La rete discrimina in base al genere? Report

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La rete discrimina in base al genere? Report
Centro Studi Segreteria Tecnica Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie La rete discrimina in base al genere? Donne e tecnologie nella Società della Conoscenza 3 aprile 2004 Report a cura del Centro Studi
Centro Studi Segreteria Tecnica Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie Sommario 1. 2. 3. 4. Dati di riferimento..........................................................................................................1 Un “divide” sociale più che digitale ...............................................................................3 Donne, ICT e lavoro......................................................................................................5 Quali sono le possibili azioni per ridurre il digital divide di genere? ..............................6
i Il digital divide, la divisione sociale che si verifica all’interno dei Paesi (ma anche tra di essi) tra coloro che possono accedere al Web ed alla tecnologia e coloro che ne sono esclusi, è generato da diversi fattori, i più importanti dei quali sono, il reddito, il livello di istruzione, il numero dei familiari (famiglie di 3­4 persone con figli sotto i 18 anni hanno maggior accesso a PC e ad internet rispetto a famiglie mononucleari o senza figli), età, status occupazionale e il Genere. 1. Dati di riferimento Secondo il CENSIS ­nel suo rapporto Cittadini Digitali presentato a Forum PA a maggio 2003­ gli utenti di internet in Italia nel 2003 sono circa il 32% della popolazione, situati maggiormente al Nord: il 34,5% contro il 29% al Sud, anche se negli ultimi 3 anni la crescita percentuale nel Meridione è sensibilmente più alta (15% di crescita rispetto al 10% del Settentrione) in maggioranza laureati: nel 2003 il 23,8% dei cittadini con licenza media usa Internet, a fronte del 50, 8% dei diplomati e del 77, 5% dei laureati l’84,6% degli studenti va in rete rispetto al 46,5% degli occupati e del 37,7% dei disoccupati. Il dato più interessante riguarda l’uso del Web da parte delle casalinghe: solo l’8,3% di esse lo adopera, mentre l’85,3% delle casalinghe, la percentuale più alta, figura tra i potenziali utenti. Dati simili per i pensionati. Inoltre, sempre secondo il CENSIS quando si studia la diffusione di internet tra i giovani occorre tenere conto delle particolarità legate alla determinazione di genere: sono le donne a mostrare maggiore estraneità nei confronti di questo nuovo strumento di comunicazione, lo sentono lontano infatti il 36,3% di loro e vicino solo il 17,5% mentre gli uomini lo sentono vicino al 28,4% e lontano al 24% La spiegazione di questo diverso atteggiamento tra i sessi nell'uso di internet sta nel fatto che: le donne spesso navigano solo perché costrette da necessità: usano internet al 43% per motivi di studio al 17,6% per lavoro gli uomini si attestano, rispettivamente, al 35% e al 15,6% mentre la prima ragione che spinge gli uomini ad usare internet è la ricerca di informazioni di attualità (36,5%) per le donne è solo la terza tra le attività preferite nella rete (28,6%) Inoltre: gli uomini usano internet per scaricare testi, immagini e musiche (29%) attività a cui le donne si dedicano molto più raramente (12,7%) quest'ultime preferiscono infatti scambiare messaggi, chattare, ecc (35,4%, contro il 29% degli uomini)
Centro Studi Segreteria Tecnica Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie Dal grafico risulta evidente che i navigatori del web sono per la maggior parte uomini e che la rete esclude di più le donne, ma è altrettanto chiaro l’interesse dell’universo femminile alle opportunità della rete, tanto che i potenziali utenti sono prevalentemente donne Infine un’altra indagine, quella avviata nel mese di Luglio 2003 e presentata recentemente da Qmark sull’utilizzo della Rete da parte delle donne maggiori di 18 anni, rivela che le donne che utilizzano internet sono giovani (circa il 64% delle Donne Internet User ha un’età compresa tra i 25 – 44 anni), lavorano (quasi il 72% delle Donne che utilizzano la Rete è occupato), è residente al Nord Ovest, ha un livello di istruzione medio – alto, infatti: il 62,9% ha un diploma di scuola media superiore e il 25,6% una laurea. Tuttavia solo il 12,1% utilizza internet per usufruire di quei servizi evoluti online come l’home banking o l’acquisto online Sulla base dell’utilizzo della Rete dalle Donne è stata eseguita una mappatura del comportamento femminile online: Interattive, costituiscono il 25,4% del totale del campione: utilizzano Internet in modo completo sia per informarsi e tenersi aggiornate che per comunicare e svagarsi Informate, sono il 30,3%: utilizzano Internet per tenersi aggiornate professionalmente e sulla vita quotidiana Concorrenti, rappresentano il 15,8%: utilizzano Internet principalmente per partecipare a promozioni e giochi online
