8.9 Scoppio causato da installazione non corretta.

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8.9 Scoppio causato da installazione non corretta.
SCOPPIO CAUSATO
DA INSTALLAZIONE NON CORRETTA
Cinque le vittime per l’esplosione di una caldaia; normativa vigente,
regime autorizzativo e difformità riscontrate
Dott. Ing. Sandro Marinelli
Dott. Ing. Michele Maria La Veglia
Pubblichiamo la perizia tecnica re datta dai consulenti tecnici d’ufficio in caricati di fornire al magistrato la do cumentazione necessaria per accer tare le cause della morte di un’intera
famiglia, avvenuta circa un anno fa
nella propria abitazione.
1. Premessa
In seguito al decesso dei 5 componenti la famiglia Catalano, i cui corpi privi di vita sono stati rinvenuti il 6/3/97,
nella loro abitazione in San Sebastiano al Vesuvio - viale dei Platani, 64 - il
Sostituto Procuratore della Repubblica, il dottor Carmine Esposito, ha incaricato gli ingegneri Sandro Marinelli
e Michele La Veglia, di redigere la perizia tecnica nel procedimento relativo
all’accertamento delle cause del decesso, rispondendo ai seguenti quesiti:
1. Se gli impianti hanno determinato
gli eventi;
2. Se gli impianti erano costruiti secondo le norme di sicurezza;
3. Se vi è stato malfunzionamento
della caldaia;
4. Se l’impianto termico di riscaldamento presente sul luogo del fatto fosse o meno
realizzato
secondo le norme di sicurezza vigenti;
5. Se il combustibile utilizzato rispondeva alle caratteristiche previste dalle normative vigenti.
ANTINCENDIO novembre 1998
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PERIZIA
TECNICA
Di seguito riportiamo per esteso la
perizia tecnica.
2. Accertamenti peritali
2. 2 Descrizione luoghi
e impianti
L’abitazione in questione è una villetta su quattro livelli, di cui uno interrato e tre fuori terra. Tale villetta è isolata con uno spazio circostante di circa 600 mq e con vialetto privato di
accesso dalla Via dei Platani.
Il rinvenimento delle salme della famiglia Catalano avveniva alle ore 19.00
circa del 6.03.97. L’esatto posizionamento è stato ricostruito ed evidenziato in giallo nelle planimetrie allegate:
in particolare si indicano le posizioni
dei signori Catalano Massimiliano (1),
Catalano Marco (2), Catalano Alessandro (3), Catalano Claudia (4) e Del
Gaudio Anna Maria (5) .
Nelle stesse planimetrie viene riportato il posizionamento della caldaia
e degli altri elementi oggetto della presente perizia tecnica.
L’impianto di riscaldamento in questione è costituito infatti da :
1. una caldaia murale alimentata a
combustibile gassoso;
2. un serbatoio di stoccaggio del gas
di petrolio liquefatto, in seguito indicato come gpl.
3. una tubazione che dal serbatoio
porta il gas fino al locale caldaia.
2.2.1. Il locale centrale termica
e la caldaia
La caldaia è alloggiata all’interno
dell’abitazione, al piano seminterrato
in un vano di dimensioni 3.05 m per
1.83 m di altezza 2.60 m.
Tale vano comunica:
con l’esterno attraverso un fine102
strino con grata metallica di dimensioni 1.00 m per 0.26 m;
con il cantinato attraverso la porta
metallica di accesso a chiusura
non ermetica e dotata di una griglia nella parte superiore di dimensioni 0.84 m per 0.35 m; poiché i restanti locali a piano cantinato risultano separati da una
porta di alluminio anodizzato chiusa, i fumi di combustione erano in
immediata comunicazione con la
cassa delle scale.
Sulla parete in cui è installata la caldaia è praticato un foro di forma circolare di diametro di circa 15 cm spostato di 55 cm a destra e 35 in alto rispetto
al condotto superiore della caldaia.
La caldaia è di marca Beretta modello Paros n. 18 e matricola XB
6824T. Dal registro di fabbricazione
della Casa Costruttrice si evince come l’anno di fabbricazione sia il 1986.
L’apparecchio installato era nelle
condizioni testimoniate dalle foto. Si
presentava :
priva dell’involucro esterno di protezione;
priva del condotto di evacuazione
dei fumi e del collegamento con la
canna fumaria esistente; per esso
era stato realizzato un foro provvisorio nel muro, all’interno del quale doveva trovare alloggio il suddetto collegamento;
collegata in maniera definitiva con
la realizzazione di attacchi ai tubi
che convogliano l’acqua nei radiatori, all’impianto di alimentazione
dell’acqua, e all’impianto di alimentazione del gas. E’presente anche
il collegamento elettrico, anch’esso
di nuova fattura, anche se la spina
risulta staccata dai soccorritori intervenuti la sera del 6.3.97;
priva della candeletta di accensione. Tale circostanza e le consideANTINCENDIO novembre 1998
razioni relative vengono approfondite nelle pagine seguenti al cap. 4.
2.2.2 Il serbatoio e la condotta
di adduzione gas
Il serbatoio metallico esterno, di
capacità geometrica di 1000 litri, è stato installato dalla Ditta NapoletanaCalor in un angolo della proprietà retrostante l’accesso principale dell’abitazione. E’stato quindi riempito di gpl
fino al 80% del volume, per 800 litri
come di prassi. Tale circostanza risulta dalla bolla di consegna della Ditta.
Al momento dell’intervento dei soccorritori il livello del galleggiante era al
55%, circostanza confermata e verbalizzata anche nel corso del sopralluogo del 17.04.97.
La condotta di adduzione è di rame di diametro 18 mm. Il percorso della tubazione è evidenziato nella planimetria in scala 1:100. La condotta è
esterna ed arriva al locale caldaia dal
finestrino di aerazione.
