numero cinque - Istituto Europeo Leopardi
Transcript
numero cinque - Istituto Europeo Leopardi
Periodico gratuito dell’Istituto Leopardi di Milano - n. 5 Maggio 2007 - Anno II www.istitutoleopardi.it - [email protected] Immortale L’uomo muore l’assassino sacrifica l’eroe si sacrifica; GOCCIA DI MARE Una speranza nella tristezza Come una dolce rosa il nostro amore è fiorito. tra sete di sangue e cuore romantico tra la differenza fra eroismo e omicidio, buoni e cattivi, solo concetti relativi, c’è che fa del bene e diventa tragedia, c’è che fa del male e diventa leggenda. Il tuo bacio è la foglia più verde di questa foresta di felicità. Goccia di mare che scivola sulle mie guance quando non sono con te. L’uomo è corrotto l’ideale è ferito la libertà è tradita; i Neroni eletti a tradimento bruciano Roma e una Pharsalia sul baratro denuncia quell’ombra, un’Enea illusorio è accusato solo ora, persone rapite da maschere quanti sono i pregiudizi, puntano il dito al simile processando i propri vizi. Uomini che uccidono bombe che gridano terra muta che piange; falsi pretesti senza compromessi spezzano, nello stridio di un sonoro gesso il silenzioso chiasso dei passi umani, uomini contro religioni religioni contro uomini, sangue del suo sangue lascia morte alle proprie spalle. Parole al cielo parole al vento giudizio al tempo; ciò che nasce da dipendenza quello che si credeva ormai concluso ricomincia, Crocefisso, un amore odiato, Salvati, per pietà, da una fiamma pura; l’uomo, un’ ”acris iunctura” portata all’esasperazione e la cosa più straordinaria di un Mondo feroce. Riccardo Bruno Luigia Cimmino Caserta In un freddo pomeriggio d’autunno in una Milano immersa nella pioggia e nella nebbia il tuo sorriso e i tuoi occhi sinceri spersi in quel mare di gente mi fanno capire , che qualcosa di bello c’è al mondo, tu , anche se tutto sembra triste . tu che mi fai provare forti emozioni tu che porti il sole nelle mie giornate buie solo tu che mi hai fatto capire cosa vuol dire essere felici , amare ed essere amati. Annik Confalonieri Il Labirinto Del Fauno Siamo nella Spagna franchista del 1944 e la piccola Ofelia deve seguire la madre a casa del capitano Vidal, comandante dell’esercito di THE GOOD, THE BAD AND THE QUEEN -The good, the bad and the queenIl primo disco di questa nuova “band-progetto” inglese si è subito rivelato un’attrazione, non solo per le musiche e le canzoni lente con ipnotiche melodie, ma principalmente per la sua formazione. Questa “band-progetto” infatti, possiede il meglio della musica inglese degli ultimi 30 anni: la voce ed il genio di Damon Albarn (“Blur” e “Gorillaz”), la chitarra di Simon Tong (“Verve”, “Blur” e “Gorillaz”), il basso leggendario dell’ex componente dei “Clash” Paul Simonon, e le percussioni di Tony Allen (percussionista nigeriano negli “Africa 70”). Un disco da ascoltare solo per i nomi dei componenti. La musica non è da meno, anche se si sarebbe sperato in qualcosa di meglio. Il disco si può definire classicamente inglese ed è stato capace di cogliere l’eredità lasciata da album rivoluzionari come “Sandinista!” e “London Calling” dei Clash, anche se con toni più delicati e cupi con i quali racconta “la disperata situazione della so- Franco. Per sfuggire a questa difficile situazione la giovane Ofelia trova rifugio in un mondo immaginario, che le apre le porte di un misterioso labirinto che ha scovato vicino alla grande casa di famiglia e dove il Fauno, la magica creatura che fa da guardiano al labirinto stesso, le rivela che è proprio lei la principessa smarrita di un regno magico. Per trovare la verità e il proprio destino, come in una qualsiasi fiaba, Ofelia dovrà superare tre difficilissime prove. Con questo film Guillermo Del Toro lascia da parte gli effetti digitali, e questo lo porta a vincere l’Oscar per Miglior Trucco, Miglior Fotografia, e quello per la Migliore Scenografia, oltre alle Nominations per Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Colonna Sonora e Miglior Film Straniero. Giovanni Fantoni cietà moderna” (citando Paul Simonon). Il gruppo definisce le canzoni come “in movimento, mobili”, in quanto una combinazione tra passato e presente; raccontano di fatti che successero in passato, che succedono ancora oggi e che di certo non smetteranno di succedere in futuro, come la guerra, tema più volte affrontato. Il meglio di questo album è sicuramente “Kingdom of Doom”, anche se non sono da meno “History Song”, “80’s Life”, senza dimenticare “Green Fields”. E’ interessante anche la copertina del disco, creata dall’artista visionario Gustave Dorè, dove è ritratta una Londra inghiottita dalla fiamme. Il gruppo riesce bene a far trasparire la passione per ciò che sta facendo e si sente nelle loro melodie l’energia e il sentimento che ci mettono, trattando anche di argomenti che li riguardano da vicino. Il risultato è un disco pessimistico, ma al contempo molto bello, che sa appassionare raccontando la Londra di oggi. Cella Francesca Apologia del latino Sicuramente ogni studente di una scuola superiore di impostazione classica si sarà chiesto almeno una volta il perchè dello studio del latino. Per molti, sicuramente, la risposta non sarà parsa così evidente poiché è più semplice rinunciare piuttosto che interrogarsi sui motivi dell'importanza dell'insegnamento del latino nelle scuole. Ma le risposte ci sono, poiché l'insegnamento del latino è importante quanto quello dell'italiano. Infatti, essendo l'italiano una lingua neolatina, la conoscenza delle parole latine aiuta moltissimo nella comprensione dell'etimologia di quelle italiane. Ed anche la conoscenza della grammatica latina influisce positivamente sulla capacità di espressione di una persona, poiché una buona base grammaticale è il miglior punto di partenza per una buona capacità di espressione in italiano corretto. Inoltre, una buona conoscenza del latino permette di comprendere le opere classiche romane nella loro versione originale. Ora, su questo punto potrebbe nascere una domanda spontanea, sul motivo per cui fare lo sforzo di leggere un testo in lingua originale se ne esiste la traduzione nella nostra lingua. Questo è un atteggiamento generale che non vale solamente per la lingua latina, ed ha, pertanto, una risposta comune: le traduzioni di qualunque testo presentano sempre un commento in più oltre a quello dell'autore, ovvero quello del traduttore che, già semplicemente nella scelta lessicale, introduce il suo commento, la sua interpretazione; magari involontariamente, ma in qualche modo ne lascia una traccia. Per questo motivo è sempre meglio leggere i testi in versione originale , per poter essere direttamente a contatto con l'autore e non con il suo traduttore. Ma questa, probabilmente, non è l'unica domanda che potrebbe sorgere, infatti un'altra comune si insinua spesso, e cioè: come mai si dovrebbe studiare una materia che non interessa? Questa do- manda estesa ad ogni campo di competenza, è frutto di uno stadio d'ignoranza completa. Anche qui c'è una risposta e, questa volta, tocca l'orgoglio di ogni persona. Infatti la conoscenza in generale, e quindi anche del latino, è considerata una virtù ed un pregio. L'orgoglio di ognuno, solitamente, tende a portare un individuo a considerare di voler essere ricordato per i suoi meriti e non per i difetti. Inoltre più vaste sono le conoscenze di una persona, maggiori opportunità avrà nel mondo del lavoro. Pertanto, l'insegnamento del latino è importante