Cinderella - Il musical

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Cinderella - Il musical
Cinderella - Il musical: la magia di una
favola per tutte le età
La favola più famosa e magica del mondo sta per arrivare sui palchi italiani. Dal 31 dicembre
Cenerentola, l’eroina di Charles Perrault, farà sognare grandi e piccini con la sua straordinaria
storia d’amore trasformata in musical.
Cinderella – Il musical viene presentato, in versione italiana, dal regista Giuseppe Galizia, uno
dei performer più conosciuti e apprezzati del musical italiano, e da Sabrina Pedrazzini, insegnante
di danza e titolare de Il Ramo di Lodi. Dal loro entusiasmo e dalla loro voglia di divertire il pubblico
di tutte le età nasce questo spettacolo, portato in scena da performer non professionisti provenienti
da tutta Italia e selezionati tra oltre 120 candidati.
Le musiche sono quelle originali del musical che aveva debuttato nel 1957 in televisione con Julie
Andrews nel ruolo principale, conquistando il cuore di oltre 100 milioni di telespettatori. Da allora
ogni allestimento è stato sempre un trionfo: un successo di pubblico e di critica, con l’assegnazione
di innumerevoli premi.
Il libretto e le liriche sono state adattate, per questa prima versione italiana, da Giuseppe Galizia,
che ne firma anche la regia e si avvale della collaborazione di Floriana Monici, altro nome
prestigioso del panorama musical italiano, come vocal coach. Le coreografie saranno di Giuseppe
Galizia e Sabrina Pedrazzini e la direzione musicale di Gaia Pedrazzini
Cinderella – Il musical arriverà sui palcoscenici italiani per l’ultimo dell’anno su licenza Rodgers &
Hammerstein’s Theatricals Europe Ltd.
Allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre, Cinderella nel suo magico vestito scenderà dal
palcoscenico per salutare il 2017 e brindare insieme al pubblico.
Cinderella – Il musical
su licenza Rodgers & Hammerstein’s Theatricals Europe Ltd
Produzione DNC Entertainment in collaborazione con Il Ramo
Libretto, liriche italiane, regia di Giuseppe Galizia
Durata: 1hr e 45 minuti circa più intervallo
LODI – Auditorium BPL “Tiziano Zalli”
31 dicembre ore 21
1 gennaio ore 17
3 gennaio ore 16
3 gennaio ore 21
4 gennaio ore 16
per info e prenotazioni: 333 1376631 – [email protected]
https://www.facebook.com/CinderellailMusicalITA
MILANO – Teatro Menotti
5 gennaio ore 21
6 gennaio ore 17
per info e prenotazioni: tel. 02 36592544 – www.teatromenotti.org
Barbie: icona da 56 anni
di Giuliana Tonini – Ragazze dai cinque ai cento anni, non perdetevi la mostra Barbie – The Icon, al
MUDEC – Museo delle Culture di Milano, in allestimento fino al 13 marzo.
La mostra, curata da Massimiliano Capella, prodotta da 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore e
promossa dal Comune di Milano -Cultura e da 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore, in collaborazione
con Mattel, non potrebbe avere titolo migliore. È innegabile che Barbie – il cui nome completo è
Barbara Millicent Roberts – sia diventata un’icona. La bambola più famosa e più venduta del
mondo, infatti, da ben 56 anni rispecchia e interpreta le evoluzioni culturali della società e la sua
allure non accenna a tramontare.
In un percorso a sezioni tematiche sono esposte ben 448 Barbie.
Nella sala introduttiva sono sistemati i sette modelli iconici e rappresentativi del rispettivo decennio,
dal 1959, anno di ‘nascita’ di Barbie, a oggi. Lì troviamo la prima Barbie, quella con la coda e il
costume da bagno a righe bianche e nere. Quasi tutte la conosciamo. L’abbiamo vista in fotografia, e
ora la possiamo ammirare ‘dal vivo’.