2.2.3 Prime conclusioni
Il fenomeno è stato evidente fin dal
primo momento: i gas combusti fuoriusciti dalla caldaia hanno saturato il
vano caldaia e hanno quindi invaso
l’intera abitazione provocando il decesso dei componenti la famiglia Catalano.
L’installazione dell’impianto di riscaldamento si discosta inoltre per più
di un motivo dalle norme di sicurezza
vigenti.
2.3 Ulteriori accertamenti
2.3.1 Acquisizione
documentazione
Nel corso degli accertamenti è stato inoltre necessario richiedere:
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TECNICA
1) all’A.G. di nominare ausiliari di
P.G., di effettuare analisi sul combustibile, di disporre prove di funzionamento della caldaia;
2) all’Istituto Superiore di Sanità di ottenere le schede di sicurezza delle sostanze costituenti i fumi di
combustione;
3) al Comando Provinciale dei VV.F.
di Napoli se vi fosse agli atti la richiesta di installazione del serbatoio a servizio dell’impianto termico;
4) all’Istituto per il Marchio di Qualità
di accertare se la caldaia fosse in
possesso di certificato di omologazione.
Relativamente al punto 1) con le
autorizzazioni dell’A.G. i due CTU predisponevano il sopralluogo del 17 aprile 1997 del quale si riferisce al cap. 4.
In tale sede veniva effettuato anche il
prelievo di gas combustibile dal serbatoio per la relativa analisi.
Per quanto riguarda il punto 2) si
riportano di seguito le notizie attinte,
mentre per i punti 3) e 4) riguardanti
lo stato autorizzativo si riferisce al capitolo 3.
2.3.3 Caratteristiche chimiche
dei fumi di combustione.
La combustione ha bisogno del
comburente (ossigeno contenuto nell’aria) e del combustibile (in questo caso il gpl). La combustione cosiddetta
“completa” del carbonio (C) e dell’idrogeno (H) contenuti nei combustibili produce rispettivamente anidride carbonica CO2 e vapore acqueo (H2O),
con sviluppo di calore, mentre i fumi
combusti vengono normalmente scaricati in atmosfera. Quando un gas
combustibile viene bruciato in difetto
di ossigeno, o comunque quando la
combustione è incompleta, si genera
monossido di carbonio (CO).
Gli scriventi CTU hanno ricevuto
dall’Istituto Superiore di Sanità le schede di sicurezza, relative all’Ossido di
Carbonio, in sigla CO, e all’Anidride
Carbonica, in sigla CO2. I dati sulle
sostanze chimiche pericolose vengono sempre aggiornati e costituiscono
la base per l’Inventario Nazionale delle Sostanze Chimiche. Si ritiene utile
ai fini di quanto verrà esposto ai capitoli 4 e 5 riportare testualmente alcune note relative al CO.
Al punto 7.2.8 si legge come “Gli
effetti tossici del CO sono legati al
blocco dell’emoglobina del sangue con
conseguente riduzione della capacità
di quest’ultima a trasportare ossigeno.
(...) La concentrazione di carbossiemoglobina COHb nel sangue dipende
sia dalla concentrazione del CO nella
miscela inalata, sia dal tempo di esposizione e anche esposizioni prolungate a concentrazioni relativamente basse portano a tassi di COHb pericolosi. (...) La presenza della COHb riduce
la quantità di ossigeno trasportata ma
non la pressione arteriosa. Questi due
fattori spiegano perché soggetti intossicati che compiono un modesto lavoro muscolare (ad es. il tentativo di
lasciare l’ambiente inquinato o aprire
porte e finestre possono avere un collasso improvviso)”.
Al punto 7.3 si leggono gli effetti
connessi all’esposizione accidentale a
seguito di incidenti rilevanti. Le concentrazioni dei gas vengono espresse
in p.p.m. ovvero ‘parti di gas ogni milione di parti di aria’. “L’esposizione a:
- 200 ppm per 2-3 ore provoca mal
di testa frontale (......);
- 1600 ppm: per 20 minuti: mal di testa, vertigini e nausea; per 2 ore:
collasso, perdita di conoscenza e
possibile morte;
- 3200 ppm: per 5-10 minuti: mal di
testa, vertigini; per 30 minuti: perANTINCENDIO novembre 1998
dita della conoscenza e pericolo di
morte;
- 6400 ppm: per 1-2 minuti: mal di
testa, vertigini; per 10-15 minuti:
perdita della conoscenza e pericolo di morte;
- 12800 ppm: per 1-3 minuti: perdita della conoscenza e pericolo di
morte.
La CO2 non ha invece effetti tossici sull’uomo, risultando pericolosa
solo in elevatissime quantità (50%) per
le quali si ha il pericolo dell’asfissia.
Nel caso oggetto della presente relazione le quantità ipotizzate sono dell’ordine di alcune unità percentuali. E’
da tenere invece in considerazione l’effetto combinato di CO e CO2.
Si riportano le conclusioni di studi
condotti su soggetti esposti simultaneamente a CO e ad altri prodotti della combustione. Nella pubblicazione
del luglio 1995 dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità al punto 8.1.7.2
si legge come: “tali effetti sono stati dimostrati essere sinergici, per cui esposizioni simultanee a concentrazioni
non letali di CO2 (1,7 a 17,3%) e a subletali di CO (2500 a 4000 ppm) causano la morte della cavia in pochi minuti. Infatti il tasso di formazione di
COHb era 1,5 volte maggiore in un’esposizione a CO e CO2 rispetto all’esposizione al solo CO” [Environmental Health Criteria for Carbon Monoxide, World Health Organization,
Geneva, Svizzera luglio 1995].
3. Impianti utilizzazione gas
combustibile: normativa
vigente, regime autorizzativo
e difformità riscontrate
3.1 Normativa vigente
L’impianto descritto al par. 2.2 è
soggetto all’osservanza di Decreti e
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PERIZIA
TECNICA
Circolari Ministeriali che riguardano i
serbatoi, e a norme UNI-CIG che riguardano le caratteristiche strutturali
degli impianti di distribuzione gas, delle apparecchiature di funzionamento
e delle loro modalità di installazione.
