4 aprile 2011 - Terminal Intermodale Mortara
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4 aprile 2011 - Terminal Intermodale Mortara
www.ship2shore.it FERRY Direttore Responsabile: Angelo Scorza L’urlo di Munk per Tirrenia Un imprenditore danese si dichiara pronto a rilevare i sei mezzi veloci della compagnia di bandiera Futuro scandinavo per le navi veloci di Tirrenia? In un’intervista ad un quotidiano on-line il businessman danese Ernst Munk la settimana scorsa ha dichiarato di essere intenzionato ad aprire alcune nuove rotte nel canale del Kattegat e di voler utilizzare a tale scopo le sei navi veloci in disarmo (Aries, Taurus, Capricorn, Scorpio, Scatto e Guizzo), che il commissario straordinario di Tirrenia Giancarlo D’Andrea ha messo in vendita separatamente dal resto della compagnia. Contattato da Ship2Shore, Munk, Anno VIII, N.14 - Genova, 4 Aprile 2011 TERMINAL OPERATOR www.ship2shore.it titolare del marchio SunLink Ferries candidato ad operare i suddetti collegamenti, ha “confermato l’interesse per un’acquisizione”, precisando però che “l’offerta definitiva potrà essere presentata e accettata solo non appena le banche avranno sbloccato le necessarie garanzie, cosa per la quale dovrebbe Anche per Domiziana ci sarebbe un’offerta essere questione di giorni”. Munk ha anche aggiunto di “aver pensato alla possibilità di lasciare una o più delle navi ad operare nel Mediterraneo”, ma di non essere sicuro che “vi siano le condizioni economiche sufficienti per farlo. I servizi a cui punta SunLink sono fra l’isola di Bornholm e la Svezia, fra Bornholm e Copenaghen e forse fra Grenaa e Hundested e fra Frederikshavn e Oslo. In seguito potremmo anche noleggiare un ro-pax in Italia se servisse nella nostra area”. Non appena le garanzie bancarie saranno disponibili, l’imprenditore si è detto pronto a presentare un’offerta per le sei navi in blocco. L’obiettivo è quello di concludere il prima possibile, in modo da avviare i collegamenti già in estate. “Non prima di aver rimesso in sesto le navi, ferme da molto tempo: i primi lavori, necessari al trasferimento in Scandinavia, saranno quindi effettuati in Italia” ha affermato Munk. “Ho ricevuto un grande aiuto da Luca Fertonani di Ferrando&Massone (consulente dell’advisor Rothschild per la vendita dei mezzi veloci di Tirrenia, ndr)” ha proseguito il businessman, parlando dei rapporti con il venditore, “e sono in contatto diretto con l’advisor, che mi ha garantito di essere ancora in tempo”. Dal canto suo Fertonani ha precisato che “le offerte da vagliare sarebbero state valide solo se conformi ad una procedura molto stretta e alla formalizzazione di alcune garanzie finanziarie; il signor Munk ci ha scritto alcune email per avere informazioni, ma attraverso di noi non ha formulato alcuna offerta”. Tutto da chiarire il valore dell’operazione, ma secondo indiscrezioni la proposta media sarebbe inferiore ai dieci milioni di dollari a nave (Guizzo e Scatto sono stati costruiti nel 1993 e 1994 e possono trasportare circa 150 auto e 500 passeggeri, mentre le altre quattro sono state realizzate fra il 1998 e il 1999 e hanno una capacità di 1.800 passeggeri e 460 auto o 100 auto e 30 trailer). Un prezzo non elevato (per le quattro unità maggiori la richiesta era di 26 milioni di euro l’una, per le più piccole di 3,6 milioni), ma commisurato al fatto che navi da tempo sono state messe in disarmo a causa dei consumi ritenuti esagerati. segue a pag.2 TOP THREE GLI ARTICOLI PIU’ LETTI DELLA SETTIMANA SCORSA 1° Per GNV inizia la cura Martinoli 2° Premuda gioca al rialzo 3° Al via la nuova compagnia feeder di Maersk www.ship2shore.it 2 BUNKER Lunedì 4 Aprile 2011 Armatori alle prese col caro-bunker Il porto di Augusta rimarrà con una sola bettolina ancora per un paio di mesi Il costo altissimo del carburante per navi, e nello specifico dell’IFO-380 schizzato oltre i 600 dollari/tonnellata, sta mettendo sotto pressione i conti delle società armatoriali soprattutto nel comparto della navi cisterna di grande portata, in cui le rate di nolo giornaliere rimangono ancora piuttosto depresse. La quotazione del carburante per le navi a Singapore e a Fujairah, due delle stazioni di bunkeraggio più importanti fra i porti mondiali, ha raggiunto nei giorni scorsi anche i 630 dollari a tonnellata. Il Bunkerworld Index dal livello di 1.000 punti dell’estate scorsa è salito fino agli attuali 1.460 punti con un incremento che sfiora il 50%. “Il prezzo del marine bunker dallo scorso mese di settembre è salito anche del 40%, pari a un incremento di quasi 200 dollari/tonnellata” spiega Stefano Rocca consulente di 3B Consulting. “L’impatto sul conto economico delle società armatoriali è stato devastante nel quarto trimestre 2010 e nei primi mesi del 2011 la pressione sui margini è aumentata ulteriormente col proseguire della corsa al rialzo del prezzo del rifornimento e la stagnazione dei noli”. Per difendersi gli segue dalla prima pagina La bettolina Punta Rossa è stata rimorchiata a Genova dove verrà riparata operatori si affidano a strategie creative fatte di coperture tramite strumenti derivati, ma anche adottando misure estreme di risparmio quali ad esempio il slow steaming, vale a dire una sorta di sottoutilizzazione del motore rispetto alla potenza ottimale, che consente una riduzione dei consumi con la navigazione a velocità ridotta. Il caro-bunker si sta facendo sentire anche in Italia, dove nei porti di Genova e Augusta il costo dell’IFO380 viaggia stabilmente oltre la soglia dei 630 dollari a tonnellata mentre l’IFO 180 è ancora più caro (almeno 660 dollari). Nello scalo siciliano le operazioni di bunkeraggio procedono a ritmi rallentati a causa dell’incidente che ha interessato una delle due bettoline della società Ciane Spa e che ha di fatto dimezzato la capacità di trasporto e la flessibilità che due mezzi consentivano (S2S n.12/2011). La nave Punta Rossa, secondo quanto ha confermato anche l’armatore proprietario, Marco Novella, verrà rimorchiata nel porto di Genova, dove sarà sottoposta a lavori di riparazione che dureranno almeno due mesi, e in questo arco di tempo non verrà sostituita con altre unità. Nei giorni scorsi sembrava tornare d’attualità il possibile ingresso su questo mercato di nuovi operatori, e in particolare di Lukoil Bunker Italy (controllata del colosso petrolifero russo) che alcuni mesi fa aveva annunciato l’imminente ingresso nel business italiano del bunker navale con la fornitura di carburante delle tipologie IFO 380 e MGO (0.1). In realtà risulta che Lukoil non sia mai effettivamente entrata nel mercato, fatta eccezione per un paio di rifornimenti, né mai probabilmente lo farà, viste le difficoltà tecniche registrate alla raffineria di Priolo relativamente al bunkeraggio. Nicola Capuzzo Secondo quanto riferito dalla stampa danese, Munk, pur non avendo un passato da armatore ed essendo titolare di interessi in altro settore (sarebbe risultato in passato proprietario di alcuni nightclub), non sarebbe nuovo al mondo dello shipping, avendo fondato in passato le società Lissi Shipping, oggi liquidata, ed Emship (ancora attiva), e avendo tentato, senza esito, di lanciare lo scorso anno un collegamento tra Frederikshavn e Oslo con il traghetto Arberia. Tornando a Tirrenia, per Domiziana, altro traghetto venduto separatamente dalla procedura (in questo caso perché non più conforme allo Stockholm Agreement), il commissario straordinario ha comunicato che le offerte finora giunte non superano i 2,1 milioni di euro e che c’è tempo per rilanciare fino a metà aprile. Inoltre nei giorni scorsi si sono diffuse voci riguardanti sia un fallimento della gara per la privatizzazione, con conseguente ricorso alla trattativa privata, sia, al contrario, su un imminente assegnazione a CIN - Compagnia Italiana di Navigazione. D’Andrea ha smentito entrambe le notizie, spiegando che “la procedura di dismissione di Tirrenia procede secondo le cadenze predeterminate” Andrea Moizo www.ship2shore.it 3 CROCIERE Lunedì 4 Aprile 2011 CANTIERI Croisières de France prepara il restyling di Horizon NCA all’ultimo respiro I lavori di trasformazione della nuova nave della controllata francese di Pullmantur saranno effettuati a Marsiglia: nuova commessa per San Giorgio del Porto? Croisières de France, filiale francese di Pullmantur, compagnia di crociere spagnola facente parte della galassia Royal Caribbean, è in procinto di compiere un salto di qualità importante in termini di offerta. Alla fine dell’anno, infatti, la nave attualmente operata, Bleu de France (costruita nel 1981, 37.000 tonnellate di stazza lorda per 199 metri, capacità di 750 passeggeri), passerà ai nuovi proprietari di Saga Cruises (S2S n.44/2010) e sarà sostituita dalla casa madre con la Horizon, dal 2009 operata da Pullmantur con il nome di Pacific Dream (realizzata nel 1990, 47.000 tonnellate di stazza lorda, 208 metri di lunghezza e capace di ospitare circa 1.700 passeggeri). Non prima però di subire una radicale e trasformazione, finalizzata a rendere la nave il più adatta possibile al ricercato mercato francese. Horizon adotterà naturalmente la livrea tipica di Croisières de France, scafo blu con rifiniture bianche e fumaiolo della compagnia, ma i lavori più sostanziali riguarderanno l’interno della nave, con una completa rivisitazione delle 721 cabine e dei corridoi e una risistemazione dello spazio ristorante, che sarà naturalmente affidato ad uno chef transalpino (così come sarà francofono il personale). Saranno inoltre modificati la sala degli spettacoli e il centro benessere, che sarà dotato di SPA e palestra, e, all’esterno, lo spazio piscina sarà riallestito in chiave più francese (ad esempio gli elementi in plastica saranno sostituiti da decorazioni in legno). “Rispetto al Bleu de France perderemo qualcosa in termini di ‘intimità’, ma il prodotto manterrà la sua peculiarità e, grazie alle migliorie negli spazi comuni, si confarà meglio alle attese della clientela” spiega Antoine Lacarrière, direttore generale di Croisières de France, aggiungendo che l’aumento significativo delle cabine permetterà alla compagnia di applicare una più varia politica tariffaria. Pur non potendo fornire un dato preciso sull’entità finanziaria delle operazioni di restyling, Lacarrière conferma che si tratta di un investimento importante, che dimostra la crescente fiducia di Pullmantur nel mercato francese. Il manager inoltre rivela che i lavori saranno svolti a partire dal febbraio del prossimo anno a Marsiglia – il porto da cui la nave opererà fra l’aprile e il novembre 2012 due tipologie di crociere, una più mondana verso la Spagna e l’altra più culturale verso l’Italia – ma afferma di non conoscere il nome dell’operatore che effettuerà i lavori. Tutto lascia pensare, tuttavia, che a trasformare Horizon sarà Chantier de Marseille, la società interamente controllata dalla genovese San Giorgio del Porto, che dall’anno scorso (S2S n.8/2010) ha in concessione i bacini 8 e 9 di Marsiglia, delle dimensioni rispettivamente di 320x50 metri 250x37 metri. La società, che, secondo quanto riportato pochi mesi fa da alcune testate genovesi, ha già avuto a che fare con la nave di Pullmantur, non ha tuttavia confermato, parlando di semplice “ipotesi di lavoro”. Qualora la ricca commessa di Pullmantur - Croisières de France dovesse davvero arricchire il giovane ma corposo carnet di lavori di Chantier de Marseille, si tratterebbe di un’ulteriore conferma della bontà dell’investimento di San Giorgio del Porto, che recentemente negli stabilimenti francesi ha effettuato lavori su diverse navi fra cui Celebrity Century, Seven Seas Voyager e Seabourn Odyssey, mentre nella sede storica di Genova sta affrontando uno scarico di lavoro che ha portato alla messa in cassa integrazione di 50 dipendenti. Andrea Moizo L’AD dei cantieri toscani Mor ritira la fidejussione dell’azionista e la porta a RFI, dando il via alla commessa di un nuovo traghetto e al processo di privatizzazione della società Ci sono voluti mesi, ma alla fine, appena in tempo rispetto ai termini prefissati, i cantieri navali di Marina di Carrara (NCA – Nuovi Cantieri Apuani), sono riusciti ad ottenere dall’azionista Invitalia la fidejussione che permetterà di formalizzare la commessa ottenuta lo scorso autunno da RFI (S2S n.45/2010, n.10/2011). Con l’ok del Ministero dello Sviluppo Economico che controlla Invitalia, nelle prossime settimane si firmerà il contratto definitivo: “Ipotizziamo di poter cominciare a costruire a maggio, dopodiché puntiamo ad impostare la nave a settembre, a vararla a febbraio e a consegnarla nell’autunno 2012” spiega l’amministratore delegato di NCA, recatosi direttamente a Roma a ritirare la fidejussione e poi a Palermo per consegnarla a RFI. “Quest’ordine deve essere un ponte verso la privatizzazione” aggiunge Mor, con riferimento al protocollo che, sottoscritto dal ministero, dagli enti locali e da tutte le sigle sindacali ad eccezione della FIOM, fissa l’impegno di Invitalia a mantenere in vita il cantiere nei circa due anni di costruzione della nave (ripianando i bilanci 2011 e 2012 destinati a chiudersi in perdita) e i cardini su cui avviare il processo di privatizzazione, fra cui l’allargamento delle attività oltre alla navalmeccanica e la possibilità di alleggerimento progressivo degli organici, con la previsione della liquidazione qualora nei prossimi due anni non si trovi un partner o non si ottengano ulteriori commesse. “Della privatizzazione” puntualizza Mor “posso dire solo che occorre far presto, ma della vendita si occuperà l’azionista e non il cantiere. Dal nostro punto di vista possiamo mettere sul piatto una struttura ben posizionata e dotata di bacino e buona capacità di sollevamento, sperando che vengano privilegiati settori vicini al Luigi Mor nostro. Sul fonte delle nuove commesse sappiamo tutti quale è il difficile contesto economico in cui ci troviamo; va detto che RFI ha un’opzione per una gemella della nave appena commissionata, esercitabile entro un anno dal conferimento del primo ordine ad un prezzo già fissato. Ma ad oggi non mi risulta che questa seconda nave sia finanziata”. La commessa di RFI è sicuramente un toccasana per NCA, anche se non sufficiente a risolverne i problemi finanziari e occupazionali: “In termini di bilancio basti pensare che quest’ordine vale 49,5 milioni di euro e che nel 2008 e 2009 il valore della nostra produzione aveva superato i 100 milioni di euro. Ciò ovviamente si riverbera anche sull’occupazione: in linea di massima per 2 o 3 mesi si potrà anche fare a meno della cassa integrazione, ma una commessa come questa non dà lavoro a tutto il cantiere per 18 mesi” conclude il manager. Andrea Moizo www.ship2shore.it 4 PORTI Lunedì 4 Aprile 2011 Container: Shanghai batte Singapore e la Cina domina il mercato Nella classifica dei primi trenta porti al mondo, tutti in crescita - l’incremento globale è del 13% - spopolano le ‘tigri asiatiche’, mentre Europa e USA inseguono I dati non sono ancora ufficiali, ma secondo le stime il traffico mondiale di container, nel 2010, è cresciuto del 13% circa. Lo scorso anno sono stati movimentati tra i 517,5 e i 522 milioni di TEUs, rispetto ai 460 milioni del 2009, quando era stato registrato un calo del 9,6%. I primi 30 porti del mondo hanno movimentato 299 milioni di TEUs, +14,9% rispetto al 2009, crescita superiore a quella media mondiale, catalizzando il 57,5% del traffico complessivo di contenitori (la market share dei top 30 nel 2009 era del 56,5%). I numeri evidenziano una netta inversione di tendenza rispetto ai tempi bui della crisi globale, anche se nell’ultimo trimestre del 2010 la ripresa ha rallentato rispetto ai mesi precedenti. Il 2011 è cominciato sotto l’egida dell’incertezza, con la difficile situazione finanziaria di alcuni stati europei e la forte instabilità politica del Nord Africa, ma le previsioni per il prossimo biennio restano nettamente positive. La crescita media, grazie alla ripresa economica e al sempre maggior utilizzo dei container anche per le merci refrigerate, è stimata tra il 5 e l’8% annuo, tasso che fa prefigurare, nel 2015, una movimentazione complessiva di 664 milioni TEUs. La medaglia d’oro dei porti per il traffico di contenitori va a Shangai, che con 29,1 milioni di TEUs (+16%) surclassa l’ex numero uno Singapore (28,4 milioni di TEUs, +9,9%). Il sorpasso era stato più volte sfiorato e, comunque, ampiamente atteso data la costante crescita economica Il Suez Canal Container Terminal di Port Said della Cina e gli importanti investimenti fatti negli ultimi 2 anni da Shanghai International Port Group, la società che gestisce il porto di Shanghai, per lo sviluppo delle attività logistiche lungo il fiume Yangtze, principale arteria di collegamento tra lo scalo e le regioni interne della Repubblica Popolare. Singapore, d’altra parte, sta soffrendo la concorrenza sempre più agguerrita, sul fronte del transhipment (core business della ‘tigre asiatica’), di Port Klang e Port Tanjung Pelepas (PTP) e il parziale dirottamento di traffici verso i porti di Laem Chabang (Tailandia), Cai Mep (Vietnam) e Jakarta (Indonesia), inseriti sempre più di frequente come toccate regolari nelle rotazioni dei principali top carrier internazionali. Al terzo posto della top 30 si conferma lo scalo di Hong Kong, cresciuto del 11,8% a 23,5 milioni di TEUs, che però deve guardarsi dal polo portuale cinese di Shenzhen (Yantian International Container Terminal, Shekou Container Terminal e Chiwan Container Terminal), cresciuto complessivamente del doppio nel 2010: + 23,3% a 22,5 milioni di TEUs. Nel 2009 il vantaggio di Hong Kong era di 2,79 milioni di TEUs, mentre lo scorso anno il gap si è assottigliato fino a 1,02 milioni. Al quarto posto si classifica Busan, primo