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rivista programma dei cinema www.primissima.it gennaio LE TRAME E LE IMMAGINI DI TUTTI I FILM n° 1 20 Anni Le sette anime di Will Smith yes man Operazione Valchiria australia Revolutionary Road interviste: muccino, fraser, Streep, verdone ia I primi g g te s fe a im s is Quest'anno Prim 20 Anni di attività INTERVISTE 38 gabriele muccino 40 brendan fraser 42 MERYL Streep 43 Carlo Verdone ; 10 Oscar Bet RUBRICHE 6 calendario 24 italians 12 sette anime 26 Ti amerò sempre 14 yes man 28 milk 16 australia 30 Tutti insieme inevitabilmente 18 Viaggio al centro della terra 3D 32 Operazione Valchiria 20 Beverly Hills Chihuahua 34 il dubbio 22 Tony Manero 36 Revolutionary Road 12 18 26 rivista programmma dei cinema • anno 20 n.1 - gennaio 2009 Free magazine nato il 1 giugno 1990 distribuito gratuitamente nelle sale cinematografiche italiane Direttore responsabile Art direction BRIVIDO & SGANASCIA piero cinelli Grafici PATRIZIA MORFù [email protected] LUCA FODDIS [email protected] Direttore editoriale hanno collaborato a questo numero Paolo Sivori Editore Multivision S.r.l. Via Fabio Massimo, 107 • 00192 - Roma tel. fax. +39 0645437670 [email protected] Reg. Trib. Roma n. 73/90 del 1/2/1990 P.Iva 07210901000 www.primissima.it nicoletta gemmi, MARCO SPAGNOLI, pierpaolo festa, boris sollazzo, LIVIA SAMBROTTA Calendario a cura di nicoletta gemmi stampa PFG Grafiche • Ariccia (RM) distribuzione nazionale CTE 48 46 Primissima club le battute 34 28 pubblicità intermedia via Giano Parrasio 23 - 00152 Roma tel +39 06.5899247/4534 fax +39 06.5819897 LA RIVISTA IN ESCLUSIVA NELLE SALE ASSOCIATE ANEC Verso gli Oscar La marcia degli Oscar è già iniziata. Dopo le indicazioni dell’American Film Institute e dopo le nomination ai Golden Globe, vi invitiamo a scoprire i candidati più forti e magari indovinare i campioni dell’Academy di quest’anno. 4 Meryl Streep - The Doubt Brad Pitt - The Curious Case of Benjamin Button 5 secondi per i vincitori delle categorie tecniche, un minuto e mezzo per le star. Questi sono i tempi ristrettissimi che l’Academy dà ai premiati sul palco per pronunciare il discorso di ringraziamento, prima che il direttore d’orchestra dia l’ordine di far ripartire la musica. Il posto è il Kodak Theatre di Los Angeles, la data è il 22 febbraio 2009 e la cerimonia è quella degli Academy Awards, meglio conosciuta come la ‘Notte degli Oscar’. Vincere un Oscar significa entrare dalla porta principale nella storia del Cinema. Non esiste altro Premio così importante, per questo non solo gli studios di Hollywood si mobilitano ogni anno, per spingere al massimo i propri candidati, ma anche la stampa ‘globale’ segue con particolare attenzione questo carosello di stelle. Quest’anno sono molti gli interrogativi aperti, che rendono ancora più impaziente l’attesa. Gomorra riuscirà ad ottenere la nomination? Wall-E riuscirà ad uscire dal ghetto del ‘miglior film d’animazione’ per entrare nella cinquina del ‘miglior film’? Come si comporterà l’Academy con Il Cavaliere Oscuro e soprattutto con Heath Ledger? Meryl Streep otterrà la 14a nomination? Ed il grande Clint riuscirà ad ottenerla con la sua ultima interpretazione? I grandi Studios faranno man bassa delle nomination, dopo il malcontento della scorsa edizione che fu dominata dal cinema d’autore (dai Fratelli Coen a Paul Thomas Anderson)? Ah, saperlo! I bookmakers sono già al lavoro, noi azzardiamo qualche previsione. Dopo che l’American Film Institute ha decretato i migliori film del 2008 e che l’Hollywood Foreign Press ha annunciato le nomination ai Golden Globe, i titoli in gara per l’Oscar sono con tutta probabilità già individuati: si parte con Revolutionary Road (4 nomination ai Globe) che segna il ritorno della coppia Kate Winslet/Leonardo DiCaprio, undici anni dopo Titanic. Ed è proprio la Winslet che con due ruoli interessanti (la vedremo anche in The Reader) si prenota per la statuetta alla migliore attrice; se la vedrà contro la straziante performance di Angelina Jolie in Changeling e quella di Meryl Streep, la suora inquisitrice ne Il dubbio (5 nomination). Nella categoria migliore attore, sarà guerra tra il Wrestler Mickey Rourke, fresco di Leone d’Oro, e Frank Langella per il notevole Frost/Nixon (5 nomination), decisamente il miglior film di Ron Howard… ma attenzione anche a Brad Pitt, per il ruolo del vecchietto che morì bambino nel colossal fantasy The Curious Case of Benjamin Button (5 nomination) e Sean Penn primo consigliere comunale che fece outing in Milk di Gus Van Sant. La vera sorpresa potrebbe essere il piccolo grande film di Danny Boyle, The Millionaire (4 nomination): una storia d’amore gioiosa e strappalacrime, a metà strada tra Bollywood e Frank Capra. La sfida più interessante è quella del migliore attore non protagonista, statuetta che potrebbe essere contesa tra Heath Ledger (Il Cavaliere Oscuro), Robert Downey Jr e Tom Cruise (Tropic Thunder), tutti e tre già candidati al Golden Globe. Vincerà il giovane attore scomparso e già diventato un’icona oppure le due grandi star in versione politicamente scorretta? Ma la domanda finale: dopo aver fatto incetta di premi italiani e internazionali, riuscirà Gomorra di Matteo Garrone ad entrare tra i finalisti per il miglior film straniero? Noi scommettiamo tutto sul sì, ma per saperlo in maniera ufficiale si dovrà attendere il 22 gennaio quando saranno finalmente annunciate le nomination dell’81sima edizione degli Academy Awards. Leonardo DiCaprio e Kate Winslet Revolutionary Road Cari lettori, vi invitiamo a dire la vostra, partecipando al nostro sondaggio online su www.primissima.it Calendario 2 gennaio The Strangers (Usa, 2008) Regia di Bryan Bertino con Liv Tyler, Scott Speedman, Gemma Ward, Kip Weeks, Laura Margolis 85’, Universal Pictures, horror davanti agli occhi (The Life Before Her Eyes, Usa, 2007) Regia di Vadim Perelman con Uma Thurman, Evan Rachel Wood, Eva Amurri, Gabrielle Brennan 90’, Mediafilm, thriller Lissy - Principessa alla riscossa (Lissi und der wilde Kaiser, Germania, 2008) Regia di Michael Herbig 85’, Moviemax, animazione Ispirato a fatti di cronaca vera, The Strangers, apre il 2009 all’insegna della paura. Kristen e James sono una coppia felice. Una sera, dopo aver preso parte ad un matrimonio, tornano nella loro casa di vacanza, immersa nella natura e isolata. Ma quella che doveva essere una piacevole serata di festa si trasforma in un incubo quando nel cuore della notte qualcuno bussa alla porta, chiedendo di Tamara. Per Kristen e James è l’inizio di un incubo che li vedrà perseguitati da tre misteriosi e minacciosi stranieri mascherati. La vita felice di Diana McFee (Uma Thurman) comincia ad incrinarsi man mano che si avvicina l’ anniversario di un tragico evento che costò la vita alla sua migliore amica. Diana ha una figlia, un marito e un’esistenza tranquilla, ed ha quasi cancellato il suo passato, o almeno una parte. Ma qualcosa si riaffaccia continuamente nella sua mente, costringendola a rivivere i giorni precedenti fino a quello tanto misterioso quanto violento, che vide scorrere il sangue nella sua scuola. Lissy e il Kaiser Franz sono una coppia meravigliosa. Vivono in un mondo armonioso dove le banconote servono per scaldarsi e le palline di cioccolato per giocare a golf. All’improvviso però nuvole minacciose si addensano nel cielo azzurro del castello di Schöngrün. La Principessa Lissy viene rapita da uno Yeti gigante. Mentre Franz parte alla ricerca della sua adorata, Lissy, viziata e vezzosa, dopo aver cercato inutilmente di scappare dalle grinfie del gigante delle nevi, scopre che sotto quei 10 centimetri di folta pelliccia batte un cuore. La voce italiana di Lissy è di Lorella Cuccarini. 9 gennaio W. (Usa, 2008) Regia di Oliver Stone con Josh Brolin, Elizabeth Banks, Thandie Newton, Rob Corddry, James Cromwell, Ellen Burstyn, Richard Dreyfuss, Ioan Gruffudd, Scott Glenn 129’, Dall’Angelo Pictures, biografico Un matrimonio all'inglese (Easy Virtue, UK, 2008) Regia di Stephan Elliott con Jessica Biel, Ben Barnes, Kristin Scott Thomas, Colin Firth, Kimberley Nixon 95’, Eagle Pictures, drammatico/commedia Biografia non ufficiale e non autorizzata della resistibile ascesa al potere dell’ormai ex Presidente degli Stati Uniti d’America George W. Bush. Nei panni di George W. un mimetico quanto convincente Josh Brolin. Senza nessuna velleità scandalistica Oliver Stone lo racconta come un giovane ricco ed alcolizzato, poco stimato da un padre molto ingombrante, che grazie ad una fede autentica e ad una grande determinazione è riuscito a diventare l’uomo più potente della terra Basato sulla pièce teatrale di Noel Coward scritta nel 1924. Inghilterra, primi anni ‘30. Una bella e disinibita donna americana (Biel), neodivorziata, si fa prendere dalla passione travolgente per un giovanotto inglese (Barnes) conosciuto a Montecarlo ed organizza in tutta fretta il matrimonio. Tornata dal viaggio di nozze dovrà fare i conti con i nuovi suoceri (Scott Thomas e Firth), conservatori, benpensati e soprattutto ipocriti, che non vedono di buon occhio il matrimonio dell’amato figlio con una donna dalla forte personalità, e per giunta americana, scatenando una devastante guerra in punta di forchetta. Valzer con Bashir Valzer con Bashir (Waltz With Bashir, Israele, 2008) Regia di Ari Folman 90’, Lucky Red, animazione Lasciami entrare (Let the right one in, Svezia, 2008) Regia di Tomas Alfredson con Kåre Hedebrant, Lina Leandersson, Per Ragnar, Henrik Dahl 114’, Bolero Film, thriller Vera e propria sorpresa, scoperta al Festival di Cannes, Valzer con Bashir colpisce per le molte chiavi di lettura. Un documentario in animazione, un’indagine coraggiosa e rigorosa, basata sulla testimonianza di alcuni reduci, della strage avvenuta in Libano, nel 1982, nei campo profughi palestinesi di Sabra e Shatila. A quel tempo Folman faceva parte dell’esercito israeliano e il suo lavoro è quasi una sorta di pubblica espiazione, una denuncia basata su una serie di interviste filmate e poi trasformate in animazione. Chi ha accostato questo film a Twilight non ha colto fino in fondo il senso della pellicola di Alfredson, ispirato all’omonimo romanzo di John Ajvide Lindqvist. Lasciami entrare parla di Eli, una ragazzina vampiro, ma non c’è nulla in lei dell’aspetto romantico e dandy che altri film sulle creature delle tenebre hanno mostrato. La sua condizione è una dannazione e in questo caso il vampirismo è usato come metafora della solitudine dell’essere umano. L’altro protagonista è Oskar, 12 anni come Eli, e tra i due sboccia un sottile idillio, che dà al ragazzo la forza di ribellarsi alla sua situazione di emarginazione. 