravamo
preparati studiando il periodo storico, vedendo un documentario
sulla catena di montaggio e affrontando il problema del lavoro minorile, quindi non ci aspettavamo di
arrivare in un’oasi di pace!
Crespi d’Adda, invece, è un’isola
verde e tranquilla incuneata tra
Adda, Brembo ed un costone settentrionale, nella zona che, alla
fine del ‘700, rappresentava il
confine tra il Ducato di Milano e la
Repubblica di Venezia, alla quale
apparteneva Bergamo. Questa
posizione isolata era ideale per la
creazione di un cotonificio, che
avrebbe sfruttato l’energia del
fiume e la manodopera a basso
costo, e proprio a questo pensò
Cristoforo Crespi, che inaugurò
l’opificio nel 1878.
Un poco alla volta, fino al 1930, il
Villaggio venne ampliato e migliorato grazie a Silvio Crespi, figlio
del fondatore, che dal 1889 cercò
di attuare ciò che aveva imparato
in Inghilterra. Silvio Crespi aveva
imparato che trattando bene i suoi
operai avrebbe ottenuto da loro un
miglior rendimento sul lavoro,
quindi creò un Villaggio modello
che, offrendo ai lavoratori condizioni di vita invidiabili per quell’epoca, arricchiva anche la sua famiglia. Ma com’era questo Villaggio?
Crespi d’Adda, che ancor oggi è
abitato, accompagnava i lavoratori
dalla nascita alla morte; infatti, tra
le sue strutture, ci sono la scuola,
lo spaccio alimentare, i bagni pubblici con piscina, il lavatoio, la
chiesa, un piccolo ospedale, il
cimitero. Tutta la vita degli operai
poteva svolgersi in quell’ambiente,
di generazione in generazione, e
la famiglia Crespi faceva sì che
nulla mancasse ai lavoratori, che
dovevano essere ben nutriti, ben
lavati, ben curati nel corpo come
nell’anima per lavorare bene nella
grande fabbrica, che chiudeva la
visuale delle case su un lato del
paese e rappresentava, in un certo
senso, la destinazione obbligata di
tutte le famiglie del villaggio. I
residenti, a seconda del loro
“grado”, abitavano in case ordinatamente disposte lungo la strada
principale che separava la fabbrica
dalla zona residenziale. Attorno
alla fabbrica si vedono ancora tre
grandi edifici plurifamiliari, i primi
costruiti.
Successivamente, di
fronte all’opificio, furono edificate
le casette degli operai: erano a
due piani, circondate da un piccolo
giardino in cui si trovavano anche
un pollaio e la legnaia, perché i
lavoratori, essendo di origine contadina, potessero mantenere le
loro abitudini gareggiando anche
per il giardino meglio curato. L’affitto veniva trattenuto dalla busta
paga degli operai. Più lontano
dalla fabbrica, quindi dal rumore e
dal fumo, i Crespi avevano fatto
costruire ville di varia struttura,
spesso lussuose e con ampio
giardino, assegnate gratuitamente
agli impiegati ed ai dirigenti. Su
una collinetta, dietro alle case
degli operai, c’erano le ville del
medico e del cappellano, che dall’alto vegliavano sulla salute fisica e
spirituale di tutti. Di fianco alla
fabbrica, infine, la villa padronale,
costruita imitando lo stile di un
castello medioevale. Ma è tutto
oro quello che luccica? Dalle testimonianze di vecchi residenti si
scopre che, sebbene ai lavoratori
non mancasse nulla e la famiglia
Crespi fosse molto attenta a tutto
ciò che accadeva, tra gli operai
c’era molta competitività, perché la
promozione ad un livello più alto
permetteva di non pagare più
l’affitto della casa, la luce e l’acqua. Molto ancora ci sarebbe da
dire, ma non abbiamo altro spazio
a disposizione. Prima che ci taglino, vogliamo lanciare un appello:
dal 2005 la fabbrica Crespi è chiusa e non è neppure visitabile,
perché mancano i fondi per la
ristrutturazione. Per mantenere in
vita questo patrimonio dell’umanità
occorre denaro ed i visitatori contribuiscono a portarne.
Andate anche voi!
La IIIa media
Cacao solidale
Tre incontri con un rappresentante
della Cooperativa “Chico Mendes”
sono bastati alla nostra classe per
cominciare a capire come funziona
il mercato mondiale e come ognuno di noi, nel suo piccolo, può
influenzarlo, perché non accada
che alcuni vengano sfruttati e
sottopagati per permettere ad altri
di vivere nel benessere.
