Rassegna Stampa del 31 Ottobre 2016
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Rassegna Stampa del 31 Ottobre 2016
USTICA LINES Lunedì, 31 ottobre 2016 USTICA LINES Lunedì, 31 ottobre 2016 Trasporti marittimi 31/10/2016 Affari & Finanza Pagina 32 MASSIMO MINELLA Porti, traffici stazionari allarme investimenti ora c' è troppa... 31/10/2016 Affari & Finanza Pagina 32 3 Grimaldi: "Lo shipping soffre ma l' Italia tiene" 31/10/2016 Affari & Finanza Pagina 32 ROBERTA PAOLINI CisInterporto Nola accordo con le banche Iasi ridisegna il piano 31/10/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 3 L' infrazione temporanea non sempre comporta una... 1 PATRIZIA MACIOCCHI 4 6 Porti 30/10/2016 GiornaleDiLipari Amp: Federalberghi vuol vedere prima una proposta concreta 8 31 ottobre 2016 Pagina 32 Affari & Finanza Trasporti marittimi Porti, traffici stazionari allarme investimenti ora c' è troppa offerta DA GENOVA A TARANTO, DA TRIESTE A GIOIA TAURO I PIANI DI SVILUPPO DELLE NUOVE INFRASTRUTTURE PORTANO A UNA SITUAZIONE DI SOVRACAPACITÀ. RIMODULARE I PROGETTI DI SPESA. PIÙ COORDINAMENTO CON LE NUOVE AUTHORITY Genova M ai così forti, mai così a rischio. L' ultimo paradosso dei porti italiani è un imminente record di traffici che può dare il sorriso nell' immediato, ma può spaventare in prospettiva. Gli scali della Penisola, infatti, non hanno mai smesso di progettare il loro sviluppo, cercando di dotarsi di nuove infrastrutture e di spazi più grandi per movimentare la merce. Di per sé un obiettivo virtuoso. Ma la crisi ha azzerato le previsioni di crescita. Così, mentre fra cinque anni i porti offriranno al mercato spazi raddoppiati rispetto a quelli attuali, la domanda resterà sostanzialmente invariata. Questo nella migliore delle ipotesi, perché il crac della sudcoreana Hanjin, settima flotta al mondo nel trasporto di container, travolta da cinque miliardi di euro di debiti, ha svelato come anche lo shipping non sia affatto esente dagli sconquassi della crisi globale. Uno scenario spaventoso che attraversa tutta quanta la Penisola, da Nord a Sud, da Genova a Gioia Tauro, passando per Taranto, e che trova proprio il suo paradigma nel capoluogo ligure. La recente legge di riforma voluta dal ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha infatti indicato nella nuova autorità di sistema che unisce Genova a Savona il "porto d' Italia", per usare le parole del titolare del dicastero, lo scalo guida nella sfida da lanciare ai colossi del Nord Europa. Ma i piani di crescita del nuovo gigante della portualità italiana rischiano di cozzare clamorosamente contro una realtà che resterà sostanzialmente stabile nel medio periodo. A Genova, infatti, si sta completando la nuova Calata Bettolo, per ospitare i container della Maersk, ma si progetta anche di riempire altri spazi portuali nell' area del Multipurpose, mentre il porto d i Pra'Voltri utilizzerà gru ancora più grandi per servire le navi giramondo. Nella vicina Savona, intanto, si sta lavorando alla realizzazione della nuova piattaforma Maersk di Vado Ligure. Totale, un' offerta di spazi che nell' arco di un quinquennio porterà la nuova authority di Genova Savona a offrire al mercato spazi per oltre cinque milioni di container. Quest' anno Genova farà il suo record con 2,3 milioni di teu (l' unità di misura pari un pezzo da venti piedi), ma pare davvero difficile Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 1 31 ottobre 2016 Pagina 32 < Segue Affari & Finanza Trasporti marittimi riuscire a saturare tutti quegli spazi. Non bisogna poi dimenticare che crescono nell' offerta altri porti dell' Alto Tirreno, La Spezia e Livorno, mentre se ci sposta al Sud si continua a discutere su come riempire gli spazi vuoti di Taranto e rilanciare il porto di Gioia Tauro. Il rischio che i porti finiscano per implodere su se stessi, dopo aver divorato miliardi di euro pubblici, è quanto mai concreto. «Per questo andremo a definite un piano regolatore portuale nazionale che impedirà le logiche territoriali del passato spiega Luigi Merlo, consulente del ministero dei Trasporti ci saranno linee comuni e una visione condivisa, più attenzione all' evoluzione del mercato mondiale. Il pubblico deve costruire le condizioni per far crescere il traffico e le imprese, ma non sostituirsi al privato ». Questo per il futuro, però. Ma che cosa si rischia se effettivamente non si