scarica pdf - Primissima

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rivista programma dei cinema
www.primissima.it
gennaio LE TRAME E LE IMMAGINI DI TUTTI I FILM
n°
1
20 Anni
Le sette anime di
Will Smith
yes man
Operazione
Valchiria
australia
Revolutionary
Road
interviste: muccino, fraser, Streep, verdone
ia I primi
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te
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Quest'anno Prim
20 Anni
di attività
INTERVISTE
38 gabriele muccino
40 brendan fraser
42 MERYL Streep
43 Carlo Verdone
;
10
Oscar Bet
RUBRICHE
6
calendario
24
italians
12
sette anime
26
Ti amerò sempre
14
yes man
28
milk
16
australia
30
Tutti insieme
inevitabilmente
18
Viaggio al centro della terra 3D
32
Operazione Valchiria
20
Beverly Hills Chihuahua
34
il dubbio
22
Tony Manero
36
Revolutionary Road
12
18
26
rivista programmma dei cinema • anno 20 n.1 - gennaio 2009
Free magazine nato il 1 giugno 1990 distribuito gratuitamente nelle sale cinematografiche italiane
Direttore responsabile
Art direction BRIVIDO & SGANASCIA
piero cinelli
Grafici PATRIZIA MORFù [email protected]
LUCA FODDIS
[email protected]
Direttore editoriale
hanno collaborato a questo numero
Paolo Sivori
Editore
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tel. fax. +39 0645437670 [email protected]
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nicoletta gemmi, MARCO SPAGNOLI,
pierpaolo festa, boris sollazzo,
LIVIA SAMBROTTA
Calendario a cura di nicoletta gemmi
stampa PFG Grafiche • Ariccia (RM)
distribuzione nazionale CTE
48
46
Primissima club
le battute
34
28
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LA RIVISTA IN ESCLUSIVA
NELLE SALE ASSOCIATE ANEC
Verso gli Oscar
La marcia degli Oscar è già iniziata. Dopo le indicazioni
dell’American Film Institute e dopo le nomination ai Golden
Globe, vi invitiamo a scoprire i candidati più forti e magari indovinare i campioni dell’Academy di quest’anno.
4
Meryl Streep - The Doubt
Brad Pitt - The Curious Case of Benjamin Button
5 secondi per i vincitori delle categorie tecniche, un minuto e mezzo per le star.
Questi sono i tempi ristrettissimi che l’Academy dà ai premiati sul palco per pronunciare il discorso di ringraziamento, prima che il direttore d’orchestra dia l’ordine di
far ripartire la musica. Il posto è il Kodak Theatre di Los Angeles, la data è il 22 febbraio
2009 e la cerimonia è quella degli Academy Awards, meglio conosciuta come la ‘Notte
degli Oscar’.
Vincere un Oscar significa entrare dalla porta principale nella storia del Cinema. Non esiste
altro Premio così importante, per questo non solo gli studios di Hollywood si mobilitano
ogni anno, per spingere al massimo i propri candidati, ma anche la stampa ‘globale’ segue
con particolare attenzione questo carosello di stelle. Quest’anno sono molti gli interrogativi aperti, che rendono ancora più impaziente l’attesa. Gomorra riuscirà ad ottenere la
nomination? Wall-E riuscirà ad uscire dal ghetto del ‘miglior film d’animazione’ per entrare
nella cinquina del ‘miglior film’? Come si comporterà l’Academy con Il Cavaliere Oscuro e
soprattutto con Heath Ledger? Meryl Streep otterrà la 14a nomination? Ed il grande Clint
riuscirà ad ottenerla con la sua ultima interpretazione? I grandi Studios faranno man bassa
delle nomination, dopo il malcontento della scorsa edizione che fu dominata dal cinema
d’autore (dai Fratelli Coen a Paul Thomas Anderson)? Ah, saperlo! I bookmakers sono già
al lavoro, noi azzardiamo qualche previsione.
Dopo che l’American Film Institute ha decretato i migliori film del 2008 e che l’Hollywood
Foreign Press ha annunciato le nomination ai Golden Globe, i titoli in gara per l’Oscar sono
con tutta probabilità già individuati: si parte con Revolutionary Road (4 nomination ai
Globe) che segna il ritorno della coppia Kate Winslet/Leonardo DiCaprio, undici anni dopo
Titanic. Ed è proprio la Winslet che con due ruoli interessanti (la vedremo anche in The
Reader) si prenota per la statuetta alla migliore attrice; se la vedrà contro la straziante
performance di Angelina Jolie in Changeling e quella di Meryl Streep, la suora inquisitrice
ne Il dubbio (5 nomination). Nella categoria migliore attore, sarà guerra tra il Wrestler
Mickey Rourke, fresco di Leone d’Oro, e Frank Langella per il notevole Frost/Nixon (5
nomination), decisamente il miglior film di Ron Howard… ma attenzione anche a Brad
Pitt, per il ruolo del vecchietto che morì bambino nel colossal fantasy The Curious Case of
Benjamin Button (5 nomination) e Sean Penn primo consigliere comunale che fece outing
in Milk di Gus Van Sant. La vera sorpresa potrebbe essere il piccolo grande film di Danny
Boyle, The Millionaire (4 nomination): una storia d’amore gioiosa e strappalacrime, a metà
strada tra Bollywood e Frank Capra. La sfida più interessante è quella del migliore attore
non protagonista, statuetta che potrebbe essere contesa tra Heath Ledger (Il Cavaliere
Oscuro), Robert Downey Jr e Tom Cruise (Tropic Thunder), tutti e tre già candidati al
Golden Globe. Vincerà il giovane attore scomparso e già diventato un’icona oppure le due
grandi star in versione politicamente scorretta?
Ma la domanda finale: dopo aver fatto incetta di premi italiani e internazionali, riuscirà
Gomorra di Matteo Garrone ad entrare tra i finalisti per il miglior film straniero? Noi
scommettiamo tutto sul sì, ma per saperlo in maniera ufficiale si dovrà attendere il 22
gennaio quando saranno finalmente annunciate le nomination dell’81sima edizione degli
Academy Awards.
Leonardo DiCaprio e Kate Winslet
Revolutionary Road
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Calendario
2 gennaio
The Strangers
(Usa, 2008)
Regia di Bryan Bertino
con Liv Tyler, Scott Speedman,
Gemma Ward, Kip Weeks, Laura
Margolis
85’, Universal Pictures, horror
davanti agli occhi
(The Life Before Her Eyes, Usa, 2007)
Regia di Vadim Perelman con
Uma Thurman, Evan Rachel
Wood, Eva Amurri, Gabrielle
Brennan
90’, Mediafilm, thriller
Lissy - Principessa alla riscossa
(Lissi und der wilde Kaiser,
Germania, 2008)
Regia di Michael Herbig
85’, Moviemax, animazione
Ispirato a fatti di cronaca vera, The Strangers, apre il 2009
all’insegna della paura. Kristen e James sono una coppia felice.
Una sera, dopo aver preso parte ad un matrimonio, tornano nella
loro casa di vacanza, immersa nella natura e isolata. Ma quella
che doveva essere una piacevole serata di festa si trasforma in un
incubo quando nel cuore della notte qualcuno bussa alla porta,
chiedendo di Tamara. Per Kristen e James è l’inizio di un incubo
che li vedrà perseguitati da tre misteriosi e minacciosi stranieri
mascherati.
La vita felice di Diana McFee (Uma Thurman) comincia ad incrinarsi
man mano che si avvicina l’ anniversario di un tragico evento che
costò la vita alla sua migliore amica. Diana ha una figlia, un marito
e un’esistenza tranquilla, ed ha quasi cancellato il suo passato, o
almeno una parte. Ma qualcosa si riaffaccia continuamente nella
sua mente, costringendola a rivivere i giorni precedenti fino a
quello tanto misterioso quanto violento, che vide scorrere il sangue
nella sua scuola.
Lissy e il Kaiser Franz sono una coppia meravigliosa. Vivono in un
mondo armonioso dove le banconote servono per scaldarsi e le
palline di cioccolato per giocare a golf. All’improvviso però nuvole
minacciose si addensano nel cielo azzurro del castello di Schöngrün. La Principessa Lissy viene rapita da uno Yeti gigante. Mentre
Franz parte alla ricerca della sua adorata, Lissy, viziata e vezzosa,
dopo aver cercato inutilmente di scappare dalle grinfie del gigante
delle nevi, scopre che sotto quei 10 centimetri di folta pelliccia
batte un cuore. La voce italiana di Lissy è di Lorella Cuccarini.
9 gennaio
W.
(Usa, 2008)
Regia di Oliver Stone
con Josh Brolin, Elizabeth Banks,
Thandie Newton, Rob Corddry,
James Cromwell, Ellen Burstyn,
Richard Dreyfuss, Ioan Gruffudd,
Scott Glenn
129’, Dall’Angelo Pictures,
biografico
Un matrimonio all'inglese
(Easy Virtue, UK, 2008)
Regia di Stephan Elliott
con Jessica Biel, Ben Barnes,
Kristin Scott Thomas, Colin Firth,
Kimberley Nixon
95’, Eagle Pictures,
drammatico/commedia
Biografia non ufficiale e non autorizzata della resistibile ascesa
al potere dell’ormai ex Presidente degli Stati Uniti d’America
George W. Bush.
Nei panni di George W. un mimetico quanto
convincente Josh Brolin. Senza nessuna velleità scandalistica
Oliver Stone lo racconta come un giovane ricco ed alcolizzato,
poco stimato da un padre molto ingombrante, che grazie ad
una fede autentica e ad una grande determinazione è riuscito
a diventare l’uomo più potente della terra
Basato sulla pièce teatrale di Noel Coward scritta nel 1924. Inghilterra, primi anni ‘30. Una bella e disinibita donna americana (Biel),
neodivorziata, si fa prendere dalla passione travolgente per un
giovanotto inglese (Barnes) conosciuto a Montecarlo ed organizza
in tutta fretta il matrimonio. Tornata dal viaggio di nozze dovrà
fare i conti con i nuovi suoceri (Scott Thomas e Firth), conservatori, benpensati e soprattutto ipocriti, che non vedono di buon
occhio il matrimonio dell’amato figlio con una donna dalla forte
personalità, e per giunta americana, scatenando una devastante
guerra in punta di forchetta.
Valzer con Bashir
Valzer con Bashir
(Waltz With Bashir, Israele,
2008)
Regia di Ari Folman
90’, Lucky Red, animazione
Lasciami entrare
(Let the right one in, Svezia,
2008)
Regia di Tomas Alfredson
con Kåre Hedebrant, Lina
Leandersson, Per Ragnar, Henrik
Dahl
114’, Bolero Film, thriller
Vera e propria sorpresa, scoperta al Festival di Cannes, Valzer con
Bashir colpisce per le molte chiavi di lettura. Un documentario in
animazione, un’indagine coraggiosa e rigorosa, basata sulla testimonianza di alcuni reduci, della strage avvenuta in Libano, nel
1982, nei campo profughi palestinesi di Sabra e Shatila. A quel
tempo Folman faceva parte dell’esercito israeliano e il suo lavoro è
quasi una sorta di pubblica espiazione, una denuncia basata su una
serie di interviste filmate e poi trasformate in animazione.
Chi ha accostato questo film a Twilight non ha colto fino in fondo
il senso della pellicola di Alfredson, ispirato all’omonimo romanzo
di John Ajvide Lindqvist. Lasciami entrare parla di Eli, una ragazzina vampiro, ma non c’è nulla in lei dell’aspetto romantico e
dandy che altri film sulle creature delle tenebre hanno mostrato.