Nel primo incontro, il rappresentante della Cooperativa ci ha proposto un gioco di ruolo: lui avrebbe rappresentato il mercato mondiale, mentre noi, divisi in squadre,
avremmo impersonato quattro
Paesi-simbolo: U.S.A., Bangladesh, Costa d’Avorio, Perù. Ad
ogni squadra è stata consegnata
una cartelletta contenente del
materiale: fogli di carta per tutti,
per qualcuno un paio di forbici, per
altri un compasso o un righello o
una matita o tutti questi attrezzi
insieme. Nel corso del gioco le
squadre potevano scambiare,
vendere o affittare il loro materiale
ad altre e dovevano riuscire a
ritagliare, in un tempo dato, delle
forme prestabilite, da vendere al
mercato mondiale. I problemi erano molti: qualcuno aveva gli strumenti necessari, ma non abba-
stanza fogli; qualcun altro aveva
molti fogli, ma solo una matita, e
così via. Inoltre il valore delle forme variava nel corso del gioco,
quindi si poteva aver tanto faticato
per guadagnare ben poco! Al termine del gioco si poteva verificare
che i Paesi che avevano pochi
strumenti, e non erano riusciti a
“far valere” le loro materie prime,
si erano indebitati; quelli che avevano molti strumenti si erano arricchiti affittandoli ad altri in cambio
di materie prime. Il mercato mondiale, invece, si era solo arricchito,
sia acquistando sottocosto alcune
forme, sia affittando strumenti, sia
richiedendo interessi esosi su
prestiti fatti. Dopo un reciproco
scambio di accuse tra le squadre
(“Avevamo poco e loro non ci hanno dato le forbici!”; “Non siete stati
furbi!”), abbiamo discusso il problema. L’insegnamento, applicato
alla realtà mondiale, è che molti
Paesi sono poveri perché privi di
risorse o privi dei mezzi di produzione e, comunque, privi di preparazione culturale che permetterebbe loro di avviare uno sviluppo e
c’è sempre che sa approfittare
della situazione! Un esempio clamoroso è quello del cacao, del
quale il rappresentante della Cooperativa ci ha illustrato la storia ed
i metodi di produzione.
Il cacao viene coltivato in Paesi
dell’Africa e dell’America Latina,
ed i suoi produttori vengono sottopagati, ma il percorso che fa per
arrivare nelle nostre mani è lungo:
il produttore lo vende ad un’azienda che, dopo averne ricavato un
prodotto finito e dopo aver incari-
cato qualche agenzia di farne la
pubblicità, lo affida ai trasportatori
che lo consegnano ai venditori che
lo vendono a noi. In questo lungo
viaggio il prezzo lievita. Immaginando di dividere una tavoletta di
cioccolato in 12 parti, solo una di
queste indica il guadagno dei produttori di cacao! Per capire meglio
tutto questo, nel secondo incontro
abbiamo anche analizzato alcune
pubblicità di prodotti che contengono cacao, preparate da esperti
di marketing e psicologi, che utilizzano immagini e parole per catturare il compratore. Con una ricerca
effettuata collegandoci ad internet,
nel terzo incontro abbiamo cercato
informazioni sulle multinazionali
che vendono prodotti contenenti
cacao e… sorpresa! Nessuna di
queste indicava la provenienza
della materia prima. Solo nel caso
di prodotti equo- solidali essa veniva indicata, garantendo così che i
coltivatori non fossero bambini, né
adulti sfruttati. Dopo questi incontri, uno di noi ha chiesto in un
supermercato dove fosse lo scaffale dei prodotti equo-solidali, ma il
commesso ha detto che erano
esauriti. Se pensiamo che ogni
acquisto di prodotti di questo tipo
permette ad un gruppo di coltivatori di vivere meglio e contemporaneamente lancia un chiaro messaggio alle multinazionali sfruttatrici, possiamo veramente dire che
ognuno di noi, nel suo piccolo, può
fare qualcosa, senza rinunciare
alla tavoletta di cioccolato.
De Santis – Fiore ( III media)
A tavola con la seconda elementare
tipo creme caramel con il riso,
pressando bene. Sformiamo il riso
direttamente sui piatti circondati
dalle polpettine al pomodoro e
decoriamo con piccoli di gambi di
sedano per ricordare le isole tropicali.
Isola di riso
Ingredienti per 4 persone:
240g di riso tipo carnaroli,
450g di carne di vitello macinata,
1 uovo,
50g di parmigiano grattugiato,
10g prezzemolo tritato,
50g di mollica di pane,
latte,
400g di pomodori pelati,
1 cipolla piccola,
qualche gambo di sedano,
farina,
olio extravergine di oliva,
sale e pepe
Preparazione:
Puliamo e tritiamo la cipolla. In
una casseruola riscaldiamo 2 cucchiai di olio, aggiungiamo la cipolla
tritata e lasciamo stufare per qualche minuto, aggiungiamo i pelati e
facciamo cuocere a fuoco basso.
Ammorbidiamo la mollica di pane
con 2 cucchiai di latte lavoriamola
con le mani in modo da sbriciolarla
completamente. In una terrina
mettiamo la carne macinata, il
parmigiano il prezzemolo tritato, il
tuorlo d’uovo e la mollica di pane
ammorbidita, un pizzico di sale e
una macinata di pepe bianco.
Lavoriamo
bene il composto, in modo da
amalgamare tutti gli ingredienti,
poi facciamo delle polpette grandi
come noci. Dopo averle leggermente infarinate le aggiungiamo al
sugo di pomodoro e portiamo a
cottura in 30 minuti.