riuscirà a saturare tutti questi vuoti? «Rischiamo un effetto devastante spiega Giuseppe Danesi, ceo del terminal Vte di Pra'Voltri e presidente dei terminalisti genovesi continuiamo a costruire mentre per i prossimi cinque anni non cresceremo di una virgola, né l' Italia, né l' Europa. Ci sarà una sovracapacità molto pericolosa, una guerra sui prezzi, un gioco al ribasso che avrà conseguenze pesantissime sull' organizzazione del lavoro». Dopo la crisi che ha investito lo shipping, ora il faro si punta sui porti. Come peraltro aveva previsto Sergio Bologna, docente universitario e uno dei massimi esperti di problemi legati alla portualità e alla logistica, che ha appena dato alle stampe "Il crac che viene dal mare volume secondo". «Il primo spiega Bologna si concentrava sullo shipping e rifletteva su situazioni evidenti che più d' uno non voleva vedere: la speculazione finanziaria e la corsa a costruire navi nonostante non ce ne fosse bisogno hanno finito per creare una bolla che sta avendo gravissime conseguenze nello shipping. Ma la bolla non si è fermata, si è allargata ad altri settori. E ora rischia di esplodere con effetti ancor più gravi». È possibile invertire la tendenza? Per Bologna l' unico modo è quello di allargare i propri bacini di traffico arrivando fino ai mercati esteri. Come succede a Trieste, che pur favorito da una posizione geografica particolare, ha comunque l' ottanta per cento dei suoi traffici intermodali proprio con i Paesi esteri. «Senza adeguate infrastrutture, però, non si arriva al di là di un mercato regionale conclude Bologna l' unica salvezza della Liguria è il terzo valico ferroviario, ma bisogna far presto, altrimenti arriveranno direttamente dal Nord Europa a servire la Pianura Padana». La fine dei lavori del Terzo Valico che da Genova buca gli Appennini e arriva nel Basso Piemonte, anello iniziale di una linea che sale fino a Rotterdam, è fissata per il 2021. Fra tre gli anni verrà inaugurata la Galleria del Monte Ceneri che consentirà al Nord Europa, tramite la Svizzera di arrivare direttamente a Milano. È una corsa contro il tempo e non è affatto scontato che a vincerla sia l' Italia. © RIPRODUZIONE RISERVATA A lato, un' immagine del porto di Genova che ha in progetto e in corso una serie di importanti ampliamenti infrastrutturali. MASSIMO MINELLA Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 2 31 ottobre 2016 Pagina 32 Affari & Finanza Trasporti marittimi Grimaldi: "Lo shipping soffre ma l' Italia tiene" [ L' INTERVISTA] PER IL PRESIDENTE CONFITARMA IL COMPARTO È SOLIDO ANCHE SE AVREBBE BISOGNO DI PIÙ ATTENZIONE DAL GOVERNO. A LIVELLO EUROPEO IL RISCHIO È LA GERMANIA Genova S offrono i porti, ma soffre anche lo shipping, nonostante la bandiera italiana resti la quarta forza mondiale, con oltre 16,5 milioni di tonnellate. Manuel Grimaldi, presidente di Confitarma, riflette sul momento non certo facile di un' economia del mare che meriterebbe più considerazione per la sua capacità di creare ricchezza e lavoro. L' assemblea di Confitarma ha confermato la tenuta dell' Italia in un mercato comunque difficile. «Sì, è davvero un momento difficile quello che stiamo vivendo, la crisi iniziata nel 2008 non è ancora finita e lo shipping, che è sempre un moltiplicatore, in un momento di ribasso amplifica il suo calo». La crisi di un colosso come la compagnia Hanjin ha ripercussioni anche da noi? «Certo è stato un colpo pesante, ma dobbiamo vederlo in un' ottica complessiva: le navi portacontainer sono cinquemila su novantamila (oltre le 500 tonnellate di stazza lorda n.d.r.). A volte sembra che esistano solo portacontainer e navi da crociere, che sono 400. Solo i traghetti sono seimila. Il problema è complessivo, riguarda il comparto bulk, l' off shore, tutti soffrono. Noi e gli altri. Si dice che il Paese più esposto sia la Germania, con 45 banche fortissimamente esposte nei confronti di alcune compagnie». Alla politica chiedete attenzione. i problemi restano? «Il nostro cluster vale 400mila addetti, siamo il 2% dell' occupazione e del Pil di questo Paese. Mi sembra doveroso chiedere attenzione». Spesso gli armatori si lamentano anche dei disservizi che trovano quando entrano o escono dai porti. «E' così, subiamo ancora colli di bottiglia che rendono a volte impraticabile l' ultimo chilometro. Servirebbe una logistica efficiente. Ma ci stiamo provando, anche con nuove iniziative». A che cosa si riferisce? «E' stato appena costituito un consorzio che riunisce già quaranta aziende, fra armatori e grandi trasportatori. Si chiama Alis e si batterà per una logistica avanzata, moderna e sostenibile». (mas.m. ) © RIPRODUZIONE RISERVATA Il presidente diConfitarma Manuel Grimaldi. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 3 31 ottobre 2016 Pagina 32 Affari & Finanza Trasporti marittimi CisInterporto Nola accordo con le banche Iasi ridisegna il piano UNICREDIT,BANCA IMI E MPS HANNO DETTO SÌ. MANCA L' OK DI BANCO POPOLARE SULLA QUOTA DI VULCANO BUONO. IL NUOVO AD PARTE DALLA LOGISTICA PERCHÈ IL PRIMO OBIETTIVO È RIPORTARE LE MERCI NELL' INTERPORTO [ IL CASO ] I l complesso mosaico per il rilancio del CisInterporto di Nola si sta componendo e ci sarebbe l' accordo sul debito con il pool delle banche finanziatrici. Ora manca solo l' omologa dal Tribunale di Nola. È una partita complessa che coinvolge tre realtà distinte. La prima è il Cis, che è una società per azioni in cui sono socie le 300 aziende del distretto di Nola. Interporto è invece partecipato al 62% da Cisfi, finanziaria che vede gli stessi soci di Cis (in particolare Gianni Punzo e i Cimmino di Yamamay) e per il 22% ha come azionisti (e creditori) Unicredit, Banca Imi e Mps. L' accordo prevede per il Cis la conversione a patrimonio di 149 milioni di euro dell' indebitamento bancario, che a fine 2015 era di 272 milioni. Mentre le rate sui rimanenti 123 milioni saranno riscadenzate tra 2021 e il 2027. La seconda realtà è l' Interporto Campano, l' infrastruttura logistica, il cui debito ammonta a 339,5 milioni che verranno "rischedulati" per 246,7 milioni al 2034, mentre 92,1 milioni saranno trasformati in un convertendo a scadenza 2035. La terza parte è il centro commerciale gestito dalla società Vulcano Buono, controllata dal Cisfi al 55% e al 45% da Auchan. Qui invece il debito è per la maggioranza in mano a Banco Popolare e le trattative sono ancora in corso. Intanto a luglio è arrivato come nuovo ad di Cis e di Interporto Campano Sergio Iasi, un passato in Prelios e in Rai. L' uomo di fiducia degli istituti di credito. Le tessere dunque sono quasi tutte al loro posto. E sulla carta le potenzialità dell' infrastruttura ci sono. Ora bisogna vedere come Iasi disegnerà il rilancio e se i soci sapranno accettare la svolta che Iasi intende imprimere, partendo dalla cognizione che il modello originario di un polo del commercio ingrosso, con una struttura logistica collegata e un centro commerciale come sbocco retail, è un disegno riuscito solo a metà. Il piano di Iasi avrebbe al centro il rilancio dell' Interporto come infrastruttura logistica a servizio delle aziende che sono nel distretto, che nel complesso generano un fatturato di 5 miliardi e occupano 10mila Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 4 31 ottobre 2016 Pagina 32 < Segue Affari & Finanza Trasporti marittimi persone su una superficie complessiva di circa 5 milioni di metri quadri. Uno dei maggiori deficit della gestione è stato infatti nella logistica: mancava un sistema per far sì che i container viaggiassero pieni sia in entrata che in uscita. Per riempirli bisogna attrarre aziende, grandi operatori della logistica e del trasporto mondiale. I container che arrivano nei porti d i Napoli e Salerno verrebbero gestiti dall' Interporto per la distribuzione, sia per il bacino del sud Italia sia in viaggio verso l' hub di Verona. Mentre i container che restano vuoti dopo la lavorazione, verrebbero riempiti e veicolati tramite l' alta velocità verso nord. E poiché i binari ferroviari sono parte essenziale di un interporto, Iasi sarebbe in trattativa con Rfi per ottenere la disponibilità ad usare le tratte ad alta velocità durante la notte, quando il traffico passeggeri è fermo. Le incognite per la realizzazione di questo disegno ci sono. La prima è la situazione non facile del Porto di Napoli. La seconda è capire se il nuovo amministratore delegato riuscirà a convincere i grandi della logistica, le multinazionali, gli operatori dello shipping a scegliere Nola. L' infrastruttura c' è, la ristrutturazione finanziaria dovrebbe essere al punto di svolta, il disegno industriale si può costruire. Tutto in un contesto imprenditoriale, economico e sociale non facile com' è quello campano. Il Cis nasce 35 anni fa da un' intuizione Gianni Punzo, commerciante di