La seconda sala è una macchina del tempo. Ancora divise per decadi, ci sono centinaia di Barbie, il
cui stile di abbigliamento cambia con lo scorrere degli anni, mentre una timeline sui muri della sala
ci ricorda i principali avvenimenti della storia dal 1959 a oggi e le tappe dell’evoluzione del costume
e della moda.
Le Barbie indossano graziosissimi mini abiti identici a quelli che portavano le donne del periodo di
riferimento e ispirati alle creazioni degli stilisti del momento. E così le vediamo indossare con
disinvoltura prima ampie gonne dalla vita alta e stretta, completini con la gonna a sbuffo, cappottini
larghi e monocolore (una Barbie ne porta uno rosso, identico a quello che, in una foto sulla timeline,
si vede sfoggiare da Jackie Kennedy), per passare alla moda anni Settanta, coi pigiama palazzo o lo
stile hippy, e ai colorati e rockettari abiti anni Ottanta, e poi virare verso una schiera di Barbie dei
nostri anni Duemila, in jeans aderenti, tubino nero (intramontabile passepartout), e raffinati abiti da
sera in stile red carpet. E anche le acconciature dei capelli delle Barbie seguono la moda.
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Le più piccine si scatenano a cercare la propria Barbie, ma anche per le visitatrici ormai cresciute,
me compresa, è divertente trovare le Barbie con cui hanno giocato da bambine. C’è anche qualche
visitatore, in veste di papà che accompagna la propria bambina oppure, più raramente, di fidanzato
o marito.
Si passa poi in una sala dove sono messe in mostra decine di Barbie che indossano modelli
confezionati apposta per loro dai più celebri stilisti. Alcuni abiti sono davvero scenografici e
sorprendenti.
E c’è anche la zona degli accessori che costituiscono l’ambiente in cui Barbie vive. Ognuna di noi
può riconoscerne più di uno con cui ha giocato. Ci sono, ad esempio, la celeberrima casa di Barbie,
con l’ascensore che sale e scende tirando la cordicella, la piscina, il bagno con la vasca che faceva
la schiuma, lo yacht e le macchine (che Barbie avesse la Ferrari si sapeva, ma chi non è più
bambina da un bel po’ scopre che ha anche una 500 nuovo modello, rigorosamente rosa).
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Un’altra sezione della mostra, Barbie Careers, è dedicata ai mestieri svolti da Barbie. Se, da una
parte, è innegabile che Barbie ha contribuito ad assecondare un canone di bellezza irraggiungibile, è
anche vero, dall’altra, che, fino dagli anni Sessanta – quando la maggior parte delle donne ricopriva
nella società unicamente il ruolo di moglie e di madre – ha legittimato le bambine a vedersi, da
grandi, svolgere un lavoro. E così abbiamo prima modelli di Barbie infermiera, segretaria, hostess,
per poi arrivare a Barbie manager, Barbie soldato della guerra del Golfo (la riproduzione della divisa
che Barbie indossa ha dovuto essere approvata dal Pentagono), e Barbie candidata alla presidenza
degli Stati Uniti (ce ne sono ben due edizioni).
Ma non è finita qui. La sala successiva vuole sottolineare che Barbie è, sì, un prodotto della cultura
occidentale, ma ormai è diventata davvero un’icona globale, arrivando a rappresentare cinquanta
diverse nazionalità. E infatti, in teche sospese che ricordano i caschi per capelli che si usano dal
parrucchiere, ci sono Barbie coi colori e coi vestiti tradizionali dei paesi di tutti e cinque i continenti.
L’ultima sala è una sorpresa. Lì Barbie è ‘incarnata’ in donne che hanno fatto la storia, quella con la
S maiuscola e quella dello spettacolo. Ci sono infatti Barbie con le fattezze, e i meravigliosi abiti, di
celebri regine come Elisabetta I d’Inghilterra, Maria Antonietta, Cleopatra, Caterina de’
Medici e Giuseppina Bonaparte (con l’abito e il lunghissimo manto indossati per l’incoronazione a
imperatrice consorte di Napoleone, come possiamo vedere guardando il quadro di Jacques-Louis
David).