La legislazione tecnica di riferimento in sintesi è la seguente:
provata con D.M. Ind. 23.11.72
m. Norma UNI-CIG n. 7271/88 approvata con D.M. Ind. 09.11.88
n. Norma UNI-CIG n. 7271 /FA.2 approvata con D.M. Ind. 21.04.93
o. D.P.R. 412 del 26.8.93
p. Legge n. 46 del 5.03.90
q. D.P.R. n. 661 del 15.11.96
I. installazione serbatoio:
a. DPR 577 del 29.07.82
b. D.M. Int. del 16.02.82
c. D.M. Int. del 31.3.84
d. Lett. Circ. M.I. n. P 2739/4118 del
6.11.96
3.2. Serbatoio gpl: lo stato
autorizzativo
II. installazione rete gas:
e. Legge n. 1083 del 6.12.71
f. Norma UNI-CIG n. 7131/72 approvata con D.M. Ind. 23.11.72
g. Norma UNI-CIG n. 7129/92 approvata con D.M. Ind. 21.04.93
h. Norma UNI 6507 (per i tubi in rame)
III. installazione caldaia, ventilazione
ambiente e scarico fumi combusti:
i. Legge n. 1083 del 6.12.71
l. Norma UNI-CIG n. 7131/72 ap-
Il serbatoio di gpl è una delle attività soggetta al controllo dei Vigili del
Fuoco ai sensi del D.M. 16/02/1982.
E’ fatto obbligo, dall’art. 15 del D.P.R
577 del 29/07/1982 al titolare della attività, di presentare al Comando competente per territorio il progetto preventivo prima dell’installazione e, quindi, successiva richiesta di collaudo
all’atto dell’installazione e messa in
servizio degli impianti suddetti.
Nella nota dell’Ufficio Prevenzione
del Comando Prov.le Vigili del Fuoco
di Napoli, si evince che non è stata presentata alcuna richiesta di esame preventivo né di collaudo del serbatoio di
gpl e relativo impianto di utilizzazione.
Caldaia Beretta: particolare attacchi tubazioni
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In ogni caso, mentre vige l’obbligo
per i serbatoi, per l’installazione di centrali termiche di queste potenzialità (minore di 100.000 kcal/h) non è previsto
alcun obbligo autorizzativo se non quello della redazione del progetto e dell’installazione da parte di soggetto abilitato ai sensi dell’art. 2 della L. 46/90.
La Circolare Min. Int. del 6.11.96
Prot. N. P 2739/4118 sott. 20 inerente “Chiarimenti interpretativi della L.
46/90 ai fini dell’attività di Prevenzione Incendi relative agli impianti termici alimentati da combustibili gassosi”
al punto B. dice testualmente che “(...)
i Comandi Provinciali VV.F. acquisiranno la dichiarazione di conformità
dell’impianto senza l’obbligo di alcun
tipo di verifica e sopralluogo all’impianto medesimo”.
3.3. Caldaia murale: lo stato
autorizzativo
E’ noto che l’Istituto del Marchio di
Qualità (IMQ) ha, per decreto del Ministero dell’Industria, il compito di gestire in esclusiva la concessione del
Marchio di Conformità. Il marchio
I.M.Q. UNI-CIG ha quindi lo scopo di
attestare che i prototipi degli apparecchi hanno superato il collaudo secondo quanto stabilito dalle corrispondenti norme di sicurezza e di garantire che
la conformità alle Norme stesse sia
mantenuta dalla produzione in serie.
La caldaia murale Beretta Paros
n 18 è dotata di tali requisiti come risulta dalla dichiarazione di approvazione di tipo N S 0712 rilasciata a Milano in data 18.05.89 e annullata in
data 29.09.89 su richiesta dello stesso Costruttore per cessata produzione.
Nel rapporto relativo alle prove
e ffettuate sulla parte gas, eseguite
sulla base delle norme UNI-CIG
7271-73 e var. FA 123-83, si evince
PERIZIA
TECNICA
come tale apparecchio sia dotato di
dispositivi di sicurezza che garantiscono il corretto funzionamento. Non
sono ovviamente presenti, perché
non prescritti all’epoca dell’omologazione, i dispositivi di blocco della
caldaia sul tiraggio dei fumi. Questo
elemento rafforza, ove ce ne fosse
bisogno, la convinzione che un apparecchio di questo genere seppur
funzionante ma di vecchia concezione non sarebbe mai dovuto essere
installato all’interno.
3.4 Difformità dell’impianto
installato
In base a quanto riportato nel paragrafo 3.1 sono state riscontrate dagli
scriventi numerose difformità di installazione degli impianti rispetto alle
norme di sicurezza e di buona tecnica. Si precisa che entrambe, oltre a
costituire norma tecnica di riferimento, hanno valore di Leggi dello Stato.
L’installazione dell’impianto di riscaldamento oggetto della presente
perizia si discosta dalle norme di sicurezza vigenti per diversi aspetti:
L’installazione della caldaia murale senza il collegamento del condotto dei fumi combusti alla canna
fumaria (Cfr. tra l’altro Norma UNICIG 7129 punto 4.3.4.).
Un apparecchio di tipo B per il riscaldamento è installato all’interno.
L’installazione di un apparecchio
di tipo B privo di un dispositivo di
controllo per la sicurezza allo scarico dei fumi. (Cfr. DPR 412/93
art.10).
La ventilazione per l’aria combu-
rente del locale caldaia avviene da
un’apertura posta al di sopra del
condotto dei fumi combusti anziché in basso (Cfr. Norma UNI-CIG
7129 punto 3).
