Sermone di Natale 2014 - Chiesa battista Cagliari

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Sermone di Natale 2014 - Chiesa battista Cagliari
Sermone di Natale 2014 II Samuele 7,1-11.16
Quando il re si fu stabilito nel suo palazzo e il SIGNORE gli ebbe dato riposo liberandolo da tutti i nemici che lo
circondavano, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in un palazzo di cedro e l'arca di Dio sta sotto una tenda». Natan
rispose al re: «Va', fa' tutto quello che hai in mente di fare, perché il SIGNORE è con te».
Ma quella stessa notte la parola del SIGNORE fu rivolta a Natan in questo modo: «Va' e di' al mio servo Davide: "Così
dice il SIGNORE: 'Saresti tu quello che mi costruirebbe una casa perché io vi abiti? Ma io non ho abitato in una casa,
dal giorno che feci uscire i figli d'Israele dall'Egitto, fino a oggi; ho viaggiato sotto una tenda, in un tabernacolo.
Dovunque sono andato, ora qua ora là, in mezzo a tutti i figli d'Israele, ho forse mai detto a uno dei giudici a cui avevo
comandato di pascere il mio popolo d'Israele: Perché non mi costruite una casa di cedro?'". Ora dunque parlerai così al
mio servo Davide: "Così dice il SIGNORE degli eserciti: Io ti presi dall'ovile, da dietro alle pecore, perché tu fossi il
principe d'Israele, mio popolo; e sono stato con te dovunque sei andato; ho sterminato davanti a te tutti i tuoi nemici.
Io renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra; darò un posto a Israele, mio popolo, e ve lo
pianterò perché abiti in casa sua e non sia più turbato e i malvagi non lo opprimano come prima, come facevano nel
tempo in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo, Israele; e ti darò riposo liberandoti da tutti i tuoi nemici. In più,
il SIGNORE ti annuncia questo: sarà lui che ti fonderà una casa!
La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te e il tuo trono sarà reso stabile per sempre"
Luca 2,1-8
In quel tempo uscì un decreto da parte di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l'impero. Questo fu il
primo censimento fatto quando Quirino era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi registrare, ciascuno alla
sua città. Dalla Galilea, dalla città di Nazaret, anche Giuseppe salì in Giudea, alla città di Davide chiamata Betlemme,
perché era della casa e famiglia di Davide, per farsi registrare con Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre erano là,
si compì per lei il tempo del parto; ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una
mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. In quella stessa regione c'erano dei pastori che stavano nei
campi e di notte facevano la guardia al loro gregge. E un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore
risplendé intorno a loro, e furono presi da gran timore. L'angelo disse loro: «Non temete, perché io vi porto la buona
notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: "Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il
Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia”
Care sorelle e cari fratelli,
se noi siamo qui oggi è perché la Parola si è fatta carne e ha abitato per un tempo tra noi. Così dice il vangelo di
Giovanni. La Parola creatrice di Dio, Dio stesso, che fa ciò che dice, ha preso dimora in mezzo a noi facendosi essere
umano. L'apostolo Paolo dice che Dio si è abbassato, è migrato dai cieli per scendere sulla terra e diventare non solo
essere umano, ma servo.
Dio è un Dio in movimento, in cammino.
Il testo che oggi abbiamo letto ci dice qualcosa di Dio e di noi stessi, nel momento in cui siamo chiamate a riflettere su
Dio che prende dimora in mezzo a noi in Cristo.
Si parla infatti, qui, di una casa per Dio. Il capitolo 7 di II Samuele è centrale per il pensiero del primo testamento.
Davide è un re “arrivato”, si è stabilito a Gerusalemme, nella sua casa, che poi vedremo, sontuosa, fatta di cedro, e,
anche se i capitoli successivi racconteranno ancora di guerre, il testo dice che il Signore gli ha dato riposo. Il popolo
nomade, che ha attraversato il deserto al seguito di Dio, trova in Gerusalemme il simbolo del suo potere regale. Che ne
è dell'arca che ha viaggiato con il popolo? Che ne è del rapporto con Dio? Queste domande potevano frullare nella testa
di Davide, che non è più il pastorello che ha sconfitto Golia, assieme ad una certa soddisfazione dovuta allo stare dalla
parte di quelli che ce l'hanno fatta.
“Vedi, dice Davide a Natan, il profeta che conosciamo qui per la prima volta, io abito in un palazzo di cedro e l'arca di
Dio in una tenda”. Qui ci sono già tutte le sfumature dei legami tra fede e potere politico. Davide ha un duplice sentire:
dare una casa degna, un tempio, al Signore e nello stesso tempo sentirsi legittimato nel suo agire da Dio stesso. Anche il
ruolo del profeta al suo fianco è ambiguo: Natan, che altrove non avrà problemi a smascherare il suo re ( la vicenda di
Uria e di Betsabea è alle porte) qui è seduttivo. Uomo di Dio, ma anche del re, Natan accarezza il desiderio pio e
potente del suo re e gli da il suo benestare. Ma di notte riceve in sogno la parola del Signore. Se finora hanno parlato gli
uomini, ora è Dio che parla. La parola di Dio rivendica la sua libertà. Una sede permanente viola la libertà di Dio, che
ha viaggiato con il suo popolo, che è libero di “andare e venire”. E' sarcastica, la voce del Signore, fa il verso a Davide,
riportandoci al palazzo di cedro del re. Il cedro, l'albero maestoso del Libano, simbolo di potere e di ricchezza, se forse
va bene per il re Davide, non si addice al Signore delle tende, della libertà e della verità. Dio non può essere trattenuto
da alcun potere, religioso o politico.