Mentre le polpettine cuociono,
portiamo a bollore in una pentola
abbondante acqua salata. A bollitura aggiungiamo il riso e portiamo
a cottura in 18 minuti. Scoliamo e
condiamo il riso con un filo d’olio
crudo. Riempiamo degli stampi
Biscotti inglesi
Peperoni Capricciosi
Per 4 persone
Ingredienti:
4 peperoni gialli
250 g di mozzarella
250 g di pomodori
100 g olive verdi
6 acciughe sottosale
2 spicchi d’aglio
prezzemolo, basilico
olio, sale, pepe
Preparazione:
Lavate i peperoni, tagliateli a metà
dividendo anche il picciolo. Eliminate semi e filamenti bianchi. Sistemate i peperoni con la parte
concava rivolta verso l’alto in una
pirofila spennellata d’olio.
Ponete in forno preriscaldato a
200°c e fate cuocere per 15-20
minuti. Nel frattempo lavate e diliscate le acciughe, poi in una ciotola lavoratele con un filo d’olio fino
a ridurle a una crema. Unite due
spicchi d’aglio, un ciuffo di prezzemolo e le olive snocciolate tutto
finemente tritato e alcune foglioline
di basilico spezzettato. Tagliate i
pomodori a dadini, mescolate,
versate poco d’olio, salate con
moderazione, pepate. Ritirate i
peperoni dal forno, farciteli con il
composto di pomodori, sopra a
ognuno adagiate la mozzarella
tagliata a fettine e un cucchiaio di
salsa d’acciughe. Ponete di nuovo
in forno caldo per 10 minuti. Serviteli ben caldi.
Ingredienti per 30 biscotti:
175 g di farina
100 g di burro
60 g di zucchero di canna
60 g di zucchero
50 g di cioccolato fondente
50 g di nocciole sgusciate
2 cucchiai di latte
1 uovo
mezza bustina di lievito
mezza bustina di vanillina
sale
Preparazione:
Tritate grossolanamente le nocciole il cioccolato fondente.
In una terrina lavorate il burro fino
a renderlo morbido come una
crema.
Unitevi lo zucchero bianco e quello
di canna mescolando con cura.
Incorporate anche l’ uovo e amalgamate gli ingredienti. In una ciotola mescolate farina, lievito, sale
( un pizzico) e vanillina.
Setacciateli e distribuiteli sul composto sempre lavorandolo energicamente con il cucchiaio di legno.
Se occorre, ammorbidite la pasta
con un po’ di latte.
Incorporatevi il trito di nocciole e
cioccolato mescolando con cura.
Sulla piastra del forno non imburrata distribuire 15 cucchiaiate di
composto ben distanziate tra loro.
Ponete in forno preriscaldato,
cuocete 7- 8 minuti. I dolcetti , alla
fine, devono essere morbidi e
pallidi. Ritirateli, lasciate intiepidire, staccateli con una spatola e
fateli raffreddare.
Seguite lo stesso procedimento
sino a esaurimento del composto.
Gita in inglese
Il giorno 9 gennaio 2007, la classe
I° L.G. si è recata al Teatro Carcano di Milano per assistere al
musical tratto dal celebre film
“THE BLUES BROTHERS”. Avendo precedentemente visto il film
non riuscivamo ad immaginare
come potessero riprodurlo in teatro senza gli effetti cinematografici.
I due attori inglesi ci raccontano la
storia di due fratelli che compiono
un’azione benefica per salvare
dalla chiusura l’orfanotrofio dove
avevano trascorso la loro infanzia.
Dopo molti tentativi fallimentari,
riescono a trovare il modo di racimolare i soldi necessari riunendo
Carissimi sostenitori, eccovi le
ultimissime foto che ci sono arrivate e che mostrano
l’arrivo dei banchi per tutte le classi e la nuova jeep da adibire ad
ambulanza per trasportare i malati più gravi all’ospedale. Tutto il
villaggio ringrazia davvero di cuore
per la vostra generosità e per l’
aiuto grandissimo che state dando
alla comunità
Inoltre, cogliamo anche l’occasione per augurarvi una Pasqua di
pace e serenità.
la vecchia banda di musica blues
ed allestendo un concerto a scopo
benefico. Grazie alle musiche ed
ai balli molto allegri e coinvolgenti
abbiamo apprezzato lo spettacolo,
anche se la scarsa conoscenza
della lingua inglese non ci ha permesso di capire in modo approfondito tutti i dialoghi del musical.
Abbiamo comunque apprezzato
l’iniziativa dell’Istituto, perché ci ha
permesso di sperimentare un modo divertente per acquisire una
migliore conoscenza della lingua.
Scichilone Ferrari Gobetto
Cari Sostenitori,
è con grande gioia che vi comunichiamo che, anche grazie al vostro
aiuto e collaborazione, insieme a
quello di tanti altri, siamo riusciti
ad acquistare una jeep da adibire
ad ambulanza e anche il terreno
da trasformare in campo giochi di
fronte alla scuola.Inoltre le insegnanti ci comunicano che il nuovo
edificio e la presenza dei banchi
in tutte le classi garantiscono un
miglior livello di istruzione e apprendimento a tutti i 350 alunni.
La comunità intera di A. Kottai è
davvero riconoscente a ciascuno
di voi, perché sperare anche solamente una minima parte di tutto
ciò per loro era impensabile, invece ora è realtà.
Siamo in attesa delle fotografie
che prontamente vi manderemo e
vi aggiorneremo presto dei nuovi
sviluppi del nostro progetto.
Grazie ancora per la disponibilità.
