Come è cambiata la longevità - Ex
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Come è cambiata la longevità - Ex
Come è cambiata la longevità Le vacche di oggi non durano più come una volta! Vero ma forse non tutto quello che è cambiato in termini di longevità è poi così negativo. ExDairyPress Settembre/Ottobre 2005 Da Hoards Dairyman 18 Titolo originale: “Longevity sure has changed” Autore: Bennet Cassell, scienziato della genetica e della gestione dell’allevamento da latte presso il Politecnico della Virginia, Blacksburg Per concessione di: Hoard’s Dairyman, 25 agosto 2005 Copyright : 2005 W. D. Hoard and Sons Company, Fort Atkinson, Wisconsin. Il vecchio modo di dire “non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace” si potrebbe applicare anche alla longevità del bestiame da latte. Il vero indice di longevità che io abbia mai visto in una vacca da latte l’ho trovato in un piccolo allevamento ancora negli anni ‘70, in una vecchia “ragazza” in una stalla chiusa e legata che aveva appena finito la 14ª lattazione: una longevità davvero eccezionale. Nel corso di quegli anni aveva prodotto 3.628 kg di latte in ogni lattazione e aveva appena superato la produzione di 45.000 kg di latte nella carriera. Aveva senz’altro fatto molti vitelli, con un intervallo di parto di 11-13 mesi anno dopo anno. Quei vitelli erano in grado di compensare la sua scadente produzione? Ovviamente il proprietario pensava di sì, quindi possiamo dire che il vecchio adagio potrebbe essere “la bellezza (longevità), è quella che noi riteniamo tale.” È piacevole avere la possibilità di scegliere. La moderna vacca da latte negli Stati Uniti si è conquistata la reputazione di essere meno fertile e soggetta a più problemi sanitari rispetto alle sue prime versioni. Produce quantità pazzesche, ma non per lungo tempo, ed è probabile che nel corso della sua vita dia anche qualche problema di gestione. Queste tendenze sono documentate da diversi studi scientifici, per cui non si tratta solo di cose sentite dire. Ma le performance della carriera delle vacche da latte di oggi non sono le stesse di quelle della carriera delle vacche di venti anni fa. Le informazioni che seguono, condensate un po’ per brevità, sono apparse su uno studio recente di Tsuruta, Misztal, e Lawlor pubblicato sul Journal of Dairy Science (JDS 88:1156). Confronto tra due studi Nei due studi riportati in tabella sono state prese in esame vacche nate a 15 anni di distanza; le vacche più recenti hanno una media di 2,8 parti, mentre le vacche nate 15 anni prima avevano una media di 3,4 parti. Le vacche non durano più quanto duravano una volta, giusto? Ma, approfondiamo un po’ la cosa: le vacche di oggi partoriscono in allevamento 33 giorni prima delle vacche di vent’anni fa; una volta in allevamento, la differenza nella vita produttiva (l’intervallo tra il primo parto e il momento della riforma) differisce di 55 giorni. Ma non si tratta di 55 giorni in sala mungitura, perché le vacche di venti anni fa avevano avuto 3,4 parti rispetto ai 2,8 di quelle di oggi. Perciò i giorni effettivi in latte delle vacche nei due studi differiscono solo di circa 12 giorni. Dico “circa” poiché nello studio meno recente non venivano riportati i giorni totali in latte, quindi sono stati stimati in base alla differenza nella vita produttiva e assumendo periodi di asciutta di 60 giorni. Fanno più latte Rispetto alle vacche dell’era precedente, le vacche nello studio più recente hanno prodotto il 42% in più di latte al giorno rispetto alle vacche più vecchie, sono rimaste in produzione per una percentuale più alta della loro vita produttiva (84,5% contro 81,4%), e hanno prodotto il 40% in più di latte per vacca nel corso della loro carriera. Hanno però avuto 0,6 vitelli/vacca in meno rispetto alle vacche più vecchie, il che in parte controbilancia la maggiore produzione di latte. Quale gruppo di vacche ha reso di Gestione più ai proprietari? Difficile dare un’unica risposta a questa domanda. è cambiato molto in venti anni, dai margini sui costi di produzione, al valore di mercato del