Risorgenza di Pietrarossa: superamento del sifone 9

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Risorgenza di Pietrarossa: superamento del sifone 9
Risorgenza di Pietrarossa: superamento del sifone
9 maggio 2014
Speleosub:
Francesco Papetti
(Gruppo Esplorazione Speleologica, CAI Pescara
World Activity Club, diving Francavilla)
Supporto speleo: Silvia Clausi Schettini
(Gruppo Esplorazione Speleologica, CAI Pescara
World Activity Club, diving Francavilla)
Riprese foto-video: Silvia Clausi Schettini
Francesco Papetti
RELAZIONE
Dopo una serie di 7 ascensioni verso la risorgenza di Pietrarossa susseguitesi da febbraio a
maggio 2014, il 9 maggio siamo finalmente riusciti a superare il sifone interno della grotta.
La risorgenza di Pietrarossa è una grotta meandriforme che si apre a parete ad un’altezza di
circa 8 m nelle propaggini orientali del massiccio del Gran Sasso d’Italia, a circa 1.000 m di quota
nel Comune di Carpineto della Nora (Pescara, Abruzzo).
Foto 1 – Il panorama delle montagne che comprendono Pietrarossa viste da Civitaquana
Il rinnovato interesse per la risorgenza è scaturito da un colloquio occasionale avvenuto
all’ultimo raduno speleologico di Casola Valsenio 2013.
La cavità è stata esplorata per la prima volta alla fine degli anni 1970 dal Gruppo
Speleologico del CAI di Farindola e successivamente dallo SpeleoClub Chieti e dal Gruppo Grotte
e Forre Abruzzo.
Durante il corso speleo del 2008 avevamo avuto modo di leggere i risultati pubblicati nelle
Memorie SCC del 2006 (a cura di Fabrizio Di Primio).
Nel 2011 ho poi partecipato ad un primo tentativo di superamento del sifone da parte dello
speleosub Sergio Agnellini (partecipanti esplorazione: Di Camillo, Di Clemente, Prosperi,
Agnellini, Papetti) ed in quell’occasione mi ero potuto rendere conto direttamente dello stato della
risorgenza.
Titolo: Risorgenza di Pietrarossa: superamento del sifone
Autore: Francesco Papetti
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L’avvicinamento prevede il superamento di un dislivello di circa 290 m su un terreno che
può essere a pratoni, pietroni oppure boschivo1.
Il percorso si sviluppa in larga parte “per
orientamento” senza sentiero.
A seguito delle esperienze acquisite e stante l’impossibilità di proporre l’esplorazione
speleosubacquea al nostro Gruppo Speleologico di appartenenza (per delibera assembleare il GES
non può fare attività speleosubacquea), con Silvia abbiamo valutato la fattibilità di organizzazione
di una spedizione autonoma.
Per superare i problemi logistici, l’esplorazione è stata suddivisa in 4 fasi:
1. trekking di ricognizione e scelta del tracciato;
2. armo della parete;
3. trasporto delle attrezzature subacquee ed allargamento dei passaggi critici;
4. esplorazione speleosubacquea;
1. Trekking di ricognizione e scelta del tracciato
Data l’esiguità delle risorse a disposizione per il trasporto dei materiali (2 persone), le prime
ascensioni sono state dedicate alla ricerca del tracciato “ottimo” (per distanza e dislivello) di
avvicinamento alla risorgenza2.
La soluzione definitiva del problema è stata ottenuta grazie a colloqui con abitanti del luogo
che hanno permesso di testare il percorso migliore (non si entra mai nel bosco, si procede sempre su
pratoni per una distanza di 1,5 km con un tempo di salita di 1h e di discesa di 40 min).
Foto 2 & 3 – Alcune fasi del trasporto sacchi (necessità di ottimizzazione dell’avvicinamento!)
Sullo sfondo, rispettivamente le pareti di Pietrarossa e lo scavernamento con le cascate
1
Il 9 maggio, dopo aver ripreso la macchina e percorso poche centinaia di metri, abbiamo incontrato un branco di
cinghiali di almeno 6 individui fermi sulla strada!
2
Durante uno di questi trekking di ricognizione è stato rinvenuto un grosso palco di cervo. Dopo le foto di rito, poiché
il rinvenimento è avvenuto nel territorio del Parco Nazionale, è stato abbandonato sul posto.