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E Barbie identiche in tutto e per tutto a famose dive dei nostri tempi. Non si può non rimanere a
bocca aperta, oltre che per la bellezza dei vestiti, per come i lineamenti del viso delle bambole
assomiglino in modo impressionate a quelli delle dive in carne e ossa. Solo per citarne alcune, c’è
Barbie Grace Kelly in tre versioni, con l’abito che portava il giorno del suo matrimonio col principe
Ranieri e con quelli dei film di Hitchcock ‘La finestra sul cortile’ e ‘Caccia al ladro’, Barbie
Vivien Leigh-Rossella O’Hara, coi vestiti di ‘Via col vento’ (manca la Barbie col vestito di velluto
verde che Rossella fa con le tende, ma nella sala della timeline si può vederne una foto), Barbie
Audrey Hepburn con gli abiti di ‘Colazione da Tiffany’, ‘My fair lady’, ‘Vacanze romane’ e
‘Sabrina’, e poi Barbie Marilyn Monroe, Barbie Liz Taylor e, per il cinema di tempi più recenti,
Barbie Olivia Newton John-Sandy con le mise del cult ‘Grease’. Degna di nota è anche una
inquietante Barbie Tippi Hedren che, nel suo tailleur verde pastello, viene aggredita dagli uccelli
dell’omonimo film di Hitchcock.
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La ciliegina sulla torta è Barbie MUDEC , due esemplari pezzo unico – una con la pelle bianca e i
capelli neri e l’altra con la pelle scura e i capelli biondi – realizzati in esclusiva e in occasione della
mostra. Il loro vestito si ispira alla nuvola di cristallo che sovrasta la piazza centrale del museo,
mentre la fantasia della sottoveste richiama il motivo del ‘caleidoscopio delle culture’, tema della
campagna di comunicazione di lancio del museo.
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Ragazze di ogni età, davvero, visitate la mostra.
Dove: MUDEC – Museo delle Culture, Milano, via Tortona 56
Quando: fino al 13 marzo 2016
A quanto: biglietto intero 10 €, ridotto 8 €, ridotto speciale 6 €
Sito internet: www.mudec.it
Foto di Giuliana Tonini
50 anni tutti insieme appassionatamente!
Tra mito e realtà
“… se sei triste, infelice, e non sai il perché io penso alle cose che amo di più e ritorna il seren per
me …” chi non lo ha mai canticchiato, almeno una volta, sentendosi subito dopo un po’ più rilassato?
“Tutti insieme appassionatamente”, il film di Robert Wise vincitore di cinque premi Oscar, ha appena
compiuto 50 anni e non li dimostra, viene trasmesso almeno una decina di volte l’anno sulle reti
pubbliche, di regola sotto le Feste, ed è tra i dvd più venduti. Nel frattempo almeno 600 produzioni
l’anno conquistano scene più o meno illustri. La prima in assoluto, allestita nel 1959 da Mary Martin,
è stata rappresentata a Broadway 1442 volte. In Italia impossibile dimenticare lo splendido
allestimento di Compagnia della Rancia, regia di Saverio Marconi, con Michelle Hunzicker e Luca
Ward nei ruoli dei protaginisti, che ha registrato il tutto esaurito per due anni consecutivi. Oggi lo
spettacolo viene rappresentato nel nuovo allestimento di Massimo Romeo Piparo, attualmente in
tourné, che vede, nuovamente, protagonista, nei panni del generale Von Trapp, Luca Ward e, in
quelli di Maria, la promettente Vittoria Belvedere.