La sua condizione è una dannazione e in questo caso il vampirismo è usato come metafora della solitudine dell’essere umano.
L’altro protagonista è Oskar, 12 anni come Eli, e tra i due sboccia
un sottile idillio, che dà al ragazzo la forza di ribellarsi alla sua
situazione di emarginazione.
16 gennaio
APPALOOSA
(Usa, 2008)
Regia di Ed Harris
con Viggo Mortensen, Ed Harris,
Renée Zellweger, Jeremy Irons,
Timothy V. Murphy, Luce Rains
114’, 01 Distribution, western
Imago Mortis
(Italia/Spagna, 2008)
Regia di Stefano Bessoni
con Geraldine Chaplin, Leticia
Dolera, Silvia De Santis, Jun
Ichikawa
100’, Medusa, horror
The Horsemen
(Usa, 2008)
Regia di Jonas Akerlund
con Dennis Quaid, Zhang Ziji,
Lou Taylor Pucci, Clifton Collins
Jr., Patrick Fugit
110’, Moviemax, horror
Vuoti a rendere
(Empties, Repubblica Ceca/UK,
2007)
Regia di Jan Sverak
con Zdenek Sverak, Tatiana
Vilhelmová, Daniela Kolarova,
Alena Vránová
100’, Fandango Distribuzione,
commedia
Evento al Festival Internazionale del Film di Roma, il secondo film
da regista (dopo Pollock) dell’attore Ed Harris segna il ritorno al
grande western classico. Territori del New Mexico, 1882. Lo sceriffo Virgil Cole (Harris) ed il suo vice Everett Hitch (Mortensen)
vengono assoldati dalla comunità di minatori di Appaloosa, una
cittadina senza legge, che devono difendersi dai soprusi di Randall
Bragg (Irons), proprietario terriero e uomo senza scrupoli. Tuttavia,
l’arrivo di un’attraente vedova, Allison French (Zellweger), scombussolerà i piani dei due compagni.
Bruno, orfano di entrambi i genitori, è arrivato in Italia dalla
Spagna per studiare regia presso la Scuola Internazionale di
Cinema Murnau e, per pagare la retta, di notte lavora presso
l’archivio. Bruno non ha molti amici, ma stabilisce un buon
rapporto con Arianna, una sua compagna di corso. Ma ad un
certo punto le cose cominiciano a precipitare. Il ragazzo inizia
a percepire strane presenze, ad avere terribili visioni e confonde
la realtà con la fantasia. Convinto, però, che le sue sensazioni
siano indizi per svelare qualche terribile segreto celato nella
storia della scuola, Bruno decide di indagare.
New York. Un serial killer uccide le sue vittime in maniera
apparentemente casuale. Il detective Breslin (Quaid) scopre
che la soluzione dell’enigma sta nella Leggenda dei 4 Cavalieri dell’Apocalisse e attraverso la corretta interpretazione delle
tracce lasciate sulla scena del crimine è convinto di riuscire ad
anticipare le mosse dell’assassino. Poco a poco scopre però che
il comune denominatore di tutte le vittime è un terrificante
elemento che porta direttamente proprio a lui.
Josef, professore di letteratura al liceo, rendendosi conto di
non capire più i suoi studenti, decide di andare in pensione. Ma
incapace di starsene a casa finisce a lavorare in un supermercato al bancone della resa delle bottiglie. Per scoprire, con sua
grande soddisfazione, nonostante l’età, che sono soprattutto le
signore a riportare le bottiglie. Josef ha modo di usare il suo
fascino, prima del tramonto, e aiutare anche qualche amico
‘zitello’. Nuova collaborazione padre-figlio (dopo Kolya) con
papà Zdenek Sverak protagonista (e sceneggiatore) ed il figlio
Jan dietro la macchina da presa.
23 gennaio
Defiance - I giorni del coraggio
(Defiance, Usa, 2008)
Regia di Edward Zwick
con Daniel Craig, Liev
Schreiber, Jamie Bell
137’, Medusa,
drammatico/guerra
La pellicola, basata su fatti storici, racconta le gesta dei tre fratelli
Bielski che, durante la Seconda Guerra Mondiale scapparono dalla Polonia occupata dai nazisti, per rifugiarsi nelle foreste della Bielorussia,
dove si unirono alla resistenza russa, costruendo un villaggio che permise di salvare più di 1.200 ebrei. La sceneggiatura, scritta a quattro
mani dal regista Edward Zwick (L’Ultimo Samurai, Blood Diamond) e
da Clayton Frohman, è stata sviluppata partendo dal romanzo del 1993
di Nechama Tec, Gli ebrei che sfidarono Hitler. Daniel Craig abbandona
i panni di 007 per indossare quelli di un partigiano.
IL RESPIRO DEL DIAVOLO
(Whisper, Usa, 2007)
Regia di Stewart Hendler
con Josh Holloway, Jennifer Shirley,
Blake Woodruff, Michael Rooker
95’, Eagle Pictures, thriller/
horror
Primo film da protagonista di uno degli
interpreti più amati della serie Lost,
ovvero Josh Holloway, il Sawyer della
serie tv. In questo horror è l’ex galeotto Max Truemont che viene assoldato
per rapire un bambino di otto anni,
figlio di una delle donne più ricche
dello stato. Presto però il rapimento
diviene qualcosa di molto particolare
quando il bambino, David (Woodruff),
inizia a dimostrare di non essere tanto
innocente ed indifeso e di possedere
inquietanti capacità di entrare nella
mente delle persone e di aizzarle l’una
contro l’altra.
30 gennaio
Quarantena
(Usa, 2008)
Regia di John Erick Dowdle
con Jennifer Carpenter,
Steve Harris, Jay Hernandez,
Johnathon Schaech
89’, Sony Pictures, horror
mar nero
(Italia, 2008)
Regia di Federico Bondi
con Ilaria Occhini, Dorotheea
Petre, Maia Morgenstern, Vlad
Ivanov, Corso Salani
100’, Kairos Film, drammatico
Remake hollywoodiano dell’horror spagnolo Rec di Balaguerò e
Plaza. Una reporter tv e il suo cameramen seguono una squadra
di pompieri di Los Angeles in un condominio dentro il quale una
vecchia signora si rivela contagiata da qualcosa di inspiegabile
e molto pericoloso. Residenti e vigili del fuoco cercano di evacuare l’edificio, ma scoprono di essere intrappolati. I collegamenti sono tutti tagliati, telefoni e internet non funzionano,
e l’unica testimonianza di ciò che succede dentro quelle mura
sarà ripresa dalla videocamera della troupe tv.
Due donne vivono insieme, nella stessa casa, alla periferia di
Firenze. Gemma è un’anziana da poco rimasta vedova. Angela,
la badante, è una giovane rumena da pochissimo in Italia. Angela e Gemma, inizialmente così diverse, si scoprono simili e
si legano in un rapporto apparentemente idilliaco. Finché non
irrompe, violento, un tragico imprevisto: il marito di Angela,
rimasto in Romania, scompare. L’esordio nella regia di Bondi ha
partecipato a molti festival e Ilaria Occhini ha vinto il Premio
per la Miglior Attrice Protagonista a Locarno.
9 gennaio
Lo straordinario viaggio di
redenzione di un uomo che
cambierà per sempre le vite di sette
sconosciuti. Dopo La ricerca della
felicità continua il sodalizio di
Will Smith & Gabriele Muccino per un
cinema sempre meno hollywoodiano
e sempre più in diretto contatto con
gli interrogativi del dolore ed i
misteri dell’amore.
Sette anime
B
en Thomas è un agente del fisco e
il suo lavoro gli permette una vita
agiata. Finché un giorno questa sua
esistenza serena viene sconvolta per sempre a causa di un incidente stradale in cui
Ben provoca la morte di sette persone, fra
le quali la sua fidanzata. Devastato dai sensi
di colpa e da una profondissima depressione,
l’uomo decide di mettere in atto un piano
diabolico per tentare di rimettere ‘in pari’ la
propria coscienza. Attraverso il proprio suicidio, ed il successivo dono dei suoi organi,
altri sette esseri umani in pericolo di vita e
in attesa di un trapianto, potranno essere
salvati. Inizia così a cercare i suoi candidati: si imbatte prima in un pianista cieco
(Harrelson) e, poi in una donna (Dawson),
affetta da una grave malformazione cardiaca,
alla quale decide di destinare il suo cuore.
Ma a quel punto le cose si complicano perché Ben s’innamora della ragazza. Colei che
– nonostante lui non possa tornare indietro
e cancellare il suo errore - gli farà riscoprire
che cosa è la vita e la sua bellezza.
fa riferimento ad una frase shakesperiana di
Shylock in Il mercante di Venezia: ‘a pound
of flesh’. E sette libre pesano esattamente
gli organi che Ben vuole donare. “Questo
film – ha detto Will Smith – ha chiarito il
mio modo di vedere la vita. Ho capito che la
differenza fra la gioia e il dolore è il senso.
Se trovi uno scopo per la tua vita, trovi la
forza di vivere. I film per me sono un vascello per l’esplorazione di me stesso, raccontare
una storia significa illuminare alcuni elementi
della vita di tutti, una ricerca verso la verità.
Ecco perché ho deciso di fare Seven Pounds,
perché rientra, totalmente, in questo tipo di
ricerca”. Sette anime non è un film sui trapianti o sul tema del suicidio, è una storia
d’amore anomala, ma anche romantica, che
ci riconnette al sempre eterno binomio greco ‘amore e morte’. Da segnalare nel cast il
debutto di Connor Cruise, figlio adottivo di
Tom, che interpreta Ben da bambino.
Sette anime è in parte ispirato ad una storia
vera: quella di un tecnico della Nasa ossessionato dai sensi di colpa per la morte, nel
2003, di sette astronauti nell’esplosione dello Shuttle Columbia. Il titolo Seven Pounds
(Seven Pounds, Usa, 2008)
Regia di Gabriele Muccino
con Will Smith, Rosario Dawson, Woody
Harrelson, Michael Ealy, Barry Pepper
Sony Pictures, drammatico
Sette anime
13
9 gennaio
La prima commedia dell’anno, interpretata da un Jim Carrey
in grandissima forma, ‘pensa positivo’ e insegna a scatenare
il potere del sì: alla vita ed a tutte le sue più incredibili
manifestazioni, dal salto con l’elastico alla ricerca di una
moglie su internet…
Yes Man
(Usa, 2008)
Regia di Peyton Reed
con Jim Carrey, Zooey Deschanel, Bradley Cooper,
Terence Stamp, John Michael Higgins.
104’, commedia, Warner Bros.
Yes Ma
L
a vita di Carl Allen (Carrey) non va più
da nessuna parte. Da quando il suo
matrimonio è finito ha abbandonato
ogni entusiasmo e da tempo si affida all’unica parola che gli piace usare: “no”. La sua,
una volta promettente, carriera in banca è
diventata monotona e senza entusiasmo, il
suo migliore amico (Cooper)
continua a
chiamarlo
p e r p ro porgli di
uscire,
ma tutto
c i ò c he
Carl vuole è passare un’altra serata
s u l d i v a no
in compagnia
della Tv. Prima
di cadere nel
baratro
n
della depressione, viene trascinato ad un
seminario di auto-aiuto chiamato “Yes Man”.