Foto 4 – Il rinvenimento del palco di cervo
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Autore: Francesco Papetti
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2. Armo della parete
La parete è stata armata i primi di aprile 2014.
In questa occasione la risorgenza gettava acqua dalla bocca inferiore all’interno dello
scavernamento.
Nelle precedenti esplorazioni si era raggiunto l’accesso in parete della grotta in due modi,
mediante discesa su corda sulla sua verticale oppure mediante risalita in artificiale.
E’ stata scelta quest’ultima ed è stata utilizzata una via già aperta negli anni passati e della quale
era stato studiato il numero ed il posizionamento degli ancoraggi (fix da 8 mm ed un chiodo da
roccia). I fix sono stati trovati in ottimo stato ed anche se non necessario, per comodità ne sono
stati aggiunti degli altri.
Foto 5 – Ultime fasi della risalita in artificiale
La parete è stata quindi armata con una corda da 15 m (doppio armo iniziale ed un
frazionamento).
L’attacco di partenza dell’armo della grotta presenta ancora gli anelli utilizzati nelle
esplorazioni dei decenni passati. Un po’ arrugginiti, si è preferito non utilizzarli e posizionarne di
nuovi (lasciati sul posto: attualmente la parete è armata con 3 anelli nuovi e 2 vecchi).
Una volta completato l’armo, mentre Silvia aspettava fuori ho esplorato la cavità per verificare i
punti più critici per la successiva fase di trasporto dei materiali. La risorgenza è sostanzialmente un
lungo meandro che presenta il passaggio più stretto alla fine del tunnel di ingresso (non facilmente
allargabile). Altri punti sono invece facilmente “migliorabili” e ne ho valutato la conformazione
per decidere che tipo di attrezzi sarebbero stati necessari.
Arrivato al laghetto, non senza una certa sorpresa ho trovato una sagola che entrava in acqua
partendo da una clessidra. Seppure un po’ in bando, la sagola sottoposta a trazione sembrava ben
salda anche se non si poteva capire se ancorata oppure semplicemente impigliata. Tantomeno si
poteva capire se uscisse in zona aerea.
In vista della successiva immersione ho quindi piantato un fix 8 mm in prossimità del pelo
dell’acqua per il futuro ancoraggio su placchetta della mia sagola di progressione.
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Foto 6 – La placchetta a pelo d’acqua per l’ancoraggio della sagola
Esauriti gli obiettivi di questa missione, ce ne siamo andati lasciando la parete armata con la
corda di salita.
3. Trasporto delle attrezzature subacquee ed allargamento dei passaggi critici
Dopo qualche giorno siamo tornati sul posto per trasportare le attrezzature subacquee (circa
34 kg di materiali) ed effettuare le disostruzioni necessarie ad agevolarne il passaggio all’interno del
meandro.
Venendo da un periodo di piogge, la risorgenza gettava acqua anche dalla bocca superiore
proprio sul punto di partenza con la corda.
Foto 7 – La risorgenza che getta acqua anche dalla bocca superiore
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Foto 8 – Il getto superiore visto dall’interno dello scavernamento
Poiché avevamo a disposizione soltanto la muta necessaria all’immersione (la mia), per salire
Silvia avrebbe dovuto fare una doccia gelata e così anche questa volta rimaneva ad aspettare fuori
ed in grotta entravo soltanto io.
Dopo aver rimosso alcune lame di roccia che avrebbero potuto rendere complicato il passaggio
dei sacchi, sono andato a verificare il laghetto e l’ho trovato ad un livello molto alto (l’acqua
arrivava alla clessidra).
Foto 9 – Il sifone al suo massimo livello
Entrato in acqua, mi sono immerso completamente per valutarne la torbidità dopo l’ingresso
senza riscontrare peggioramenti considerevoli.
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Ho quindi saggiato la resistenza al freddo rimanendo a bagno per parecchi minuti ed ho così
potuto verificare che:
 la muta, anche se umida, garantiva al corpo un sufficiente livello di protezione termico;
 i piedi, anche se con un calzare sottile, non avevano problemi di freddo;
 problemi seri li avevano invece le mani già dopo pochi secondi. Per garantire una buona
facoltà tattile sarebbero stati preferibili quanti di neoprene sottile ma i risultati del test non
lasciavano dubbi: erano necessari guanti da 5 mm;
Lasciate le attrezzature speleosub sul posto e la parete armata, siamo nuovamente ridiscesi
ripromettendoci di tornare dopo un periodo prolungato di siccità per evitare di trovare la corda sotto
cascata.
