Sistemi dinamici lineari
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Sistemi dinamici lineari
1.19 Capitolo 1. INTRODUZIONE Sistemi dinamici lineari La funzione di stato che descrive un sistema dinamico lineare, è rappresentabile in forma matriciale nel seguente modo: • Per sistemi continui: • Per sistemi discreti: ẋ(t) = A(t)x(t) + B(t)u(t) x(k + 1) = A(k)x(k) + B(k)u(k) • Proposizione : Ogni sistema a dimensioni finite lineare e regolare è descrivibile in forma implicita per mezzo di una funzione di stato e di una funzione di uscita, e in forma esplicita per mezzo di funzione di transizione dello stato e di funzione di uscita. • Caso continuo (t0 è istante iniziale): ⎧ ⎪ ⎪ ⎨ ẋ(t) = A(t)x(t)+B(t)u(t) ⎩ y(t) = C(t)x(t)+D(t)u(t) Forma implicita ⇒ ⎪ ⎪ ⎧ ⎪ ⎪ ⎨ x(t) = Φ(t, t0)x(t0)+Φf (t, t0, u(·)) ⎩ y(t) = C(t)x(t)+D(t)u(t) Forma esplicita ⇒ ⎪ ⎪ dove Φ(t, t0) è la matrice di transizione dello stato, Φ(t, t0)x(t0) è l’evoluzione libera e Φf (t, t0, u(·)) è l’evoluzione forzata. • Caso discreto (h è l’istante iniziale): ⎧ ⎪ ⎪ ⎨ x(k+1) = A(k)x(k)+B(k)u(k) ⎩ y(k) = C(k)x(k)+D(k)u(k) Forma implicita ⇒ ⎪ ⎪ ⎧ ⎪ ⎪ ⎨ x(k) = Φ(k, h)x(h)+Φf (k, h, u(·)) ⎩ y(k) = C(k)x(k)+D(k)u(k) Forma esplicita ⇒ ⎪ ⎪ dove Φ(k, h) è la matrice di transizione dello stato, Φ(k, h)x(h) è l’evoluzione libera e Φf (k, h, u(·)) è l’evoluzione forzata. Zanasi Roberto - Teoria dei Sistemi A.A. 2001/2002 1.20 Capitolo 1. INTRODUZIONE Proprietà della matrice Φ(t, t0) L’evoluzione libera di un sistema lineare continuo è la seguente: x(t) = Φ(t, t0)x(t0) Come ogni altra funzione di transizione dello stato, anche questa evoluzione libera deve soddisfare le proprietà di consistenza e di composizione, per cui devono valere le seguenti relazioni: • Consistenza. Per ogni t0 ∈ R si ha che: x(t0) = Φ(t0, t0)x(t0) da cui necessariamente segue che: Φ(t0, t0) = I • Composizione. Per ogni terna di valori t3 > t2 > t1 e per ogni stato iniziale x1, se valgono le relazioni x2 = Φ(t2, t1)x1, x3 = Φ(t3, t2)x2 allora si ha che x3 = Φ(t3, t1)x1 = Φ(t3, t2)x2 = Φ(t3, t2)Φ(t2, t1)x1 per cui deve valere anche la relazione Φ(t3, t1) = Φ(t3, t2)Φ(t2, t1) Zanasi Roberto - Teoria dei Sistemi A.A. 2001/2002 1.23 Capitolo 1. INTRODUZIONE Funzione di stato: caso discreto Consideriamo il sistema lineare discreto, descritto dalla funzione di stato x(k + 1) = A(k)x(k) + B(k)u(k) a partire dall’istante iniziale h, fino all’istante finale k: x(h + 1) = A(h)x(h) + B(h)u(h) x(h + 2) = A(h + 1)x(h + 1) + B(h + 1)u(h + 1) = A(h + 1) [A(h)x(h) + B(h)u(h)] + B(h + 1)u(h + 1) = A(h +1)A(h) x(h) + B(h + 1)u(h + 1) + A(h+ 1) B(h)u(h) ... ... Φ(h+2,h) Φ(h+2,h+1) Definendo la matrice di transizione dello stato nel seguente modo: ⎧ ⎪ ⎪ ⎨ A(k − 1) . . . A(h + 1)A(h) se k > h ⎩ I (Matrice identità) se k = h Φ(k, h) = ⎪ ⎪ si ottiene che: x(k) = Φ(k, h)x(h) + Φ(k, h + 1)B(h)u(h) + . . . . . . + Φ(k, k)B(k − 1)u(k − 1) = Φ(k, h)x(h) + k−1 j=h Φ(k, j + 1)B(j)u(j) Φf (k, h, u(·)) cioè che la funzione di transizione dello stato x(k) x(k) = ϕ(k, h, x(h), u(·)) = ψl (k, h, x(h), 0) + ψf (k, h, 0, u(·)) può essere espressa come somma del movimento