Il canto dei profughi - Adotta uno spettacolo

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Il canto dei profughi - Adotta uno spettacolo
IL CANTO DEI PROFUGHI
Marco Baliani e Lella Costa
con Lella Costa e Marco Baliani
ideazione e regia di Marco Baliani
PRESENTAZIONE
Urgente, inderogabile, “Il canto dei profughi” si inserisce nel percorso “L’altro” con il quale la Stagione indaga
con la voce del teatro e senza le grida della cronaca ciò che sembra non riguardare direttamente il nostro
microcosmo quotidiano: uno spettacolo sotto forma di “studio” proposto da uno dei massimi esponenti del
teatro di narrazione, Marco Baliani, insieme a Lella Costa, artista fra le più colte e sensibili del nostro teatro.
Un’antologia di narrazioni, un canto degli insepolti: per loro, per non distogliere lo sguardo, per vedere se ne
siamo ancora capaci. Un primo studio sul tema dei migranti che sarà sviluppato nel prossimo spettacolo di
Baliani insieme a Lella Costa.
“D’armi io canto e dell’eroe che, primo, dalle coste di Troia venne all’Italia, profugo per suo destino”.
L’Eneide, il poema di Virgilio che celebra la nascita dell’impero romano da un popolo di profughi, letto,
commentato e riportato all’attualità da Marco Baliani.
Un poema nazionalistico, identitario, che celebra il viaggio da una patria distrutta a una meta incerta e fa di
Enea il simbolo dell’esule. Ma se Enea è entrato nel mito, ai profughi di oggi, quelli degli sbarchi e delle morti
in mare, non tocca la stessa sorte. La terra, il cielo e il mare sono stati benevoli con Enea, profugo per
destino. I profughi di oggi invece lo sono per volontà dell’uomo. E rimangono anonimi, soli e disperati. Per
loro il cielo è muto e la terra non è raggiungibile. Non vivono un dramma con tanti riscatti, ma una tragedia
senza catarsi, un dolore che non salva e che non insegna.
Marco Baliani ha scelto alcuni brani dell’Eneide, appositamente tradotti dalla filologa Bruna Pieri e ne ha
composto una originale drammaturgia, fatta di letture e commenti.
“Ulisse è l’eroe che torna a casa, Enea è continuamente proiettato al passato, deve fondare una nuova
patria, ma con la nostalgia di Troia. Forse è così per tutti quelli che partono”. Baliani passa dal testo classico
all’apertura sul nostro e sul suo mondo: l’arrivo degli emigranti ad Ellis Island a New York, l’esperienza del
teatro coi ragazzi di strada di Nairobi (che aveva raccontato ne Il Pinocchio nero), i barconi sulle rotte del
Mediterraneo.
Digressioni colte e poetiche che si soffermano sull’accoglienza al migrante che offre Didone. La regina dà
protezione ai naufraghi troiani, li guarda da vicino. “Solo se c’è lo sguardo — commenta Baliani — io vedo
l’altro. Nel nostro tempo invece siamo tutti così prossimi, ma non ci vediamo più”.
Link di approfondimento:
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2014/05/15/news/gli_appuntamenti_di_gioved_15_il_canto_dei_profughi
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