porto della Corea del Sud, con 14,2 milioni di TEUs (+18%), incalzato però dallo scalo cinese di Ningbo, che corre a velocità molto più elevata: tra il 2009 e il 2010 ha infatti fatto registrare un +25% (13,1 milioni di TEUs), ma considerando gli ultimi 4 anni la crescita è stata dell’85%. L’Europa fa capolino solo al decimo posto con Rotterdam, 11,15 milioni di TEUs e +14,4%, seguito da Anversa (14° posto, 8,4 milioni di TEUs e +15,9%), Amburgo (15° posto, 7,9 milioni di TEUs e +12,7%), Terminal container di Shanghai Brema/Bremerhaven (23° posto, 4,9 milioni di TEUs e +7,4%) e Valencia (27° posto, 4,2 milioni di TEUs e +15,1%). Il Vecchio Continente si difende come può, ma la Cina resta ‘padrone’ indiscusso del traffico container mondiale con il 44,8% delle movimentazioni complessive (134 milioni di TEUs, in leggero calo rispetto alla quota del 45,9% del 2009). Fuori dalla Muraglia, ma sempre in Asia, hanno segnato numeri molto positivi Port Klang (Malesia) e Tanjung Priok (Indonesia), rispettivamente con 8,8 e 4,71 milioni di TEUs (+ 21% e +24%). Tra le new entry nella classifica dei primi trenta porti al mondo per la movimentazione dei container svettano Cai Mep, scalo vietnamita (Ho Chi Minh City) sul fiume Mekong che ha registrato 4,1 milioni di TEUs (+10,8%), e Port Said con 3,9 milioni di TEUs (+18,1%), il 70% dei quali è passato dal Suez Canal Container Terminal di AMP Terminals, nell’area orientale del porto, mentre il resto è stato invece movimentato dal terminal statale Port Said Container and Cargo Handling. Gli Stati Uniti piazzano solo tre bandierine nella top 30, ma tutte con tassi di crescita molto significativi: Los Angeles (16° posto, 7,8 milioni di TEUs e +16%), Long Beach (18° posto, 6,2 milioni di TEUs e +23,6%) e NewYork/New Jersey (21° posto, 5,2 milioni di TEUs e +15,7). I principali sfidanti, ovvero i porti che si sono classificati dopo la 30° posizione, sono Lianyungang in Cina (31°, 3,8 milioni di TEUs e +28,1%), Jeddah in Arabia Saudita (32°, 3,8 milioni di TEUs e +23,9%) e Salalah in Oman (33°, 3,5 milioni di TEUs come nel 2009). F.B. www.ship2shore.it 5 INTERMODALE Casillo potenzia l’intermodale e prepara lo sbarco nei porti Oltre al nuovo servizio regolare Giovinazzo-Brescia il gruppo pugliese leader negli sfarinati è atteso perfezionare a giorni l’acquisto dei terminal portuali di Italcementi a Bari e Ancona Il Gruppo Casillo fa di necessità virtù e prosegue con il proprio piano d’investimenti nella logistica intermodale. L’azienda pugliese è tra i leader in Italia e nel mondo per la produzione, commercializzazione e movimentazione di grano e altri sfarinati, con una capacità produttiva di oltre un milione di tonnellate all’anno, una movimentazione di quasi due milioni di tonnellate e un fatturato consolidato di 550 milioni di euro anche nell’esercizio 2010. “Per ragioni legate all’aumento del prezzo del gasolio, alla congestione delle autostrade e alle norme imposte dal nuovo Codice della strada, la nostra azienda incontrava notevoli difficoltà a raggiungere i clienti del Nord Italia. Per questo è stata avviato otre due anni fa, in collaborazione con Autamarocchi e Alpe Adria, il primo collegamento ferroviario tra Giovinazzo e Trieste, per conto del nostro cliente Pasta Zara (S2S n.29 e 30/2008)” spiega l’amministratore delegato Francesco Casillo, annunciando l’apertura di una Francesco Casillo nuova relazione con il Nord Italia. “Da pochi giorni è stato avviato un secondo treno con frequenza settimanale sempre dal terminal di Giovinazzo (del quale siamo diventati soci con un investimento da 4 milioni di euro) e diretto a Brescia, carico di 40 container da 30 piedi per complessive 1.200 tonnellate di semola e grano duro che vengono poi distribuite via strada dai camion di Copav”. La merce viene trasportata in appositi tank containers pressurizzati acquistati dal Gruppo Casillo (200 contenitori sono costati 8 milioni di euro) per questa innovativa diversificazione logistica che garantisce all’azienda una riduzione dell’incidenza dei costi di trasporto sulla marce pari almeno al 20%. “Pur senza un euro di incentivi pubblici per passare dalla strada alla ferrovia, abbiamo constatato che questa formula di trasporto funziona bene e sono allo studio nuove linee verso il Piemonte e la Sicilia, oltre che un possibile ulteriore upgrade verso il centro-nord Europa” ammette il direttore della logistica, Francesco Milano, che aggiunge come “in Italia sarebbe auspicabile una maggiore liberalizzazione del mercato ferroviario, perché le tariffe di Trenitalia rimangono ancora piuttosto elevate se comparate con quelle dei paesi esteri”. Altra alternativa alla strada poteva essere il trasporto via nave, ma il costo dei noli, il transit time e la mancanza di magazzini in porto disponibili per lo stoccaggio e la successiva distribuzione delle merci ha fatto preferire il trasporto su ferro. È però solo rimandato lo sbarco del Gruppo Casillo nei porti, visto che l’azienda pugliese sta completando in questi giorni l’acquisto di due terminal rinfuse dedicati alla movimentazione di granaglie nei porti di Ancona e Bari, attualmente in mano a Silos Granari della Sicilia (controllata di Italcementi). Nello scalo marchigiano il terminal ha una capacità di circa 30.000 tonnellate e può ospitare navi bulk carrier da 35-45.000 tonnellate di portata, mentre nel capoluogo pugliese la capacità dei silo è di 35.000 tonnellate ma la portata lorda delle navi che possono ormeggiare al terminal è limitata alle Lunedì 4 Aprile 2011 12.000 tonnellate (per la vicinanza del terminal crociere che limita lo specchio acqueo di manovra). “In quest’ottica non è escluso per il futuro – conclude Francesco Casillo - un possibile ingresso nel business armatoriale con l’acquisto o il noleggio di navi che serviranno a garantire, tramite il trasporto marittimo a corto raggio, la distribuzione della merce in Italia o all’interno del bacino mediterraneo con particolare riferimento ai paesi del Nord Africa, che rappresentano per noi un importante mercato di destinazione finale per i cereali e la semola di grano duro”. Nonostante Marocco, Algeria, Tunisia e Libia siano grandi consumatori di cereali e di semola di grano duro (utilizzata in particolare per produrre il couscous), il numero uno del gruppo pugliese non si dice preoccupato per i conflitti scoppiati in queste settimane in Nord Africa ma semmai si dimostra ottimista verso una possibile evoluzione democratica e il successivo sviluppo economico che questi paesi potranno vivere. “Negli ultimi anni – conclude Casillo – il mercato dei cereali ha risentito dall’ingresso nel trading di molti fondi speculativi che hanno aumentato i volumi scambiati comportando, però, anche una maggiore volatilità con salite e discese repentine anche del 10% in un solo giorno”. Nicola Capuzzo www.ship2shore.it 6 PORTI Lunedì 4 Aprile 2011 CROCIERE Gavio e Ottolenghi insieme a Civitavecchia Le mire di RCCL su Koper I due gruppi hanno presentato il progetto per nuovi depositi costieri sulla Darsena Energetica Grandi Masse Imminente una visita al porto sloveno di John Tercek, vicepresidente della compagnia americana che sta Nuovo sviluppo per il progetto Darsena Compagnia Porto di Civitavecchia nuova superficie terrestre entrerà quindi trainando il boom crocieristico del porto adriatico Energetica Grandi Masse al porto di (rispettivamente 75% e 25%) ottenendo la in gioco la partnership Gavio-PIR, che Civitavecchia, che si arricchirà di un deposito costiero per lo stoccaggio di prodotti petroliferi e chimici. La struttura verrà commissionata e poi gestita operativamente da una newco – ancora da costituire – controllata dal Gruppo Gavio e da PIR Petrolifera Italo Rumena, azienda ravennate (la denominazione deriva dalla composizione della prima compagine azionaria, che negli anni venti del ‘900 comprendeva anche imprenditori rumeni, poi liquidati dai soci italiani) specializzata nella logistica petrolifera che opera silos portuali a Ravenna, Genova, Tunisi e Vlorë (Albania). La costruzione della Darsena Energetica Grandi Masse (DEGM), già prevista nel Piano Regolatore Portuale di Civitavecchia del 2004, era stata inizialmente sponsorizzata da Italpetroli e da Enel, che avevano costituito la joint venture concessione demaniale sull’area. Secondo la tempistica prevista in origine, la nuova darsena avrebbe dovuto essere terminata quest’anno, ma i lavori hanno subito drastici ritardi. In seguito alle vicissitudini dei Sensi e al passaggio degli asset della holding di famiglia a Unicredit, il gruppo Gavio è subentrato come azionista di maggioranza in Compagnia Porto di Civitavecchia rilevando il 65% del capitale da Italpetroli (che detiene ancora il 10%, mentre Enel resta al 25%; S2S n.4/2011). Con l’ingresso del gruppo piemontese il progetto ha ripreso quota ed entro i prossimi 2 anni dovrebbero essere completati i lavori di tombamento su 360.000 dei 1.103.000 metri quadrati totali in concessione a Compagnia Portuale di Civitavecchia (734.000 mq resteranno mare, mentre la linea di costa della nuova darsena sarà lunga 1.150 metri). Sulla Progetto dei depositi costieri di Civitavecchia investirà circa 80 milioni di euro per far realizzare e poi gestire direttamente un moderno impianto per la movimentazione di prodotti chimici e petroliferi in grado di lavorare navi fino a 50.000 tonnellate di stazza lorda, per una capacità complessiva di stoccaggio che arriverà, a sviluppo completato, fino a 400.000 metri cubi. È poi prevista una nuova attività di bunker, che i due gruppi logistici ritengono avere importanti potenzialità di sviluppo nel porto di Civitavecchia, per una capacità di 700 milioni di tonnellate all’anno. Sul fronte intermodale, il deposito costiero disporrà di un proprio terminal ferroviario interno e di collegamenti diretti con le arterie autostradali, svincolati dalla viabilità cittadina. Gavio e PIR hanno fatto sapere che primarie compagnie petrolifere – i cui nomi sono tuttavia ancora coperti dal più stretto riserbo – hanno già manifestato interesse per un futuro utilizzo del terminal e che sarà possibile anche un loro coinvolgimento diretto nel capitale della newco operativa. È invece da escludere l’ingresso di soci finanziari come fondi d’investimento e private equity. I nuovi depositi di Civitavecchia dovrebbero iniziare a operare nel primo semestre del 2015 e, una volta giunti a pieno regime, arrivare a movimentare fino a 3 milioni di tonnellate di merci all’anno, di cui 1,4 milioni costituiti da gasolio bunker, bitume, oli vegetali, biocarburanti e altri prodotti chimici, tipologie di liquid bulk inedite per lo scalo laziale. A ciò si aggiunge una ricaduta occupazionale che, sommando impieghi diretti e indiretti, dovrebbe raggiungere le 150 unità tra, tra cui potrebbero esserci anche gli attuali lavoratori Italpetroli, che i promotori del progetto si sono detti disposti a ricollocare. Francesco Bottino Dopo lo sbarco di Costa Crociere a Trieste (S2S n.43/2010) e gli ammiccamenti di MSC Crociere (S2S n.3 e 9/2011) al porto giuliano, la risposta di RCCL (Royal Caribbean Cruise Lines) sullo scacchiere dei terminal crociere Voyager of the Seas arriverà a Koper a maggio altoadriatici potrebbe essere Koper. L’intenzione della compagnia americana L’interesse di RCCL dunque c’è, anche se di investire nello scalo sloveno sarebbe per ora è in fase embrionale: “Sappiamo stata comunicata alla delegazione di Koper che ci sono dei progetti di espansione intervenuta alla fiera Cruise Shipping, per le strutture portuarie di Koper, ma recentemente tenutasi a Miami (S2S essendo a lungo termine (il dragaggio per n.12/2011), e sarà sancita da una visita aumentare la profondità dei fondali oltre i del vicepresidente John Tercek a Koper 10 metri dovrebbe essere invece effettuato programmata per i prossimi giorni. Luka a breve, ndr), si è attualmente ad uno Koper, l’autorità portuale di Koper, che stadio preliminare di discussione. Royal attualmente gestisce anche il locale terminal Caribbean è in ogni caso sempre alla ricerca crociere, non ha tuttavia chiarito se in ballo dell’innovazione e del miglioramento degli ci sia il rafforzamento di una partnership itinerari e dell’adattamento del prodotto al consolidatasi negli ultimi anni o addirittura tipo di pubblico al quale si rivolge: é per la possibilità che la compagnia americana questo che già nel 2012 gli itinerari del partecipi direttamente alla gestione del Voyager of the Seas non includeranno terminal, come già avviene in diversi porti, Koper, che sarà invece scalata dalla ultima anche italiani (l’ultimo tassello aggiunto nave della serie Solstice, la Celebrity Reflection, del brand Celebity Cruises” nel nostro paese è Catania, S2S n.6/2011). Dal canto suo RCCL, per bocca di conclude Reddel. Francisco Reddel, port operation Grazie anche alla fiducia di RCCL, nel manager per l’area mediterranea, precisa: complesso quest’anno il porto sloveno “Quest’anno abbiamo programmato 22 aumenterà di quasi un terzo il numero delle scali di Voyager of The Seas a Koper e toccate di navi da crociera (da 60 a 79), siamo ansiosi di vedere come la cittadina mentre il numero di passeggeri potrebbe assimila ed accoglie il grosso volume di addirittura triplicare, da circa 37.000 a passeggeri (la nave, 137.000 tonnellate di 120.000. stazza lorda, può trasportare oltre 3.800 A.M. passeggeri, ndr)”. www.ship2shore.it 7 CONTAINER L’onda verde cinese sempre in crescita (non solo in Italia…) China Shipping si considera la compagnia di container che offre le migliori performance operative tra le Top Ten, con una flotta selezionata di navi grandi e moderne Genova - Proviene da Shanghai - dove è posto il quartier generale della compagnia cinese che rappresenta - Lin HaiBo, da un paio di anni managing director della China Shipping (Italy) Agency Co. Srl, con sede a Genova. “Arrivai nella vostra città nel febbraio 2009” precisa il 37enne manager cinese, con CSG China Shipping Group (holding di CSCL China Shipping Container Line) dal 1998, alla sua prima esperienza overseas, nella quale è affiancato da un connazionale, il 25enne direttore finanziario Wang Dong, appena giunto dalla Cina. “E devo dire che l’Italia è esattamente quel crogiuolo di storia, cultura e tradizione di cui si ha immagine nel nostro Paese, senza scordare il valore aggiunto delle vostre eccellenze nel cibo, nel vino, nell’abbigliamento e nelle auto di lusso”. La società genovese, fondata quale joint venture (CSCL 60% - Finsea 40%) nello stesso momento in cui il global carrier dalle portacontainer verdi cominciò ad approdare con regolarità nel nostro porto nel 1999, dispone di subagenzie a Napoli (la Euroagencies della famiglia Spizzuoco) mentre a Livorno e La Spezia agisce direttamente tramite uffici dipendenti dal gruppo guidato da Gigi Negri. Dodici anni fa – la società venne formalmente costituita nel marzo 1999, per divenire operativa con lo scalo della prima nave al SECH nel settembre dello stesso anno – per parte di Finsea era già responsabile Gian Franco Gazzolo (proveniente da esperienze con Hapag Lloyd e prima ancora in Intersea, la storica agenzia di Negri), in qualità di general manager, beneficiando dei consigli esperti di un consulente navigato quale Giancarlo Trucco (ex dirigente Finmare); per parte di CSCL, il referente era Yu Jing, che è rimasto quale managing director di China Shipping (Italy) Agency Srl per otto anni. Allora era appena arrivato in CSCL, ma durante l’ultimo decennio Lin HaiBo ha avuto modo di anticipare il suo contatto tricolore intessendo rapporti d’affari con Italia di Navigazione, Lloyd Triestino ed MSC. “La cooperazione con Finsea, che possiede il giusto know sul territorio, è ottimale; ed anche se la nostra società – che ha un bilancio proprio – al momento non genera utili, manteniamo sempre performance egregie sotto il profilo operativo, un fatto che per i nostri azionisti è il maggiore tornaconto”. Il gruppo, che si occupa non solo di container ma anche di navi portarinfuse e petroliere in ossequio ad una precisa scelta strategica varata una decina di anni fa che contempla di mantenere un certo equilibrio nei tre principali filoni di attività – tutti praticati con la precisa consegna di mantenere un ranking almeno nelle rispettive Top Ten - è stato fondato negli anni ’50 dall’aggregazione di alcune compagnie minori cinesi, operando per tutto il secolo scorso nei traffici intraAsia. Oggi, con 80 servizi domestici ed internazionali a servire un centinaio di paesi nel mondo e 350 agenzie, la compagnia è la seconda per importanza e dimensione del grande paese orientale, dopo la COSCO. Solo dal 1997, con la cristallizzazione del vettore nell’attuale forma societaria, è stata decisa la piena internazionalizzazione, cominciando ad affrontare anche mercati lontani come l’Europa. “Siamo da sempre stabilmente nella Top Ten mondiale, intorno all’ottavo-nono posto; ma la nostra vera forza è quella di essere probabilmente il vettore che ha la maggiore velocità di crescita, soprattutto in relazione ad un tonnellaggio moderno e di grande portata” afferma il manager cinese, che puntualizza: “Mentre i colossi come Maersk e MSC hanno navi di tutte Lunedì 4 Aprile 2011 le fogge e dimensioni e pertanto hanno logicamente un ammontare totale di TEUs irraggiungibile per noi, CSCL è specializzata in navi di una capacità media importante; dunque non abbiamo un grandissimo numero di navi, precisamente sono 146, ma queste (tutte di proprietà) sono piuttosto grandi, per un ammontare complessivo di 541mila TEUs di capacità di carico”. La media di 3.705 TEUs a nave è già un valore notevole, ma c’è di più. “Sulle 79 nostre navi che hanno una capacità superiore ai 4.000 TEUs, l’età media è di appena 4,7 anni”. Un