libero ψl (k, h, x(h), 0) = Φ(k, h)x(h) e il movimento forzato ψf (k, h, 0, u(·)) = Φf (k, h, u(·)). Zanasi Roberto - Teoria dei Sistemi A.A. 2001/2002 1.24 Capitolo 1. INTRODUZIONE Esercizio. Sia dato il seguente sistema lineare discreto tempo-variante ⎛ ⎞ β x(k + 1) = ⎝α + ⎠ x(k) + b(k)u(k) k definito per k ≥ 1. Determinare la funzione di transizione dello stato del sistema a partire dalla condizione iniziale x(1) = x1. • Nel caso generale tempo-variante, la matrice di transizione dello stato vale ⎧ ⎪ ⎪ ⎪ ⎪ ⎪ ⎪ ⎨ Φ(k, h) = ⎪ ⎪ ⎪ ⎪ ⎪ ⎪ ⎩ β β (α + k−1 )(α + k−2 ) . . . (α + βh ) per k > h 1 per k = h La soluzione dell’equazione alle differenze è quindi la seguente: x(k) = Φ(k, 1)x1 + k−1 Φ(k, i + 1)b(i)u(i) i=1 • Nel caso invece in cui si abbia β = 0, la matrice di transizione si semplifica Φ(k, h) = αk−h per cui la soluzione dell’equazione alle differenze diventa x(k) = α k−1 x1 + k−1 αk−i−1 b(i)u(i) i=1 • Se poi si considera il caso di ingresso costante u(k) = u0 (k ≥ 1) e parametro b(k) = b costante, allora la soluzione si semplifica ulteriormente ⎛ x(k) = αk−1 x1 + ⎝ k−1 i=1 ⎞ αk−i−1 ⎠ b u0 Il termine racchiuso tra parentesi può essere trasformato come segue k−1 α k−i−1 i=1 1 − αk−1 = α = 1−α i=0 k−2 i per cui la soluzione diventa x(k) = α Zanasi Roberto - Teoria dei Sistemi k−1 1 − αk−1 b u0 x1 + 1−α A.A. 2001/2002 1.25 Capitolo 1. INTRODUZIONE Nel caso lineare tempo-invariante x(k + 1) = α x(k) + b u(k) la risposta al gradino del sistema può essere calcolata anche utilizzando la tecnica delle Z-trasformate: z[X(z) − x(1)] = αX(z) + b U (z) Posto x(1) = x1 e isolando X(z) si ottiene: X(z) = b z x1 + U (z) z−α z−α Nel caso di gradino unitario in ingresso U (z) = si ha che X(z) = u0 z z−1 z b u0 z x1 + z−α (z − α)(z − 1) ⎡ ⎤ b u0 z ⎣ 1 1 ⎦ z x1 + − = z−α (1 − α) z − 1 z − α Antitrasformando e traslando di un periodo di campionamento si ottiene: x(k) = α Zanasi Roberto - Teoria dei Sistemi k−1 1 − αk−1 x 1 + b u0 1−α A.A. 2001/2002 1.26 Capitolo 1. INTRODUZIONE Funzione di stato: caso continuo Consideriamo il sistema lineare continuo autonomo (cioè con funzione di ingresso nulla u(t) = 0) descritto dalla funzione di stato: ẋ(t) = A(t)x(t) (1) La soluzione generica x(t) del sistema (1) a partire dallo stato iniziale x(t0) = x1(t0)e1 + x2(t0)e2 + . . . + xn(t0)en dove e1, . . ., en sono i vettori della base canonica ⎡ ⎤ 1⎥ ⎥ 0 ⎥⎥⎥ e1 = .. ⎥⎥ , .⎥ ⎦ 0 ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎣ ⎡ ⎤ 0⎥ ⎥ 1 ⎥⎥⎥ e2 = .. ⎥⎥ , .⎥ ⎦ 0 ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎣ ..., ⎡ ⎤ 0⎥ ⎥ 0 ⎥⎥⎥ en = .. ⎥⎥ .⎥ ⎦ 1 ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎣ deve potersi esprimere come combinazione lineare di n soluzioni linearmente indipendenti Φi (t, t0) del sistema (1), cioè: x(t) = x1(t0)Φ1(t, t0) + x2(t0)Φ2(t, t0) + . . . + xn(t0)Φn(t, t0) Le n soluzioni Φi(t, t0) si ottengono risolvendo il sistema (1) a partire dalle n condizioni iniziali e1, . . ., en. Per ipotesi, quindi, la i-esima soluzione Φi(t, t0) soddisfa l’equazione differenziale d Φi(t, t0) = A(t)Φi(t, t0) dt con condizione iniziale: Φi (t0, t0) = ei, per i = 1, . . . , n. Le