Ma cosa c’è dietro la storia di Maria Von Trapp e dei suoi dieci figli. Si tratta di una figura che è
ormai entrata, a buon titolo, nella leggenda con tre film (oltre al capolavoro internazionalmente
conosciuto con Julie Andrews anche due produzioni tedesche, Die Trapp Familie, Die Trapp Familie
in Amerika” del 1956 ), vari libri (tra cui The Story of the Trapp Family Singers pubblicato nel 1949,
Maria, my own story del 1957), allestimenti teatrali, dischi e perfino serie di cartoni animati. Un
personaggio tuttavia che è stato quasi completamente stravolto dalla “agiografia” di Hollywood. Ma
attuale, moderno, che vale la pena di riscoprire.
Maria Augusta Kutschera nasce su un treno diretto a Vienna il 26 gennaio 1905. Orfana di madre,
abbandonata dal padre, a tre anni viene affidata ad un lontano e violento zio. Fino a vent’anni Maria
frequenta la Chiesa solo per poter ascoltare buona musica gratis, i suoi convincimenti non
potrebbero essere più distanti dalla fede cattolica. “Sono tutte storie inventate, vecchie leggende”
afferma una giovane Maria. L’incontro con un prete gesuita, tuttavia, la cambia a tal punto che
decide nel 1924 di entrare nel convento di Nonnberg di Salisburgo per farsi suora. Ma il destino ha
in serbo altre sorprese per Maria. Nel 1926 la madre superiora invia la giovane novizia a casa del
barone Georg Von Trapp, un mite capitano della marina austriaca, eroe della prima guerra mondiale
in congedo, ad occuparsi di Maria, una dei sette bambini Von Trapp, convalescente dalla scarlattina
che aveva ucciso la madre Agate Whitehead..
L’energia di Maria conquista non solo i cuori dei piccoli ma anche quello del capitano che la chiede
in moglie nel 1927. Ma Maria non è convinta del passo, ci sono venticinque anni di differenza tra i
due. A spingerla, per senso del dovere nei confronti dei piccoli orfani, è, ancora una volta la madre
superiora.
Per i bambini è un trauma. Per Georg anche: Maria è una donna energica, dal carattere scostante e
irruente, pratica e attiva, costretta a confrontarsi, giornalmente, con il fantasma della prima moglie
di cui non riesce a prendere il posto. “I suoi sfoghi di rabbia erano memorabili: si metteva in cima
alle scale e gridava, volavano oggetti e sbattevano le porte. Mio padre non sapeva come affrontarla.
Anche se dopo un po’ passava tutto” ricorda una delle figlie in un documentario della A&B del 1998.
Si tratta di due mondi ancora troppo distanti per trovare un punto di equilibrio, nonostante i tre figli
che Maria avrà da Georg.
Non almeno fino al 1932, quando la Austrian National Bank, dove è custodito l’intero e ingente
patrimonio della famiglia Von Trapp, fallisce, mettendo così di fronte Georg alla dura realtà:
rimboccarsi le maniche per mantenere moglie, dieci figli e il palazzo di famiglia. Ma l’aristocratico
Georg non conosce la parola lavoro. Maria, donna concreta con i piedi ben piantati a terra, ha invece
qualche idea in più sull’arte di arrangiarsi: inizia ad affittare le diverse stanze inutilizzate del
palazzo a professori, studenti e preti della vicina Università Cattolica.
E’ proprio uno di questi ospiti, Padre Wasner che cambia ancora una volta il destino della famiglia
Von Trapp scoprendo il talento musicale di tutti i suoi componenti. A parte Georg, chiaramente.
Cantare insieme da hobby diventa un vero e proprio lavoro, tant’è che nel 1935 il coro di famiglia
vince il premio al Festival di Salisburgo. La fama cresce a tal punto che lo stesso Hitler invita il Coro
della famiglia Von Trapp ad esibirsi in occasione della sua festa di compleanno. Ma il Furher fa
anche di più: a Georg offre la possibilità di tornare in marina con incarichi di rilievo e al figlio
maggiore un posto da primario in un ospedale di Vienna. I Von Trapp rispediscono al mittente tutte
le proposte e, una fresca domenica mattina del 1938, preparano gli zaini come per andare a fare un
pic nic sulle Alpi e prendono il treno diretto in Italia.