latte, al valore delle manze di rimonta… ma è chiaro dalla tabella che non tutto quello che è cambiato in termini di “longevità” è stato negativo! Che dire dei tassi di rimonta? Lo studio più recente mostra che in questi quindici anni sono cambiate anche le pratiche di riforma. Oggi gli allevatori tendono ad essere più accondiscendenti con le primipare di quanto non lo fossero anni prima, riformando circa il 17% delle manze entro la prima lattazione. I tassi di rimonta aumentano drasticamente fino al 35-47% nelle vacche che partoriscono una seconda e terza volta, e nello studio sono davvero poche le vacche rimaste dopo 5 lattazioni. Uno studio sulle vacche nate negli anni ‘60 e ‘70 (JDS 72:726) parlava di tassi di rimonta quasi identici (2229%) nelle prime tre lattazioni, ed un rischio relativamente basso di essere riformati degli animali più vecchi (33- 37%), cioè le vacche in quarta o quinta lattazione. Anni fa, le manze dovevano lavorare più sodo per guadagnarsi una posto in stalla (probabilmente in una stalla legata), ma una volta che c’erano riuscite, erano in grado di mantenerlo più a lungo di quanto fanno le vacche di oggi, le quali competono per lo spazio in grandi aziende a stabulazione libera. Per me, questi risultati suggeriscono che gli allevatori da latte hanno l’opportunità di fare un po’ di soldi. Oggi, la differenza nei prezzi degli animali di riforma e il valore della rimonta suggeriscono che sarebbe meglio tenere le “ragazze attempate” un po’ più a lungo. Inoltre, i primi 120-150 giorni di lattazione di una vacca in quinta o sesta lattazione, disponibili con le vacche tenute per partorire un’ultima volta, dovrebbero essere più redditizi degli ultimi 150 giorni di latte delle primipare che lavorano su una lattazione di 450 giorni. Le vacche più vecchie che affrontano un altro parto potrebbero però essere più un problema per l’allevatore. Che cosa si può cambiare nelle aziende di oggi per far posto alle vacche >>> > Performance di vacche Holstein nate a 15 anni di distanza Vacche precedenti al 1983 ** ______________________________________________________________ riferito a produzioni di 305 giorni 2) media latte/giorno x giorni totali in latte * vacche nate tra il 1995 e il1997. JDS 88:1156 ** vacche nate prima del 1983 e classificate nei programmi Holstein SET (Sire Evaluation for Type) dal 1983 al 1985. JDS 75:1987 1) ExDairyPress Settembre/Ottobre 2005 Vacche dal 1995 al 1997* ____________________________________________________________________________________ età al primo parto, giorni 803 836 vita produttiva, giorni 1.042 1.097 totale giorni in latte 881 893 (compresi giorni oltre i 305) 37,29 kg 26,19 kg media produzione per giorno1 Produzione Lifetime2 32.855 kg 23.397 kg 19 più vecchie? I produttori più all’avanguardia cercano delle risposte: ho sentito parlare di tutto, dai gruppi per le vacche “senior” situati vicino alla sala mungitura, a recinti con speciali lettiera, e persino a stalle con aria condizionata per le vacche malate, nelle regioni più colpite dal caldo. Non sono dolori solo tutti Le vacche sono cambiate in risposta alla gestione ed alla pressione genetica. Il management è decisamente la forza maggiore, ma non può risolvere tutti i problemi che sono stati selezionati nelle vacche moderne, come per esempio la ridotta fertilità, la difficoltà di parto, e i sempre più numerosi problemi di salute che derivano dalle produzioni molto alte. Questo cambiamento genetico si è verificato ed è ben documentato, e io ne ho parlato spesso su questo giornale, e certamente tornerò ancora sull’argomento. I mezzi per contrastare queste tendenze ci sono: gli indici genetici per vita produttiva, la conta delle cellule somatiche, il tasso di gravidanza delle figlie e le valutazioni sulla facilità di parto sia paterna che materna. I produttori sono incoraggiati ad usare queste informazioni nella selezione dei tori. Una osservazione più fredda, meno coinvolgente, della politica del turnover delle vacche da un punto di vista economico potrebbe anche portare a dei cambiamenti nella gestione. ●