processo, quello di svecchiamento ed incremento dimensionale, destinato a protrarsi. Infatti l’odierno orderbook prevede nella prima parte del 2011 la consegna di 6 navi tra 2.500 e 3.000 TEUs, tra il 2011 e il 2012 di 8 navi da 8.530 TEUs e di altre 8 navi da 14.100 TEUs. “Al termine dell’attuale programma di nuove costruzioni a fine 2012, avremo ‘solo’ 122 unità, ma una capacità addirittura incrementale: 570.916 TEUs, per una media di 4.680 TEUs a nave”. Naturalmente non si tratta di una scelta fine a se stessa, ma dietro vi è una precisa ragione economica. “Navi più grandi consentono economie di scala ed un costo unitario a TEUs inferiore”. Un’altra caratteristica di cui l’operatore cinese è assai fiero è la propria capacità di leggere il futuro. “Abbiamo fatto gli ordini attualmente in corso tutti prima del 2009, dunque anticipando lo scoccare della grande crisi, eppure già prevedendo cosa sarebbe potuto accadere, tanto da schedulare le consegne di tonnellaggio ben dilazionate nel tempo. Difatti, a differenza di altri global carriers, non abbiamo mai chiesto ad alcun cantiere di ritardare le consegne o, peggio ancora, di cancellare alcun ordine”. A livello di gruppo, nel 2010 CSG ha realizzato un margine di 7,5 miliardi di RMB, che equivale a circa 810 milioni di euro ed oltre 1,1 miliardo di USD, per un traffico complessivo, nelle diverse merceologie, di 390 milioni di tonnellate. Significativi gli sviluppi rispetto all’annus horribilis 2009: +109% di incremento del fatturato come gruppo ed un valore analogo per CSCL, società doppiamente quotata in Borsa (a quella di Hong Kong dal 2004 ed a quella di Shanghai dal 2007), che dunque deve attendere prima di fornire valori non segue a pag.8 Il management italiano e cinese al primo scalo di una nave container CSCL al SECH nel 1999: Gian Franco Gazzolo, Giancarlo Trucco e Yu Jing insieme a Bruno Ferrari e Giuliano Gallanti www.ship2shore.it 8 segue da pag.7 certificati. I valori parziali recitano di un profitto di 2,154 miliardi RMB (circa 232 milioni di euro) al terzo quarto del 2010, per un totale di 10.044.000 container trasportati (+108% sul 2009). “Possiamo comunque affermare che lo scorso anno si sia concluso sugli stessi livelli di 2007 e 2008, con un quid ulteriore: CSCL ha segnato la miglior performance nelle Top Ten in termini di tasso di utilizzazione della capacità, il che è molto eloquente, perché trasportare un container pieno o vuoto è assai differente…” La società cinese ha affrontato i tempi duri dell’ultimo biennio con una ricetta comune a molti: slow steaming (tuttora perdurante), taglio di alcuni porti di scalo ritenuti non strategici, razionalizzazione dei servizi esistenti. Ma il 2011 sarà ancora un anno su cui non riporre eccessive speranze di ripresa. “Siamo ancora in una fase di sofferenza, seppure ‘controllata’, che però è destinata a durare ancora un poco”. I servizi che riguardano il Mare Nostrum sono i seguenti: quello di punta, suscettibile di ulteriori upgrading, è l’AMX1, svolto in joint con UASC: FE/WMED/FE (con i Lunedì 4 Aprile 2011 Bilancio 2010 della capogruppo in decisa ascesa L’ultimo colosso: CSCL Star (14.100 TEUs) porti di scalo in Italia La Spezia e Genova) dove sono impiegate 9 navi da 5.600 TEUs; AMX2: FE/BSEA/FE, 4 navi da 4.250 TEUs, con “K” Line, Yang Ming e ZIM; AMX3: FE/EMED/BSEA/FE 1 nave da 4.250 TEUs della ZIM; AMX5: FE/ WMED/FE (Napoli e Genova), effettuato in slot exchange con i ‘cugini’ di COSCO; MAX: MED/USEC/MED (Livorno e Il management di China Shipping Agency Italy: Lin HaiBo e Gianfranco Gazzolo Genova), in slot Exchange, ma con ZIM. L’Italia è uno dei mercati di riferimento nel Mediterraneo, con circa 60.000 TEUs di traffico annuale nei quattro principali porti toccati con regolarità, a partire da Genova, dove il SECH fa la parte del leone, malgrado un periodo storico in cui la linea andava più spesso al VTE. Di certo il modello di traffico hub & spoke non ha mai affascinato più di tanto i cinesi. “Preferiamo scalare porti diretti, e storicamente abbiamo puntato su alcuni porti primari, non di puro transhipment – ad esempio Valencia in Spagna – dove peraltro facciamo pure del trasbordo. In Italia non andiamo direttamente in Adriatico, se non tramite feeder della ZIM daHaifa (Israele)”. L’agenzia genovese – e qui entra in gioco Gazzolo, memoria storica della Srl, malgrado non abbia ancora compiuto 46 anni – non nega certo le pesanti incertezze con cui ha convissuto negli ultimi anni, ma da cui ha saputo tirarsi d’impaccio applicando un credo mai toccato: “Da noi non si licenzia nessuno! Ci siamo certo avvalsi degli strumenti a nostra disposizione, ammortizzatori sociali come la cassa integrazione, laddove utile e possibile, ovvero la riduzione degli orari di lavoro, con conseguenza decurtazione in I dati di bilancio relativi al 2010 rilasciati ufficialmente dal Chairman Li ShaoDe in una comunicazione all’Hong Kong Stock Exchange recitano di una compagnia che ha ripreso decisamente a crescere. Va anticipato che, rispetto a quanto dichiarato dal manager Lin HaiBo nella nostra intervista, si rilevano – ma solo apparentemente – alcune discrepanze sui dati di traffico perché questi sono inclusivi delle varie sister company del settore container che gravitano nel trade domestico ed Intra Asia, come ad esempio Universal Shipping e Puhai Shipping. Anche i dati finanziari vanno letti considerando che normalmente il quarto trimestre è quello in cui i ricavi tendono a crescere maggiormente, per cui i dati complessivi tendono ad accelerare la proporzione degli stipendi. Ma i nostri 40 addetti sono rimasti tutti. E quando c’era meno da fare perché il traffico languiva, nessuno è rimasto con le mani in mano; i ‘disoccupati’ del momento sono andati a fare della utile formazione professionale, perfezionando anche l’inglese, laddove occorreva, grazie anche al supporto di Assagenti.” Un’altra dimostrazione della volontà di CSCL di non indulgere in alcuna tentazione di ridimensionamento è l’acquisizione dei nuovi ampi spaziosi uffici (in affitto) di Piazza della Vittoria, dove l’agenzia genovese si è trasferita nel 2008 dalla prima sede, posta nel quartiere di Carignano, il vero ‘fortino’ di Finsea, “a significare anche un’assoluta autonomia e totale indipendenza che il nostro azionista italiano non ci ha mai fatto venire meno” conferma Gazzolo. Come sua prassi, CSCL non ha velleità di entrare direttamente nella gestione terminalistica acquisendo partecipazioni azionarie nei porti in cui opera. “In loro dinamica. Nel 2010 la flotta cinese ha movimentato 7.208.055 TEUs (+6,9%), con forte crescita nei volumi movimentati nell’Oceano Pacifico (1.422.957 TEUs, +19,0%) e nel Mediterraneo (1.183.421 TEUs, +12,7%) ed incremento meno rilevante in Cina (3.187.152 TEUs, +4,5%) ed Intra Asia (1.327.892 TEUs, +0,5), mentre sono andati in calo i volumi delle aree marginali (86.633 TEUs, -31,0%). I ricavi si sono attestati a 34,81 miliardi di RMB (circa 5,3 miliardi di dollari), +76,3% rispetto al 2009; il risultato operativo è stato di 4,47 miliardi (contro una perdita di 6,23 miliardi nel 2009) mentre l’utile netto è stato di 4,20 miliardi (perdita netta di 6,49 miliardi nell’esercizio precedente). Mediterraneo abbiamo solo un 25% nel nuovo grande terminal che sarà completato nel 2013 a Damietta (Egitto), insieme a CMA CGM e UASC ed a partner locali, ma in Italia non siamo interessati” afferma Lin HaiBo. Parimenti, il vettore cinese non mette il naso nella logistica terrestre nostrana, sebbene CS Europe Holding (con sede ad Amburgo) abbia costituito diverse compagini attive nella logistica e nel feederaggio, specialmente nel Nord Europa e nel Regno Unito. “Ci avvaliamo di vari fornitori di servizi camionistici e ferroviari, a partire ovviamente dalla Logtainer, una società captive del Gruppo Finsea – che peraltro ci applica tariffe assolutamente di mercato, senza alcun favoritismo – ma anche passando una parte dell’inland routing ad altri vettori terrestri, da Autamarocchi a Spinelli e Intermodal Trailer Services (Fremura) ecc. Ci interessa solo avere le segue a pag.9 www.ship2shore.it 9 CANTIERI Fincantieri, i conti non tornano (o sì?) Il bilancio 2010 evidenzia una perdita consistente, che tuttavia la società minimizza: “risultati che confermano gestione ordinaria positiva e solidità finanziaria del gruppo” È la solita storia del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. È un po’ come quando chi perde le elezioni si dichiara soddisfatto di avere limitato la sconfitta. Si legga come si voglia leggere la situazione, le cifre nude e crude del bilancio d’esercizio 2010 di Fincantieri evidenziano una perdita consistente, che tuttavia la società minimizza: “Sono risultati che confermano una gestione ordinaria positiva e la solidità finanziaria del nostro gruppo”. Il progetto di bilancio consolidato ed il bilancio d’esercizio che sono stati approvati dal Consiglio d’Amministrazione mettono in luce le seguenti poste significative: nel 2010 sono stati acquisiti ordini per euro 1.912 milioni che, sia pure in lieve incremento rispetto al dato del 2009 pari ad euro 1.758 milioni, risultano nettamente inferiori al dato del 2008 pari ad euro 2.528 milioni e, ancor più, rispetto al valore record del 2007 pari ad euro 4.238 milioni. “Tale decremento è conseguenza del perdurare della situazione di crisi internazionale i cui primi segnali si sono già manifestati nel corso del 2009 e che ha portato ad una significativa contrazione della domanda di nuove unità in tutti i segmenti di riferimento” chiosa l’azienda di Trieste. “In particolare sono stati acquisiti ordini per 2 unità da crociera da 141.000 Un varo di un’unità per la US Coast Guard costruita da Fincantieri Marine GT per Princess Cruise Line (Gruppo Carnival), 2 unità stealth (classe Falaj 2) per gli Emirati Arabi Uniti e 2 unità per la Guardia Costiera nel comparto militare. La controllata americana Fincantieri Marine Group si è aggiudicata (in partnership con Lockheed Martin Corporation) la prima LCS (Littoral Combat Ship) parte di un contratto che comporterà la costruzione di 10 unità le cui opzioni potranno essere esercitate dalla US Navy entro il 2015 (il programma complessivo prevede la realizzazione di 55 unità entro il 2020, di cui 2 già assegnate a Fincantieri Marine Group nel corso dei precedenti esercizi). Fincantieri Marine Group si è aggiudicata anche una nave oceanografica per l’ente governativo NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) e 39 piccoli pattugliatori RB-M (Response Confermato l’interesse canadese Sembra aver preso la piega giusta l’offerta - a suo tempo confermata alla nostra Testata (S2S n. 10/2011) in Canada di Fincantieri, unitamente alla controllata statunitense di Finmeccanica, DRS Technologies, che hanno ufficializzato di avere raggiunto in esclusiva un accordo col cantiere canadese Davie Yards – in difficoltà finanziarie e che ha firmato un anno fa la procedura di concordato - per subentrare nella proprietà. Boats-Medium) per la US Coast Guard. Infine sono stati acquisiti ordini per euro 44 milioni nel business riparazioni e trasformazioni ed euro 72 milioni in quello dei sistemi e componenti”. I ricavi sono stati 2.876 milioni con un decremento del 12,0% rispetto al 2009, riduzione causata dalla minore attività produttiva sviluppata rispetto all’esercizio precedente; l’EBITDA è di euro 179 milioni con un’incidenza sui ricavi pari al 6,2% (contro il 3,8% nel 2009), grazie al positivo andamento della gestione caratteristica e positivi effetti dell’andamento del cambio Euro/ Dollaro; il risultato d’esercizio ante oneri non ricorrenti e straordinari si attesta ad euro 53 milioni, in aumento rispetto ai 24 milioni del 2009 in virtù del significativo contributo delle controllate americane; ma – ed è questo il valore che più conta - il risultato d’esercizio netto registra una perdita di euro 124 milioni, peggiore rispetto ai 64 milioni del 2009. Fincantieri peraltro evidenzia che la crisi economica internazionale si sta rivelando più lunga del previsto, con previsioni di domanda di nuove navi inferiori rispetto al passato. “L’Azienda ha dovuto fronteggiare anche nell’esercizio 2010 problemi di vuoti di carico di lavoro; è importante continuare sulla strada già intrapresa di un continuo efficientamento dei processi aziendali volti, oltre ad una riduzione dei costi, ad un costante recupero in termini di produttività; inoltre si dovrà procedere nelle azioni di sviluppo dei ricavi in nuovi settori con maggiore internazionalizzazione”. In questa direzione vanno gli investimenti di 58 milioni per completare progetti al fine di accrescere l’efficienza produttiva e per il miglioramento delle condizioni di sicurezza e rispetto dell’ambiente. Lunedì 4 Aprile 2011 segue da pag.8 migliori condizioni di trasporto” spiega Gazzolo, il quale ammette qualche generale difficoltà in questo segmento. “Piacerebbe a tutti poter fare un maggior numero di treni blocco; ma questo capita, almeno per ora, in misura soddisfacente solo dal porto di La Spezia e anche da quello di Livorno, che si attestano entrambi ad una quota del 30% di merci su rotaia, mentre da Genova questo valore scende al 10% e da Napoli, infine, è praticamente nullo”. Della quota di container che dalla banchina va alla destinazione finale via treno, la maggior parte afferisce gli inland terminal di Padova, Pioltello (Milano) e Rubiera (Modena). Un ultimo sguardo alle tendenze future. “Oggi nei porti italiani arrivano nostre navi da 5.000 TEUS circa – solo in un’occasione particolare aveva attraccato a Gioia Tauro una portacontainer da oltre 8.000 TEUS – ma in un futuro non lontano confidiamo di poter portare a Genova e La Spezia nostre unità da almeno 8.000 TEUs, non appena dai cantieri in cui abbiamo oggi ordinativi usciranno le nuove megaportacontainer da oltre 14.000 TEUs, di cui la prima è stata la CSCL Star (S2S n. 11/2011), a ‘liberare’ naviglio di fascia da considerare ormai media” conclude il manager di Shanghai. Angelo Scorza www.ship2shore.it 10 INTERPORTI Lunedì 4 Aprile 2011 A Mortara non si fanno pesci d’Aprile! Tutt’altro che uno scherzo l’impegnativo programma di sviluppo del T.I.MO., che punta a diventare la cerniera di interscambio fra porti della Liguria e mercati del Nord Europa Mortara (Pavia) - A meno di un anno e mezzo dalla sua inaugurazione, il T.I.MO. Terminal Intermodale di Mortara sta conquistando un posto di rilievo fra le strutture terminalistiche strada/ rotaia del Nord-Ovest, e non solo per il consolidamento della relazione verso l’Olanda (su Venlo e Rotterdam) gestita da Shuttlewise, passata dalle 3 coppie di treni a settimana dell’inizio alle attuali 5 con occupazione dell’ordine del 97% medio e frequente overbooking. Il salto di qualità è racchiuso nell’impegnativo programma di novità presentato al meeting ‘Interporto di Mortara: Gateway pilota tra l’Europa e il Mar Ligure’ tenutosi il 1° aprile (e non era uno scherzo!); più che di un convegno, si è trattato del primo Workshop del Progetto Europeo Transitects (Transalpine Transport Architects), finanziato dal programma di cooperazione transnazionale Spazio Alpino, che si propone di sviluppare servizi innovativi di trasporto ferroviario delle merci e di ottimizzare l’accessibilità alle infrastrutture esistenti, promuovendo il trasporto intermodale gomma-ferrovie navigabili, e che vede come capofila l’Associazione Tedesca per lo Sviluppo Abitativo, Urbano e dello SpazioAmbiente, coinvolgendo altri 15 partner italiani, tedeschi, austriaci e sloveni. Tra questi la Regione Lombardia (Direzione Commercio, Turismo e Servizi) che mira ad aumentare la competitività delle imprese di trasporto e logistica e di definire due progetti pilota di collegamento con Austria e Germania, in collaborazione con imprese, associazioni di categoria, operatori di trasporto intermodale, operatori logistici, camere di commercio e istituzioni, avendo individuato le potenzialità di Mortara come gateway; le numerose convergenze dei programmi di sviluppo portati avanti da T.I.MO. con gli obiettivi del progetto Transitects, lo hanno indicato come sede di uno dei progetti pilota per lo sviluppo di un traffico intermodale non accompagnato fra i porti liguri (in particolare Savona), e il Nord Europa. Un progetto fondato su basi concrete dal momento che la relazione ferroviaria verso Germania/Olanda è già attiva e che a ottobre è stato firmato un protocollo d’intesa fra T.I.MO. e l’Autorità Portuale di Savona per sviluppare servizi di shuttle ferroviario fra le due strutture. Entro breve si avrà l’avvio di 4 coppie a settimana di treni fra Vado e Mortara per il trasporto di tankcontainers con materiale chimico (come additivi per lubrificanti), che giunti al T.I.MO. verranno per la maggior parte trasbordati per proseguire sui treni verso il BeNeLux e l’area della Ruhr. Anche questi nuovi treni saranno gestiti da Shuttlewise, ma la trazione sarà affidata a Serfer, che fornisce anche la manovra sia a Savona che a Mortara. L’obiettivo degli organizzatori del progetto Transitects “è di utilizzare questo primo shuttle per dimostrare la fattibilità e la convenienza di un sistema più ampio di collegamenti gateway fra i porti liguri e la Germania, in particolare le aree del Sud-Ovest come il BadenIstogramma dello sviluppo del traffico in TEU al TIMO dall’inizio dell’attività e previsioni fino a dicembre 2011 Wurttenberg i cui Il tavolo della sessione tecnica del workshop rappresentanti politici ed economici hanno espresso già in diverse occasioni il loro interessamento a puntare sulle strutture portuali liguri per gestire il previsto forte aumento del flusso delle loro esportazioni verso il Far East e il Nord Africa” conferma Davide Muzio, Consigliere