per costruire la cultura di una persona e, quindi, la persona stessa. E, dando per scontato il fatto che sia importante che i licei generino persone di cultura, è importantissimo che gli studenti imparino la lingua latina. Alberto Bersani Direttore Responsabile Maria Rossella Sironi Collaborano per la redazione Edi Copreni, Angelo Alberti, Pierdomenico Palazzi, Maria Rossella Sironi, Lorenzo Tomassini, Silvia Borella Sede Istituto Europeo Leopardi Via del Carroccio, 9 20123 Milano Stampato presso Arti Grafiche Donati - Cormano MI Numero 5 Registrato presso il Tribunale di Milano con il numero 196 del 20 marzo 2006 INTERVISTA AL PRESIDE ALBERTO EMANUEL DOMANDA-RISPOSTA BUONGIORNO PRESIDE EMANUEL, VORREMMO PORLE QUALCHE DOMANDA RELATIVA ALLE INIZIATIVE DEL GIORNALINO SCOLASTICO…è PRONTO?? Lei è in carica come preside da circa quindici anni, i rapporti coi ragazzi sono cambiati in meglio o in peggio durante la sua presidenza ? Risposta: sempre più necessari e di conseguenza migliorati. l’educazione dei giovani di oggi è assai diversa da quella dei giovani degli anni ’80? Risposta: nei ragazzi di oggi si riscontra una certa fragilità nell’affrontare le difficoltà. la figura del preside, secondo lei, è giusto che in qualche modo ricalchi la figura paterna? Risposta: no, nessuno può sostituire un genitore; un docente deve però esser corretto e disponibile quindi autorevole e non autoritario. Come e perché ha intrapreso la cariera del preside? Risposta: Perché dal 1975 mi hanno proposto incarichi di coordinamento e direzione. Quali sono le sue considerazioni riguardo piercing e tatuaggi all’interno dell’ambiente scolastico? Risposta: Per non infierire dico che non li trovo di buon gusto. Come vedrebbe un corso di educazione sessuale distribuito nei 3 anni del triennio? Risposta: Positivamente, ma è molto difficile trovare esperti convincenti. Io comunque appartengo ad una generazione di autodidatti con ottimi risultati, ma dipende anche dall’educazione generale. Secondo lei una giusta presidenza potrebbe porre fine al fenomeno negativo del bullismo giovanile all’interno di un contesto scolastico? Risposta: Si, anzi dovrebbe e deve..e lo posso dire a ragion veduta. Molti studenti sono preoccupati per il ritorno alla “vecchia” maturità proposta e approvata dal governo. Quali consigli darebbe a noi studenti in proposito? Risposta: L’unica preoccupazone che uno studente deve avere è quella di responsabilizzarsi: pensate che milioni di persone hanno già fatto quello che a voi si chiede senza allarmismi esagerati. Lei è in questo istituto ormai da parecchi anni; nell’ultimo quinquennio vi è stata un’esponenziale crescita degli iscritti in questo istituto e più in generale nelle scuole private. Cosa pensa di questo fenomeno? Risposta: Sinteticamente: serenità e serietà. Quali sono i punti di forza del nostro istituto e quali vorrebbe rafforzare? Risposta: Idem come sopra. Concludendo vorremmo esser più ragazzi e meno intervistatori porgendole alcune domande flash al fine di avvicinarla all’ammaginario collettivo..pronto???? vino o birra? VINO ROSSO Destra o sinistra? NON RISPONDO Rai o Mediaset? C’è DEL BUONO E DEL CATTIVO IN ENTRAMBE Croce o Marx? INVITO A STUDIARLI BENE ENTRAMBI E PREOCCUPARSI DI LASCIAR LA POLITICA FUORI DALLA SCUOLA Pro o contro:all’aborto, alla riapertura delle case chiuse, alla legalizzazione delle droghe leggere, all’eutanasia e ai DICO?ABORTO STRETTAMENTE TERAPEUTICO, NO ALLE CASE CHIUSE, DECISAMENTE NO ALLE DROGHE LEGGERE, EUTANASIA E DICO SONO ARGOMENTI DA AFFRONTARE APPROFONDENDO CONDIZIONI E LIMITI IN MODO RIGOROSO E POI INTERPELLARE LA PROPRIA COSCIENZA. GRAZIE PER LA SUA GENTILE COLLABORAZIONE……………ALLA PROSSIMA!!!!!! Franchino, Gallo MUSEO EGIZIO E NON SOLO… “ Dada non ha mai preteso di avere qualcosa a che fare con l’arte!” Da qui la domanda : che cos’è Dada?… sicuramente non è un artista ,ma viene identificato come un movimento artistico di protesta culturale per la società violenta negli anni 1 9 1 6- 1 9 2 2 (Zurigo). Nella mostra, allestita a Pavia, vengono presentati nomi di grande importanza; Borthnik, Grosz, Duchamp, Hausmann, Man Ray; solo per citarne alcuni. Il loro obiettivo era quello di prendere un oggetto di vita quotidiana e decontestualizzarlo (ne è chiaro esempio “caveau” di Man Ray), inventando così la tecnica del ready-made. Altre tecniche usate sono il radiogramma (tecnica con la quale si impressiona il negativo con la luce posizionando degli oggetti davanti alla pellicola, senza fare la fotografia), il collage e il fotomontaggio. Questo movimento influenzerà la Neo-Avanguardia a partire dal 1950 con artisti come Cavellini, De Vree, Sarenco, Innocente, Pierre Garnier (neoggettista). Federica Piccolo, Barbara Castellano 14 febbraio: gita di istruzione a Torino per le classi 1a e 2a Rag. e 1a LL. Per vedere cosa? Naturalmente il Museo Egizio, ma anche l’Armeria Reale, meno nota ma molto interessante! In realtà l’itinerario prevedeva anche una puntatina al borgo medioevale del Parco del Valentino, ma il ritardo di una guida del Museo Egizio ci ha impedito di visitarlo. Peccato! Dei reperti egizii è superfluo parlare, perché tutti li conoscono, mentre qualcosa vogliamo dire dell’Armeria. Annessa al Palazzo Reale, raccoglie le armi di ogni epoca (dalla preistoria alla prima guerra mondiale) delle collezioni di casa Savoia. Particolarmente interessante è la Galleria del Beaumont, dove sono allineati cavalli, cavalieri e armature, mentre le pareti sono coperte di vetrine contenenti lance, pugnali, alabarde, balestre, pistole… La guida, che ha avuto il non facile compito di catturare l’attenzione di una quarantina di ragazzi, ha spiegato che tutti i cavalli esposti avevano il pelo naturale, ma quel che ci ha più impressionato è stata la statura dei cavalieri: decisamente bassa! Le armature, però, erano da ammirare, soprattutto quelle cinquecentesche da parata: decorate con fregi in oro e argento, abbellite da elmi piumati e spade finemente lavorate, rendevano quasi impossibili i movimenti, tanto che i cavalieri, come ci ha spiegato la guida, dovevano essere aiutati a montare in sella e a scendere da cavallo con una specie di paranco. Sfortunatamente non siamo riusciti a vedere tutto, anche perché il tempo a disposizione era limitato, ma l’importante è aver aperto uno spiraglio su uno dei tesori di Torino. La 1a Rag Giorno: 18 Marzo Primo giorno di navigazione, il viaggio per il porto dura poco, circa due ore. All’arrivo, l’equipaggio si sistema negli alloggi, consuma il primo pasto insieme e si prepara al silenzio; prima, però, il comando di flotta chiama tutti gli ufficiali e i loro vice per istruirli sulle operazioni dell’indomani mattina. Finita la riunione gli equipaggi tornano nei propri alloggi e passano la prima notte. Giorno: 19 Marzo Secondo giorno di navigazione, la sveglia arriva in prima mattina, gli equipaggi si preparano e scendono per la colazione comune. Fatta la preparazione dell’equipaggiamento, ci imbarchiamo sulle nostre navi e ci dirigiamo in una vicina isola, la più grande dell’arcipelago. Arrivati, sbarchiamo nei pressi di una missione cattolica sull’isola. Veniamo accolti con gentilezza dai missionari e partecipiamo attivamente al rito. In seguito, abbiamo circumnavigato l’isola e ne abbiamo raggiunto la zona più popolata. Qui, dividendoci in equipaggi, diamo inizio alle operazioni, cominciando a cercare le informazioni richiesteci dal comando tra la