SOS India
"Amici di A.kottai" è un'associazione no-profit finalizzata alla promozione di
iniziative umanitarie nell'area Indiana.
Durante un incontro tenutosi a scuola la coppia romagnola fondatrice di
questa organizzazione ha spiegato come questa associazione sia nata
quasi per caso in seguito a un viaggio in India dove la coppia si è potuta
rendere conto della gravosa situazione che afflligge questo popolo.
L'incontro è iniziato con uno slide-show di diapositive dove sono stati evidenziati i fortissimi contrasti tra ricchezza e poverta,tra benessere e malessere;i grandi grattacieli sedi delle multinazionali sembrano quasi sovrastare
le fragili baraccopoli simbolo del degrado e della povertà Indiana.
L'associazione ha concretizzato il suo operato tramite la costruzione di una
scuola elementare in un villaggio nei pressi di Nuova Delhi,questo ha rappresentato una "boccata d'aria" nel panorama scolastico che risulta molto
arretrato rispetto a quello dei paesi più civilizzati.
Al termine di questo incontro si è deciso di promuovere, insieme agli studenti della 4 Lg l'acquisto di un'ambulanza medica destinata ai villaggi
periferici,questa iniziativa è stata colta all'unanimità con la speranza di
poter contribuire in qualche modo al risanamento Indiano.
Nicolò Melli
Castelli di Baviera
zo è in stile neo-rococò e i suoi
fregi dorati esaltano il regime di
Luigi XIV, il re Sole, idolo storico di
Ludovico II tanto che si fece attribuire per analogia l’appellativo di
“re luna”.
Il terzo castello, quello di Hohenschwangau, non è propriamente
considerato uno dei castelli di
Ludovico II poiché non fu lui a
costruirlo. Viene però associato
alla sua figura in quanto è proprio
qui che trascorse la sua giovinezza. Non è di dimensioni monumen-
Castelli da sogno, o forse ancor
meglio dire da favola, quelli visti
quest’anno dalle classi che hanno
visitato Monaco di Baviera.. E
sono proprio le favole che uno di
questi rappresenta essendo stato
preso come simbolo della Disney:
Neuschwanstein.
Questo castello fu costruito alla
fine del XIX secolo da Ludovico II,
regnante della Baviera a cui si
attribuiscono ben altri quattro manieri, ispirato dalle opere di Richard Wagner. Infatti sono molti gli
elementi che ci riconducono alla
figura del musicista; dalle stanze
con decorazioni che richiamano
alcuni pezzi di sue opere alla caverna artificiale con tanto di stalattiti e stalagmiti dove il re amava
ascoltarne le musiche. Altra curiosità è la sala del trono a forma di
piccola basilica, mancante del
trono in quanto la morte di Ludovico sopravvenne prima della sua
costruzione.
Il secondo castello visitato è quello
di Linderhof, piccolo in confronto
agli altri, progettato come un posto
di riposo per il sovrano. I giardini
molto curati contengono un’altra
grotta artificiale dove venivano
tenuti concerti privati per lo più
sulle musiche di Wagner. Il palaz-
tali eppure rimane ricco soprattutto
nelle stanze interne tra cui la stanza da letto reale, chiamata stanza
del Tasso. Nel 1871 Ludwig, colpito da un terribile mal di denti, giaceva febbricitante in questa stanza
quando entrò il conte Holstein,
ambasciatore di Bismarck, che gli
consegnò la famosa "lettera imperiale": dopo lunghe trattative il re
acconsentì con la sua firma all'elezione di Guglielmo I ad imperatore
tedesco.
Torcoli
Giornata FAI
Anche quest’anno, per la venticinquesima volta, si è tenuta in tutta Italia la
GIORNATA FAI di primavera, durante la quale numerosi monumenti e
palazzi di valore artistico, solitamente inaccessibili, sono stati aperti al pubblico, diligentemente guidato da preparatissimi studenti, ciceroni per un
giorno.
Nelle giornate del 24 e 25 marzo, alcuni ragazzi del nostro Istituto hanno
accompagnato i tanti appassionati d’arte e alcuni curiosi attraverso “le
stanze segrete” del Palazzo delle Colonne di via Verdi, sede centrale dell’attuale Banca Intesa S.Paolo, illustrando le caratteristiche artistiche e
storiche di questa meravigliosa struttura.
La preprazione si è dimostrata più ardua del previsto, anche perché è stata
accompagnata da una costante agitazione.
La mattina del 24 marzo, molti degli studenti, tenendo fra le mani fogli stropicciati, ripassavano frettolosamente i concetti più complessi per mostrarsi,
di lì a poco, guide all’altezza della situazione.
Ad un tratto, però, una folla di visitatori si è riversata nel vestibolo d’ingresso e le visite guidate sono incominciate all’insegna di una indicibile emozione, mista a un po’ di paura.
Infatti, il primo impatto con questa nuova esperienza ha intimorito tutti
quanti che, però, con grande velocità, hanno preso in mano la situazione,
rivelandosi brillanti e coinvolgenti.
Alla fine le impressioni sono state tutte positive e l’esperienza, sebbene sia
costata tanta fatica, è stata gratificante e divertente.