tessuti, che ha l' idea è di insediare le aziende di piazza Mercato a Napoli nell' area di Nola. Negli anni si riesce a dirottare nel distretto del Cis il 95% del commercio all' ingrosso di Napoli, circa 300 aziende si stabiliscono qui. Tra quelle ancora presenti ci sono Yamamay, Piazza Italia, Original Marins, Carpisa. Dopo 15 anni parte la progettazione dell' Interporto. Punzo promotore del progetto mette insieme i soci storici riuniti in Cis e costruisce l' interporto, per dimensione ancora oggi la seconda infrastruttura in Italia, alle spalle di Verona. Ma la crisi e l' avanzata dell' economia cinese mettono in crisi le aziende del distretto Cis. Al tempo il Cis ha avviato l' attività grazie ai finanziamenti bancari da cui sarebbe dovuto rientrare grazie ai contratti di leasing che stipulava con le imprese che si insediavano nel distretto. Ma come va in crisi il sistema del commercio all' ingrosso alcuni soci smettono di pagare. Su questa versione ci sono tesi discordanti, tanto che alcune aziende hanno fatto un esposto al Tribunale e su questi submutui stanno indagando sia la procura di Napoli che quella di Nola. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sopra, una veduta del distretto CisInterporto Campano di Nola. A lato, il nuovo a d Sergio Iasi. ROBERTA PAOLINI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 5 31 ottobre 2016 Pagina 3 Il Sole 24 Ore Trasporti marittimi LA SENTENZA DELLA SETTIMANA L' infrazione temporanea non sempre comporta una «tenuità» del fatto Non può invocare la particolare tenuità del fatto chi, autorizzato ad occupare 10 metri di spiaggia libera per tenere un deposito di sdraio e ombrelloni da sistemare sull' arenile solo su domanda dei bagnanti, li posiziona stabilmente prima della richiesta di noleggio. La Corte di cassazione, con la sentenza 45209 del 26 ottobre scorso, conferma la condanna all' ammenda per il reato di occupazione abusiva del demanio, a carico della ricorrente che aveva stabilmente preso possesso della spiaggia libera, trasformandola di fatto in uno stabilimento privato. L' uso abusivo era stato verificato dagli ispettori che avevano fatto due blitz in giorni diversi, verificando che i dipendenti della signora, già alle 7 e 30 del mattino, "piazzavano" gli ombrelloni e le sdraio, fino a collocarne 25 per fila, prima dell' arrivo degli utenti. Un' occupazione per un tempo illimitato, dunque, che impediva l' uso dell' arenile a terze persone. Per la Cassazione è abbastanza per confermare la condanna per il reato previsto dall' articolo 1161 del Codice della navigazione. Un reato che si configura quando si acquisisce e si mantiene, senza autorizzazione, il possesso o la detenzione di un bene che appartiene al demanio marittimo «in modo corrispondente all' esercizio non transeunte di un diritto di proprietà o di godimento, in modo da impedirne la fruibilità da parte di potenziali utenti o da comprimerne in maniera significativa l' uso». La Cassazione ricorda un precedente analogo (sentenza 15415/2016) nel quale il reato era stato contestato ai titolari di un albergo i cui dipendenti, dall' alba al tramonto tenevano sulla spiaggia un rilevante numero di ombrelloni e lettini a disposizione dei clienti, a prescindere dalla loro presenza, impedendo così l' accesso ad altri. Con la sentenza di ieri i giudici della terza sezione penale fanno un passo in più respingendo la richiesta di applicazione dell' articolo 131bis che esclude la punibilità della condotta quando l' offesa al bene tutelato è lieve. I giudici precisano che il giudizio sulla tenuità richede una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità «della fattispecie concreta che tenga conto, ai sensi dell' articolo 133, comma primo del Codice penale, delle modalità della condotta, del grado di colpevolezza da essa desumibile e dell' entità del danno o del pericolo». Una valutazione, chiariscono i giudici, che può Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 6 31 ottobre 2016 Pagina 3 < Segue Il Sole 24 Ore Trasporti marittimi essere fatta anche nel giudizio di legittimità, sulla base di un apprezzamento limitato all' astratta compatibilità dei tratti del caso specifico con gli indicicriteri e gli indicirequisiti dettati dal legislatore. La valutazione positiva comporta l' annullamento della sentenza, con rinvio al giudice di merito. Alla luce di questo principio, per la Suprema