di T.I.MO. srl. “Il progetto non finanzia nuovi collegamenti, ma ha lo scopo di promuovere l’incontro fra domanda e offerta e la partnership fra i terminali” ricordato Carlo Vaghi, Project Manager di Transitects. L’Amministratore Delegato del Polo Logistico Integrato di Mortara, prof. Andrea Astolfi, ha ricordato come, pur avendo una ampia disponibilità di aree, il Polo abbia scelto, in modo anomalo rispetto ad altre strutture simili, di puntare da subito sul terminal ferroviario e non sulla logistica. Gli altri interventi hanno sottolineato la posizione strategica di Mortara per i traffici dai porti liguri e per la distribuzione delle merci restando al di fuori dell’intasato nodo di Milano (prof. Rocco Giordano dell’Università di Salerno) e il vantaggio dei ridotti tempi morti di accesso al terminal rispetto ai tradizionali grandi centri intermodali (Aldo Brevi, General Manager di Den Hartog). Particolarmente interessante il ‘case-study’ fatto dal Presidente della Autorità Portuale di Savona, Rino Canavese, dei motivi che hanno spinto la sua Port Authority ad acquistare 4 locomotive elettriche da treno e a programmare relazioni fisse di navettamento su Rivalta Scrivia, Mortara e Mondovì: la necessità di sgomberare rapidamente le banchine a mare e di avere aree a disposizione nei retroporti di pianura, l’individuazione della ferrovia come mezzo migliore per attuare questo sgombero, e la volontà di svincolarsi dalle modalità operative obsolete e farraginose delle Ferrovie dello Stato e anche degli operatori tradizionali della manovra sulle linee portuali. Nella sessione tecnica sono emerse le note problematiche del trasporto ferroviario in Italia, dai costi eccessivi della manovra negli scali, all’inerzia di RFI nell’ammodernamento della rete e nel miglioramento del sistema organizzativo e gestionale, al costo del doppio macchinista (relatori Angelo Accomando di Serfer, Marco Terranova di SBB Cargo Italia, Marcus Ringeisen di DB Schenker Rail Italia). Non poteva mancare il Sottosegretario Giachino, col suo cavallo di battaglia storico (il costo eccessivo della logistica in Italia e le azioni del Piano Nazionale della Logistica) che ha introdotto l’idea di un Fondo di Rotazione per la Logistica, da finanziare con un piccolo prelievo sui traffici. Un’ipotesi che ha lasciato piuttosto perplessa buona parte dell’uditorio… Fulvio Quattroccolo www.ship2shore.it 11 SPEDIZIONIERI Lunedì 4 Aprile 2011 Dagli spedizionieri genovesi alcune proposte concrete L’assemblea 2011 di Spediporto certifica sintomi di ripresa anche se preoccupano molto Giappone e Nord Africa Genova - Le attività degli spedizionieri genovesi sono tornate a marciare su buoni livelli di produttività anche se all’orizzonte rimangono alcune delicate criticità da affrontare. primo posto, lo Sportello Unico Doganale, seguito dall’insediamento di un tavolo di esperti per la semplificazione normativa, la creazione di una piattaforma telematica per la logistica, l’agenzia per la promozione Roberta Oliaro “Per le case di spedizione genovesi il 2010 si è chiuso con un incremento medio del 10% in termini di fatturato aggregato (nel 2009 era di circa 3 miliardi di euro, ndr) e questo ritmo di crescita pare sostanzialmente confermato anche nei primi mesi del 2011, seppur condizionato da una certa cautela per la delicatissima situazione che si registra in Nord Africa e in Giappone” ha detto la presidente Roberta Oliaro, in occasione dell’assemblea annuale di Spediporto. “Con soddisfazione abbiamo constatato che tra le 51 priorità d’intervento del Piano Nazionale della Logistica compare, al della logistica e la riforma per la politica fiscale in campo logistico”. Al Sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino – presente come sempre – Spediporto ha chiesto di garantire al suddetto tavolo la presenza di un congruo numero di ‘pratici’ del settore. Constatato che lo Sportello Unico ha trovato finalmente dignità normativa nel DPCM n. 242/2010, gli spedizionieri ritengono indispensabile che esso diventi un momento di sintesi operativa così come originariamente previsto dalla legge 350 del 2003. Spediporto è fermamente convinta che la telematica possa essere di valido ausilio al fine di superare momenti di criticità operativa legati all’autotrasporto, settore che in assoluto ha ricevuto di più dallo Stato in termini di agevolazioni, contributi ed interventi normativi, l’ultimo dei quali riguarda il decreto dirigenziale sui tempi di carico e scarico, dando l’impressione che si stia cercando di forzare la quadratura di un problema impossibile da risolvere sulla base di un approccio sanzionatorio. Il presidente dell’Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo – cui Spediporto ha apertamente tirato la volata per un rinnovo del mandato - ha colto al volo l’accenno alla delicata situazione nei paesi del Maghreb per sottolineare ancora una volta la validità degli accordi sottoscritti tra l’ente da lui presieduto. “Non è un caso – ha detto Merlo – che abbiamo stabilito relazioni con Egitto e Marocco mentre non siamo riusciti a stabilire un ponte con la Libia dove un interesse a sviluppare la portualità non c’è forse mai stato. Nel progetto Tanger Med sono stati investiti 7,5 miliardi di euro, sono nate opportunità di business e di occupazioni importanti per quella regione e si sbaglia chi crede che tutto questo possa essere mandato all’aria con una rivolta”. Per questo il progetto del terminal portuale di Voltri dedicato alle autostrade del mare con l’altra sponda del Mediterraneo non deve essere messo in discussione, ma anzi si prospetta un probabile futuro di sviluppo economico per quei paesi africani affacciati sul Mare Nostrum. Infine Merlo ha lanciato una stoccata al sottosegretario Bartolomeo Giachino chiedendo che venga concessa alle Autorità Portuali l’autonomia degli enti locali mentre oggi è di fatto un’emanazione del Ministero dell’economia che impone vincoli economici e burocratici tropo stringenti. “Almeno ci diano l’autonomia finanziaria” ha concluso Merlo cui è immediatamente arrivata la risposta di Luigi Grillo, presidente della commissione Lavori pubblici del Senato, che su questo tema ha annunciato una nuova proposta attualmente all’esame della commissione bilancio del Senato. Alle Autorità Portuali potrebbe andare l’1,5% dell’Iva prodotta dai porti stessi con un esborso per lo Stato di 90 milioni di euro l’anno (per i prossimi due anni) per i quali è stata trovata una copertura finanziaria. Grillo ha precisato che ai singoli porti dovrebbe andare l’80% dell’IVA loro destinata sulla base dei traffici compiuti, mentre il restante 20% è destinato ad un fondo perequativo. Nicola Capuzzo L’accordo con Genova Car Sharing Genova Car Sharing e Spediporto hanno stipulato una convenzione riservata a tutte le aziende iscritte all’associazione che prevede l’abbonamento ad un costo scontato di 102 euro (invece di 120 euro), comprensivo di 2 tessere. Genova Car Sharing, operativa a Genova dal 2004, si propone come soluzione ideale per le aziende che necessitano di auto senza incrementare la flotta aziendale. segue a pag.12 www.ship2shore.it 12 LOGISTICA Lunedì 4 Aprile 2011 segue da pag.11 Cat Logistics in vendita o ristrutturazione? Scongiurato (per ora) il fermo dell’autotrasporto Caterpillar sta valutando offerte di acquisto - insieme ad altre opzioni strategiche - per la sua divisione 3PL Il colosso della produzione di macchine per attività di costruzione ed estrazione mineraria, motori diesel e a gas naturale, e turbine industriali a gas Caterpillar Inc. sta esaminando una serie di opzioni strategiche per la sua attività di logistica 3PL, parte della controllata Cat Logistics, che includono una possibile vendita del business in conto terzi ovvero di strutturazione come un’azienda autonoma all’interno di Cat Logistica. Bank of America, Merrill Lynch e Robert W. Baird & Co. sono state designate quali advisor della società statunitense, la cui decisione finale è prevista entro la fine del 2011. “Fin dalla sua fondazione nel 1987 l’azienda ha sfruttato il proprio vantaggio competitivo tradizionale nella distribuzione di parti Caterpillar per creare un leader globale nel 3PL, servendo più di 50 clienti in tutto il mondo in industrie diverse” ha affermato il presidente del gruppo Caterpillar Stu Levenick di concerto con il presidente di Cat Logistics Steve Larson, precisando che “la logistica della produzione Caterpillar e le operazioni di trasporto relative, così come la distribuzione dei ricambi, non fanno parte di questa revisione strategica. L’eventuale cessione non avrà dunque un impatto sulla società di Morton (Illinois), centro logistico della parti Caterpillar, non incluso nell’affare”. In ogni caso l’annuncio solleva alcuni interrogativi: la forza di Caterpillar Logistics Services è sempre stata la sua capacità di attingere sia alle infrastrutture fisiche sia alla gestione della rete di Caterpillar esistente. Fondata nel 1925 e con sede a Peoria, Illinois, con un fatturato di 42,588 miliardi dollari nel 2010, Caterpillar è anche uno dei principali fornitori di servizi attraverso Caterpillar Financial Services, Caterpillar Remanufacturing Services, Caterpillar Logistics Services. Con base a Downers Grove, Illinois, Cat Logistics - classificato come il settimo 3PL più grande degli Stati Uniti in termini di fatturato (2,2 miliardi di dollari) - ha una rete di distribuzione in sei continenti attraverso 12.000 addetti in oltre 110 impianti di gestione in 23 Paesi per 160 milioni di ordini ogni anno per un controvalore di 1,6 miliardi di trasporto annui. Tra le sue specialità è certamente il settore automotive, avendo stabilimenti in Nord America, Sud America, Europa ed Asia, con clienti quali Ford, Daimler Chrysler, Harley-Davidson ed Ericsson. Nel 2005 General Motors Europe (GME) e Cat Logistics hanno annunciato un accordo di 10 anni per formare la joint venture Caterpillar Logistics Supply Chain Services GmbH, responsabile per le operazioni sulle parti di GME e per la distribuzione di accessori dai centri di Bochum e Rüsselsheim (Germania) e Fiumicino, che con i suoi 15.000 mq è il centro di distribuzione ricambi che serve circa 400 clienti italiani e greci. Ma probabilmente il suo contratto più redditizio è quello stipulato quando è stata rilevata l’intera attività aftermarket del produttore inglese Rover Group. Attualmente Cat Logistics sta seguendo la costruzione di un centro di distribuzione di ricambi a Dubai mentre l’autunno passato ha aperto un nuovo centro logistico a Suzhou, Cina, a sostegno della sua base produttiva in forte espansione in Asia. Al centro dell’assemblea di Spediporto non poteva mancare il delicato tema dell’autotrasporto. “Nel sistema trasportistico italiano – era scritto nella relazione della presidente Oliaro – oltre il 90% delle merci si muove ormai su strada (contro il 45,9% della media UE ed il 61% degli USA) e il costo della logistica in alcuni casi supera la soglia del 25%”. Il concetto espresso dalle associazioni di categoria degli spedizionieri e, in maniera ancora più decisa, degli agenti marittimi – presente il Presidente di Assagenti, Giovanni Cerruti - è il seguente: il settore dell’autotrasporto è quello che in assoluto ha ricevuto di più dallo Stato in termini di agevolazioni, contributi ed interventi normativi, cos’altro può pretendere se già controlla il 90% dei trasporti in Italia? In ordine temporale l’ultimo risultato ottenuto dall’autotrasporto è il decreto sui tempi di scarico e ricarico dei contenitori che è in attesa di pubblicazione in questi giorni. Su questo tema il parere dei terminalisti (uniti da un comunicato stampa congiunto di Assologistica ed Assiterminal) non si è fatto attendere: “Il decreto dirigenziale - osservano le due associazioni - se per un verso individua criteri generali per il riconoscimento di indennizzi agli autotrasportatori soddisfacendo le loro richieste, per l’altro crea i presupposti di contenziosi nei nodi di scambio modale come i porti, gli interporti ed i terminal ferroviari delle cui complessità/specificità si sarebbe già dovuto tenere conto. Nell’attuale situazione esiste un’alta probabilità che la prima azione del Piano Nazionale della Logistica produca contrasti e liti legali contro le vere necessità del sistema”. La scorsa settimana si è tenuto presso l’Autorità Portuale di Genova un incontro tra le diverse Associazioni rappresentative degli operatori portuali e le Associazioni dell’Autotrasporto, che si rivedranno fra un settimana per esaminare una bozza di accordo di programma elaborato dalla port authority relativo ai tempi di carico e scarico in ambito portuale. Tale proposta terrà conto di alcuni principi fondamentali tra cui la definizione delle buone pratiche operative da introdurre nel ciclo portuale, l’intensificazione dell’utilizzo degli strumenti tecnologici e l’individuazione di regole certe per la determinazione di forme d’indennizzo per le soste eccessive e disservizi certificati. www.ship2shore.it 13 FERROVIE Fercargo e Assofer contro il PIR Le associazioni dei trazionisti privati di merci si scagliano contro il Piano Informativo della Rete fornito da RFI e, insieme ad Assofer, si rivolgono al Ministro Matteoli La recente integrazione al PIR (Prospetto Informativo della Rete) comunicata da RFI alle imprese ferroviarie private ha scatenato un vero e proprio putiferio, e non solo per la brevissima scadenza fissata per la presentazione di osservazioni e rilievi (fine marzo, poi prorogata a metà aprile), ma principalmente per i suoi contenuti. A fianco della levata di scudi della compagnia passeggeri NTV, incentrata sull’anticipazione del termine fissato per la presentazione del certificato di sicurezza utile all’ottenimento delle tracce ferroviarie, anche le imprese ferroviarie merci hanno fatto sentire la propria voce attraverso l’associazione di categoria Fercargo. “Vengono riproposte” denuncia una nota di Fercargo, “in maniera se possibile ancor più vessatoria, regole che già si era provato a introdurre nel dicembre 2010, quando l’URSF (Ufficio ministeriale per la Regolazione dei Servizi Ferroviari) aveva bloccato il PIR grazie alla ferma opposizione delle imprese ferroviarie, accogliendo le istanze contro la normativa”. Secondo l’associazione è “chiara la volontà di escludere i nuovi operatori e investitori dal mercato ferroviario. Le regole proposte dal nuovo testo, estremamente rigide e limitative, rendono ancora più difficoltosa se non impossibile l’attività delle imprese ferroviarie private e il loro accesso all’infrastruttura di rete. Si tratta di nuove restrizioni che in alcuni casi richiederebbero investimenti considerevoli rispetto al fatturato di molte imprese e che porterebbero a non poter più soddisfare le esigenze del mercato”. La nota si conclude con un appello: “Chiediamo al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e all’URSF di intervenire per bloccare immediatamente questa inaccettabile iniziativa e al Governo e alla politica di attivarsi e prendere decisioni che eliminino una volta per tutte la possibilità unilaterale di porre in atto simili iniziative”. Per meglio sottolineare il messaggio, il presidente di Fercargo Giacomo Di Patrizi ha inviato insieme a Guido Nicolini, omologo in Assofer, l’associazione degli operatori ferroviari e intermodali aderente a Confindustria, una lettera a Matteoli, sottolineando diverse problematiche del settore. Nella premessa si evidenzia “la condizione molto critica del trasporto ferroviario merci nel nostro paese, con una quota modale, pari a circa il 7%, lontanissima da quelle prodotte negli altri paesi (in Francia e Germania si arriva al 12 e 17%) e molto lontana dagli standard auspicati dall’Europa” e si ricorda come “dai 67 milioni di tonnellate-chilometro nel biennio 2006-2007 si sia arrivati ai poco più di 40 milioni nel 2010, vale a dire circa un 40% in meno”. La lettera, preso atto delle recenti dichiarazioni di Matteoli sul trasporto ferroviario (S2S n.11/2011), prosegue e si conclude con la richiesta al ministro di alcuni chiarimenti, oltre che sul PIR, anche in tema di “servizio universale” e di locomotori inutilizzati: “Finora non ci risultava l’esistenza di un contratto di servizio sul trasporto ferroviario merci, settore ormai libero dal 2004; inoltre le imprese operanti in tale settore non sono mai state coinvolte in nessuna procedura di gara o di evidenza pubblica per l’aggiudicazione di servizi, che, essendo ritenuti ‘universali’ (cioè non redditivi Lunedì 4 Aprile 2011 economicamente, ma di valore pubblico e sociale), ricevono contributi pubblici. Peraltro Trenitalia Cargo ha ormai praticamente abbandonato tutte le attività giudicate non economicamente sostenibili (Sud, Sardegna, traffico diffuso), per cui non si riesce a comprendere a cosa si riferiscano i contributi. Risultano poi opache e poco chiare le modalità sia di individuazione dei servizi sussidiati sia le procedure di conferimento”. Le associazioni chiedono lumi anche sul quantum di tali contributi: “Si tratta di una cifra abbastanza consistente, circa 100 milioni di euro l’anno, considerando che equivale a circa quattro volte quanto destinato a tutto il comparto cargo ferroviario nel 2011, mediante il ‘Ferrobonus’ (27 milioni di euro) e che finisce per sostenere i servizi di trasporto merci effettuati da Trenitalia non solo sulle tratte meno redditizie, ma anche su quelle operate in concorrenza con le nostre imprese, determinando un’inaccettabile distorsione del mercato” In merito al mancato utilizzo di locomotori da parte di Trenitalia Cargo, le associazioni fanno presente che “una delle difficoltà principali che hanno oggi le imprese ferroviarie è proprio la disponibilità di macchine per la