Camilla Giovannini, Federica Carpin, Stephanie Eranio, Cecilia Grignaschi
DACAHU, l’urlo del silenzio
Quando si varca la soglia del primo campo di concentramento
realizzato dai nazisti le parole
scompaiono. L’orrore di un passato atroce rende tutti muti di fronte
all’assurdità e alla follia del genocidio
“Il lavoro rende liberi”. E’ il sadico
monito con cui si viene accolti
all’ingresso del campo di concentramento nazista di Dachau. Sta
scritto sul cancello di ingresso di
quello che sarebbe diventato il
modello di campi di sterminio poi
realizzati anche altrove dai nazisti
e dove sono morti quasi 30 mila
tra ebrei, comunisti, cattolici e
nemici in genere del nazismo.
Siamo poco a nord di Monaco di
Baviera, ridente cittadina del sud
della Germania dove abbiamo
trascorso delle simpatiche giornate
nel corso del nostro viaggio d’istruzione all’estero. Quando il bus
arriva a Dachau avverto una strana sensazione impadronirsi di me.
E’ come se un incantesimo si stia
rompendo. Impalpabile si fa avanti
uno stato d’animo che non so
definire, ma che mi mette inquietudine. Sui campi di concentramento
- dove i nazisti hanno sterminato
milioni di persone che il loro credo
assurdo dichiarava appartenere a
razze inferiori – so giusto quello
che raccontano i libri di storia e la
biografia di Primo Levi, “Se questo
è un uomo”. Ma un conto è leggere, un altro è trovarmi proprio dove
certi orribili delitti si sono consumati.
Pagine inutili
Varco coi miei compagni la soglia
d’ingresso e subito piomba un
silenzio che non so spiegare.
Nessuno parla, ma qualcosa – in
questo silenzio assurdo e muto –
urla. E’ l’urlo di un luogo dove
l’umanità ha consumato una delle
pagine più brutte e incredibilmente
inutili della sua storia. Sì inutili,
perché l’omicidio è la forma massima di negatività e per me ciò che
è negativo è assolutamente inutile.
E se è un omicidio di massa è
ancora più atroce da sopportare e
da raccontare, perché ci sono le
complicità dei molti che hanno
taciuto e non si sono opposti, c’è il
terrore con cui un gruppetto sparuto di uomini pazzi ha tenuto in
scacco una moltitudine inerme
schiacciata dalla paura…
Man mano che ci addentriamo nel
campo è come se i cuori (il mio e
quello dei miei compagni) avvertissero la sconcertante sofferenza
degli ebrei costretti a vivere un’esperienza che non basta definire
assurda o infernale.
Dopo Dachau l’umanità non è più
se stessa: ha toccato così da vicino quanto il male la può portare
lontano e distruggerla, per sempre. Eppure, mentre scrivo, so che
la parola genocidio non è del tutto
scomparsa dalle pagine di storia.
Anche dopo quello nazista, altri
posti e altri uomini hanno consumato questa atrocità (Rwanda,
Cambogia). Un’atrocità che fa
ancora più male, perché cancella
dal volto degli uomini quella scintilla divina che pure ci appartiene
per diritto di nascita. Ogni volta
che giriamo le spalle a questa
scintilla, il buio si impadronisce di
noi. Un buio che può diventare
tenebra. Non scordiamolo. Non
scordiamolo mai!
sioni, si costruirono più forni crematori, poiché l'unico esistente
non era più sufficiente; furono
create anche camere a gas, che
però non vennero mai utilizzate. Il
campo fu liberato dalla 45a divisione di fanteria USA il 29 aprile 1945: gli americani trovarono 32 mila
prigionieri in condizioni pietose e
altri 1.600 ormai in fin di vita in 20
baracche del campo. A Dachau
c’è anche un memoriale: ricostruito nel 2003, è stato integrato con
diversi reperti forniti da exinternati. Una delle baracche è
stata ricostruita, per mostrare le
condizioni di vita, dato che quelle
originarie furono abbattute e le
poche ancora in piedi erano in
condizioni pietose dopo la ricostruzione del memoriale. Le 32 baracche che costituivano il campo
sono indicate da fondamenta in
cemento. Il memoriale comprende
inoltre quattro cappelle in rappresentanza delle varie religioni professate dai prigionieri.
Carolina Raffo
York
Riquadro
Un po’ di storia
Il campo di concentramento di
Dachau sorge sul sito di una vecchia fabbrica in disuso e fu completato nel 1933. La sua organizzazione, nonché il programma di
sviluppo e di ampliamento fu opera del primo comandante del campo, Theodor Eicke e vennero utilizzati come modelli organizzativi
anche negli altri campi nazisti.
Oltre 200 mila prigionieri provenienti da trenta Paesi vennero
internati a Dachau. Dal 1941 fu
adibito oltre che al lavoro coattivo
anche allo sterminio vero e proprio: circa 30 mila persone furono
soppresse, mentre altre migliaia
morirono di fame e stenti per le
condizioni di vita infernali. All'inizio
del 1945 un'epidemia di tifo costrinse all'evacuazione del campo,
perché moltissimi prigionieri vi
trovarono la morte. A causa del
crescente numero di morti e ucci-
La mattina dell?11 febbraio alle ore
sette (all’alba) i miei compagni ed
io ci siamo trovati, molto assonnati, ma allo stesso tempo molto
contenti ed eccitati, all?aeroporto di
MALPENSA 2000 per destinazione YORK.