2 Centro Studi Segreteria Tecnica Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie Evolute, sono il 12,1%: utilizzano Internet maggiormente per usufruire di quei servizi evoluti online come l’home banking o l’acquisto online senza, però, trascurare momenti di svago e di informazione/aggiornamento Essenziali, il 16,3% del campione: della Rete utilizzano quasi esclusivamente l’e­ mail e le informazioni di interesse personale. Tale comportamento può essere dovuto sia ad inesperienza che a poco tempo a disposizione 2. Un “ divide” sociale più che digitale Dalla ricerca Censis emerge, quindi, che gli italiani non sono ancora “un popolo di navigatori” e che tra gli utenti esiste anche un forte squilibrio legato al genere, inteso non come fattore discriminante in se stesso, ma come eco della situazione della società italiana in genere (bassa crescita demografica e conseguente invecchiamento della popolazione, famiglie mononucleari, forte disoccupazione e ridotta percentuale di laureati, fattori tipici del digital divide) e di specificità culturali in particolare. Di solito, infatti, le donne hanno poco tempo per apprendere l’uso del computer: il PC è caratterizzato dal cd. eccesso cognitivo, cioè è necessario del tempo per acquistare familiarità con lo strumento e il tempo, si sa, è risorsa scarsamente disponibile e cruciale per le donne tradizionalmente doppiamente presenti e doppiamente divise fra occupazione e famiglia. Inoltre il design e il software dei computer sono pensati e realizzati da uomini con percorsi più complessi da seguire per le donne. Queste sono interessate più agli aspetti pratici e meno a quelli puramente tecnologici. Le tecnologie sono ritenute valide se risolvono delle questioni contingenti e non come status in sè. Ad esempio, prosegue il CENSIS, ma tale opinione è confermata anche dall’OCSE nella sua recente pubblicazione “Learning to Bridge the Digital Divide”, le donne conoscono ampiamente il CUP (Centro Unificato di prenotazione), mentre hanno minore familiarità con la firma elettronica.
3 Centro Studi Segreteria Tecnica Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie Tale notazione deve essere sottolineata perché conferma che le donne hanno adottato un corretto approccio verso le ICT, utilizzandole come mezzo per migliorare la qualità della loro vita, piuttosto che come fine in se stesso. Inoltre le donne hanno meno denaro rispetto agli uomini a disposizione e ancor meno per l’acquisto di tecnologia: secondo le Nazioni Unite in Francia lo stipendio medio femminile nel settore manifatturiero è pari circa al 78% di quello maschile, dato simile per il Regno Unito, che scende al 74% in Germania e al 69% in Austria. I dati per il nostro Paese si fermano al 1990 con una percentuale pari all’83% 1 . I dati collimano con una minore percentuale delle donne lavoratrici: in Francia e in Germania le donne rappresentano rispettivamente il 46% e il 44% della forza lavoro, in Spagna il 40 e nel Regno Unito il 45%, in Italia addirittura il 39%. Infine i tassi di disoccupazione: nel 2002 in Italia il tasso di disoccupazione femminile era pari al 12,9% e quello maschile al 6,9%, il 10,1 e il 7,9 % per la Francia contro una sostanziale parità delle due misure per la Norvegia, la germani e la Svezia. Culturalmente poi le donne tendono a sentirsi meno portate per le tecnologie, secondo la ricerca del CNEL “La trasformazione silenziosa ­ Donne , ICT, Innovazione”, infatti vi è una scarsa tradizione nel rapporto donne – scienza ­ tecnica in generale. Inoltre, prosegue la ricerca, i contesti scolastici tecnici sono molto marcati al maschile. E ancora il rapporto dell’ETAN rivela l’importanza del fatto che l’approccio al computer o alla Computer Science nell’Università è stato collocato nell’area matematica anziché quella linguistica. 