trazione, difficili da reperire, molto costose e, qualora acquistate, con tempi di realizzazione molto lunghi; pertanto la messa a disposizione del mercato, attraverso il noleggio o la vendita, di alcuni di questi locomotori potrebbe essere un serio e concreto aiuto al comparto ferroviario merci, in quanto permetterebbe di sostenere le imprese operanti nel settore senza costi e oneri per lo stato, anzi, produrrebbe delle entrate”. Anche ERFA attacca il Gruppo FS concorrenza. Altro Durante il decimo esempio è l’ormai workshop annuale di famigerato decreto ERFA (European Rail governativo con cui Freight Association), si intende trasferire a l’associazione che Trenitalia la proprietà di rappresenta gli oltre 160 scali pubblici interessi degli operatori su 240 di RFI, decreto ferroviari (cargo) che stiamo provando a privati, la situazione bloccare in tutti i modi”. di liberalizzazione del Marcus Vaerst, COO mercato italiano è stata della svizzera AAE, definita come una delle società detentrice di peggiori, con particolare Loader durante l’assemblea ERFA carri ferroviari, ha riferimento al problema rincarato la dose, della sostanziale identità fra gestore della rete (RFI) e incumbent evidenziando ulteriori problematiche: “In Italia abbiamo grossi problemi di (Trenitalia). Rod Loader, COO di Interporto Campano, manutenzione della flotta perché ci membro ERFA, ha spiegato in particolare: sono poche officine, molte delle quali “La mancata separazione fra RFI e appartenenti a Trenitalia e non accessibili Trenitalia è solo uno dei problemi italiani. ai clienti esterni. E anche laddove la Ancor più grave forse è il peso politico manutenzione avvenga in officine dell’autotrasporto e del gruppo FS, capace pubbliche, le ispezioni vengono effettuate di bloccare ogni riforma e di incanalare da personale generico FS e non RFI, come verso questi due soggetti moltissimi dovrebbe essere: un’incongruenza che si finanziamenti pubblici, distorsivi della riscontra anche in Francia”. www.ship2shore.it 14 FERRY Lunedì 4 Aprile 2011 La solidarietà imposta agli armatori italiani Ecco i costi ed i ricavi per le navi impegnate nell’emergenza di Lampedusa La solidarietà dovrebbe essere un atto spontaneo e gratuito di benevolenza verso chi ha bisogno di aiuto, ma l’emergenza immigrati scoppiata nei giorni scorsi a Lampedusa si è trasformata per alcuni armatori italiani in un’imposizione poco gradita. Oltre alla nave militare San Marco, che per giorni è rimasta in rada a monitorare e a coordinare le operazioni di trasferimento dei profughi, diversi traghetti e navi ro-pax italiane sono state ‘prenotate’ dal Governo italiano per imbarcare e trasportare gli immigrati sbarcati a Lampedusa in diversi porti italiani. Oltre alle unità Clodia e Flaminia, che fanno parte della flotta Tirrenia, e al Palladio di Siremar, sono state dirottate sull’isola anche il Catania di Grimaldi Lines, il Watling Street di T-Link Lines e i due eleganti traghetti Excelsior e La Suprema di Grandi Navi Veloci. Per questi ultimi, in grado di offrire una capacità di carico di 2.000 passeggeri, la rata di nolo giornaliera (comprensiva del bunker) si è aggirata intorno ai 60.000 euro, mentre per i ro-pax da 800 passeggeri il nolo giornaliero dovrebbe aver raggiunto i 30.000 euro. Diversamente dai noleggi molto elevati registrati durante l’emergenza nord africana, che ha imposto ai governi esteri di evacuare in fretta e furia i propri connazionali da Egitto, Algeria e Libia (S2S n.10/2011), in questo caso pare che gli armatori italiani abbiano un po’ storto il naso di fronte alle richieste di mettere a disposizione alcune delle proprie navi. In primis perché rinunciare a un traghetto operativo su una determinata tratta comporta un notevole stravolgimento dal punto di vista operativo e impone rimborsi ai passeggeri e ai camionisti che avevano prenotato con anticipo un biglietto. Inoltre non si può non fare un distinguo fra il trasporto di professionisti e diplomatici in fuga da un paese in rivolta e il trasferimento di centinaia di profughi in condizioni igienico-sanitarie precarie, che imporrano alle compagnie di navigazione un restyling degli interni e delle cabine prima che le navi facciano ritorno all’ordinaria operatività. Su internet sono visibili diversi video che testimoniano in quali condizioni versava il traghetto Palladio dopo il primo trasferimento di clandestini. Secondo le indiscrezioni che circolano alcune compagnie di navigazione Code-sharing fra Moby e GNV-SNAV sulla Civitavecchia-Olbia Moby ha sancito nei giorni scorsi un accordo di code-sharing con GNV e SNAV (ormai un’unica entità) che prevede l’utilizzo, per le prenotazioni sulla linea traghetto Civitavecchia - Olbia - Civitavecchia, della nave SNAV Toscana della SNAV nei sistemi Moby, con partenza in notturna da Civitavecchia alle ore 22:00 e ritorno alle 11:00 da Olbia. Nel contempo Moby ha inserito un’ulteriore partenza in traversata diurna, con partenza alle ore 9:00 e ritorno da Olbia alle 22:00, che verrà effettuata dalla Moby Corse, recentemente sottoposta ad accurato restyling con ammodernamento e riprogettazione di spazi e arredi. Dal 15 agosto al 18 settembre le due navi verranno invertite e la Moby Corse partirà da Civitavecchia alle 22:00 con ritorno da Olbia alle 11:00, mentre la SNAV Toscana Il traghetto Excelsior di GNV a Lampedusa avrebbero tentato, con successo, di opporsi alla richiesta di mettere il proprio naviglio a disposizione mentre, soprattutto alle navi che regolarmente scalano i porti siciliani, è stato chiesto (leggi imposto) di ‘prolungare’ la rotta dirigendosi verso Lampedusa. Nemmeno le condizioni contrattuali proposte dal Governo sembra siano state allettanti per gli armatori. Pare sia stata infatti richiesta una sorta di quotazione (preventivo) di costo per miglia percorsa, lasciando in seguito piena autonomia a chi sta gestendo la situazione sull’isola rispetto alle destinazioni e alle velocità di navigazione delle navi cariche di immigrati. Il traghetto Watling Street è stato diretto a Termini Imerese, il Catania ha fatto almeno un paio di viaggi tra Lampedusa e Taranto mentre il Palladio è stato diretto a Porto Empedocle. N.C. A Enermar il primo round contro Delcomar partirà dal continente alle 9:00 con ritorno alle 22:00. Dal 2001 Moby impiega stabilmente le navi Wonder e Freedom sulla linea di Civitavecchia-Olbia, rotta che quest’anno la compagnia coprirà dal 16 aprile al 18 settembre, mentre la Civitavecchia-Olbia viene operata nell’arco dei dodici mesi da SNAV. La linea in code-sharing sarà operativa dal 1° giugno. Le corse notturne fra Palau e La Maddalena tornano a Enermar. È questa la prima conseguenza dell’ordinanza del Consiglio di Stato che conferma la validità di tutti i collegamenti marittimi con l’eccezione di questa linea gestita dalla Delcomar, accogliendo dunque il ricorso depositato dalla compagnia di Vincenzo Onorato, che si era rivolta al TAR per contestare l’assegnazione delle corse notturne alla società di Del Giudice, effettuata in regime di proroga. La Regione, che aveva adottato il regime di proroga in attesa di un nuovo bando, si era allora rivolta al Consiglio di Stato per far rispettare le sue scelte sulle rotte e per evitare che l’intero sistema di trasporti marittimi in Sardegna venisse paralizzato. Il Consiglio di Stato ha però accolto solo una parte delle richieste presentate dalla Regione, dichiarando illegittime le decisioni relative ai collegamenti notturni tra Palau e La Maddalena gestiti dalla Delcomar in regime di proroga. La parte restante del decreto che regola i collegamenti con le isole minori viene salvato dall’ordinanza del Consiglio di Stato. www.ship2shore.it 15 CROCIERE Lunedì 4 Aprile 2011 Crociere di lusso in vetrina al Cruise Shipping Miami Le compagnie si confrontano sulle potenzialità del segmento e sul bacino d’utenza dei ‘paperoni’ Durante il recente Cruise Shipping Miami 2011, uno dei principali eventi dell’anno per quanto riguarda l’industria crocieristica, è stata prestata particolare attenzione al segmento luxury (talvolta definito anche ultra-luxury), su cui importanti manager del settore si sono confrontati in un’apposita sessione della kermesse. Barbara Muckermann, responsabile marketing di MSC Crociere, compagnia che ha dotato le sue navi più moderne di spazi esclusivi chiamati MSC Yacht Club proprio per intercettare la domanda della clientela luxury, ha illustrato alcune statistiche che individuano l’ampiezza di questa nicchia di mercato: sono 24,2 milioni gli individui con patrimoni milionari, pari al 2,5% dell’intera popolazione mondiale, il 16% dei quali ha ereditato le proprie fortune mentre la restante parte le ha accumulate nel corso della vita (la metà del totale è costituito da imprenditori). Questo ‘club’ dei milionari è composto per il 40% da cittadini USA, da un 10% di giapponesi e da cospicue rappresentanze di tedeschi, cinesi, britannici, francesi, canadesi, svizzeri, italiani e australiani. Analizzata la composizione del mercato target, la top manager di MSC ha ricordato come negli ultimi due anni, causa la crisi, le abitudini di consumo dei ‘super ricchi’ siano cambiate: “Siamo passati da un consumo che si potrebbe definire sbadato, senza freni, a una maggior oculatezza nelle scelte. Anche chi ha notevoli disponibilità riflette prima di spendere, cerca prodotti di qualità, che durino nel tempo, e guarda con interesse crescente alle esperienze da fare piuttosto che a semplici oggetti da possedere. In questo senso i viaggi rivestono un ruolo essenziale, e al loro interno le crociere si stanno ritagliando uno spazio molto significativo, come testimonia le recente crescita delle flotte di tutte le principali compagnie del settore luxury”. A questo proposito, nella sua analisi, Muckermann ha svolto una panoramica sulla capacità dell’industria crocieristica di offrire sistemazioni ritenute ‘di lusso’: Silversea dispone di 948 suite, Regent di 355, Oceania di 331 e Crystal 174, ma anche le compagnie tradizionali sono in grado di offrire suite: NCL ha 425 cabine di lusso nelle sue courtyard villas, Costa Samsara ne ha 375, Cunard Line dispone di 226 butler suite e MSC Yacht Club ne ha 142. Da tali numeri si evince che il 40% della camere di alta gamma si trova ormai a bordo di navi di grandi dimensioni, attrezzate per competere ad armi pari con le compagnie specializzate anche sull’offerta di soluzioni crocieristiche di lusso. A seguire Rick Meadows, Presidente di Seabourn, è ritornato sulla composizione del mercato del lusso, ribaltando però la questione e ponendo l’attenzione più che sugli individui, come fatto da Barbara Muckermann, sulla famiglie: negli Usa i nuclei ad alto reddito sono 4,2 milioni, 1,9 milioni nell’Europa Occidentale, 1,2 milioni sia in Giappone che in Cina, 503.000 in Medio Oriente, 483.000 in Gran Bretagna, 228.000 nel sud-est asiatico e 162.000 in Canada. Il totale dei nuclei famigliari con elevate possibilità economiche, secondo l’analisi di Meadows, arriverebbe quindi a quota 11 milioni, un bacino potenziale ancora tutto – o quasi – da scoprire per l’industria crocieristica: le vacanze in nave hanno penetrato soltanto l’1,3% di questo segmento di mercato (il 3% considerando soltanto l’utenza USA) ed è quindi evidente il possibile margine di crescita. Sebastian Ahrens, managing director di Hapag-Lloyd Cruises, ha focalizzato il suo intervento sulla continua espansione del settore crocieristico, che è ormai diventato un mercato di massa. Nell’ambito di questo maxi-bacino di utenti reali e potenziali, si sta sviluppando rapidamente anche il segmento luxury, che ottiene quote di mercato sempre più rilevanti a livello globale. www.ship2shore.it 16 PROJECT CARGO Pacorini ‘atterra’ a Genova il gigante dei cieli All’Aeroporto Cristoforo Colombo lo spedizioniere carica in tempi rapidi impiantistica su uno degli aerei più grandi del mondo, l’Antonov Ruslan È stato portato a termine con successo, e nei tempi (rapidi) richiesti e previsti, il carico di uno degli aeromobili più grandi del mondo, l’Antonov An-124 Ruslan (dal nome del protagonista di una favola del poeta, scrittore e drammaturgo russo Puskin) all’aeroporto di Genova. Il merito di questa performance di particolare rilievo va interamente ascritto alla genovese Pacorini Forwarding SpA, focal point del Gruppo Pacorini di Trieste per il freight forwarding ed il project cargo. Il ‘gigante dei cieli’ è atterrato all’Aeroporto Cristoforo Colombo per caricare 90.000 chili di materiale per la costruzione e l’assemblaggio di un macchinario per la produzione di energia a Lagos (Nigeria). “L’eccezionalità del trasporto risiede sia nelle dimensioni e nel peso del collo sia nell’urgenza con la quale veniva richiesto di consegnarlo” spiega Claudio Bassi, amministratore delegato di Pacorini Forwarding S.p.a. che, tramite la sua Divisione Project Cargo, ha curato tutte le fasi relative al trasporto eccezionale su apposito trailer multiassi e soprattutto ha progettato e realizzato l’imballo adeguato per consentire il carico e lo stivaggio del macchinario all’interno dell’aeromobile. “Il nostro staff ha potuto contare sull’estrema disponibilità dell’Aeroporto di Genova, particolarmente strutturato e qualificato per ricevere questo tipo di aereo, e sull’elevata professionalità del reparto cargo dell’aeroporto che ha garantito, in condizioni di estrema sicurezza, la perfetta riuscita di tutte le operazioni necessarie al carico. L’An-124 Ruslan è un quadrimotore cargo (può trasportare fino a 120 tonnellate di carico) che, prima dell’introduzione dell’A380, si fregiava del titolo di più grande aereo costruito in serie al Mondo. Queste le sue principali caratteristiche: lunghezza 69 metri, apertura alare 73 metri, altezza 21 metri, velocità 800 km/h, peso a vuoto 175 tonnellate, carico massimo 120 tonnellate/800 metri cubi, autonomia (a pieno carico) 4.600 chilometri. Lunedì 4 Aprile 2011 www.ship2shore.it 17 TRADE Lunedì 4 Aprile 2011 Parla italiano il pontile petrolifero più grande del Mediterraneo Triboldi (Decal): “Potrà accogliere navi fino a 170.000 tonnellate di portata” Sebbene si sia concretizzato in terra catalana, il terminal petrolifero più grande del Mediterraneo è a tutti gli effetti un primato italiano. Protagonista di questo importante risultato è il gruppo cremonese Decal Spa, che in questi giorni inaugura un nuovo attracco presso il Muelle de inflamables del porto di Barcellona, che gestisce in concessione. “Questo nuovo pontile permette di far attraccare navi petroliere di portata lorda fino a 170.000 tonnellate” spiega Gian Luigi Triboldi, amministratore delegato di Decal, aggiungendo che “è il pontile più grande del Mediterraneo per i prodotti finiti. Le società petrolifere clienti potranno ottenere importanti economie sul trasporto, con la possibilità di fare anche transhipment sbarcando il carico da navi molto grandi per poi caricarlo su unità più piccole”. Tecnicamente il nostro terminal a Panama – prosegue Triboldi – in modo da poter raggiungere importanti economie di scala che si riflettono in una riduzione dei costi; che a sua volta ci consente di applicare tariffe più competitive e maggiori servizi di blending”. Ma non c’è solo l’America nei piani futuri di Decal. “Guardiamo con molto interesse ai paesi emergenti asiatici e africani così come al promettente I depositi di Decal nel porto di Barcellona nuovo approdo, per cui Decal ha messo sul piatto 3,6 milioni di euro, dispone di due bracci ad azionamento idraulico che conducono ad altrettante linee di scarico da 20 pollici, mentre il terminal consente l’ormeggio di navi cisterna di lunghezza massima pari a 274 metri e con un pescaggio di 16 metri. Ma il percorso di crescita dell’azienda cremonese non si limita alle infrastrutture portuali e ai depositi costieri nel Mediterraneo, allargandosi ad altre regioni del mondo e in particolare al Centro America. “Da qualche mese abbiamo avviato l’ampliamento del settore del Liquid Natural Gas anche nell’ambito del bunkeraggio per le navi” prosegue l’amministratore delegato, ammettendo che “il lavoro più impegnativo è sicuramente quello di poter leggere il futuro del settore energetico per orientarsi correttamente”. Tornando al presente Triboldi sottolinea come l’aumento del prezzo del petrolio si rifletta in un rincaro dei carburanti e di conseguenza in una tendenza a minori consumi e risparmi, che per un deposito di prodotti petroliferi significa minori rotazioni. “I risultati di bilancio 2010 li avremo nel mese di giugno – Il pontile petrolifero di Barcellona puntualizza il numero uno di Decal – ma posso dire che nell’anno 2010 rispetto al 2009 si è registrato un aumento nella movimentazione di prodotti soprattutto nel Nord-Est Italia dove siamo presenti a Porto Marghera, mentre nei terminal spagnoli di Barcellona e Huelva i volumi si sono mantenuti praticamente costanti”. Nicola Capuzzo www.ship2shore.it 18 TECNOLOGIE Il Terminal Lorenzini investe in infrastrutture immateriali Nel piano d’investimento da 1 milione di euro c’è anche l’acquisto di un nuovo software sulle merci varie e general cargo” ha precisato Francesco Lorenzini, aggiungendo: “Vorremmo comunque arrivare in 2-3 anni a informatizzare i processi di rintracciabilità di entrambe le tipologie di merci. Arriveremo ad avere una rintracciabilità dei container all’interno del terminal in tempo reale grazie alla completa copertura Wi-Fi e ai palmari veicolari che verranno installati sui mezzi Reach Stacker”. Il 2011 per il Terminal Lorenzini sarà un altro anno di importanti investimenti volti a migliorare le produttività del terminal. L’azienda terminalistica livornese ha infatti appena avviato un notevole programma di spesa quantificabile in circa un milione di euro