Eravamo carichi di bagagli che,
però, sembravano meno pesanti
considerato che a trasportarli ci
aiutavano i nostri genitori.
I nostri genitori, al contrario erano
più che svegli, agitati e, chi più chi
meno, preoccupati; parlavano con
le Professoresse Manini e Violi,
poi tra di loro e dopo ancora ai
rispettivi figli dando consigli e facendo loro le ultime raccomandazioni.
Finalmente arriviamo all’imbarco e
dobbiamo salutare i nostri genitori
che ci accompagnano fin dove gli
è consentito. E poi via verso l’aeroporto di Zurigo dove abbiamo
fatto scalo, e dopo verso Manchester, dove ad attenderci c?era un
pullman tutto per noi, che ci ha
portato sino alla nostra meta:
York.
Arrivati in questa città, per la maggior parte di noi sconosciuta, ci
siamo separati per andare ognuno
a casa della propria famiglia.
Carolina, Silvia ed io siamo state
accolte ed accompagnate a casa
della nostra nuova mamma Christine, che con noi è subito stata
gentile, simpatica e disponibile. A
casa poi, siamo state ricevute dai
nostri ?fratellini? Max e Alex, due
bambini adorabili di cinque e sette
anni, e dal nostro papà John.
Il giorno seguente Christine, dato
che era in vacanza, ci ha accompagnato a scuola con l’autobus,
facendoci vedere le fermate e la
strada da percorrere ogni giorno,
per recarci a scuola in tutta sicurezza. A scuola siamo stati divisi,
un’altra volta, in due gruppi; alcuni
dei miei compagni ed io siamo
stati affidati alla professoressa
Racheal, una ragazza simpatica e
molto intelligente che ci ha fatto
migliorare il nostro inglese con
attività divertenti.
La nostra giornata tipo si svolgeva
in questo modo: alla mattina si
andava a scuola dove si svolgevano le lezioni e al pomeriggio si
facevano le varie escursioni, mentre in altri pomeriggi i compiti assegnatici dagli insegnanti a Milano,
poi la sera eravamo liberi di stare
in famiglia oppure di uscire tra di
noi in compagnia, a parte qualche
volta che avevamo attività già
programmate tutti insieme come il
Bowling, la Ghost Walk oppure
andare al cinema.
Le gite, ovviamente non comprendevano solo la visita di York, ma
anche altre città come Whitby,
Robin Hood’s Bay, Manchester,
Bradford e Leeds.
Credo che la gita più bella, non
solo per me, ma anche per tutti i
miei compagni sia stata quella a
Manchester, e a seguire quella di
Bradford dove ci siamo recati a
visitare il Museo dei Film della TV.
Le Professoresse Manini e Violi
sono state chiaramente tutto il
tempo a nostra completa disposizione per qualsiasi esigenza o
problema, ci hanno inoltre sempre
accompagnato in ogni escursione
ed illustrato particolari a noi sconosciuti, ci sono sempre state
molto vicine, in particolar modo il
giorno dell’esame finale, e ci hanno sopportato con tanta pazienza.
Questo stage a York è stato molto
importante sotto il profilo didattico,
oltre ad averci dato la possibilità di
conoscere meglio i membri della
nostra classe in ogni loro sfaccettatura.
Silvia Romi
“Paula” di
Isabel Allende
“Paula” è uno dei libri più belli che
abbia mai letto. È una storia struggente di dolore, ma anche d’amore
profondo, come quello che Isabel
Allende nutre per sua figlia Paula
e quello che Ernesto prova per
sua moglie Paula.
L’evento principale che caratterizza questo romanzo è l’attacco
improvviso di Porfiria che contrae
la figlia della scrittrice ed il successivo peggioramento che la porterà
prima al coma e poi alla morte.
Nella trama fitta di ricordi e di dolore, fabula e intreccio si intersecano
molto sovente e per questo la
narrazione può essere divisa in
due parti: una principale, scritta
come un libro di memorie e ambientata nell’ospedale di Madrid e
nella casa in California a San Rafael, dove vengono narrati i fatti
che accadono dal dicembre 1991
fino al 6 dicembre 1992 intorno a
Paula e alla sua famiglia, e una
secondaria, dove l’ambientazione
cambia in continuazione toccando
il Cile, l’Argentina, la Bolivia, il
Belgio, la Spagna, il Libano, la
Svizzera, il Venezuela e la California, in cui l’Allende narra delle
radici della sua famiglia affinché la
figlia possa conoscere il suo passato se si dovesse svegliare dal
coma senza memoria. È presente
però anche un’accentuazione
storica; infatti la scrittrice narra i
fatti precedenti e contemporanei
accaduti ai suoi parenti con carica
politica durante il colpo di stato
cileno.
Dalla lettura del romanzo emerge
la problematica di come la sofferenza per una malattia modifichi il
comportamento dei familiari intorno al malato. Essi infatti volgono
maggiormente l’attenzione ai valori
veri e alle cose più semplici come
la ricerca delle proprie radici, l’affetto dei parenti e il bisogno di
aggrapparsi ad ogni piccola probabilità di salvezza tramite cure alternative o la scoperta della fede
religiosa.