La superficie di ventilazione per l’aria comburente del locale è insufficiente.
La presenza di una porta con grigliato metallico che non realizza l’isolamento tra locale caldaia e resto dell’abitazione.
Le situazioni elencate illustrate ai
punti precedenti, strettamente attinenti
all’oggetto della presente perizia verranno illustrate nel capitolo “Risposta
ai quesiti”. Tali elementi comunque sono stati ciascuno singolarmente e nel
loro insieme causa del determinarsi
degli eventi.
Le altre difformità riscontrate sono:
L’installazione di un apparecchio
alimentato a gpl in un locale disposto al di sotto del piano campagna (Cfr. tra l’altro Norma UNICIG 7129 punto 2.3.1.1.).
Il posizionamento del serbatoio di gpl.
Il serbatoio suddetto si trova, con
riferimento al D.M. Int. 31.3.84:
- privo della recinzione metallica di
protezione;
- a distanza di sicurezza interna minore di 5 metri dall’abitazione;
- a distanza di sicurezza esterna minore di 1,5 metri dai confini di proprietà;
- a distanza di sicurezza interna minore di 10 metri rispetto all’apertura del cantinato posta a piano
campagna;
- privo di saldo ancoraggio alla base in calcestruzzo
ANTINCENDIO novembre 1998
Sono state elencate anche le
difformità riscontrate nell’installazione
del serbatoio allo scopo di evidenziarne l’approssimazione e la totale
inosservanza della buona norma tecnica oltre che del comune buonsenso.
4. Valutazione globale
dell’impianto alla luce
delle prove di funzionamento
4.1 Operazioni peritali
In data 14 aprile 1997 presso i luoghi oggetto della perizia i CTU predisponevano le prove di prelievo gas
combustibile residuo e di funzionamento della caldaia alla presenza dei
consulenti tecnici di parte. Risultavano presenti, oltre agli scriventi CTU i
signori:
- Borsa Giovanni, Caricchia Paolo e
Scuotto Giuseppe, vigili del fuoco
in qualità di ausiliari di P.G.;
- Dott. Dello Iojo Guglielmo, chimico del porto di Napoli incaricato dal
CTU.;
- Barbato Nicola e Borsacchi Bruno,
assistenti tecnici dell’A.S.L. Napoli 1 incaricati dal CTU;
- Ing. Bertolino Gregorio supporto
tecnico invitato dal CTU.;
- Ing. Gigante Raffaele CTPdel sig.
Galluccio, Ing. Pagano Salvatore
CTP fam. Del Gaudio, P.e. Del
Gaudio Salvatore CTP fam. Del
Gaudio e Ing. Lanzillo Guido CTP
fam. Catalano.
Alle ore 11,30 circa cominciavano
le operazioni di prelievo del gas; per
la descrizione delle operazioni e gli
esiti delle relative analisi chimiche si
rimanda al par. 4.2.
Entrati nel vano caldaia si constatava innanzitutto che la caldaia era
priva del mantello e nelle condizioni
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TECNICA
già descritte al par. 2.2.1.
Si notava che la pressione dell’acqua al circuito di riscaldamento,
rilevabile tramite il manometro di caldaia era alla prima tacca, circa 0,2 bar.
Inoltre, osservando lo scambiatore primario dall’apertura della cappa
fumi, si rilevava come fossero ostruiti
i passaggi di fumo, per cui la fiamma
è impossibilitata ad andare verso l’alto. Tale situazione è sintomo ed effetto, come si ripeterà in più punti, di funzionamento in difetto di ossigeno.
Si osservava inoltre che era mancante la candela di accensione della
fiamma pilota, il cosiddetto piezoelettrico, molto probabilmente asportata
dallo stesso installatore, poiché tale
elemento è presente nel modello costruito.
Dalle ore 12,20 circa alle ore 13,40
sono state condotte le seguenti prove:
Prova di accensione caldaia.
Misure delle pressioni statica e dinamica del gas.
Prove di funzionamento caldaia
Misurazioni indicative delle concentrazioni dei fumi di combustione nel vano caldaia.
4.1.1. Prova di accensione
caldaia
Si definiva di procedere all’accensione dell’apparecchio. Si collegava la
spina alla presa con l’effetto di attivare il funzionamento della pompa; tale
attivazione è regolare in quanto la caldaia era con l’interruttore “estate/inverno” in posizione “inverno” e quindi
con pompa in funzione per attivazione del riscaldamento.
La pressione misurata al manometro di caldaia saliva quindi a 0,8 bar
per effetto della spinta della pompa,
portando la pressione ad un valore sufficiente al corretto funzionamento, e il
dispositivo di sicurezza
contro la mancanza acqua
consentiva tale funzionamento.
Interrotta la corrente si
procedeva ad accendere la
spia. Per l’accensione,
mancando come si è detto
il piezoelettrico, ci si è serviti di un normale accendino. E’ stato necessario
mantenere premuto il pulsante di accensione della
valvola gas per diversi secondi: questo perché la termocoppia di sicurezza
mancanza gas era ricoperta da residui carboniosi
che fungevano da coibente ed impedivano il
raggiungimento della temperatura ottimale della termocoppia stessa. La calVano caldaia: particolare degli effetti dello scarico dei fumi
daia infine si accendeva.
106
ANTINCENDIO novembre 1998
La ricostruzione dettagliata delle
operazioni di accensione della caldaia
si è resa necessaria per evidenziare
quanto segue:
a. Si è visto che è necessario compiere una serie di operazioni preliminari, quindi l’accensione non
può avvenire in modo accidentale;
b. Le manovre sono state sicuramente rese più difficoltose dalle
condizioni rovinose in cui la caldaia
si è venuta a trovare dopo ore ed
ore di funzionamento continuo in
condizioni anomale;
c. E’ stata dimostrata l’efficienza del
dispositivo di sicurezza mancanza
gas;
d. L’asportazione dell’accenditore piezoelettrico, per quanto sopra, non
costituisce comunque un impedimento a chi volesse con determinazione accendere la caldaia. Ben
altri accorgimenti si sarebbero dovuti attivare: staccare l’alimentazione del gas, chiudere con tappo
la tubazione di mandata del riscaldamento, sezionare l’impianto elettrico in quel punto etc.