per asfaltare buona parte dei piazzali, per l’acquisto di un Reach Stacker e soprattutto per un nuovo software dell’impresa olandese Copas rappresentata sul mercato italiano dalla Esoware di Frans Jol. “Dopo anni di investimenti in mezzi e strutture – ha spiegato Francesco Lorenzini – abbiamo deciso di investire in innovazione e tecnologia perché riteniamo che, soprattutto in questo particolare periodo di difficoltà per i traffici a seguito della crisi congiunturale, per un’azienda come la nostra non innovare sarebbe un’occasione persa e siamo sicuri che questo investimento ci consentirà di migliorare la qualità dei nostri servizi offerti”. Dopo aver valutato e visionato molti programmi software italiani ed esteri, Terminal Lorenzini ha deciso di acquistare da Esoware tutti i pacchetti software della Copas, che meglio degli altri si adatteranno alle esigenze operative e gestionali del terminal livornese. Nel dettaglio i software inseriti nel pacchetto sono i seguenti: Gate wizard, RFnet, E-Terminal, Terminal invoicing system (Tis), Graphical yard, Rail, Vessel planning, EDI-Step e Grasp & Grip. Quest’ultimi due programmi consentono di monitorare in remoto la temperatura dei carichi refrigerati. “Inizialmente il progetto sarà concentrato sui container e successivamente Lunedì 4 Aprile 2011 Una volta portato a termine questo investimento il Terminal Lorenzini potrà puntare sull’ottimizzazione di tutti i processi operativi sia nave che terminal. In particolare il software E-terminal permetterà attraverso un portale internet di offrire agli armatori, spedizionieri, agenti marittimi e autisti tutte le varie informazioni sui container movimentati o depositati sui piazzali e altre informazioni ancora più dettagliate saranno ricevibili anche per i container reefer attraverso l’altro programma chiamato Grasp&Grip. “Se tutto procederà secondo i piani, ci aspettiamo di poter rendere funzionante il nuovo sistema informatico per i container già dall’inizio del 2012” ha concluso il giovane manager portuale livornese, che non nasconde ambizioni importanti già per quest’anno. “Come bilancio generale per il 2011 prevediamo di confermare gli ottimi volumi fatti sia sui container che sul general gargo nel 2010 (rispettivamente 107.450 TEUs e 67.500 tonnellate, ndr), per poi implementare ulteriormente le performances del terminal dal prossimo anno grazie anche agli investimenti fatti”. Nicola Capuzzo www.ship2shore.it 19 ASSICURAZIONI Lunedì 4 Aprile 2011 Le inquietudini del presente tormentano il futuro degli assicuratori dei trasporti Dalla guerra in Libia ai cataclismi in Giappone, dai pirati della Somalia alle novità degli Incoterms 2010, con uno sguardo alla sicurezza nei cieli. Questi i temi ‘caldi’ discussi al congresso organizzato a Milano dall’ANIA sulle sfide dell’attuale decennio Milano – È giunto in un momento topico il congresso organizzato alla Camera di Commercio di Milano dall’ANIA sulle sfide dell’attuale decennio nel mondo delle assicurazioni trasporti. Un evento di sicura riuscita, considerata anche la waiting list per partecipare ma solo 140 ‘fortunati’ più tempestivi nell’aderire hanno potuto presenziare – e la qualità degli interventi, con relatori selezionati dal top del settore assicurativo e legale italiano nonché una nutrita delegazione di panelists da alcuni paesi del Nord Europa. Il convegno è stata anche l’occasione per il lancio in pubblico di MAT, la nuova rivista trimestrale dedicata al Marine & Aviation Transport edita dall’Associazione di Categoria delle Compagnie Assicurative Italiane per i propri associati, giunta al secondo numero dopo quello di esordio Alessandro Morelli ad inizio d’anno. Un vero peccato che il Segretario della Sezione Trasporti dall’ANIA Cristina Castellini, vero motore della nuova rivista online, non abbia potuto partecipare – bloccata da una malefica indisposizione dell’ultima ora – per cogliere i meritati frutti del suo lavoro. Il moderatore della giornata, un noto addetto ai lavori come Massimo Spadoni, responsabile assunzione merci in SIAT e coordinatore del Gruppo di Lavoro Trasporti in ANIA, senza mancare di rendere omaggio alla sfortunata dirigente assente, ha introdotto i temi della conferenza. “Non si poteva non cogliere l’occasione dell’inizio di decennio per fare il punto della situazione del nostro settore, considerandone criticità e prospettive, soprattutto in un momento in cui il mondo – e di riflesso la nostra operatività – è quasi quotidianamente scosso da gravi contingenze politiche, sociali ed economiche. La scorsa settimana durante una visita a Londra ho raccolto pareri piuttosto sconfortati dai locali underwriters, presso i quali si respira un’aria di grande perplessità”. Ad Alessandro Morelli, Direttore Aggiunto Marine & Aviation di AXA nonché Chairman Loss Prevention Committe nello IUMI – forte di 28 anni di esperienza nei rami corpi e merci - è spettato l’onere e l’onore di rompere il ghiaccio, affrescando il panorama generale, ricco di questioni di non trascurabile entità, con un intervento molto concreto e di grande interesse generale. “Il terremoto giapponese (pare essere il quarto nella storia per magnitudo) costerà non meno di 300 miliardi di dollari, contro - per dare un termine di paragone – i 125 milioni dell’uragano Katrina che aveva flagellato New Orleans nel 2006. Malgrado i giapponesi siano una popolazione fortemente propensa ad assicurarsi contro i danni, gli tsunami sono rischi esclusi dalle coperture. In particolare, nel settore marine si stimano danni da 1 a 3 miliardi di dollari, di cui un decimo circa causato da almeno una decina di total losses (navi irrecuperabili, ndr)”. Discorso particolare va fatto per le merci. “Si pone il problema di far ripartire dalle aree più colpite l’export di commodities come il petrolio e di prodotti finiti come le automobili. Agli armatori è stato proibito – per evitare il rischio di contaminazione radioattiva – di avvicinarsi alla Fukushima exclusion zone; persino porti distanti dall’epicentro del sisma come Tokyo e Yokohama sono diventati off limits”. Per quanto riguarda i corpi, vi sono una serie di problematiche: i danni fisici alle navi sono sicuramente coperti dalle polizze così come sono sicuramente esclusi quelli alle merci per quanto concerne il rischio contaminazione. Le perdite di noleggio sono considerabili solo nel caso di seri danni agli scafi; ma le compagnie non possono manlevarsi dall’assicurare le navi cancellando le coperture nel caso del reiterarsi di terremoti né possono chiedere premi supplementari”. Morelli tuttavia rimarca l’esistenza di una vasta area grigia, che riguarda i problemi legati all’operatività quotidiana nei porti nipponici: “La consegna delle merci, la dilatazione delle giacenze nei porti divenuti irraggiungibili, i cambi di rotta e di destinazione per decisione dell’armatore/ noleggiatore o dell’assicurato (il caricatore della merce), il termine del viaggio come contratto di trasporto, i costi di inoltro delle merci (coperti per l’evento catastrofico ma non per quello radioattivo); sono tutte zone in cui il diritto, e di conseguenza le assicurazioni, si muovono con fare incerto ed in una direzione non univoca”. Il secondo grande problema all’ordine del segue a pag.20 www.ship2shore.it 20 segue da pag.19 giorno è la questione libica. “Il paese di Gheddafi è dal 17 marzo un’area esclusa dalla copertura per i corpi. Vi sono state tre successive sanzioni da parte dell’ONU (26 febbraio) e dell’UE (3 ed 11 marzo) che sanciscono il divieto assoluto di alimentare la Libia con armi e beni. Alle navi, le toccate nei porti libici non sono proibite, ma ‘sconsigliate’ dalla NATO. Viene fortemente evidenziato il rischio di un loro sequestro ad opera dei ribelli al regime, che vogliono impedire l’export del petrolio. Lo scenario più verosimile, in queste fasi, è che si vada verso un analogo destino per un altro paese ‘a rischio’, con una nuova disdetta alla Siria”. Gli ultimi due argomenti di attualità con impatto diretto sulle assicurazioni marittime toccati da Morelli sono stati i containers e le rinfuse solide. “Per i primi si evidenzia la ricorrenza di dichiarazioni fraudolente o semplicemente errate riguardo al loro peso; statisticamente lo scarto tra il dichiarato e l’effettivo è del 3-7%. Non è un problema di lana caprina, perché ciò inficia la stabilità della nave e la sua sicurezza durante la navigazione, come occorso nel 2007 nei casi delle navi naufragate MSC Napoli ed Annabella. Il dibattito che ne è scaturito ha portato nel 2008 alla redazione di ‘Guidelines for the safe transport of containers by sea’. Ultimamente si sta facendo pressione per una pesatura coercitiva dei boxes nei porti di imbarco, da ratificare con un emendamento alla SOLAS da adottare nell’ambito del prossimo IMO Safety Committee di maggio. Infine, per le rinfuse solide il problema si pone per alcuni minerali che sono soggetti, se bagnati, a liquefarsi, così aumentando sensibilmente il loro peso e dunque anche in questo caso compromettendo la stabilità del mezzo navale”. L’avvocato partenopeo Claudio Perrella - protagonista anche a Napoli del recente IUMI Spring Session nella sua qualità di Professional Partner dell’associazione mondiale - ha indugiato sulle principali novità introdotte con gli Incoterms 2010 che, come da tradizione ogni decennio, hanno rinnovato quelli del 2000. “Innanzitutto essi sono stati ridotti da 13 ad 11, sopprimendone quattro ( DAF, DES, DEQ e DDU) ed introducendone due nuovi (DAT Delivered at Terminal e DAP Delivered at Place), che pongono in capo al venditore costi e rischi sino a destino. Inoltre per quanto concerne FOB, CFR e CIF è stato eliminato il riferimento, non più attuale nel terso millennio, al concetto di ‘murata’ (ship’s rail). CIF e CIP sono rimasti invariati. Nelle ICC Institute Cargo Clauses, ultima edizione 2009, si intuisce che il riferimento è fatto anche alla precedente versione 1982, seppure non esplicito”. Tra i concetti messi in luce da Perrella nel suo intervento molto teorico/concettuale – che ha inevitabilmente scontato l’aridità del tema trattato – merita di soffermarsi una questione che solo apparentemente appare ovvia. “L’assicurazione deve essere stipulata con compagnie di buona reputazione e la copertura del venditore deve conferire al compratore il diritto di agire eventualmente contro l’assicurazione. Se non c’è obbligo di copertura in capo al venditore, nondimeno questi è tenuto a fornire al suo cliente le informazioni necessarie per assumere una propria copertura del rischio, ovviamente a suo rischio e spese. Inoltre – ha chiosato il legale dello Studio AS&T di Bologna – esiste una bizzarria, per cui gli Incoterms sono interpretati in una forma riduttiva, ovvero solo come clausola che stabilisce le spese. Esiste infine una certa confusione tra dottrina legislativa e dottrina giurisprudenziale sul diritto di surrogazione dell’assicuratore”. Meno ‘veloce ed ad alta quota’ di quanto fosse preannunciato è stato il contributo reso dall’ingegnere aeronautico Andrea Dalle Vedove, Head of Marine & Aviation Risks Department di Assicurazioni Generali, il quale - riconosciuto come ‘l’assicuratore aereo per eccellenza’, è stato probabilmente ridondante nel presentare una selva di grafici ricchi di valori e linee di tendenza dai quali, peraltro, si sono evinte alcune marcate linee di tendenza del trasporto aereo di merci odierno. “Dal gennaio al novembre 2010 vi è stato un notevole incremento del trasportato soprattutto motivato dalla necessità di ripristinare le scorte dopo la debacle dell’anno precedente. Il cargo aereo dedicato oggi viaggia al +10%, quello ‘belly hold’ (merce nelle stive dei velivoli passeggeri) ad un 2%. Inoltre si ravvisa un recupero, nell’ordine del 30%, degli Lunedì 4 Aprile 2011 yields a favore delle compagnie. Come ha recentemente affermato il presidente di IATA, l’italiano Giovanni Bisignani, il 2010 è stato uno degli anni più sicuri nella storia recente dell’aviazione. Abbiamo avuto appena una perdita totale ogni 4 milioni di voli, dunque con un’incidenza assai inferiore, ad esempio, del trasporto su strada. Eppure il settore assicurativo non è in equilibrio: negli ultimi anni la loss ratio (valore dei sinistri rimborsato sui premi riscossi, ndr) è stata superiore al 100%. Sul mercato esiste una enorme capacità assicurativa, tanto che il rischio aereo si piazza tranquillamente da 2 a 2,5 volte a seconda che si considerino compagnie di volo americane o non americane.” Infine un cenno previsionale. “La crescita del trasporto aereo tra 2010 e 2014 è stimata in un +8,2% medio, valore in parte influenzato da uno straordinario 2010 (+21,4%), senza il quale comunque il valore medio scende ad un sempre assai confortante +5,1%”. La chiusura della sessione clou è spettata al britannico Neil Smith, Head of Underwriting Lloyd’s Market Association, incaricato di descrivere le sfide che attendono il settore assicurativo di fronte all’emergenza della pirateria. “Anche se il problema esiste da parecchi secoli, la recente escalation è diventata una seria minaccia per gli armatori e per il mercato delle assicurazioni marittime. Mentre in tutti gli anni ‘90 il Piracy Reporting Centre dell’IMB International Marine Bureau aveva rilevato una media di 160 attacchi all’anno e la tendenza a concentrarsi attorno alla Stretto di Malacca – all’epoca la pirateria era considerata semplicemente alla stregua di un qualsivoglia Marine Peril - da quando il fenomeno è diventato appannaggio dei banditi della Somalia ne sono cambiate decisamente le fattezze e gonfiate le dimensioni, trasformandolo in un vero e proprio business particolarmente lucrativo. In passato i pirati salivano a bordo per saccheggiare i marittimi dei loro averi e del carico prezioso, cercando di scendere il più velocemente possibile dalla nave; dunque l’impatto economico (e anche in termini di vite umane) del fenomeno era limitato e comunque coperto dalle polizza assicurative”. La svolta si è avuta in due momenti. “Sappiamo tutti che il mondo è cambiato radicalmente dopo l’11 settembre. Inoltre nel settore marittimo la svolta si è avuta con l’attacco ad una nave da crociera di lusso, la Seabourn Spirit, avvenuto al largo della Somalia nel 2005. È stato quello il primo episodio di sequestro dei passeggeri. Oggi i pirati somali hanno ampiamente realizzato che, prendendo degli ostaggi, si possono contrattare con i proprietari della nave ingenti riscatti per la restituzione della nave e del suo carico” Così si sono susseguiti attacchi sempre più audaci ed i pirati hanno catturato 1.181 marittimi solo nel 2010, quando zincaf_55x11 segue 14:30 a pag.21 Pag 5-03-2009 SHIP REPAIR MECHANICS PIPEWORK STEELWORKS s i n ce 1 9 4 8 Molo Guardiano 16128 Genova (Porto) Tel. +39 010 2461131/32 - +39 010 2461217 Fax +39 010 2461037 e-mail: [email protected] www.zincaf.com www.ship2shore.it 21 TERMINAL OPERATOR A Danzica pensano in grande, aspettando il colosso Emma Maersk A maggio il DCT Gdansk accoglierà le prime portacontainer da 15.500 TEUs del gruppo armatoriale danese, confermando il porto polacco quale hub di transhipment nel Mar Baltico Il terminal DCT Gdansk di Danzica, principale hub per il traffico containerizzato della regione baltica, si prepara ad accogliere le più grandi navi portabox del mondo. A inaugurare la serie dei record sarà la Emma Maersk, che arriverà nello scalo polacco il prossimo 11 maggio, per ripartire poi il 14. L’unità, da 15.500 TEUs, naviga in forza del servizio AE10, Una nave di Maersk attraccata alle banchine del DCT Gdansk operato da Maersk Line per collegare Far East e Mar Baltico. A seguire attraccheranno a Danzica Maersk Eubank, Eleonora Maersk, Edith Maersk, Maersk Edmonton, Ebba Maersk, Elly Maersk, Emma Maersk, Eugene Maersk, Maersk Erving, Maersk Effingham, Evelyn Maersk e Maersk Eubank, Estelle Maersk. Un importante risultato per il DCT, che si sta proponendo sempre più al mercato mondiale dello shipping come porta d’accesso per l’Europa centrale e orientale, incrinando quello che fino a non molto tempo fa era stato un rigido monopolio detenuto dei grandi porti del Nord Europa anche sulla regione del Mar Baltico. “Questa è la seconda volta che facciamo la storia dell’industria marittima baltica” ha sottolineato con entusiasmo Boris Wenzel, CEO del DCT Gdansk, ricordando come già nel gennaio 2010 il porto di Danzica aveva ottenuto un importantissimo risultato diventando la prima toccata regolare nel Mar Baltico di servizi deep sea. “Tutto questo grazie alla ripresa del trasporto containerizzato, ma anche e soprattutto per merito della grande affidabilità dei servizi che DCT è in grado di offrire a Maersk Line”. Nella seconda metà di quest’anno il terminal, grazie all’installazione di nuovi mezzi per le movimentazioni portuali, porterà la sua capacità complessiva annua a 1 milione di TEUs, ma per il futuro sono già previsti ulteriori sviluppi, in grado di quadruplicare le potenzialità della struttura: l’obbiettivo è quello di raggiungere, per mezzo di importanti interventi infrastrutturali, una capacità complessiva di 4 milioni di TEUs. Quest’anno inizieranno inoltre i lavori per la realizzazione del Pomeranian Logistics Centre, area di 100 ettari adiacente al terminal dove verranno ubicati servizi logistici e portuali di vario genere. Lunedì 4 Aprile 2011 segue da pag.20 ben 53 navi sono state dirottate. Ed il trend persiste nel 2011; secondo gli ultimi dati disponibili da IMB, in questo primo trimestre i pirati somali hanno sequestrato 13 navi, preso 243 ostaggi e ucciso 7 persone, ed attualmente detengono sotto sequestro 33 navi e 711 ostaggi. “Non solo c’è stato un forte aumento degli attacchi di pirati somali negli ultimi cinque anni – prosegue Smith – ma anche i riscatti pagati sono saliti alle stelle. Nel 2005 il valore medio era di 150.000 dollari; nel 2010 tale cifra è salita vertiginosamente a 5,4 milioni ed il costo per l’economia mondiale della pirateria è oggi stimato in 12 miliardi di dollari l’anno”. Ma esiste una soluzione per frenare questa piaga dilagante? “Al di là delle Best Management Practices consigliate agli equipaggi, di fatto non c’è una soluzione assicurativa o anche una soluzione militare che tenga. Si è pensato di cambiare le rotte evitando, per le navi che non ne sono costrette, a passare dal Canale di Suez; ma circumnavigare il Capo di Buona Speranza induce a viaggi assai più lunghi, dannosi in un’economica just-in-time come quella moderna. La seconda soluzione suggerita è quella di armare gli equipaggi oppure di mettere guardie armate a bordo. Ma a prescindere dal fatto che viene da domandarsi quanti ‘soldati’ occorrerebbero per tutte le navi che circolano, gli assicuratori sono del tutto contrari, perché la presenza di armi a bordo e dunque il potenziale innesco di conflitti a fuoco aumenta la probabilità di danni alle persone. La terza pista è quella di creare una flottiglia dedicata di navi di pattugli e scorta - si era anche ipotizzato che potessero essere finanziate dai Lloyd’s - ma tale idea crea un evidente problema legale: chi ne detiene il comando operativo?” Secondo Smith, in conclusione, non vi sono alternative ad una soluzione politica da prendere sul territorio, e non in mare. “La piena cooperazione internazionale è l’unico serio modo per affrontare il problema e combattere la piaga della pirateria moderna”. Angelo Scorza Olanda più amica dei vettori che non dei caricatori… Nella sessione pomeridiana portava un titolo accattivante l’intervento dei legali olandesi di Van Traa Advocaten NV di Rotterdam: ‘Why carriers love the Netherlands and shippers do not…’ “Il nostro è un piccolo paese ma con un vaso mercato assicurativo – esordisce Carina Vollebregt – in cui le compagnie si trovano a proprio agio, data l’applicazione della convenzione internazionale CMR, che qualcuno vorrebbe estendere in termini coercitivi a tutto il trasporto internazionale”. Portando l’esempio di un caso di trasporto dal paese orange al nostro, in cui le merci – non consegnate al destinatario a causa dell’avvenuto furto del camion - il legale olandese ha richiamato il concetto di ‘causa di forza maggiore’, sul quale non c’è piena convergenza. “È stato stabilito che il camionista, il quale aveva trovato chiuso al suo arrivo lo stabilimento di destino, avrebbe dovuto cercare un’area di sosta attrezzata per la sicurezza, anche a costo di violare le norme sull’estensione dell’orario di guida. Ma siccome ‘adoperarsi per prendere tutte le possibili misure idonee ad evitare il furto e la rapina’, nella pratica, non risulta possibile, la conclusione è che il trasportatore non potrebbe mai invocare il concetto di causa di forza maggiore” conclude l’avvocato dei Paesi Bassi. www.ship2shore.it 22 HANDLING Prime vendite per Cometto USA Ordini per trailers modulari del nuovo modello MS1 acquisiti dal dealer locale Kitchen’s Crane & Equipment Una dozzina di linee di rimorchi idraulici MS1 prodotti dalla Cometto Industrie sono stati venduti dal dealer locale negli Stati Uniti Kitchen’s Crane & Equipment alla ditta di trasporti eccezionali JE Oswalt & Sons, che in tal modo è riuscita ad aumentare drasticamente la capacità e la dimensione della sua flotta specializzata. L’investimento dà all’impresa acquirente, con sede a Batesburg ed attiva da oltre 75 anni fa - inizialmente nel trasferimento di unità commerciali e residenziali e che oggi offre servizi di ingegneria di trasporti pesanti per impianti portuali, centrali elettriche, industrie chimiche, impianti nucleari - la capacità di gestire grandi carichi mediante l’accoppiamento dei due moduli a 6 assi in una configurazione a 12 assi con una portata lorda inferiore ed una maggiore capacità complessiva. Con sede a Chesterfield, Virginia (USA), Kitchen’s Crane & Equipment è specializzata nella vendita e noleggio di gru, rimorchi idraulici, cavalletti, sistemi di scorrimento ed altre attrezzature specializzate a favore dei maggiori appaltatori in tutto il mondo. Nella primavera del 2010 la società statunitense è stata nominata rivenditore ufficiale per conto di Cometto Industrie Spa, con sede a Borgo San Dalmazzo (Cuneo). Il Trailer MS1 appena venduto a JE Oswalt & Sons ha le seguenti caratteristiche: rimorchi con piattaforma idraulica, elettronica idrauliche semovente, 3 metri di larghezza standard, 2,4 metri di larghezza per containerizzazione, max 40 ton per linea, funzionamento con telecomando, 4-line e 6-line modulari, sterzo elettronico. Fondata nel 1954 come officina per la Stretta di mano fra Oswalt e Kitchen produzione di veicoli, carriponte ed impianti, dal 1970 Cometto S.p.A., la società comincia a diversificare la produzione di veicoli in tre tipologie: trasporto stradale, eccezionale e speciale e nel 1987 entra a far parte del gruppo industriale Bottero S.p.A. (industria vetraria) partecipando nel 1992 alla costituzione della CARICO S.p.A., industria manufatturiera di carpenteria pesante; a partire da questo momento, inizia a seguire esclusivamente i processi produttivi più specialistici di montaggio, finitura e collaudo. Tra le più significative realizzazioni della Cometto Industrie S.p.A. si ricordano: il primo e più grande sistema modulare semovente (3.000 tonnellate) realizzato nel 1981 per la Nippon Express; l’Orbiter Transporter costruito per la NASA nel 1983; i veicoli per il progetto spaziale europeo Ariane 5 del 1990; il più grande semovente per il trasporto di blocchi fino a 1.000 tonnellate realizzato per il cantiere navale Hyundai Heavy Industries della Corea del Sud. Attualmente Cometto produce: rimorchi, semirimorchi a pianale basso, unità modulari a 4 gomme per asse, unità modulari pesanti e unità modulari motorizzate, semoventi per navi. Lunedì 4 Aprile 2011 www.ship2shore.it 23 INTERPORTI Lunedì 4 Aprile 2011 Interporti a bilancio, in evoluzione ed involuzione Esercizio 2010 chiuso in attivo sia a Jesi che a Padova. Sdoganato il progetto Termini Imerese mentre GMC cerca di sfuggire alla morsa di RFI nella Sicilia Orientale. Arezzo abdica e pensa al mercato ortofrutticolo. A Parigi l’Assemblea Europlatforms Presenta un utile di 180.152 euro (destinato a riserva) il bilancio al 31 dicembre 2010 approvato dall’Interporto Marche Spa di Jesi (Ancona). Ben più corposo il margine accumulato dall’Interporto Padova SpA, che ha registrato un profitto lordo di 1,039 milioni di euro su un fatturato di 34,342 milioni. di Padova il 4 milionesimo container. E dopo la prima relazione per container, casse mobili e semirimorchi, PadovaBologna-Bari e ritorno (trisettimanale), la piattaforma logistica patavina è pronta ad attivare una relazione internazionale, in collaborazione con Cemat e Adriakombi: il Milano Segrate-Padova Interporto- L’Interporto di Padova “Il 2010 ha segnato uno spartiacque nella nostra storia; gli eventi dello scorso anno, tra cui il raddoppio del Nuovo Grande Terminal e l’avvio della nuova attività di MTO, hanno proiettato la piattaforma logistica padovana nel futuro e confermato il suo ruolo di leader nazionale ed internazionale. Grazie a questo complesso terminalistico intermodale le aziende del Veneto possono usufruire di servizi di trasporto per traffici internazionali efficienti e competitivi” afferma una nota societaria, che ricorda come ad ottobre 2010 sia stato movimentato all’Interporto Lubjana, con rilancio dalla cittadina slovena verso i Paesi dei Balcani, Turchia e Grecia. Frattanto molto più a Sud qualcosa di concreto, finalmente, si muove. Il Consiglio d’Amministrazione della Interporti Siciliani SpA ha approvato la procedura di gara finalizzata alla realizzazione dell’Interporto di Termini Imerese (Palermo) a margine dell’approvazione del bilancio d’esercizio 2010; la gara di costruzione prevede la procedura di “concessione di realizzazione e gestione”, che potrebbe essere indetta già ai primi di maggio, a condizione che Regione Sicilia e Governo firmino - entro la fine di aprile - l’Intesa Generale Quadro, per includere anche Termini Imerese tra le opere strategiche della legge Obiettivo. Approvato dal CIPE nel 2001, il progetto dell’Interporto termitano figura tra le opere di preminente interesse nazionale. L’infrastruttura sarà collocata su un’area di 285.304 mq. all’interno della zona industriale individuata dal Piano regolatore generale di Termini Imerese e dal piano regolatore consortile dell’ASI in posizione equidistante tra Cefalù e Capo Mongerbino. La realizzazione dell’opera, che si compone di quattro poli (direzionale, intermodale, stoccaggio e logistica) costerà 79 milioni di euro, con copertura finanziaria dalla Regione (15 milioni ex lege n.20/2003), dalle banche (15 milioni ) e dai fondi messi del programma operativo Fesr 2007/2013 (49 milioni). Un’indiretta reazione alla notizia proviene da Catania, dove Giuseppe Campione, Direttore Generale del Gruppo Logistico GMC, ha proposto di realizzare – provocatoriamente – sistemi infrastrutturali alternativi nella Sicilia Orientale, sottolineando come la Società degli Interporti Siciliani, che esiste già da venti anni, non abbia mai realizzato gli interporti di Catania e Termini Imerese. Una strategia ‘statica’ che sembra andare di pari passo con quella, ‘distruttiva’, invocata a più riprese dall’Amministratore Delegato di Trenitalia, Mauro Moretti, per emarginare il cargo dai circuiti ferroviari di tutta la penisola, isole comprese. “Ma Come sarà l’Interporto di Termini Imerese CEMAT, unico operatore al Terminal di Brancaccio (Palermo) ha dismesso ogni attività con altre regioni italiane da due anni; l’unico operatore che fino ad ottobre agiva nella Sicilia occidentale utilizzando il Terminal di Alcamo era LSI, parte del Gruppo Logistico GMC, che ha chiesto, finora invano, sin da febbraio 2010 a RFI di poter operare al Terminal di Brancaccio. Il progressivo smantellamento del sistema ferroviario ha creato danni ingenti alla Sicilia, negando agli operatori locali la possibilità di contare su un sistema di trasporto economico per far giungere le proprie merci nei mercati europei” lamenta GMC. Un uso non proprio ortodosso degli spazi interportuali è stato invece definito all’Interporto di Arezzo, in cui verrà traslocato il mercato ortofrutticolo, con gli operatori dell’attuale mercato di Pescaiola che andranno allo scalo merci di Indicatore. Il cosiddetto binomio Polo del Digitale e nuovo Mercato Ortofrutticolo sembra porre la parola fine alle ambizioni del freight village aretino. Il Piano Particolareggiato dell’Interporto di Indicatore prevede nel macrolotto 2 la possibilità di edificare il nuovo Centro Agroalimentare; un intervento da 6 milioni di euro. Il progetto prevede la costruzione da parte della società che realizza l’Interporto di due corpi autonomi ma costituenti un unico complesso, destinati agli operatori, con un terzo corpo costituito da una tettoia pubblica. Passando ad un contesto internazionale, si è tenuta a Parigi l’assemblea di Europlatforms, con la partecipazione di sessanta interporti e centri logistici d’Europa aderenti al Gruppo di interesse economico fondato nel 1991, che ha la segretaria all’Interporto di Bologna. Referente per l’Italia è Johann Marzani, presidente di CePIM Interporto di Parma e vicepresidente di Europlatforms. ASSOPORTI www.assoporti.it www.ship2shore.it 24 CERTIFICAZIONI Lunedì 4 Aprile 2011 POLITICA DEI TRASPORTI La conformità di Artoni attestata da DNV Asse Piacenza-Cremona verso il porto di Genova Incontro tra le Province piacentina e cremonese a L’azienda di trasporto emiliana ottiene la OHSAS 18001:2007 e rinnova le certificazioni UNI–EN ISO 9001:2008 rilasciate dall’ente di classifica norvegese sdoganare l’alleanza con lo scalo del capoluogo ligure Artoni ha ottenuto la certificazione del proprio Sistema di Gestione della Sicurezza e Salute sul lavoro (SGS) in conformità alla norma OHSAS 18001:2007 e rinnovato la certificazione UNI-EN ISO 9001:2008 per il Sistema Qualità tramite DNV Det Norske Veritas. “Il risultato è stato ottenuto grazie ad importanti investimenti in formazione, al continuo aggiornamento delle attrezzature e delle strutture, al coinvolgimento di tutto il gruppo di lavoro nell’identificare ed eliminare le situazioni pericolose, all’attenzione verso ogni aspetto della sicurezza nelle attività quotidiane” spiega la società emiliana. “La certificazione OHSAS 18001:2007 costituisce inoltre una garanzia per i clienti che le attività vengano erogate attraverso un sistema di procedure e regole finalizzato al rispetto del quadro legislativo vigente in materia di salute e sicurezza”. Certificata per la prima volta UNI EN ISO nel 1996, Artoni ha ottenuto il rinnovo del proprio Sistema Qualità dall’ente certificatore internazionale norvegese in conformità alle norme UNI EN ISO Cremona - Un asse che dal porto di Cremona conduca, via ferrovia, a Piacenza e, da qui, al porto di Genova; un percorso che consentirebbe di offrire uno sbocco in più ai territori dell’asta piacentinocremonese. È questo l’obiettivo - quasi una svolta - che si sono prefissati i presidenti delle Province di Cremona e Piacenza, durante un vertice alla presenza di Patrizia Barbieri, assessore provinciale di Piacenza alla Programmazione e Sviluppo economico del territorio. “Stiamo costruendo alleanze per raggiungere l’obiettivo – ha spiegato il presidente della Provincia di Piacenza Massimo Trespidi 9001:2008. “Per il nostro personale la qualità è motivo di orgoglio ed una componente imprescindibile nel servizio al cliente; è un fattore strategico in grado di garantire al gruppo una crescita costante e sostenibile nel tempo. Seguendo procedure standardizzate in tutte le filiali del territorio nazionale, Artoni assicura performance e servizi di alto livello qualitativo”. Artoni è oggi una delle più importanti realtà italiane nel settore dei trasporti e della logistica, con oltre 13.000 aziende clienti, 6 milioni di spedizioni l’anno e 80 filiali sul territorio nazionale. Doppio sigillo integrato anche per DHL Supply Chain DHL Supply Chain ha ottenuto la certificazione di conformità sia del sistema di gestione ambientale secondo lo standard internazionale UNI EN ISO 14001:2004, sia per quello di gestione della sicurezza e salute sul lavoro, secondo lo standard internazionale Occupational Health and Safety Assessment Series, così risultando tra i primi operatori italiani di rilevanza nazionale ed internazionale ad avere ottenuto tali certificazioni integrate. Questa attestazione copre i centri di Settala, Corteolona e Piacenza, ma il piano strategico aziendale prevede il completamento di tutti i siti italiani DHL Supply Chain. – la movimentazione deve favorire lo sviluppo del manifatturiero e portare posti di lavoro”. L’idea pare essere piaciuta al presidente cremonese Salini e le due Amministrazioni presto si ritroveranno per dettagliare il percorso, mentre la Provincia di Piacenza ha intenzione di promuovere un vertice con i porti liguri. Affrontato anche il tema della navigabilità del Po. “Ora che sono stati aggiudicati i lavori per la conca di Isola Serafini di Monticelli d’Ongina, nel Piacentino – ha annunciato Trespidi - il tema diventa una possibilità Massimo Trespidi, Massimiliano Salini e Patrizia Barbieri – e il colloquio è avvenuto proprio con uno dei principali partner del progetto, il presidente della Provincia di Cremona, Massimiliano Salini”. Dopo essere riusciti a inserire, nel documento di pianificazione PRIT (Piano regionale integrato dei trasporti), una non preclusione di fondo per l’asse genovese, Piacenza intende candidarsi al ruolo di retroporto del capoluogo ligure e garantirsi il protagonismo nel percorso delle merci. “I capannoni vuoti non ci interessano – ha sottolineato l’assessore piacentino Barbieri concreta”. Sul tavolo di Aipo la Provincia di Cremona ha assicurato che esiste già un maxi progetto per un valore complessivo di 1 miliardo di euro, da finanziarsi, in project financing, con l’energia elettrica prodotta dai cinque salti d’acqua previsti sul percorso. Obiettivo è lavorare per condividere il progetto ed iniziare un percorso interistituzionale che coinvolga Regione e Ministero. Sabina Terzoni www.ship2shore.it 25 L’ANGOLO FISCALE Lunedì 4 Aprile 2011 Sempre più difficili il rimborso delle imposte e la compensazione dei crediti! Inquietante osservazione dei commercialisti dello Studio CTS Bolla Quaglia & Associati sulla gestione, da parte dell’amministrazione finanziaria, di un diritto dei contribuenti La motivazione ufficiale, cioè il contrasto alle frodi fiscali, è senza dubbio degna di lode. Nella realtà è sempre più evidente la volontà dell’amministrazione finanziaria, per esigenze di finanza pubblica, di ridurre, o rendere sempre più impervia, la strada che il contribuente deve percorrere, o meglio scalare, per ottenere ciò che legittimamente gli spetta. Nei principali e più evoluti paesi europei il rimborso al contribuente di somme a credito viene effettuato dagli organismi preposti in tempi brevissimi (se rapportati al nostro sistema interno) e tali da non creare danni al contribuente; gli effetti negativi di un allungamento delle tempistiche di rimborso sono infatti immediatamente intuibili e si acuiscono nei periodi di crisi, dove aumentano la carenza di liquidità circolante e la difficoltà di accesso al credito bancario. I nostri meccanismi di rimborso/ compensazione invece sembrano dare come presupposta la malafede del contribuente, il quale si troverebbe in situazione creditoria verso l’erario principalmente per effetto di comportamenti