popolazione autoctona. Torniamo al porto del comando sfuggendo per poco a un tifone tropicale, riunendoci sulla strada al resto della flotta di stanza al porto; arrivati consumiamo il pranzo tutti nella mensa comune. Dopo in un breve periodo di pausa, ci siamo concessi, per rilassarci, una partita a cricket con anche la presenza dell’ammiraglio Dotti e giocatori da tutte le navi. Poi, suddivisi in equipaggi, abbiamo riunito le informazioni ottenute dalla popolazione indigena coordinati dal comando di flotta. Giorno:20 Marzo Terzo giorno di navigazione, è il terzo giorno e la routine della vita in mare è già parte integrante dell’equipaggio. Il mattino come già per il primo giorno ogni equipaggio sale sulle rispettive navi e la flotta salpa alla volta della cittadella coloniale più popolata dell’arcipelago. Lì tutti gli equipaggi fanno un giro per il centro della cittadina raccogliendo informazioni dagli indaffarati cittadini. In seguito alcune figure di rilievo della flotta, tra cui me, accompagnato dal mio fedele mozzo Tommaso, abbiamo incontrato uno dei generali dell’esercito che ci ha spiegato nel dettaglio alcuni risvolti delle informazioni carpite dagli equipaggi. Nel frattempo il resto dell’equipaggio raccoglieva informazioni e faceva provvi- Stage a Borno 2007 ste nella città. In seguito all’ora prestabilita la flotta è salpata per tornare al sicuro porto del comando. Qui abbiamo consumato il solito pasto tutti insieme. Dopo pranzo, vari membri degli equipaggi, tra cui il sottoscritto hanno fatto una partita seria, tenendo conto dei punti, a cricket. Il pomeriggio tutti gli equipaggi hanno, con le informazioni forniteci dagli isolani, tracciato le rotte per i prossimi giorni e cominciato a mettere insieme i pezzi del complicato mosaico del misterioso arcipelago. Giorno: 21 Marzo Quarto giorno di navigazione Per il terzo e ultimo giorno consecutivo la flotta esplora e indaga nell’arcipelago. Il mosaico si fa sempre più chiaro e la routine dei compiti è ormai automatizzata dalla ciurma; i pasti e i doveri sono affrontati da tutti gli equipaggi con tranquillità. Nel primo pomeriggio come ormai di rito io e vari membri delle flotta ci siamo riuniti per giocare a cricket: questo ha per fortuna allentato la tensione. L’equipaggio sembra un po’ agitato, probabilmente, soffre la stanchezza o la pressione, alcuni membri si sono innervositi a causa della poca partecipazione di un marinaio ai lavori a bordo. Nell’isola oggi visitata abbiamo riscontrato un’ostilità negli indigeni che si sono dimostrati diffidenti nei nostri confronti. L’insieme di tutti questi fattori ha turbato l’equilibrio della squadra ma, con il finire dei lavori nel pomeriggio e la serata libera, sono sicuro che i marinai si rilasseranno approfittando dei vari svaghi presenti al porto, ovviamente gustando quello che fa di un equipaggio una ciurma……il rum. Domani affronteremo la giornata più pesante effettuando la traversata tra gli arcipelaghi, un tratto pieno di insidie,le quali possono far ammattire la più disciplinata delle ciurme fino a portarla all’ammutinamento. Giorno: 22 Marzo Quinto giorno di navigazione, oggi è giovedì e la traversata è dura, ma noi siamo motivati a essere l’equipaggio più veloce a giungere dall’altra parte. A metà mattina c’è un intoppo con le vele che vengono strappate da una serie di raffiche improvvise che ci lasciano senza possibilità di movimento. Ci salva un’idea molto astuta che ci fa procedere più lentamente, ma ci fa muovere, cioè rattoppare le vele divise in due. La traversata è perigliosa come raccontavano, ma l’equipaggio è unito e quindi arriviamo al pranzo senza altri problemi. Il pranzo è una piacevole pausa durante il viaggio; per questa ci riuniamo a altri equipaggi poiché la velocità delle loro navi, superio- re alla nostra, ha fatto si che ci raggiungessero. Dopo il pranzo, ancora un po’ di svago e poi di nuovo in viaggio. Nel pomeriggio la Tonale tira fuori il suo carattere, forse grazie al migliore affiatamento dopo la promozione sul campo del mozzo Tommaso a mio vice e assistente, posto vacante dopo la disonorevole destituzione del guardiamarina Mongiardo. Arrivati a sera entriamo in porto e ceniamo. Appena dopo cena tutti gli equipaggi sono chiamati a esporre al comando le informazioni ottenute. Fatto ciò, nell’incertezza dei risultati, andiamo a dormire. Giorno: 23 Marzo Sesto giorno di navigazione, la mattinata comincia con una buona notizia: nonostante la lentezza del viaggio, i nostri risultati sono stati i migliori. Notizia accolta con entusiasmo da tutta la ciurma che festeggia con doppio rum. Appena dopo la colazione siamo stati informati che in festeggiamento del nostro arrivo sono stati indetti dei giochi, occasione certamente ottima per mettere in luce le doti dell’equipaggio della Tonale. Dopo esserci preparati ci siamo riuniti per equipaggio e abbiamo dato il via ai giochi. L’equipaggio, come mi aspettavo, ha avuto ottimi risultati soprattutto nel tiro al bersaglio (Quiz) superandosi in una prova magistrale. Unica macchia dei giochi, un atto sleale di un non identificato marinaio della Valle Saviore nei confronti di una delle assistenti del comando, che a suo dire, favoreggiava una squadra in grave difficoltà nel tiro al bersaglio: qui non ho esitato a rimproverare il loro capitano, amico e collega, sir Bressi per il comportamento dei suoi marinai; questo ci ha portato a un piccolo diverbio risolto con un abbraccio riconoscendo che era il nervosismo a renderci aggressivi. Per la sera era invece programmato un ballo, nel palazzo del governatore, aperto a tutti gli equipaggi. Anche qui ci siamo esibiti dimostrandoci i migliori ballerini della flotta. La serata si stava svolgendo in tranquillità come si confà a dei gentiluomini. Sfortunatamente però non c’è limite alla stupidità umana e la serata è stata sconvolta da un pugno, che non è altro che un apostrofo nero tra le parole “t’odio”, avvenuto tra un marinaio e un galeotto una volta imbarcato sulla Borno. Fortunatamente erano sul posto il mozzo Palma e il guardiamarina Tuttobello che hanno diviso i due rissosi. Il tutto si è scoperto essere successo a causa di ripetute e insostenibili provocazioni del galeotto che già prima, con il mio ora disonorato ex secondo, aveva provato a offendere il suo rivale. Essendo così stato rovinato il ballo ci è stato chiesto di tornare nei nostri alloggi, che erano stati disastrati per scherzo dalle assistenti del comando (scherzo sfortunato visti i precedenti della serata). Messo tutto a posto ci siamo ritirati per tornare il giorno dopo nella capitale della regione. II LSP Sei mai stato a Crespi? Il giorno 12 aprile 2007 noi, della classe terza media, insieme alla classe seconda, siamo andati a visitare il Villaggio operaio di Crespi d’Adda che, dal 1995, è stato inserito dall’Unesco nella Lista del Patrimonio Mondiale Protetto. Nei giorni precedenti ci eravamo preparati studiando il periodo storico, vedendo un documentario sulla catena di montaggio e affrontando il problema del lavoro minorile, quindi non ci aspettavamo di arrivare in un’oasi di pace! Crespi d’Adda, invece, è un’isola verde e tranquilla incuneata tra Adda, Brembo ed un costone settentrionale, nella zona che, alla fine del ‘700, rappresentava il confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, alla quale apparteneva Bergamo. Questa posizione isolata era ideale per la creazione di un cotonificio, che avrebbe sfruttato l’energia