Quello che mi ha colpito di più in
questo libro è come Isabel Allende
cerchi di “distrarre la morte”. Grazie alle parole evoca tutta la famiglia e gli spiriti degli antenati affinché circondino Paula e siedano al
suo capezzale perché, come scrive l’Allende riferendosi alla morte
prematura della figlia, “non esiste
separazione definitiva finché esiste il ricordo”.
Ho apprezzato molto questo libro
per la profondità e l’immensità dei
sentimenti che esprime: l’amore, la
disperazione, l’angoscia, la pace
finalmente ritrovata. Penso, come
l’Allende, che la scrittura sia un
gran mezzo per affrontare i problemi della vita: d’altronde la stesura
di questo libro è stata soprattutto
uno sfogo.
Marina Ballista
STADIUM ARCADIUM
-Red Hot Chili PeppersL’ultimo disco prodotto dalla
band californiana, pubblicato
ormai da un anno, non rappresenta altro che il loro tentativo di
riscossa e di continuare ad affermarsi, nonostante sia passato tempo da quando suonavano
solo per la passione ed il gusto
di farlo. E’ inutile negare infatti
che i Red Hot Chili Peppers non
abbiamo iniziato a mostrare il loro
lato e la loro attitudine commerciale.
Il disco, che inizialmente doveva
contenere solo 13 canzoni, si rivelò invece una gran fonte di ispirazione per il gruppo ed il produttore
Rick Rubin, arrivando ad avere 38
canzoni. Per creare però qualcosa
di più digeribile al pubblico si decise infine, con dispiacere della
band, di incidere un CD contente
28 canzoni divise in due dischi:
“Neptune” e “Mars”.
Senza sbilanciarsi troppo si può
facilmente riconoscere che il loro
sia un lavoro più che discreto, con
uno standard medio dove i ritornelli sono molto ripetuti ed orecchiabili e si trova più di tutto protagonista
la chitarra di John Frusciante.
Molti pezzi, come il singolo “Dani
California”, “Slow Cheetah” e “Tell
Me Baby”, riprendono il loro classico stile hard-pop e da ballata del
1999 e 2002 di “Californication” e
“By The Way”; le canzoni rischiano
quasi di essere confuse. Ma il
sound di un gruppo è difficile da
modificare ( ne sono esempio i
gruppi nati dai componenti dei
Blink 182 dopo la rottura, quali
“Angels and Airwaves” e “Plus 44”,
le cui canzoni sembrano solo continuazioni di quelle del gruppo
originale).
L’ispirazione vera del gruppo traspare solo in poche canzoni che si
distinguono per la loro facile orecchiabilità e la passione e l’energia
che riescono ancora a trasmettere,
quali “Snow” e “Wet Sand”, i pezzi
migliori dell’album che conquistano già al primo ascolto e si adattano a qualsiasi genere musicale.
Il disco è stato venduto in gran
quantità e il tour si è rivelato un
successo con molte date che davano il tutto esaurito. Nonostante
l’età, il gruppo si è rivelato ancora
capace di allestire uno show. A
differenza di quello che afferma il
bassista Flea, però, Stadium Arcadium non è il migliore lavoro dei
Red Hot Chili Peppers, ma è comunque un disco discreto e degno
di nota, un modo per farsi vedere
ancora in gioco e con ancora qualcosa da raccontare.
Cella Francesca
La casa degli spiriti
Amore, passione, odio, violenza, esoterismo, magia, fantasia
e realtà. E´ questo il mix di elementi che ritroviamo, perfettamente mescolati, nel libro di
esordio dell’autrice cilena Isabel Allende: “La casa degli
spiriti”.
Raccontare la trama di questo
romanzo, che presenta le caratteristiche del genere fantasy ma
che ha il grande merito di andare oltre, è molto difficile. Gli
avvenimenti, infatti, si succedono in maniera incalzante e soprattutto risultano concatenati
l’uno con l’altro.
La saga familiare inizia con
Nivea la capostipite, donna
devota al marito e punto di riferimento delle figlie. Il centro di
tutto però è Clara. E’ una donna
speciale in grado di parlare con
gli spiriti e predire il futuro. Sposa Esteban Trueba, conservatore, ambizioso, violento, crudo
che sarà per lei uno spirito guida fino alla fine dei suoi giorni
nonostante l'abisso delle diversità che li separa. Poi c'è la
ribelle Blanca, figlia di Esteban
e Clara, caratterizzata da una
forte passione per la giustizia,
che si innamora di un uomo di
umili origini che lotta contro
tutto e tutti per seguire il suo
cuore. Dal loro amore nasce
Alba la quale dovrà affrontare le
torture militari a causa del suo
legame con un giovane sovversivo.
”La casa degli spiriti” è stato
considerato il romanzo più bello
dell'Allende. Un libro scritto in
maniera semplice e fiabesca,
unico nel suo genere e paragonabile soltanto a “Cent'anni di
solitudine” di Garcìa Màrquez.
Carla Galbiati
CITTADINI EUROPEI
Essere cittadino europei vuol dire
pensare all’Europa non come a
qualcosa di astratto, lontano dalla
vita di tutti i giorni, ma come ad
una realtà comune.
Il concetto di cittadinanza europea
non va identificato con quello di
nazionalità, ma piuttosto con i
diritti che spettano ai membri di
una collettività.