4.1.2 Misure delle pressioni
statica e dinamica del gas
A mezzo di un termometro ad acqua ad U si misuravano le pressioni di
alimentazione a monte e a valle della
valvola gas, cioè la pressione di rete
e la pressione al bruciatore.
Si leggevano i valori di 460 mm di
colonna d’acqua per la pressione statica e 380 mm per la pressione dinamica.
Tali misure, documentate anche
con fotografie dai C.T.U. consentono
la seguente considerazione.
In questa caldaia il rapporto ariagas per una corretta combustione è
regolabile solo con il gas, ed è fisso
per l’aria. Il libretto di manutenzione
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PERIZIA
TECNICA
della Beretta indica come valori massimi per tali pressioni:
- 377 mm c.a. per la pressione statica
- 367 mm c.a. per la pressione dinamica.
Le fiamme sono sub-orizzontali e
di colore rosso e giallastro anziché azzurre.
Effettuata quindi una misura delle
emissioni derivanti dalla combustione,
si leggevano i valori di:
La pressione al bruciatore, superiore a quella necessaria per un buon
funzionamento, indica che la taratura
non era stata effettuata.
Quindi con un rapporto aria/gas così inferiore rispetto alla norma, si ha
che la combustione era difettosa già
dal primo istante, con conseguente
produzione di CO in eccesso.
-
4.1.3 Prove di funzionamento
caldaia
Una volta accesa la spia, si è proceduto alla messa in funzione della
caldaia attivando l’interruttore di funzionamento.
Accesa la caldaia si constatava
che le fiamme non si sprigionavano regolarmente ma fuoriuscivano dal di
sotto della camera di combustione. Tale fenomeno è analogo a quello riscontrato dai soccorritori il giorno
6.03.97.
CO
CO2
4308 ppm
2,2%.
L’apparecchio utilizzato, fornito dal
CTP Del Gaudio Salvatore, è un analizzatore di gas combusti di marca TESTO modello: 0563-3428 munito di
certificato di taratura n. TST 1996 10/433.
Tale strumento è stato ritenuto idoneo dai CTU per gli scopi che il test si
proponeva. Il valore di 4308 ppm registrato è frutto di una sola misura di
una combustione durata pochi minuti, ma comunque indicativo di valori abnormi (20 volte superiori ai valori standard). Tali valori, dato lo stato complessivo della
caldaia, sono
assolutamente verosimili.
4.1.4 Misurazioni indicative
delle concentrazioni dei fumi
di combustione nel vano caldaia
Caldaia: particolare del bruciatore pilota
Si nota la mancanza dell’accenditore piezo elettrico
Nei pochi minuti
di funzionamento della caldaia si sono effettuate anche misure del tasso di CO all’interno del vano
caldaia. Sono stati
utilizzati contemporaneamente gli analizzatori:
- INTERSCAN mod.
1146 in dotazione ai
tecnici del Servizio
Controllo Inquinamento Atmosferico
della A.S.L. Napoli 1.
I valori rilevati in vari
ANTINCENDIO novembre 1998
-
punti non hanno superato le 20
ppm..
MSA Multigas in dotazione ai Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Napoli, ai quali è stato richiesto l’intervento in veste di ausiliari di P.G. I valori letti sul display
sono stati 18-20 ppm.
Il valore conferma quanto riportato in altri punti della presente relazione: in pochi minuti nel vano caldaia si
sono raggiunti valori elevati di CO, e
via via si è avuta la saturazione con
rapida immissione di tale gas nel resto degli ambienti.
Alle 13,40 si interrompevano le
operazioni per il rispetto della sicurezza dei presenti, visto il tenore di CO
ed il debordare incontrollato delle fiamme con rischio di ritorno e di attacco
alla valvola gas.
4.2 Prelievo gas combustibile
ed analisi chimiche
Alle ore 11,30 si effettuavano le
operazioni di prelievo del gas combustibile dal serbatoio metallico di 1000
litri. Si leggeva il valore della quantità
di gpl ancora presente attraverso l’indicatore di livello che segna 55%, in
pratica circa 550 litri.
Si prelevavano n. 3 campioni dalla fase gassosa con appositi recipienti metallici di colore blu che venivano
chiusi e sigillati con pinza siglata
“G.D.I. Napoli”.
Uno dei campioni era consegnato
al chimico incaricato dai CTU, il prof.
Guglielmo Dello Iojo, consulente della Capitaneria del Porto di Napoli. Gli
altri due venivano affidati ai Carabinieri di San Sebastiano al Vesuvio e
messi a disposizione dell’A.G.
Le analisi condotte con metodo
ASTM D 2163/91 hanno portato i se107
PERIZIA
TECNICA
guenti risultati:
Propano
Etano
IsoButano
N-Butano
92,50
7,24
0,16
0,10
%
%
%
%.
Si tratta di una comune miscela di
idrocarburi priva di impurità di rilievo
o di agenti estranei, che in gergo viene chiamata “propano commerciale”.
Il Ministero dell’Industria definisce tale quella miscela in cui vi sia non meno dell’85% in peso di propani.
Per esso i valori standard indicati
dalle Aziende distributrici del gas sono:
PROPANO COMMERCIALE
Formula chimica: C3H8
Massa volumica media: 0,15
kg/dm3 liquida - 1,87 kg/m3 gassosa
Densità in rapporto all’aria: 1,54
Potere calorifico superiore per kg:
13,8 kWh (11.900 kcal) - per mc a
+15°C 24,9 kWh (23.300 kcal)
Potere calorifico inferiore per kg:
12,8 kWh (11.000 kcal) - per mc a
+ 15°C 23,7 kWh (20.400 kcal)
4.3. Ricostruzione della dinamica
degli eventi
4.3.1Valutazioni a valle delle
operazioni peritali
Una volta individuate le difformità
nell’installazione e le anomalie di funzionamento che hanno determinato la
cattiva combustione si può risalire alla dinamica degli eventi.