16 gennaio APPALOOSA (Usa, 2008) Regia di Ed Harris con Viggo Mortensen, Ed Harris, Renée Zellweger, Jeremy Irons, Timothy V. Murphy, Luce Rains 114’, 01 Distribution, western Imago Mortis (Italia/Spagna, 2008) Regia di Stefano Bessoni con Geraldine Chaplin, Leticia Dolera, Silvia De Santis, Jun Ichikawa 100’, Medusa, horror The Horsemen (Usa, 2008) Regia di Jonas Akerlund con Dennis Quaid, Zhang Ziji, Lou Taylor Pucci, Clifton Collins Jr., Patrick Fugit 110’, Moviemax, horror Vuoti a rendere (Empties, Repubblica Ceca/UK, 2007) Regia di Jan Sverak con Zdenek Sverak, Tatiana Vilhelmová, Daniela Kolarova, Alena Vránová 100’, Fandango Distribuzione, commedia Evento al Festival Internazionale del Film di Roma, il secondo film da regista (dopo Pollock) dell’attore Ed Harris segna il ritorno al grande western classico. Territori del New Mexico, 1882. Lo sceriffo Virgil Cole (Harris) ed il suo vice Everett Hitch (Mortensen) vengono assoldati dalla comunità di minatori di Appaloosa, una cittadina senza legge, che devono difendersi dai soprusi di Randall Bragg (Irons), proprietario terriero e uomo senza scrupoli. Tuttavia, l’arrivo di un’attraente vedova, Allison French (Zellweger), scombussolerà i piani dei due compagni. Bruno, orfano di entrambi i genitori, è arrivato in Italia dalla Spagna per studiare regia presso la Scuola Internazionale di Cinema Murnau e, per pagare la retta, di notte lavora presso l’archivio. Bruno non ha molti amici, ma stabilisce un buon rapporto con Arianna, una sua compagna di corso. Ma ad un certo punto le cose cominiciano a precipitare. Il ragazzo inizia a percepire strane presenze, ad avere terribili visioni e confonde la realtà con la fantasia. Convinto, però, che le sue sensazioni siano indizi per svelare qualche terribile segreto celato nella storia della scuola, Bruno decide di indagare. New York. Un serial killer uccide le sue vittime in maniera apparentemente casuale. Il detective Breslin (Quaid) scopre che la soluzione dell’enigma sta nella Leggenda dei 4 Cavalieri dell’Apocalisse e attraverso la corretta interpretazione delle tracce lasciate sulla scena del crimine è convinto di riuscire ad anticipare le mosse dell’assassino. Poco a poco scopre però che il comune denominatore di tutte le vittime è un terrificante elemento che porta direttamente proprio a lui. Josef, professore di letteratura al liceo, rendendosi conto di non capire più i suoi studenti, decide di andare in pensione. Ma incapace di starsene a casa finisce a lavorare in un supermercato al bancone della resa delle bottiglie. Per scoprire, con sua grande soddisfazione, nonostante l’età, che sono soprattutto le signore a riportare le bottiglie. Josef ha modo di usare il suo fascino, prima del tramonto, e aiutare anche qualche amico ‘zitello’. Nuova collaborazione padre-figlio (dopo Kolya) con papà Zdenek Sverak protagonista (e sceneggiatore) ed il figlio Jan dietro la macchina da presa. 23 gennaio Defiance - I giorni del coraggio (Defiance, Usa, 2008) Regia di Edward Zwick con Daniel Craig, Liev Schreiber, Jamie Bell 137’, Medusa, drammatico/guerra La pellicola, basata su fatti storici, racconta le gesta dei tre fratelli Bielski che, durante la Seconda Guerra Mondiale scapparono dalla Polonia occupata dai nazisti, per rifugiarsi nelle foreste della Bielorussia, dove si unirono alla resistenza russa, costruendo un villaggio che permise di salvare più di 1.200 ebrei. La sceneggiatura, scritta a quattro mani dal regista Edward Zwick (L’Ultimo Samurai, Blood Diamond) e da Clayton Frohman, è stata sviluppata partendo dal romanzo del 1993 di Nechama Tec, Gli ebrei che sfidarono Hitler. Daniel Craig abbandona i panni di 007 per indossare quelli di un partigiano. IL RESPIRO DEL DIAVOLO (Whisper, Usa, 2007) Regia di Stewart Hendler con Josh Holloway, Jennifer Shirley, Blake Woodruff, Michael Rooker 95’, Eagle Pictures, thriller/ horror Primo film da protagonista di uno degli interpreti più amati della serie Lost, ovvero Josh Holloway, il Sawyer della serie tv. In questo horror è l’ex galeotto Max Truemont che viene assoldato per rapire un bambino di otto anni, figlio di una delle donne più ricche dello stato. Presto però il rapimento diviene qualcosa di molto particolare quando il bambino, David (Woodruff), inizia a dimostrare di non essere tanto innocente ed indifeso e di possedere inquietanti capacità di entrare nella mente delle persone e di aizzarle l’una contro l’altra. 30 gennaio Quarantena (Usa, 2008) Regia di John Erick Dowdle con Jennifer Carpenter, Steve Harris, Jay Hernandez, Johnathon Schaech 89’, Sony Pictures, horror mar nero (Italia, 2008) Regia di Federico Bondi con Ilaria Occhini, Dorotheea Petre, Maia Morgenstern, Vlad Ivanov, Corso Salani 100’, Kairos Film, drammatico Remake hollywoodiano dell’horror spagnolo Rec di Balaguerò e Plaza. Una reporter tv e il suo cameramen seguono una squadra di pompieri di Los Angeles in un condominio dentro il quale una vecchia signora si rivela contagiata da qualcosa di inspiegabile e molto pericoloso. Residenti e vigili del fuoco cercano di evacuare l’edificio, ma scoprono di essere intrappolati. I collegamenti sono tutti tagliati, telefoni e internet non funzionano, e l’unica testimonianza di ciò che succede dentro quelle mura sarà ripresa dalla videocamera della troupe tv. Due donne vivono insieme, nella stessa casa, alla periferia di Firenze. Gemma è un’anziana da poco rimasta vedova. Angela, la badante, è una giovane rumena da pochissimo in Italia. Angela e Gemma, inizialmente così diverse, si scoprono simili e si legano in un rapporto apparentemente idilliaco. Finché non irrompe, violento, un tragico imprevisto: il marito di Angela, rimasto in Romania, scompare. L’esordio nella regia di Bondi ha partecipato a molti festival e Ilaria Occhini ha vinto il Premio per la Miglior Attrice Protagonista a Locarno. 9 gennaio Lo straordinario viaggio di redenzione di un uomo che cambierà per sempre le vite di sette sconosciuti. Dopo La ricerca della felicità continua il sodalizio di Will Smith & Gabriele Muccino per un cinema sempre meno hollywoodiano e sempre più in diretto contatto con gli interrogativi del dolore ed i misteri dell’amore. Sette anime B en Thomas è un agente del fisco e il suo lavoro gli permette una vita agiata. Finché un giorno questa sua esistenza serena viene sconvolta per sempre a causa di un incidente stradale in cui Ben provoca la morte di sette persone, fra le quali la sua fidanzata. Devastato dai sensi di colpa e da una profondissima depressione, l’uomo decide di mettere in atto un piano diabolico per tentare di rimettere ‘in pari’ la propria coscienza. Attraverso il proprio suicidio, ed il successivo dono dei suoi organi, altri sette esseri umani in pericolo di vita e in attesa di un trapianto, potranno essere salvati. Inizia così a cercare i suoi candidati: si imbatte prima in un pianista cieco (Harrelson) e, poi in una donna (Dawson), affetta da una grave malformazione cardiaca, alla quale decide di destinare il suo cuore. Ma a quel punto le cose si complicano perché Ben s’innamora della ragazza. Colei che – nonostante lui non possa tornare indietro e cancellare il suo errore - gli farà riscoprire che cosa è la vita e la sua bellezza. fa riferimento ad una frase shakesperiana di Shylock in Il mercante di Venezia: ‘a pound of flesh’. E sette libre pesano esattamente gli organi che Ben vuole donare. “Questo film – ha detto Will Smith – ha chiarito il mio modo di vedere la vita. Ho capito che la differenza fra la gioia e il dolore è il senso. Se trovi uno scopo per la tua vita, trovi la forza di vivere. I film per me sono un vascello per l’esplorazione di me stesso, raccontare una storia significa illuminare alcuni elementi della vita di tutti, una ricerca verso la verità. Ecco perché ho deciso di fare Seven Pounds, perché rientra, totalmente, in questo tipo di ricerca”. Sette anime non è un film sui trapianti o sul tema del suicidio, è una storia d’amore anomala, ma anche romantica, che ci riconnette al sempre eterno binomio greco ‘amore e morte’. Da segnalare nel cast il debutto di Connor Cruise, figlio adottivo di Tom, che interpreta Ben da bambino. Sette anime è in parte ispirato ad una storia vera: quella di un tecnico della Nasa ossessionato dai sensi di colpa per la morte, nel 2003, di sette astronauti nell’esplosione dello Shuttle Columbia. Il titolo Seven Pounds (Seven Pounds, Usa, 2008) Regia di Gabriele Muccino con Will Smith, Rosario Dawson, Woody Harrelson, Michael Ealy, Barry Pepper Sony Pictures, drammatico Sette anime 13 9 gennaio La prima commedia dell’anno, interpretata da un Jim Carrey in grandissima forma, ‘pensa positivo’ e insegna a scatenare il potere del sì: alla vita ed a tutte le sue più incredibili manifestazioni, dal salto con l’elastico alla ricerca di una moglie su internet… Yes Man (Usa, 2008) Regia di Peyton Reed con Jim Carrey, Zooey Deschanel, Bradley Cooper, Terence Stamp, John Michael Higgins. 104’, commedia, Warner Bros. Yes Ma L a vita di Carl Allen (Carrey) non va più da nessuna parte. Da quando il suo matrimonio è finito ha abbandonato ogni entusiasmo e da tempo si affida all’unica parola che gli piace usare: “no”. La sua, una volta promettente, carriera in banca è diventata monotona e senza entusiasmo, il suo migliore amico (Cooper) continua a chiamarlo p e r p ro porgli di uscire, ma tutto c i ò c he Carl vuole è passare un’altra serata s u l d i v a no in compagnia della Tv. Prima di cadere nel baratro n della depressione, viene trascinato ad un seminario di auto-aiuto chiamato “Yes Man”. Quando il guru (Terence Stamp) lo mette alle strette, Carl sarà costretto a fare una promessa a sé stesso, dovrà rispondere sempre di sì a tutte le richieste che gli faranno: dalle bevute con gli amici (tutte a carico suo), al salto con l’elastico, fino a cercare una moglie mediorientale su internet. Scatenando il potere del sì, Carl si renderà conto che la sua vita migliora nei modi più incredibili ed inaspettati… e c’è perfino spazio per una storia d’amore con Allison (Deschanel), dolce ragazza fuori di testa che gli ruberà il cuore. Essere uno Yes Man, però, può anche comportare degli effetti collaterali indesiderati: fino a che punto dire di sì? Questa esilarante commedia è basata sulla vera esperienza raccontata nel romanzo del giornalista britannico Danny Wallace. L’esplosiva carica di Jim Carrey, tornato alla sua forma migliore, vi trascinerà in una lunga serie di risate: “Ho dovuto dire sì a molte cose strane per quanto riguarda questo film – racconta Carrey - ho preso lezioni di chitarra, ho studiato il coreano e poi mi sono buttato giù da un ponte… è stata una mia idea. La verità è che io sono il peggior nemico di me stesso, perché fare bungee jumping è tremendo. Quando mi sono messo in piedi su quel ponte, la mia mente ha cominciato a correre letteralmente verso ogni pensiero possibile di morte. Qualche settimana dopo sono stato colpito da stress post-traumatico. Avevo gli incubi, mi vedevo precipitare al suolo”. “In un certo senso - continua l’attore - credo che il film mi somigli. Tendo spesso a dire sì, anche se non sono un bacia culi. La mia filosofia, o meglio, quello che mi pare di aver capito, è che quello che arriva nella vita è quello che vuoi. Se ti arriva un mattone in faccia, vuol dire che ti serviva. Se non accetti la vita e anche le cose negative non otterrai mai nulla”. 