n soluzioni Φi(t, t0), dette anche movimenti liberi del sistema, non sono altro che le colonne della matrice di transizione dello stato: Φ(t, t0) = [Φ1(t, t0), Φ2(t, t0), . . . Φn(t, t0)] → x(t) = Φ(t, t0)x(t0) La matrice Φ(t, t0) soddisfa pertanto l’equazione differenziale matriciale: d Φ(t, t0) = A(t)Φ(t, t0) dt con condizione iniziale: Φ(t0, t0) = I. Zanasi Roberto - Teoria dei Sistemi A.A. 2001/2002 1.27 Capitolo 1. INTRODUZIONE Soluzione della funzione di stato (Caso continuo) Consideriamo il seguente sistema lineare non autonomo: ẋ(t) = A(t)x(t) + B(t)u(t) La soluzione di questa equazione differenziale matriciale è la seguente: x(t) = Φ(t, t0)x(t0) + t t0 Φ(t, τ )B(τ )u(τ )dτ t dove Φ(t, t0)x(t0) rappresenta il movimento libero e t Φ(t, τ )B(τ )u(τ )dτ il 0 movimento forzato. La verifica si ottiene facilmente per sostituzione ed utilizzando la seguente regola di derivazione di una funzione integrale: b(t) d d b(t) d d f (t, τ )dτ = f (t, b(t)) b(t) − f (t, a(t)) a(t) + a(t) f (t, τ )dτ dt a(t) dt dt dt Derivando la soluzione x(t) si ottiene infatti che: t d d ẋ(t) = Φ(t, t0)x(t0) + Φ(t, t)B(t)u(t) + t Φ(t, τ )B(τ )u(τ )dτ 0 dt dt = A(t)Φ(t, t0)x(t0) + B(t)u(t) + = A(t) Φ(t, t0)x(t0) + t t0 t t0 A(t)Φ(t, τ )B(τ )u(τ )dτ Φ(t, τ )B(τ )u(τ )dτ +B(t)u(t) x(t) = A(t)x(t) + B(t)u(t) Zanasi Roberto - Teoria dei Sistemi A.A. 2001/2002 1.28 Capitolo 1. INTRODUZIONE Esercizio. Si consideri il seguente sistema lineare continuo tempo-variante ẋ(t) = a(t)x(t) + b(t)u(t) Risolvere il sistema a partire dalla condizione iniziale x(t0) = x0. • Nel caso tempo-variante, la matrice di transizione dello stato si determina risolvendo la seguente equazione differenziale omogenea Φ̇(t, t0) = a(t)Φ(t, t0) a partire dalla condizione iniziale Φ(t0, t0) = 1. Operando le seguenti trasformazioni Φ̇(t, t0) = a(t) Φ(t, t0) → → d ln Φ(t, t0) = a(t) dt ln Φ(t, t0) = t t0 → a(ρ)dρ si ricava che Φ(t, t0) = e t a(ρ)dρ t0 La soluzione dell’equazione differenziale è quindi la seguente: t t0 x(t) = e Zanasi Roberto - Teoria dei Sistemi a(ρ)dρ x0 + t t0 t τ a(ρ)dρ e b(τ )u(τ )dτ A.A. 2001/2002 1.29 Capitolo 1. INTRODUZIONE • Nel caso in cui si abbia un parametro a(t) costante, a(t) = a, la matrice di transizione si semplifica come segue Φ(t, t0) = ea(t−t0 ) per cui la soluzione dell’equazione differenziale diventa a(t−t0 ) x(t) = e x0 + t t0 ea(t−τ ) b(τ )u(τ ) dτ • Nel caso di ingresso costante u(t) = u0 e parametro b(t) = b costante, la soluzione si semplifica ulteriormente a(t−t0 ) x(t) = e x0 + t t0 a(t−τ ) e dτ b u0 Il termine racchiuso tra parentesi può essere trasformato come segue t t0 a(t−τ ) e 1 a(t−τ ) t ea(t−t0 ) − 1 dτ = e = t0 −a a per cui, in questo caso, la soluzione del problema diventa a(t−t0 ) x(t) = e Zanasi Roberto - Teoria dei Sistemi ea(t−t0 ) − 1 b u0 x0 + a A.A. 2001/2002 1.31 Capitolo 1. INTRODUZIONE Sistemi lineari invarianti discreti. La condizione di invarianza per i sistemi discreti si traduce nella non dipendenza dal tempo delle matrici che descrivono la funzione di stato e la funzione di uscita del sistema ⎧ ⎪ ⎨ x(k + 1) = A x(k) + B u(k) ⎪ ⎩ y(k) = C x(k) + D