Si premettono altre considerazioni tratte al termine delle operazioni peritali.
Come detto al paragrafo 4.1.1 si è
evidenziato un notevole sporcamento
del pacco scambiatore al di sotto del
108
condotto di evacuazione fumi generatosi verosimilmente in un tempo ridotto, dell’ordine di alcune ore.
Inizialmente la caldaia, con il pacco di scambio non ancora sporco, ma
con tiraggio inesistente ha cominciato a funzionare con leggero difetto di
aria e aumento del CO nei fumi di
combustione.
La mancata aspirazione dell’aria
inoltre faceva ricadere il gpl verso il
basso formando un “tappo” dinamico
che ostacolava la corretta combustione. La produzione di fuliggini occludeva progressivamente lo scambiatore e tale fenomeno veniva amplificato
dall’utilizzo della caldaia a valori maggiori del valore nominale di funzionamento, come detto al par. 4.1.2.
Questo fenomeno ha l’effetto di autoalimentarsi e di accentuarsi, ottenendo la diminuzione di ossigeno disponibile alla combustione fino al limite di combustione con produzione
esclusiva di monossido ed assenza di
biossido di carbonio.
4.3.2 La dinamica degli eventi
Dagli elementi in possesso degli
scriventi si può ricostruire la dinamica
degli eventi, anche se ciò esula dal
mandato affidato.
Da una parte vi è il sistema “abitazione”, la cui geometria non è stata
variata, dall’altra la caldaia ed il prodotto consumato.
I volumi degli ambienti invasi dai
fumi sono:
quota - 2,80
piano interrato volume = 46,4 mc
quota 0,00
piano terra
volume = 163,95 mc
quota + 2,75
piano primo
volume = 91,0 mc
quota + 5,75
piano secondo volume = 66,0 mc
quota + 8,50.
ANTINCENDIO novembre 1998
I dati accertati, relativamente alla
combustione sono:
- gas PROPANO (dalle analisi chimiche);
- serbatoio riempito all’80%, 800 litri circa (dalla bolla di consegna del
28.02.97)
- gas residuo 550 litri (come constatato)
- gas consumato 250 litri (per differenza)
- la Caldaia Beretta Paros n 18 alimentata a gas propano consuma
2,07 kg/h (0,81 mc/h) almeno (dato tratto dal libretto della Ditta).
Nelle normali condizioni quindi
l’80% corrisponde a 792 litri (412 kg)
e 55% a 544 litri (283 kg). La caldaia
ha funzionato per consumare complessivamente 248 litri di gpl (129 kg)
per un totale di 129/2,07=62 ore . Tale valore viene considerato massimo
perché si è accertato che la pressione di taratura del gas era maggiore
di quella attesa: è verosimile quindi
che con un consumo maggiore la durata di funzionamento sia stata inferiore.
Preso come dato di riferimento
quindi “60 ore di funzionamento”, resta da appurare a che ora sia avvenuto il decesso e dopo quante ore dall’inizio del funzionamento. Sicuramente
vanno sottratte, a ritroso 48 ore, quindi dalle ore 19,00 del 6.03.97 (ora del
ritrovamento) si arriva alle ore 19,00
circa del 4.3.97, ora in cui si hanno testimonianze che la famiglia Catalano
era ancora in vita (visite di colleghi, telefonate sul cellulare).
Si risale quindi al collegamento
serbatoio-caldaia e attivazione gas avvenuto al più tardi lunedì 3 marzo o
nella mattinata del 4 marzo. La caldaia
ha funzionato al massimo una diecina
di ore tra lunedì e martedì evidenziando un malfunzionamento con peg-
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PERIZIA
TECNICA
gioramento di tipo geometrico, accumulando anche fuliggine sul pacco
scambiatore.
Poi, per 2-3 ore, con un’emissione
di monossido di carbonio in percentuali
di migliaia di p.p.m., a partire dalle 1819 circa del 4.3.97 l’intossicazione ha
avuto il suo culmine causando alle ore
21.00 circa nello spazio di pochi minuti la morte delle 5 persone della famiglia Catalano. Si può supporre che le
due donne, ritrovate nel letto siano decedute per prime poiché in stato di sonno l’avvelenamento è ancora più immediato; quindi sono deceduti i tre uomini e per ultimo il giovane
Massimiliano Catalano, dal cui cellulare è partita l’ultima e vana richiesta di
soccorso.
4.3.3. Schema temporale
degli avvenimenti
Quanto esposto al paragrafo precedente si può riassumere:
funzionamento caldaia - totale - numero ore 60
funzionamento sicuro ininterrotto:
giorni 5 e 6 marzo - numero ore 48
funzionamento presumibile
- giorno 4 marzo - numero ore 12.
La tabella fa riferimento alla posizione riportata in planimetria dei signori Catalano Massimiliano (1), Catalano Marco (2), Catalano Alessandro (3), Catalano Claudia (4) e Del
Gaudio Anna Maria (5) .
5. Risposta ai quesiti posti
dal Pubblico Ministero
5.1 Se gli impianti hanno
determinato gli eventi
Agiudizio degli scriventi l’impian-
to di riscaldamento installato ha determinato gli eventi.
L’impianto di riscaldamento è costituito da una caldaia alloggiata all’interno dell’abitazione, al piano seminterrato, e in un vano comunicante con il cantinato attraverso una
porta metallica di accesso a chiusura non ermetica e dotata di una griglia nella parte superiore di dimensioni. Poiché i restanti locali a piano
cantinato risultano separati da una
porta di alluminio anodizzato chiusa,
i fumi di combustione erano in immediata comunicazione con la cassa
delle scale.