16 gennaio Lo hanno definito il ‘Via col vento australiano’ e riunisce i superdivi della terra dei canguri, Kidman, Jackman ed il regista Luhrmann, in un kolossal epico-romantico, tra paesaggi e mandrie sconfinate, bombardamenti e una travolgente storia d’amore. I nsospettita dai temporeggiamenti del marito, partito da più di un anno per l’Australia per vendere una grande proprietà, un ranch, più vasto della Lombardia, chiamato Faraway Downs, Lady Sarah Ashley (Kidman) raggiunge con l’idrovolante il remoto avamposto tropicale di Darwin, nel nord del continente, per prendere in mano la situazione. Ad incontrarla a Darwin non trova il marito, bensì un rude e sprezzante guardiano di bestiame, conosciuto come il ‘Mandriano’ (Jackman). Il viaggio via terra verso Faraway Downs, sarà doppiamente infelice per la donna, sia per la profonda avversione che si manifesta tra lei e il Mandriano, e inoltre per la brutta sorpresa che l’ attende all’arrivo al ranch, dove trova il marito assassinato da sconosciuti. Unica nota positiva l’incontro con un bambino semi-aborigeno, Nullah (Walters), destinato ad entrare nella sua vita. L’infido responsabile del ranch, Neil Fletcher (Wenham), in combutta con il barone del bestiame King Carney (Brown), cerca di convincere, con ogni mezzo, la donna a cedere il ranch. Ma quest’ultima ha uno scatto d’orgoglio: poichè la guerra imminente ha fatto crescere enormemente il valore della carne per approvigionare le centinaia di migliaia di soldati in partenza per il fronte, l’unica possibilità per salvare Faraway Downs, è riuscire a portare i 1500 capi di bestiame del ranch attraverso la regione settentrionale dell’Australia, fino al porto di Darwin. Sarah e il Mandriano dovranno unire le forze assieme al piccolo Nullah, ed un eterogeneo gruppo di lavoratori del ranch. Di fronte alla grandezza dei paesaggi, ed alla difficoltà del viaggio, Sarah si trasforma, scoprendo la passione con il Mandriano e l’amore materno con Nullah. Ma, quando la guerra lambisce le coste australiane, questa improbabile famiglia si disgrega e Sarah, il Mandriano e Nullah devono combattere per ritrovarsi, mentre impazzano la tragedia e il caos dei bombardamenti giapponesi su Darwin. Come esplicitamente affermato dal suo autore, Australia ‘è un omaggio – afferma Luhrmann – a David Lean uno dei miei registi preferiti. Anche se, mi piace pensare, che il mio cinema sia più una reinvenzione che un mero rifacimento di classici. Sicuramente i film che hanno influenzato maggiormente il mio sguardo per questo lavoro sono stati Via col vento e Lawrence D’Arabia”. Quindi una Nicole Kidman come Rossella O’Hara e un Hugh Jackman come Rhett Butler per un’opera magniloquente, ricca, avventurosa, ‘un grandioso feuilleton strappalacrime’ – come l’hanno definito, dove la suggestione dei paesaggi dell’outback australiano fa da sfondo oltre che alla storia d’amore a importanti fatti storici e sociali. Fra le righe, infatti, si affronta la spinosa questione dei rapporti fra bianchi e aborigeni: il bambino che Lady Sarah adotta; il Mandriano messo al bando perché aveva osato sposare un’aborigena e l’unione fra i due protagonisti a dispetto della differente classe sociale. Australia (Australia/Usa, 2008) Regia di Baz Luhrmann con Nicole Kidman, Hugh Jackman, Ray Barrett, Bryan Brown 165’, 20th Century Fox, drammatico sentimentale 16 gennaio Same Planet. Different World. (Stesso pianeta, mondo diverso). Con questa frase viene lanciato il primo film live-action girato completamente in 3D digitale. Un’avventura spettacolare, presa dal romanzo di Jules Verne, proposta con effetti speciali davvero da capogiro. Viaggio al centro della terra 3D Durante una spedizione scientifica in Islanda, il visionario scienziato Trevor Anderson (Fraser), suo nipote Sean (Hutcherson) e la loro affascinante guida locale Hannah (Briem) si ritrovano inaspettatamente intrappolati in una caverna, in cui l’unica via di fuga è la discesa sempre più in profondità negli abissi della terra. Viaggiando attraverso dei mondi mai visti, il terzetto si ritrova a fronteggiare delle creature inimmaginabili e irreali, tra cui delle piante che divorano gli esseri umani, dei piranha volanti giganti, dei volatili splendenti e dei terribili dinosauri provenienti dal passato. E, visto che l’attività vulcanica intorno a loro aumenta senza sosta, i tre esploratori capiscono rapidamente che devono trovare il modo di tornare sulla superficie terrestre prima che sia troppo tardi. La visione di Viaggio al centro del- la terra 3D è un’indimenticabile esperienza cinematografica per lo spettatore. Grazie ad un’ambientazione spettacolare e all’innovativo e rivoluzionario uso del 3D per la prima volta usato in un film live action, Viaggio si rivela un’avventura epica che trascina il pubblico, inchiodato più che mai - grazie al 3D - ai nostri eroi, in una corsa sfrenata. Il risultato è davvero sorprendente, grazie anche alla professionalità di Eric Brevig – al suo esordio nella regia di un lungometraggio – ma veterano come ‘mago’ degli effetti speciali (Pearl Harbor, Hook, Men in Black), oltre che vincitore di un Academy Award per il film Atto di forza. “Prendere il celebre romanzo di Jules Verne – ha detto Brevig - e svilupparlo in una storia aggiornata con dei nuovi personaggi, utilizzando una tecnologia moderna, era un’opportunità incredibilmente eccitante. Il mio obiettivo con questo film era di catturare quello spirito di avventura e di scoperta, così come la convinzione che tutto sia possibile”. La star Brendan Fraser, reduce dal successo di La Mummia: La Tomba dell’Imperatore Dragone ha affermato di avere accettato immediatamente il ruolo perché: “Quando vado al cinema, voglio essere trasportato in un altro mondo. La premessa della storia, unita ad una sceneggiatura originale piena d’azione, commedia e avventura dall’inizio alla fine mi ha conquistato e ho pensato che sarebbe successo la stessa cosa al pubblico”. Per rendere al massimo l’effetto di verosimiglianza in questa storia di fantasia Brevig si è circondato di uno straordinario gruppo (circa 200) di disegnatori, scenografi, specialisti negli effetti visivi e professionisti della fotografia. Questa collaborazione ha permesso che tutta la tecnologia utilizzata risulti invisibile per il pubblico e che, quest’ultimo, sebbene sappia che ci troviamo in un mondo di fantasia riesca a credere di essere veramente calato sottoterra o nella giungla. Viaggio al centro della terra 3D 23 (Journey to the Center of the Earth, Usa, 2008) Regia di Eric Brevig con Brendan Fraser, Josh Hutcherson, Anita Briem, Seth Meyers, Jean Michel Paré 94’, 01 Distribution, fantastico 16 gennaio ua di ima chihuah Una viziatiss lle si perde ne s l il H ly r e Bev e ss itr a d e d e l M s e s o l o ic r pe m ov ie te n ato r oa d c o. U n o s c a o d ov e m en te c a n in o r g o g l io sa pe, q uatt r oz a m o n n a h i n o i bu solo ivi ne hanno tt ca i e tr en m due. Beverly Hills C hloe è una deliziosa femmina di chihuahua che vive nel lusso che la sua affezionatissima e ricchissima padrona Viv (Curtis) le propone di continuo. Nel suo mondo sofisticato - dove i suoi compagni sono pechinesi, barboncini e carlini viziati quanto lei - non c’è spazio per un po’ di attenzione a Papi, un chihuahua maschio ben più ruvido e spartano, innamorato di lei. Ma quando Viv deve partire e affida Cloe a sua nipote Rachel (Perabo) le cose prendono una piega inaspettata. Perché Rachel la porta con sé in Messico, finendo con il perderla. E allora l’aiuto di una serie di cani e di animali molto diversi da quelli che era abituata a frequentare, Papi compreso, le saranno indispensabili per ritrovare la strada di casa. Scordatevi i classici Disney a quattro zampe, pieni di buoni sentimenti, molto educativi e molto buonisti, stavolta siamo di fronte ad una commedia politicamente ‘scorretta’ almeno dal punto di vista della varia umanità (quella a due zampe) che non ne esce fuori un granché bene. Discorso diverso per i quadrupedi, che mostrano molta più solidarietà e capacità di accettare i propri simili, dei loro amici, si fa per “E’ un film di grande dire, di razza umana. Insomma una commedia live-action intrattenimento – afferma il regista molto canina, che spinge al massimo sul pedale del Gosnell - che vi farà ridere e piangere”. Un divertimento, liberamente ispirata a Paris Hilton modo leggero per riflettere, anche, sulla differenza di e al suo prezioso chihuahua perduto. Fra le voclasse e sull’importanza delle proprie radici. E le vere stelle ci canine della versione americana quelle di dello spettacolo sono gli interpreti canini internazionali (più di Drew Barrymore, Salma Hayek, Andy Garcia 200 in totale), ben addestrati e amabili, tra cui molti bastardini e e Placido Domingo. un’ampia gamma di razze: dobermann, pastori tedeschi, chihuahua, barboncini, carlini, bulldog francesi, San Bernardo, Labrador e bassotti tedeschi. Beverly Hills Chihuahua Alcuni sono stati trovati nei rifugi di Los Angeles e in Messico, mentre altri sono (Usa/Messico, 2008) dei veterani di Hollywood. Con un inevitabile richiamo a Lilly e il Vagabondo, dove Regia di: Raja Gosnell la cagnetta imparava a vivere a contatto con cani di strada: “Nel periodo che passa con Jamie Lee Curtis, Piper Perabo in Messico, - continua