2 Tutto ciò implica che è difficile che si formino modelli di identificazione femminili in area tecnico­scientifica Proseguendo nella nostra analisi segnaliamo che in Italia prima ancora di parlare del gap tecnologico dovremmo parlare di un social divide come marcata differenza tra il coinvolgimento maschile e femminile negli affari pubblici. Lo UNDP – il Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite, infatti, ha recentemente pubblicato un rapporto in cui compare il GEM (Gender Emopwerment Measure) che misura l’inserimento femminile nei settori chiave. La lista che ne risulta è stata ottenuta confrontando la percentuale dei seggi occupati dalle donne nei vari Parlamenti, la suddivisione degli incarichi fra i due sessi e la differenza delle retribuzioni. Ai primi posti figurano l’Islanda e i Paesi scandinavi, seguiti a breve da Germania, Stati Uniti e Australia. Sorprendentemente il nostro Paese è solo al 32° posto preceduto anche dalla Spagna, dalla Namibia e dal Botswana. Tale dato, in realtà, riflette la difficile realtà delle donne italiane le quali, ad esempio, occupano appena il 10% dei seggi in Parlamento contro il 26,6% della Spagna e il 17% in Botswana; inoltre i professionisti ed i tecnici donne sono in Italia il 44% della popolazione, il 55% in Islanda e il 57% in Finlandia. Tuttavia la percentuale risulta omogenea rispetto a quella della Spagna, del Giappone, degli Stati Uniti. Infine rileviamo che, analizzando la cultura di internet e il linguaggio delle chat, uno studio ha rilevato che gli uomini monopolizzano le discussioni utilizzando spesso un linguaggio 1 2 The World's Women 2000: Trends and Statistics aggiornate al gennaio 2004 European Technology Assessment Network on Women and Science
4 Centro Studi Segreteria Tecnica Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie offensivo, il cd. Flaming 3 ; la pornografia è un ulteriore barriera all’utilizzo di internet da parte delle donne. Tabella riepilogativa Paese % Stipendio % Donne % donne % donne % donne femminile femminile in in professioni che che nella % su quello Parlamen sti o utilizzano utilizzano forza maschile nel to* tecnici* Internet** siti di e­ lavoro* settore gov.* manifatturiero Svezia 48% 91% 45% 49% 43,7% 42,1% Finlandia 48% 81% 36% 57% Norvegia 47% 88% 36% 48% Spagna 40% … 27% 45% 44,6% 43,6% Francia 46% 78% 12% … 45,2% 40,3% Regno Unito 45% 78% 17% 57% 42% 37% Italia 39% 83% (1990) 10% 44% 35,4% 31,7% Austria 44% 69% 31% 48% Islanda 47% … 34% 55% Grecia 40% 82% 9% 47% Germania 44% 74% 31% 50% 36,7% 31,5% * Fonte Nazioni Unite ** Dati: Nielsen//NetRatings, dicembre 2003 3. Donne, ICT e lavoro E’ innegabile – come suggerisce la ricerca Donne e ICT finanziata dalla Regione Piemonte ­ che il tema “ genere e lavoro” si incroci con quello dell’impatto delle tecnologie sulla società e sulle donne in particolare. Le donne, in Italia, sono occupate principalmente nel settore terziario e mostrano un forte attaccamento alla loro occupazione, nonostante la rigidità del mercato del lavoro tanto che riducono il numero dei figli, scelgono in prevalenza il settore pubblico pur di partecipare all’attività produttiva. Inoltre solo una percentuale esigua di esse assume ruoli dirigenziali (cd. Soffitto di cristallo) 3 HERRING, S., Gender Differences in computer mediated communication:bringing familiar baggage to the new frontier www.cpsr.org/cpsr/gender/herring.txt
5 Centro Studi Segreteria Tecnica Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie 1) In questo contesto le ICT sono una risorsa preziosa per le donne, in quanto favoriscono l’ottimizzazione del loro tempo, basti pensare all’ufficio virtuale o all’ufficio mobile che permetterebbe a chiunque di lavorare da qualunque postazione. Al momento attuale, tuttavia, il telelavoro è l’unico strumento disponibile in grado di attenuare vincoli temporali e spaziali. Il lato oscuro di questo strumento è costituito dal rischio isolamento, che potrebbe perpetuare l’esclusione delle donne dalle “stanze del potere”. La flessibilità introdotta dalle ICT, quindi, costituisce per le donne un’opportunità, ma anche un rischio di proseguire la disparità attuale. 2) Il rapporto tra donne e ICT è importante sul posto di lavoro, perché chi padroneggia le tecnologie può essere promotore di sviluppo ATTIVO nell’azienda. Il problema, pertanto, si sposta sulla formazione dei lavoratori ed in particolare delle donne. Queste, infatti, sono diventate un punto di criticità fondamentale per le aziende in quanto: v portano una cultura del lavoro innovativa, v non sono legate alle strutture tradizionali del lavoro (dato che finora ne sono state escluse) e quindi sono più propense ad accettare le ICT v sono più facilmente impiegabili su un diverso numero di fronti contemporaneamente, quindi più flessibili, adattabili. A titolo di esempio di questa specificità femminile citiamo una legge del 1363 dello Statuto dei lavoratori inglese, la quale imponeva agli uomini di svolgere un’unica attività, mentre permetteva alle donne di svolgerne diverse contemporaneamente v una donna formata può essere un complemento importante, un fronte di dialogo, quello femminile molto interessante. 