Questo è il primo messaggio che il testo di oggi ci dà in questo giorno di Natale. Fede e interesse politico spesso sono
legati e spesso la tentazione anche della fede è accarezzare il potere, per potersi sentire riconosciuta. La bibbia ci dice
che non esiste una fede pura, completamente disinteressata. La fede è sempre incarnata. Riconoscere l'ambiguità della
nostra fede aiuta anche a discernere come anche nel nostro tempo le varie prese di posizione teologiche siano gravate da
ideologie interessate. Non solo i fondamentalismi islamici, ma anche quelli cristiani, le teologie della prosperità, quelle
che accarezzano il potere, le chiese evangeliche amiche dei governi che ancora accettano la pena di morte ad esempio.
Nello stesso tempo, Dio, pur rifiutando di essere il garante dello status quo della monarchia, non si allontana da Davide,
ma abita la sua ambiguità profondamente umana. Attraverso Natan, il Signore ripercorre la storia di Davide: tutto quello
che Davide è diventato è stato opera del Signore. E quel che è stato per il passato sarà anche per il futuro: “Renderò il
tuo nome grande”, “Darò un posto a Israele”, “Ti darò riposo”. Fino alla promessa culminante: “Ti darò una casa”. Al re
che voleva dare una casa, a Dio, Dio promette di dare un casa, una discendenza, generazioni che possano avere una
relazione di libertà con il Signore. Dal tempio alle generazioni.
“E la tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre, dinanzi a te, e il tuo trono sarà reso stabile per sempre”. La
promessa a Davide e alla sua casa, fatta da un Dio libero che non accetta di essere monopolizzato ma che non ritira il
suo amore è una grande svolta nelle Scritture. L'arroganza di Davide avrebbe dovuto provocare il no di Dio, secondo
quello che Dio stesso disse a Mosè sul Sinai: “Se ubbidite davvero alla mia voce e osservate i miei comandamenti,
allora sarete il mio tesoro particolare”. Il Decalogo presuppone un “se” al favore di Dio.
In II Samuele 7 siamo testimoni della via della grazia che emerge: al “se” mosaico Dio affianca il suo “ma”. Davide è e
sarà infedele, MA Dio sarà con lui.
Ancora una volta l'accento è posto sull'umanità della fede, la sua ambiguità e l'azione di Dio che ha l'iniziativa assoluta.
La grazia è l'arcobaleno di Dio, il suo Ma, è Gesù che viene.
Questo “nondimeno”, questo “ma” di Dio alle infedeltà umane, questa grazia, arriva a farsi bambino a Betlemme, sotto
un altro potere, sotto un censimento di un altro re. E la questione del censimento è anche questione di libertà di Dio,
come scopriremo se continuiamo a leggere la storia dei re...
Di generazione in generazione la fedeltà di Dio passa da Davide alla famiglia di Giuseppe, in un modo sorprendente,
che solo la libertà di Dio può concepire.
Quando si compie per Maria il tempo di partorire, Gesù, figlio di Dio, figlio di Davide, nasce senza una casa, in una
mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
Dio nasce bambino senza una casa, condividendo con i senzatetto la sorte: il censimento, che era diritto di Dio, il
nomadismo. Da Davide a Gesù: dal palazzo di cedro alla stalla. E Gerusalemme come luogo della croce. E' come se la
nascita, e poi la vita e la morte di Gesù fossero una parabola sulla relazione tra fede e potere. Nei vangeli non si parla
mai di casa di Gesù. Gesù si reca sì al tempio per adorare, ma anche per rivendicare la libertà di Dio di fronte al
tentativo di accaparrarsene da parte dei sacerdoti. Gesù non frequenta i palazzi del potere, se non per esserne giudicato;
il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo.
Nel Nuovo Testamento c'è ancora un' evoluzione di questa questione della “casa”.
L'apostolo Paolo dirà ai Corinti: “Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito santo abita in voi?”. Noi siamo
il tempio del Signore, Dio sceglie di abitare a fondo l'ambiguità e la contraddizione umana.
Ecco, care sorelle e cari fratelli che il Signore, che è in cammino con l'umanità fin dai tempi della creazione ci esorta a
fare un pezzo di strada con lui, a essere la sua casa qui, a essere viandanti insieme a Cristo. Per capire un po' la vita di
coloro che nomadi lo sono per forza: i rifugiati e le rifugiate perseguitate per motivi religiosi, i migranti che trovano
asilo in Italia, nonostante le discriminazioni e le violenze. Dio ci invita a non amare troppo le nostre case e aprirle un po
di più.
Ci invita a essere casa gli uni per le altre.
Ma non è finita. In attesa di giungere alla casa che Dio stesso ha preparato per noi. “Io vado a prepararvi un luogo dirà
Gesù ai suoi salutandoli prima della passione. Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò
presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via».
Tommaso gli disse: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?» Gesù gli disse: «Io sono la via, la
verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Gesù è la via di casa. Cristo vuole abitare in noi. Laddove la fede non è pura, dove si macchia con le brutture e le
inadeguatezza, nonostante le nostre infedeltà, Dio è te che chiama.
La fedeltà di Dio ci mette in cammino. E il cammino si fa camminando. Che questo sia il Natale, sorelle e fratelli, in cui
possiamo partire con Cristo e raggiungere quanti e quante hanno bisogno di lui.
Cristina Arcidiacono