Gosnell - simbolicamente Chloe si 91’, Walt Disney, libera dei suoi vestiti e dei suoi stivali, ma anche di quello commedia/avventura che pensava di essere. Alla fine, è capace di accettare un cane che prima non avrebbe mai degnato di uno sguardo, perché lui non era di razza pura e al suo livello”. s Chihuahua 16 gennaio Miglior Film al torino film festival, Miglior film, Migliore Attore Premio Fipresci. Candidato all’Oscar del Cile. Tony Manero è la sorprendente quanto inquietante opera seconda del talentuoso Larrain che narra la storia di un uomo ossessionato dal Travolta de La febbre del sabato sera sullo sfondo di una paese devastato dalla dittatura. Santiago del Cile, 1978. Raúl Peralta, un uomo non più giovane e povero, è folgorato dal film La febbre del sabato sera e dal ballerino rubacuori impersonato sul grande schermo da John Travolta. La pellicola sta spopolando nelle sale del Paese, già da molti anni governato dal generale Augusto Pinochet. Quando un famoso programma televisivo, annuncia un concorso per trovare dei Tony Manero cileni il suo sogno sembra a portata di mano. Il febbrile tentativo di raggiungere la ribalta televisiva non si ferma praticamente davanti a niente e a nessuno. Contemporaneamente, alcuni suoi amici e compagni di ballo, coinvolti nell’opposizione clandestina al regime, vengono perseguitati dalla polizia politica. Raúl Peralta, il protagonista, è semi-analfabeta, privo di qualsiasi ideologia politica o sociale, ed è il figlio di una società che di lui e del suo destino non vuole saperne niente. Per uscire dalla sua miseria umana si butta anima e corpo nell’aspirare a diventare come ‘l’eroe americano’ con il quale si identifica pressoché totalmente: il Tony Manero di La febbre del sabato sera. “Il film - ha affermato il regista - è un’analisi spietata dell’errore in cui si incorre credendo che felicità e successo possano essere ottenuti imitando e sostituendo la propria cultura con un’altra”. Tony Manero come ha sottolineato la critica: “mostra il volto reale della società cilena, ancora incapace di affrontare il suo passato più recente”. “Una società – ha aggiunto Larrain – che all’epoca di Manero pur avendo le mani lorde di sangue si affannava ad apparire moderna e alla moda, ignorando le sofferenze altrui”. Tony Manero (Cile, 2008) Regia di Pablo Larrain con Alfredo Castro, Paola Lattus, Héctor Morales, Amparo Noguera, Elsa Poblete98’, Ripley’s Film, drammatico tony manero 23 gennaio Non siamo un popolo ordinato che fa la fila. Al metaldetector suoniamo sempre più degli altri. Simpatici e mascalzoni, ma quando c’è bisogno siamo sempre pronti a dare una mano. Questi sono gli Italiani all’estero, visti da Giovanni Veronesi. “Non è un film a episodi, - ci tiene a sottolineare il regista -. Sono due storie, due piccoli film di un’ora l’uno”. La prima storia è ambientata a Dubai, e protagonisti sono Fortunato (Castellitto) e Marcello (Scamarcio), due lestofanti legati da un rapporto del genere padre/figlio, impegnati a smerciare a ricchi clienti arabi prestigiose Ferrari rubate. Nella seconda storia, Giulio Cesare Carminati (Verdone) è un dentista depresso che, a San Pietroburgo per un congresso, si ritrova coinvolto in pericolose avventure, prima tentato dal sesso hard, poi alle prese con la mafia russa. In suo aiuto arriverà una gentile e sensibile interprete (Rappoport). ITALIANS 24 Dopo lo straordinario successo di Manuale d’amore 1 e 2, Veronesi prima di passare al terzo episodio di questa serie, si concede una ‘vacanza’ e osserva i suoi connazionali all’estero. Ne esce una pellicola estremamente divertente e amarognola, perché è indiscutibile che noi italiani fuori dai nostri confini sappiamo farci riconoscere. Nel bene e nel male. Quindi oltre alle cafonate alle quali siamo abbonati, in Italians si mettono in evidenza anche gli slanci di gentilezza e altruismo dei quali siamo capaci. Inoltre il regista ci teneva a raccontare di persone che si spostano a lavorare all’estero non più con la valigia di cartone ma con lauree, professionalità e capacità apprezzatissime in altri Paesi. “I due film – ha detto Verdone – sono ambientati in due nazioni di frontiera in cui oggi pare tutto concesso e dove sembra che trionfi l’amoralità, una causa che l’italiano medio sposa subito calcolandone immediatamente i vantaggi. Siamo doppi: vigliacchi e eroi, timidi ed estroversi, impermeabili alla distinzione dei ceti sociali”. Italians (Italia, 2008) Regia di Giovanni Veronesi con Sergio Castellitto, Riccardo Scamarcio, Carlo Verdone, Ksenia Rappoport, Makram Khoury, Remo Girone, Valeria Solarino Filmauro, commedia 30 gennaio "Un film sulla forza delle donne, sulla loro capacita’ di resistere, di rimettere insieme i pezzi delle loro vite e di rinascere. E’ una storia che parla dei nostri segreti, dell’emarginazione e dell’isolamento che tutti condividiamo.” Philippe Claudel J uliette (Scott Thomas) esce di prigione dopo aver scontato una pena di quindici anni per l’assassinio del figlio. Un isolamento assoluto, in particolare dal contesto familiare che non le ha perdonato il crimine. Il padre è nel frattempo morto nel suo disperato rancore, la madre si è chiusa in una demenza non si sa quanto difensiva e la giovane sorella Lea (Zylberstein) ha vissuto la sua vita: ha un marito, due figlie adottive, una bella casa e un bel lavoro all’università. La lunga detenzione e la differenza di età comportano una sorta di estraneità che diventa sempre più palpabile nella quotidianità che Lea ha scelto di condividere con la sorella affidatale dai servizi sociali. Fredda, estranea, rinserrata nel suo dolore Juliette esaspera ma non smonta gli sforzi ricostruttivi della sorella che è costretta anche a lottare contro la comprensibile ostilità del marito e le sue perplessità nell’affidarle le sue figlie. Aiutate anche da un contesto affettuoso ma ignaro, Lea e Juliette cominciano a ricomporre i ricordi di un passato lontano facendone la base, non tanto per una impossibile riconciliazione, ma per provare a ricominciare. Film d’esordio del 45enne scrittore e antropologo Philippe Claudel, Ti amerò sempre è diventato un cult, è piaciuto enormemente alla critica e si è conquistato ben due nomination ai Golden Globe: Kristin Scott Thomas nella categoria Migliore attrice e, poi, la candidatura per il Miglior Film straniero. “Con questo lavoro – ha detto il regista – ho cercato di rispondere a una domanda: è possibile ricostruire un legame dopo una separazione così lunga, e un evento atroce che ha soppresso l’intimità che esisteva e non esiste più? Forse l’unica soluzione è pensare che quanto è accaduto alla persona che amavi, che ami, è come se fosse accaduto a te”. Ti amerò sempre (Il y a longtemps que je t’aime, Francia/Germania, 2008) Regia di Philippe Claudel con Kristin Scott Thomas, Elsa Zylberstein, Serge Hazanavicius, Laurent Grévill, Frédéric Pierrot 115’, Mikado, drammatico Ti amerò sempre 23 gennaio Sean Penn (nomination ai Golden Globe e in odore di Oscar) interpreta Harvey Milk. La storia del primo omosessuale dichiarato a essere stato eletto in politica e ad avere cambiato con la sua vita la storia. L a storia inizia nel 1970 quando, da New York, Milk (Penn) si trasferisce a San Francisco, dove, insieme al suo compagno Scott Smith (Franco), apre un piccolo negozio di fotografia: il Castro Camera, nel cuore di un quartiere popolare che sarebbe presto diventato un punto di riferimento per tutti gli omosessuali d’America. Con la sua brillante ironia e le sue molto concrete iniziative, Milk diventa rapidamente un leader, facendo da mentore a nuovi attivisti come Cleve Jones (Hirsch), conquistando le simpatie anche degli eterosessuali. Finché, primo caso nella storia, viene eletto consigliere comunale. Ma la sua crescente popolarità stimola anche gelosie, rancori e fobie, che armano la mano di un altro consigliere comunale, Dan White (Brolin). Il 27 novembre del 1978 White spara a Milk e al Sindaco di San Francisco uccidendoli entrambi. Senza farne un santino, Gus Van Sant, ci racconta la storia di Harvey Milk, un personaggio che in Italia non è molto noto, ma negli Stati Uniti è un simbolo, un paladino della lotta per i diritti dei gay. E non solo per loro. E’ da almeno una decina di anni che il regista di Paranoid Park, tenta di raccontare questa storia. Quando stava per rinunciarci, finalmente il progetto ha preso forma: Sean Penn è entrato a far parte del cast e ha interpretato il personaggio con il suo solito talento. Tanto che, dopo avere preso la nomination ai Golden MILK Globe, è tra i favoriti nella corsa agli Oscar. La pellicola indipendente è costata poco più di 25 milioni di dollari e, nonostante, non sia uscita con molte copie negli Usa è diventata un caso. “Il merito di Milk – ha affermato Van Sant – è stato proprio quello di mostrarsi, di dire al mondo: ‘Questo sono io e sono gay’, così fece capire che era gente come lui, inoffensiva, che stava per essere ferita da una legge ingiusta come quella della Proposition 6”. La Proposition 6 impediva agli omosessuali di potere insegnare, una volta usciti allo scoperto, nella scuola pubblica. In California, qualche mese fa, non è passata la Proposition 8, quella sui matrimoni gay. “Non so se ci fosse stato Milk – continua Van Sant – come sarebbe andata. Ma lui aveva una teoria: i pregiudizi contro i gay esisteranno finché questi continueranno a nascondersi e a vergognarsi della propria omosessualità. Fu un pensiero che ebbe molta presa sulla comunità gay, io stesso feci outing dopo che Milk venne ucciso”. Milk (Usa, 2008) Regia di Gus Van Sant con Sean Penn, Emile Hirsch, Josh Brolin, Diego Luna, James Franco 128’, Bim, drammatico 23 gennaio Genitori divorziati, fratelli diventati lottatori di wrestling e piccole pesti in movimento. Vince Vaughn e Reese Witherspoon vi invitano a passare con loro quattro natali in un solo giorno, pronti a farsi travolgere in pieno dal caos delle loro famiglie. Una coppia senza più scuse, due paia di genitori divorziati… e tre anni passati senza far visita a casa… Tutti insieme inevitabilmente N essuno si gode le vacanze più di Brad (Vaughn) e Kate (Witherspoon), una coppia felicemente non sposata che, puntuale come un orologio svizzero, scarica la famiglia per il giorno di Natale… una tradizione che fanno ogni anno da quando si sono conosciuti: quella di recarsi presso località esotiche dove possono brindare davanti al mare, ben consapevoli che hanno evitato il