Essere cittadini europei significa
anche crescere in una famiglia di
“diversi ma uguali”, rendersi partecipi di uno o più concetti concreti:
la solidarietà, la pace, la democrazia, la tolleranza.
È un’entità importante come definizione che dovrebbe far riflettere
sul suo vero significato; un significato forte e non adattabile ad altri
significati futili e utili solo per noi.
L’Europa è un continente che ha
una lunga storia, costituita da
persone che un tempo hanno
lottato per avere la libertà, e adesso noi abbiamo un’ulteriore responsabilità da portare avanti, che
è quella di rendere liberi paesi
oppressi da un altro invasore: la
povertà.
Essere cittadino europeo può
anche significare il sentirsi più
vicino ai popoli degli altri paesi.
Noi giovani europei condividiamo
una società sempre più simile,
fatta degli stessi valori di libertà,
uguaglianza, parità di diritti, ampie
possibilità di studio e lavoro.
Essere cittadino dell’Europa al
giorno d’oggi significa poter viaggiare più liberamente per conoscere ancora più da vicino la vita quotidiana, gli usi e le tradizioni degli
altri stati e per realizzare ciò è
sorta la possibilità del programma
Erasmus.
Sentirsi parte di una grande organizzazione nella quale ognuno di
noi ha un compito, seppur piccolo,
da portare avanti. Ci fa sentire
importanti perché garantisce l’efficienza.
Secondo noi la cittadinanza europea è anche un modo di sentire
che sempre di più cresce nelle
coscienze di noi giovani la sensazione di sentirsi parte di un’unica
famiglia composta da tante persone importanti per la comprensione
di nuove culture.
Con l’istituzione dell’Unione Europea sorge anche la figura del mediatore europeo che rappresenta
un riferimento per i cittadini che gli
si rivolgono per eventuali problemi.
Ilaria Vecchi
GIORNATA SPORTIVA
Stiamo portando a termine anche
quest’anno scolastico, ma ancora
non si può e non si devono tirare i
remi in barca, quest’ultimo periodo
ferve d'impegni: interrogazioni,
verifiche, recuperi, per alcuni di voi
la preparazione dell’esame di stato
(in bocca al lupo a
tutti), cercate di
portare a casa il
miglior risultato.
Vorrei però ricordarvi la giornata di
festa e sport prevista per giovedì 24
maggio, sottolineando che questa
giornata vi vuole protagonisti attivi.
Le competizioni previste: velocità,
resistenza, getto del peso e salto
in lungo, danno la possibilità a tutti
di trovare la propria gara. Ricordo
che partecipare ad una competizione rientra, con tutti gli onori,
nella programmazione di educazione fisica, quindi partecipazione
e risultati portano ad una valutazione: la partecipazione (con gara
conclusa) corrisponde a sette,
entrare in finale (i migliori due
risultati per ogni ordine di studio)
corrisponde a otto, terzo posto otto
e mezzo, secondo posto nove,
primo posto dieci.
Oltre alla classifica individuale, in
parallelo sarà stillata una graduatoria di ordine di studio, che vede il
Liceo Scientifico vincitore delle
ultime edizioni, come testimonia la
bandiera affissa nell’atrio.
La giornata prevede un intervallo
tra le gare di
atletica e le finali
di pallavolo e
calcetto, quest’intervallo può
essere gestito
da voi, c’è bisogno di ragazzi
motivati e responsabili che
portino avanti delle proposte,
(com’è stato anticipato ai vostri
rappresentanti di classe), voglio
però sottolineare che ogni impegno dev’essere portato a termine
con serietà, e che molto spesso è
più motivante e divertente partecipare a dei progetti che limitarsi ad
esserne semplici fruitori: vi vorrei
propositivi, attivi e trainanti.
Vi aspettiamo numerosi e, come si
dice?!......... vinca il migliore!
(sempre se si è inscritto alle gare).
Lucia Unfer
CALENDARIO
ATTIVITA’
12/05/2007
Scuola primaria FESTA DI PRIMAVERA
25/05/2007
3a 4e 5e elem - uscita did. a
Canzio
08/06/2007
Corso di teatro - spettacolo
conclusivo
07/05/2007
3a 4a 5a elem - esami di
certificazione lingua inglese
16/05/2007
1A 1B 2A elem - uscita did.
al Parco delle Cornelle
29/05/2007
Corso di danza sportiva saggio finale
09/06/2007
Ultimo giorno di scuola a.s.
2006/07
07/05/2007
2M - teatro in inglese I LOVE
LONDON
17/05/2007
Docenti - visita mostra
Kandinsky
02/06/2007
Festa della Repubblica
11/06/2007 - 06/07/2007
Scuola estiva - A scuola insieme per giocare
10/05/2007
2M - FAI villa della portobozzolo a Casalzuigno
21/05/2007
1A 1B media - teatro inglese
William the conqueror
11/05/2007
1A 1B media - visita alla Abbazia di Morimondo
24/05/2007
Scuola superiore - Giornata
sportiva
05/06/2007
Scuola primaria - spettacolo
fine anno scolastico
06/06/2007
Scuola primaria - spettacolo
fine anno scolastico
20/06/2007
Prima prova Esame di Stato
2007
10/09/2007
Primo giorno a.s. 2007/08