Quando il guru (Terence Stamp) lo mette alle
strette, Carl sarà costretto a fare una promessa a sé stesso, dovrà rispondere sempre di
sì a tutte le richieste che gli faranno: dalle
bevute con gli amici (tutte a carico suo), al
salto con l’elastico, fino a cercare una moglie mediorientale su internet. Scatenando
il potere del sì, Carl si renderà conto che la
sua vita migliora nei modi più incredibili ed
inaspettati… e c’è perfino spazio per una
storia d’amore con Allison (Deschanel), dolce
ragazza fuori di testa che gli ruberà il cuore.
Essere uno Yes Man, però, può anche comportare degli effetti collaterali indesiderati:
fino a che punto dire di sì?
Questa esilarante commedia è basata sulla
vera esperienza raccontata nel romanzo del
giornalista britannico Danny Wallace. L’esplosiva carica di Jim Carrey, tornato alla sua
forma migliore, vi trascinerà in una lunga
serie di risate: “Ho dovuto dire sì a molte cose strane per quanto riguarda questo
film – racconta Carrey - ho preso lezioni di
chitarra, ho studiato il coreano e poi mi sono
buttato giù da un ponte… è stata una mia
idea. La verità è che io sono il peggior nemico di me stesso, perché fare bungee jumping
è tremendo. Quando mi sono messo in piedi
su quel ponte, la mia mente ha cominciato
a correre letteralmente verso ogni pensiero
possibile di morte. Qualche settimana dopo
sono stato colpito da stress post-traumatico.
Avevo gli incubi, mi vedevo precipitare al suolo”. “In un certo senso - continua l’attore
- credo che il film mi somigli. Tendo spesso a
dire sì, anche se non sono un bacia culi. La
mia filosofia, o meglio, quello che mi pare di
aver capito, è che quello che arriva nella vita
è quello che vuoi. Se ti arriva un mattone in
faccia, vuol dire che ti serviva. Se non accetti
la vita e anche le cose negative non otterrai
mai nulla”.
16 gennaio
Lo hanno definito il ‘Via col vento australiano’ e riunisce
i superdivi della terra dei canguri, Kidman, Jackman ed
il regista Luhrmann, in un kolossal epico-romantico, tra
paesaggi e mandrie sconfinate, bombardamenti e una travolgente storia d’amore.
I
nsospettita dai temporeggiamenti del marito, partito da
più di un anno per l’Australia per vendere una grande proprietà, un ranch, più vasto della Lombardia, chiamato Faraway Downs, Lady Sarah Ashley (Kidman) raggiunge con
l’idrovolante il remoto avamposto tropicale di Darwin, nel
nord del continente, per prendere in mano la situazione.
Ad incontrarla a Darwin non trova il marito, bensì un rude
e sprezzante guardiano di bestiame, conosciuto come il
‘Mandriano’ (Jackman). Il viaggio via terra verso Faraway
Downs, sarà doppiamente infelice per la donna, sia per la
profonda avversione che si manifesta tra lei e il Mandriano, e inoltre per
la brutta sorpresa che l’ attende all’arrivo al ranch, dove trova il marito
assassinato da sconosciuti. Unica nota positiva l’incontro con un bambino
semi-aborigeno, Nullah (Walters), destinato ad entrare nella sua vita.
L’infido responsabile del ranch, Neil Fletcher (Wenham), in combutta
con il barone del bestiame King Carney (Brown), cerca di convincere, con
ogni mezzo, la donna a cedere il ranch. Ma quest’ultima ha uno scatto
d’orgoglio: poichè la guerra imminente ha fatto crescere enormemente il
valore della carne per approvigionare le centinaia di migliaia di soldati
in partenza per il fronte, l’unica possibilità per salvare Faraway Downs, è
riuscire a portare i 1500 capi di bestiame del ranch attraverso la regione
settentrionale dell’Australia, fino al porto di Darwin. Sarah e il Mandriano
dovranno unire le forze assieme al piccolo Nullah, ed un eterogeneo gruppo di lavoratori del ranch. Di fronte alla grandezza dei paesaggi, ed alla
difficoltà del viaggio, Sarah si trasforma, scoprendo la passione con il
Mandriano e l’amore materno con Nullah. Ma, quando la guerra lambisce
le coste australiane, questa improbabile famiglia si disgrega e Sarah, il
Mandriano e Nullah devono combattere per ritrovarsi, mentre impazzano
la tragedia e il caos dei bombardamenti giapponesi su Darwin.
Come esplicitamente affermato dal suo autore, Australia ‘è
un omaggio – afferma Luhrmann – a David Lean uno dei miei
registi preferiti. Anche se, mi piace pensare, che il mio cinema
sia più una reinvenzione che un mero rifacimento di classici.
Sicuramente i film che hanno influenzato maggiormente il mio
sguardo per questo lavoro sono stati Via col vento e Lawrence
D’Arabia”. Quindi una Nicole Kidman come Rossella O’Hara e un
Hugh Jackman come Rhett Butler per un’opera magniloquente,
ricca, avventurosa, ‘un grandioso feuilleton strappalacrime’
– come l’hanno definito, dove la suggestione dei paesaggi
dell’outback australiano fa da sfondo oltre che alla storia
d’amore a importanti fatti storici e sociali. Fra le righe, infatti, si affronta la spinosa questione dei rapporti fra bianchi
e aborigeni: il bambino che Lady Sarah adotta; il Mandriano messo al bando perché aveva osato sposare un’aborigena
e l’unione fra i due protagonisti a dispetto della differente
classe sociale.
Australia
(Australia/Usa, 2008)
Regia di Baz Luhrmann
con Nicole Kidman, Hugh Jackman,
Ray Barrett, Bryan Brown
165’, 20th Century Fox, drammatico sentimentale
16 gennaio
Same Planet. Different World. (Stesso pianeta, mondo diverso).
Con questa frase viene lanciato il primo film live-action girato
completamente in 3D digitale. Un’avventura spettacolare, presa dal
romanzo di Jules Verne, proposta con effetti speciali davvero da
capogiro.
Viaggio
al centro
della terra 3D
Durante una spedizione scientifica in Islanda, il visionario
scienziato Trevor Anderson (Fraser), suo nipote Sean
(Hutcherson) e la loro affascinante guida locale Hannah (Briem) si ritrovano inaspettatamente intrappolati in una caverna, in cui l’unica via di fuga è
la discesa sempre più in profondità negli abissi
della terra. Viaggiando attraverso dei mondi
mai visti, il terzetto si ritrova a fronteggiare
delle creature inimmaginabili e irreali, tra
cui delle piante che divorano gli esseri
umani, dei piranha volanti giganti, dei volatili splendenti e dei terribili dinosauri
provenienti dal passato. E, visto che l’attività vulcanica intorno a loro aumenta
senza sosta, i tre esploratori capiscono
rapidamente che devono trovare il modo di tornare sulla superficie terrestre
prima che sia troppo tardi.
La visione di Viaggio al centro del-
la terra 3D è un’indimenticabile esperienza
cinematografica per lo
spettatore. Grazie ad
un’ambientazione spettacolare e all’innovativo e
rivoluzionario uso del 3D
per la prima volta usato in un film live action, Viaggio si rivela
un’avventura epica che trascina il pubblico, inchiodato più che
mai - grazie al 3D - ai nostri eroi, in una corsa sfrenata. Il risultato è davvero sorprendente, grazie anche alla professionalità di
Eric Brevig – al suo esordio nella regia di un lungometraggio – ma
veterano come ‘mago’ degli effetti speciali (Pearl Harbor, Hook,
Men in Black), oltre che vincitore di un Academy Award per il film
Atto di forza. “Prendere il celebre romanzo di Jules Verne – ha
detto Brevig - e svilupparlo in una storia aggiornata con dei nuovi
personaggi, utilizzando una tecnologia moderna, era un’opportunità
incredibilmente eccitante. Il mio obiettivo con questo film era di
catturare quello spirito di avventura e di scoperta, così
come
la convinzione che tutto sia possibile”.
La star Brendan Fraser, reduce dal successo di La Mummia: La Tomba
dell’Imperatore Dragone ha affermato di avere accettato immediatamente il ruolo perché: “Quando vado al cinema, voglio essere
trasportato in un altro mondo. La premessa della storia, unita ad
una sceneggiatura originale piena d’azione, commedia e avventura dall’inizio alla fine mi ha conquistato e ho pensato che sarebbe
successo la stessa cosa al pubblico”. Per rendere al massimo l’effetto
di verosimiglianza in questa storia di fantasia Brevig si è circondato di
uno straordinario gruppo (circa 200) di disegnatori, scenografi, specialisti
negli effetti visivi e professionisti della fotografia. Questa collaborazione ha permesso che
tutta la tecnologia utilizzata risulti invisibile per il pubblico e che, quest’ultimo, sebbene sappia
che ci troviamo in un mondo di fantasia riesca a credere di essere veramente calato
sottoterra o nella giungla.
Viaggio al centro
della terra 3D
23
(Journey to the Center of the Earth,
Usa, 2008)
Regia di Eric Brevig
con Brendan Fraser, Josh Hutcherson,
Anita Briem, Seth Meyers,
Jean Michel Paré
94’, 01 Distribution, fantastico
16 gennaio
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Una viziatiss
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due.
Beverly Hills
C
hloe è una deliziosa femmina di
chihuahua che vive nel lusso che la
sua affezionatissima e ricchissima padrona Viv (Curtis) le propone di continuo.
Nel suo mondo sofisticato - dove i suoi
compagni sono pechinesi, barboncini e carlini viziati quanto lei - non c’è spazio per
un po’ di attenzione a Papi, un chihuahua
maschio ben più ruvido e spartano, innamorato di lei. Ma quando Viv deve partire
e affida Cloe a sua nipote Rachel (Perabo)
le cose prendono una piega inaspettata.
Perché Rachel la porta con sé in Messico,
finendo con il perderla. E allora l’aiuto di
una serie di cani e di animali molto diversi
da quelli che era abituata a frequentare,
Papi compreso, le saranno indispensabili
per ritrovare la strada di casa.
Scordatevi i classici Disney a quattro zampe,
pieni di buoni sentimenti, molto educativi e
molto buonisti, stavolta siamo di fronte ad una
commedia politicamente ‘scorretta’ almeno dal punto
di vista della varia umanità (quella a due zampe) che
non ne esce fuori un granché bene. Discorso diverso per
i quadrupedi, che mostrano molta più solidarietà e capacità di accettare i propri simili, dei loro amici, si fa per
“E’ un film di grande
dire, di razza umana. Insomma una commedia live-action
intrattenimento – afferma il regista
molto canina, che spinge al massimo sul pedale del
Gosnell - che vi farà ridere e piangere”. Un
divertimento, liberamente ispirata a Paris Hilton
modo leggero per riflettere, anche, sulla differenza di
e al suo prezioso chihuahua perduto. Fra le voclasse e sull’importanza delle proprie radici. E le vere stelle
ci canine della versione americana quelle di
dello spettacolo sono gli interpreti canini internazionali (più di
Drew Barrymore, Salma Hayek, Andy Garcia
200 in totale), ben addestrati e amabili, tra cui molti bastardini e
e Placido Domingo.
un’ampia gamma di razze: dobermann, pastori tedeschi, chihuahua, barboncini, carlini, bulldog francesi, San Bernardo, Labrador e bassotti tedeschi.