caos… ovvero genitori divorziati, fratelli fuori di testa e bambini il cui comportamento ricorda il protagonista di Omen-Il presagio. Ma quest’anno le cose cambieranno: dopo aver indossato la camicia hawaiana e gli occhiali da sole i due saranno vittime della nebbia che cancellerà tutti i voli in partenza. Come se non bastasse vengono ripresi dalle telecamere dei giornalisti all’aeroporto; nemmeno 10 secondi dopo i loro cellulari squillano all’impazzata. Sono le loro famiglie che li hanno notati in Tv. Il padre e la madre di Brad (Duvall e Spacek) e i genitori di Kate (Voight e Steenburgen) e ai due non verrà data scelta: dovranno immediatamente partire in macchina per celebrare quattro natali con i loro genitori divorziati. Una vera maratona che punta dritta al caos! E mentre Brad continua a tenere d’occhio l’orologio al solo scopo di tornarsene a casa, Kate cambia la sua percezione: alla fine della giornata i due rimetteranno in discussione la loro vita di coppia. “Una volta che si diventa adulti si tende a paragonare la tua vita con quella dei tuoi genitori e questa può anche essere una cosa scoraggiante” – dice il premio Oscar Reese Witherspoon, consacrata ormai a diventare la nuova Meg Ryan della commedia americana. “Le persone vanno avanti e la loro vita cambia ed è interessante vedere i rapporti che mostriamo nel film – continua l’attrice - Penso che la cosa più importante a cui abbiamo lavorato era trovare una certa tranquillità perfino in un ambiente caotico. Abbiamo lavorato sodo sia sul copione che davanti la macchina da presa”. Il regista Seth Gordon sottolinea: “Questo è un film sul tema più comune delle feste natalizie: l’ansia. La cosa interessante è la tensione tra chi sei diventato e chi eri una volta. La nostra è una storia universale e ti permette di cadere di nuovo nel tuo percorso del passato. Una cosa davvero intensa”. “Abbiamo sviluppato temi classici come il divorzio, fare visita a diverse famiglie, conoscere i tuoi suoceri e le varie dinamiche – conclude Vince Vaughn - solo che ci siamo spinti oltre, dritti verso il divertimento”. Tutti insieme inevitabilmente 37 (Four Christmases, Usa 2008) Regia di Seth Gordon con Reese Witherspoon, Vince Vaughn, Robert Duvall, Jon Favreau, Mary Steenburgen, Sissy Spacek, Jon Voight 88’, Warner Bros., commedia 30 gennaio La mattina del 20 luglio 1944 il colonello Claus von Stauffenberg (Tom Cruise), arrivò al quartier generale di Adolf Hitler in Prussia per partecipare ad una riunione; l’uomo portava con sé una valigetta esplosiva. Entrato nella sala, alla presenza del Führer, Stauffenberg attivò il timer, impostandolo a sei minuti. Senza farsi notare uscì dalla stanza: quando si trovò a 200 metri di distanza vide l’esplosione. Sfortunatamente qualcuno all’ultimo minuto aveva involontariamente spostato la valigetta. Questo spostamento e il resistente materiale del tavolo salvarono la vita a Hitler che ne uscì incolume nonostante i diversi morti provocati dallo scoppio. Stauffenberg rientrò a Berlino, convinto che l’attentato avesse avuto successo, ma sia lui che i suoi complici furono arrestati e fucilati immediatamente. Questo il triste esito dell’operazione Valchiria, ovvero il tentativo documentato di uccisione di Adolf Hitler e rovesciamento del terzo Reich da parte di alcuni uomini ancora ‘sani di mente’ all’interno delle S.S. Diretto da Bryan Singer e sceneggiato dal premio Oscar Christopher McQuarrie Tom Cruise riscopre una pagina di storia: un attentato che doveva uccidere Adolf Hitler. Questo è il racconto del complotto organizzato da alcuni valorosi militari che il 20 luglio del 1944 osarono sfidare il male. Operazione (lo stesso duo de I soliti sospetti), il film è il primo grande progetto internazionale di Tom Cruise come produttore con la sua nuova United Artists. La star americana fa grande gioco di squadra, circondandosi dei migliori attori del cinema britannico. A partire da Terence Stamp, Bill Nighy e Kenneth Brawnagh: “Era uno script che non riuscivo a smettere di leggere – dichiara Branagh – La cosa particolare era la passione che Bryan Singer ci ha messo dentro, filmando il tutto nella maniera più reale possibile e senza alcun cliché”. “Nella storia - continua McQuarrie – i protagonisti possono raggiungere il loro bersaglio solo se coinvolgono le persone che hanno attorno. Ma non si sa mai di chi fidarsi… si tratta di personaggi sotto costante minaccia, questo è quello che mi ha colpito di questa storia: non sapere mai cosa accadrà dopo ogni scena”. “È anche la testimonianza - aggiunge Singer - che non tutti supportavano Hitler e che c’era anche una resistenza militare. Uomini che hanno avuto il coraggio di reagire e dire no. Più approfondivo le mie ricerche storiche, più mi rendevo conto che era una storia memorabile”. In questa foto a confronto tom cruise con il vero Claus von Stauffenberg Operazione Valchiria (Valkyrie, Usa, 2008) Regia di Bryan Singer con Tom Cruise, Kenneth Branagh, Bill Nighy, Tom Wilkinson, Terrence Stamp 110', 01 Distribution, Thriller/Storico “Questo copione era pieno di suspense dall’inizio alla fine – racconta Tom Cruise - E poi sapere che si trattava di una storia vera lo rendeva più emozionante”. Secondo l’attore si tratta di un film senza tempo perché mette in scena temi come l’integrità, l’eroismo, la codardia e il compromesso “Voi avreste reagito oppure no? – conclude l’attore – Questi sono interrogativi molto importanti nelle nostre vite. Non credo che Stauffenberg si considerasse un eroe, ma aveva capito qual era la cosa giusta da fare: provare a mettere fine alla guerra e salvare vite umane”. Valchiria 30 gennaio La trasposizione cinematografica della pièce teatrale firmata da John Patrick Shanley (che ha voluto anche dirigerla), già vincitore di un Premio Pulitzer e del Tony Awards, ha ottenuto 5 Nomination ai Golden Globe. Difficile che esca a mani vuote dagli Academy Awards. Due Premi Oscar (Streep e Hoffman) si sfidano a colpi di talento, in una tesissima storia tra una suora e un prete insegnanti in una scuola parrocchiale. Il Dubbio S iamo nel 1964, a St. Nicholas nel Bronx. Un prete carismatico, Father Flynn (Hoffman), si scontra con le austere regole scolastiche imposte e salvaguardate da Sister Aloysius Beauvier (Streep), la direttrice dal pugno di ferro, che crede nel potere della paura e della disciplina. Ma il vento del cambiamento politico soffia anche su questa comunità, e la scuola ha di recente accolto anche il suo primo studente nero, Donald Miller. E quando Sister James (Adams), rivela candidamente a Sister Aloysius il sospetto che Father Flynn stia prestando troppe attenzioni a Donald, la direttrice intraprende una crociata del tutto personale per scoprire la verità e riuscire ad espellere Flynn dalla scuola. 34 John Patrick Shanley, che Norman Jewison ha soprannominato il Bardo del Bronx all’indomani della pubblicazione di Stregata dalla luna, ha pubblicato Il dubbio nel 2004, ambientando la storia in una scuola cattolica del suo quartiere natio, il Bronx appunto, nel 1964, un anno dopo la morte di J.F.Kennedy (22 novembre 1963). Shanley conosce bene la materia di cui scrive e la colloca in un momento particolare, dove l’umanità sembra aver perduto padri e certezze, in una comunità che cammina sul bordo di una paurosa assenza ma che sente anche che un’aria nuova è in arrivo. ‘Il dubbio’ che ci viene instillato dalla storia è un pretesto, per farci riflettere su dove sta la verità quando due modi di vedere le cose entrano in contatto. Il conflitto tra Sister Aloysius e Father Flynn è il conflitto tra il vecchio e il nuovo, tra la convenzione e il cambiamento, tra l’infallibilità e l’incertezza. E la grandezza di un autore come Shanley è quella di lasciarci nel dubbio. Non solo non ci dà risposte, ma ci suggerisce ulteriori domande da porci. Per- ché nulla è bianco e nero in questa vicenda, e la ferrea disciplina della suora e il moderno atteggiamento del prete non stanno a significare: il bene da una parte e il male dall’altra. “Doubt – ha messo in evidenza il critico Roger Ebert – ha una scrittura che non perdona, performance potentissime e una rilevanza senza tempo. E’ a causa di tutto ciò che si comincia a riflettere alla prima scena, e non si smette più. E che un film faccia pensare in questo modo è davvero raro”. Quasi sicure le nomination per Meryl Streep e Philip Seymour Hoffman ma probabili anche per Amy Adams e Viola Davis. Il dubbio (Doubt, Usa, 2008) Regia di John Patrick Shanley con Meryl Streep, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Viola Davis 104’, Walt Disney, drammatico 30 gennaio Revolutionary L i avevamo lasciati ragazzi innamorati e li ritroviamo nei panni dei coniugi Frank e April Wheeler. Siamo nel 1955, i Wheeler sono una giovane coppia che vive nel Connecticut, abitano nel quartiere residenziale di Revolutionary Road. Ma i due si sentono molto diversi dall’ambiente borghese e conformista che pare caratterizzare il loro vicinato. Anche se, la loro vita, è tutt’altro che perfetta. La coppia ha due figli e sembra legata da un solido matrimonio, solo in apparenza, in realtà corroso da inquietudini, insoddisfazioni, ansie e tradimenti. Lui troppo preso dal lavoro che detesta e che sopporta solo grazie all’aiuto della bottiglia e relazioni clandestine; stritolata dai propri doveri di moglie, madre e casalinga lei, con il sogno di diventare un’attrice affermata e trasferirsi a Parigi. Troppi dilemmi per essere realmente felici. Ad un certo punto, Frank e April, consapevoli di essere intrappolati in una situazione priva di sbocchi, ipotizzano di lasciare tutto e iniziare una nuova vita proprio a Parigi, ma il progetto rimane solo sulla carta. Oppressi da un mondo basato su ipocrisie e conformismi, April e Frank dovranno affrontare il naufragio del loro matrimonio, che ormai sta affondando in un mare di astio e recriminazioni. Basato sull’omonimo romanzo di Richard Yates del 1961, Revolutionary Road è uno dei film più attesi della stagione ed è un autentico evento. Il film di Sam Mendes, marito nella vita di Kate Winslet, è il melodramma della stagione, un classico, magnificamente diretto e interpretato, che coniuga il più classico dei binomi – amore e morte – scardinando ogni certezza sui sentimenti. Un film che ti colpisce come una coltellata al cuore. Ha affermato il regista: “Sono grato a Kate di avermi suggerito di leggere il libro di Yates che non conoscevo, un romanzo memorabile, dove la normalità