4. Esplorazione speleosubacquea
La salita decisiva verso la grotta è stata effettuata il 9 maggio ma anche questa volta, nonostante
il prolungato periodo di siccità, la risorgenza gettava acqua dalla bocca superiore proprio sulla
corda!3
Evidentemente la bocca superiore si attiva non solo in seguito alle piogge ma anche per
scioglimento delle nevi.
Non eravamo preparati ad una simile eventualità e per minimizzare peso ed ingombro avevamo
portato un solo imbrago (nella progressione in meandro è comunque opportuno toglierlo). Le
operazioni di salita e di recupero dell’imbrago calato dall’alto avrebbero esposto l’operatore che
sarebbe rimasto in basso ad una doccia gelata prolungata e così, seppur a malincuore, abbiamo
valutato la possibilità di abortire la missione.
Durante la valutazione delle varie opzioni Silvia, con encomiabile spirito di abnegazione,
proponeva di “immolarsi per la causa” con una piccola variante rispetto a quanto programmato:
sarebbe salita velocemente per prima mentre io, con la muta indosso, sarei rimasto sotto cascata a
recuperare l’imbrago.
Foto 10 – Silvia valuta il da farsi nei pressi della cascata
Per la conformazione della roccia della finestra di affaccio in parete (a balconcino) e per il tipo
di armo che era stato costruito (un reticolo di corde), non c’erano problemi alle manovre di un
operatore in alto anche senza longe.
3
Anche se con un getto inferiore a quello della volta precedente, la portata d’acqua era comunque sufficiente a bagnare
completamente chi ci fosse transitato sotto!!
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Foto 11 – L’armo della finestra d’accesso visto dall’interno
Entrati entrambi nella grotta, abbiamo trasportato due sacchi-materiali verso il sifone e lì
completato la vestizione per l’immersione in un comodo “spogliatoio” opportunamente presente
proprio immediatamente prima del laghetto (uno scavernamento del meandro nel quale si può stare
anche in piedi!).
L’acqua della risorgenza si presentava di una limpidità cristallina e, data l’assenza di fango,
rimaneva tale anche una volta entrati in acqua.
Foto 12 – La preparazione all’entrata in acqua
Iniziata l’immersione in ottime condizioni di visibilità, notavo un primo punto di emersione ma
lo giudicavo poco utilizzabile. Poco più avanti ne notavo un altro molto agevole e sono riemerso
su uno scivolo fangoso. Intuivo immediatamente i problemi di visibilità che si sarebbero creati al
ritorno ma decidevo comunque di uscire dall’acqua per rendermi conto della tipologia di ambienti
che avevo trovato.
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Nella pianificazione della missione avevamo stabilito che, per motivi di sicurezza e
coordinamento delle comunicazioni, qualunque cosa avessi scoperto sarei prima tornato indietro a
dare informazioni.
Ho evitato quindi di togliere le pinne ed andare in giro e dopo pochi metri di prospezione,
mi sono ributtato in acqua. A causa dello scivolo fangoso, la visibilità è diventata immediatamente
pessima e prima di affrontare il rientro ho fatto, smontato e rifatto l’ancoraggio della sagola!4
Tornato da Silvia, l’ho trovata in stato di agitazione ed il successivo studio dei filmati ne ha
fatto comprendere i motivi: il rientro in acqua ha causato l’innalzamento del livello e l’alterazione
della portata del canale di deflusso creando uno stato d’ansia a chi osservava il fenomeno: si intuiva
che era cambiato qualcosa nell’equilibrio idrologico del sifone ma non si riusciva a capire cosa
stesse succedendo!5
Senza un Gruppo di appoggio con il quale condividere la tensione, l’innesco di reciproche
relazioni psicologiche di incerto equilibrio diventa determinante per la ripartizione dei compiti e
dopo un lungo colloquio sul da farsi decidevamo che sarei sì tornato dall’altra parte ma, senza
uscire in esplorazione aerea, mi sarei limitato alla verifica dei problemi di visibilità dell’acqua.
Così ho fatto e poiché era passato qualche minuto, per l’elevato scorrimento e ricambio
l’acqua stava tornando ad una visibilità precaria ma accettabile.