Il vano caldaia è inoltre aerato dall’esterno attraverso un finestrino con
grata metallica di superficie inferiore
a quella prevista dalla norma e collocazione in alto anziché in basso.
L’apparecchio installato si presentava:
privo dell’involucro esterno di protezione;
privo del condotto di evacuazione
dei fumi e del collegamento con la
canna fumaria esistente; per esso
era stato realizzato un foro provvisorio nel muro, all’interno del quale doveva trovare alloggio il suddetto collegamento;
collegato in maniera definitiva con
la realizzazione di attacchi ai tubi
che convogliano l’acqua nei radiatori, all’impianto di alimentazione
dell’acqua, e all’impianto di alimentazione del gas (vedasi foto n. 1).
funzionante con la valvola di afflusso del gas non tarata correttamente;
privo della candeletta di accensione, il che potrebbe indicare la volontà dell’installatore di non far accendere un impianto non fosse terminato e regolato come sopra
detto. L’asportazione dell’accenditore piezoelettrico, per quanto soANTINCENDIO novembre 1998
pra, non costituisce comunque un
impedimento a chi volesse con determinazione accendere la caldaia,
e questo lo si è dimostrato nelle
operazioni effettuate il 17.04.97.
Ben altri accorgimenti si sarebbero dovuti attivare: staccare l’alimentazione del gas, chiudere con
tappo la tubazione di mandata del
riscaldamento oppure sezionare
l’impianto elettrico in quel punto.
In definitiva si è trattato di una serie di macroscopici errori di installazione e assemblaggio che ha provocato una cattiva combustione, la quale, come si è detto al par. 2.3, in difetto
di aria genera un’abbondante produzione di monossido di carbonio.
Infine l’errato posizionamento, all’interno degli ambienti, ha consentito
a tale gas, i cui effetti sono stati illustrati al par. 2.3.3, di provocare la morte delle cinque persone per avvelenamento.
5.2 Se gli impianti erano costruiti
e realizzati secondo le norme
di sicurezza
I singoli elementi dell’impianto sono stati esaminati e non si sono riscontrati difetti di costruzione o realizzazione:
- la condotta gas è integra, ed è realizzata con materiali a norma;
- la caldaia è dotata di certificazione I.M.Q., ma è di tipo superato;
- il serbatoio è risultato integro, e comunque non attinente agli eventi;
- il condotto di evacuazione esistente, ma non a norma, manca
completamente dell’ultimo tratto di
collegamento.
Per l’impianto sono state invece riscontrate notevoli difformità rispetto
alle norme di sicurezza citate nel para109
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PERIZIA
TECNICA
grafo 3.1.
L’installazione dell’impianto di riscaldamento oggetto della presente
perizia si discosta dalle norme di sicurezza vigenti per diversi aspetti:
1. L’installazione della caldaia murale senza il collegamento del condotto dei fumi combusti alla canna
fumaria (Cfr. tra l’altro Norma UNICIG 7129 punto 4.3.4.). Tale macroscopica deficienza, insieme alle altre due illustrate di seguito, ha
permesso il libero e continuato
scarico dei fumi combusti all’interno degli ambienti senza alcuna
possibilità di controllo. La mancanza di tiraggio così determinata
ha portato ad una stagnazione dei
fumi nella zona dello scambiatore,
favorendo una cattiva combustione con maggiore produzione di
monossido di carbonio CO;
2. Un apparecchio di tipo B per il riscaldamento è installato all’interno. In caso di ristrutturazione dell’impianto termico è prescritto l’impiego di generatori isolati rispetto
all’ambiente abitato oppure apparecchi di qualsiasi tipo ma in-
stallati all’esterno (Cfr. DPR
412/93 art.10). Si evince quindi
che tale impiego non è consentito neanche per realizzare impianti
“provvisori”.
3. L’installazione di un apparecchio
di tipo B privo di un dispositivo di
controllo per la sicurezza allo scarico dei fumi. (Cfr. DPR 412/93
art.10). Tale dispositivo è obbligatorio sugli apparecchi attualmente in commercio, mentre la
Caldaia Beretta Paros n 18 costruita nel 1986 ne era sprovvista:
tale condizione doveva essere ben
nota all’installatore.
4. La ventilazione per l’aria comburente del locale caldaia avviene da
un’apertura posta al di sopra del
condotto dei fumi combusti anziché in basso (Cfr. Norma UNI-CIG
7129 punto 3). Tale collocazione
non ha consentito una corretta immissione dell’aria, costituendo
un’ulteriore causa per una cattiva
combustione.
5. La superficie di ventilazione per l’aria comburente del locale è insufficiente. La superficie del finestrino
4 marzo
ore 9
ore 19
è, anche non considerando la riduzione di sezione, pari a 1,00x0,26
= 256 cmq contro i 320 cmq minimi previsti dalla Norma UNI-CIG
7129 al punto 3.2 (necessitano 6
cmq ogni kW di potenza termica aumentati del 100%, concordemente
alla Norma 90/393/CEE richiamata
nel D.M.Ind. 24.4.93). Questo fattore ha contribuito alla cattiva combustione e all’impoverimento della
quantità di aria, con aumento della
percentuale di monossido di carbonio CO;
6. La presenza di una porta con grigliato metallico che non realizza l’isolamento tra locale caldaia e resto dell’abitazione. Tale situazione
ha consentito ai gas combusti, dopo avere saturato il locale caldaia,
di invadere l’abitazione attraverso
la cassa scale.