4. Quali sono le possibili azioni per ridurre il digital divide di genere? Come abbiamo detto esiste un gap iniziale tra cittadini e tecnologie, un salto che tutti prima o poi dovranno compiere. Ma molto probabilmente sarà un salto piccolo, e sicuramente molto facile per le nuove generazioni, meno per i cittadini avanti con l’età. Ma sarà un salto di ampiezza standard, sempre uguale, un passo che il cittadino dovrà fare per avvicinarsi alle tecnologie. Difatti pur nella diversità delle cause, l’ostacolo primario all’e­inclusion resta l’impreparazione culturale. Le politiche migliori per favorire questo salto possono essere così riassunte: 1) Promuovere la diffusione dei PC e della larga banda Da quest’anno scolastico è stato avviato l’insegnamento agli alunni di informatica e inglese a partire dalla scuola primaria. Da un rapporto di 1 personal computer ogni 18 studenti alla fine della scorsa legislatura si è passati ad 1 PC ogni 15 studenti a fine 2002. L’obiettivo è raggiungere nel 2005 il rapporto di 1 PC ogni 12 studenti. Sono in corso i programmi di aggiornamento e formazione informatica per i docenti (metà dei corsi sarà in modalità e­Learning). La cablatura in larga banda delle scuole, che consente di portare nuovi servizi didattici agli studenti, passerà dal 20% della fine del 2002 al 60% nel 2003.
6 Centro Studi Segreteria Tecnica Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie L’adozione delle ICT nelle scuole è fondamentale non come fine autonomo, ma per diverse finalità: a) per mettere in grado gli alunni di competere sul mercato del lavoro una volta terminati gli studi, b) per far sì che essi possano partecipare pienamente alla società del futuro (secondo l’OCSE nel suo studio “Learning to Change: ICT in schools” avere competenze tecnologiche è ormai una “life skill” ), c) perché le nuove tecnologie arricchiscono l’insegnamento attraverso il realismo di cui sono portatrici. Inoltre la maggioranza degli insegnanti è rappresentata da donne – alle elementari ben il 94% e il 59% alle superiori ­, il che costituisce una doppia opportunità per l’alfabetizzazione informatica, in quanto la loro funzione non si limita all’ambito scolastico, ma continua all’interno del’ambito familiare con un effetto moltiplicatore di diffusione della conoscenza. 2) Utilizzare le scuole. Le scuole potranno servire non solo per insegnare ai più giovani e riqualificare gli insegnanti, ma anche per formare la popolazione adulta. In letteratura si sostiene addirittura che potrebbe esserci un nuovo periodo di alfabetizzazione – questa volta informatica­ in cui si tornerà ad usare le aule il pomeriggio. Il sistema bibliotecario italiano dovrà essere messo interamente on line, reso più accessibile, protagonista della rivoluzione digitale tramite postazioni internet per accedere ai servizi governativi. 3) Creare internet point distribuiti sul territorio 4) Favorire, indirizzare le donne verso studi tecnici e non solo quelli umanistici, verso i quali esse si dirigono tradizionalmente. 5) Favorire l’occupazione in genere e femminile in particolare. 6) Diffondere una cultura aziendale in cui ci si confronti con le capacità delle donne di utilizzare le ICT anche per eliminare qualsiasi stereotipo, che, spesso, esclude le donne da posizioni tecniche di rilievo. 7) Tuttavia la convinzione innovativa che deve essere alla base di ogni intervento per colmare il divario digitale è quella di considerare la connessione ad internet e ad un email come un servizio di pubblica utilità, ricalcando l’esperienza di sicuro successo di Parthenay in Francia.
7 Centro Studi Segreteria Tecnica Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie Riferimenti Report dello UNDP www.undp.org/hdr2003/ Ricerca del CNEL La Trasformazione silenziosa – Donne, ICT, Innovazione www.cnel.it Ricerca su Donne e ICT della Regione Piemonte www.docta.csp.it Rapporto CENSIS ­ Cittadini digitali www.censis.it/censis/ricerche/2003/citdig/ Learning to Bridge the Digital Divide www.oecdobserver.org/news/fullstory.php/aid/408/Learning_to_bridge_the_digital_divide.h tml Learning to Change: ICT in schools www1.oecd.org/publications/e­book/9601131E.PDF
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