Sostanze tossiche nei vestiti per bambini

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Sostanze tossiche nei vestiti per bambini
Sostanze tossiche nei vestiti per bambini
La denuncia in un rapporto di Greenpeace
MICHELA CANZIO 14/01/2014 – LA STAMPA TUTTOGREEN
Sostanze chimiche pericolose sono state trovate in vestiti e calzature per bambini di grandi marchi
come Disney, Burberry e Adidas, secondo il nuovo rapporto reso noto oggi da Greenpeace Asia
dal titolo “Piccoli mostri nell’armadio”. I test sono stati condotti su prodotti di 12 note aziende tra cui
American Apparel, GAP, Puma e Nike. I risultati mostrano che non vi è grande differenza tra le
concentrazioni di sostanze chimiche nei vestiti per bambini – un gruppo che è più vulnerabile
all’inquinamento – rispetto a quelle riscontrate nei vestiti per adulti che sono stati analizzati in
precedenti analisi condotte dall’associazione.
“Un vero incubo per i genitori che desiderino comprare vestiti che non contengano sostanze
chimiche pericolose” afferma Chiara Campione, responsabile del progetto The Fashion Duel di
Greenpeace Italia. “Questi piccoli mostri chimici li troviamo ovunque, dai vestiti di lusso a quelli più
economici, e stanno contaminando i nostri fiumi da Roma a Pechino. Le alternative per fortuna ci
sono e per questo l’industria dovrebbe smettere di usare i piccoli mostri, per il bene dei nostri
bambini e delle future generazioni”.
Tutti i marchi testati hanno almeno un prodotto nel quale sono state rilevate sostanze chimiche
pericolose. Le concentrazioni, ad esempio, di PFOA (acido perfluorottanico) in un costume Adidas
erano molto più elevate del limite previsto da Adidas stessa nella sua lista di sostanze proibite,
mentre una maglietta per bambini di Primark conteneva l’11 per cento di ftalati. Alti livelli di
nonilfenoli etossilati sono stati trovati invece in prodotti di Disney, American Apparel e Burberry.
PFOA, ftalati e nonilfenoli etossilati sono interferenti endocrini, sostanze che, una volta rilasciate
nell’ambiente, possono avere potenzialmente effetti dannosi sul sistema riproduttivo, ormonale o
immunitario. “Grazie alla pressione dei genitori e dei consumatori in tutto il mondo, alcuni dei
maggiori marchi hanno già aderito all’impegno Detox che abbiamo proposto loro, e molti di loro
hanno già iniziato un percorso orientato alla trasparenza e all’eliminazione delle sostanze tossiche
dalla loro filiera, ma non basta” spiega Campione.
La Cina rimane il maggior produttore al mondo di tessile e Greenpeace chiede al governo di
bandire le sostanze pericolose dall’industria. È importante che il governo pubblichi una lista nera di
sostanze da eliminare e chieda alle imprese di agire immediatamente rendendo pubbliche le
informazioni sulle sostanze impiegate, per facilitare un processo di trasparenza e pulizia dell’intera
filiera. Greenpeace chiede alle imprese di riconoscere l’urgenza e di comportarsi da leader sulla
scena globale, impegnandosi a non rilasciare sostanze chimiche pericolose entro il 1 gennaio
2020. Dal lancio della campagna di Greenpeace “Detox” nel luglio 2011, 18 importanti aziende del
settore dell’abbigliamento – tra cui Valentino, Mango e Zara - si sono già impegnate
pubblicamente.
NOTE
I 12 marchi i cui prodotti sono stati testati da Greenpeace per la ricerca “Piccoli mostri
nell’armadio”: Adidas, American Apparel, Burberry, C & A, Disney, GAP, H&M, LI-Ning, Nike,
Primark, Puma, Uni-qlo.
I 18 marchi che hanno sottoscritto l’impegno Detox: Benetton, C&A, Canepa, Coop Svizzera,
Esprit,G-Star Raw, H&M, Inditex, Levi’s, Limited Brands, Mango, Marks & Spencer, Puma, Fast
Retailing, Valentino, Adidas, Li-Ning, Nike.