Descrizione del sifone e del post-sifone
Il sifone è lungo meno di 10 m e la profondità massima è di circa 3,5 m. E’ alimentato con
acqua corrente che esce da un condotto di scarico di dimensioni ridotte in comunicazione con le
cascate esterne (nella progressione interna della grotta se ne incontra una sezione).
Foto 13 – Deflusso dell’acqua del sifone (è visibile il mulinello che si forma e, più evidente, la sua ombra)
Trattandosi di acqua correte la temperatura, seppur non misurata, è di pochi gradi. Occorre
quindi una protezione termica adeguata anche per tempi di immersione relativamente brevi.
Si entra in una specie di vasca in assenza di fango e quindi con ottima visibilità. Attraverso
una agevole finestrella sulla destra si passa in una galleria divisa quasi a metà da un accenno di
diaframma che parte dal pavimento.
A destra sembra di poter riemergere subito ma è meglio evitare perché si finirebbe sotto un
tetto che, a seconda del livello dell’acqua, non consentirebbe una tranquilla emersione ma una
sicura testata contro la roccia! (lo spazio aereo è limitato a pochi centimetri)
4
Ho confezionato una gassa d’amante con chiusura yosemite ma, in acqua ghiacciata e con guanti da 5 mm, non è facile
confezionare nodi con un cordino  2,5 mm. Visto che le chance di ritorno sono affidate alla sagola… meglio essere
sicuri!!
5
Si veda più avanti la descrizione del sifone.
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Autore: Francesco Papetti
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In immersione ci si tiene quindi a sinistra e, anche se il passaggio potrebbe generare qualche
apprensione perché appare abbastanza stretto, in realtà consente una progressione agevole e si
riemerge alla base di una galleria che finisce in acqua attraverso uno scivolo fangoso.
La galleria aerea è abbastanza ampia ma, a seconda del livello di riempimento del sifone, il
soffitto potrebbe non essere sufficientemente alto da garantire la riemersione. In questo caso per
riemergere occorrerà un cambiamento di direzione e seguire la galleria in salita (visto che la galleria
sale parecchio, la riemersione sarà garantita anche in caso di massimo innalzamento del livello
dell’acqua).
La risalita aerea della galleria porta ad una prima diramazione laterale destra che sembra
chiudere subito e, poco più avanti, ad un’altra diramazione destra un po’ più grande e lunga.
Entrambe queste gallerie sembrano tornare indietro rispetto alla direzione della grotta pre-sifone che
si getta in acqua nel laghetto.
Prossime attività
Rilievo della prosecuzione della grotta
Individuate le prosecuzioni, anche se non sembrano dare molte illusioni di sviluppo
consistente occorre esplorarle con sistematicità per farne il rilievo. A tale scopo è necessario
portare almeno due persone dall’altra parte del sifone.
A causa della perenne alimentazione, il sifone non può essere svuotato e perciò verrà armato
in maniera “permanente” per consentire il passaggio in sicurezza anche di Silvia.
I problemi logistici potranno essere ridotti “minimizzando” all’essenziale le attrezzature
necessarie all’immersione:
Attrezzatura essenziale:
 muta umida da 5 mm;
 guanti in neoprene (anche sottile*);
 zavorra secondo necessità;
 maschera;
 casco con illuminatori;
 bombolino con erogatore DIN tenuto in mano;
 calzari sottili e scarpe da trekking;
* Ora che si conosce lo sviluppo del sifone, si sa che
l’immersione ha breve durata ed i guanti da 5 mm non
sono più necessari.
In altre termini, sarà possibile fare a meno di:
 pinne (l’immersione si può fare con gli
scarponcini da trekking);
 GAV (Giubbotto Assetto Variabile), tanto più
GAV “tecnici”;
 schienalino;
 reel avvolgi-sagola;
 cesoie;
 elastici;
 moschettoni;
 computer subacqueo;
 etc.
Poiché il sifone è relativamente corto, può essere considerato “facile” ed una volta armato
sarà affrontabile da chiunque abbia una qualche dimestichezza subacquea (ovviamente adottando i
necessari accorgimenti).
Si potrebbe anche essere tentati di superarlo in apnea ma la cosa, sebbene fattibile all’andata,
non è consigliabile a causa dei cambi di direzione soprattutto nel ritorno che avviene in condizioni
di scarsa visibilità (per il fango depositato sullo scivolo che finisce inevitabilmente in acqua).