del fiume e la manodopera a basso costo, e proprio a questo pensò Cristoforo Crespi, che inaugurò l’opificio nel 1878. Un poco alla volta, fino al 1930, il Villaggio venne ampliato e migliorato grazie a Silvio Crespi, figlio del fondatore, che dal 1889 cercò di attuare ciò che aveva imparato in Inghilterra. Silvio Crespi aveva imparato che trattando bene i suoi operai avrebbe ottenuto da loro un miglior rendimento sul lavoro, quindi creò un Villaggio modello che, offrendo ai lavoratori condizioni di vita invidiabili per quell’epoca, arricchiva anche la sua famiglia. Ma com’era questo Villaggio? Crespi d’Adda, che ancor oggi è abitato, accompagnava i lavoratori dalla nascita alla morte; infatti, tra le sue strutture, ci sono la scuola, lo spaccio alimentare, i bagni pubblici con piscina, il lavatoio, la chiesa, un piccolo ospedale, il cimitero. Tutta la vita degli operai poteva svolgersi in quell’ambiente, di generazione in generazione, e la famiglia Crespi faceva sì che nulla mancasse ai lavoratori, che dovevano essere ben nutriti, ben lavati, ben curati nel corpo come nell’anima per lavorare bene nella grande fabbrica, che chiudeva la visuale delle case su un lato del paese e rappresentava, in un certo senso, la destinazione obbligata di tutte le famiglie del villaggio. I residenti, a seconda del loro “grado”, abitavano in case ordinatamente disposte lungo la strada principale che separava la fabbrica dalla zona residenziale. Attorno alla fabbrica si vedono ancora tre grandi edifici plurifamiliari, i primi costruiti. Successivamente, di fronte all’opificio, furono edificate le casette degli operai: erano a due piani, circondate da un piccolo giardino in cui si trovavano anche un pollaio e la legnaia, perché i lavoratori, essendo di origine contadina, potessero mantenere le loro abitudini gareggiando anche per il giardino meglio curato. L’affitto veniva trattenuto dalla busta paga degli operai. Più lontano dalla fabbrica, quindi dal rumore e dal fumo, i Crespi avevano fatto costruire ville di varia struttura, spesso lussuose e con ampio giardino, assegnate gratuitamente agli impiegati ed ai dirigenti. Su una collinetta, dietro alle case degli operai, c’erano le ville del medico e del cappellano, che dall’alto vegliavano sulla salute fisica e spirituale di tutti. Di fianco alla fabbrica, infine, la villa padronale, costruita imitando lo stile di un castello medioevale. Ma è tutto oro quello che luccica? Dalle testimonianze di vecchi residenti si scopre che, sebbene ai lavoratori non mancasse nulla e la famiglia Crespi fosse molto attenta a tutto ciò che accadeva, tra gli operai c’era molta competitività, perché la promozione ad un livello più alto permetteva di non pagare più l’affitto della casa, la luce e l’acqua. Molto ancora ci sarebbe da dire, ma non abbiamo altro spazio a disposizione. Prima che ci taglino, vogliamo lanciare un appello: dal 2005 la fabbrica Crespi è chiusa e non è neppure visitabile, perché mancano i fondi per la ristrutturazione. Per mantenere in vita questo patrimonio dell’umanità occorre denaro ed i visitatori contribuiscono a portarne. Andate anche voi! La IIIa media Cacao solidale Tre incontri con un rappresentante della Cooperativa “Chico Mendes” sono bastati alla nostra classe per cominciare a capire come funziona il mercato mondiale e come ognuno di noi, nel suo piccolo, può influenzarlo, perché non accada che alcuni vengano sfruttati e sottopagati per permettere ad altri di vivere nel benessere. Nel primo incontro, il rappresentante della Cooperativa ci ha proposto un gioco di ruolo: lui avrebbe rappresentato il mercato mondiale, mentre noi, divisi in squadre, avremmo impersonato quattro Paesi-simbolo: U.S.A., Bangladesh, Costa d’Avorio, Perù. Ad ogni squadra è stata consegnata una cartelletta contenente del materiale: fogli di carta per tutti, per qualcuno un paio di forbici, per altri un compasso o un righello o una matita o tutti questi attrezzi insieme. Nel corso del gioco le squadre potevano scambiare, vendere o affittare il loro materiale ad altre e dovevano riuscire a ritagliare, in un tempo dato, delle forme prestabilite, da vendere al mercato mondiale. I problemi erano molti: qualcuno aveva gli strumenti necessari, ma non abba- stanza fogli; qualcun altro aveva molti fogli, ma solo una matita, e così via. Inoltre il valore delle forme variava nel corso del gioco, quindi si poteva aver tanto faticato per guadagnare ben poco! Al termine del gioco si poteva verificare che i Paesi che avevano pochi strumenti, e non erano riusciti a “far valere” le loro materie prime, si erano indebitati; quelli che avevano molti strumenti si erano arricchiti affittandoli ad altri in cambio di materie prime. Il mercato mondiale, invece, si era solo arricchito, sia acquistando sottocosto alcune forme, sia affittando strumenti, sia richiedendo interessi esosi su prestiti fatti. Dopo un reciproco scambio di accuse tra le squadre (“Avevamo poco e loro non ci hanno dato le forbici!”; “Non siete stati furbi!”), abbiamo discusso il problema. L’insegnamento, applicato alla realtà mondiale, è che molti Paesi sono poveri perché privi di risorse o privi dei mezzi di produzione e, comunque, privi di preparazione culturale che permetterebbe loro di avviare uno sviluppo e c’è sempre che sa approfittare della situazione! Un esempio clamoroso è quello del cacao, del quale il rappresentante della Cooperativa ci ha illustrato la storia ed i metodi di produzione. Il cacao viene coltivato in Paesi dell’Africa e dell’America Latina, ed i suoi produttori vengono sottopagati, ma il percorso che fa per arrivare nelle nostre mani è lungo: il produttore lo vende ad un’azienda che, dopo averne ricavato un prodotto finito e dopo aver incari- cato qualche agenzia di farne la pubblicità, lo affida ai trasportatori che lo consegnano ai venditori che lo vendono a noi. In questo lungo viaggio il prezzo lievita. Immaginando di dividere una tavoletta di cioccolato in 12 parti, solo una di queste indica il guadagno dei produttori di cacao! Per capire meglio tutto questo, nel secondo incontro abbiamo anche analizzato alcune pubblicità di prodotti che contengono cacao, preparate da esperti di marketing e psicologi, che utilizzano immagini e parole per catturare il compratore. Con una ricerca effettuata collegandoci ad internet, nel terzo incontro abbiamo cercato informazioni sulle multinazionali che vendono prodotti contenenti cacao e… sorpresa! Nessuna di queste indicava la provenienza della materia prima. Solo nel caso di prodotti equo- solidali essa veniva indicata, garantendo così che i coltivatori non fossero bambini, né adulti sfruttati. Dopo questi incontri, uno di noi ha chiesto in un supermercato dove fosse lo scaffale dei prodotti equo-solidali, ma il commesso ha detto che erano esauriti. Se pensiamo che ogni acquisto di prodotti di questo tipo permette ad un gruppo di coltivatori di vivere meglio e contemporaneamente lancia un chiaro messaggio alle multinazionali sfruttatrici, possiamo veramente dire che ognuno di noi, nel suo piccolo, può fare qualcosa, senza rinunciare alla tavoletta di cioccolato. De Santis – Fiore ( III media) A tavola con la seconda elementare tipo creme caramel con il riso, pressando bene. Sformiamo il riso direttamente sui piatti circondati dalle polpettine al pomodoro e decoriamo con piccoli di gambi di sedano per ricordare le isole tropicali. Isola di riso Ingredienti per 4 persone: 240g