piena di crepe che diventano ferite dei sensi e dell’anima sembra uccidere la giovinezza, la passione, il desiderio”. Undici anni fa era stata proprio la coppia formata da Winslet e DiCaprio (che non si presentò alla serata) a sbancare la notte degli Oscar con Titanic che vinse 11 36 statuette. Ora, sono in molti a puntare su Revolutionary Road, firmato da Mendes che nel 2000 con American Beauty vinse ben cinque Oscar, regia compresa. Sembrano probabili le nomination a film, regia, fotografia (del mitico Roger Deakins, in corsa anche per Il Dubbio), colonna sonora e costumi. Capitolo a parte, ancora una volta, per i due attori: la Winslet è di nuovo in pole position (anche per il film The Reader), per DiCaprio potrebbe essere la quarta nomination (dopo Blood Diamond, The Aviator e What’s eating Gilbert Grape). Revolutionary Road (Usa/UK, 2008) Regia di Sam Mendes con Leonardo DiCaprio, Kate Winslet, Kathy Bates, Kathryn Hahn, Michael Shannon, Zoe Kazan, Toni Collette 119’, Paramount Pictures, drammatico 4 Nomination ai Golden Globe: Miglior regia, miglior film drammatico, attore e attrice e decisamente in corsa anche per gli Oscar. Revolutionary Road, rimette insieme ad 11 anni da Titanic, una delle coppie più memorabili del cinema: Leonardo DiCaprio e Kate Winslet. Ma l’amore questa volta è solo sofferenza. Road Gabriele Muccino Le conseguenze dell’amore di Marco Spagnoli “Il ruolo di Sette Anime è stato più difficile per Will Smith rispetto a quello avuto ne La Ricerca della Felicità. Ben Thomas, il personaggio che interpreta, ha molte meno cose in comune con la sua personalità essendo qualcuno che si è rassegnato, dolorosamente, a vivere. Will, nella vita reale è una persona dotata di una grandissima energia e che non conosce il pessimismo. Will Smith non si arrende mai e qui, invece, ha dovuto mettere se stesso sotto pressione per dare vita ad un ruolo particolarmente ambizioso.” Gabriele Muccino racconta così il suo secondo progetto americano in cui torna a dirigere l’attore diventato suo grande amico. Un film che lo stesso Muccino definisce come ‘il più difficile della sua carriera’; dal tono vagamente enigmatico dove tutto ha inizio con una lista di sette nomi: l’unica cosa che hanno in comune è che ognuno di loro ha raggiunto un punto di svolta nella vita e ha bisogno di aiuto, che sia economico, spirituale o medico. A loro insaputa, Ben Thomas ha scelto accuratamente queste persone per il suo personalissimo piano di redenzione. Ma è Emily Posa (Rosario Dawson), una donna che soffre di problemi cardiaci, a ‘intralciare’ i suoi progetti quando compie l’unica cosa che Ben riteneva impossibile, stravolgendo completamente la sua visione del mondo. Chi è Ben Thomas? Un uomo che si è arreso alla voglia di vivere e che, sorprendentemente, verrà riportato alla vita da un innamoramento inatteso. Per gran parte del film, Will Smith fa di Thomas una figura molto depressa e con pulsioni suicide. Nulla di più lontano dal personaggio romantico e sognatore del film precedente. Alla fine di entrambe le pellicole possiamo trovare un punto di contatto tra i due, perché è in quel momento che l’uno e l’altro possono abbracciare in pieno la propria vita. Qual è stato il suo approccio a Sette Anime? Questo film è stato sicuramente molto più complicato anche per me rispetto al precedente, perché al di là di una struttura necessariamente più articolata, qui, c’era una sfida di volere fare appassionare il pubblico ad una storia più malinconica. Per fortuna c’è una grande storia d’amore che oltre a giocare un grosso ruolo, alleggerisce i toni di un film molto complesso. Questa pellicola è sicuramente più ‘corale’ e il ruolo dominante è quello di una splendida Rosario Dawson che rappresenta una sorta di “arma segreta” in grado di dare luce e offrire una nuova prospettiva alla storia. Il fatto di non essere più, in un certo senso, un ‘esordiente’ sul mercato americano, l’ha portata a subire delle pressioni riguardo alle aspettative? Ho sicuramente avuto delle ansie da prestazione in più, che non avevo mai avvertito fino ad oggi. Credo, 38 però, che si tratti di qualcosa che, evidentemente, fa parte della natura stessa del mio mestiere e, quindi, per quello che riguarda la lavorazione non c’è stata nessuna influenza particolare sulle mie scelte. Fa tutto parte del gioco, dove se la posta è alta, è fisiologico avvertire questo tipo di stress. Anche Sette Anime esplora il tema della speranza… La vita ci riserva sempre delle grandi sorprese: anche quando pensiamo che nulla può cambiare, invece, l’esistenza può riuscire a sorprenderci in ogni momento. E’ un qualcosa in cui credo molto anche a livello mio personale. Mentre ne La Ricerca della Felicità il tema del ‘sogno americano’ era fondamentale, qui, invece, non c’entra nulla. L’altra storia aveva qualcosa di speculare rispetto alla mia esperienza negli Stati Uniti e mi identificavo molto nella storia che stavo raccontando. In Sette Anime non c’è nulla di ‘sognante’, ma, anzi, si tratta di un film molto romantico, incentrato su una grandissima storia d’amore che mi ha molto appassionato. Qui ci sono altre corde che mi appartengono e il romanticismo è una chiave che mi piace molto e che desidero utilizzare anche in futuro. Trovo raccontare l’amore come qualcosa di molto congeniale. Possiamo dire che è un film dalla vocazione esistenziale? Io credo nel caos dell’esistenza e nell’energia della nostra vita: elementi di cui mi nutro e che mi appassionano fino in fondo nel mio lavoro. Io non mi tiro mai indietro. Crede che questa attitudine positiva nei confronti della vita abbia giocato un ruolo importante nel suo successo? Non ho idea di perché accadano certe cose: mi ritengo molto fortunato per come è andata la mia vita e sento di fare parte di un progetto più grande di me. Ovviamente, non so cosa farò in futuro: non ho idea se e quanti altri film farò in America. Fare il regista è una professione imprevedibile. Come sono arrivato fin qui? E’difficile spiegarlo, certo è che se ho una sfida davanti a me, l’affronto fino in fondo. Se trovo davanti a me un precipizio, mi ci butto senza pensarci. Anche senza paracadute. Non so se sia saggio o meno, ma certo è che andare a Hollywood è stato un trampolino di lancio che mi ha, allo stesso tempo, stimolato e ‘azzerato’. Sono stati soprattutto i rischi ad incoraggiarmi e a stimolarmi nel fare quello che ho fatto. Brendan Fraser Duffy Duck è uno stronzo! di Marco Spagnoli Brendan Fraser è uno dei grandi protagonisti del 2009 cinematografico con tre film d’avventura, estremamente divertenti e intriganti: Inkheart – La leggenda di cuore di inchiostro, un fantasy tratto dal primo della trilogia di libri della scrittrice tedesca, Cornelia Funke; Viaggio al Centro della Terra 3D, il primo film live action proiettato con la nuova tecnologia tridimensionale. In estate, poi, rivedremo Brendan Fraser in un piccolo cameo in GI Joe dove l’attore riprende, in un certo senso, il ruolo dell’archeologo Rick O’Connell della serie della Mummia, il cui terzo capitolo è uscito da qualche giorno anche in Dvd: “Le cose stanno così.” Racconta Fraser “Mi trovavo in Cina sul set de La Mummia - Il ritorno dell’Imperatore Dragone alle tre di mattina. Il mio produttore Bob Ducsay riceve una telefonata e inizia a fare i salti di gioia. Gli chiedo: “Ma che hai da ridere?” Lui mi risponde “Universal mi ha dato il via libera per il film su GI Joe.” E io, che sin da piccolo giocavo con questi action figures, gli dico: “Hai un ruolo per me? In cambio ti lavo la macchina, ti porto a spasso il cane, faccio qualsiasi cosa.” Purtroppo mi deve avere preso in parola: qualche giorno più tardi, infatti, mi manda il copione dove mi offrono la parte di Gung Ho… Quando vedo una sua immagine su Internet mi viene un colpo: sembrava quello che non ce l’aveva fatta ad entrare nei Village People! Così mi sono detto: “Tocca che mi invento qualcosa” E così quel personaggio assomiglia molto a Rick O’Connell.” In GI Joe c’è anche Sienna Miller… Una ragazza meravigliosa…che posso dire di più? Parliamo di Inkheart - La leggenda di cuore d’inchiostro… Ero in un momento un po’ piatto della mia carriera che, come quelle di tutti gli attori, ha periodi migliori di altri. Un giorno ho ricevuto un libro con questa dedica: ‘Caro Brendan, grazie per avere ispirato questo personggio! Ho scritto questo romanzo pensando a te. Spero che un giorno tu possa leggerlo ad alta voce ai tuoi bambini prima di andare a dormire’. Ho pensato si trattasse di uno scherzo. Poi mi sono messo su Google e ho digitato il nome dell’autrice, scoprendo che il suo lavoro era, in un certo senso, paragonabile a quello di J.K. Rowling per Harry Potter. Leggendolo, mi sono detto: ‘Potrebbe essere un ottimo film”. Quando ho incontrato Cornelia Funke (la scrittrice) ad Amburgo ho saputo che stava per concludere la trilogia di romanzi di Inkheart. 