Beverly Hills Chihuahua
Alcuni sono stati trovati nei rifugi di Los Angeles e in Messico, mentre altri sono
(Usa/Messico, 2008)
dei veterani di Hollywood. Con un inevitabile richiamo a Lilly e il Vagabondo, dove
Regia di: Raja Gosnell
la cagnetta imparava a vivere a contatto con cani di strada: “Nel periodo che passa
con Jamie Lee Curtis, Piper Perabo
in Messico, - continua Gosnell - simbolicamente Chloe si
91’, Walt Disney,
libera
dei suoi vestiti e dei suoi stivali, ma anche di quello
commedia/avventura
che pensava di essere. Alla fine, è capace di accettare un
cane che prima non avrebbe mai degnato di uno sguardo,
perché lui non era di razza pura e al suo livello”.
s Chihuahua
16 gennaio
Miglior Film al torino film festival, Miglior film,
Migliore Attore Premio Fipresci. Candidato all’Oscar
del Cile. Tony Manero è la sorprendente quanto
inquietante opera seconda del talentuoso Larrain
che narra la storia di un uomo ossessionato dal
Travolta de La febbre del sabato sera sullo sfondo
di una paese devastato dalla dittatura.
Santiago del Cile, 1978. Raúl Peralta, un uomo non più
giovane e povero, è folgorato dal film La febbre del sabato sera e dal ballerino rubacuori impersonato sul grande
schermo da John Travolta. La pellicola sta spopolando nelle
sale del Paese, già da molti anni governato dal generale
Augusto Pinochet. Quando un famoso programma televisivo,
annuncia un concorso per trovare dei Tony Manero cileni il
suo sogno sembra a portata di mano. Il febbrile tentativo di
raggiungere la ribalta televisiva non si ferma praticamente
davanti a niente e a nessuno. Contemporaneamente, alcuni
suoi amici e compagni di ballo, coinvolti nell’opposizione
clandestina al regime, vengono perseguitati dalla polizia
politica.
Raúl Peralta, il protagonista, è semi-analfabeta, privo di
qualsiasi ideologia politica o sociale, ed è il figlio di una società che di lui e del suo destino non vuole saperne niente.
Per uscire dalla sua miseria umana si butta anima e corpo
nell’aspirare a diventare come ‘l’eroe americano’ con il quale
si identifica pressoché totalmente: il Tony Manero di La
febbre del sabato sera. “Il film - ha affermato il regista
- è un’analisi spietata dell’errore in cui si incorre credendo
che felicità e successo possano essere ottenuti imitando e
sostituendo la propria cultura con un’altra”. Tony Manero
come ha sottolineato la critica: “mostra il volto reale della
società cilena, ancora incapace di affrontare il suo passato più recente”. “Una società – ha aggiunto Larrain – che
all’epoca di Manero pur avendo le mani lorde di sangue si
affannava ad apparire moderna e alla moda, ignorando le
sofferenze altrui”.
Tony Manero
(Cile, 2008)
Regia di Pablo Larrain
con Alfredo Castro, Paola Lattus, Héctor Morales,
Amparo Noguera, Elsa Poblete98’, Ripley’s Film,
drammatico
tony manero
23 gennaio
Non siamo un popolo
ordinato che fa la fila.
Al metaldetector suoniamo sempre più degli
altri. Simpatici e mascalzoni, ma quando c’è
bisogno siamo sempre
pronti a dare una mano.
Questi sono gli Italiani
all’estero, visti da Giovanni Veronesi.
“Non è un film a episodi, - ci tiene a sottolineare il
regista -. Sono due storie, due piccoli film di un’ora
l’uno”. La prima storia è ambientata a Dubai, e protagonisti sono Fortunato (Castellitto) e Marcello
(Scamarcio), due lestofanti legati da un rapporto
del genere padre/figlio, impegnati a smerciare a
ricchi clienti arabi prestigiose Ferrari rubate. Nella
seconda storia, Giulio Cesare Carminati (Verdone) è
un dentista depresso che, a San Pietroburgo per un
congresso, si ritrova coinvolto in pericolose avventure, prima tentato dal sesso hard, poi alle prese con
la mafia russa. In suo aiuto arriverà una gentile e
sensibile interprete (Rappoport).
ITALIANS
24
Dopo lo straordinario successo di Manuale d’amore 1 e 2, Veronesi prima
di passare al terzo episodio di questa serie, si
concede una ‘vacanza’ e
osserva i suoi connazionali
all’estero. Ne esce una pellicola estremamente divertente e
amarognola, perché è indiscutibile che
noi italiani fuori dai nostri confini sappiamo farci riconoscere. Nel bene e nel male.
Quindi oltre alle cafonate alle quali siamo
abbonati, in Italians si mettono in evidenza
anche gli slanci di gentilezza e altruismo dei
quali siamo capaci. Inoltre il regista ci teneva a raccontare di persone che si spostano
a lavorare all’estero non più con la valigia
di cartone ma con lauree, professionalità e
capacità apprezzatissime in altri Paesi. “I
due film – ha detto Verdone – sono ambientati in due nazioni di frontiera in cui oggi
pare tutto concesso e dove sembra che trionfi
l’amoralità, una causa che l’italiano medio
sposa subito calcolandone immediatamente i
vantaggi. Siamo doppi: vigliacchi e eroi, timidi ed estroversi, impermeabili alla distinzione
dei ceti sociali”.
Italians
(Italia, 2008)
Regia di Giovanni Veronesi
con Sergio Castellitto, Riccardo Scamarcio,
Carlo Verdone, Ksenia Rappoport, Makram
Khoury, Remo Girone, Valeria Solarino
Filmauro, commedia
30 gennaio
"Un film sulla forza delle donne,
sulla loro capacita’ di resistere, di
rimettere insieme i pezzi delle loro vite
e di rinascere. E’ una storia che parla
dei nostri segreti, dell’emarginazione e
dell’isolamento che tutti condividiamo.”
Philippe Claudel
J
uliette (Scott Thomas) esce di prigione
dopo aver scontato una pena di quindici anni per l’assassinio del figlio. Un
isolamento assoluto, in particolare dal contesto familiare che non le ha perdonato il
crimine. Il padre è nel frattempo morto nel
suo disperato rancore, la madre si è chiusa in
una demenza non si sa quanto difensiva e la
giovane sorella Lea (Zylberstein) ha vissuto
la sua vita: ha un marito, due figlie adottive,
una bella casa e un bel lavoro all’università.
La lunga detenzione e la differenza di età
comportano una sorta di estraneità che diventa sempre più palpabile nella quotidianità
che Lea ha scelto di condividere con la sorella
affidatale dai servizi sociali. Fredda, estranea,
rinserrata nel suo dolore Juliette esaspera ma
non smonta gli sforzi ricostruttivi della sorella
che è costretta anche a lottare contro la comprensibile ostilità del marito e le sue perplessità nell’affidarle le sue figlie. Aiutate anche
da un contesto affettuoso ma ignaro, Lea e
Juliette cominciano a ricomporre i ricordi di
un passato lontano facendone la base, non
tanto per una impossibile riconciliazione, ma
per provare a ricominciare.
Film d’esordio del 45enne scrittore e antropologo Philippe Claudel, Ti amerò sempre è
diventato un cult, è piaciuto enormemente alla
critica e si è conquistato ben due nomination
ai Golden Globe: Kristin Scott Thomas nella
categoria Migliore attrice e, poi, la candidatura
per il Miglior Film straniero. “Con questo lavoro
– ha detto il regista – ho cercato di rispondere a
una domanda: è possibile ricostruire un legame
dopo una separazione così lunga, e un evento
atroce che ha soppresso l’intimità che esisteva e
non esiste più? Forse l’unica soluzione è pensare
che quanto è accaduto alla persona che amavi,
che ami, è come se fosse accaduto a te”.
Ti amerò sempre
(Il y a longtemps que je t’aime, Francia/Germania, 2008)
Regia di Philippe Claudel
con Kristin Scott Thomas, Elsa Zylberstein, Serge
Hazanavicius, Laurent Grévill, Frédéric Pierrot
115’, Mikado, drammatico
Ti amerò sempre
23 gennaio
Sean Penn (nomination ai Golden Globe
e in odore di Oscar) interpreta Harvey
Milk. La storia del primo omosessuale
dichiarato a essere stato eletto in
politica e ad avere cambiato con la sua
vita la storia.
L
a storia inizia nel 1970 quando, da New
York, Milk (Penn) si trasferisce a San
Francisco, dove, insieme al suo compagno
Scott Smith (Franco), apre un piccolo negozio
di fotografia: il Castro Camera, nel cuore di un
quartiere popolare che sarebbe presto diventato un punto di riferimento per tutti gli omosessuali d’America. Con la sua brillante ironia
e le sue molto concrete iniziative, Milk diventa
rapidamente un leader, facendo da mentore a
nuovi attivisti come Cleve Jones (Hirsch), conquistando le simpatie anche degli eterosessuali. Finché, primo caso nella storia, viene eletto
consigliere comunale. Ma la sua crescente popolarità stimola anche gelosie, rancori e fobie,
che armano la mano di un altro consigliere
comunale, Dan White (Brolin). Il 27 novembre
del 1978 White spara a Milk e al Sindaco di San
Francisco uccidendoli entrambi.
Senza farne un santino, Gus Van Sant, ci racconta la storia di Harvey Milk, un personaggio
che in Italia non è molto noto, ma negli Stati
Uniti è un simbolo, un paladino della lotta
per i diritti dei gay. E non solo per loro. E’
da almeno una decina di anni che il regista
di Paranoid Park, tenta di raccontare questa
storia. Quando stava per rinunciarci, finalmente il progetto ha preso forma: Sean Penn è
entrato a far parte del cast e ha interpretato
il personaggio con il suo solito talento. Tanto
che, dopo avere preso la nomination ai Golden
MILK
Globe, è tra i favoriti nella corsa agli Oscar.
La pellicola indipendente è costata poco più
di 25 milioni di dollari e, nonostante, non sia
uscita con molte copie negli Usa è diventata
un caso. “Il merito di Milk – ha affermato Van
Sant – è stato proprio quello di mostrarsi, di
dire al mondo: ‘Questo sono io e sono gay’, così
fece capire che era gente come lui, inoffensiva,
che stava per essere ferita da una legge ingiusta
come quella della Proposition 6”. La Proposition
6 impediva agli omosessuali di potere insegnare, una volta usciti allo scoperto, nella scuola
pubblica. In California, qualche mese fa, non è
passata la Proposition 8, quella sui matrimoni
gay. “Non so se ci fosse stato Milk – continua
Van Sant – come sarebbe andata. Ma lui aveva
una teoria: i pregiudizi contro i gay esisteranno
finché questi continueranno a nascondersi e a
vergognarsi della propria omosessualità. Fu un
pensiero che ebbe molta presa sulla comunità
gay, io stesso feci outing dopo che Milk venne
ucciso”.
Milk
(Usa, 2008)
Regia di Gus Van Sant
con Sean Penn, Emile Hirsch, Josh Brolin, Diego
Luna, James Franco
128’, Bim, drammatico
23 gennaio
Genitori divorziati, fratelli
diventati lottatori di wrestling e piccole pesti in movimento.
Vince Vaughn e Reese Witherspoon vi invitano a passare
con loro quattro natali in
un solo giorno, pronti a
farsi travolgere in pieno dal
caos delle loro famiglie.