Si apre così un’altra fase per i Von Trapp: quella da rifugiati, senza più titolo, soldi, patrimonio di
famiglia, lavoro e neppure cittadinanza. Dall’Italia si trasferiscono a New York Ed è qui che Maria,
ancora un volta, dà prova della sua versatilità, contatta e convince i più noti agenti a prendere la
famiglia austriaca sotto la propria ala. I primi tempi sono tutt’altro che facili. Il Coro che nel Vecchio
Continente aveva raggiunto un’ampia popolarità, negli Usa è solo una famiglia di poveri espatriati,
rigidi e formali e con un repertorio limitato ai soli inni religiosi.
Galeotta è una mosca che Maria ingoia durante un’esibizione, situazione che suscita l’ilarità del
pubblico e che spalanca le porte del successo alla famiglia anche in America. Maria capisce che la
comunicazione con gli spettatori è fondamentale e che un programma musicale meno impegnato è la
chiave del paradiso.
E improvvisamente il lavoro sembra piovere dal cielo. I Von Trapp investono i loro risparmi in una
magione del verde Vermount che ricorda loro la Patria ormai lontana. E’ il 1942 e la famiglia
austriaca non conosce riposo: tournè estenuanti per otto mesi l’anno, affitto delle stanze ai turisti e
sciatori, campi estivi canori, organizzazione dei lavori di casa e merchandising vario. Maria una ne fa
e cento ne pensa, ma il più delle volte a realizzarla sono i dieci figli e il capitano, il vero punto di
equilibrio della famiglia, almeno fino alla sua morte nel 1947.
Maria entra in depressione: vede la famiglia che comincia a sfasciarsi e, senza l’aiuto del marito, non
sa più come tenerla unita, obiettivo fondamentale non solo a livello di affetti ma anche di business. I
figli ormai grandi rivendicano spazi fino ad allora negati. Rosmarie, figlia naturale di Maria e Georg,
tenta la fuga ma riacciuffata viene sottoposta ad elettrochoc. Johanna viene segregata in camera
dopo aver annunciato alla madre di volersi sposare. L’unica soluzione è scappare da casa.
È il 1956 e il coro della famiglia Von Trapp si scioglie definitivamente. Inizia la leggenda. Nello
stesso anno Maria cede i diritti sulla sua storia ad un produttore tedesco che ne trae ben due film.
Tre anni dopo debutta a Broadway il musical che apre le porte al capolavoro cinematografico con
Julie Andrews. Per tutti la famiglia Von Trapp rimane quella impressa nelle sequenze del film del
1965, anche per la stessa Maria che, fino alla sua morte, nel 1987, si identifica a tal punto con il suo
alter ego cinematografico, da alzarsi durante la scena del matrimonio e percorrere i corridoi dei
cinema come se fossero la navata della chiesa di Salisburgo per ricongiungersi ancora una volta con
Georg, amato soprattutto dopo la sua morte.
Vittoria Belvedere come Julie Andrews
Peep Arrow – Il Sistina celebra i 50° dall’uscita nei cinema del mondo di “Tutti insieme
appassionatamente” (in originale “The sound of music”), con la nuova produzione del musical
firmato Rodger&Hammerstein, ormai un classico che si tramanda di generazione in generazione.
Luca Ward darà voce al Barone Von Trapp ruolo al cinema ricoperto da Christopher Plummer ,
Vittoria Belvedere a Maria ruolo ricoperto al cinema da Julie Andrews. Con loro in scena sette
bambini dai 4 ai 17 anni (compresa la figlia di Vittoria Belvedere).