40 Poi, qualche anno più tardi, lei stessa ha avuto il potere di diventare la produttrice della serie. Un aneddoto divertente della lavorazione? Helen Mirren ha vinto l’Oscar per The Queen, durante le riprese ed è tornata sul set in Liguria, con la statuetta. La cosa più buffa è che hanno visto alla dogana la sagoma inconfondibile del premio e glielo hanno fatto tirare fuori per farsi un foto con lei e con la statuina… Nel 2009 la vedremo in tre film orientati ad un pubblico di bambini e di adolescenti: perché le piace tanto essere un eroe ‘per famiglie’? Credo che questo tipo di cinema rappresenti una sfida costante per un attore. Nessuno di questi film, però, è ‘per i bambini’ o ‘per i teen agers’, perché – e lo dico come padre di tre figli di sei, di quattro e di due anni, quando immagini un film appositamente per qualcuno, quest’ultimo lo rifiuterà. Sia Inkheart, che Viaggio al Centro della Terra che GI Joe sono tutte pellicole d’avventura e d’azione realizzate pensando esclusivamente alla loro qualità e non necessariamente al pubblico che le andrà a vedere. E’ importante fare un cinema che diverta i bambini: i miei figli sono l’investimento più importante della mia vita.. Lei ha interpretato una vasta gamma di commedie lavorando con tutti da Bugs Bunny a Elizabeth Hurley: perché questo genere le è così congeniale? Non lo so: in realtà sono la persona meno divertente del mondo. Di una cosa sono certo, però: Quando dici a te stesso: “Questa è una commedia; ricordati di fare ridere!” Il risultato sarà, sicuramente, pietoso. Personalmente amo molto questo genere che rappresenta sempre una sfida e che contiene in sé qualcosa di intimidente per un attore. Inoltre credo che quando qualcuno pensa di essere davvero divertente, quello in genere è il momento in cui il pubblico non ti sopporta più. Per il resto che posso dire? La varietà e la diversità sono il segreto della vita e di una carriera felice: Bugs Bunny è un tipo molto ‘figo’, mentre Elizabeth Hurley è più ‘mascolina‘ di tanti miei amici… Una cosa, però, la voglio aggiungere: Duffy Duck è uno stronzo! Meryl Streep Verso il terzo Oscar di Marco Spagnoli L’interpretazione offerta da Meryl Streep in Doubt – Il Dubbio è una di quelle che segnano non solo ‘quel’ film, ma fanno anche la ‘storia del cinema’. Del resto l’attrice che il prossimo giugno compirà sessanta anni è già una sorta di leggenda vivente avendo ricevuto in trent’anni quattordici nominations all’Oscar, che ha già vinto due volte nel 1980 per Kramer contro Kramer e nel 1983 per La scelta di Sophia. Dopo avere battuto il record appartenuto a Katharine Hepburn per attrice con il maggiore numero di candidature in tutte le categorie, adesso, grazie a Doubt – Il Dubbio potrebbe insidiare il podio detenuto dalla stessa Hepburn (4) e da Ingrid Bergman (3) per il numero di statuette vinte. Al di là delle statistiche, però, il film diretto da John Patrick Shanley mette ancora una volta in grande evidenza l’enorme talento di Meryl Streep nel rendere alla perfezione il dilemma della Madre Superiora di una scuola media del Bronx degli anni Sessanta, dove un sacerdote, portato sullo schermo da Philip Seymour Hoffman, sembrerebbe essersi macchiato di un crimine terribile nei confronti dell’unico alunno afroamericano dell’istituto, approfittando della fragilità del ragazzo. “E’ un film su cui c’è da sempre un’aspettativa molto forte, perché è basato su un lavoro che ha vinto un premio tanto importante come il Pulitzer.” Spiega l’attrice reduce anche dal clamoroso successo internazionale di Mamma Mia! “Vengo lodata in virtù del lavoro dell’autore del dramma che, adesso, è anche il regista di un film dove le interpretazioni di tutti gli attori sono tanto buone quanto la sceneggiatura che hanno portato sullo schermo.” Cosa l’affascinava di questa storia? Il fatto che fosse ispirata a personaggi reali: ho incontrato una suora che, oggi, ha 96 anni e che ha gestito il sistema scolastico di New York nel 1963. Solo a Brooklyn c’erano settecento scuole cattoliche in quegli anni e quella donna sovraintendeva, da sola, alla vita scolastica di 70.000 ragazzi. E’ un po’ come se fosse stata a capo di una grande società per azioni con, addosso, una gigantesca responsabilità che portava avanti con grande determinazione e capacità. Nonostante tutto, però, lei era ancora considerata ‘inferiore’ e obbligata all’obbedienza al sacerdote della sua parrocchia. Parlare con lei mi ha fatto capire cosa significasse avere compiuto una scelta di vita monacale, ma, al tempo stesso, sentirsi estremamente potente. Questo film parla anche di questo: di una dinamica di potere che alimenta un forte antagonismo tra una donna e un uomo. Dopo tanti anni di carriera, cosa prova guardandosi indietro? Un forte senso di gratitudine, perché ‘sono ancora qui’. Sono stata benedetta da una grande fortuna sia per quel- 42 38 lo che riguarda la mia famiglia, che il mio lavoro. Credo che le donne della mia età abbiano molto da dare, soprattutto, perché, oggi, capiamo le cose molto meglio che in passato. Questo proprio perché percepisci il trascorrere del tempo, mentre quando sei giovane pensi che tutto possa durare per sempre. Nessuna nostalgia? No, non sono nostalgica e non mi guardo mai indietro: per me il mio passato è come aprire un album di vecchie foto e ricordo solo le persone che erano sul set, le situazioni in cui ho lavorato, i posti dove andavamo a pranzo, che età avevano i miei figli che erano con me. Difficilmente penso, invece, a quello che erano le storie che raccontavamo. Guardo alla mia carriera in maniera diversa da qualsiasi altra persona. Io non mi sento mai ‘attrice emerita’: certo, alle volte, quando recito con una ragazza giovane percepisco il suo nervosismo, ma, poi, mi dimentico le mie battute, commetto degli errori e così anche queste giovani colleghe si rendono conto di avere davanti una che, poi, non è così grande. Recitare è una semplice interazione tra gente che tenta di creare un’interconnessione. Quando mi trovo tra gli attori non avverto mai una specifica pressione e non credo di intimidire nessuno dall’alto di un ruolo speciale. L’aura di cui è circondato il personaggio Meryl Streep è un qualcosa che non mi appartiene e resta fuori di me. Un’affermazione di grande umiltà… Ma molto sincera, perché sono la madre di quattro figli che mi hanno sempre aiutato, se non, per meglio dire, ‘obbligato’ ad avere i piedi per terra. Sono tutti sempre pronti a criticarmi. Se parlo, se non parlo, se canto, se non canto. Avere una famiglia è un’esperienza che rende umili, e che insegna a non dare troppo credito a quello che gli altri dicono di te. Ha mai avuto dei dubbi riguardo al suo lavoro? Quando ho compiuto quaranta anni ho detto, per la prima volta, a mio marito che la mia carriera era finita. Da allora, tanto tempo fa oramai, ho ripetuto sempre, ogni anno, la stessa cosa. Oggi ho, forse, imparato che non si sa mai e quindi, come si suole dire, “fino a qui tutto bene…” Carlo Verdone Il mio dentista in Russia di Nicoletta Gemmi Carlo Verdone è un noto dentista in crisi depressiva, partito per un convegno a San Pietroburgo. Questo è il secondo episodio di Italians, il nuovo film di Giovanni Veronesi. La prima storia è interpretata da Sergio Castellitto e Riccardo Scamarcio, trasportatori di Ferrari dalla dubbia provenienza, tra Marocco ed Emirati Arabi. Le due storie sono completamente autonome ma legate insieme, spiega il regista: “dal modo in cui vedo come si comportano i nostri connazionali all’estero”. Italians sarà nei cinema il 23 gennaio distribuito dalla Filmauro. Ne abbiamo parlato con Carlo Verdone. Terza volta con Giovanni Veronesi e prima volta in Russia, precisamente a San Pietroburgo. Com’è andata? Direi che è andata molto bene e lo dico nel senso che non è un episodio molto semplice. Per quanto la storia non fosse per niente complessa, però prevedeva una mutazione di stati d’animo, per dare spazio alle due anime del film. La prima che va incontro a delle situazioni comiche e ai limiti dell’ imbarazzo e l’altra che mette in evidenza la parte più fragile ma anche la più bella e la più pura di questo personaggio. Il mio dentista non è soltanto un uomo in cerca di avventure per superare la sua depressione, come può sembrare in un primo momento. E’ molto di più. E l’ incontro con una interprete russa, una donna particolare, che lavora anche all’interno di una casa famiglia con ragazzi e bambini orfani, farà emergere il lato migliore di lui. Un lato che era rimasto sepolto e inaridito per troppo tempo. Quindi è un episodio che ha una parte comica e un’altra molto poetica. E la difficoltà è stata nel trovare una giusta misura per armonizzare queste due parti, facendole scivolare una verso l’altra. Serviva molta concentrazione, ma penso di avere dato il massimo. Ci parli di questo dentista che parte per la Russia. Giulio Cesare Carminati è un odontoiatra che arriva a San Pietroburgo per un convegno. E’ un professionista infelicemente coniugato, in un momento quasi catatonico della sua vita, che parte controvoglia perché costretto da motivi di lavoro. Ha un amico a San Pietroburgo, interpretato da Dario Bandiera, il classico italiano cialtrone e invadente, mentre lui è una persona normale in condizioni assurde. Sarà proprio l’amico ad introdurlo in questo mondo di cafoni arricchiti facendogli fare una specie di tour erotico che diventerà per lui un girone infernale. Giulio si trova, suo malgrado, in situazioni e con gente con cui non ha niente in comune. E’ un poveraccio piazzato in un luogo pieno di puttanoni e gente di malaffare. E questa parte è davvero molto divertente perché queste sono le situazioni, dove – come attore - mi trovo meglio. Dato che quando vengo messo in difficoltà dò sempre il massimo. Italians è un film sugli italiani all’estero che Veronesi, sintetizzando, ha definito “generosi ma anche vigliacchi, eroi e cafoni che non sanno comportarsi rispetto ad altri popoli. Siamo quelli che suoniamo di più al metaldetector in aeroporto”. Lei che ne dice? Nei due film di un’ora ciascuno che compongono Italians sono raccontate quattro tipologie di italiani. E sono tipologie molto diverse tra di loro, rappresentate da Riccardo Scamarcio e Sergio Castellitto nel primo episodio e poi c’è il mio personaggio che è il borghese depresso in Russia e Dario Bandiera che è l’italiano all’estero più vergognoso. Il più scanzonato, simpatico, ma decisamente anche il più miserabile. Per quanto riguarda le mie personali esperienze devo dire che la stragrande maggioranza degli italiani che ho conosciuto all’estero e che vivono lì, secondo me, sono la parte migliore dell’Italia. Persone di grande serietà e dignità. Magari è quando viaggiamo all’estero che ci facciamo più riconoscere… Ci facciamo riconoscere perché ci spaventa tutto ciò che c’è all’estero: il clima diverso, le situazioni differenti, il cibo che non è mai come quello italiano… ci sembra sempre di stare a due milioni di km lontani da casa. Così notiamo subito le combriccole che urlano, hanno sempre voglia di scherzare, fanno comunella. Perché gli italiani dopo sette giorni di vacanza hanno già la nostalgia di casa loro… è questa la tragedia. Fa parte del nostro DNA, purtroppo o per fortuna. Italians è una ‘commedia all’italiana’? E’ un misto, perché da una parte porta avanti caratteristiche tipiche della commedia all’italiana ma dall’altra è un film che rappresenta anche qualche cosa di nuovo. Una commedia all’italiana aggiornata. Non è un film soltanto da ridere, ci sono anche momenti di tenerezza, poesia, malinconia. E questo rispecchia anche il carattere del regista, Giovanni Veronesi. 43 Primis o s r o Conc o t n e r r o S i Vinc Al Concorso lanciato dalla nostra rivista (e dal nostro magazine online primissima.it) hanno partecipato circa 1800 persone. Il sorteggio, avvenuto in data 20 dicembre ha premiato i Signori Concetta e Michele Pagano che hanno partecipato, come ospiti d’onore, alla kermesse. Michele Pagano, Concetta Pagano BASTA UN NUMERO PER AVERLI TUTTI Chiama il 12.44 e trova tutti gli abbonati dell’elenco telefonico, al prezzo più basso di tutti*. Ristoranti, alberghi, farmacie di turno, i film e le sale cinematografiche a partata di mano, basta una telefonata! Fatti trasferire la chiamata o richiedi il numero che cerchi sul tuo telefonino, è gratis. 