Una coppia senza più scuse, due paia di genitori divorziati…
e tre anni passati senza far visita a casa…
Tutti insieme
inevitabilmente
N
essuno si gode le vacanze più di Brad (Vaughn) e Kate
(Witherspoon), una coppia felicemente non sposata che,
puntuale come un orologio svizzero, scarica la famiglia
per il giorno di Natale… una tradizione che fanno ogni anno da
quando si sono conosciuti: quella di recarsi presso località esotiche dove possono brindare davanti al mare, ben consapevoli
che hanno evitato il caos… ovvero genitori divorziati,
fratelli fuori di testa e bambini il cui comportamento ricorda il protagonista di Omen-Il presagio. Ma
quest’anno le cose cambieranno: dopo aver indossato la camicia hawaiana e gli occhiali da sole i due
saranno vittime della nebbia che cancellerà tutti i
voli in partenza. Come se non bastasse vengono ripresi dalle telecamere dei giornalisti all’aeroporto;
nemmeno 10 secondi dopo i loro cellulari squillano
all’impazzata. Sono le loro famiglie che li hanno
notati in Tv. Il padre e la madre di Brad (Duvall e
Spacek) e i genitori di Kate (Voight e Steenburgen) e
ai due non verrà data scelta: dovranno immediatamente
partire in macchina per celebrare quattro natali con i loro
genitori divorziati. Una vera maratona che punta dritta
al caos! E mentre Brad continua a tenere d’occhio l’orologio al solo scopo di tornarsene a casa, Kate cambia la sua
percezione: alla fine della giornata i due rimetteranno in
discussione la loro vita di coppia.
“Una volta che si diventa adulti si tende a paragonare la tua vita con quella
dei tuoi genitori e questa può anche
essere una cosa scoraggiante” – dice
il premio Oscar Reese Witherspoon,
consacrata ormai a diventare la nuova
Meg Ryan della commedia americana.
“Le persone vanno avanti e la loro vita cambia ed è interessante vedere i
rapporti che mostriamo nel film – continua l’attrice - Penso che la cosa più
importante a cui abbiamo lavorato era
trovare una certa tranquillità perfino in un
ambiente caotico. Abbiamo lavorato sodo sia
sul copione che davanti
la macchina da presa”.
Il regista Seth Gordon
sottolinea: “Questo è
un film sul tema più
comune delle feste natalizie: l’ansia. La cosa
interessante è la tensione tra chi sei diventato
e chi eri una volta. La
nostra è una storia universale e ti permette di cadere di nuovo
nel tuo percorso del passato. Una cosa
davvero intensa”. “Abbiamo sviluppato
temi classici come il divorzio, fare visita a diverse famiglie, conoscere i tuoi
suoceri e le varie dinamiche – conclude
Vince Vaughn - solo che ci siamo spinti
oltre, dritti verso il divertimento”.
Tutti insieme
inevitabilmente
37
(Four Christmases, Usa 2008)
Regia di Seth Gordon
con Reese Witherspoon, Vince Vaughn,
Robert Duvall, Jon Favreau,
Mary Steenburgen, Sissy Spacek,
Jon Voight
88’, Warner Bros., commedia
30 gennaio
La mattina del 20 luglio 1944 il colonello
Claus von Stauffenberg (Tom Cruise), arrivò al quartier generale di Adolf Hitler in
Prussia per partecipare ad una riunione;
l’uomo portava con sé una valigetta esplosiva. Entrato nella sala, alla presenza del
Führer, Stauffenberg attivò il timer, impostandolo a sei minuti. Senza farsi notare
uscì dalla stanza: quando si trovò a 200
metri di distanza vide l’esplosione. Sfortunatamente qualcuno all’ultimo minuto
aveva involontariamente spostato la valigetta. Questo spostamento e il resistente
materiale del tavolo salvarono la vita a
Hitler che ne uscì incolume nonostante
i diversi morti provocati dallo scoppio.
Stauffenberg rientrò a Berlino, convinto
che l’attentato avesse avuto successo, ma
sia lui che i suoi complici furono arrestati
e fucilati immediatamente. Questo il triste esito dell’operazione Valchiria, ovvero il tentativo documentato di
uccisione di Adolf Hitler e rovesciamento
del terzo Reich da parte di alcuni uomini
ancora ‘sani di mente’ all’interno delle
S.S. Diretto da Bryan Singer e sceneggiato dal premio Oscar Christopher McQuarrie
Tom Cruise riscopre una pagina di storia: un attentato che doveva uccidere Adolf Hitler. Questo è il racconto del complotto organizzato da alcuni
valorosi militari che il 20 luglio del 1944 osarono sfidare il male.
Operazione
(lo stesso
duo de I soliti sospetti), il film
è il primo grande progetto internazionale di Tom Cruise come produttore con la sua nuova United Artists. La star americana fa grande gioco di
squadra, circondandosi dei migliori attori del cinema britannico. A partire
da Terence Stamp, Bill Nighy e Kenneth Brawnagh: “Era uno script che non
riuscivo a smettere di leggere – dichiara Branagh – La cosa particolare era
la passione che Bryan Singer ci ha messo dentro, filmando il tutto nella
maniera più reale possibile e senza alcun cliché”. “Nella storia - continua
McQuarrie – i protagonisti possono raggiungere il loro bersaglio solo se
coinvolgono le persone che hanno attorno. Ma non si sa mai di chi fidarsi…
si tratta di personaggi sotto costante minaccia, questo è quello che mi ha
colpito di questa storia: non sapere mai cosa accadrà dopo ogni scena”. “È
anche la testimonianza - aggiunge Singer - che non tutti supportavano Hitler
e che c’era anche una resistenza militare. Uomini che hanno avuto il coraggio di
reagire e dire no. Più approfondivo le mie ricerche storiche, più mi rendevo conto
che era una storia memorabile”.
In questa foto a
confronto tom cruise
con il vero Claus von
Stauffenberg
Operazione Valchiria
(Valkyrie, Usa, 2008)
Regia di Bryan Singer
con Tom Cruise, Kenneth Branagh, Bill
Nighy, Tom Wilkinson, Terrence Stamp
110', 01 Distribution, Thriller/Storico
“Questo copione era
pieno di suspense
dall’inizio alla fine
– racconta Tom Cruise - E poi sapere che si
trattava di una storia vera
lo rendeva più emozionante”. Secondo l’attore si
tratta di un film senza tempo perché mette in scena
temi come l’integrità, l’eroismo, la codardia e il compromesso “Voi avreste reagito oppure no? – conclude
l’attore – Questi sono interrogativi molto importanti nelle
nostre vite. Non credo che Stauffenberg si considerasse un
eroe, ma aveva capito qual era la cosa giusta da fare: provare a
mettere fine alla guerra e salvare vite umane”.
Valchiria
30 gennaio
La trasposizione cinematografica
della pièce teatrale firmata da John
Patrick Shanley (che ha voluto anche
dirigerla), già vincitore di un Premio
Pulitzer e del Tony Awards, ha ottenuto
5 Nomination ai Golden Globe. Difficile
che esca a mani vuote dagli Academy
Awards. Due Premi Oscar (Streep e
Hoffman) si sfidano a colpi di talento,
in una tesissima storia tra una suora
e un prete insegnanti in una scuola
parrocchiale.
Il Dubbio
S
iamo nel 1964, a St. Nicholas
nel Bronx. Un prete carismatico, Father Flynn (Hoffman),
si scontra con le austere regole
scolastiche imposte e salvaguardate da Sister Aloysius Beauvier
(Streep), la direttrice dal pugno
di ferro, che crede nel potere
della paura e della disciplina.
Ma il vento del cambiamento
politico soffia anche su questa comunità, e la scuola ha
di recente accolto anche il
suo primo studente nero,
Donald Miller. E quando
Sister James (Adams),
rivela candidamente a
Sister Aloysius il sospetto che Father Flynn stia
prestando troppe attenzioni
a Donald, la direttrice intraprende
una crociata del tutto personale per
scoprire la verità e riuscire ad espellere
Flynn dalla scuola.
34
John Patrick Shanley, che Norman Jewison
ha soprannominato il Bardo del Bronx all’indomani della pubblicazione di Stregata dalla
luna, ha pubblicato Il dubbio nel 2004,
ambientando la storia in una scuola cattolica
del suo quartiere natio, il Bronx appunto, nel
1964, un anno dopo la morte di J.F.Kennedy
(22 novembre 1963). Shanley conosce bene
la materia di cui scrive e la colloca in un
momento particolare, dove l’umanità sembra
aver perduto padri e certezze, in una comunità che cammina sul bordo di una paurosa assenza ma che sente anche che un’aria
nuova è in arrivo. ‘Il dubbio’ che ci viene
instillato dalla storia è un pretesto, per farci
riflettere su dove sta la verità quando due
modi di vedere le cose entrano in contatto.
Il conflitto tra Sister Aloysius e Father Flynn
è il conflitto tra il vecchio e il nuovo, tra la
convenzione e il cambiamento, tra l’infallibilità e l’incertezza. E la grandezza di un
autore come Shanley è quella di lasciarci nel
dubbio. Non solo non ci dà risposte, ma ci
suggerisce ulteriori domande da porci. Per-
ché nulla è bianco e nero in questa vicenda,
e la ferrea disciplina della suora e il moderno atteggiamento del prete non stanno a
significare: il bene da una parte e il male
dall’altra. “Doubt – ha messo in evidenza il
critico Roger Ebert – ha una scrittura che
non perdona, performance potentissime e una
rilevanza senza tempo. E’ a causa di tutto ciò
che si comincia a riflettere alla prima scena,
e non si smette più. E che un film faccia pensare in questo modo è davvero raro”. Quasi
sicure le nomination per Meryl Streep e Philip Seymour Hoffman ma probabili anche per
Amy Adams e Viola Davis.
Il dubbio
(Doubt, Usa, 2008)
Regia di John Patrick Shanley
con Meryl Streep, Philip Seymour Hoffman,
Amy Adams, Viola Davis
104’, Walt Disney, drammatico
30 gennaio
Revolutionary
L
i avevamo lasciati ragazzi innamorati
e li ritroviamo nei panni dei coniugi
Frank e April Wheeler. Siamo nel 1955,
i Wheeler sono una giovane coppia che vive
nel Connecticut, abitano nel quartiere residenziale di Revolutionary Road. Ma i due si
sentono molto diversi dall’ambiente borghese
e conformista che pare caratterizzare il loro
vicinato. Anche se, la loro vita, è tutt’altro
che perfetta. La coppia ha due figli e sembra legata da un solido matrimonio, solo in
apparenza, in realtà corroso da inquietudini, insoddisfazioni, ansie e tradimenti. Lui
troppo preso dal lavoro che detesta e che
sopporta solo grazie all’aiuto della bottiglia
e relazioni clandestine; stritolata dai propri
doveri di moglie, madre e casalinga lei, con
il sogno di diventare un’attrice affermata e
trasferirsi a Parigi. Troppi dilemmi per essere
realmente felici. Ad un certo punto, Frank e
April, consapevoli di essere intrappolati in
una situazione priva di sbocchi, ipotizzano
di lasciare tutto e iniziare una nuova vita
proprio a Parigi, ma il progetto rimane solo
sulla carta. Oppressi da un mondo basato su
ipocrisie e conformismi, April e Frank dovranno affrontare il naufragio del loro matrimonio, che ormai sta affondando in un mare
di astio e recriminazioni.