u(k) In questo caso la matrice di transizione dello stato Φ(k, h) si semplifica. Essendo la matrice A indipendente dal tempo, si ha che, per k > h: A(h) = A(h + 1) = . . . = A(k − 1) = A e quindi la matrice Φ(k, h) risulta funzione della sola differenza k − h: Φ(k, h) = A(k − 1)A(k − 2) . . . A(h) = Ak−h Posto h = 0, la funzione di transizione dello stato diventa quindi: k x(k) = A x(0) + k−1 A(k−j−1)Bu(j) j=0 L’evoluzione forzata può anche essere scritta nella seguente forma matriciale: ⎡ k−1 A (k−j−1) Bu(j) = B AB A2B . . . Ak−1B j=0 ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎢ ⎣ ⎤ u(k−1) ⎥ ⎥ u(k−2) ⎥⎥⎥ ⎥ u(k−3) ⎥⎥⎥ ⎥ ... ⎥ ⎥ ⎦ u(0) Nota. Nell’ipotesi che la matrice A sia invertibile, il sistema risulta reversibile, cioè è sempre possibile determinare lo stato iniziale x(0) partendo dalla conoscenza dello stato x(k) all’istante k e dell’ingresso u(·) nell’intervallo [0, k − 1]: x(0) = A−k x(k) − A−k = A−k x(k) − Zanasi Roberto - Teoria dei Sistemi k−1 k−1 A(k−j−1) Bu(j) = j=0 A(−j−1) Bu(j) j=0 A.A. 2001/2002 1.32 Capitolo 1. INTRODUZIONE Sistemi lineari invarianti continui La condizione di invarianza per i sistemi continui si traduce nella non dipendenza dal tempo delle matrici che descrivono la funzione di stato e la funzione di uscita ⎧ ⎪ ⎨ ẋ(t) = A x(t) + B u(t) ⎪ ⎩ y(t) = C x(t) + D u(t) • Nel caso stazionario, la matrice di transizione Φ(t, t0) dipende soltanto dalla differenza t − t0: Φ(t, t0) = Φ(t − t0). Senza togliere in generalità, potremo quindi porre t0 = 0 e scrivere: d Φ(t − t0) = AΦ(t − t0) dt d Φ(t) = AΦ(t) dt t0 =0 ⇒ con condizione iniziale Φ(0) = I. • La soluzione della precedente equazione differenziale matriciale è la serie di potenze a coefficienti matriciali: Φ(t) = I + At + A 2t 2 2! + ...+ A nt n n! + . . . = eAt La verifica per sostituzione è immediata se si applica il teorema di derivazione per serie: ⎡ ⎤ 2 n ⎢ 2t nt Φ̇(t) = A ⎣I + At + A + . . . + A + . . .⎥⎦ = AΦ(t) 2! n! • In modo formale, tale serie esponenziale viene indicata con il simbolo eAt, oppure exp(At): e Zanasi Roberto - Teoria dei Sistemi (At)n = n=0 n! ∞ At A.A. 2001/2002 1.33 Capitolo 1. INTRODUZIONE Per sistemi lineari stazionari la matrice di transizione dello stato è Φ(t, t0) = eA(t−t0 ) per cui la funzione di transizione dello stato diventa A(t−t0 ) x(t) = e x(t0) + t t0 eA(t−τ ) Bu(τ )dτ Nel caso in cui si scelga t0 = 0 si ha: Φ(t) = eAt e quindi At x(t) = e x(0) + t A(t−τ ) e Bu(τ )dτ 0 ————– Nota. A differenza del caso discreto, nel caso di sistemi continui la funzione di transizione Φ(t) è sempre invertibile. Infatti, se la Φ(t) fosse singolare, dovrebbe esistere un vettore v = o, tale che Φ(t)v = o, ma anche per il vettore nullo deve valere che Φ(t)o = o, ma ciò contraddice l’unicità della soluzione di una equazione differenziale. Nota. Dalla invertibilità della matrice Φ(t) segue che è sempre possibile determinare lo stato iniziale x(t0), noti lo stato finale x(t) e i valori assunti dalla funzione di ingresso u(t) nell’intervallo di tempo considerato. x(t0) = eA(t0 −t) x(t) − Zanasi Roberto - Teoria dei Sistemi t t0 eA(t0−τ ) Bu(τ )dτ A.A. 2001/2002