Previa opportuna preparazione in acque confinate, con l’ausilio del necessario supporto
potrebbe essere affrontato anche da non subacquei con buona stabilità emotiva6.
6
La scelta di affrontare un sifone in un ambiente ostile (buio, freddo, minacce alla frusta dell’aria da parte di rocce
taglienti, minacce al 1° stadio dell’erogatore da parte di spigoli appuntiti, scarsa visibilità, incertezza del rientro, etc.) è
comunque personale e se ne declina ogni responsabilità: si tratta di un’attività che richiede elevato addestramento e
gradualità di approccio.
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Per il ritorno, in condizioni di portata consistente il ricambio d’acqua garantisce il ripristino di
una visibilità accettabile in tempi relativamente brevi.
Per questo motivo la stagione migliore per l’esplorazione sembra essere quella primaverile
mentre i mesi estivi, con scarsa portata, sono ancora da valutare.
Armo della parete
Considerate le ulteriori necessità di esplorazione, al termine della missione la corda è stata
ritirata ma la parete lasciata armata con anelli alla partenza dell’armo ed al frazionamento.
Negli anelli sono stati fatti passare due cordini da 3 mm che arrivano alla base della parete e
che nelle future esplorazioni potranno essere utilizzati per issare la corda d’armo.
L’armo del frazionamento, di tipo speditivo, deve essere migliorato e raddoppiato (per le
fasi di discesa e recupero della corda).
Posizionamento GPS
All’ingresso a parete della cavità è stato portato un rilevatore GPS per fare il punto secondo
le norme del Catasto Speleologico Abruzzo.
La scarsa sensibilità dello strumento utilizzato non ha però permesso di acquisire dati
affidabili (l’acquisizione dei satelliti sotto parete è particolarmente problematico) e la misura dovrà
essere ripetuta con uno più performante.
Esplorazione
Sono stati sviluppati contatti con gli abitanti del luogo e sono state raccolte informazioni
circa l’esistenza di altre cavità. Alcune persone si sono dichiarate disponibili ad accompagnamenti
sul posto e nei week end estivi saranno programmate battute di esplorazione per andare a verificare
lo sviluppo di alcune cavità intenzionalmente ostruite dai pastori per proteggere il bestiame dal
pericolo di cadute.
Documentazione e collaborazione
Appena possibile sarà reso disponibile il materiale fotovideo dell’esplorazione.
Nella zona di Pietrarossa sono ancora in programma molteplici attività e sarebbe auspicabile
la collaborazione di tutti gli interessati sia per unire le forze ed ottenere maggiori risultati, sia per
puro spirito di aggregazione che renderebbe le uscite più ludiche e piacevoli!
Per eventuali contatti:
Francesco Papetti
[email protected]
cell. 335 7509831
La “punta” descritta sopra è solo l’ultima delle attività che si sono susseguite negli anni e che
hanno semplificato la prosecuzione dell’esplorazione: un doveroso ringraziamento a tutti gli amici
citati!7
7
Ed anche all’ignoto subacqueo che ci ha precedeuto…
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Autore: Francesco Papetti
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APPENDICE
Configurazione ed assetto delle immersioni effettuate
 muta da 5 mm con sottomuta da 5 mm
 guanti sub in neoprene da 5 mm
 calzari da torrentismo 2,5 mm
 pinne corte
 senza GAV
 casco da grotta terrestre
 zavorra utilizzata: 6 kg (zavorra a disposizione in loco: 7,5 kg)
 assetto: leggermente positivo (preferibile 1,5 kg di zavorra aggiuntiva; ma quella utilizzata è
stata ritenuta comunque sufficiente)
 fonte d’aria: un bombolino da 3 lt montato sulle spalle (aria)
attacco DIN 200
pressione inizio esplorazione: 200 bar
pressione fine esplorazione: 120 bar
 erogatore Mares MR 12 con attacco modificato DIN 200
 illuminazione:
sul casco: due lampade a luce diffusa
in mano: una lampada a luce spot
sull’ancoraggio della sagola: una lampada a luce spot
 computer subacqueo Aladin Pro Ultra al polso

durata 1ª immersione: 5 min
profondità max: 3,2 m

durata 2ª immersione: 3 min
profondità max: 2,1 m
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Autore: Francesco Papetti
Oggetto: Relazione
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