Basato sull’omonimo romanzo di Richard Yates del 1961, Revolutionary Road è uno dei
film più attesi della stagione ed è un autentico evento. Il film di Sam Mendes, marito
nella vita di Kate Winslet, è il melodramma
della stagione, un classico, magnificamente diretto e interpretato, che coniuga il più
classico dei binomi – amore e morte – scardinando ogni certezza sui sentimenti. Un
film che ti colpisce come una coltellata al
cuore. Ha affermato il regista: “Sono grato
a Kate di avermi suggerito di leggere il libro
di Yates che non conoscevo, un romanzo memorabile, dove la normalità piena di crepe
che diventano ferite dei sensi e dell’anima
sembra uccidere la giovinezza, la passione, il
desiderio”. Undici anni fa era stata proprio
la coppia formata da Winslet e DiCaprio (che
non si presentò alla serata) a sbancare la
notte degli Oscar con Titanic che vinse 11
36
statuette. Ora, sono in molti a puntare su
Revolutionary Road, firmato da Mendes che
nel 2000 con American Beauty vinse ben
cinque Oscar, regia compresa. Sembrano probabili le nomination a film, regia, fotografia
(del mitico Roger Deakins, in corsa anche
per Il Dubbio), colonna sonora e costumi.
Capitolo a parte, ancora una volta, per i due
attori: la Winslet è di nuovo in pole position
(anche per il film The Reader), per DiCaprio
potrebbe essere la quarta nomination (dopo
Blood Diamond, The Aviator e What’s eating Gilbert Grape).
Revolutionary Road
(Usa/UK, 2008)
Regia di Sam Mendes
con Leonardo DiCaprio, Kate Winslet, Kathy
Bates, Kathryn Hahn, Michael Shannon,
Zoe Kazan, Toni Collette
119’, Paramount Pictures, drammatico
4 Nomination ai Golden Globe:
Miglior regia, miglior film
drammatico, attore e attrice e
decisamente in corsa anche per gli
Oscar. Revolutionary Road, rimette
insieme ad 11 anni da Titanic, una
delle coppie più memorabili del
cinema: Leonardo DiCaprio e Kate
Winslet. Ma l’amore questa volta è
solo sofferenza.
Road
Gabriele Muccino
Le conseguenze
dell’amore
di Marco Spagnoli
“Il ruolo di Sette Anime è stato più difficile per Will Smith rispetto a quello avuto ne La Ricerca della
Felicità. Ben Thomas, il personaggio che interpreta, ha molte meno cose in comune con la sua personalità
essendo qualcuno che si è rassegnato, dolorosamente, a vivere. Will, nella vita reale è una persona dotata
di una grandissima energia e che non conosce il pessimismo. Will Smith non si arrende mai e qui, invece,
ha dovuto mettere se stesso sotto pressione per dare vita ad un ruolo particolarmente ambizioso.”
Gabriele Muccino racconta così il suo secondo progetto
americano in cui torna a dirigere l’attore diventato suo
grande amico. Un film che lo stesso Muccino definisce come ‘il più difficile della sua carriera’; dal tono vagamente
enigmatico dove tutto ha inizio con una lista di sette
nomi: l’unica cosa che hanno in comune è che ognuno di
loro ha raggiunto un punto di svolta nella vita e ha bisogno di aiuto, che sia economico, spirituale o medico. A
loro insaputa, Ben Thomas ha scelto accuratamente queste
persone per il suo personalissimo piano di redenzione. Ma
è Emily Posa (Rosario Dawson), una donna che soffre di
problemi cardiaci, a ‘intralciare’ i suoi progetti quando
compie l’unica cosa che Ben riteneva impossibile, stravolgendo completamente la sua visione del mondo.
Chi è Ben Thomas?
Un uomo che si è arreso alla voglia di vivere e
che, sorprendentemente, verrà riportato alla vita da un innamoramento inatteso. Per gran parte del film, Will Smith fa di Thomas una figura
molto depressa e con pulsioni suicide. Nulla di più
lontano dal personaggio romantico e sognatore
del film precedente. Alla fine di entrambe le
pellicole possiamo trovare un punto di contatto tra i due, perché è in quel momento
che l’uno e l’altro possono abbracciare in
pieno la propria vita.
Qual è stato il suo approccio a Sette
Anime?
Questo film è stato sicuramente molto
più complicato anche per me rispetto al
precedente, perché al di là di una struttura necessariamente più articolata, qui,
c’era una sfida di volere fare appassionare
il pubblico ad una storia più malinconica.
Per fortuna c’è una grande storia d’amore che
oltre a giocare un grosso ruolo, alleggerisce i
toni di un film molto complesso. Questa pellicola è sicuramente più ‘corale’ e il ruolo dominante
è quello di una splendida Rosario Dawson che
rappresenta una sorta di “arma segreta” in grado
di dare luce e offrire una nuova prospettiva alla
storia.
Il fatto di non essere più, in un certo senso, un
‘esordiente’ sul mercato americano, l’ha portata a
subire delle pressioni riguardo alle aspettative?
Ho sicuramente avuto delle ansie da prestazione in
più, che non avevo mai avvertito fino ad oggi. Credo,
38
però, che si tratti di qualcosa che, evidentemente, fa parte
della natura stessa del mio mestiere e, quindi, per quello che
riguarda la lavorazione non c’è stata nessuna influenza particolare sulle mie scelte. Fa tutto parte del gioco, dove se la
posta è alta, è fisiologico avvertire questo tipo di stress.
Anche Sette Anime esplora il tema della speranza…
La vita ci riserva sempre delle grandi sorprese: anche quando
pensiamo che nulla può cambiare, invece, l’esistenza può
riuscire a sorprenderci in ogni momento. E’ un qualcosa in
cui credo molto anche a livello mio personale. Mentre ne
La Ricerca della Felicità il tema del ‘sogno americano’ era
fondamentale, qui, invece, non c’entra nulla. L’altra storia
aveva qualcosa di speculare rispetto alla mia esperienza negli Stati Uniti e mi identificavo molto nella storia che stavo
raccontando. In Sette Anime non c’è nulla di ‘sognante’, ma,
anzi, si tratta di un film molto romantico, incentrato su una
grandissima storia d’amore che mi ha molto appassionato.
Qui ci sono altre corde che mi appartengono e il romanticismo è una chiave che mi piace molto e che desidero
utilizzare anche in futuro. Trovo raccontare l’amore come
qualcosa di molto congeniale.
Possiamo dire che è un film dalla vocazione
esistenziale?
Io credo nel caos dell’esistenza e nell’energia
della nostra vita: elementi di cui mi nutro e
che mi appassionano fino in fondo nel mio
lavoro. Io non mi tiro mai indietro.
Crede che questa attitudine positiva nei
confronti della vita abbia giocato un
ruolo importante nel suo successo?
Non ho idea di perché accadano certe
cose: mi ritengo molto fortunato per come è andata la mia vita e sento di fare
parte di un progetto più grande di me.
Ovviamente, non so cosa farò in futuro:
non ho idea se e quanti altri film farò in
America. Fare il regista è una professione
imprevedibile. Come sono arrivato fin qui?
E’difficile spiegarlo, certo è che se ho una
sfida davanti a me, l’affronto fino in fondo.
Se trovo davanti a me un precipizio, mi ci
butto senza pensarci. Anche senza paracadute.
Non so se sia saggio o meno, ma certo è che
andare a Hollywood è stato un trampolino di
lancio che mi ha, allo stesso tempo, stimolato
e ‘azzerato’. Sono stati soprattutto i rischi ad
incoraggiarmi e a stimolarmi nel fare quello che
ho fatto.
Brendan Fraser
Duffy Duck è uno stronzo!
di Marco Spagnoli
Brendan Fraser è uno dei grandi protagonisti del 2009 cinematografico con tre film d’avventura, estremamente divertenti e intriganti: Inkheart – La leggenda di cuore di inchiostro, un fantasy tratto dal
primo della trilogia di libri della scrittrice tedesca, Cornelia Funke; Viaggio al Centro della Terra
3D, il primo film live action proiettato con la nuova tecnologia tridimensionale.
In estate, poi, rivedremo Brendan Fraser in un piccolo cameo in GI Joe dove l’attore riprende, in un certo
senso, il ruolo dell’archeologo Rick O’Connell della serie
della Mummia, il cui terzo capitolo è uscito da qualche
giorno anche in Dvd: “Le cose stanno così.” Racconta
Fraser “Mi trovavo in Cina sul set de La Mummia - Il
ritorno dell’Imperatore Dragone alle tre di mattina. Il
mio produttore Bob Ducsay riceve una telefonata e inizia
a fare i salti di gioia. Gli chiedo: “Ma che hai da ridere?”
Lui mi risponde “Universal mi ha dato il via libera per
il film su GI Joe.” E io, che sin da piccolo giocavo con
questi action figures, gli dico: “Hai un ruolo per me? In
cambio ti lavo la macchina, ti porto a spasso il cane,
faccio qualsiasi cosa.” Purtroppo mi deve avere preso
in parola: qualche giorno più tardi, infatti, mi manda il
copione dove mi offrono la parte di Gung Ho… Quando
vedo una sua immagine su Internet mi viene un colpo:
sembrava quello che non ce l’aveva fatta ad entrare nei
Village People! Così mi sono detto: “Tocca che mi invento
qualcosa” E così quel personaggio assomiglia molto a
Rick O’Connell.”
In GI Joe c’è anche Sienna Miller…
Una ragazza meravigliosa…che posso dire di più?
Parliamo di Inkheart - La leggenda di cuore d’inchiostro…
Ero in un momento un po’ piatto della mia carriera che, come quelle di tutti gli attori, ha
periodi migliori di altri. Un giorno ho ricevuto un libro con questa dedica: ‘Caro
Brendan, grazie per avere ispirato questo
personggio! Ho scritto questo romanzo
pensando a te. Spero che un giorno tu
possa leggerlo ad alta voce ai tuoi bambini
prima di andare a dormire’. Ho pensato si
trattasse di uno scherzo. Poi mi sono messo
su Google e ho digitato il nome dell’autrice,
scoprendo che il suo lavoro era, in un
certo senso, paragonabile a
quello di J.K. Rowling per
Harry Potter. Leggendolo,
mi sono detto: ‘Potrebbe
essere un ottimo film”.
Quando ho incontrato Cornelia Funke (la
scrittrice) ad Amburgo
ho saputo che stava
per concludere la
trilogia di romanzi di Inkheart.
40
Poi, qualche anno più tardi, lei stessa ha avuto il potere
di diventare la produttrice della serie.
Un aneddoto divertente della lavorazione?
Helen Mirren ha vinto l’Oscar per The Queen, durante le
riprese ed è tornata sul set in Liguria, con la statuetta.
La cosa più buffa è che hanno visto alla dogana la sagoma inconfondibile del premio e glielo hanno fatto tirare
fuori per farsi un foto con lei e con la statuina…
Nel 2009 la vedremo in tre film orientati ad un pubblico di bambini e di adolescenti: perché le piace tanto essere un eroe ‘per famiglie’?
Credo che questo tipo di cinema rappresenti una sfida
costante per un attore. Nessuno di questi film, però, è
‘per i bambini’ o ‘per i teen agers’, perché – e lo dico
come padre di tre figli di sei, di quattro e di due anni,
quando immagini un film appositamente per qualcuno,
quest’ultimo lo rifiuterà. Sia Inkheart, che Viaggio al
Centro della Terra che GI Joe sono tutte pellicole d’avventura e d’azione realizzate pensando esclusivamente
alla loro qualità e non necessariamente al pubblico che le
andrà a vedere. E’ importante fare un cinema che diverta
i bambini: i miei figli sono l’investimento più importante
della mia vita..
