Testo Nedko Solakov - Soprintendenza Speciale per il Patrimonio
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Testo Nedko Solakov - Soprintendenza Speciale per il Patrimonio
NEDKO SOLAKOV The Passage (a commissioned art work's story) Roma, Uccelliera di Villa Borghese 20 maggio - 3 ottobre 2010 The Passage (a commissioned art work’s story) Io amo Caravaggio. Quello che mi piace più di lui è il fatto che la maggior parte dei suoi capolavori è esposta nelle collocazioni originali, in alcune delle più famose chiese italiane (e mi piace l’idea che, in quelle cappelle buie ed anguste, i visitatori debbano alimentare con le monete quegli apparecchi semi-religiosi per gettare luce sui dipinti di Caravaggio). Ma i suoi quadri mi piacciono anche quando sono esposti nei musei. A, volte, per presentare i suoi celebri capolavori in una prospettiva rinnovata, si organizzano mostre speciali che li associano a classici più moderni o contemporanei. Di recente, ad esempio, Caravaggio è stato magistralmente affiancato all’opera di Francis Bacon (Caravaggio Bacon, Galleria Borghese, Roma, 2 ottobre 2009 – 24 gennaio 2010). In quella occasione, per rendere più intenso l’impatto del post-mostra sul pubblico, si è commissionato ad un artista contemporaneo vivente (me) di realizzare all’Uccelliera, nel giardino segreto della Galleria Borghese, un progetto legato a Caravaggio e Bacon. L’invito mi è arrivato congiuntamente da Galleria Borghese, da un potente gruppo bancario (che sosteneva il progetto dal punto di vista finanziario) e dal MAXXI, il museo italiano di arte contemporanea appena aperto, che in seguito avrebbe ricevuto, come prestito a lunga scadenza, l’opera commissionata. Ero molto emozionato per la proposta, e anche se nel settembre 2009, quando ho visitato la Galleria Borghese, la mostra Caravaggio Bacon doveva ancora aprire, ho avuto subito un’idea di cosa fare nell’Uccelliera, un luogo incantevole in cui si ospitavano gli uccelli. Ho immaginato due dipinti su cavalletto, collocati su piedistalli circolari, disposti armoniosamente sui mosaici, anch’essi circolari, dei pavimenti delle due stanze. Sulla tela a sinistra volevo il dipinto, nello stile più caravaggesco possibile, di un uomo (o donna) intento ad usare uno dei walkie-talkie dei sorveglianti alla galleria (o un’audioguida da visitatore); per la tela di sinistra pensavo ad una donna (o un uomo) con in mano un’audioguida (o il walkie-talkie di una guardia), dipinta in stile baconiano. Questa idea ha abitato la mia mente per molto tempo. Nel frattempo, la mostra Caravaggio Bacon è stata inaugurata e si è anche conclusa. Per un certo periodo non c’è stata alcuna vera comunicazione fra le parti coinvolte, cosa che ho potuto accettare perché ero molto impegnato su un altro fronte – mio padre era appena deceduto dopo due anni di cancro ai reni. Nei primi 18 mesi era stato abbastanza bene, curandosi con la sola omeopatia, ma nel settembre 2009 (più o meno nel periodo in cui mi arrivò l’incarico per Roma), cominciò a peggiorare e, nonostante non provasse forti dolori, si sentiva molto stanco e debole: il 4 febbraio 2010, alle 22:40, è morto fra le braccia di mia sorella e le mie (mentre si recava nel bagno del mio vecchio appartamento a Sofia). Come è comprensibile, l’idea iniziale di realizzare quelle tele in stile caravaggesco e baconiano, con il walkie-talkie e l’audioguida, non mi appariva più così allettante. Tuttavia, ho tentato di farne qualcosa usando due piccoli pannelli MDF inviatimi dagli organizzatori come campioni del colore rossastro utilizzato per le pareti della mostra Caravaggio Bacon (se ne vede ancora un pezzo nel “pannello Bacon”). Come potete vedere, non ci sono riuscito. Nel frattempo, due tele bianche da 73 x 92 cm (fornite da uno dei migliori negozi di materiali artistici in Europa, che serve tutti i più noti pittori tedeschi) mi aspettavano appese nel mio “sporco” studio di Sofia (quello in cui faccio i quadri, anche se l’altro - dove nascono i disegni e da cui vi sto scrivendo - sembra un ufficio quanto quello “sporco”). In modo molto spontaneo ho deciso di dipingere il famoso tunnel – quello in cui si dice si trovino le persone appena decedute, quello che conduce alla luce eterna. E’ ancora vivo, e lo conserverò come un bene prezioso, il ricordo del corpo di mio padre che sta per andarsene e – credetemi – non vi era nulla di cattivo, ma una gran quieta luce. Ecco dunque i due tunnel a destra e a sinistra, l’uno di fronte all’altro, che mettono il visitatore nella strana posizione di trovarsi nel buio della propria vita, in mezzo ad entrambi, pur con la scelta ottimistica di quale usare come uscita, se un giorno decidesse di lasciarci. Comunque, come in alcune delle mie narrazioni spaziali, ci saranno anche molti piccoli esseri scarabocchiati in loco, che abitano sui due cavalletti enormi (per loro) e sui piedistalli grigiastri, che probabilmente dovranno fare, in quest’opera, la maggior parte del lavoro: rallegrare e neutralizzare ogni cenno di emozioni non necessarie per un uomo di mezza età. Fortunatamente lo faranno, perché non dirò loro che abitano un’opera d’arte su commissione che, a quanto sembra, non è riuscita nell’intento di essere una grande dedica a Caravaggio e Bacon (ma i piccoletti sono in grado di affrontare la situazione, anche se ho già detto loro del fallimento). Nedko Solakov Sofia, Aprile 2010 Editato da Christy Lange