fraudolenti, evasivi o quantomeno elusivi. Logica conseguenza di questa ipotesi è la sostanziale inversione dell’onere della prova che, a dispetto della crescente gravosità e complessità degli adempimenti contabili e fiscali (crescenti obblighi di informativa contabile, moltiplicazione delle dichiarazioni intrastat, dei sostituti di imposta, comunicazione delle operazioni con paesi black list, comunicazione delle operazioni di importo superiore ad € 3.000 ecc), grava nella realtà dei fatti sul contribuente, il quale si trova sistematicamente a dover riprodurre nel dettaglio, non solo i documenti che danno diritto al credito, ma anche le ragioni che lo hanno fatto maturare. Diversi provvedimenti emanati negli ultimi anni hanno contribuito a rendere sempre più difficoltoso e oneroso il ricorso ai meccanismi di rimborso/ compensazione dei crediti tributari, tra cui: • la limitazione all’utilizzo in compensazione “orizzontale” del credito IVA risultante dalla dichiarazione che, per importi superiori ad € 10.000, deve essere oggi successivo alla presentazione della dichiarazione IVA, e per importi superiori ad € 15.000 richiede che la stessa sia appositamente certificata (con evidente nuovo onere a carico dell’impresa). Precedentemente invece il credito IVA risultante dalla dichiarazione poteva essere oggetto di compensazione cosiddetta “orizzontale”, cioè mediante utilizzo diretto in F24 a compensazione di debiti per altre imposte e contributi, con le sole limitazioni del limite annuale globale di € 516.457, o delle limitazioni previste per le società “non operative” (le c.d. società di comodo). Il rimborso del credito IVA risultante dalla dichiarazione può invece essere richiesto unicamente in talune fattispecie legislativamente previste (chiusura dell’attività, operazioni non imponibili per oltre il 25% delle operazioni effettuate, IVA sull’acquisto di beni ammortizzabili, segue a pag.26 www.ship2shore.it 26 Lunedì 4 Aprile 2011 segue da pag.25 un’aliquota media sugli acquisti superiore a quella sulle vendite, prevalenza di operazioni escluse da IVA per mancanza del requisito della territorialità, maturazione di una posizione creditoria per tre anni consecutivi) ed è comunque soggetto a tempi ultrannuali per l’esecuzione del rimborso (i principali istituti di credito forniscono tuttavia un servizio di anticipazione, pro-solvendo e a volte anche pro-soluto, delle somme chieste a rimborso). Non dimentichiamo che nella maggioranza dei casi, un soggetto che chiede il rimborso dell’IVA diventa sistematicamente oggetto di verifica fiscale, con tutti i disagi e le conseguenze che ne possono derivare, anche per le aziende più corrette. • il divieto, introdotto dal 2011, di compensazione automatica nel mod. F24 di crediti erariali in presenza di debiti scaduti per imposte erariali e relativi accessori (sanzioni ed interessi) di ammontare superiore a € 1.500. In considerazione della disposizione citata e soprattutto delle pesantissime sanzioni previste in caso di errore, occorre operare con la massima attenzione prima di ogni compensazione, procedendo con la verifica di eventuali debiti iscritti a ruolo mediante accesso al sito di Equitalia. Sul sito www.studiocts. com, nella sezione News, vengono giornalmente pubblicate alcune delle più rilevanti novità fiscali, con lo scopo di ridurre al minimo il rischio per le aziende. Con riferimento alla questione in esame, è pubblicata la circolare informativa sulle novità in materia di compensazione in presenza di imposte iscritte a ruolo, con tutti i dettagli e la sintesi delle precisazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate. Le limitazioni all’utilizzo del credito IVA risultano ancora più penalizzanti alla luce delle modifiche alle regole di territorialità IVA introdotte dal 2010. A seguito di tali modifiche, infatti, numerose imprese in precedenza “esportatrici abituali” in ragione dell’effettuazione di operazioni non imponibili, si trovano ora ad effettuare operazioni escluse per mancanza del requisito della territorialità; ciò non consente loro di incrementare il plafond per effettuare acquisti senza applicazione IVA. La conseguenza per le aziende è quella di dover corrispondere l’IVA sulle fatture passive ed aumentare pertanto in maniera significativa il credito. Dallo svolgimento dell’attività professionale e dai colloqui che periodicamente vengono tenuti con gli organi accertatori emerge inoltre un ritardo da parte di diverse aziende nell’adeguamento alla nuova disciplina; l’erronea applicazione dei regimi di non imponibilità ex art. 40 DL 331/93 e artt. 8-bis o 9 DPR 633/1972, i quali generano plafond, in luogo del regime di esclusione dall’IVA ex art.7 e seguenti, può comportare l’applicazione di sanzioni pesanti, comminate anche in assenza di danno per l’erario. Infine si ricorda che dal 1° luglio 2011 gli accertamenti fiscali diventeranno immediatamente ‘esecutivi’, per cui le azioni di sospensione dell’esecuzione che precedentemente venivano rinviate a momento successivo alla ricezione della cartella esattoriale, dovranno ora essere anticipate. Luisella Bergero - Stefano Quaglia Studio CTS Quesiti dei Lettori Nei prossimi numeri di S2S la rubrica a cura dello Studio CTS darà risposte ai quesiti sottoposti dai lettori, che si possono inviare all’indirizzo e-mail [email protected]. Il trattamento di fine mandato per gli amministratori Confapi Trasporti Costituita nel 2009, rappresenta e assiste le imprese aderenti prevedendo forme di tutela proprie per il settore sul piano economico, legale, commerciale e tributario; promuove tra le imprese aderenti lo scambio di esperienze e di forme di collaborazione per la promozione del settore. Sede: Via del Plebiscito 112/117 Roma Tel.06.690151 Le società, di regola, possono dedursi, qualora deliberati, i compensi agli amministratori nel momento in cui gli stessi vengono corrisposti e non con riferimento alla loro maturazione, rilevante invece ai fini dell’iscrizione in bilancio. In caso di pagamento rinviato ad esercizio successivo, oltre al debito verso l’amministratore, risulterà possibile iscrivere in bilancio il credito relativo alle imposte anticipatamente corrisposte, ove sussistano i presupposti (ragionevole certezza della recuperabilità delle stesse in ragione dell’esistenza di reddito imponibile capiente). In taluni casi agli amministratori spetta, per statuto o per delibera assembleare, un’indennità di fine mandato (TFM) analoga al trattamento di fine rapporto dei lavoratori dipendenti. Il vantaggio per gli amministratori risiede nella possibilità di applicare ove conveniente, al momento dell’incasso, la tassazione separata in luogo di quella ordinaria, quando il diritto alla percezione risulti da atto di data certa anteriore all’inizio del rapporto. Tale requisito sussiste senz’altro in caso di previsione del TFM nello Statuto sociale. In mancanza di previsione statutaria, l’Amministrazione Finanziaria richiede, anteriormente alla nomina, o meglio all’accettazione della carica, una delibera di Assemblea in sede notarile, da registrare e da trasmettere all’amministratore per raccomandata AR. prima dell’accettazione della carica. Non si condivide l’eccessivo formalismo dell’Agenzia anche se, per evitare contenziosi, si suggerisce di adeguarsi. Il vantaggio per la società risiede nella possibilità di dedurre la parte di compenso amministratore accantonato sotto forma di TFM, anche se non corrisposto. La norma non prevede, per riconoscere la deducibilità, alcun vincolo. L’Agenzia, invece, ha dato un’interpretazione assolutamente restrittiva e secondo me non condivisibile, sostenendo che, per potersi annualmente dedurre la quota di TFM maturata, occorrono i medesimi presupposti previsti per la applicazione della tassazione separata del reddito in capo all’amministratore. Anche in tal caso si suggerisce di adeguarsi per evitare altrimenti l’inevitabile contenzioso. www.ship2shore.it 27 FORNITORI Lunedì 4 Aprile 2011 HANDLING Maggiore protezione ambientale dal partner di Consilium Marine Liebherr lancia un nuovo modello OceanSaver presenta la seconda generazione di sistemi per risolvere il problema dell’acqua di zavorra di gru mobile e investe in Irlanda Nello stabilimento di Killarney arriva un macchinario da 15 milioni, mentre ad Anversa verrà presentata la mobile harbour crane LHM 420 OceanSaver, partner di Consilium Marine nel settore della protezione ambientale, ha introdotto la versione Mark II del proprio Ballast Water Management System, con importanti innovazioni tecnologiche rivolte principalmente al risparmio di energia ed al miglioramento delle tecniche di filtrazione rispetto alla precedente versione Mark I. Lo scopo principale della nuova generazione è quello di aprire nuovi segmenti di mercato: quelli delle navi di media dimensione e dei retrofits. Soltanto nel 2010 OceanSaver ha stipulato nuovi contratti per 22 sistemi tipo Mark I destinati principalmente a petroliere di nuova costruzione, consolidando la propria posizione di key supplier nel segmento delle grandi navi. I sistemi di Ballast Water Management stanno diventando obbligatori dopo l’adozione, ratifica ed entrata in vigore della Convenzione IMO sul Ballast Water Management nel 2004. Già nel 2003, OceanSaver aveva iniziato a sviluppare il proprio sistema che, negli anni successivi, riceveva la dichiarazione di Tipo Approvato da parte del DNV. Il sistema è anche approvato per installazione in zone pericolose, requisito essenziale per le navi petroliere. La società è una delle poche a disporre di un proprio laboratorio di prova, che permette di simulare le condizioni operative e di collaudare i componenti. Uno dei risultati più significativi conseguiti è quello di poter studiare gli effetti sulla corrosione e sulla pitturazione in condizioni reali di funzionamento; è stato così possibile dimostrare che il sistema risponde a quanto indicato nel Performance Standard for Protective Coatings (PSPC) dell’IMO. Nello sviluppare la versione Mark II del sistema, OceanSaver ha rivolto particolare attenzione al segmento di mercato dei retrofits, che rappresenterà sicuramente una quota significativa di mercato potenziale, tenuto anche conto delle previsioni di un mercato abbastanza stabile delle nuove costruzioni. La nuova versione, pur impiegando lo stesso concetto progettuale della versione Mark I, presenta alcune importanti innovazioni: assenza di tubolature aggiuntive con risparmi di pesi ed ingombri e minori costi di montaggio, riduzione dell’energia elettrica necessaria del 50%, ed assenza di pre-trattamento durante le operazioni di de-zavorramento, con conseguente aumento dell’efficienza operativa. Le prove di collaudo sono in corso; è previsto di ottenere la certificazione di tipo approvato entro il terzo trimestre del 2011. Liebherr Container Cranes prosegue nello sviluppo del suo stabilimento produttivo di Killarney, in Irlanda. Dopo l’investimento di 30 milioni di euro portato a termine a inizio 2009, per la costruzione di un impianto di lavorazione dell’acciaio, il gruppo tedesco ha infatti speso altri 15 milioni per dotare la fabbrica di un nuovo macchinario CAD/CAM in grado di lavorare componenti di grandi gru STS con un livello di precisione e rapidità fin’ora mai raggiunto. La macchina è inoltre supportata da due gru a portale appositamente costruite e montate su rotaia. La società ha sottolineato come questo ulteriore investimento nello stabilimento irlandese garantirà una maggiore efficienza energetica e quindi ridurrà l’impatto ambientale delle attività di Liebherr, oltre a confermare la volontà dell’azienda di ricercare l’eccellenza produttiva. Sul fronte della gamma di gru Libeherr si prepara invece a lanciare il nuovo modello di mobile harbour crane LHM 420, che sostituirà l’LHM 400 posizionandosi tra l’LHM 280 e l’LHM 550 (in commercio dell’inizio del 2010). La nuova gru portuale mobile, disponibile nelle due versioni con capacità di sollevamento di 84 o da 124 tonnellate, con un raggio massimo di 45 metri, verrà presentata ufficialmente il prossimo giugno in occasione della fiera TOC Europe 2011 di Anversa. L’LHM 420 è stata progettata per poter operare con navi di diverse categorie, dalle handysize fino alle post-panamax, caricando e scaricando container, rinfuse secche e altre tipologie di merci break bulk. Grazie a una nuova tipologia di tralicci, la gru pesa il 12% in meno rispetto al precedente modello LHM 400, ed è dotata del sistema di alimentazione ibrido Pactronic, già sperimentato con successo sul modello LHM 550. Questo meccanismo, oltre a comportare significativi benefici ambientali riducendo del 30% delle emissioni di CO2, consente una capacità di sollevamento quasi doppia e una maggior velocità operativa, che si traduce in un risparmio di tempo pari al 30% rispetto ad analoghe operazioni svolge con gru tradizionali. La maggior rapidità con cui è possibile effettuare le manovre di carico e scarico comporta un risparmio nei costi operativi per il terminalista e riduce anche l’intervallo di tempo che le navi devono trascorrere attraccate in banchina, consentendo alla compagnie di migliorare l’efficienza dei loro servizi di trasporto. www.ship2shore.it 28 YACHT LOGISTICA Tecnomar presenta la sua ‘rivoluzione industriale’ Il Presidente & CEO Costantino illustra le virtù del rinnovato cantiere massese Ha scelto una piazza cruciale come Milano per presentarsi nella sue veste rinnovata il cantiere Tecnomar, che ha illustrato i nuovi programmi e tutti i numeri della sua nuova flotta: 699,74 metri, 78.839 HP, 32.710 miglia nautiche, 19 modelli da 60 piedi a 60 metri, 3 linee in acciaio e alluminio, 2 linee in composito ed 1 nuova linea a vela. Fondata nel 1987, Tecnomar ha varato fino ad oggi oltre 270 imbarcazioni, affermandosi come uno dei principali costruttori italiani di maxi-yacht. Lunedì 4 Aprile 2011 Nell’immobiliare logistico è la qualità che determina il prezzo Pubblicato da World Capital il listino immobiliare del primo semestre 2010 Dal suo arrivo nel gennaio 2009, il nuovo Presidente & CEO Giovanni Costantino ha implementato e completato un massiccio piano di riorganizzazione e ristrutturazione del cantiere, attento tuttavia a preservarne la storia ed i valori fondanti. La società di Massa Avenza (Massa Carrara) ha un Giovanni Costantino Product of the Year Protection of the Marine and Atmospheric Environments Product Differentiation Innovation Award Lloyd’s List DCN 2010 The honours for HEMPASIL X3 continue to mount. The world’s most advanced fouling release system, HEMPASIL X3 has been recognised as a major fuel-saving and environmental breakthrough for the maritime industry. To date, it is the proud winner of four major industry awards. nuovo management con un background internazionale e industriale che opera in una sede ampliata e totalmente modernizzata ed il cantiere ha assimilato processi industriali e ingegneristici per la massima razionalizzazione del design e della produzione. “L’Armatore che sceglie Tecnomar è al centro della nostra attenzione. Costruiamo navi interamente Made in Italy, frutto della migliore tecnologia e del miglior stile italiano. I nostri professionisti provengono dalla grande scuola ingegneristica navale italiana o vantano esperienze di valore in molteplici settori industriali. È questa la ‘rivoluzione industriale’ che sto attuando, senza dimenticare i valori storici della nautica italiana” spiega Giovanni Costantino, Presidente e CEO. “Completata la riorganizzazione ci siamo concentrati sullo sviluppo della flotta con un investimento di oltre 3 milioni di Euro in: due nuovi marchi (Tecnomar Alloy 5083 e Tecnosail); cinque linee diverse di prodotto in composito, acciaio e alluminio; una linea di imbarcazioni a vela assolutamente innovativa; 19 nuovi modelli da 60 piedi a 60 metri, tutti con design brevettato. La divisione Consulting di World Capital Srl, società di servizi nel settore Real Estate, ha pubblicato il Borsino Immobiliare della Logistica relativo al secondo semestre 2010. I dati rilevati confermano che il trend di stabilizzazione dei prezzi è sempre in atto; allo stesso tempo è un interessante osservare un sensibile aumento nella forbice dei valori dichiarati, un dato molto significativo in quanto conferma come la specializzazione delle imprese logistiche abbia portato anche ad una richieste di immobili con caratteristiche molto precise. Oggi il prezzo è sempre più condizionato non solo da location ed età dell’immobile ma anche da una serie di fattori tipologici e strutturali che molte volte incidono pesantemente sul relativo valore. L’aumento della forbice dei prezzi in molti casi spiega la particolare condizione riscontrata in alcuni ambiti territoriali, nei quali si assiste ad un aumento della richiesta, malgrado il tasso di vacancy sia significativo con immobili vecchi e nuovi. Si stima che, sul totale dello stock di immobili vacanti, il 22% siano immobili recenti, il 37% sono strutture che pur essendo in uno stato di conservazione buono, non rispondono alle attuale esigenze di mercato ed infine il 41% sono complessi obsoleti, in certi casi ex stabilimenti industriali. Il canone di locazione per immobili nuovi al nord, in location come Venezia (+3,09%), Milano (+3,88%) e Verona (+4,44%) evidenzia significativi incrementi, mentre poche realtà fra le quali Livorno (-4,55%), Bologna (-2,00%) e Genova (-1,64%) hanno registrato un andamento negativo come Firenze (-3,20%) al centro. Al sud e nelle isole tutte le aree hanno valori in leggero aumento. Il prezzo di vendita degli immobili logistici nuovi al nord è trainato da location come Milano (+5,91%) e Bergamo (+4,12%). Al centro si segnalano Prato (+5,41%) e Roma (+3,77) come location con i maggiori in rialzi.