Lei ha interpretato una vasta gamma di commedie
lavorando con tutti da Bugs Bunny a Elizabeth Hurley:
perché questo genere le è così congeniale?
Non lo so: in realtà sono la persona meno divertente del mondo. Di una cosa sono certo, però:
Quando dici a te stesso: “Questa è una commedia; ricordati di fare ridere!” Il risultato sarà,
sicuramente, pietoso. Personalmente amo molto questo genere che rappresenta sempre una
sfida e che contiene in sé qualcosa di intimidente per un attore. Inoltre credo che quando
qualcuno pensa di essere davvero divertente,
quello in genere è il momento in cui il pubblico non ti sopporta più. Per il resto che
posso dire? La varietà e la diversità sono il segreto della vita
e di una carriera felice:
Bugs Bunny è un tipo
molto ‘figo’, mentre
Elizabeth Hurley è
più ‘mascolina‘ di
tanti miei amici…
Una cosa, però, la
voglio aggiungere: Duffy Duck è
uno stronzo!
Meryl Streep
Verso il terzo Oscar
di Marco Spagnoli
L’interpretazione offerta da Meryl Streep in Doubt – Il Dubbio è una di quelle che segnano non solo ‘quel’
film, ma fanno anche la ‘storia del cinema’. Del resto l’attrice che il prossimo giugno compirà sessanta anni
è già una sorta di leggenda vivente avendo ricevuto in trent’anni quattordici nominations all’Oscar, che
ha già vinto due volte nel 1980 per Kramer contro Kramer e nel 1983 per La scelta di Sophia.
Dopo avere battuto il record appartenuto a Katharine
Hepburn per attrice con il maggiore numero di candidature in tutte le categorie, adesso, grazie a Doubt – Il
Dubbio potrebbe insidiare il podio detenuto dalla stessa
Hepburn (4) e da Ingrid Bergman (3) per il numero di
statuette vinte. Al di là delle statistiche, però, il film
diretto da John Patrick Shanley mette ancora una volta
in grande evidenza l’enorme talento di Meryl Streep nel
rendere alla perfezione il dilemma della Madre Superiora
di una scuola media del Bronx degli anni Sessanta, dove
un sacerdote, portato sullo schermo da Philip Seymour
Hoffman, sembrerebbe essersi macchiato di un crimine
terribile nei confronti dell’unico alunno afroamericano
dell’istituto, approfittando della fragilità del ragazzo.
“E’ un film su cui c’è da sempre un’aspettativa molto
forte, perché è basato su un lavoro che ha vinto un premio tanto importante come il Pulitzer.” Spiega l’attrice
reduce anche dal clamoroso successo internazionale
di Mamma Mia! “Vengo lodata in virtù del lavoro
dell’autore del dramma che, adesso, è anche il regista di un film dove le interpretazioni di tutti gli
attori sono tanto buone quanto la sceneggiatura
che hanno portato sullo schermo.”
Cosa l’affascinava di questa storia?
Il fatto che fosse ispirata a personaggi reali: ho incontrato una suora che,
oggi, ha 96 anni e che ha gestito il
sistema scolastico di New York nel
1963. Solo a Brooklyn c’erano settecento scuole cattoliche in quegli
anni e quella donna sovraintendeva,
da sola, alla vita scolastica di 70.000
ragazzi. E’ un po’ come se fosse stata a
capo di una grande società per azioni con,
addosso, una gigantesca responsabilità che
portava avanti con grande determinazione e
capacità. Nonostante tutto, però, lei era ancora considerata ‘inferiore’ e obbligata all’obbedienza al sacerdote della sua parrocchia.
Parlare con lei mi ha fatto capire cosa significasse avere compiuto una scelta di vita monacale, ma, al tempo stesso, sentirsi estremamente
potente. Questo film parla anche di questo: di
una dinamica di potere che alimenta un forte antagonismo tra una donna e un uomo.
Dopo tanti anni di carriera, cosa prova guardandosi indietro?
Un forte senso di gratitudine, perché ‘sono ancora qui’.
Sono stata benedetta da una grande fortuna sia per quel-
42
38
lo che riguarda la mia famiglia, che il mio lavoro. Credo
che le donne della mia età abbiano molto da dare, soprattutto, perché, oggi, capiamo le cose molto meglio che in
passato. Questo proprio perché percepisci il trascorrere
del tempo, mentre quando sei giovane pensi che tutto
possa durare per sempre.
Nessuna nostalgia?
No, non sono nostalgica e non mi guardo mai indietro:
per me il mio passato è come aprire un album di vecchie foto e ricordo solo le persone che erano sul set, le
situazioni in cui ho lavorato, i posti dove andavamo a
pranzo, che età avevano i miei figli che erano con me.
Difficilmente penso, invece, a quello che erano le storie
che raccontavamo. Guardo alla mia carriera in maniera diversa da qualsiasi altra persona. Io non mi sento
mai ‘attrice emerita’: certo, alle volte, quando recito con
una ragazza giovane percepisco il suo nervosismo,
ma, poi, mi dimentico le mie battute, commetto
degli errori e così anche queste giovani colleghe si rendono conto di avere davanti una che,
poi, non è così grande. Recitare è una semplice
interazione tra gente che tenta di creare un’interconnessione. Quando mi trovo tra gli attori
non avverto mai una specifica pressione e
non credo di intimidire nessuno dall’alto
di un ruolo speciale. L’aura di cui è circondato il personaggio Meryl Streep è
un qualcosa che non mi appartiene e
resta fuori di me.
Un’affermazione di grande umiltà…
Ma molto sincera, perché sono la
madre di quattro figli che mi hanno
sempre aiutato, se non, per meglio dire,
‘obbligato’ ad avere i piedi per terra.
Sono tutti sempre pronti a criticarmi. Se parlo, se non parlo, se canto,
se non canto. Avere una famiglia è
un’esperienza che rende umili, e che
insegna a non dare troppo credito a
quello che gli altri dicono di te.
Ha mai avuto dei dubbi riguardo al suo
lavoro?
Quando ho compiuto quaranta anni ho detto, per la prima volta, a mio marito che la
mia carriera era finita. Da allora, tanto tempo
fa oramai, ho ripetuto sempre, ogni anno, la
stessa cosa. Oggi ho, forse, imparato che non si
sa mai e quindi, come si suole dire, “fino a qui
tutto bene…”
Carlo Verdone
Il mio dentista in Russia
di Nicoletta Gemmi
Carlo Verdone è un noto dentista in crisi depressiva, partito per un convegno a San Pietroburgo. Questo è
il secondo episodio di Italians, il nuovo film di Giovanni Veronesi. La prima storia è interpretata da Sergio Castellitto e Riccardo Scamarcio, trasportatori di Ferrari dalla dubbia provenienza, tra Marocco ed
Emirati Arabi. Le due storie sono completamente autonome ma legate insieme, spiega il regista: “dal modo
in cui vedo come si comportano i nostri connazionali all’estero”. Italians sarà nei cinema il 23 gennaio
distribuito dalla Filmauro. Ne abbiamo parlato con Carlo Verdone.
Terza volta con Giovanni Veronesi e prima volta in Russia, precisamente a San Pietroburgo. Com’è andata?
Direi che è andata molto bene e lo dico nel senso che non
è un episodio molto semplice. Per quanto la storia non fosse per niente complessa, però prevedeva una mutazione di
stati d’animo, per dare spazio alle due anime del film. La
prima che va incontro a delle situazioni comiche e ai limiti
dell’ imbarazzo e l’altra che mette in evidenza la parte più
fragile ma anche la più bella e la più pura di questo personaggio. Il mio dentista non è soltanto un uomo in cerca
di avventure per superare la sua depressione, come può
sembrare in un primo momento. E’ molto di più. E l’ incontro con una interprete russa, una donna particolare, che
lavora anche all’interno di una casa famiglia con ragazzi
e bambini orfani, farà emergere il lato migliore di lui. Un
lato che era rimasto sepolto e inaridito per troppo tempo.
Quindi è un episodio che ha una parte comica e un’altra
molto poetica. E la difficoltà è stata nel trovare una giusta
misura per armonizzare queste due parti, facendole scivolare una verso l’altra. Serviva molta concentrazione,
ma penso di avere dato il massimo.
Ci parli di questo dentista che parte per la
Russia.
Giulio Cesare Carminati è un odontoiatra che
arriva a San Pietroburgo per un convegno. E’
un professionista infelicemente coniugato, in
un momento quasi catatonico della sua vita,
che parte controvoglia perché costretto
da motivi di lavoro. Ha un amico a San
Pietroburgo, interpretato da Dario Bandiera, il classico italiano cialtrone e
invadente, mentre lui è una persona
normale in condizioni assurde. Sarà
proprio l’amico ad introdurlo in questo
mondo di cafoni arricchiti facendogli
fare una specie di tour erotico che
diventerà per lui un girone infernale.
Giulio si trova, suo malgrado, in situazioni e con gente con cui non ha niente
in comune. E’ un poveraccio piazzato in
un luogo pieno di puttanoni e gente di
malaffare. E questa parte è davvero molto
divertente perché queste sono le situazioni,
dove – come attore - mi trovo meglio. Dato
che quando vengo messo in difficoltà dò sempre il massimo.
Italians è un film sugli italiani all’estero che Veronesi,
sintetizzando, ha definito “generosi ma anche vigliacchi, eroi e cafoni che non sanno comportarsi rispetto
ad altri popoli. Siamo quelli che suoniamo di più al
metaldetector in aeroporto”. Lei che ne dice?
Nei due film di un’ora ciascuno che compongono Italians
sono raccontate quattro tipologie di italiani. E sono tipologie molto diverse tra di loro, rappresentate da Riccardo
Scamarcio e Sergio Castellitto nel primo episodio e poi c’è
il mio personaggio che è il borghese depresso in Russia e
Dario Bandiera che è l’italiano all’estero più vergognoso.
Il più scanzonato, simpatico, ma decisamente anche il più
miserabile. Per quanto riguarda le mie personali esperienze
devo dire che la stragrande maggioranza degli italiani che
ho conosciuto all’estero e che vivono lì, secondo me, sono
la parte migliore dell’Italia. Persone di grande serietà e
dignità.
Magari è quando viaggiamo all’estero che ci facciamo
più riconoscere…
Ci facciamo riconoscere perché ci spaventa tutto ciò
che c’è all’estero: il clima diverso, le situazioni differenti, il cibo che non è mai come quello italiano… ci sembra sempre di stare a due milioni di km
lontani da casa. Così notiamo subito le combriccole che urlano, hanno sempre voglia di
scherzare, fanno comunella. Perché
gli italiani dopo sette giorni di
vacanza hanno già la nostalgia
di casa loro… è questa la tragedia. Fa parte del nostro DNA,
purtroppo o per fortuna.
Italians è una ‘commedia
all’italiana’?
E’ un misto, perché da una parte porta avanti caratteristiche
tipiche della commedia all’italiana ma dall’altra è un film che
rappresenta anche qualche cosa
di nuovo. Una commedia all’italiana aggiornata. Non è un film
soltanto da ridere, ci sono
anche momenti di tenerezza, poesia, malinconia. E
questo rispecchia anche
il carattere del regista,
Giovanni Veronesi.