La produzione firmata Peep Arrow – Il Sistina con un cast di professionisti della Compagnia Stabile
del Musical e su regia di Massimo Romeo Piparo, è stata effettuata su licenza esclusiva della
Fondazione “Rodger&Hammerstein” di New York ed è in tournèe nella Penisola. L’adattamento delle
liriche dello storico musical (precedente di qualche anno al film, visto che è uscito a Broadway nel
1959) è di Francesca Nicotra che ha deciso di prendere una direzione autonoma rispetto alla
traduzione degli anni ’60 firmata da Antonio Amurri e che per anni ci ha accompagnato dall’asilo alle
gite degli scout alla serate simil karaoke davanti alla tv di casa. La direzione musicale poi è di
Emanuele Friello, le scene dell’Austria anni 30 di Teresa Caruso e i costumi di Cecilia Betona con le
coreografie di Roberto Croce. Con Luca Ward e Vittoria Belvedere ci sono anche Giulio Farnese,
Enrico Baroni, Sabrina Marciano, Silvana Isolani, Donatella De Felice Marika Franchino, Carlo
Alberto Gioja, Riccardo Sinisi e Ado Mamo.
Ecco le prossime date:
TORINO 3.03.2015 – 8.03.2015 (TEATRO ALFIERI)
GENOVA 12.03.2015 – 15.03.2015 (POLITEAMA GENOVESE)
Salisburgo e i luoghi di "Tutti insieme
appassionatamente"
I cinquant’anni dall’uscita nei cinema di tutto il mondo di “Tutti insieme appassionatamente”
(in originale “The sound of Music“), film diretto da Robert Wise con una strepitosa Julie
Andrews, forniscono un’ottima scusa per attraversare le Alpi e andare a Salisburgo a toccare con
mano i luoghi delle riprese. E in effetti, da cinquant’anni, fan di tutto il mondo si riversano a frotte
nella città di Amadeus Mozart per scoprire non tanto la vera magione della famiglia Von Trapp a cui
si è ispirato il musical, quanto i paesaggi e i castelli protagonisti delle riprese in cinemascope di
Wise. L’iniziale fenomeno in sordina, negli anni, si è tramutato in una specie di pellegrinaggio di
massa, tanto che lo stesso organo del turismo della città austriaca ha dovuto prendere
provvedimenti e segnalare sul proprio sito web i luoghi delle riprese del celebre blockbuster. Ma
tant’è.
Ogni scusa è valida pur di scoprire la città che custodisce al suo interno tesori architettonici e
paesaggistici difficili da dimenticare. Vicinissima al confine con la Baviera meridionale, Salisburgo è
sorta in epoca romana sul fiume Salzach ai piedi di imponenti catene montagnose che circondano la
città, e nel tempo si è arricchita di fortezze, castelli e cattedrali tanto da essere dichiarato Unesco.
In ogni caso il percorso per i luoghi di “Tutti insieme appassionatamente” è piuttosto semplice,
quanto meno per quelli custoditi all’interno di Salisburgo è piuttosto semplice e fornisce l’occasione
per visitare alcuni dei luoghi più evocativi della città. Per i meno intraprendenti comunque non
manca l’offerta di tour organizzati. Ormai da tempo i tour operator si sono visti costretti ad
affiancare alle proposte sui luoghi di Mozart, quelli sui luoghi delle riprese del colossal del 1965.
Qualcuno potrebbe anche dire “o tempora o mores”….ma i fan di “Tutti insieme appassionatamente”
non si offendono e continuano il pellegrinaggio….
Ecco comunque tutti i post da non perdere se si vogliono ripercorrere le scende del film di Robert
Wise, possibilmente con la colonna sonora del musical come accompagnamento per eventuali
karaoke improvvisati.