12.44, non ti stressare. Viene a visitarci sul nostro sito: www.1244.it 1,44 € 1,00 € 1,44 € 1,44 € * Prezzi calcolati iva inclusa per la durata di 1 min. di chiamata, escluso scatto alla risposta (36 centesimi) da rete fissa. Fonte AGCom. Il servizio è attivo da Tim, Vodafone, Wind e telefono fisso. E’ attivo il trasferimento di chiamata e l’invio del numero tramite sms gratuito. ssima Club Si sono concluse le Giornate Professionali del Cinema di Sorrento, un grande evento ‘per addetti ai lavori’ in cui sono stati presentati i titoli ed i trailer (circa 500) dei film che usciranno nella prossima stagione e che ha visto la partecipazione di circa 2mila operatori del settore, tra esercenti, distributori, produttori, artisti etc. In questa occasione Primissima, media partner della manifestazione, ha realizzato un Daily sia in formato cartaceo che in formato video. Insomma una grande kermesse, vissuta come protagonista da Primissima, che ha ospitato nel proprio stand tutti i personaggi delle Giornate, dai grandi manager e produttori, alle moltissime star. Angeli & Demoni vince il Trailer d'Oro Gli operatori dell’Industria cinematografica italiana hanno scelto quello di Angeli & Demoni come miglior trailer tra quelli presentati durante le Giornate Professionali del Cinema di Sorrento nel tradizionale concorso promosso da Primissima in collaborazione con Anec, Associazione degli Esercenti Cinematografici. I Premi sono stati votati dai circa 2mila operatori del settore che hanno partecipato alla 31a edizione delle Giornate Professionali di Cinema. La presentazione cinematografica del nuovo colossal di Ron Howard Angeli e Demoni sequel del celebre Il Codice da Vinci, tratto ancora una volta da un romanzo di Dan Brown e interpretato ancora una volta da Tom Hanks, in uscita in tutto il mondo il prossimo 15 maggio, è stata votata ‘Miglior Trailer’. Il Premio per il ‘Miglior Trailer di un film italiano’ è andato a Diverso da Chi? di Umberto Carteni con Luca Argentero, Claudia Gerini, Filippo Nigro. Una commedia che ruota intorno a vere o presunte diversità sessuali prodotta da Cattleya ed in uscita il 13 marzo, distribuita e coprodotta da Universal. ‘Miglior Promo Reel’ è il montaggio di alcune divertentissime sequenze del film Ex di Fausto Brizzi, una commedia corale incentrata sul tema, come dice il titolo, degli ex amori, interpretata da Alessandro Gassman, Claudia Gerini, insieme a moltissimi altri attori, prodotto da Italian International Film assieme a RaiCinema ed in uscita a febbraio distribuito da 01. Il vero e proprio show condotto dal Vice President di Walt Disney Motion Pictures Studios Italia Paul Zonderland, con animali e migliaia di palloncini sul palco, è stato votato ‘Miglior Convention’ tra le 15 che sono state presentate a Sorrento. Nelle foto dall'alto in senso orario: Aldo Lemme, Direttore Marketing Sony Pictures riceve Il Premio da Paolo Protti, Presidente Anec; Cecilia Mugnaini, ufficio stampa IIF, riceve il Premio per il miglior promo dall’Avv. Luigi Grispello, Vice Presidente Vicario Anec; Paul Zonderland, Vice President Walt Disney Italy, riceve il Premio da Piero Cinelli, Direttore di Primissima; Karen Hassan, Direttore Marketing Cattleya, ritira il Premio “Miglior trailer italiano” da Leandro Pesci, Presidente Agis, Lazio. Qui sotto una foto di tutti i premiati. Paolo Protti, Aldo Lemme ‘Miglior Trailer’ Angeli & Demoni Luigi Grispello, Cecilia Mugnaini ‘Miglior Promo Reel’ Ex Piero Cinelli, Paul Zonderland 'Miglior Convention' Walt Disney Motion Pictures Studios Italia da sinistra Paul Zonderland, Cecilia Mugnaini, Aldo Lemme, Karen Assan, Paolo Protti Leandro Pesci, Karen Assan ‘Miglior Trailer’ Diverso da Chi? LE BATTUTE di Boris Sollazzo con un occhio solo. E’ nella notte che ti inculano” ultimatum alla terra “La libertà è una parola che serve a fottere la gente. Gli unici ad averla sono i ricchi, quelli che c’hanno i soldi. La mia libertà è questa signorina qua. Fa libertà di nome e 357 magnum di cognome” Madagascar 2 “Attenzione. È il comandante che vi parla” “In caso di ammaraggio, infilate il giubbotto dalla testa. E poi dite: “saluti e baci”” “Sarà un lungo volo, quindi, se dovete fare pipì... fatela adesso. Prendete posto, rilassatevi e pregate ogni divinità conosciuta affinchè questo catorcio voli” “In caso di depressurizzazione, mettete la maschera sul viso per nascondere la vostra espressione terrorizzata agli altri passeggeri. Le maschere scenderanno automaticamente in caso di ammaraggio” The millionaire “Vieni via con me” “Ah sì, e di cosa viviamo?” “D’amore” “Sei pazzo” “Vuoi fare una cosa per me?” “Tutto” “Allora dimenticami” “Attenzione! Qui è il comandante che vi parla. Ho una notizia buona e una cattiva. La buona notizia è che stiamo per atterrare. Quella cattiva è che sarà un atterraggio di fortuna” “Se si tratta di volare, sappiamo che non avete alcuna scelta. Ma grazie per aver volato con Air Penguin” madagascar 2 Ultimatum alla terra “Questo pianeta sta morendo. La razza umana lo sta uccidendo” “Avevi detto che volevi salvarci” “Ho detto che ero qui per salvare la Terra”. “Sei venuto per salvare la Terra da noi?” “Non possiamo rischiare la vita di questo pianeta per il bene di una sola specie. Se la Terra muore, voi morite… Se voi morite, la Terra sopravvive. Ci sono pochi pianeti nel cosmo che sono capaci di accogliere forme di vita complesse” “Voi non ci conoscete. Possiamo correggere i nostri sbagli” “Vi abbiamo osservato, aspettando, sperando che cambiaste. Siete al punto di non ritorno. Dobbiamo agire. Rimedieremo ai vostri danni e daremo modo alla Terra di ricominciare” Natale a Rio “Come mai non c’è un maschio nella tua vita? Hai i vermi?” “Oh, quelli me li hanno curati. Sentite ragazze, a Manhattan mancano due cose: cheggi e ippopotami” par- “Accipicchia, ragazza, sei enorme” “Chi è un tuo amico o è il tuo sedere, quello?” “Ragazza, sei sveglia quanto massiccia” “Quindi tu sei... Moto Moto” “Il nome è così forte che si dice due volte” “Mi vai a genio, grassone” “Sai cosa ti rende speciale? Guarda loro. Sono bianche a strisce nere. Tu sei nero a strisce bianche. Tu sei un sognatore, Marty. Lo sei sempre stato. Hai ottimi gusti in fatto di musica ... e pessimi in fatto di amici. Almeno con me” Il cosmo sul comò «Quella è ‘na buzzicozza, buzzicona e cozza», «Hai fatto una crasi», «Forse m'è scappata, ma non credo. E poi di solito fanno le bolle». “Lei è il mitico maestro Tsu Nam? Colui che è non vedente ma ha una vista interiore di 10 decimi?” “Papà io sono…” “Non lo voglio sapereee” “Ma sono agnostico!” “Ah, io che mi credevo… ma che vuol dire agnostico?” “Omosessuale, no?” «Tu rilutti», «No che non rilutto, so' na persona educata». Come dio comanda “Ma siamo nel Medio Evo? Che poi “Svegliati, svegliati cazzo. Devi dormire il cosmo sul comò DEL MESE non era così male, a quei tempi le fattucchiere come te le bruciavano!” Lissy, principessa alla riscossa the spirit “Salute caro papà, come va? Come vanno i vuoti di memoria?” “E chi se lo ricorda!” “Da quant’è che non ti confessi?” “Beh, c’era ancora Pertini, abbiam vinto il mondiale…2006?” “1982! Ma vattene…” “Quell’asso di bastoni un tempo batteva la donna di cuori” “Maestà, le condanne a morte per questo fine settimana” “Chi sono?” “Cabarettisti, umoristi, turisti tedeschi e pure un mimo” “Che siano graziati tutti. A parte il mimo, ovvio” “Sia fatta la volontà di Dio” “Ma quale volontà, questa è sfiga” “Ma maestro, la strada per l’ignoto non dovrebbe essere più lunga e tortuosa?” “Zitti, ignoranti, l’infinito è sulla porta di casa” “Lei ha capito chi sono io?” “Sì, una bella cinghiala” “Il mio Franz non mi ha mai detto una cosa così eccitante” “A questo punto io vi consiglio di rivolgervi alla banca del seme” “Sì, per un mutuo?” Yes man “Ho rimedio ayurvedico per suo problema. 350 euro” “Con fattura?” “Mi dispiace ma mia religione non permette” “Non posso bere birra perché pare che il luppolo fermentato riduca la fertilità e mi faccia diventare Cafa” “E queste che sono?” “Alghe ayurvediche per farmi diventare Vata” “Ma Vata a fanculo!” “Lo sai che mio figlio è il primo dell’albero genealogico a farsi bocciare?” “Non ci credo, se guardi bene tra i rami lo trovi qualcun altro” “Ah, ma io lo mando a lavorare!” “In quel caso sarebbe davvero il primo della famiglia” The spirit “Daremo una grande festa di fidanzamento il 21. Open bar” “Open bar? Voi sapete sempre come sedurmi” “Certe notti sei così stanco e annoiato da non trovare nemmeno l’entusiasmo per masturbarti” lissy, principessa alla riscossa “Vado troppo veloce per te?” “No, anzi, dovresti andare più veloce, così se facciamo un incidente, moriamo sul colpo.” “Sono stato un coglione e un pezzo di merda. Forse più un pezzo di merda che un coglione” “Chi sono io per contraddirti?” “La mia città è fiera delle sue pustole, è il mio tesoro” “Il mondo è un parco giochi. Da bambini lo sappiamo tutti, poi ce lo dimentichiamo” “Chiudi il becco e sanguina” Australia “Ti andrà sempre peggio prima di andare meglio, bel pupo” “Ho un agente a un soffio dalla morte e uno con la testa mozzata solo perché ti si drizza quando dai la caccia a Octopus. E intanto usi i miei come carta igienica” “Avevi la corazza dura Sand, ma dentro eri calda e soffice. Tutta donna” “Il mio nemico non ha altro che mitra e coltelli. La mia arma invece è tutta la città” “Ramsden, noi due sappiamo bene che c’è una sola ragione per cui mio marito ha passato tutto questo tempo in Australia. E non ha assolutamente niente a che vedere con le vacche. Almeno, non la varietà animale!!!” “Io sono un mandriano, capito? Sposto il bestiame da A a B, chiaro? Lavoro su commissione. Nessuno mi assume, nessuno mi licenzia. Tutto quello che possiedo entra nella sacca della sella. Ed è così che mi piace” “E certo, fa tanto “avventura nell’Outback”, vero?” “Signor Drover? Ritengo che non sia assolutamente opportuno far lavorare un bambino dell’età di Nullah in questo modo. Io sono più che disposta a coprire il suo turno” “Ma Missus Boss, io sono molto grande abbastanza!” “C’è un punto a cui vuoi arrivare? Sto invecchiando solo a stare ad ascoltarti” yes man