Le situazioni elencate ed illustrate
ai punti precedenti sono quelle strettamente attinenti all’oggetto della presente perizia. Tali elementi sono stati
ciascuno singolarmente e nel loro insieme causa del determinarsi degli
5 marzo
6 marzo
ore 21
ore 19
comportamento
viene accesa
deposito fuliggine
viene ritrovata
caldaia
per l’ultima
massima emissione
accesa
volta
di CO
con fiamma rossa
orizzontale
indicatore livello
800 litri
550 litri
serbatoio GPL
concentrazioni
crescita
almeno 4500-5000
geometrica
ppm
presunta situazione
ancora
decesso nell’ordine
famiglia Catalano
in vita
4, 5, 2 e 3. Infine 1
di monossido
100-200 ppm
migliaia di ppm
di carbonio
110
ANTINCENDIO novembre 1998
Ritrovamento
PERIZIA
TECNICA
eventi.
Le altre difformità riscontrate, sebbene non ascrivibili al determinarsi degli eventi, sono:
7. L’installazione di un apparecchio
alimentato a gpl in un locale disposto al di sotto del piano campagna (Cfr. tra l’altro Norma UNICIG 7129 punto 2.3.1.1.). Tale disposizione consente in caso di
perdita del gas infiammabile un pericoloso accumulo dello stesso all’interno dell’abitazione; infatti poiché il gpl ha una densità di vapori
relativa all’aria maggiore di 1, quindi stratifica dal basso verbo l’alto,
avrebbe elevate probabilità di innescare un’esplosione.
8. Il posizionamento del serbatoio di
gpl. Esso infatti si trova, con riferimento al D.M. Int. 31.3.84:
- privo della recinzione metallica di
protezione;
- a distanza di sicurezza interna
minore di 5 metri dall’abitazione;
- a distanza di sicurezza esterna
minore di 1,5 metri dai confini di
proprietà;
- a distanza di sicurezza interna
minore di 10 metri rispetto all’apertura del cantinato posta a piano campagna;
- privo di saldo ancoraggio alla base in calcestruzzo
Sono state elencate ed illustrate
tutte le difformità riscontrate nell’installazione degli impianti allo scopo di
evidenziarne l’approssimazione e la
totale inosservanza della buona norma tecnica oltre che del comune buonsenso.
Si conclude quindi che i singoli elementi non hanno evidenziato difetti
mentre è stato completamente errato
il loro assemblaggio, il loro posizionamento e quindi le modalità di funzionamento dell’intero impianto.
5.3 Se vi è stato
malfunzionamento della caldaia
E’ utile premettere che un apparecchio a gas “usato normalmente” è
quello per il quale ricorrono le seguenti
condizioni (cfr. anche il DPR 661 del
15.11.96):
a. è correttamente installato e sottoposto a regolare manutenzione,
conformemente alle istruzioni del
fabbricante;
b. è usato nel normale campo di variazione della qualità del gas e della pressione di alimentazione;
Operazione di prelievo gas e sigillo campioni
ANTINCENDIO novembre 1998
c. è usato per gli scopi per cui è stato costruito o in modi ragionevolmente prevedibili.
Con riferimento ai requisiti visti in
precedenza, per la Caldaia Beretta installata si è visto che:
- la cattiva installazione, in quanto
ad aerazione ed evacuazione fumi;
- la mancata taratura della pressione di alimentazione
- l’errato utilizzo in locale non idoneo
- le modalità di funzionamento hanno fatto sì che tale apparecchio si
deteriorasse nelle sue caratteristiche e funzionasse in maniera anomala.
Poiché si trattava di apparecchio
non idoneo ad essere installato in
quelle condizioni, esso non era dotato di sensore per l’interruzione del funzionamento in condizioni “anomale”
(eccesso di gas combusti). La caldaia
ha funzionato infatti per ore ed ore ed
ha continuato a funzionare fino all’arrivo dei soccorritori.
Nel caso in esame gli scriventi
CTU non hanno riscontrato un malfunzionamento dell’apparecchio “caldaia”, in quanto questo ha funzionato
in modo corretto dal punto di vista della funzione prevista (riscaldamento degli ambienti). L’apparecchio inoltre è
risultato privo di evidenti difetti di costruzione e in possesso di Marchio di
Conformità, cioè di aderenza al prototipo testato e omologato presso l’Istituto del Marchio di Qualità del Ministero dell’Industria.
Con riferimento al quesito posto, ovvero volto ad accertare le cause che
hanno determinato gli eventi, gli scriventi
CTU ribadiscono quindi che il “malfunzionamento” dell’apparecchio verificatosi è dipeso dal suo “uso non corretto”.
111
Operazione di prelievo gas e sigillo campioni
Operazione di prelievo gas e sigillo campioni
PERIZIA
TECNICA
5.4 Se il combustibile utilizzato
rispondeva alle caratteristiche
previste dalle normative vigenti.
La Normativa italiana non ha
espresso “standard di accettabilità” relativi ai componenti del GPL, ma ha
precisato il limite minimo di presenza
del componente base.
Per dare risposta completa e definitiva al quesito posto si è effettuata
l’analisi chimica del combustibile gassoso come riferito al capitolo 4. I risultati, frutto di una gas-cromatografia
eseguita dal chimico incaricato sono:
Propano
92,50 %
Etano
7,24 %
IsoButano
0,16 %
N-Butano
0,10 %
che corrispondono ad una comune miscela di idrocarburi priva di impurità di rilievo o di agenti estranei, che
in gergo viene chiamata “propano
commerciale”. Il Ministero dell’Industria definisce tale quella miscela in
cui vi sia non meno dell’85% in peso
di propani, quindi in questo caso il prodotto è conforme.
Le tracce di impurità presenti, ovvero Etano maggiore del 4%, sono al
più causa di abbassamento di efficienza della caldaia in termini di rendimento termico. Esse non hanno contribuito in alcun modo al verificarsi degli eventi.
Il gas combustibile GPL è rispondente alle caratteristiche previste dalle normative vigenti.
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ANTINCENDIO novembre 1998