1-Convento delle Benedettine Nonnberg con affreschi del XIII secolo dove le monache cantano
‘Maria';
2-Giardino e Castello Mirabell dove Maria e i bambini cantano ‘Do-Re-Mi';
3-Piazza e Fontana della Residenza ripresa mentre Maria canta ‘I have confidence in me';
4-Felsenreitschule dove la famiglia Von Trapp canta la sua canzone d’addio e il Barone canta la
struggente “Edelweiss”;
5-Cimitero di St. Peter è questo il luogo in cui furono girate le scene della fuga;
6-Castello di Leopoldskron, o meglio la facciata che dà sul lago, rappresenta la residenza della
famiglia Von Trapp;
7-Il gazebo dove Liesl canta “16 going to 17” e Maria “Something good” si trova oggi nel parco del
Castello di Hellbrunn residenza di campagna dei principi- vescovi edificata nei primi del Seicento e
nota per i magnifici giochi d’acqua disseminati nel parco. Nel film però si trovava ancora nel Castello
di Leopoldskron.;
8-Castello Frohnburg, il cui cortile e la facciata principale fungevano da scenario.
9-La scalinata verso il monte Mönchsberg
Altre scene furono girate fuori della città, fra l’altro,
1-nel Castello di Anif,
2- nella Fortezza Hohenwerfen,
3- a Mondsee (è nella Cattedrale di Mondsee che nel film si celebra il matrimonio di Maria con il
barone),
4-Fuschl,
5- St. Gilgen,
6-St. Wolfgang
Tutti insieme appassionatamente: 50 anni
da record
Cinquant’anni portati benissimo. “Tutti insieme appassionatamente” si appresta a festeggiare il
primo mezzo secolo dall’uscita nei cinema di tutto il mondo. Era il 2 marzo 1965 quando il film di
Robert Wise “The sound of music” (titolo originale di “Tutti Insieme appassionatamente”) uscì per
la prima volta nei cinema, portando alla ribalta la storia (vera) della famiglia von Trapp.
Da allora “Tutti insieme appassionatamente” non smette di collezionare record su record: premi
(nominato a dieci premi Oscar ne vinse, nel 1966, ben cinque: miglior film, miglior regia, miglior
colonna sonora, miglior montaggio e miglior sonoro), incassi (terzo incasso di sempre nella storia
del cinema), numero di trasmissioni in tv (la prima peraltro è decisamente successiva all’uscita in
sala del film e risale al 1979 sulla Nbc), record di audizioni per i ruoli dei sette figli von Trapp
(oltre 200 bambini provinati, tra cui sono stati scartati Mia Farrow, Leslie Anne Down, Geraldine
Chapline, Kurt Russell), celebrazioni in tutto il mondo, rappresentazioni teatrali, concorsi, tour per i
luoghi del film (a Salisburgo, dove il film è stato girato, si contano ormai più tour per i luoghi di
“Tutti insieme appassionatamente” che per quelli di Mozart) e per quelli della storia reale (negli Usa
dove i von Trapp hanno aperto strutture alberghiere), vendite record dell’album ai quattro
angoli del globo (si è aggiudicato il secondo posto tra gli album più venduti in Gran Bretagna di
tutti gli Anni 60, una decade non proprio priva di musicisti di prim’ordine), cartoni animati e
persino serate karaoke nei cinema che hanno inaugurato le serate-evento Sing a long, formule poi
riproposte anche su altri musical.
Non solo. “Tutti insieme appassionatamente” è stato il solo film straniero la cui trasmissione era
consentita nell’Unione Sovietica negli anni della Guerra fredda e, a quanto riportano le cronache, in
quegli stessi anni la Bcc aveva previsto la trasmissione via radio proprio di “Tutti insieme
appassionatamente” in caso di attacco nucleare al suolo britannico. E, ci si può scommettere, non è
finita qui.
Le vicende della numerosa famiglia austriaca canterina sfuggita dai nazisti attraverso le
montagne per poi sbarcare negli Usa e dare vita ad un coro di successo, era già stata portata sugli
schermi dal film tedesco con Die Trapp Familie del 1956 e dal sequel di due anni dopo, Die TrappFamilie in Amerika, 1958), diretti da Wolfang Liebeneiner e basati sull’autobiografia di Maria
Augusta von Trapp del 1949.