corte, che nega anche le circostanze attenuanti generiche, non esiste alcuna particolare tenuità del fatto. Ad escluderla, oltre ad un precedente specifico per lo stesso reato a carico della ricorrente, ci sono i fatti commessi, abituali e non modesti. Per i giudici non è esiguo il pregiudizio derivante dalla condotta messa in atto dalla signora, che aveva un permesso limitato alla possibilità di mantenere un deposito per offrire sdraio e ombrelloni solo su richiesta, ma certamente non era autorizzata a "privatizzare" una spiaggia pubblica. © RIPRODUZIONE RISERVATA. PATRIZIA MACIOCCHI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 7 30 ottobre 2016 GiornaleDiLipari Porti Amp: Federalberghi vuol vedere prima una proposta concreta Ott 30, 2016 l' incontro dell' hotel La Fiiladelfia Comunicato Confronto serio e costruttivo sull' AMP delle Isole Eolie nell' incontro organizzato dalla Federalberghi Isole Eolie. Riteniamo che nella nostra comunità ci sia estremo bisogno di imparare a confrontarsi, senza diffidenza e scevri da pregiudizi e derive strumentali, sulle questioni basilari dello sviluppo turistico del nostro arcipelago e che oggi sia stato fatto un piccolo passo in questa direzione. All' incontro, aperto al pubblico e piuttosto partecipato, hanno preso parte gli esponenti di alcune importanti associazioni locali interessate all' argomento, imprenditori e membri della società civile. Nelle battute iniziali, il presidente Del Bono ha chiarito immediatamente i limiti dettati dall' assenza di una proposta di AMP su cui confrontarsi. Ciò nonostante, era nell' intenzione dell' associazione poter approfondire i possibili contorni di un' AMP con riferimento alla perimetrazione, la governance e la sostenibilità sociale, economica e finanziaria dello strumento in questione. Al tavolo dei relatori sedevano da una parte il rappresentante della Voce Eoliana, Angelo Paino e dall' altra il naturalista, rappresentante dell' Associazione Nesos, Pietro lo Cascio. Il primo ha sostenuto con forza le ragioni del no, principalmente a suo dire attribuibili ai rischi connessi ai costi e all' eccessiva burocratizzazione per l' accesso all' area da parte dei diportisti. A questi rischi, Angelo Paino, ha aggiunto quelli connessi alla composizione e al funzionamento del soggetto gestore e alla capacità dell' AMP di autofinanziarsi. Il secondo, ha invece rimarcato l' esigenza di dotarsi di uno strumento specifico di tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, convinto che questo possa rappresentare una chiave oltre che per preservare il territorio anche per attrarre turisti sempre più sensibili alle tematiche dell' ambiente e interessati a visitare luoghi con un' elevata qualità ambientale. Si sono quindi susseguiti diversi interventi in prevalenza apparsi favorevoli all' istituzione dell' AMP da parte dei partecipanti all' incontro che hanno comunque contribuito ad arricchire la discussione. A chiusura dei lavori, le due parti sono convenute sull' esigenza di tutelare e valorizzare il patrimonio ambientale del nostro territorio. Angelo Paino ritiene che tale compito possa essere affidato al consorzio dei comuni eoliani che, attraverso un' azione coordinata con capitaneria di porto, garantirebbe il rispetto dei vincoli esistenti e quindi la tutela ambientale. Di contro, Pietro Lo Cascio, non ritenendo sufficiente, anche per la scarsità delle risorse disponibili, l' azione dei comuni e della capitaneria d i porto, ha Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 8 30 ottobre 2016 < Segue GiornaleDiLipari Porti sostenuto con convinzione la necessità che l' arcipelago si doti di un' organizzazione strutturata e finanziata all' uopo che oltre a garantire la tutela dell' ambiente marino si occupi anche di valorizzarlo, amplificandone ulteriormente la qualità e la capacità attrattiva. Il presidente di Federalberghi Isole Eolie, nel ringraziare i relatori e i partecipanti, si è dichiarato soddisfatto del dibattito, auspicando che ci si possa confrontare quanto prima su una proposta di AMP, in modo da consentire all' associazione di assumere una posizione e formulare delle osservazioni ben precise circa le tutele di carattere ambientale, sociale ed economico che ci si attende questa debba garantire. Federalberghi Isole Minori della Sicilia Federalberghi Isole Eolie. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 9