di riso tipo carnaroli, 450g di carne di vitello macinata, 1 uovo, 50g di parmigiano grattugiato, 10g prezzemolo tritato, 50g di mollica di pane, latte, 400g di pomodori pelati, 1 cipolla piccola, qualche gambo di sedano, farina, olio extravergine di oliva, sale e pepe Preparazione: Puliamo e tritiamo la cipolla. In una casseruola riscaldiamo 2 cucchiai di olio, aggiungiamo la cipolla tritata e lasciamo stufare per qualche minuto, aggiungiamo i pelati e facciamo cuocere a fuoco basso. Ammorbidiamo la mollica di pane con 2 cucchiai di latte lavoriamola con le mani in modo da sbriciolarla completamente. In una terrina mettiamo la carne macinata, il parmigiano il prezzemolo tritato, il tuorlo d’uovo e la mollica di pane ammorbidita, un pizzico di sale e una macinata di pepe bianco. Lavoriamo bene il composto, in modo da amalgamare tutti gli ingredienti, poi facciamo delle polpette grandi come noci. Dopo averle leggermente infarinate le aggiungiamo al sugo di pomodoro e portiamo a cottura in 30 minuti. Mentre le polpettine cuociono, portiamo a bollore in una pentola abbondante acqua salata. A bollitura aggiungiamo il riso e portiamo a cottura in 18 minuti. Scoliamo e condiamo il riso con un filo d’olio crudo. Riempiamo degli stampi Biscotti inglesi Peperoni Capricciosi Per 4 persone Ingredienti: 4 peperoni gialli 250 g di mozzarella 250 g di pomodori 100 g olive verdi 6 acciughe sottosale 2 spicchi d’aglio prezzemolo, basilico olio, sale, pepe Preparazione: Lavate i peperoni, tagliateli a metà dividendo anche il picciolo. Eliminate semi e filamenti bianchi. Sistemate i peperoni con la parte concava rivolta verso l’alto in una pirofila spennellata d’olio. Ponete in forno preriscaldato a 200°c e fate cuocere per 15-20 minuti. Nel frattempo lavate e diliscate le acciughe, poi in una ciotola lavoratele con un filo d’olio fino a ridurle a una crema. Unite due spicchi d’aglio, un ciuffo di prezzemolo e le olive snocciolate tutto finemente tritato e alcune foglioline di basilico spezzettato. Tagliate i pomodori a dadini, mescolate, versate poco d’olio, salate con moderazione, pepate. Ritirate i peperoni dal forno, farciteli con il composto di pomodori, sopra a ognuno adagiate la mozzarella tagliata a fettine e un cucchiaio di salsa d’acciughe. Ponete di nuovo in forno caldo per 10 minuti. Serviteli ben caldi. Ingredienti per 30 biscotti: 175 g di farina 100 g di burro 60 g di zucchero di canna 60 g di zucchero 50 g di cioccolato fondente 50 g di nocciole sgusciate 2 cucchiai di latte 1 uovo mezza bustina di lievito mezza bustina di vanillina sale Preparazione: Tritate grossolanamente le nocciole il cioccolato fondente. In una terrina lavorate il burro fino a renderlo morbido come una crema. Unitevi lo zucchero bianco e quello di canna mescolando con cura. Incorporate anche l’ uovo e amalgamate gli ingredienti. In una ciotola mescolate farina, lievito, sale ( un pizzico) e vanillina. Setacciateli e distribuiteli sul composto sempre lavorandolo energicamente con il cucchiaio di legno. Se occorre, ammorbidite la pasta con un po’ di latte. Incorporatevi il trito di nocciole e cioccolato mescolando con cura. Sulla piastra del forno non imburrata distribuire 15 cucchiaiate di composto ben distanziate tra loro. Ponete in forno preriscaldato, cuocete 7- 8 minuti. I dolcetti , alla fine, devono essere morbidi e pallidi. Ritirateli, lasciate intiepidire, staccateli con una spatola e fateli raffreddare. Seguite lo stesso procedimento sino a esaurimento del composto. Gita in inglese Il giorno 9 gennaio 2007, la classe I° L.G. si è recata al Teatro Carcano di Milano per assistere al musical tratto dal celebre film “THE BLUES BROTHERS”. Avendo precedentemente visto il film non riuscivamo ad immaginare come potessero riprodurlo in teatro senza gli effetti cinematografici. I due attori inglesi ci raccontano la storia di due fratelli che compiono un’azione benefica per salvare dalla chiusura l’orfanotrofio dove avevano trascorso la loro infanzia. Dopo molti tentativi fallimentari, riescono a trovare il modo di racimolare i soldi necessari riunendo Carissimi sostenitori, eccovi le ultimissime foto che ci sono arrivate e che mostrano l’arrivo dei banchi per tutte le classi e la nuova jeep da adibire ad ambulanza per trasportare i malati più gravi all’ospedale. Tutto il villaggio ringrazia davvero di cuore per la vostra generosità e per l’ aiuto grandissimo che state dando alla comunità Inoltre, cogliamo anche l’occasione per augurarvi una Pasqua di pace e serenità. la vecchia banda di musica blues ed allestendo un concerto a scopo benefico. Grazie alle musiche ed ai balli molto allegri e coinvolgenti abbiamo apprezzato lo spettacolo, anche se la scarsa conoscenza della lingua inglese non ci ha permesso di capire in modo approfondito tutti i dialoghi del musical. Abbiamo comunque apprezzato l’iniziativa dell’Istituto, perché ci ha permesso di sperimentare un modo divertente per acquisire una migliore conoscenza della lingua. Scichilone Ferrari Gobetto Cari Sostenitori, è con grande gioia che vi comunichiamo che, anche grazie al vostro aiuto e collaborazione, insieme a quello di tanti altri, siamo riusciti ad acquistare una jeep da adibire ad ambulanza e anche il terreno da trasformare in campo giochi di fronte alla scuola.Inoltre le insegnanti ci comunicano che il nuovo edificio e la presenza dei banchi in tutte le classi garantiscono un miglior livello di istruzione e apprendimento a tutti i 350 alunni. La comunità intera di A. Kottai è davvero riconoscente a ciascuno di voi, perché sperare anche solamente una minima parte di tutto ciò per loro era impensabile, invece ora è realtà. Siamo in attesa delle fotografie che prontamente vi manderemo e vi aggiorneremo presto dei nuovi sviluppi del nostro progetto. Grazie ancora per la disponibilità. SOS India "Amici di A.kottai" è un'associazione no-profit finalizzata alla promozione di iniziative umanitarie nell'area Indiana. Durante un incontro tenutosi a scuola la coppia romagnola fondatrice di questa organizzazione ha spiegato come questa associazione sia nata quasi per caso in seguito a un viaggio in India dove la coppia si è potuta rendere conto della gravosa situazione che afflligge questo popolo. L'incontro è iniziato con uno slide-show di diapositive dove sono stati evidenziati i fortissimi contrasti tra ricchezza e poverta,tra benessere e malessere;i grandi grattacieli sedi delle multinazionali sembrano quasi sovrastare le fragili baraccopoli simbolo del degrado e della povertà Indiana. L'associazione ha concretizzato il suo operato tramite la costruzione di una scuola elementare in un villaggio nei pressi di Nuova Delhi,questo ha rappresentato una "boccata d'aria" nel panorama scolastico che risulta molto arretrato rispetto a quello dei paesi più civilizzati. Al termine di questo incontro si è deciso di promuovere, insieme agli studenti della 4 Lg l'acquisto di un'ambulanza medica destinata ai villaggi periferici,questa iniziativa è stata colta all'unanimità con la speranza di poter contribuire in qualche modo al risanamento Indiano. Nicolò Melli Castelli di Baviera zo è in stile neo-rococò e i suoi fregi dorati esaltano il regime di Luigi XIV, il re Sole, idolo storico di Ludovico II tanto che si fece attribuire per analogia l’appellativo di “re luna”. Il terzo castello, quello di Hohenschwangau, non è propriamente considerato uno dei castelli di Ludovico II poiché non fu lui a