L’omonimo musical di Richard Rodgers e Oscar Hammerstein II è di poco successivo visto che
“The sound of music” esce nei teatri americani e inglesi rispettivamente nel 1959 (la prima
produzione di Broadway è rimasta in scena per 1.443 performances, vincendo sei Tony Awards, Best
Musical incluso) e nel 1961. Ma è solo nel marzo del 1965, che con il successo planetario del film di
Wise, la storia della famiglia von Trapp portata sullo schermo da Julie Andrews (nel ruolo di
Maria) e da Christopher Plummer (nel ruolo di Georg von Trapp), si trasforma in mito o se si
preferisce in un grande classico del cinema e della musica. Zuccheroso forse, pieno di buoni
sentimenti di sicuro e con un approfondimento sia del contesto storico sia dei personaggi piuttosto
limitato. Ma nonostante tutto questo “Tutti insieme appassionatamente” è ormai entrato
nell’immaginario collettivo. Un successo a cui indubbiamente hanno concorso le musiche Richard
Rodgers su testi di Oscar Hammerstein II, oltre alle voci dei protagonisti e, per quanto ci
riguarda, dei doppiatori (una su tutti Tina Centi “vera” voce italiana di Julie Andrews e non solo per
“Tutti insieme appassionatamente”) sui testi tradotti e riadattati da Antonio Amurri.
“Tutti insieme appassionatamente” è solo ispirato alla reale storia dei von Trapp (d’altro canto la
fuga a piedi in Svizzera da Salisburgo suggerita dal film, non è questione di una notte….ma di 200
km e infatti i von Trapp reali si limitarono a fuggire dall’Austria in treno via Italia). La famiglia von
Trapp, ironia della sorte, ha potuto godere solo di riflesso del successo del film di Wise, avendo
ceduto i diritti sulla loro storia ai produttori tedeschi per i due film girati negli Anni ’50 per 9.000
dollari (equivalenti oggi a 78.070 dollari). Dopo diversi passaggi sul suolo americano (fu la
Paramount infatti ad acquisire per prima i diritti dai produttori tedeschi), Twentieth Century Fox si
aggiudicò nel giugno del 1960 i diritti per l’adattamento cinematografico del musical già in scena a
Broadway per 1,25 milioni di dollari (oggi equivalenti a10 milioni). Non poco…ma considerando gli
incassi un vero e proprio affare visto che, stando alle cronache, è stato proprio “Tutti insieme
appassionatamente” a salvare la Twentieth Century Fox dal collasso finanziario determinato dalla
produzione di Cleopatra del 1963 che rischiava di mandare in bancarotta la casa cinematografica.
Un anniversario quindi che non può passare sottotraccia. Austria e Usa si stanno preparando alle
celebrazioni del film che dovrebbe addirittura tornare nelle sale cinematografiche in una nuova
versione restaurata. Negli Usa si parla persino di una crociera a tema per l’anniversario d’oro di
“Tutti insieme appassionatamente” mentre a Salisburgo è già fissato per giugno un apposito festival
“The sound of music 50th Anniversary Festival“.
In Italia intanto l’anniversario di”Tutti insieme appassionatamente” si può festeggiare a teatro con
Luca Ward e Vittoria Belvedere, regia di Massimo Romeo Piparo.
Dopo il debutto di successo al teatro Sistina di Roma, il musical che vede in scena la ormai
collaudata coppia Luca Ward (già Georg von Trapp nell’edizione con Michelle Hunziker) e Vittoria
Belvedere, è in tournée in Italia.
Ecco i prossimi appuntamenti con “Tutti insieme appassionatamente” a teatro:
CATANZARO 18.02.2015 – 19.02.2015 (TEATRO POLITEAMA)
BARI 21.02.2015 – 22.02.2015 (TEATROTEAM)
ASSISI 27.02.2015 (TEATRO LYRIK)
MONTECATINI 1.03.2015 (TEATRO VERDI)
TORINO 3.03.2015 – 8.03.2015 (TEATRO ALFIERI)
GENOVA 12.03.2015 – 15.03.2015 (POLITEAMA GENOVESE)
BOLZANO 17.03.2015