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ssima Club
Si sono concluse le Giornate Professionali del Cinema di Sorrento, un grande evento ‘per addetti ai lavori’ in cui
sono stati presentati i titoli ed i trailer (circa 500) dei film che usciranno nella prossima stagione e che ha visto
la partecipazione di circa 2mila operatori del settore, tra esercenti, distributori, produttori, artisti etc. In questa
occasione Primissima, media partner della manifestazione, ha realizzato un Daily sia in formato cartaceo che in
formato video. Insomma una grande kermesse, vissuta come protagonista da Primissima, che ha ospitato nel proprio
stand tutti i personaggi delle Giornate, dai grandi manager e produttori, alle moltissime star.
Angeli & Demoni
vince
il Trailer d'Oro
Gli operatori dell’Industria cinematografica italiana hanno scelto quello di Angeli &
Demoni come miglior trailer tra quelli presentati durante le Giornate Professionali del
Cinema di Sorrento nel tradizionale concorso promosso da Primissima in collaborazione
con Anec, Associazione degli Esercenti Cinematografici. I Premi sono stati votati dai
circa 2mila operatori del settore che hanno partecipato alla 31a edizione delle Giornate
Professionali di Cinema.
La presentazione cinematografica del nuovo colossal di Ron
Howard Angeli e Demoni sequel del celebre Il Codice da Vinci, tratto ancora una volta
da un romanzo di Dan Brown e interpretato ancora una volta da Tom Hanks, in uscita
in tutto il mondo il prossimo 15 maggio, è stata votata ‘Miglior Trailer’. Il Premio per il
‘Miglior Trailer di un film italiano’ è andato a Diverso da Chi? di Umberto Carteni con
Luca Argentero, Claudia Gerini, Filippo Nigro. Una commedia che ruota intorno a vere o
presunte diversità sessuali prodotta da Cattleya ed in uscita il 13 marzo, distribuita e
coprodotta da Universal. ‘Miglior Promo Reel’ è il montaggio di alcune divertentissime
sequenze del film Ex di Fausto Brizzi, una commedia corale incentrata sul tema, come
dice il titolo, degli ex amori, interpretata da Alessandro Gassman, Claudia Gerini,
insieme a moltissimi altri attori, prodotto da Italian International Film assieme a RaiCinema ed in uscita a febbraio distribuito da 01.
Il vero e proprio show condotto dal
Vice President di Walt Disney Motion Pictures Studios Italia Paul Zonderland, con
animali e migliaia di palloncini sul palco, è stato votato ‘Miglior Convention’ tra le 15
che sono state presentate a Sorrento.
Nelle foto dall'alto in senso orario: Aldo Lemme, Direttore Marketing Sony Pictures
riceve Il Premio da Paolo Protti, Presidente Anec; Cecilia Mugnaini, ufficio stampa IIF,
riceve il Premio per il miglior promo dall’Avv. Luigi Grispello, Vice Presidente Vicario
Anec; Paul Zonderland, Vice President Walt Disney Italy, riceve il Premio da Piero
Cinelli, Direttore di Primissima; Karen Hassan, Direttore Marketing Cattleya, ritira il
Premio “Miglior trailer italiano” da Leandro Pesci, Presidente Agis, Lazio.
Qui sotto una foto di tutti i premiati.
Paolo Protti,
Aldo Lemme
‘Miglior Trailer’ Angeli & Demoni
Luigi Grispello,
Cecilia Mugnaini
‘Miglior Promo Reel’ Ex
Piero Cinelli,
Paul Zonderland
'Miglior Convention'
Walt Disney Motion Pictures Studios Italia
da sinistra Paul Zonderland, Cecilia Mugnaini, Aldo Lemme, Karen Assan, Paolo Protti
Leandro Pesci,
Karen Assan
‘Miglior Trailer’
Diverso da Chi?
LE BATTUTE
di Boris Sollazzo
con un occhio solo. E’ nella notte che ti inculano”
ultimatum alla terra
“La libertà è una parola che serve a fottere la gente. Gli unici ad
averla sono i ricchi, quelli che c’hanno i soldi. La mia libertà è questa signorina qua. Fa libertà di nome e 357 magnum di cognome”
Madagascar 2
“Attenzione. È il comandante che vi parla”
“In caso di ammaraggio, infilate il giubbotto dalla testa. E
poi dite: “saluti e baci””
“Sarà un lungo volo, quindi, se dovete fare pipì... fatela adesso. Prendete posto, rilassatevi e pregate ogni divinità conosciuta affinchè questo catorcio voli”
“In caso di depressurizzazione, mettete la maschera sul
viso per nascondere la vostra espressione terrorizzata
agli altri passeggeri. Le maschere scenderanno automaticamente in caso di ammaraggio”
The millionaire
“Vieni via con me”
“Ah sì, e di cosa viviamo?”
“D’amore”
“Sei pazzo”
“Vuoi fare una cosa per me?”
“Tutto”
“Allora dimenticami”
“Attenzione! Qui è il comandante che vi
parla. Ho una notizia buona e una cattiva.
La buona notizia è che stiamo per atterrare.
Quella cattiva è che sarà un atterraggio di
fortuna”
“Se si tratta di volare, sappiamo che
non avete alcuna scelta. Ma grazie
per aver volato con Air Penguin”
madagascar 2
Ultimatum alla terra
“Questo pianeta sta morendo. La razza umana lo sta uccidendo”
“Avevi detto che volevi salvarci”
“Ho detto che ero qui per salvare la Terra”.
“Sei venuto per salvare la Terra da noi?”
“Non possiamo rischiare la vita di questo pianeta per il bene di una sola specie. Se la Terra muore, voi morite… Se voi morite, la Terra sopravvive. Ci sono pochi pianeti nel cosmo che sono
capaci di accogliere forme di vita complesse”
“Voi non ci conoscete. Possiamo correggere i
nostri sbagli”
“Vi abbiamo osservato, aspettando,
sperando che cambiaste. Siete al punto
di non ritorno. Dobbiamo agire. Rimedieremo ai vostri danni e daremo modo alla
Terra di ricominciare”
Natale a Rio
“Come mai non c’è un maschio nella tua vita? Hai i
vermi?”
“Oh, quelli me li hanno
curati. Sentite ragazze, a
Manhattan mancano due cose:
cheggi e ippopotami”
par-
“Accipicchia, ragazza, sei enorme”
“Chi è un tuo amico o è il tuo sedere, quello?”
“Ragazza, sei sveglia quanto massiccia”
“Quindi tu sei... Moto Moto”
“Il nome è così forte che si dice due volte”
“Mi vai a genio, grassone”
“Sai cosa ti rende speciale? Guarda loro. Sono bianche a
strisce nere. Tu sei nero a strisce bianche. Tu sei un sognatore, Marty. Lo sei sempre stato. Hai ottimi gusti in fatto di
musica ... e pessimi in fatto di amici. Almeno con me”
Il cosmo sul comò
«Quella è ‘na buzzicozza, buzzicona e cozza»,
«Hai fatto una crasi»,
«Forse m'è scappata, ma non credo. E poi di solito fanno le bolle».
“Lei è il mitico maestro Tsu Nam? Colui che è non vedente ma
ha una vista interiore di 10 decimi?”
“Papà io sono…”
“Non lo voglio sapereee”
“Ma sono agnostico!”
“Ah, io che mi credevo… ma che
vuol dire agnostico?”
“Omosessuale, no?”
«Tu rilutti»,
«No che non rilutto, so' na persona educata».
Come dio comanda
“Ma siamo nel Medio Evo? Che poi
“Svegliati, svegliati cazzo. Devi dormire
il cosmo sul comò
DEL MESE
non era così male, a quei tempi le fattucchiere come te le bruciavano!”
Lissy, principessa alla riscossa
the spirit
“Salute caro papà, come va? Come vanno i vuoti di memoria?”
“E chi se lo ricorda!”
“Da quant’è che non ti confessi?”
“Beh, c’era ancora Pertini, abbiam vinto il
mondiale…2006?”
“1982! Ma vattene…”
“Quell’asso di bastoni un tempo batteva la donna di cuori”
“Maestà, le condanne a morte per questo fine settimana”
“Chi sono?”
“Cabarettisti, umoristi, turisti tedeschi e pure un mimo”
“Che siano graziati tutti. A parte il mimo, ovvio”
“Sia fatta la volontà di Dio”
“Ma quale volontà, questa è sfiga”
“Ma maestro, la strada per l’ignoto non dovrebbe essere più lunga e tortuosa?”
“Zitti, ignoranti, l’infinito è sulla porta di
casa”
“Lei ha capito chi sono io?”
“Sì, una bella cinghiala”
“Il mio Franz non mi ha mai detto una cosa così eccitante”
“A questo punto io vi consiglio di rivolgervi
alla banca del seme”
“Sì, per un mutuo?”
Yes man
“Ho rimedio ayurvedico per suo problema. 350 euro”
“Con fattura?”
“Mi dispiace ma mia religione non permette”
“Non posso bere birra perché pare che il luppolo fermentato
riduca la fertilità e mi faccia diventare Cafa”
“E queste che sono?”
“Alghe ayurvediche per farmi diventare Vata”
“Ma Vata a fanculo!”
“Lo sai che mio figlio è il primo dell’albero genealogico a farsi
bocciare?”
“Non ci credo, se guardi bene tra i rami lo trovi qualcun altro”
“Ah, ma io lo mando a lavorare!”
“In quel caso sarebbe davvero il primo della famiglia”
The spirit
“Daremo una grande festa di
fidanzamento il 21. Open
bar”
“Open bar? Voi sapete sempre come sedurmi”
“Certe notti sei così stanco
e annoiato da non trovare
nemmeno l’entusiasmo per masturbarti”
lissy,
principessa
alla riscossa
“Vado troppo veloce per te?”
“No, anzi, dovresti andare più veloce, così
se facciamo un incidente, moriamo sul colpo.”
“Sono stato un coglione e un pezzo di merda. Forse più un pezzo di merda che un coglione”
“Chi sono io per contraddirti?”
“La mia città è fiera delle sue pustole, è il mio tesoro”
“Il mondo è un parco giochi. Da bambini lo sappiamo tutti, poi ce lo
dimentichiamo”
“Chiudi il becco e sanguina”
Australia
“Ti andrà sempre peggio prima di andare meglio, bel pupo”
“Ho un agente a un soffio dalla morte e uno con la testa
mozzata solo perché ti si drizza quando
dai la caccia a Octopus. E intanto usi i
miei come carta igienica”
“Avevi la corazza
dura Sand, ma
dentro eri calda
e soffice. Tutta
donna”
“Il mio nemico non
ha altro che mitra e
coltelli. La mia arma
invece è tutta la città”
“Ramsden, noi due sappiamo bene che c’è una sola ragione per cui mio
marito ha passato tutto questo tempo in Australia. E non ha
assolutamente niente a che vedere con le vacche. Almeno, non
la varietà animale!!!”
“Io sono un mandriano, capito? Sposto il bestiame da A a B,
chiaro? Lavoro su commissione. Nessuno mi assume, nessuno mi
licenzia. Tutto quello che possiedo entra nella sacca della sella. Ed
è così che mi piace”
“E certo, fa tanto “avventura nell’Outback”, vero?”
“Signor Drover? Ritengo che non sia assolutamente opportuno far lavorare un bambino
dell’età di Nullah in questo modo. Io
sono più che disposta a coprire il suo
turno”
“Ma Missus Boss, io sono molto grande
abbastanza!”
“C’è un punto a cui vuoi arrivare? Sto
invecchiando solo a stare ad ascoltarti”
yes man