costruirlo. Viene però associato alla sua figura in quanto è proprio qui che trascorse la sua giovinezza. Non è di dimensioni monumen- Castelli da sogno, o forse ancor meglio dire da favola, quelli visti quest’anno dalle classi che hanno visitato Monaco di Baviera.. E sono proprio le favole che uno di questi rappresenta essendo stato preso come simbolo della Disney: Neuschwanstein. Questo castello fu costruito alla fine del XIX secolo da Ludovico II, regnante della Baviera a cui si attribuiscono ben altri quattro manieri, ispirato dalle opere di Richard Wagner. Infatti sono molti gli elementi che ci riconducono alla figura del musicista; dalle stanze con decorazioni che richiamano alcuni pezzi di sue opere alla caverna artificiale con tanto di stalattiti e stalagmiti dove il re amava ascoltarne le musiche. Altra curiosità è la sala del trono a forma di piccola basilica, mancante del trono in quanto la morte di Ludovico sopravvenne prima della sua costruzione. Il secondo castello visitato è quello di Linderhof, piccolo in confronto agli altri, progettato come un posto di riposo per il sovrano. I giardini molto curati contengono un’altra grotta artificiale dove venivano tenuti concerti privati per lo più sulle musiche di Wagner. Il palaz- tali eppure rimane ricco soprattutto nelle stanze interne tra cui la stanza da letto reale, chiamata stanza del Tasso. Nel 1871 Ludwig, colpito da un terribile mal di denti, giaceva febbricitante in questa stanza quando entrò il conte Holstein, ambasciatore di Bismarck, che gli consegnò la famosa "lettera imperiale": dopo lunghe trattative il re acconsentì con la sua firma all'elezione di Guglielmo I ad imperatore tedesco. Torcoli Giornata FAI Anche quest’anno, per la venticinquesima volta, si è tenuta in tutta Italia la GIORNATA FAI di primavera, durante la quale numerosi monumenti e palazzi di valore artistico, solitamente inaccessibili, sono stati aperti al pubblico, diligentemente guidato da preparatissimi studenti, ciceroni per un giorno. Nelle giornate del 24 e 25 marzo, alcuni ragazzi del nostro Istituto hanno accompagnato i tanti appassionati d’arte e alcuni curiosi attraverso “le stanze segrete” del Palazzo delle Colonne di via Verdi, sede centrale dell’attuale Banca Intesa S.Paolo, illustrando le caratteristiche artistiche e storiche di questa meravigliosa struttura. La preprazione si è dimostrata più ardua del previsto, anche perché è stata accompagnata da una costante agitazione. La mattina del 24 marzo, molti degli studenti, tenendo fra le mani fogli stropicciati, ripassavano frettolosamente i concetti più complessi per mostrarsi, di lì a poco, guide all’altezza della situazione. Ad un tratto, però, una folla di visitatori si è riversata nel vestibolo d’ingresso e le visite guidate sono incominciate all’insegna di una indicibile emozione, mista a un po’ di paura. Infatti, il primo impatto con questa nuova esperienza ha intimorito tutti quanti che, però, con grande velocità, hanno preso in mano la situazione, rivelandosi brillanti e coinvolgenti. Alla fine le impressioni sono state tutte positive e l’esperienza, sebbene sia costata tanta fatica, è stata gratificante e divertente. Camilla Giovannini, Federica Carpin, Stephanie Eranio, Cecilia Grignaschi DACAHU, l’urlo del silenzio Quando si varca la soglia del primo campo di concentramento realizzato dai nazisti le parole scompaiono. L’orrore di un passato atroce rende tutti muti di fronte all’assurdità e alla follia del genocidio “Il lavoro rende liberi”. E’ il sadico monito con cui si viene accolti all’ingresso del campo di concentramento nazista di Dachau. Sta scritto sul cancello di ingresso di quello che sarebbe diventato il modello di campi di sterminio poi realizzati anche altrove dai nazisti e dove sono morti quasi 30 mila tra ebrei, comunisti, cattolici e nemici in genere del nazismo. Siamo poco a nord di Monaco di Baviera, ridente cittadina del sud della Germania dove abbiamo trascorso delle simpatiche giornate nel corso del nostro viaggio d’istruzione all’estero. Quando il bus arriva a Dachau avverto una strana sensazione impadronirsi di me. E’ come se un incantesimo si stia rompendo. Impalpabile si fa avanti uno stato d’animo che non so definire, ma che mi mette inquietudine. Sui campi di concentramento - dove i nazisti hanno sterminato milioni di persone che il loro credo assurdo dichiarava appartenere a razze inferiori – so giusto quello che raccontano i libri di storia e la biografia di Primo Levi, “Se questo è un uomo”. Ma un conto è leggere, un altro è trovarmi proprio dove certi orribili delitti si sono consumati. Pagine inutili Varco coi miei compagni la soglia d’ingresso e subito piomba un silenzio che non so spiegare. Nessuno parla, ma qualcosa – in questo silenzio assurdo e muto – urla. E’ l’urlo di un luogo dove l’umanità ha consumato una delle pagine più brutte e incredibilmente inutili della sua storia. Sì inutili, perché l’omicidio è la forma massima di negatività e per me ciò che è negativo è assolutamente inutile. E se è un omicidio di massa è ancora più atroce da sopportare e da raccontare, perché ci sono le complicità dei molti che hanno taciuto e non si sono opposti, c’è il terrore con cui un gruppetto sparuto di uomini pazzi ha tenuto in scacco una moltitudine inerme schiacciata dalla paura… Man mano che ci addentriamo nel campo è come se i cuori (il mio e quello dei miei compagni) avvertissero la sconcertante sofferenza degli ebrei costretti a vivere un’esperienza che non basta definire assurda o infernale. Dopo Dachau l’umanità non è più se stessa: ha toccato così da vicino quanto il male la può portare lontano e distruggerla, per sempre. Eppure, mentre scrivo, so che la parola genocidio non è del tutto scomparsa dalle pagine di storia. Anche dopo quello nazista, altri posti e altri uomini hanno consumato questa atrocità (Rwanda, Cambogia). Un’atrocità che fa ancora più male, perché cancella dal volto degli uomini quella scintilla divina che pure ci appartiene per diritto di nascita. Ogni volta che giriamo le spalle a questa scintilla, il buio si impadronisce di noi. Un buio che può diventare tenebra. Non scordiamolo. Non scordiamolo mai! sioni, si costruirono più forni crematori, poiché l'unico esistente non era più sufficiente; furono create anche camere a gas, che però non vennero mai utilizzate. Il campo fu liberato dalla 45a divisione di fanteria USA il 29 aprile 1945: gli americani trovarono 32 mila prigionieri in condizioni pietose e altri 1.600 ormai in fin di vita in 20 baracche del campo. A Dachau c’è anche un memoriale: ricostruito nel 2003, è stato integrato con diversi reperti forniti da exinternati. Una delle baracche è stata ricostruita, per mostrare le condizioni di vita, dato che quelle originarie furono abbattute e le poche ancora in piedi erano in condizioni pietose dopo la ricostruzione del memoriale. Le 32 baracche che costituivano il campo sono indicate da fondamenta in cemento. Il memoriale comprende inoltre quattro cappelle in rappresentanza delle varie religioni professate dai prigionieri. Carolina Raffo York Riquadro Un po’ di storia Il campo di concentramento di Dachau sorge sul sito di una vecchia fabbrica in disuso e fu completato nel 1933. La sua organizzazione, nonché il programma di sviluppo e di ampliamento fu opera del primo comandante del campo, Theodor Eicke e vennero utilizzati come modelli organizzativi anche negli altri campi nazisti. Oltre 200 mila prigionieri provenienti da trenta Paesi vennero internati a Dachau. Dal 1941 fu adibito oltre che al lavoro coattivo anche allo sterminio vero e proprio: circa 30 mila persone furono soppresse, mentre altre migliaia morirono di fame e stenti per le condizioni di vita infernali. All'inizio del 1945 un'epidemia di tifo costrinse all'evacuazione del campo, perché moltissimi prigionieri vi trovarono la morte. A causa del crescente numero di morti e ucci- La mattina dell?11 febbraio alle ore sette (all’alba) i miei compagni ed io ci siamo trovati, molto assonnati, ma allo stesso tempo molto contenti ed eccitati, all?aeroporto di MALPENSA 2000 per destinazione YORK. Eravamo carichi di bagagli che, però, sembravano meno pesanti considerato che a trasportarli ci aiutavano i nostri genitori. I nostri genitori, al contrario erano più che svegli, agitati e, chi più chi meno, preoccupati; parlavano con le Professoresse Manini e Violi, poi tra di loro e dopo ancora ai rispettivi figli dando consigli e facendo loro le ultime raccomandazioni. Finalmente arriviamo all’imbarco e dobbiamo salutare i nostri genitori che ci accompagnano fin dove gli è consentito. E poi via verso l’aeroporto di Zurigo dove abbiamo fatto scalo, e dopo verso Manchester, dove ad attenderci c?era un pullman tutto per noi, che ci ha portato sino alla nostra meta: York. Arrivati in questa città, per la maggior parte di noi sconosciuta, ci siamo separati per andare ognuno a casa della propria famiglia. Carolina, Silvia ed io siamo state accolte ed accompagnate a casa della nostra nuova mamma Christine, che con noi è subito stata gentile, simpatica e disponibile. A casa poi, siamo state ricevute dai nostri ?fratellini? Max e Alex, due bambini adorabili di cinque e sette anni, e dal nostro papà John. Il giorno seguente Christine, dato che era in vacanza, ci ha accompagnato a scuola con l’autobus, facendoci vedere le fermate e la strada da percorrere ogni giorno, per recarci a scuola in tutta sicurezza. A scuola siamo stati divisi, un’altra volta, in due gruppi; alcuni dei miei compagni ed io siamo stati affidati alla professoressa Racheal, una ragazza simpatica e molto intelligente che ci ha fatto migliorare il nostro inglese con attività divertenti. La nostra giornata tipo si svolgeva in questo modo: alla mattina si andava a scuola dove si svolgevano le lezioni e al pomeriggio si facevano le varie escursioni, mentre in altri pomeriggi i compiti assegnatici dagli insegnanti a Milano, poi la sera eravamo liberi di stare in famiglia oppure di uscire tra di noi in compagnia, a parte qualche volta che avevamo attività già programmate tutti insieme come il Bowling, la Ghost Walk oppure andare al cinema. Le gite, ovviamente non comprendevano solo la visita di York, ma anche altre città come Whitby, Robin Hood’s Bay, Manchester, Bradford e Leeds. Credo che la gita più bella, non solo per me, ma anche per tutti i miei compagni sia stata quella a Manchester, e a seguire quella di Bradford dove ci siamo recati a visitare il Museo dei Film della TV. Le Professoresse Manini e Violi sono state chiaramente tutto il tempo a nostra completa disposizione per qualsiasi esigenza o problema, ci hanno inoltre sempre accompagnato in ogni escursione ed illustrato particolari a noi sconosciuti, ci sono sempre state molto vicine, in particolar modo il giorno dell’esame finale, e ci hanno sopportato con tanta pazienza. Questo stage a York è stato molto importante sotto il profilo didattico, oltre ad averci dato la possibilità di conoscere meglio i membri della nostra classe in ogni loro sfaccettatura. Silvia Romi “Paula” di Isabel Allende “Paula” è uno dei libri più belli che abbia mai letto. È una storia struggente di dolore, ma anche d’amore profondo, come quello che Isabel Allende nutre per sua figlia Paula e quello che Ernesto prova per sua moglie Paula. L’evento principale che caratterizza questo romanzo è l’attacco improvviso di Porfiria che contrae la figlia della scrittrice ed il successivo peggioramento che la porterà prima al coma e poi alla morte. Nella trama fitta di ricordi e di dolore, fabula e intreccio si intersecano molto sovente e per questo la narrazione può essere divisa in due parti: una principale, scritta come un libro di memorie e ambientata nell’ospedale di Madrid e nella casa in California a San Rafael, dove vengono narrati i fatti che accadono dal dicembre 1991 fino al 6 dicembre 1992 intorno a Paula e alla sua famiglia, e una secondaria, dove l’ambientazione cambia in continuazione toccando il Cile, l’Argentina, la Bolivia, il Belgio, la Spagna, il Libano, la Svizzera, il Venezuela e la California, in cui l’Allende narra delle radici della sua famiglia affinché la figlia possa conoscere il suo passato se si dovesse svegliare dal coma senza memoria. È presente però anche un’accentuazione storica; infatti la scrittrice narra i fatti precedenti e contemporanei accaduti ai suoi parenti con carica politica durante il colpo di stato cileno. Dalla lettura del romanzo emerge la problematica di come la sofferenza per una malattia modifichi il comportamento dei familiari intorno al malato. Essi infatti volgono maggiormente l’attenzione ai valori veri e alle cose più semplici come la ricerca delle proprie radici, l’affetto dei parenti e il bisogno di aggrapparsi ad ogni piccola probabilità di salvezza tramite cure alternative o la scoperta della fede religiosa. Quello che mi ha colpito di più in questo libro è come Isabel Allende cerchi di “distrarre la morte”. Grazie alle parole evoca tutta la famiglia e gli spiriti degli antenati affinché circondino Paula e siedano al suo capezzale perché, come scrive l’Allende riferendosi alla morte prematura della figlia, “non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo”. Ho apprezzato molto questo libro per la profondità e l’immensità dei sentimenti che esprime: l’amore, la disperazione, l’angoscia, la pace finalmente ritrovata. Penso, come l’Allende, che la scrittura sia un gran mezzo per affrontare i problemi della vita: d’altronde la stesura di questo libro è stata soprattutto uno sfogo. Marina Ballista STADIUM ARCADIUM -Red Hot Chili PeppersL’ultimo disco prodotto dalla band californiana, pubblicato ormai da un anno, non rappresenta altro che il loro tentativo di riscossa e di continuare ad affermarsi, nonostante sia passato tempo da quando suonavano solo per la passione ed il gusto di farlo. E’ inutile negare infatti che i Red Hot Chili Peppers non abbiamo iniziato a mostrare il loro lato e la loro attitudine commerciale. Il disco, che inizialmente doveva contenere solo 13 canzoni, si rivelò invece una gran fonte di ispirazione per il gruppo ed il produttore Rick Rubin, arrivando ad avere 38 canzoni. Per creare però qualcosa di più digeribile al pubblico si decise infine, con dispiacere della band, di incidere un CD contente 28 canzoni divise in due dischi: “Neptune” e “Mars”. Senza sbilanciarsi troppo si può facilmente riconoscere che il loro sia un lavoro più che discreto, con uno standard medio dove i ritornelli sono molto ripetuti ed orecchiabili e si trova più di tutto protagonista la chitarra di John Frusciante. Molti pezzi, come il singolo “Dani California”, “Slow Cheetah” e “Tell Me Baby”, riprendono il loro classico stile hard-pop e da ballata del 1999 e 2002 di “Californication” e “By The Way”; le canzoni rischiano quasi di essere confuse. Ma il sound di un gruppo è difficile da modificare ( ne sono esempio i gruppi nati dai componenti dei Blink 182 dopo la rottura, quali “Angels and Airwaves” e “Plus 44”, le cui canzoni sembrano solo continuazioni di quelle del gruppo originale). L’ispirazione vera del gruppo traspare solo in poche canzoni che si distinguono per la loro facile orecchiabilità e la passione e l’energia che riescono ancora a trasmettere, quali “Snow” e “Wet Sand”, i pezzi migliori dell’album che conquistano già al primo ascolto e si adattano a qualsiasi genere musicale. Il disco è stato venduto in gran quantità e il tour si è rivelato un successo con molte date che davano il tutto esaurito. Nonostante l’età, il gruppo si è rivelato ancora capace di allestire uno show. A differenza di quello che afferma il bassista Flea, però, Stadium Arcadium non è il migliore lavoro dei Red Hot Chili Peppers, ma è comunque un disco discreto e degno di nota, un modo per farsi vedere ancora in gioco e con ancora qualcosa da raccontare. Cella Francesca La casa degli spiriti Amore, passione, odio, violenza, esoterismo, magia, fantasia e realtà. E´ questo il mix di elementi che ritroviamo, perfettamente mescolati, nel libro di esordio dell’autrice cilena Isabel Allende: “La casa degli spiriti”. Raccontare la trama di questo romanzo, che presenta le caratteristiche del genere fantasy ma che ha il grande merito di andare oltre, è molto difficile. Gli avvenimenti, infatti, si succedono in maniera incalzante e soprattutto risultano concatenati l’uno con l’altro. La saga familiare inizia con Nivea la capostipite, donna devota al marito e punto di riferimento delle figlie. Il centro di tutto però è Clara. E’ una donna speciale in grado di parlare con gli spiriti e predire il futuro. Sposa Esteban Trueba, conservatore, ambizioso, violento, crudo che sarà per lei uno spirito guida fino alla fine dei suoi giorni nonostante l'abisso delle diversità che li separa. Poi c'è la ribelle Blanca, figlia di Esteban e Clara, caratterizzata da una forte passione per la giustizia, che si innamora di un uomo di umili origini che lotta contro tutto e tutti per seguire il suo cuore. Dal loro amore nasce Alba la quale dovrà affrontare le torture militari a causa del suo legame con un giovane sovversivo. ”La casa degli spiriti” è stato considerato il romanzo più bello dell'Allende. Un libro scritto in maniera semplice e fiabesca, unico nel suo genere e paragonabile soltanto a “Cent'anni di solitudine” di Garcìa Màrquez. Carla Galbiati CITTADINI EUROPEI Essere cittadino europei vuol dire pensare all’Europa non come a qualcosa di astratto, lontano dalla vita di tutti i giorni, ma come ad una realtà comune. Il concetto di cittadinanza europea non va identificato con quello di nazionalità, ma piuttosto con i diritti che spettano ai membri di una collettività. Essere cittadini europei significa anche crescere in una famiglia di “diversi ma uguali”, rendersi partecipi di uno o più concetti concreti: la solidarietà, la pace, la democrazia, la tolleranza. È un’entità importante come definizione che dovrebbe far riflettere sul suo vero significato; un significato forte e non adattabile ad altri significati futili e utili solo per noi. L’Europa è un continente che ha una lunga storia, costituita da persone che un tempo hanno lottato per avere la libertà, e adesso noi abbiamo un’ulteriore responsabilità da portare avanti, che è quella di rendere liberi paesi oppressi da un altro invasore: la povertà. Essere cittadino europeo può anche significare il sentirsi più vicino ai popoli degli altri paesi. Noi giovani europei condividiamo una società sempre più simile, fatta degli stessi valori di libertà, uguaglianza, parità di diritti, ampie possibilità di studio e lavoro. Essere cittadino dell’Europa al giorno d’oggi significa poter viaggiare più liberamente per conoscere ancora più da vicino la vita quotidiana, gli usi e le tradizioni degli altri stati e per realizzare ciò è sorta la possibilità del programma Erasmus. Sentirsi parte di una grande organizzazione nella quale ognuno di noi ha un compito, seppur piccolo, da portare avanti. Ci fa sentire importanti perché garantisce l’efficienza. Secondo noi la cittadinanza europea è anche un modo di sentire che sempre di più cresce nelle coscienze di noi giovani la sensazione di sentirsi parte di un’unica famiglia composta da tante persone importanti per la comprensione di nuove culture. Con l’istituzione dell’Unione Europea sorge anche la figura del mediatore europeo che rappresenta un riferimento per i cittadini che gli si rivolgono per eventuali problemi. Ilaria Vecchi GIORNATA SPORTIVA Stiamo portando a termine anche quest’anno scolastico, ma ancora non si può e non si devono tirare i remi in barca, quest’ultimo periodo ferve d'impegni: interrogazioni, verifiche, recuperi, per alcuni di voi la preparazione dell’esame di stato (in bocca al lupo a tutti), cercate di portare a casa il miglior risultato. Vorrei però ricordarvi la giornata di festa e sport prevista per giovedì 24 maggio, sottolineando che questa giornata vi vuole protagonisti attivi. Le competizioni previste: velocità, resistenza, getto del peso e salto in lungo, danno la possibilità a tutti di trovare la propria gara. Ricordo che partecipare ad una competizione rientra, con tutti gli onori, nella programmazione di educazione fisica, quindi partecipazione e risultati portano ad una valutazione: la partecipazione (con gara conclusa) corrisponde a sette, entrare in finale (i migliori due risultati per ogni ordine di studio) corrisponde a otto, terzo posto otto e mezzo, secondo posto nove, primo posto dieci. Oltre alla classifica individuale, in parallelo sarà stillata una graduatoria di ordine di studio, che vede il Liceo Scientifico vincitore delle ultime edizioni, come testimonia la bandiera affissa nell’atrio. La giornata prevede un intervallo tra le gare di atletica e le finali di pallavolo e calcetto, quest’intervallo può essere gestito da voi, c’è bisogno di ragazzi motivati e responsabili che portino avanti delle proposte, (com’è stato anticipato ai vostri rappresentanti di classe), voglio però sottolineare che ogni impegno dev’essere portato a termine con serietà, e che molto spesso è più motivante e divertente partecipare a dei progetti che limitarsi ad esserne semplici fruitori: vi vorrei propositivi, attivi e trainanti. Vi aspettiamo numerosi e, come si dice?!......... vinca il migliore! (sempre se si è inscritto alle gare). Lucia Unfer CALENDARIO ATTIVITA’ 12/05/2007 Scuola primaria FESTA DI PRIMAVERA 25/05/2007 3a 4e 5e elem - uscita did. a Canzio 08/06/2007 Corso di teatro - spettacolo conclusivo 07/05/2007 3a 4a 5a elem - esami di certificazione lingua inglese 16/05/2007 1A 1B 2A elem - uscita did. al Parco delle Cornelle 29/05/2007 Corso di danza sportiva saggio finale 09/06/2007 Ultimo giorno di scuola a.s. 2006/07 07/05/2007 2M - teatro in inglese I LOVE LONDON 17/05/2007 Docenti - visita mostra Kandinsky 02/06/2007 Festa della Repubblica 11/06/2007 - 06/07/2007 Scuola estiva - A scuola insieme per giocare 10/05/2007 2M - FAI villa della portobozzolo a Casalzuigno 21/05/2007 1A 1B media - teatro inglese William the conqueror 11/05/2007 1A 1B media - visita alla Abbazia di Morimondo 24/05/2007 Scuola superiore - Giornata sportiva 05/06/2007 Scuola primaria - spettacolo fine anno scolastico 06/06/2007 Scuola primaria - spettacolo fine anno scolastico 20/06/2007 Prima prova Esame di Stato 2007 10/09/2007 Primo giorno a.s. 2007/08